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Room: recensione del film di Lenny Abrahamson

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Room: recensione del film di Lenny Abrahamson

Presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto e primo frontrunner per la corsa agli Oscar, Room di Lenny Abrahamson racconta la storia di Joy (Brie Larson), rapita da un maniaco e costretta a vivere in una sola stanza, quattro pareti e pochissimo arredo, che la giovane donna condivide con Jack (Jacob Tremblay), il figlio di cinque anni, avuto proprio in seguito agli abusi del suo aguzzino.

Il racconto profondamente drammatico di Abrahamson ci accompagna nella vita solitaria, essenziale, ma non per questo grigia di una donna che cerca di fare di tutto per dare serenità e salute al figlio. Un bambino che rappresenta tutto il suo mondo e a cui si aggrappa per trovare un senso alle estenuanti giornata di prigionia. La svolta a metà della storia segna non solo un cambiamento di tono e di prospettiva, ma anche una rivoluzione degli orizzonti della storia che, per la maggior parte, è raccontata attraverso gli occhi svegli e attenti di Jack, un’anima curiosa e acuta attraverso cui scorgiamo il turbamento e la difficoltà di una donna traumatizzata per la vita, a cui è stato tolto il futuro.

ROOM film 2015Il film si basa su Stanza, letto, armadio, specchio, romanzo di Emma Donoghue, ispirato al caso Fritzl, che a metà degli anni 2000 destò molto scalpore in Austria. In questo caso la prigionia, che nel libro e nel film dura sette anni, ne durò 24, con l’aggravante, se così si può dire, della consanguineità tra vittima (figlia) e carnefice (padre).

Il racconto di Abrahamson rivela una realtà sconcertante, violenta e depravata per quanto tratteggiata con tatto e con pochissimi momenti di violenza mostrata. Quello che invece si sente prepotentemente nel film è la tensione degli snodi narrativi fondamentali che, accompagnati da una grande intensità delle interpretazioni, costituiscono i picchi emotivi del film, regalando un ritmo ben scandito a tutta la storia.

Room commuove e spaventa, mette alla prova l’essere umano di fronte alla banalità del male e alla malvagità dell’uomo, ma regala anche una prospettiva interessante e vitale su quello che lo spirito di sopravvivenza, la voglia di vivere, di combattere e, di nuovo, la curiosità dello stare al mondo sono in grado di ottenere anche nelle situazioni più buie.

Festa di Roma 2015: Lo chiamavano Jeeg Robot recensione del film di Gabriele Mainetti

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Brutti sporchi e cattivi nell’Era del cinecomic supereroistico. Potrebbe essere riassunto così, con il giusto grado di approssimazione, Lo chiamavano Jeeg Robot, film di Gabriele Mainetti con uno stropicciato Claudio Santamaria nei panni di un eroe riluttante.

Enzo è un ladruncolo qualunque, un disgraziato che vive di film porno e yogurt, chiuso in quattro mura a Tor Bella Monaca, nella periferia romana, insieme alla sua disperata solitudine. Un giorno, mentre cerca di sfuggire all’arresto per il furto di un orologio, Enzo cade nel Tevere, dove viene esposto ad agenti chimici, buttati da chissà chi sul letto del fiume. Qualcosa di straordinario lo investe, qualcosa che lui stesso fatica a capire come e che gli cambierà completamente la vita e la prospettiva.

Lo chiamavano Jeeg Robot luce marinelliGabriele Mainetti, alla sua opera prima dopo essersi messo alla prova con il cortometraggio, confeziona un film che, rimanendo perfettamente fedele alla realtà in cui è immerso, si affaccia al cinema internazionale con straordinaria efficacia, senza perdere mai di vista la sua vera identità. Senza paura di essere smentiti o di esagerare in alcun modo, La chiamavano Jeeg Robot è una delle migliori storie di supereroi raccontate sul grande schermo degli ultimi anni. La genesi, la presa di coscienza, il sorgere di una nemesi, la perdita, la sofferenza e infine l’accettazione del proprio scopo nel mondo sono calati nella sporcizia e nella povertà di una periferia senza speranza, conferendo un’aura sofferta ma anche buffa allo splendido protagonista, Claudio Santamaria, che affronta in maniera straordinariamente umana una trasformazione sovrumana. Pur arenandosi nella parte centrale perdendo il ritmo narrativo in favore dell’indagine sui personaggi, il film di Mainetti si fregia di un’ottima regia e di grandi interpreti, protagonisti e comprimari, raccontando una storia a metà tra realtà e fantasia, senza cedere alla spettacolarizzazione a cui siamo ormai assuefatti e concentrandosi sui caratteri e sulle emozioni.

I riferimenti cinematografici illustri sono innumerevoli, dalle inquadrature mutuate da Il Cavaliere Oscuro, alla colonna sonora che ricorda in maniera molto precisa quella de L’uomo d’Acciaio, fino al villain splendidamente folle di Luca Marinelli, che, truccato in maniera eccessiva, sfigurato e pazzo, sembra una crasi all’amatriciana (nel senso migliore del termine) dei Joker di Jack Nicholson e Heath Ledger.

La forza del film però risiede nel fare propri tutti questi riferimenti, palesandoli con onestà e cucendoli addosso a un tessuto narrativo italiano nell’anima e universale nel linguaggio.

Festa del Cinema di Roma: la redazione prova la 360 Experience #MazdaPurePassion

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La redazione di Cinefilos.it ha provato oggi la 360 Experience, la divertente iniziativa proposta da Mazda, sponsor ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2015. La nostra direttrice Chiara Guida, insieme alle giornaliste #CinefilosTeam Serena Concato, Ludovica Ottaviani e Dalila Orefice ha provato questa interessante iniziativa che ogni cinefilos dovrebbe riconoscere. Infatti, l’istallazione riproduce il noto effetto Bullet Time sviluppato nel film culto The Matrix  gustatevi il video:

https://youtu.be/_l7gzbcWD-w

Festa di Roma 2015: Fauda conferenza stampa della serie tv con Lior Raz

Nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma sono arrivati per presentare la serie tv Fauda, il regista Assaf Bernstein, la produttrice Liat Benasuly e gli attori Lior Raz e Laetitia Eido.

Fauda, dall’arabo “Caos”, racconta da entrambi i punti di vista il conflitto tra Israele e Palestina ed è reduce di un’enorme successo in patria, in particolare per la qualità di non offendere nessuno. “Il nostro intento era proprio quello di abbracciare tutto il mondo medio-orientale” conferma il regista Bernstein.

“Ero nelle forze speciali quando ero giovane e avevo da tempo questo sogno di rappresentare sia la situazione israeliana che palestinese e raccontare il prezzo che ne pagavano le famiglie” racconta Lior Raz, che oltre ad essere protagonista è anche creatore di Fauda, “E’ un soggetto di cui discuto da più di 20 anni e non pensavo proprio avrebbe avuto questo successo. Questa serie mi ha proprio cambiato la vita: ero già un attore ma non così famoso. La gente ci riconosce per strada, ci abbraccia e notiamo l’impatto che ha avuto sulle persone. Guardando Fauda le persone possono decidere da che parte stare e ad esempio ricevo mail da tutto il mondo in cui mi dicono che ora, conoscendo tutta la storia e le motivazioni, provano compassione per l’altra fazione.”

Il soggetto alla base di Fauda è attualissimo in un momento storico come questo che il mondo arabo-israeliano sta vivendo e la produttrice Benasuly racconta, “Abbiamo girato la serie l’anno scorso durante la guerra ed è stato parecchio difficile.Magari c’erano dei bombardamenti e ci dovevamo nascondere tutti nei rifugi. Molti attori poi erano spaventati di partecipare ad un progetto del genere perchè non volevano essere identificati come collaboratori del Governo Israeliano. Altri invece hanno avuto coraggio e volevano fortemente far parte di Fauda.”

