E’ uscito da poco in
home video l’edizione blu-ray di The Avengers, ricca di contenuti
speciali e scene tagliate dal film.
Al via le riprese di L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi!
Prendono il via domani, giovedì 27 settembre, le riprese del nuovo film di Giovanni Veronesi dal titolo “L’ultima ruota del carro”, una produzione FANDANGO e WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA.
Cesare deve morire candidato italiano all’Oscar
Ben Whishaw in Robocalypse?
Dopo Chris Hemsoworth e Anne Hathaway, ecco una new entry nel possibile cast di Robocalypse, nuovo colossal spielberghiano: nel mirino ci sarebbe Ben Whishaw (il ‘Q’ di Skyfall). Secondo quanto scrive Variety, l’attore, pur non avendo ancora ricevuto un’offera ufficiale, sarebbe comunque la prima scelta di Spielberg per il ruolo del personaggio di Lurker, che ha un ruolo chiave nella vicenda, incentrata su Archos, un’intelligenza artificiale che porta i robot alla rivolta contro gli esseri umani. Drew Goddard (Cabin in the Woods) ha scritto l’adattamento del romanzo originale, firmato da Daniel H. Wilson. Spielberg avvierà le riprese dopo aver terminato i tour promozionali di Lincoln. L’uscita di Robocalypse è prevista per l’aprile 2014. Whishaw apparirà nel frattempo in Cloud Atlas, uscita fissata per il prossimo 22 febbraio.
Fonte: Empire
L’Alba del Pianeta delle Scimmie: cercasi regista
Già al centro di rumours degli ultimi giorni è arrivata la conferma dell’abbandono da parte di Rupert Wyatt di L’alba
Le Belve: intervista a Taylor Kitsch
Daniel Brühl sul set per Anton Corbijn
Dopo le voci degli ultimi tempio, arriva la conferma ufficiale: Daniel Brühl entra nel cast stellare assemblato da Anton Corbijn per l’adattamento di A Most Wanted Man, romanzo di John Le Carré, uscito in Italia col titolo di Yssa il buono. La storia è appunto incentrata su Yssa, un rifugiato scappato da una prigione turca e inseguito dalla polizia svedese con l’accusa di essere un terrorista ceceno.
Arrivato ad Amburgo, il protagonista rivela di avere la possibilità di accedere a dei conti bancari segreti nei quali è contenuto denaro di provenienza molto dubbia: e ciò attirerà su di sè l’attenzione dei servizi segreti di mezzo mondo. Al momento sul ruolo assegnato a Brühl non è stato ancora rivelato, mentre il protagonista sarà interpretato da Grigoriy Dobrygin, in un cast che cui parteciperanno, tra gli alti, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, oltre a una serie di attori tedeschi trai quali Nina Hoss, Franz Hartwig, Kostja Ullman, Rainer Bock, Charlotte Schwab, Max Volkert Martens e Martin Wuttke; al film parteciperà inotre l’attrice turca Derya Alabora. L’adattamento è stato firmato da Andrew Bowell (Lantana). Le riprese sono già in corso, l’uscita è prevista per il 2013.
Fonte: Empire
Helen Mirren premiata dalla European Film Academy
L’EFA – European Fillm Academy ha premiato Helen Mirren con lo European Achievement in World Cinema Award 2012, che le verrà consegnato il prossimo 1 dicembre a Malta, in occasione della Cerimonia di premiazione della 25esima edizione degli European FIlm Awards. Il premio viene assegnato a partire dal 1997 a registi, attori o tecnici europei che si sono particolarmente distinti nel panorama del cinema mondiale: tra i premiati delle scorse edizioni vi sono stati Milos Forman, Ewan McGregor, Liv Ullman e i nostri Roberto Benigni e Carlo di Palma; l’edizione 2011 è andata a Mads Mikkelsen. Helen Mirren si è detta onorata per il riconoscimento, affermando che il proprio amore e rispetto per l’arte cinematografica sono nate proprio con la scoperta dell’immensa varietà del cinema europeo.
