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Il libro bestseller Orphan Train sarà adattato per il cinema

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Il libro bestseller Orphan Train sarà adattato per il cinema

Broad Green Pictures adatterà per il cinema il romanzo bestseller Oprhan Train, di Christina Baker. A produrre il progetto gli Academy Award nominee Michael London e Janice Williams, di Groundswell Productions. A occuparsi della sceneggiatura invece lo scrittore Award-winning Christopher Monger, già autore di Temple Grandin, The Englishman Who Went Up a Hill But Came Down a Mountain.

Fra il 1854 e il 1929 era normale vedere piccoli orfani attraversare gli USA sui treni, dall’East Coast fino alle fattorie del Midwest, abbandonati al loro destino e alla fortuna. Nel libro si racconta la storia l’amicizia fra Vivian Daly, un’immigrata irlandese di 91 anni che fu per l’appunto una piccola orfana in viaggio da New York al Minnesota, e Molly Ayer, una diciassettenne incaricata di aiutare la signora a mettere ordine nella sua soffitta. Fra le due si scopriranno molti parallelismi, perché in fondo molte cose non sono ancora cambiate ai nostri giorni.

Justin Bieber rompe il silenzio dopo le sue foto nudo: “Mi sento violato”

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Dopo l’uscita delle foto che lo ritraevano nudo a Bora Bora, Justin Bieber è praticamente rimasto in assoluto silenzio, fino ad ora. L’artista ha rotto il no comment durante un’intervista a Access Hollywood che andrà in onda lunedì 19 ottobre, dicendo: “La prima cosa che ho pensato è stata… come possono fare questo? Mi sento violato, intrappolato, come se non potessi neppure uscire fuori, come se non potessi stare nudo in una mia casa privata. Non posso sentirmi tranquillo neppure in una mia proprietà.”

Le foto arrivano in un momento particolare per il cantante, che sta per uscire con un nuovo album chiamato Purpose a novembre. Con il suo pezzo “What Do You Mean?” è riuscito ad arrivare al numero 1 delle Hot 100 di Billboard lo scorso mese: “Per tanto tempo la gente ha pensato che fossi stato già numero 1 ed è vero, su iTunes per esempio, ma non su Billboard. È qualcosa di davvero speciale, credo di essere l’artista più giovane a raggiungere quel risultato, è sconvolgente.”

Once Upon a Time 5×04: promo e clip da “The Broken Kingdom”

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Once Upon a Time 5×04: promo e clip da “The Broken Kingdom”

Il network americano della ABC ha diffuso promo e clip di Once Upon a Time 5×04, il quarto episodio che si intitolerà “The Broken Kingdom”:


Downton Abbey 6×05: anticipazioni e promo

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Downton Abbey 6×05: anticipazioni e promo

Promo e anticipazioni di Downton Abbey 6×05, l’atteso quinto episodio della serie britannica di successo targata BBC.

In Downton Abbey 6×05 Neville Chamberlain fa visita a Downton per cena e subito si ritrova coinvolto nel piano di Violet che mira a salvare l’ospedale e questo avrà conseguenze imbarazzanti per tutti; nel frattempo, Andy si trova particolarmente a proprio agio e riesce a parlare apertamente a Mr Mason mentre lo aiuta a trasferirsi a Yew Tree Farm ed infine Mary non è sicura di aver incontrato l’uomo giusto per lei.

Festa del cinema di Roma 2015, Foto: Jude Law, Claudio Santamaria…

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Secondo giorno al Festa del cinema di Roma 2015 protagonisti Jude Law, Claudio Santamaria e tanti altri. Ecco tutte le foto di ieri.

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The Walking Dead 6×02: anticipazioni e promo

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The Walking Dead 6×02: anticipazioni e promo

Si intitolerà JSS, The Walking Dead 6×02, la seconda puntata della sesta stagione che andrà in onda sul network americano AMC.


In The Walking Dead 6×02 quando la situazione sembrava essere finalmente tornata alla normalità ed i cittadini di Alexandria collaborando fra loro erano in qualche maniera riusciti a contenere la minaccia che avrebbe rischiato di spazzare via la loro casa, improvvisamente sorge un nuovo problema all’interno della comunità, che provocherà non pochi problemi anche a Rick ed ai suoi compagni.

The Danish Girl: secondo trailer con Eddie Redmayne

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The Danish Girl: secondo trailer con Eddie Redmayne

Presentato a Venezia 72, ecco il secondo trailer del nuovo film di Tom Hooper con Eddie Redmayne e Alicia VikanderThe Danish Girl.

La pellicola, in cui Eddie Redmayne interpretata proprio la Wegener, nata uomo e diventata donna dopo essersi sottoposta, nei primi decenni del ‘900, ad una serie di interventi chirurgici, è ispirato al romanzo The Danish Girl di David Ebershoff (edito in Italia col titolo La Danese), e sarà diretto da Tom Hooper, che aveva già lavorato con Redmayne in Les Misérables. Nel cast ci saranno anche Alicia Vikander e Amber Heard.

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Di seguito la trama del libro: “Copenaghen, anni Venti. Greta è una giovane americana iscritta all’Accademia delle Belle Arti. Lì conosce Einar, il suo timido e taciturno insegnante, di cui si invaghisce. I due giovani si sposano e dedicano la loro vita comune alla pittura. Greta si specializza nei ritratti e quando una sua amica non può posare per gli ultimi ritocchi, Einar si presta come modello. Indossati gli abiti femminili, il pittore finisce per immedesimarsi a tal punto da assumere un’altra identità e il nome di Lili. Da quel giorno Lili compare sempre più spesso nella vita privata e sociale della coppia fino alla decisione definitiva di Einar di affrontare un’operazione chirurgica per diventare donna.”

Pan Viaggio sull’isola che non c’è: anteprima animata alla Festa del Cinema

Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni e alle famiglie, prevede domani (domenica 18 ottobre, alle ore 12.00 in Sala Sinopoli) l’anteprima italiana in 3D del film, presentato come Evento Speciale, Pan – Viaggio sull’isola che non c’è, di Joe Wright con Hugh Jackman, Amanda Seyfried e Rooney Mara. Dopo “Espiazione” e “Orgoglio e pregiudizio”, Joe Wright, dirige un film live-action per tutta la famiglia che racconta l’origine della leggenda dell’amato personaggio nato dalla penna di Sir James Matthew Barrie.

Il red carpet dell’Auditorium parco della Musica si trasforma nell’Isola che non c’è: sarà allestito un e vero e proprio villaggio indiano dove giocolieri, effetti luminosi ed esplosioni di colore saranno i protagonisti della domenica mattina di Alice nella città.

Domani è anche il giorno di Closet Monster, diretto da Stephen Dunn, presentato alle ore 22.30 al cinema Avorio nella sezione Alice/Panorama. Già vincitore del Best Canadian Feauture Film all’ultimo Toronto Film Festival, il film sarà accompagnato a Roma dal regista.

Alex Lawther, il giovane Alan Turing di The Imitation Game, presenterà domani sera al cinema Avorio alle 20.30 Departure, il film diretto da Andrew Steggall.