“Il successo di Fauda sta nel fatto che non è uscito come un prodotto o strumento politico. Raccontiamo storie, diamo un volto ai terroristi, dei sentimenti e motivazioni, delle famiglie.” continua il regista sull’impatto della serie, “Ad esempio la serie è principalmente in arabo e per gli Israeliani è una lingua normalmente usata per la satira. Noi invece l’abbiamo usata per il drama e ora molta gente la sta studiando.”

“Più di una persona mi ha detto ‘Voglio impare la lingua dei nostri vicini’ dopo aver visto la serie. All’improvviso gli altri sono diventati ‘i vicini’, quindi persone non così lontane, da poter conoscere…e io questo lo vedo come un grande cambiamento, una grande apertura di mentalià” aggiunge Laetita Eido, attrice di origini franco-libanesi e anche il suo caso mostra cambiamento, non essendo permesso ai Libanesi di entrare ad Israele.

Lior Raz conclude raccontando come si è sentito nell’essere sia attore che creatore della serie, “E’ stato molto difficile perchè è stato come un persorso di guarigione. Ho sofferto di Stress Post Traumatico quindi la prima volta che iniziai a raccontare quello che mi era successo è stato aprecchio difficile e molte cose nemmeno le ricordavo. Tantissime cose le ho iniziate a ricordare vent’anni dopo. Il processo di scrittura è stato un po’ traumatico: ad esempio dopo aver visto la storyline della ragazza e dell’espolosione della seconda puntata mi sono ricordato di una ragazza che avevo conosciuto a quei tempi e ammetto di aver pianto come non avevo fatto da tempo in età adulta.”

Anticipazioni sulla seconda stagione? “Stiamo prendendo spunto dai titoli dei giornali. Parleremo ovviamente dell’ISIS ma anche di tante questioni di cui non se ne parla abbastanza.”

Festa di Roma 2015 Daily news: Lo chiamavano Jeeg Robot, Room, Paul Thomas Anderson

Festa di Roma 2015 Daily news, video commento al secondo giorno di Festa: Lo chiamavano Jeeg Robot, Room, Paul Thomas Anderson. 

https://youtu.be/thRrX1MqUDY

Festa di Roma 2015: Lo chiamavano Jeeg Robot, l’eroe di Gabriele Mainetti come Dio

Gabriele Mainetti spiazza tutti e porta alla Festa di Roma, nella Selezione Ufficiale, un film che rappresenta una felicissima eccezione nel panorama cinematografico italiano.

Lo chiamavano Jeeg Robot è una composizione di riferimenti culturali misti a suggestioni e a un fortissimo senso d’appartenenza alla città, Roma, che si trasformano in mitologia supereroistica e danno vita a un’aesperienza cinematografica intensa, divertente e emozionante.

“Dovevamo raccontare i personaggi nei loro ambienti – esordisce il giovane regista in merito alla scenografia minuziosamente caratteristica del film – quindi abbiamo pensato di costruire intorno a loro un ambiente che potesse descriverli. Così la casa Enzo è sporca, trascurata, perché a lui non interessa minimamente quello che gli sta intorno, mentre quella di Alessia è piena di colori, perché lei è come un arcobaleno”.

A chi gli chiede il segreto della libertà creativa che ha avuto realizzando il film, Mainetti  risponde che “il segreto è produrselo da soli”. “Ho avuto molta libertà da Rai cinema ma il lavoro di raccolta di fondi è stato lunghissimo, per circa tre anni ho lavorato in veste di produttore per raccogliere il necessario. Non avevamo nemmeno un distributore ma siamo stati guidati dall’incoscienza”.

Luca Marinelli, tra gli interpreti di Non essere Cattivo di Claudio Caligari e qui splendido e folle villain ha raccontato così il suo personaggio: “Lo zingaro è un personaggio a cui vuoi bene, ti appassioni a lui perché è scritto benissimo, mi sono divertito da morire a leggerlo. Nasconde una grande fragilità e ti fa capire che non è cattivo per caso, ma perché gli è capitato qualcosa di brutto che lo ha ferito”.

L’eroe buono, anche se all’inizio riluttante, è interpretato da Claudio Santamaria: “Ho sempre amato i supereroi… Se avessi io dei superpoteri entrerei in Parlamento e poi, quello che succede succede. Da piccolo amavo molto Spider-man, è il primo supereroe che mi è piaciuto, perché è un ragazzino normale che viene morso e si trasforma. Invece Superman non mi piace troppo. Può fare tutto, è come un Dio ma non fa nulla per salvare il mondo. Credo che la volontà di guardare ai supereroi sia perché l’umanità cerca qualcuno che la salvi, una divinità. E Dio è un po’ un supereroe, perché ha poteri infiniti”.

Reduce dal Grande Fratello, esordisce nel film anche Ilenia Pastorelli, nella colorita e fragile figura di Alessia, la donna che “vede il buono in Enzo e lo aiuta a tirarlo fuori”, come lei stessa ha avuto modo di raccontare.

Ma il più grande valore di Lo chiamavano Jeeg Robot è che nonostante sia pieno di riferimenti e citazioni a una cultura cinematografica estera, riesce a mantenere grande fede a quella che è un’immagine del cinema bello che si fa in casa nostra, una fedeltà e un’identità conquistata, secondo il regista, “seguendo i personaggi e le loro azioni. Gli attori ti fanno entrare in empatia con loro e concentrandosi sulle loro vicende il risultato è quello. Potevamo scegliere tante strade ma abbiamo deciso di guardare solo ai personaggi”.

Hero of the Day

Hero of the Day

Daje ragà, positivi. Che se no poi se parliamo solo male di questo Festival di Roma Festa. Eccheccazzo!. Dicevo, se ne parliamo sempre male poi pare che siamo lamentosi e ci si straniscono i Mesti lavoratori che ci invidiano perché noi sfiliamo nel glam e loro no (ma intanto oggi è sabato e stanno a cazzeggià. E noi a lavorà. Ogni medaglia ha il suo rovescio). Il film che ha aperto la mia mattinata è Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Ora, un film dove Claudio Santamaria si trasforma in un super-eroe, sulla carta, è una cazzata col botto, e dunque ci facevo davvero affidamento per impostarci un post perculante. “Capirai – mi dicevo – oggi è facile. Ho svoltato la giornata”.

Lo chiamavano Jeeg Robot luce marinelliE invece è il film di super-eroi più bello che si sia visto negli ultimi cinque anni. Sì, dai, avete letto bene. Intendo compresi i vari vendicatori della domenica e ritorni dei Cavalieri Oscuri, che ai Cavalieri Oscuri, è risaputo, non bisogna cacaje er cazzo, ma pure loro un po’ se le cercano. Intenso, raffinato, ironico senza essere ridanciano, drammatico e pieno di parabole profonde sul rapporto tra potere e responsabilità. Santamaria è un criminale da strapazzo acquisisce la superforza bevendo l’acqua del Tevere – se vi pare una stronzata è solo perché non abitate a Roma, tranquilli – e si innamora della figlia ritardata (ma bona) di un suo compare (morto ammazzato nel primo quarto d’ora. Non è spoiler, ce l’ha scritto in testa, che fa na brutta fine). Lo so, sembra tutto una perculata, ma stavolta sono serio. Il film funziona alla grande. Il villain è Luca Marinelli, attore in grande crescita (era in Non Essere Cattivo di Caligari, ma si vede che il cattivo invece gli riesce benissimo) che già rompe potenzialmente il culo a Jared Leto come interpretazione alternativa del Joker, o quanto meno lo batte sul tempo. E Mainetti i fumetti li conosce benissimo, dato che gli mette in bocca battute analoghe (“Chi è?”. “Sono Jo”. “Jo chi?”. “Jo-ker!”) ma adeguatamente romanizzate e sintetizzate (“Chi è?”. “Stocazzo”. Un grande classico). Tutto questo non fa che confermare il vecchio adagio secondo il quale i migliori film tratti dai fumetti sono quelli tratti da fumetti che non esistono.