Fonte: EFA
Thomas Vinterberg Via dalla Pazza Folla
Via dalla pazza folla, forse l’opera narrativa più famosa del romanziere e poeta britannico Thomas Hardy, vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900 ha già goduto di alcune trasposizioni per il grande e piccolo schermo: nell’impresa sembra ora interessato a cimentarsi Thomas Vinterberg (Festen, Dear Wendy): il regista è entrato in trattative con DNA Films per realizzare il progetto.
Il romanzo di Hardy segue le vicende di varie persone, tra cui Bathsheba Everdene, donna dalla vita avventurosa, fatta di ricchezza, travagli d’amore e tragedie. L’adattamento più famoso è quello del 1967, firmato da John Schlesinger, in cui Bathsheba era interpretata da Julie Christie, affiancata da Terence Stamp ed Alan Bates. A scrivere della sceneggiatura dovrebbe essere David Nicholls che a già lavorato sull’opera di Hardy in occasione della trasposizione televisiva di Tess D’Urbervilles e più recentemente sulla versione per il grande schermo di Grandi Speranze di Dickens. Per il ruolo di Bathsheba si punterebbe su Carey Mulligan. Il prossimo film di Vinterberg, The Hunt, sarà nelle sale a fine novembre.
Fonte: Empire
Un videogame per Ruben Fleischer
Ruben Fleischer, regista Zombieland e Gangster Squad, è il nuovo nome affiancato al progetto dell’adattamento per il grande schermo di Spy Hunter, videogame risaltente ai primi anni ’80. Oltre a sedere dietro la macchina da presa, Fleischer dovrebbe anche produrre il progetto, del quale si parla ormai da qualche tempo e a cui in passato sono stati affiancati, tra gli altri, i nomi di John Woo, Paul WS Anderson e Wayne Johnson; nel 2010 si fu arrivò a un passo dalla realizzazione, don Dan Lin alla produzione e Chad St John quale sceneggiatore, senza che poi se ne facesse nulla. Spy Hunter era una sorta di ‘sparatutto automobilistico’: a bordo di una macchina, il giocatore doveva sparare ed eliminare i veicoli avversari che trovava sulla sua strada, cercando di evitare quelli civili. Il gioco ha avuto nel corso degli anni vari ‘rilanci’, e di uno ulteriore, previsto nel giro dei prossimi mesi.
Fonte: Empire
Lo Hobbit: la prima foto di Evangeline Lilly, l’elfa Tauriel!
Continuano ad arrivare materiali su Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Dopo il Trailer con i vari finali, ecco la prima foto dell’elfa Tauriel,
Heath Ledger: le foto inedite del Joker
Ecco, distribuite direttamente dalla Warner Bros, otto foto inedite di Heath Ledger nei panni del Joker. Non è la prima volta che alcune foto inedite dell’attore scomparso ormai quattro
Oliver Stone, Salma Hayek e John Travolta hanno presentato a Roma Le Belve
“E’ una storia molto attuale,
senza nessun luogo comune. Racconta di situazioni che si stanno
verificando” Così John Travolta parla di
Le Belve, il film che lo vede trai sei protagonisti
diretti da Oliver Stone. Questa mattina Travolta, accompagnato
dall’altra protagonista, la bellissima Salma
Hayek, e da Oliver Stone in persona, ha
presenziato alla conferenza stampa del film, in uscita il prossimo
25 ottobre in circa 350 copie.
Nuovo Trailer Italiano per Frankenweenie di Tim Burton!
Logos Edizioni e Stefano Bessoni al Romics 2012!
Logos Edizioni sarà presente con il proprio stand (PAD. 11 – C07B) e le novità della collana ILLUSTRATI al Romics 2012, Festival internazionale del fumetto, dell’animazione e dei
Il Trailer de La Collina dei papaveri di Goro Miyazaki!
Syrup: il nuovo film con Amber Heard e Shiloh Fernandez
È stato rilasciato sul web il trailer della commedia nera Syrup, interpretato da Amber Heard, Shiloh Fernandez, Kellan Lutz, e Brittany Snow. Il film è basato sul romanzo di Max Barry e racconta di Scat (Fernandez) un laureato disoccupato di marketing che ha avuto un idea geniale.