Alle ore 15:00 a CASA ALICE i The Pills sono i protagonisti del primo appuntamento con la Linea Frame, segmento composto da incontri e presentazioni diretti al giovane pubblico di Alice nella città focalizzati su temi educativi, film di prossima uscita e volti giovani più amati dai ragazzi. I The Pills parleranno di Mezzogiorno meno un quarto, il loro debutto cinematografico dietro la macchina da presa.

Mr Holmes: nuovo trailer italiano con Ian McKellen

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Mr Holmes: nuovo trailer italiano con Ian McKellen

Ian McKellen è Sherlock Holmes nel trailer italiano di Mr. Holmes, film in cui l’attore inglese veste i panni di uno Sherlock invecchiato e ormai lontano dalle gesta di detective da anni.

Questo è il nuovo trailer in italiano per il film diretto da Bill Condon (Twilight: Breaking Dawn, Dreamgirls).

Grandi aspettative per il Mr. Holmes di Ian McKellen che, dopo essersi guadagnato incondizionata ammirazione anche da parte del pubblico più giovane con le interpretazioni di Magneto e Gandalf, torna a collaborare con il regista che nel 1998 lo ha portato alla nomination all’Oscar come miglior attore in Demoni e dei.
Nella pellicola McKellen interpreta il noto investigatore nato dalla penna di Sir Conan Doyle, ormai 93enne, in pensione e alle prese con ricordi che lo tormentano.

Mr. Holmes Ian McKellenLa trama ufficiale del film: “È il 1947. Un invecchiato Sherlock Holmes torna da un viaggio in Giappone dove, mentre si trovava alla ricerca di una pianta rara con potenti capacità di rigenerazione, ha assistito alla devastazione della guerra nucleare. Ora, nella sua casa al mare, Holmes trascorre il resto dei suoi giorni occupandosi delle sue api, con la sola compagnia della sua governante e del giovane figlio di questa, Roger. Alle prese con il venir meno delle sue capacità mentali, Holmes fa affidamento sul ragazzo mentre rivisita le circostanze del caso irrisolto che lo ha costretto a ritirarsi, e cerca risposte ai misteri della vita e dell’amore, prima che sia troppo tardi.”

James McAvoy nel cast di The Coldest City con Charlize Theron

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James McAvoy nel cast di The Coldest City con Charlize Theron

James McAvoy reciterà accanto a Charlize Theron nel prossimo thriller di Focus Features intitolato The Coldest City. Il regista, annunciato di recente, sarà David Leitch, già dietro la macchina da presa di John Wich.

Il thriller è incentrato sugli eventi che seguono il ritrovamento del corpo morto di un agente sotto copertura del MI6, alla vigilia della caduta del Muro di Berlino. Charlize Theron veste i panni della “super-spia” Lorena Broughton, che ha il compito di recuperare la lista, contenente tutti i nomi degli agenti che lavorano sotto copertura a Berlino, che l’uomo avrebbe dovuto portare nella Berlino Ovest. La Broughton rischierà la propria vita per salvare quella degli altri agenti britannici e si troverà ad esplorare una cultura piena di inganni e doppio gioco dove nessuno può veramente fidarsi di nessuno.

Theron figurerà anche come produttrice del progetto basato uno script di Kurt Johnstad (300: L’Alba di un Impero).

Il film sarà prodotto da Denver e Delilah Productions, Oni Press e Sierra Pictures. La Universal Pictures distribuirà il film in Australia, Nuova Zelanda, Benelux, Cina, Francia, Germania, Italia, America Latina, Svizzera e Regno Unito, mentre la DeAPlaneta curerà la distribuzione in Spagna.

Fonte: THR

Bradley Cooper e Sienna Miller in nuove clip di Burnt

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Bradley Cooper e Sienna Miller in nuove clip di Burnt

Ecco due nuove clip di Burnt, prossimo film con protagonista Bradley Cooper che vede l’attore di American Sniper dietro ai fornelli nel ruolo dello Chef Adam Jones.

https://youtu.be/-gXEH0DwQ1E

https://youtu.be/Z2UAIzSToHY

Adam Jones è un cuoco che ha distrutto la sua carriera facendo uso di droghe e comportamenti eccentrici. Decide di rimettersi in riga e tornare a Londra per riscattarsi guidando un ristorante di alto livello in grado di fargli guadagnare tre stelle Michelin.

Sceneggiato da Steven Knight (Locke), Burnt annovera nel cast anche Emma Thompson, Daniel Brühl (Il quinto potere, Rush), Jamie Dornan (50 Sfumature di Grigio), Alicia Vikander (Ex Machian, The Danish Girl), Uma Thurman e Lily James (Cenerentola).

Il film uscirà in Italia il prossimo 29 ottobre.

 

 

 

Festa di Roma 2015: Masterclass con Kelsey Mann e prime immagini Il viaggio di Arlo

Il filmmaker Kelsey Mann, protagonista di una masterclass, mostra le prime inedite immagini del nuovo film Disney Pixar, Il viaggio di Arlo.

Alle ore 15, presso il Teatro Studio Gianni Borgna, il pubblico potrà assistere alla masterclass con Kelsey Mann: il filmmaker, ai Pixar Animation Studios dal 2009, ha collaborato al film premio Oscar® Toy Story 3, diretto il cortometraggio Party Central, e ricoperto il ruolo di story supervisor di Monsters University. Nel corso dell’incontro, la Festa presenterà in anteprima un footage del nuovo film Disney•Pixar, Il viaggio di Arlo, diretto da Peter Sohn (Parzialmente Nuvoloso) e prodotto da Denise Ream (Cars 2), con Kelsey Mann come Story Supervisor. Il film sarà nelle sale dal 25 novembre, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Prima della masterclass, la Cavea dell’Auditorium ospiterà un colorato e preistorico carpet ispirato alle ambientazioni de Il viaggio di Arlo. Nell’ambito della retrospettiva “Viaggio nel mondo Pixar”, sarà inoltre proiettato alle ore 17 presso la Mazda Cinema Hall, Toy Story 3 di Lee Unkrick, preceduto dal corto Day and Night di Teddy Newton.

Festa di Roma 2015: Ellen Page e Peter Sollett presentano Freeheld

Peter Sollett e la protagonista Ellen Page presenta Freeheld, storia d’amore e diritti civili: il regista e l’attrice  saranno sul red carpet dell’Auditorium e sfileranno per incontrare pubblico e accreditati.

Freeheld, film con protagoniste Ellen Page e Julianne Moore, che narra la storia di Laurel Hester, detective di polizia, che, nel 2005, dopo aver scoperto di avere un cancro terminale, si batté affinché la sua convivente, Stacie Andree, le venisse versata la pensione.

Scritto da Ron Nyswaner e diretto da Peter Sollet, il film si basa sul documentario premio Oscar del 2007 dallo stesso titolo. Nel cast del film ci sono anche Steve Carell, Michael Shannon e Josh Charles. Il cast stellare, i temi sociali trattati, la lotta per la parità di diritti, potrebbero fare di Freeheld un valido contendente alla prossima Notte degli Oscar.

Festa di Roma 2015: Paolo Sorrentino incontra il pubblico

Domani è il grande giorno del premio Oscar Paolo Sorrentino che incontra il pubblico della Festa di Roma 2015, all’insegna della suo successo e della sua carriera che sembra procedere a vele spiegate. Infatti, l’autore è tutt’ora a lavoro sulla nuova serie televisiva targata Sky e HBO.