Andatelo a vedere e già che passate di lì tirate du spicci a Christopher Nolan. E quindi oggi, non so se s’è capito, me pija parecchio bene. Sarà che c’è un bel sole e oggi ripresento il mio libro in pompa magna (quello serio, che si chiama ‘Antropocinema’ e trovate in tutte le librerie, ma soprattutto online su www.golemlibri.it) in pompa magna allo Spazio della Roma Lazio Film Commission fronte Auditorium in Viale De Coubertin alle 17,15 con gente fighissima come il fumettista Sergio Badino e la saggista Chiara Nucera, non vorrei ce fosse la sòla (termine romano per ‘fregatura’. Scusate se abbondo di trasteverismi, ma del resto il contesto è questo) ma mi pare proprio una bella giornata.

Sì, ho fatto pubblicità al mio evento, al mio libro, e ho scritto “Pompa Magna” per attirare più gente, dato che il sesso e il cibo sono sempre dei viatici efficaci. Oltre che, naturalmente, per usare il latino, che qui in Capitale se sei colto devi ancora parlare così. Potete venire anche a insultarmi per quello che ho appena detto di Christopher Nolan, basta che ce state e portate gente. Tanto io bevo l’acqua del Tevere e poi vi rompo il culo. Passo la palla a Vì e vado a farmi bello. Ho contattato Gesù Cristo apposta.

(Ang)

Ma uffa ma che se fa così? Ma pure io avevo voglia di scrivere cose cattivissime e ciniche, invece sto fes…ehm… sta festa del cinema ti fotte quando meno te lo aspetti.

Io oggi sono andata a vedere Room (vi piace questa prassi che io e Ang ci dividiamo le anteprima stampa per parlarvi di tutti i film in programma? Bene, non abituatevi che è assolutamente un caso), di Lenny Abrahamson, e non piangevo così da quando Brenda e Dylan si lasciano in Beverly Hills 90210.

Il film, presentato a Toronto, racconta la storia di una ragazzina sequestrata da un maniaco e costretta a vivere rinchiusa in una stanza bloccata ermeticamente per anni, durante i quali mette al mondo un bambino. Che dire, il film è una roba meravigliosa e ho poca voglia di cazzeggiare. Tant’è che è appena arrivata Marilena Vinci e abbiamo istituito la giornata della presa a male, perché a quanto pare anche S for Stanley fa lo stesso effetto. E insomma, volevate colpire duro eh organizzatori? Puntate sull’effetto gattino bagnato, ammettetelo, è una cospirazione per indurci a essere clementi. Ma almeno scrivetelo sul programma: “Desolati, ce provamo da 10 edizioni a fa una kermesse discreta ma ce vié sempre ‘na merda. La eco che rimbomba per i corridoi di quest’anno è tesa a dimostrare che siamo, obiettivamente, delle pippe. St’anno ce stamo a imparà, quindi dovemo usà qualche colpetto basso, perdonateci. E perdonate anche tutto il resto: se famo inizià i film con la puntualità di Paris Hilton, se non ve regaliamo niente, se in generale non ce sta ‘na mazza e abbiamo dovuto chiamare Jude Law che tanto stava qua a magnà trapizzini co’ Sorrentino. D’altronde, è vero che l’abbiamo chiamata Festa ma se volevamo fa sul serio mica ve facevamo pagà l’accredito, e su non ci prendete sul serio sempre”.

Bene, novità ancora poche: ieri red carpet smortarello, tant’è che abbiamo iniziato a fa selfie cretini per movimentare la serata e una per dirvi ha chiesto ad Ang un autografo, altri a un certo punto hanno iniziato a pensare fossimo attori di qualche film cazzone diretto da Frank Matano e ha iniziato a scattarci delle foto. Ah ancora non è regista?

Dateglie tempo, è n’attimo.

festa di roma 2015Vari hashtag della serata: da #selfieconlacarducci a #tuseivalentinapettinato?, roba che ce accompagna in tutti i Festival che io ancora non mi spiego perché non siano diventati trend topic. Come dite? I Festival ce li filiamo solo noi? Ha più follower il contadino cerca moglie?

Ah, po’ esse.

Bene. Chiudo col ricordarvi l’appuntamento di oggi per la presentazione dei libri di Andrea e Chiara, forza venite tutti, diventiamo una grande famiglia, così continuo ad alzare il ‘rating celeb’ con le nuove amicizie Facebook che fioccano sotto i festival (misurato con l’apposito strumento che è ‘il Carducciometro’*).

A dopo cari. Vado ad affondare la mia tristezza in una fetta di finta Sacher.

*il ‘Carducciometro è uno strumento scoperto da Ang per misurare la glamitudine di una persona, basato sulla correlazione tra le amicizie della Carducci e quelle condivise con una persona. Se accresci il numero di richieste di amicizie sharate con lei, si alza il rating glam.

(Vì)

Festa del Cinema di Roma 2015 Incontro con Joel Coen e Frances McDormand insieme nella vita e nel lavoro

Intelligenza, ironia, talento, impegno e serietà: questi sono solo alcuni degli aggettivi che descrivono al meglio la splendida coppia costituita da Joel Coen (la “metà” più seria della talentuosa coppia di fratelli del Minnesota) e Frances McDormand, l’attrice premio Oscar per la sua interpretazione in Fargo (1996) film a “gestione familiare” che ha ricevuto ben sette premi Oscar (miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior film, miglior regia, miglior fotografia e miglior montaggio) consacrando definitivamente il prezioso genio immaginifico dei due autori.  Coen e la McDormand, oltre a condividere il set dal 1984, sempre dallo stesso anno condividono anche la vita fuori di esso: sposati e con un figlio di ventuno anni- Pedro- vivono il rapporto tra arte e vita con assoluta naturalezza e profondo rispetto: e proprio di questo hanno parlato, oggi pomeriggio, in Sala Petrassi durante un incontro moderato dal direttore artistico della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda. Per ripercorrere la carriera di entrambi, Monda ha scelto una soluzione particolare: una sorta di cronistoria, prendendo spunto da sei clip estratte da altrettanti film girati insieme, oltre a due clip scelte dai coniugi stessi.

La prima domanda che viene rivolta loro riguarda una piccola curiosità, legata a quando si sono conosciuti; a rispondere per primo è Joel, che racconta il loro primo incontro a New York City durante il provino per trovare l’attrice co- protagonista nel loro primo film, Blood Simple (1984). L’attrice Holly Hunter, loro prima scelta, era impegnata a Broadway per una pièce, così suggerì ai due fratelli di provinare la sua coinquilina e amica Frances, che interviene subito riprendendo il filo del discorso e ricordando del suo primo arrivo nella sala conferenze dove si svolgevano i provini. Lei, con una formazione teatrale e un master in Belle Arti, sapeva molto poco della macchina del cinema, e non aveva mai recitato prima di quel momento davanti alla macchina da presa: appena incontrò i due fratelli, si unì a loro per fumare una sigaretta. Dopo quella chiacchierata decisero di rivederla alle due del pomeriggio, ma lei era impegnata a vedere in tv una soap opera con il suo fidanzato dell’epoca (aneddoto che la donna racconta non senza un certo gusto!). Il suo rifiuto e la sua onestà, uniti alla lealtà nel voler tornare assolutamente alle quattro, colpì nel segno l’interesse dei due fratelli. Ma soprattutto di Joel. Da quel set, amore e lavoro si sono mescolati insieme.