La serie vede protagonisti un cast internazionale con Diane Keaton, Silvio Orlando, Scott Shepherd, Cécile de France,Javier Camara, Ludivine Sagnier, Guy Boyd, Andre Gregory, Sebastian Roché, Marcello Romolo, Ignazio Oliva, Vladimir Bibic e Nadie Kammalaweera.

La trama ufficiale:

The Young Pope racconta l’inizio del controverso pontificato di Pio XIII, al secolo Lenny Belardo (Jude Law), un personaggio complesso e contraddittorio, così conservatore nelle sue scelte da rasentare l’oscurantismo ma allo stesso tempo straordinariamente pieno di compassione per poveri e i deboli. Un uomo di potere, che caparbiamente resiste a coloro che corteggiano il Vaticano, noncurante delle implicazioni derivanti dalla propria autorità. Nel corso della serie, Belardo si troverà a confrontarsi con l’abbandono degli affetti personali e con la costante paura di essere abbandonato anche dal suo Dio. Egli è tuttavia un uomo che non ha paura di farsi carico della millenaria missione di difendere proprio quello stesso Dio e il mondo che Lo rappresenta.

Fonte: NEWS

Festa di Roma 2015: BELLE & SEBASTIAN – l’avventura continua recensione

A Saint Martin, Sebastian, Belle e Cesar attendono il ritorno di Angelina, che è stata insignita di una medaglia al valore per i servizi resi durante la guerra. L’aereo che la porta a casa, però, ha un violento incidente e la ragazza viene data per morta. Ma Sebastian, il suo amico a quattro zampe e Cesar, l’uomo che l’ha accolto in casa sua e cresciuto, non si arrendono e partono alla ricerca della ragazza. Per trovare Angelina avranno bisogno del fondamentale aiuto di un pilota che li accompagni nella spedizione, che metterà Sebastian davanti a una grandissima scoperta.

Il secondo capitolo del film tratto dai racconti dell’autrice francese Cècile Aubry e dal successivo anime della MK Company trasmesso a partire dal 1991, resta fedele alle sue origini. Sebbene quella di Sebastien possa essere considerata una storia di vita universale, e quindi suscettibile a letture in chiave moderna in materia di ambientazione, la grande forza e il successo di pubblico riscontrato dal primo capitolo, che sarà presumibilmente ripetuto dal secondo, sta proprio nel lasciare immutata la storia. Sfruttando l’affetto dei piccini, ormai diventati grandi, cresciuti guardando la celeberrima serie tv animata, il film di Christian Duguay, si presenta come un seguito in cui, finalmente, Sebastien ha più di un lieto fine, con buona pace di tanti bambini che hanno sperato che ciò accadesse in tempi possibilmente più brevi di una serie animata e con meno sofferenze.

Presentato al festival di Roma nella sezione Alice nella Città, come da promessa, si rivela un buon prodotto per il pubblico giovanissimo, costellato di messaggi e personaggi positivi sullo sfondo di un momento storico difficile. Non manca l’azione e la suspance ma, ciò che appare strano allo spettatore odierno è la totale assenza di un personaggio negativo. Un ruolo, quest’ultimo, lasciato interamente alla natura, impervia, bellissima e terribile.

Se dunque l’amicizia tra i due principali protagonisti resta nel cuore, non può dirsi lo stesso dei personaggi che li circondano, che restano utili solo ai fini della trama.

Morto Morando Morandini, il più grande critico cinematografico italiano

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Si è spento all’età di 91 anni Morando Morandini, celebre critico cinematografico italiano, il più grande, e autore del famoso dizionario del cinema e delle serie tv.

La Stampa riporta:

In una recente intervista aveva confessato: «Per dirla secca, sono nato al cinema con i film francesi degli ultimi anni ’30. I miei idoli erano Jean Gabin, Arletty, Michèle Morgan. E Gary Cooper tra gli attori americani. Tra le attrici la Davis, la Hepburn, Carole Lombard. E Dorothy Lamour di cui mi innamorai col tramite di John Ford in Uragano (1937). Ford e Hawks erano i miei director preferiti, ma ricordo che mi lasciai incantare da Winterset (Sotto i ponti di New York, 1936) di Al Santell e rimasi sconvolto da Delitto senza passione (1934) di Ben Hecht». E ancora: «Sono andato fuori dai sentieri battuti sin dall’inizio, grazie a una passione precoce per il cinema, se a 12 anni leggevo sul Corriere le critiche di Filippo Sacchi, per passare poi al settimanale Film di Doletti e approdare alla rivista Cinema al liceo». 

Festa del cinema di Roma 2015: biglietti in palio per le anteprime di Domenica

Cinefilos.it in collaborazione con Mazda mette in palio biglietti per la proiezione di Domenica terzo giorno al Festa del Cinema di Roma 2015. 

Tra le proiezioni di domani:

Mazda Cinema Hall

Toy Story 3 La grande fuga 17:00
Freeheld 20:00
Office 3D 22:30

Per vincere il biglietto vi basta contattare la nostra redazione ([email protected]) fornendo i vostri dati e il numero di cellulare, poi previa conferma vi basterà ritirare il biglietto allo spazio Mazda e provare la fantastica 360 experience con Mazda prima del film.

 

Monica Bellucci magnifica sulle pagine di Esquire

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Monica Bellucci magnifica sulle pagine di Esquire

Monica Bellucci è la protagonista dei nuovi scatti di Esquire. L’attrice italiana naturalizzata francese arriverà a novembre al cinema con Spectre, in cui interpreta una Bond Lady atipica.

Ecco gli scatti:

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Festa di Roma 2015, Lo chiamavano Jeeg Robot: intervista a Claudio Santamaria

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Per la primiere ufficiale de Lo chiamavano Jeeg Robot alla Festa di Roma 2015 abbiamo intervistato il protagonista, il bravissimo Claudio Santamaria, che ci ha rivelato le sensazioni provate nell’interpretare un supereroe nel cinema italiano:

https://youtu.be/psUsOWtn364

Room: recensione del film di Lenny Abrahamson

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Room: recensione del film di Lenny Abrahamson

Presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto e primo frontrunner per la corsa agli Oscar, Room di Lenny Abrahamson racconta la storia di Joy (Brie Larson), rapita da un maniaco e costretta a vivere in una sola stanza, quattro pareti e pochissimo arredo, che la giovane donna condivide con Jack (Jacob Tremblay), il figlio di cinque anni, avuto proprio in seguito agli abusi del suo aguzzino.

Il racconto profondamente drammatico di Abrahamson ci accompagna nella vita solitaria, essenziale, ma non per questo grigia di una donna che cerca di fare di tutto per dare serenità e salute al figlio. Un bambino che rappresenta tutto il suo mondo e a cui si aggrappa per trovare un senso alle estenuanti giornata di prigionia. La svolta a metà della storia segna non solo un cambiamento di tono e di prospettiva, ma anche una rivoluzione degli orizzonti della storia che, per la maggior parte, è raccontata attraverso gli occhi svegli e attenti di Jack, un’anima curiosa e acuta attraverso cui scorgiamo il turbamento e la difficoltà di una donna traumatizzata per la vita, a cui è stato tolto il futuro.