Joel Coen, Frances McDormand 22Entrambi i coniugi raccontano i loro ricordi e le loro riflessioni in merito al film: Joel ricorda di quando, rivedendolo in occasione di un premio destinato a Frances insieme a suo fratello Ethan, si sono entrambi resi conto che c’erano dei passaggi sbagliati a livello di montaggio, e che avrebbero potuto apportare delle modifiche: è così che nasce l’idea per la Director’s Cut del film, più breve di cinque minuti. Frances, al contrario, ricorda il suo primo approccio con la sceneggiatura: le difficoltà, legate ad un codice linguistico che non conosceva e che non riusciva a decifrare, e la sua incapacità di sentirsi a proprio agio in un ruolo cinematografico che la spinse ad essere sospesa tra un’interpretazione controllata- con tanto di espressione fissa!- e invece un coinvolgimento emotiva altissima, che spesso veniva esclusa da Joel ed Ethan dall’inquadratura, prediligendo invece i dettagli. Imbarazzata, Frances ricorda anche la sua prima reazione quando realizzò che doveva realizzare una scena di nudo: la risposta rassicurante di Joel fu “puntiamo alla violenza, non preoccuparti… nessuno noterà il tuo nudo”.

La seconda e la terza clip mostrano invece delle scene tratte dai film Arizona Junior (1987) e Crocevia della Morte (1990) dove la McDormand interpreta sempre due piccoli ruoli: i due fratelli hanno mai scritto dei personaggi pensando, nello specifico, proprio a lei?

Assolutamente sì – replica prontamente Joel – aggiungendo che ogni personaggio affidato a lei è stato plasmato ispirandosi alla sua personalità e alle sue abilità, modellandolo sulle sue capacità.

La parola passa a Frances, che spiega come sia cambiato il marito nella veste di regista, a partire dal suo esordio nel 1984: quello fu un set speciale, perché erano tutti giovani o comunque alle prime esperienze autonome su un set, c’era un’ebbrezza diversa che li spingeva a muoversi e a sperimentare. Joel si è evoluto, cambiando il suo rapporto in quanto regista con gli attori e le attrici con cui collabora, vedendoli parte di un tessuto drammaturgico più alto.

La quarta clip riguarda L’Uomo che non c’era (2001), atipico noir girato in un prezioso bianco e nero che vede La McDormand protagonista femminile affianco all’attore Billy Bob Thornton. Monda solleva un dubbio: è mai capito che un ruolo venisse in mente alla McDormand, o che lei collaborasse con i due fratelli alla stesura della sceneggiatura?

Assolutamente no – replica Joel con un ghigno sardonico – le loro storie sono frutto di un geloso processo creativo tra fratelli, un osmosi di idee e suggestioni che poi, in alcuni casi, rielaborano fino a diventare delle sceneggiature. Certo, l’apporto della personalità forte e determinata di Frances è fondamentale: quando la donna parla dei suoi miti cinematografici, non può esimersi dal citare Anna Magnani- conosciuta grazie ad una retrospettiva organizzata da Monda stesso a New York – che l’ha letteralmente stregata con la sua intensità, incarnando qualcosa che nessuna attrice americana ha mai rappresentato. Come la Magnani è sempre stata associata a Roma e alla romanità, Frances viene spesso associata alla middle e working class americana, incarnando tutte quelle donne forti e tenaci che lottano, lavorano e vivono negli USA (come ha ben rappresentato interpretando Olive Kitteridge). Insomma, un carattere completamente opposto rispetto a quello di Linda, la protagonista bionda di Burn After Reading (2008), penultima clip mostrata, un personaggio che, senza troppi giri di parole, definiscono entrambi “deficiente” ed “idiota” come anche gli altri che popolano l’universo strampalato della pellicola. Sia Frances, che Brad Pitt e George Clooney erano imbarazzati all’idea di interpretare dei personaggi così stupidi, ma tutti e tre ben consapevoli che solo un attore intelligente può fingersi stupido sul grande schermo, non vale il contrario!

Burn After Reading fornisce ad Antonio Monda lo spunto per un’altra domanda interessante che riguarda il ruolo delle commedie, da sempre snobbate nell’ambito delle kermesse ufficiali e dei festival più importanti; secondo Joel, le commedie vengono sottovalutate perché considerate superficiali: il sistema, infatti, tende a non premiare i lavori che impongono loro di spingersi un po’ più in là con lo sguardo, ben oltre quell’apparente stato di superficialità.

L’ultima clip della serie mostra Fargo, il loro film più intimo e personale (insieme ad A proposito di Davis e A Serious Man) dove hanno messo in gioco- in fase di scrittura- tanti elementi personali delle loro esistenze: Il Minnesota, l’essere diventati genitori, il matrimonio, e quell’umorismo caustico che viene bilanciato da picchi inquietanti. Cos’ha lasciato questo film ad entrambi?

Secondo Joel, l’attenzione che riceve un film e il ricordo nel girarlo non possono essere disgiunti tra loro. L’esperienza avuta è condizionata e la sua percezione viene falsata; sullo stesso punto di vista si trova anche Frances, che aggiunge di sapere bene che il suo volto sarà per sempre identificato a quel personaggio, anche se recentemente ha potuto mettere alla prova sé stessa interpretando il suddetto ruolo di Olive Kitteridge per la tv, regalando una delle migliori interpretazioni della sua vita secondo il marito. La McDormand ricambia il favore dichiarando che, secondo lei, il miglior film girato dal marito è A Proposito di Davis (2013), un’altra storia personale che scava nel profondo delle loro esistenze e mette in scena la storia, dolce amara, di un perdente dall’enorme talento condannato a subire i tiri mancini del fato.

Festa di Roma 2015: Campo Grande recensione del film di Sandra Kogut

Campo Grande è il film adatto per competere in un festival medio dalla risonanza internazionale. Anche se non è questo il contesto- e il senso- della festa del Cinema di Roma, la pellicola di Sandra Kogut, presentata nella categoria Alice nella Città, gioca sulla “furbizia dei sentimenti”, raccontando la storia di due bambini, fratello e sorella, Ygor e Rayanne, abbandonati dalla madre Ana davanti al portone di casa della ricca signora Regina, presso la quale prestava servizio la nonna dei bambini Maria. Da questo episodio partono le ricerce per trovare la madre scomparsa, in un viaggio fisico ma soprattutto umano, tra i dedali della “faccia triste” del Brasile moderno.

La pellicola non aggiunge nulla di nuovo al classico topos dell’infanzia maltrattata: scegliere di raccontare una storia di abbandono, degrado, povertà e desolazione attraverso gli occhi- e i sentimenti- dei piccoli protagonisti è una scelta che sicuramente ha un passaggio privilegiato per il cuore degli spettatori, ma allo stesso tempo non brilla di luce propria ma, anzi, del riflesso sbiadito delle mille storie perse nella crudele realtà. Una vicenda del genere è talmente ancorata alla realtà da restare sospesa nel limbo vitreo tra la vita e il documentario, un non- luogo dove al film non è permesso di svilupparsi fino in fondo; forse anche per colpa di una sceneggiatura discontinua appesantita da bruschi “vuoti logici”, pause nello spazio- tempo narrativo- e brusche cesure visive- che disorientano lo spettatore abbandonandolo nel caos delle emozioni e dei drammi dei quattro protagonisti: due fratelli che non hanno nient’altro al mondo se non loro stessi  (anche sul piano affettivo) e una coppia speculare madre- figlia (Regina e Lila) alle prese con una prova diffciile che la vita ha posto loro davanti: un divorzio e un trasloco, il brusco passaggio da una condizione ad un’altra.Caampo Grande 2

Il grande pregio di Campo Grande è sicuramente quello di mostrare, con un occhio scarno e diretto, senza grandi movimenti di macchina pronti a camuffare la realtà, uno spaccato profondo di un paese lacerato dalle sue contraddizioni, sospeso tra un’aggressiva conquista della modernità e del benessere e una povertà- umana e fisica- dilaniante, dove il degrado economico e sociale si accompagna a quello dei sentimenti, travolti da un impotente senso di disperazione.