ROOM film 2015Il film si basa su Stanza, letto, armadio, specchio, romanzo di Emma Donoghue, ispirato al caso Fritzl, che a metà degli anni 2000 destò molto scalpore in Austria. In questo caso la prigionia, che nel libro e nel film dura sette anni, ne durò 24, con l’aggravante, se così si può dire, della consanguineità tra vittima (figlia) e carnefice (padre).

Il racconto di Abrahamson rivela una realtà sconcertante, violenta e depravata per quanto tratteggiata con tatto e con pochissimi momenti di violenza mostrata. Quello che invece si sente prepotentemente nel film è la tensione degli snodi narrativi fondamentali che, accompagnati da una grande intensità delle interpretazioni, costituiscono i picchi emotivi del film, regalando un ritmo ben scandito a tutta la storia.

Room commuove e spaventa, mette alla prova l’essere umano di fronte alla banalità del male e alla malvagità dell’uomo, ma regala anche una prospettiva interessante e vitale su quello che lo spirito di sopravvivenza, la voglia di vivere, di combattere e, di nuovo, la curiosità dello stare al mondo sono in grado di ottenere anche nelle situazioni più buie.

Festa di Roma 2015: Lo chiamavano Jeeg Robot recensione del film di Gabriele Mainetti

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Brutti sporchi e cattivi nell’Era del cinecomic supereroistico. Potrebbe essere riassunto così, con il giusto grado di approssimazione, Lo chiamavano Jeeg Robot, film di Gabriele Mainetti con uno stropicciato Claudio Santamaria nei panni di un eroe riluttante.

Enzo è un ladruncolo qualunque, un disgraziato che vive di film porno e yogurt, chiuso in quattro mura a Tor Bella Monaca, nella periferia romana, insieme alla sua disperata solitudine. Un giorno, mentre cerca di sfuggire all’arresto per il furto di un orologio, Enzo cade nel Tevere, dove viene esposto ad agenti chimici, buttati da chissà chi sul letto del fiume. Qualcosa di straordinario lo investe, qualcosa che lui stesso fatica a capire come e che gli cambierà completamente la vita e la prospettiva.

Lo chiamavano Jeeg Robot luce marinelliGabriele Mainetti, alla sua opera prima dopo essersi messo alla prova con il cortometraggio, confeziona un film che, rimanendo perfettamente fedele alla realtà in cui è immerso, si affaccia al cinema internazionale con straordinaria efficacia, senza perdere mai di vista la sua vera identità. Senza paura di essere smentiti o di esagerare in alcun modo, La chiamavano Jeeg Robot è una delle migliori storie di supereroi raccontate sul grande schermo degli ultimi anni. La genesi, la presa di coscienza, il sorgere di una nemesi, la perdita, la sofferenza e infine l’accettazione del proprio scopo nel mondo sono calati nella sporcizia e nella povertà di una periferia senza speranza, conferendo un’aura sofferta ma anche buffa allo splendido protagonista, Claudio Santamaria, che affronta in maniera straordinariamente umana una trasformazione sovrumana. Pur arenandosi nella parte centrale perdendo il ritmo narrativo in favore dell’indagine sui personaggi, il film di Mainetti si fregia di un’ottima regia e di grandi interpreti, protagonisti e comprimari, raccontando una storia a metà tra realtà e fantasia, senza cedere alla spettacolarizzazione a cui siamo ormai assuefatti e concentrandosi sui caratteri e sulle emozioni.

I riferimenti cinematografici illustri sono innumerevoli, dalle inquadrature mutuate da Il Cavaliere Oscuro, alla colonna sonora che ricorda in maniera molto precisa quella de L’uomo d’Acciaio, fino al villain splendidamente folle di Luca Marinelli, che, truccato in maniera eccessiva, sfigurato e pazzo, sembra una crasi all’amatriciana (nel senso migliore del termine) dei Joker di Jack Nicholson e Heath Ledger.

La forza del film però risiede nel fare propri tutti questi riferimenti, palesandoli con onestà e cucendoli addosso a un tessuto narrativo italiano nell’anima e universale nel linguaggio.

Festa del Cinema di Roma: la redazione prova la 360 Experience #MazdaPurePassion

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La redazione di Cinefilos.it ha provato oggi la 360 Experience, la divertente iniziativa proposta da Mazda, sponsor ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2015. La nostra direttrice Chiara Guida, insieme alle giornaliste #CinefilosTeam Serena Concato, Ludovica Ottaviani e Dalila Orefice ha provato questa interessante iniziativa che ogni cinefilos dovrebbe riconoscere. Infatti, l’istallazione riproduce il noto effetto Bullet Time sviluppato nel film culto The Matrix  gustatevi il video:

https://youtu.be/_l7gzbcWD-w

Festa di Roma 2015: Fauda conferenza stampa della serie tv con Lior Raz

Nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma sono arrivati per presentare la serie tv Fauda, il regista Assaf Bernstein, la produttrice Liat Benasuly e gli attori Lior Raz e Laetitia Eido.

Fauda, dall’arabo “Caos”, racconta da entrambi i punti di vista il conflitto tra Israele e Palestina ed è reduce di un’enorme successo in patria, in particolare per la qualità di non offendere nessuno. “Il nostro intento era proprio quello di abbracciare tutto il mondo medio-orientale” conferma il regista Bernstein.

“Ero nelle forze speciali quando ero giovane e avevo da tempo questo sogno di rappresentare sia la situazione israeliana che palestinese e raccontare il prezzo che ne pagavano le famiglie” racconta Lior Raz, che oltre ad essere protagonista è anche creatore di Fauda, “E’ un soggetto di cui discuto da più di 20 anni e non pensavo proprio avrebbe avuto questo successo. Questa serie mi ha proprio cambiato la vita: ero già un attore ma non così famoso. La gente ci riconosce per strada, ci abbraccia e notiamo l’impatto che ha avuto sulle persone. Guardando Fauda le persone possono decidere da che parte stare e ad esempio ricevo mail da tutto il mondo in cui mi dicono che ora, conoscendo tutta la storia e le motivazioni, provano compassione per l’altra fazione.”

Il soggetto alla base di Fauda è attualissimo in un momento storico come questo che il mondo arabo-israeliano sta vivendo e la produttrice Benasuly racconta, “Abbiamo girato la serie l’anno scorso durante la guerra ed è stato parecchio difficile.Magari c’erano dei bombardamenti e ci dovevamo nascondere tutti nei rifugi. Molti attori poi erano spaventati di partecipare ad un progetto del genere perchè non volevano essere identificati come collaboratori del Governo Israeliano. Altri invece hanno avuto coraggio e volevano fortemente far parte di Fauda.”

“Il successo di Fauda sta nel fatto che non è uscito come un prodotto o strumento politico. Raccontiamo storie, diamo un volto ai terroristi, dei sentimenti e motivazioni, delle famiglie.” continua il regista sull’impatto della serie, “Ad esempio la serie è principalmente in arabo e per gli Israeliani è una lingua normalmente usata per la satira. Noi invece l’abbiamo usata per il drama e ora molta gente la sta studiando.”

“Più di una persona mi ha detto ‘Voglio impare la lingua dei nostri vicini’ dopo aver visto la serie. All’improvviso gli altri sono diventati ‘i vicini’, quindi persone non così lontane, da poter conoscere…e io questo lo vedo come un grande cambiamento, una grande apertura di mentalià” aggiunge Laetita Eido, attrice di origini franco-libanesi e anche il suo caso mostra cambiamento, non essendo permesso ai Libanesi di entrare ad Israele.

Lior Raz conclude raccontando come si è sentito nell’essere sia attore che creatore della serie, “E’ stato molto difficile perchè è stato come un persorso di guarigione. Ho sofferto di Stress Post Traumatico quindi la prima volta che iniziai a raccontare quello che mi era successo è stato aprecchio difficile e molte cose nemmeno le ricordavo. Tantissime cose le ho iniziate a ricordare vent’anni dopo. Il processo di scrittura è stato un po’ traumatico: ad esempio dopo aver visto la storyline della ragazza e dell’espolosione della seconda puntata mi sono ricordato di una ragazza che avevo conosciuto a quei tempi e ammetto di aver pianto come non avevo fatto da tempo in età adulta.”

Anticipazioni sulla seconda stagione? “Stiamo prendendo spunto dai titoli dei giornali. Parleremo ovviamente dell’ISIS ma anche di tante questioni di cui non se ne parla abbastanza.”

Festa di Roma 2015 Daily news: Lo chiamavano Jeeg Robot, Room, Paul Thomas Anderson

Festa di Roma 2015 Daily news, video commento al secondo giorno di Festa: Lo chiamavano Jeeg Robot, Room, Paul Thomas Anderson. 

https://youtu.be/thRrX1MqUDY

Festa di Roma 2015: Lo chiamavano Jeeg Robot, l’eroe di Gabriele Mainetti come Dio

Gabriele Mainetti spiazza tutti e porta alla Festa di Roma, nella Selezione Ufficiale, un film che rappresenta una felicissima eccezione nel panorama cinematografico italiano.

Lo chiamavano Jeeg Robot è una composizione di riferimenti culturali misti a suggestioni e a un fortissimo senso d’appartenenza alla città, Roma, che si trasformano in mitologia supereroistica e danno vita a un’aesperienza cinematografica intensa, divertente e emozionante.

“Dovevamo raccontare i personaggi nei loro ambienti – esordisce il giovane regista in merito alla scenografia minuziosamente caratteristica del film – quindi abbiamo pensato di costruire intorno a loro un ambiente che potesse descriverli. Così la casa Enzo è sporca, trascurata, perché a lui non interessa minimamente quello che gli sta intorno, mentre quella di Alessia è piena di colori, perché lei è come un arcobaleno”.

A chi gli chiede il segreto della libertà creativa che ha avuto realizzando il film, Mainetti  risponde che “il segreto è produrselo da soli”. “Ho avuto molta libertà da Rai cinema ma il lavoro di raccolta di fondi è stato lunghissimo, per circa tre anni ho lavorato in veste di produttore per raccogliere il necessario. Non avevamo nemmeno un distributore ma siamo stati guidati dall’incoscienza”.

Luca Marinelli, tra gli interpreti di Non essere Cattivo di Claudio Caligari e qui splendido e folle villain ha raccontato così il suo personaggio: “Lo zingaro è un personaggio a cui vuoi bene, ti appassioni a lui perché è scritto benissimo, mi sono divertito da morire a leggerlo. Nasconde una grande fragilità e ti fa capire che non è cattivo per caso, ma perché gli è capitato qualcosa di brutto che lo ha ferito”.

L’eroe buono, anche se all’inizio riluttante, è interpretato da Claudio Santamaria: “Ho sempre amato i supereroi… Se avessi io dei superpoteri entrerei in Parlamento e poi, quello che succede succede. Da piccolo amavo molto Spider-man, è il primo supereroe che mi è piaciuto, perché è un ragazzino normale che viene morso e si trasforma. Invece Superman non mi piace troppo. Può fare tutto, è come un Dio ma non fa nulla per salvare il mondo. Credo che la volontà di guardare ai supereroi sia perché l’umanità cerca qualcuno che la salvi, una divinità. E Dio è un po’ un supereroe, perché ha poteri infiniti”.

Reduce dal Grande Fratello, esordisce nel film anche Ilenia Pastorelli, nella colorita e fragile figura di Alessia, la donna che “vede il buono in Enzo e lo aiuta a tirarlo fuori”, come lei stessa ha avuto modo di raccontare.

Ma il più grande valore di Lo chiamavano Jeeg Robot è che nonostante sia pieno di riferimenti e citazioni a una cultura cinematografica estera, riesce a mantenere grande fede a quella che è un’immagine del cinema bello che si fa in casa nostra, una fedeltà e un’identità conquistata, secondo il regista, “seguendo i personaggi e le loro azioni. Gli attori ti fanno entrare in empatia con loro e concentrandosi sulle loro vicende il risultato è quello. Potevamo scegliere tante strade ma abbiamo deciso di guardare solo ai personaggi”.

Hero of the Day

Hero of the Day

Daje ragà, positivi. Che se no poi se parliamo solo male di questo Festival di Roma Festa. Eccheccazzo!. Dicevo, se ne parliamo sempre male poi pare che siamo lamentosi e ci si straniscono i Mesti lavoratori che ci invidiano perché noi sfiliamo nel glam e loro no (ma intanto oggi è sabato e stanno a cazzeggià. E noi a lavorà. Ogni medaglia ha il suo rovescio). Il film che ha aperto la mia mattinata è Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Ora, un film dove Claudio Santamaria si trasforma in un super-eroe, sulla carta, è una cazzata col botto, e dunque ci facevo davvero affidamento per impostarci un post perculante. “Capirai – mi dicevo – oggi è facile. Ho svoltato la giornata”.

Lo chiamavano Jeeg Robot luce marinelliE invece è il film di super-eroi più bello che si sia visto negli ultimi cinque anni. Sì, dai, avete letto bene. Intendo compresi i vari vendicatori della domenica e ritorni dei Cavalieri Oscuri, che ai Cavalieri Oscuri, è risaputo, non bisogna cacaje er cazzo, ma pure loro un po’ se le cercano. Intenso, raffinato, ironico senza essere ridanciano, drammatico e pieno di parabole profonde sul rapporto tra potere e responsabilità. Santamaria è un criminale da strapazzo acquisisce la superforza bevendo l’acqua del Tevere – se vi pare una stronzata è solo perché non abitate a Roma, tranquilli – e si innamora della figlia ritardata (ma bona) di un suo compare (morto ammazzato nel primo quarto d’ora. Non è spoiler, ce l’ha scritto in testa, che fa na brutta fine). Lo so, sembra tutto una perculata, ma stavolta sono serio. Il film funziona alla grande. Il villain è Luca Marinelli, attore in grande crescita (era in Non Essere Cattivo di Caligari, ma si vede che il cattivo invece gli riesce benissimo) che già rompe potenzialmente il culo a Jared Leto come interpretazione alternativa del Joker, o quanto meno lo batte sul tempo. E Mainetti i fumetti li conosce benissimo, dato che gli mette in bocca battute analoghe (“Chi è?”. “Sono Jo”. “Jo chi?”. “Jo-ker!”) ma adeguatamente romanizzate e sintetizzate (“Chi è?”. “Stocazzo”. Un grande classico). Tutto questo non fa che confermare il vecchio adagio secondo il quale i migliori film tratti dai fumetti sono quelli tratti da fumetti che non esistono.