Festa di Roma 2015: The Whispering Star recensione del film di Sion Sono

THE WHISPERING STAR

Dallo status di “specie fiorente e popolosa” sul suolo terreste a quello di “specie protteta”, per arrivare a “specie in via d’estinzione”.

Sion Sono ci porta, con una certa dose di spietata freddezza, in futuro gelido, né doloroso, né gioso… semplicemente vuoto. Yoko Suzuki (Megumi Kagurazaka) è un androide che fa il correrie tra diversi pianeti, al servizio dei pochi umani rimasti in vita nella nostra galassia. Le consegne prevedono naturalmente dei tempi molto lunghi (si parla di molti anni), ma gli umani rimasti sembrano preferire ancora la vecchia consegna a mano al teletrasporto, ormai di uso comune nell’epoca in cui si svolge il film.
Dopo i primi minuti del film, sofferti per la presenza statica di soli due personaggi, uno di umana forma e un computer, in uno spazio molto piccolo, le immagini in origine fredde cominciano a svelare la propria essenza. Calati in una dimensione in cui la convenzione umana del tempo viene annullata per lasciar posto a un’eternità e a una natura che è andata avanti senza l’uomo, gli esseri umani sembrano corpi che camminano. Punito dalla madre terra, per aver ceduto all’illusione del poter che avrebbe ricavato dalla tecnologia, e che poi l’ha divorato, si muove in un mondo privo di colore. Non potendo più fare parte del cerchio della vita né dell’unvierso ipertecnologico che l’ha fagocitato, ogni uomo vive su un pianeta, fisico e spirituale, a sé stante. La convenzione del tempo, unica umana certezza, è sparita e si è fatta libera interpretazione di ogni essere, materializzata nella simbologia dietro i costumi dei personaggi. L’identità comunitaria si è così progressivamente sfaldata, lasciando l’uomo in un purgatorio eterno in cui nessuna esistenza conta veramente qualcosa.
Unica scintilla di speranza, sono i pacchi spediti dagli umani attraverso la galassia, contenenti oggetti di valore materiale nullo, attraverso i quali sopravvive un barlume di umanità, che rappresentano per loro stessa esistenza, la fiducia riposta in un’impronta lasciata ai posteri.

Con la poesia di cui è capace, Sion Sono, riesce a mettere in scena un film che fa della chiarezza la sua missione: con disarmante semplicità il regista riflette sull’importanza di una vita vissuta con tutte le umane difficoltà, che, sebbene evitate, sono le uniche a darle veramente senso. In The Whispering Star il silenzio diventa cifra stilistica e fa eco nelle voci dei personaggi, sussurate, forse perché atrofizzate, come atrofizzata è la capacità di provare empatia e trasporto verso gli altri corpi vuoti che si trascinano tra le città morte. Nell’appartamento/navicella l’androide, che sembra essere l’evoluzione più logica dell’uomo, porta dentro di sé un’involuzione animale: tra quattro mura, Yoko Suzuki è sola, isolata da tutto il resto, eppure mantiene un retaggio umano nell’ordine rigoroso in cui vive che diviene patologico poiché privo di qualsiasi senso possibile.

Festa di Roma 2015: Belle & Sebastien – l’avventura continua, la conferenza stampa

Scortati dal maestoso pastore maremmano, Belle & Sebastien – l’avventura contiuna viene presentato nella cornice di Alice nella Città dal giovanissimo Félix Bossuet (10 anni), dal regista Christian Duguay, la new entry del cast, Thierry Neuvic e Gugliemo Marchetti (Notorious Pictures).

Il primo film è stato un grande successo. Com’è stato dover fare i conti con la sensazione di dover quantomeno eguagliarlo?

Christian Duguay: Quando c’è una sostituzione importante come quella del regista, in un film che è arrivato al suo secondo capitolo, credo che sia molto importante restare fedeli e rispettosi di chi è venuto prima di noi e sapere bene a chi ci si vuole rivolgere. Certo, è bene sempre cercare di aggiungere nuovi e più colori alla storia. Nel mio caso lo scopo era, oltre ad aggiungere spettacolarità alle scene, quello di dargli uno spessore emotivo. Il risultato mi ha soddisfatto, sono molto orgoglioso di questo film perché riesce a veicolare valori universali.

Cosa rende così eterna questa storia?

CD: Ci sono naturalmente elementi senza tempo, il rapporto tra il bambino e il cane, il rapporto di entrambi con la natura. Nel primo queste componenti erano già venute fuori e, con questo secondo capitolo, abbiamo cercato di dare grande rilevanza al rapporto con il padre che è qualcosa con cui tutti noi, figli, dobbiamo fare i conti e ci tocca quindi da vicino.

Vi aspettavate questo successo di pubblico?

Guglielmo Marchetti: No, non eravamo pronti, ma non è un successo casuale. Acquistiamo la maggior parte dei film su sceneggiatura: abbiamo visto il promo a Berlino e ce ne siamo innamorati. Ci abbiamo creduto molto e abbiamo avuto ragione. Per ciò che riguarda il secondo capitolo, abbiamo deciso di uscire l’8 dicembre, in clima natalizio, un periodo molto caldo competitivamente nel panorama italiano. Tuttavia non siamo spaventati, la storia è straordinaria. Usciremo con 500 copie e con un piano promozionale prontissimo a partire.

I set con animali e bambini sono notoriamente i più difficili. Com’è andata sotto questo punto di vista?

CD: Quando si lavora con i bambini si deve cercare innanzitutto di ottimizzare perché, spesso, hanno poco tempo, avendo tante altre cose da fare. Félix aveva infatti due controfigure, poiché non avevamo molto margine di rischio. Per quanto riguarda i cani ne avevamo quattro in totale. Naturalmente ripetere una scena con degli animali è un problema, anche per la costanza e la continuità richiesta agli attori.

Thierry Neuvic: Lavorare con Félix è stato un piacere, tra di noi è subito scattata la magia. Devo dire che non è stato poi tanto faticoso neanche dover lavorare con i cani, grazie alla grande bravura e professionalità degli addestratori.

Belle & Sebastien – l’avventura contiuna sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 8 dicembre.

Paranormal Activity 5: trailer finale

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Paranormal Activity 5: trailer finale

Paramount ha pubblicato online in trailer finale di Paranormal Activity 5. Il film sarà diretto da Gregory Plotkin, che debutta alla regia, mentre lo script sarà curato da Jason Pagan e Andrea Deutschman. Ecco il trailer:

https://www.youtube.com/watch?v=xM1O8jcyRAw

Paranormal Activity 5 dovrebbe debuttare in UK il 21 ottobre, seguita dal rilascio negli Usa il 23 dello stesso mese. Ricordiamo che Landon ha scritto gli ultimi tre episodi della saga e che ha lasciato il franchise dell’orrore per dirigere la commedia horror della Paramount, Boy Scouts Vs Zombies.

Fonte: gamesradar

Crimson Peak: Del Toro e il cast svelano i loro film dell’orrore preferiti

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Total Film ha intervistato il regista e i protagonisti di Crimson Peak, Guillermo Del ToroTom Hiddleston e Mia Wasikowska, per scoprire tutti i dettagli più interessanti del film.

Avvicinandosi halloween, non è mancata la domanda sui film dell’orrore preferiti. Ecco quali sono state le risposte dei tre:

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Protagonisti del film diretto da Guillermo del Toro sono Tom Hiddleston, Mia Wasikowska, Charlie Hunnam e Jessica Chastain.

Trama: Una giovane donna (Wasikowska) è conquistata da un pretendente carismatico(Hiddleston) che la porta a vivere con sé nella sua casa di famiglia. Lì la giovane trova piùdi quanto si aspettasse, tra cui una sorella gelosa (Chastain) e più di un paio di scheletrinell’armadio“.

Fonte: gamesradar

Kill Your Friends: nuovo trailer con Nicholas Hoult

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È stato pubblicato online il nuovo trailer di Kill Your Friends, commedia nera di Owen Harris tratta dall’omonimo romanzo del 2008 di John Nivens. Protagonista del film e del trailer è Nicholas Hoult. 

Trama:

Mentre il ventesimo secolo esala il suo ultimo respiro con il Britpop al suo zenit, il ventisettenne talent-scout Steven Stelfox sta forgiando la sua strada attraverso l’industria musicale londinese. Impegnato in una ricerca globale della prossima megahit e alimentato da avidità e quantità disumane di cocaina, Stelfox indulge liberamente in un’orgia infinita di autogratificazione, ma l’industria sta cambiando velocemente e le hit si stanno prosciugando e l’unico modo che ha di salvare la sua carriera è quello di portare l’idea di “ferocia” a nuovi livelli di follia omicida.

Nel cast ci sono anche Jim Piddock (che incarna Derek Summers, direttore dell’etichetta per cui lavora Steven Stelfox), James Corden e Tom Riley.

Fonte: gamesradar

Ant-Man: cover e contenuti della versione blu-ray

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Ant-Man: cover e contenuti della versione blu-ray

A seguito del promo, Marvel ha anche svelato la copertina della versione Blu-Ray di Ant-Man, oltre all’elenco completo dei bonus.

Ecco la cover del blu-ray:

ant-man-cover

BONUS:

Making Of An Ant-Sized Heist: A How-To Guide — impostate l’orologio e fate il conto alla rovescia verso l’azione, in questo veloce dietro le quinte di come si realizza un Heist Movie (film di rapina), tra cui l’esilarante rapina di Scott Lang, il costume di Ant-Man e una seria di incredibili effetti speciali.

Let’s Go To The Macroverse — restringiamo le nostre dimensioni in questo sguardo affascinante al mondo creato dal punto di vista di Ant-Man, dalla fotografia macro fino a quella subatomica.

Whih Newsfront – Una serie di contenuti dal forte impatto, tra cui uno sguardo al futuro di Pym Technologies con Darren Cross, l’intervista a Christine Everhart dell’ormai prossimo al rilascio Scott Lang, dopo la famigerata rapina alla VistaCorp, e altro ancora.

Ancora, scene tagliate e estese, una serie di gag e il commento audio di Peyton Reed e Paul Rudd.

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Dotato della strabiliante capacità di rimpicciolirsi e al contempo accrescere la propria forza, il ladro provetto Scott Lang (Paul Rudd) dovrà ricorrere alle sue doti eroiche per aiutare il proprio mentore Dr. Hank Pym (interpretato dal premio Oscar Michael Douglas) a proteggere il suo spettacolare costume di Ant-Man da nuove, terribili minacce. Esposti a ostacoli apparentemente insormontabili, Pym e Lang dovranno pianificare un colpo che salverà il mondo.

Fonte: CBM

Guillermo Del Toro ucciderebbe per adattare un celebre libro di Stephen King

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Ogni regista ha i suoi libri preferiti, storie che sogna di trasportare sullo schermo cinematografico. Anche Guillermo Del Toro, regista di Hellboy e di Crimson Peak, ha svelato quale sarebbe l’adattamento su cui desidererebbe lavorare.

Del Toro sembra assolutamente innamorato del romanzo di Stephen King, Pet Sematary, tanto che su Twitter ha rivelato che ucciderebbe per realizzarlo. Ecco il tweet:

StephenKingPetSemataryPet Sematary aveva già avuto una sua versione nel 1989, sotto la direzione di Mary Lambert, ed un seguito nel 1992. Nel 2013 era stato annunciato un remke con regista Juan Carlos Fresnadillo, ma poi non si era saputo più nulla. A Luglio Jeff Buhler, che si occupava della sceneggiatura, ha parlato del film, ma ancora oggi non ci sono notizie certe, sebbene sembra che il film possa entrare in produzione a fine anno.

E se lo girasse Guillermo Del Toro?

Fonte: ComicBook

Festa di Roma: Cinefilos e Mazda mettono in palio oggi due biglietti per Room

Cinefilos.it in collaborazione con Mazda mette in palio due biglietti per la proiezione  di Room, l’acclamato film vincitore del Toronto Film Festival e che sarà proiettato oggi alle 22:30 nella sala Mazda Cinema Hall. Per vincere il biglietto vi basta contattare la nostra redazione ([email protected]) e ritirare il biglietto allo spazio Mazda questa sera prima della proiezione. Una volta ritirato il biglietto vi potrete recare in sale e provare la fantastica 360 experience con Mazda prima del film.

L’applaudito thriller vincitore della 40esima edizione del Toronto Film Festival: il film racconta l’amore sconfinato tra una madre e il suo bambino, costretti ad un’esistenza intrappolata tra le mura di una stanza di dieci metri quadri.

Festa di Roma 2015: domani arriva Il viaggio di Arlo, il film Disney Pixar

Domani 18 ottobre il lungometraggio Il viaggio di Arlo sarà  protagonista della Festa del Cinema di Roma. Un footage del nuovo film Disney Pixar, diretto da Peter Sohn (Parzialmente Nuvoloso) e prodotto da Denise Ream (Cars 2), sarà infatti presentato in anteprima, eccezionalmente, da Kelsey Mann, Story Supervisor del nuovo capolavoro nelle sale dal 25 novembre, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Kelsey Mann, che ha collaborato al film premio Oscar® Toy Story 3 – La Grande Fuga e diretto il cortometraggio Party Central, lavora ai Pixar Animation Studios dal 2009. Nel 2013 è stato story supervisor per il film Disney•Pixar Monsters University; da sempre appassionato di cinema, animazione e marionette, Mann ha inaugurato la propria carriera in un piccolo studio d’animazione per poi trasferirsi nel 2000 a Los Angeles, dove ha lavorato come animatore, storyboard artist e regista.

Nel corso di questa nuova edizione, la Festa del Cinema di Roma celebra inoltre i Pixar Animation Studios vent’anni dopo l’uscita nelle sale del suo primo lungometraggio d’animazione con un’ampia retrospettiva che trae ispirazione dal team creativo guidato da John Lasseter che, da Toy Story a Inside Out, ha ridefinito i confini dei film d’animazione, registrando incassi record in tutto il mondo per tutti gli straordinari film realizzati fino ad oggi.

I quindici magnifici lungometraggi – Toy Story – Il Mondo dei Giocattoli, A Bug’s Life – Megaminimondo, Toy Story 2 – Woody e Buzz alla Riscossa, Monsters & Co., Alla Ricerca di Nemo, Gli Incredibili – Una “Normale” Famiglia di Supereroi, Cars – Motori Ruggenti,Ratatouille, Wall•E, Up, Toy Story 3 – La Grande Fuga, Cars 2, Ribelle – The Brave, Monsters University, Inside Out – e i memorabili corti che hanno accompagnato le uscite combinando fantasia, passione e accuratezza conquisteranno, ancora una volta, gli spettatori che sino al 24 settembre riempiranno le sale dell’Auditorium Parco della Musica.

Doctor Strange: svelato il ruolo di Rachel McAdams

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Doctor Strange: svelato il ruolo di Rachel McAdams

Solo due giorni fa vi avevamo dato la notizia dell’ingresso di Rachel McAdams (True Detective)  nel cast di  Doctor Strange. Ora arrivano ulteriori novità, che riguardano il ruolo che l’attrice dovrebbe interpretare.