Andatelo a vedere e già che passate di lì tirate du spicci a Christopher Nolan. E quindi oggi, non so se s’è capito, me pija parecchio bene. Sarà che c’è un bel sole e oggi ripresento il mio libro in pompa magna (quello serio, che si chiama ‘Antropocinema’ e trovate in tutte le librerie, ma soprattutto online su www.golemlibri.it) in pompa magna allo Spazio della Roma Lazio Film Commission fronte Auditorium in Viale De Coubertin alle 17,15 con gente fighissima come il fumettista Sergio Badino e la saggista Chiara Nucera, non vorrei ce fosse la sòla (termine romano per ‘fregatura’. Scusate se abbondo di trasteverismi, ma del resto il contesto è questo) ma mi pare proprio una bella giornata.

Sì, ho fatto pubblicità al mio evento, al mio libro, e ho scritto “Pompa Magna” per attirare più gente, dato che il sesso e il cibo sono sempre dei viatici efficaci. Oltre che, naturalmente, per usare il latino, che qui in Capitale se sei colto devi ancora parlare così. Potete venire anche a insultarmi per quello che ho appena detto di Christopher Nolan, basta che ce state e portate gente. Tanto io bevo l’acqua del Tevere e poi vi rompo il culo. Passo la palla a Vì e vado a farmi bello. Ho contattato Gesù Cristo apposta.

(Ang)

Ma uffa ma che se fa così? Ma pure io avevo voglia di scrivere cose cattivissime e ciniche, invece sto fes…ehm… sta festa del cinema ti fotte quando meno te lo aspetti.

Io oggi sono andata a vedere Room (vi piace questa prassi che io e Ang ci dividiamo le anteprima stampa per parlarvi di tutti i film in programma? Bene, non abituatevi che è assolutamente un caso), di Lenny Abrahamson, e non piangevo così da quando Brenda e Dylan si lasciano in Beverly Hills 90210.

Il film, presentato a Toronto, racconta la storia di una ragazzina sequestrata da un maniaco e costretta a vivere rinchiusa in una stanza bloccata ermeticamente per anni, durante i quali mette al mondo un bambino. Che dire, il film è una roba meravigliosa e ho poca voglia di cazzeggiare. Tant’è che è appena arrivata Marilena Vinci e abbiamo istituito la giornata della presa a male, perché a quanto pare anche S for Stanley fa lo stesso effetto. E insomma, volevate colpire duro eh organizzatori? Puntate sull’effetto gattino bagnato, ammettetelo, è una cospirazione per indurci a essere clementi. Ma almeno scrivetelo sul programma: “Desolati, ce provamo da 10 edizioni a fa una kermesse discreta ma ce vié sempre ‘na merda. La eco che rimbomba per i corridoi di quest’anno è tesa a dimostrare che siamo, obiettivamente, delle pippe. St’anno ce stamo a imparà, quindi dovemo usà qualche colpetto basso, perdonateci. E perdonate anche tutto il resto: se famo inizià i film con la puntualità di Paris Hilton, se non ve regaliamo niente, se in generale non ce sta ‘na mazza e abbiamo dovuto chiamare Jude Law che tanto stava qua a magnà trapizzini co’ Sorrentino. D’altronde, è vero che l’abbiamo chiamata Festa ma se volevamo fa sul serio mica ve facevamo pagà l’accredito, e su non ci prendete sul serio sempre”.

Bene, novità ancora poche: ieri red carpet smortarello, tant’è che abbiamo iniziato a fa selfie cretini per movimentare la serata e una per dirvi ha chiesto ad Ang un autografo, altri a un certo punto hanno iniziato a pensare fossimo attori di qualche film cazzone diretto da Frank Matano e ha iniziato a scattarci delle foto. Ah ancora non è regista?

Dateglie tempo, è n’attimo.

festa di roma 2015Vari hashtag della serata: da #selfieconlacarducci a #tuseivalentinapettinato?, roba che ce accompagna in tutti i Festival che io ancora non mi spiego perché non siano diventati trend topic. Come dite? I Festival ce li filiamo solo noi? Ha più follower il contadino cerca moglie?

Ah, po’ esse.

Bene. Chiudo col ricordarvi l’appuntamento di oggi per la presentazione dei libri di Andrea e Chiara, forza venite tutti, diventiamo una grande famiglia, così continuo ad alzare il ‘rating celeb’ con le nuove amicizie Facebook che fioccano sotto i festival (misurato con l’apposito strumento che è ‘il Carducciometro’*).

A dopo cari. Vado ad affondare la mia tristezza in una fetta di finta Sacher.

*il ‘Carducciometro è uno strumento scoperto da Ang per misurare la glamitudine di una persona, basato sulla correlazione tra le amicizie della Carducci e quelle condivise con una persona. Se accresci il numero di richieste di amicizie sharate con lei, si alza il rating glam.

(Vì)

Festa del Cinema di Roma 2015 Incontro con Joel Coen e Frances McDormand insieme nella vita e nel lavoro

Intelligenza, ironia, talento, impegno e serietà: questi sono solo alcuni degli aggettivi che descrivono al meglio la splendida coppia costituita da Joel Coen (la “metà” più seria della talentuosa coppia di fratelli del Minnesota) e Frances McDormand, l’attrice premio Oscar per la sua interpretazione in Fargo (1996) film a “gestione familiare” che ha ricevuto ben sette premi Oscar (miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior film, miglior regia, miglior fotografia e miglior montaggio) consacrando definitivamente il prezioso genio immaginifico dei due autori.  Coen e la McDormand, oltre a condividere il set dal 1984, sempre dallo stesso anno condividono anche la vita fuori di esso: sposati e con un figlio di ventuno anni- Pedro- vivono il rapporto tra arte e vita con assoluta naturalezza e profondo rispetto: e proprio di questo hanno parlato, oggi pomeriggio, in Sala Petrassi durante un incontro moderato dal direttore artistico della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda. Per ripercorrere la carriera di entrambi, Monda ha scelto una soluzione particolare: una sorta di cronistoria, prendendo spunto da sei clip estratte da altrettanti film girati insieme, oltre a due clip scelte dai coniugi stessi.

La prima domanda che viene rivolta loro riguarda una piccola curiosità, legata a quando si sono conosciuti; a rispondere per primo è Joel, che racconta il loro primo incontro a New York City durante il provino per trovare l’attrice co- protagonista nel loro primo film, Blood Simple (1984). L’attrice Holly Hunter, loro prima scelta, era impegnata a Broadway per una pièce, così suggerì ai due fratelli di provinare la sua coinquilina e amica Frances, che interviene subito riprendendo il filo del discorso e ricordando del suo primo arrivo nella sala conferenze dove si svolgevano i provini. Lei, con una formazione teatrale e un master in Belle Arti, sapeva molto poco della macchina del cinema, e non aveva mai recitato prima di quel momento davanti alla macchina da presa: appena incontrò i due fratelli, si unì a loro per fumare una sigaretta. Dopo quella chiacchierata decisero di rivederla alle due del pomeriggio, ma lei era impegnata a vedere in tv una soap opera con il suo fidanzato dell’epoca (aneddoto che la donna racconta non senza un certo gusto!). Il suo rifiuto e la sua onestà, uniti alla lealtà nel voler tornare assolutamente alle quattro, colpì nel segno l’interesse dei due fratelli. Ma soprattutto di Joel. Da quel set, amore e lavoro si sono mescolati insieme.