Mentre Benedict Cumberbatch sarà il protagonista, Doctor Strange, Tilda Swinton sarà The Ancient One. Chiwetel Ejiofor è stato invece scelto come Barone Mordo e Mads Mikkelsen dovrebbe essere Dormammu, malvagio signore della Dimensione Oscura. Tutto lasciava pensare che Rachel McAdams potesse interpretare Clea, donna originaria della Dimensione Oscura, nipote di Dormammu e moglie di Doctor Strange.

Eppure, secondo nuove indiscrezioni, non sarà quello di Clea il ruolo assegnato alla McAdams. L’attrice dovrebbe invece entrare nei panni di Christine Palmer, che compare in un fumetto Marvel, Night Nurse, nella quale è un’infermiera chirurgica.

Vi ricordiamo che l’uscita di Doctor Strange è prevista per il 4 novembre 2016. Dirige Scott Derricksonda una sceneggiatura di Jon Aibel e Glenn Berger, rimaneggiata da Jon Spaihts. Produttore del film, Kevin Feige, con Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan Lee e Stephen Broussard come produttori esecutivi.

Fonte: CBM

Festa di Roma 2015: Sake Bar al Mazda Lounge

Festa di Roma 2015: Sake Bar al Mazda Lounge

Un esclusivo Sake Bar nella Mazda Lounge alla Festa del Cinema di Roma: dove la tradizione e la passione giapponese per il gusto incontrano la passione per il cinema.

Mazda, in collaborazione con Gambero Rosso, rende omaggio ai sapori della tradizione giapponese alla Festa del Cinema di Roma grazie all’estro del grande Barman Pino Mondello.

Il sake (酒, “liquore”), detto anche “vino di riso”, è una bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dall’unione di alcol etilico con il liquido derivato dalla fermentazione del riso.

Il Sake ha profondi legami con la cultura e le tradizioni millenarie del Paese del Sol Levante, perfino con lo Shinto, la religione animista del Giappone.

Per questo Mazda, che della tradizione, dei valori, della cultura e del gusto giapponese è ambasciatrice nel mondo ha previsto, all’interno della cornice della Festa Internazionale del Cinema di Roma di cui è Official Sponsor, uno spazio dedicato proprio alle atmosfere e ai sapori propri del Giappone.

All’interno del Villaggio della Festa, nella Mazda Lounge lo spazio deputato a ospitare personalità e attori del mondo del cinema per i loro incontri con la stampa, accanto alla MX-5 Cinema Hall – una specialissima interpretazione di una fiammante roadster colore Soul Red trasformata per l’occasione nell’unica sala cinematografica al mondo riservata unicamente a due spettatori – verrà allestito un corner dedicato alla particolare bevanda giapponese.

Curato da Gambero Rosso, questo speciale Sake Bar – avvalendosi di un Barman d’eccezione come Pino Mondello – offrirà una degustazione gratuita dell’esotico vino agli ospiti che affolleranno la Mazda Lounge.

Pino, esattamente come Mazda, si è distinto per essere uno sperimentatore, divenendo anche per questo uno dei punti di riferimento della nuova generazione di barmen, molti dei quali devoti della “Mixology”, ovvero l’arte della miscelazione, abilità che Mondello applica anche ai suoi formidabili gelati all’azoto liquido, una tecnica assolutamente rivoluzionaria che esalta i gusti più raffinati.

Possiamo quindi parlare di affinità elettive tra la casa automobilistica che per migliorare sempre sfida le convenzione e l’artista del bancone che ama sperimentare nella continua ricerca dell’eccellenza nel gusto.

Un cocktail – è proprio il caso di dire – assolutamente azzeccato di tradizione e innovazione che non potrà che deliziare gli occhi e i palati più esigenti degli ospiti della Mazda Lounge in una manifestazione che quest’anno come mai in precedenza sarà una vera e propria Festa nel senso più pregnante del termine.

Festa di Roma 2015: Junun recensione del film di Paul Thomas Anderson

Arriva alla Festa del Cinema di Roma dopo un passaggio al New York Film Festival, Junun, documentario del registra Paul Thomas Anderson.
Il documentario musicale segue il chitarrista e compositore poli-strumentista dei Radiohead, Jonny Greenwood nel suo viaggio in India a Febbraio 2015, dove è stato invitato a collaborare con Shye Ben Tzur, artista israeliano, nella creazione del suo ultimo album.
Insieme al mega produttore dei Radiohead Nigel Goodrich e alla band locale di corde e fiati che si fanno chiamare Rajasthan Express, i musicisti si sono ritrovati a condividere giornate di lavoro nella creazione dell’album di Ben Tzur nella splendida cornice di una palazzo del quindicesimo secolo chiamato Mehrangarh Fort appartenente al Maharaja, con spettacolare vista sopra a Jodhpur nel nord-ovest dell’India.

Al centro del documentario c’è indiscutibilmente la musica, che lascia poco spazio a parole che si potrebbero contare su una mano: il processo di creazione, di stare insieme, di collaborazione e i progressi sono ripresi dall’occhio di Paul Thomas Anderson, che apre con una spettacolare ripresa dal centro del cerchio creato dai musicisti seduti a terra. Junun in lingua Hindi significa “passione” o “mania dell’amore” e rappresenta in pieno la musica che Ben Tour e Greenwood ci fanno ascoltare: le melodie iniziano piano, delicatamente e crescono ad un ritmo più insistente e martellante, accompagnati da cantilene che tanto si avvicinano a richiami di preghiera. Ben Tzur guida il gruppo, mentre Greenwood, magrolino e frangia lunga a coprire il viso se ne sta in disparte ricurvo sulla sua chitarra a creare e osservare.

Non è la prima collaborazione tra Anderson e Greenwood, ma normalmente è il secondo che si presta all’arte del primo. Sin dal 2007 il chitarrista ha creato le colonne sonore per i film di Anderson, partendo da Il Petroliere, passando per Norwegian Wood ed …E ora parliamo di Kevin fino a The Master e Vizio di Forma. Insomma un sodalizio che funzione di reciproca collaborazione e forse Junun è un modo per ripagare Greenwood del lavoro svolto: ma ad essere sinceri Paul Thomas Anderson non si spreca più di tanto su questo documentario, che fa pensare che il suo passaggio ai festival sia più dovuto al richiamo del suo nome che al contenuto stesso. Certo, con uno sguardo esclusivo ci porta all’interno di questo processo di creazione, ma il più delle volte il regista sta lì a divertirsi a fare riprese (sì, spettacolari) con un drone.

Perché sono lì? Perché Jonny Greenwood è in India? Perché sta collaborando con Shye Ben Tzur? Non avremo queste risposte da Junun e questo a mio avviso è una grande pecca. Ma avremo solo 54 minuti di bella musica, che non è poco.

Skull Island: prime foto dal set del nuovo film su King Kong

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Skull Island: prime foto dal set del nuovo film su King Kong

Sono iniziate ufficialmente le riprese di Skull Island, il nuovo film basato sul personaggio celebre di King Kong e oggi dal set arrivano le prime foto:

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Kong Skull Island, che uscirà nel 2017, include nel cast Tom Hiddleston, Brie Larson e Samuel L. Jackson. 

Arrow 4×03: promo esteso dall’episodio “Restoration”

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Arrow 4×03: promo esteso dall’episodio “Restoration”

Il network americano della The CW ha diffuso il promo ufficiale di Arrow 4×03, il terzo atteso episodio che si intitolerà “Restoration” e che andrà in onda prossima settimana.

https://youtu.be/VAj9b190vbw

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Arrow è una serie televisiva statunitense sviluppata da Greg Berlanti, Marc Guggenheim e Andrew Kreisberg. È basata sul personaggio di Freccia Verde, supereroe protagonista di una serie di fumetti pubblicata da DC Comics. Viene trasmessa dal 10 ottobre 2012 sul canale The CW. In Italia la serie è stata trasmessa in prima visione su Italia 1 dall’11 marzo al 27 maggio 2013. Dal 10 gennaio va in onda in Italia la seconda stagione su Italia 1, anche se precedentemente la versione sottotitolata in italiano della stessa stagione è stata trasmessa dal 22 ottobre 2013 suPremium Action.