Joel Coen, Frances McDormand 22Entrambi i coniugi raccontano i loro ricordi e le loro riflessioni in merito al film: Joel ricorda di quando, rivedendolo in occasione di un premio destinato a Frances insieme a suo fratello Ethan, si sono entrambi resi conto che c’erano dei passaggi sbagliati a livello di montaggio, e che avrebbero potuto apportare delle modifiche: è così che nasce l’idea per la Director’s Cut del film, più breve di cinque minuti. Frances, al contrario, ricorda il suo primo approccio con la sceneggiatura: le difficoltà, legate ad un codice linguistico che non conosceva e che non riusciva a decifrare, e la sua incapacità di sentirsi a proprio agio in un ruolo cinematografico che la spinse ad essere sospesa tra un’interpretazione controllata- con tanto di espressione fissa!- e invece un coinvolgimento emotiva altissima, che spesso veniva esclusa da Joel ed Ethan dall’inquadratura, prediligendo invece i dettagli. Imbarazzata, Frances ricorda anche la sua prima reazione quando realizzò che doveva realizzare una scena di nudo: la risposta rassicurante di Joel fu “puntiamo alla violenza, non preoccuparti… nessuno noterà il tuo nudo”.

La seconda e la terza clip mostrano invece delle scene tratte dai film Arizona Junior (1987) e Crocevia della Morte (1990) dove la McDormand interpreta sempre due piccoli ruoli: i due fratelli hanno mai scritto dei personaggi pensando, nello specifico, proprio a lei?

Assolutamente sì – replica prontamente Joel – aggiungendo che ogni personaggio affidato a lei è stato plasmato ispirandosi alla sua personalità e alle sue abilità, modellandolo sulle sue capacità.

La parola passa a Frances, che spiega come sia cambiato il marito nella veste di regista, a partire dal suo esordio nel 1984: quello fu un set speciale, perché erano tutti giovani o comunque alle prime esperienze autonome su un set, c’era un’ebbrezza diversa che li spingeva a muoversi e a sperimentare. Joel si è evoluto, cambiando il suo rapporto in quanto regista con gli attori e le attrici con cui collabora, vedendoli parte di un tessuto drammaturgico più alto.

La quarta clip riguarda L’Uomo che non c’era (2001), atipico noir girato in un prezioso bianco e nero che vede La McDormand protagonista femminile affianco all’attore Billy Bob Thornton. Monda solleva un dubbio: è mai capito che un ruolo venisse in mente alla McDormand, o che lei collaborasse con i due fratelli alla stesura della sceneggiatura?

Assolutamente no – replica Joel con un ghigno sardonico – le loro storie sono frutto di un geloso processo creativo tra fratelli, un osmosi di idee e suggestioni che poi, in alcuni casi, rielaborano fino a diventare delle sceneggiature. Certo, l’apporto della personalità forte e determinata di Frances è fondamentale: quando la donna parla dei suoi miti cinematografici, non può esimersi dal citare Anna Magnani- conosciuta grazie ad una retrospettiva organizzata da Monda stesso a New York – che l’ha letteralmente stregata con la sua intensità, incarnando qualcosa che nessuna attrice americana ha mai rappresentato. Come la Magnani è sempre stata associata a Roma e alla romanità, Frances viene spesso associata alla middle e working class americana, incarnando tutte quelle donne forti e tenaci che lottano, lavorano e vivono negli USA (come ha ben rappresentato interpretando Olive Kitteridge). Insomma, un carattere completamente opposto rispetto a quello di Linda, la protagonista bionda di Burn After Reading (2008), penultima clip mostrata, un personaggio che, senza troppi giri di parole, definiscono entrambi “deficiente” ed “idiota” come anche gli altri che popolano l’universo strampalato della pellicola. Sia Frances, che Brad Pitt e George Clooney erano imbarazzati all’idea di interpretare dei personaggi così stupidi, ma tutti e tre ben consapevoli che solo un attore intelligente può fingersi stupido sul grande schermo, non vale il contrario!

Burn After Reading fornisce ad Antonio Monda lo spunto per un’altra domanda interessante che riguarda il ruolo delle commedie, da sempre snobbate nell’ambito delle kermesse ufficiali e dei festival più importanti; secondo Joel, le commedie vengono sottovalutate perché considerate superficiali: il sistema, infatti, tende a non premiare i lavori che impongono loro di spingersi un po’ più in là con lo sguardo, ben oltre quell’apparente stato di superficialità.

L’ultima clip della serie mostra Fargo, il loro film più intimo e personale (insieme ad A proposito di Davis e A Serious Man) dove hanno messo in gioco- in fase di scrittura- tanti elementi personali delle loro esistenze: Il Minnesota, l’essere diventati genitori, il matrimonio, e quell’umorismo caustico che viene bilanciato da picchi inquietanti. Cos’ha lasciato questo film ad entrambi?

Secondo Joel, l’attenzione che riceve un film e il ricordo nel girarlo non possono essere disgiunti tra loro. L’esperienza avuta è condizionata e la sua percezione viene falsata; sullo stesso punto di vista si trova anche Frances, che aggiunge di sapere bene che il suo volto sarà per sempre identificato a quel personaggio, anche se recentemente ha potuto mettere alla prova sé stessa interpretando il suddetto ruolo di Olive Kitteridge per la tv, regalando una delle migliori interpretazioni della sua vita secondo il marito. La McDormand ricambia il favore dichiarando che, secondo lei, il miglior film girato dal marito è A Proposito di Davis (2013), un’altra storia personale che scava nel profondo delle loro esistenze e mette in scena la storia, dolce amara, di un perdente dall’enorme talento condannato a subire i tiri mancini del fato.

Festa di Roma 2015: Campo Grande recensione del film di Sandra Kogut

Campo Grande è il film adatto per competere in un festival medio dalla risonanza internazionale. Anche se non è questo il contesto- e il senso- della festa del Cinema di Roma, la pellicola di Sandra Kogut, presentata nella categoria Alice nella Città, gioca sulla “furbizia dei sentimenti”, raccontando la storia di due bambini, fratello e sorella, Ygor e Rayanne, abbandonati dalla madre Ana davanti al portone di casa della ricca signora Regina, presso la quale prestava servizio la nonna dei bambini Maria. Da questo episodio partono le ricerce per trovare la madre scomparsa, in un viaggio fisico ma soprattutto umano, tra i dedali della “faccia triste” del Brasile moderno.