Festa di Roma 2015, Incontri ravvicinati: Jude Law e Renzo Piano

La decima edizione della Festa del Cinema di Roma ospiterà domani, sabato 17 ottobre alle ore 18 presso la Sala Sinopoli, l’Incontro Ravvicinato con uno dei più celebri e amati attori del panorama cinematografico internazionale, Jude Law. Due volte candidato all’Oscar per le sue interpretazioni ne Il talento di Mr. Ripley e Ritorno a Cold Mountain, entrambi di Anthony Minghella, nel corso della sua folgorante carriera, Jude Law ha recitato per alcuni fra i più celebri autori del cinema moderno: da Mike Nichols (Closer) a Steven Spielberg (A.I. – Intelligenza artificiale), da Sam Mendes (Era mio padre) a Steven Soderbergh (Contagion, Effetti collaterali) fino a Martin Scorsese (The Aviator, Hugo Cabret). Attore straordinariamente versatile, è il protagonista della prima serie televisiva firmata dal premio Oscar, Paolo Sorrentino, “The Young Pope”, co-produzione internazionale targata Sky, HBO e Canal+.

Alle ore 19.30 presso la Sala Petrassi, secondo Incontro Ravvicinato della giornata, protagonista Renzo Piano, il padre dell’Auditorium Parco della Musica. Senatore a vita, personalità di spicco della cultura italiana nel mondo, Piano racconterà al pubblico come l’immaginario cinematografico dialoghi con l’architettura e del suo personale rapporto con la settima arte. “Se non fossi architetto avrei sicuramente fatto cinema” ha rivelato di recente alla stampa.

The Vampire Diaries 7×03: promo esteso di “Age of Innocence”

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The Vampire Diaries 7×03: promo esteso di “Age of Innocence”

Il network americano della The CW ha diffuso il promo esteso di The Vampire Diaries 7×03, il terzo episodio che si intitolerà “Age of Innocence”:

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Festa di Roma 2015: omaggi a Stanley Kubrick e Sergio Corbucci

Festa di Roma 2015: omaggi a Stanley Kubrick e Sergio Corbucci

Nell’ambito dell’omaggio a Stanley Kubrick, alle ore 18.30 presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, si terrà la proiezione di S Is For Stanley: il regista Alex Infascelli porta sul grande schermo la storia di Emilio D’Alessandro, autista personale del grande cineasta statunitense. Un’amicizia che ha attraversato trent’anni di vita. Alle ore 21.30, il MAXXI ospiterà, nella linea di programma Work in Progress, la proiezione di 2 di noi di Ivan Cotroneo, regista de La kryptonite nella borsa, presentato in concorso a Roma nel 2011, scrittore di successo e sceneggiatore premiato con il Globo d’Oro per Mine vaganti di Ferzan Özpetek. L’interessante progetto italiano, in fase di realizzazione, sarà proiettato alla presenza del cast che incontrerà il pubblico dopo la proiezione.

In occasione dell’omaggio a Sergio Corbucci, la Casa del Cinema ospiterà alle ore 15.30 la proiezione di Sergio Corbucci – L’uomo che ride di Gioia Magrini e Roberto Meddi. Attingendo all’autobiografia inedita, il documentario si avvale di materiali di repertorio dell’Istituto Luce, di foto, filmati amatoriali privati e delle testimonianze di amici, collaboratori e, in primis, della moglie Nori. Ad introdurre la pellicola ci sarà Enrico Vanzina che parlerà del ruolo di Corbucci all’interno della storia del cinema italiano.
Alle ore 17.30, sempre alla Casa del Cinema, si terrà una conversazione con Kim Rossi Stuart in occasione della proiezione di Anche Libero va bene. Il film d’esordio alla regia dell’attore romano, selezionato dalla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, è valso a Kim Rossi Stuart il David di Donatello come miglior regista esordiente. La pellicola fa parte della linea di programma “I film della nostra vita”, la stessa di The Last Tycoon capolavoro di Elia Kazan che sarà proiettato alle ore 21.

Festa di Roma 2015: L’acclamato Room di Lenny Abrahamson

Festa di Roma 2015: L’acclamato Room di Lenny Abrahamson

Secondo giorno alla Festa del Cinema di Roma e alle ore 22 arriva Room di Lenny Abrahamson, l’applaudito thriller vincitore della 40esima edizione del Toronto Film Festival: il film racconta l’amore sconfinato tra una madre e il suo bambino, costretti ad un’esistenza intrappolata tra le mura di una stanza di dieci metri quadri. Ancora per la Selezione Ufficiale, alle ore 22.30 in Sala Petrassi, la proiezione di Hiso Hiso Boshi di Sono Sion: la pellicola è incentrata sulla figura di Machine ID 722, l’androide che muove i passi in un mondo la cui popolazione è composta per l’80% da robot. Con il computer di bordo viaggia da un sistema solare all’altro, consegnando pacchi agli umani; uno dei suoi viaggi lo porta a “Whispering Star”, la stella dei sussurri, dove ogni rumore superiore a trenta decibel può uccidere gli abitanti.

Grey’s Anatomy 12×05: foto promozionali “Guess Who’s Coming to Dinner”

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Il network americano della ABC ha diffuso le foto promozionali di Grey’s Anatomy 12×05, il quinto episodio che si intitolerà “Guess Who’s Coming to Dinner”:

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Grey’s Anatomy è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 2005. È un medical drama incentrato sulla vita della dottoressa Meredith Grey, una tirocinante di chirurgia nell’immaginario Seattle Grace Hospital di Seattle. Il titolo di Grey’s Anatomy gioca sull’omofonia fra il cognome della protagonista, Meredith Grey, e Henry Gray, autore del celebre manuale medico di anatomia Gray’s Anatomy (Anatomia del Gray). Seattle Grace (poi Seattle Grace Mercy West e, ulteriormente, Grey Sloan Memorial Hospital) è invece il nome dell’ospedale nel quale si svolge la serie. I titoli dei singoli episodi sono spesso i titoli di una o più canzoni.

Inizialmente partita come una serie in midseason, Grey’s Anatomy ha ben presto attratto pubblico, ricevendo anche numerosi premi e riconoscimenti nel corso degli anni. Insieme a Desperate Housewives e Lost, è considerata una delle serie TV che hanno riportato al successo il network televisivo statunitense ABC. Nel 2007 ha generato uno spin-off, Private Practice, di cui è protagonista Kate Walsh nel ruolo diAddison Montgomery. Un adattamento della serie in versione soap opera, intitolato A corazón abierto, è andato in onda in Colombia dal 26 maggio 2010.

The Originals 3×03: clip dall’epsiodio “I’ll See You in Hell or New Orleans”

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Il network americano della The CW ha diffuso una clip di The Originals 3×03, il terzo episodio di “I’ll See You in Hell or New Orleans”:


Festa di Roma 2015: primo film italiano “Lo chiamavano Jeeg Robot” con Claudio Santamaria

Secondo giorno di Festa di Roma 2015 per la Selezione Ufficiale alle ore 19.30 la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà il primo film italiano inserito nella Selezione Ufficiale, Lo chiamavano Jeeg Robot: il lungometraggio dell’attore e produttore cinematografico italiano Gabriele Mainetti racconta la storia di Enzo Ceccotti, interpretato da Claudio Santamaria (Nastro d’Argento come Miglior Attore Protagonista per Romanzo Criminale) che, dopo aver scoperto di possedere poteri sovraumani, affronterà la sua vita da delinquente con uno spirito tutto nuovo.

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