La pellicola non aggiunge nulla di nuovo al classico topos dell’infanzia maltrattata: scegliere di raccontare una storia di abbandono, degrado, povertà e desolazione attraverso gli occhi- e i sentimenti- dei piccoli protagonisti è una scelta che sicuramente ha un passaggio privilegiato per il cuore degli spettatori, ma allo stesso tempo non brilla di luce propria ma, anzi, del riflesso sbiadito delle mille storie perse nella crudele realtà. Una vicenda del genere è talmente ancorata alla realtà da restare sospesa nel limbo vitreo tra la vita e il documentario, un non- luogo dove al film non è permesso di svilupparsi fino in fondo; forse anche per colpa di una sceneggiatura discontinua appesantita da bruschi “vuoti logici”, pause nello spazio- tempo narrativo- e brusche cesure visive- che disorientano lo spettatore abbandonandolo nel caos delle emozioni e dei drammi dei quattro protagonisti: due fratelli che non hanno nient’altro al mondo se non loro stessi  (anche sul piano affettivo) e una coppia speculare madre- figlia (Regina e Lila) alle prese con una prova diffciile che la vita ha posto loro davanti: un divorzio e un trasloco, il brusco passaggio da una condizione ad un’altra.Caampo Grande 2

Il grande pregio di Campo Grande è sicuramente quello di mostrare, con un occhio scarno e diretto, senza grandi movimenti di macchina pronti a camuffare la realtà, uno spaccato profondo di un paese lacerato dalle sue contraddizioni, sospeso tra un’aggressiva conquista della modernità e del benessere e una povertà- umana e fisica- dilaniante, dove il degrado economico e sociale si accompagna a quello dei sentimenti, travolti da un impotente senso di disperazione.

Festa di Roma 2015: The Whispering Star recensione del film di Sion Sono

THE WHISPERING STAR

Dallo status di “specie fiorente e popolosa” sul suolo terreste a quello di “specie protteta”, per arrivare a “specie in via d’estinzione”.

Sion Sono ci porta, con una certa dose di spietata freddezza, in futuro gelido, né doloroso, né gioso… semplicemente vuoto. Yoko Suzuki (Megumi Kagurazaka) è un androide che fa il correrie tra diversi pianeti, al servizio dei pochi umani rimasti in vita nella nostra galassia. Le consegne prevedono naturalmente dei tempi molto lunghi (si parla di molti anni), ma gli umani rimasti sembrano preferire ancora la vecchia consegna a mano al teletrasporto, ormai di uso comune nell’epoca in cui si svolge il film.
Dopo i primi minuti del film, sofferti per la presenza statica di soli due personaggi, uno di umana forma e un computer, in uno spazio molto piccolo, le immagini in origine fredde cominciano a svelare la propria essenza. Calati in una dimensione in cui la convenzione umana del tempo viene annullata per lasciar posto a un’eternità e a una natura che è andata avanti senza l’uomo, gli esseri umani sembrano corpi che camminano. Punito dalla madre terra, per aver ceduto all’illusione del poter che avrebbe ricavato dalla tecnologia, e che poi l’ha divorato, si muove in un mondo privo di colore. Non potendo più fare parte del cerchio della vita né dell’unvierso ipertecnologico che l’ha fagocitato, ogni uomo vive su un pianeta, fisico e spirituale, a sé stante. La convenzione del tempo, unica umana certezza, è sparita e si è fatta libera interpretazione di ogni essere, materializzata nella simbologia dietro i costumi dei personaggi. L’identità comunitaria si è così progressivamente sfaldata, lasciando l’uomo in un purgatorio eterno in cui nessuna esistenza conta veramente qualcosa.
Unica scintilla di speranza, sono i pacchi spediti dagli umani attraverso la galassia, contenenti oggetti di valore materiale nullo, attraverso i quali sopravvive un barlume di umanità, che rappresentano per loro stessa esistenza, la fiducia riposta in un’impronta lasciata ai posteri.

Con la poesia di cui è capace, Sion Sono, riesce a mettere in scena un film che fa della chiarezza la sua missione: con disarmante semplicità il regista riflette sull’importanza di una vita vissuta con tutte le umane difficoltà, che, sebbene evitate, sono le uniche a darle veramente senso. In The Whispering Star il silenzio diventa cifra stilistica e fa eco nelle voci dei personaggi, sussurate, forse perché atrofizzate, come atrofizzata è la capacità di provare empatia e trasporto verso gli altri corpi vuoti che si trascinano tra le città morte. Nell’appartamento/navicella l’androide, che sembra essere l’evoluzione più logica dell’uomo, porta dentro di sé un’involuzione animale: tra quattro mura, Yoko Suzuki è sola, isolata da tutto il resto, eppure mantiene un retaggio umano nell’ordine rigoroso in cui vive che diviene patologico poiché privo di qualsiasi senso possibile.

Festa di Roma 2015: Belle & Sebastien – l’avventura continua, la conferenza stampa

Scortati dal maestoso pastore maremmano, Belle & Sebastien – l’avventura contiuna viene presentato nella cornice di Alice nella Città dal giovanissimo Félix Bossuet (10 anni), dal regista Christian Duguay, la new entry del cast, Thierry Neuvic e Gugliemo Marchetti (Notorious Pictures).

Il primo film è stato un grande successo. Com’è stato dover fare i conti con la sensazione di dover quantomeno eguagliarlo?

Christian Duguay: Quando c’è una sostituzione importante come quella del regista, in un film che è arrivato al suo secondo capitolo, credo che sia molto importante restare fedeli e rispettosi di chi è venuto prima di noi e sapere bene a chi ci si vuole rivolgere. Certo, è bene sempre cercare di aggiungere nuovi e più colori alla storia. Nel mio caso lo scopo era, oltre ad aggiungere spettacolarità alle scene, quello di dargli uno spessore emotivo. Il risultato mi ha soddisfatto, sono molto orgoglioso di questo film perché riesce a veicolare valori universali.

Cosa rende così eterna questa storia?

CD: Ci sono naturalmente elementi senza tempo, il rapporto tra il bambino e il cane, il rapporto di entrambi con la natura. Nel primo queste componenti erano già venute fuori e, con questo secondo capitolo, abbiamo cercato di dare grande rilevanza al rapporto con il padre che è qualcosa con cui tutti noi, figli, dobbiamo fare i conti e ci tocca quindi da vicino.

Vi aspettavate questo successo di pubblico?

Guglielmo Marchetti: No, non eravamo pronti, ma non è un successo casuale. Acquistiamo la maggior parte dei film su sceneggiatura: abbiamo visto il promo a Berlino e ce ne siamo innamorati. Ci abbiamo creduto molto e abbiamo avuto ragione. Per ciò che riguarda il secondo capitolo, abbiamo deciso di uscire l’8 dicembre, in clima natalizio, un periodo molto caldo competitivamente nel panorama italiano. Tuttavia non siamo spaventati, la storia è straordinaria. Usciremo con 500 copie e con un piano promozionale prontissimo a partire.

I set con animali e bambini sono notoriamente i più difficili. Com’è andata sotto questo punto di vista?

CD: Quando si lavora con i bambini si deve cercare innanzitutto di ottimizzare perché, spesso, hanno poco tempo, avendo tante altre cose da fare. Félix aveva infatti due controfigure, poiché non avevamo molto margine di rischio. Per quanto riguarda i cani ne avevamo quattro in totale. Naturalmente ripetere una scena con degli animali è un problema, anche per la costanza e la continuità richiesta agli attori.

Thierry Neuvic: Lavorare con Félix è stato un piacere, tra di noi è subito scattata la magia. Devo dire che non è stato poi tanto faticoso neanche dover lavorare con i cani, grazie alla grande bravura e professionalità degli addestratori.

Belle & Sebastien – l’avventura contiuna sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 8 dicembre.

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