Questa però si tratta di un sicuro biglietto per una vita di fama superficiale e fugace celebrità che egli sembra desiderare tanto. Ma nel frattempo conosce 6 (Heard), che è forse l’amore della vita Scat, o forse lo sta incastrando.
Il nuovo film è scritto e diretto da Aram Rappaport (Summer Song) e non è ancora stata dichiarata una data di uscita. Qui sotto il trailer:
Fonte:WorstPreviews
Anne Hathaway in trattative per Robopocalypse di Steven Spielberg
La DreamWorks ha annunciato oggi che
Tom Rothman produrrà il nuovo film di Steven Spielberg Robopocalypse, inoltre The
Hollywood Reporter ha annunciato che
Il nuovo Trailer di Paranormal Activity 4
Tom Hardy in Everest
Prisoners: Jake Gyllenhaal è in trattative
Jake Gyllenhaal ha trovato il suo Pigmalione nel regista Denis Villeneuve (Incendies), dopo le riprese di An Enemy, l’attore americano ha intenzione di assumere un ruolo nel prossimo film del regista ed è in trattative per unirsi a Hugh Jackman e Melissa Leo nell’annunciato Prisoners. Lo script è scritto da Aaron Guzikowski (Contraband) e ruota attorno a una piccola città.
Poco è trapelato della storia se non che al falegname Keller (Jackman) hanno rapito la giovane figlia e la sua migliore amica. Quando i poliziotti non riescono a trovarli, Keller cerca di fare giustizia da solo e si scontra con la grande città e con il detective assegnato al caso, non si sa ancora se è questo il ruolo di Jake Gyllenhaal, ma a quanto pare lo script ha convinto l’attore ad entrare in trattative.
La produzione di questo film è stata lunga e complicata, è in fase di partenza da due o tre anni con una grande varietà di attori che dovevano interpretarlo. La produzione di Prisoners è prevista per l’inizio del 2013 o dopo che Hugh Jackman sarà libero da impegni quali The Wolverine e Les Miserables e inseguito distribuito nello stesso anno.
Fonte: Indiewire
Looper: nuovo trailer animato
Prime foto dal set di The Railway Man
Len Wiseman dirigerà il nuovo film su La Mummia?
Resident Evil: retribution, recensione del film
Ritorna al cinema il franchise di Resident Evil, tratto dall’omonimo video gioco che ha incassato più di qualsiasi altra trasposizione nella storia recente, e lo fa con questo quinto e spettacolare capitolo, dal titolo Resident Evil: retribution, ancora una volta scritto e diretto da Paul W. S. Anderson, fautore della saga insieme alla moglie, conosciuta sul set del primo capitolo, Milla Jovovich.
Il T-virus mortale della società farmaceutica Umbrella Corporation continua a devastare la Terra, trasformando la popolazione mondiale in legioni di zombie affamati di carne umana. Alice (Milla Jovovich), l’unica e ultima speranza per la razza umana, si risveglia all’interno della struttura segreta della Umbrella e svolgendo indagini approfondite, scopre alcuni segreti del suo misterioso passato. Senza un rifugio sicuro, Alice continua a cercare i responsabili dell’epidemia; un viaggio che culminerà con una sconcertante rivelazione che la costringerà a rimettere in discussione tutte le sue certezze.
Come recita in maniera perentoria e anche un po’ ripetitiva la stessa trama del film, la Umbrella Corporation continua a distruggere la Terra (come se fosse ancora rimasto qualcosa da distruggere) e come ogni volta Alice è pronta a combattere contro tutti e tutto.
Se nel primo capitolo erano solo degli zombie, poi nel secondo è diventato Nemesis, e ancora nel terzo zombie mutati geneticamente, ora è la volta di un vero e proprio mostro da laboratorio, sullo sfondo una guerra apocalittica in fondo a un oceano ghiacciato. Definire surreale la trama di questo film suonerebbe quasi come un eufemismo, ma considerato che gran parte della saga è sviluppata su una trama molto precaria e a tratti contraddittoria, passeremo subito al punto forte del film, ovvero la spettacolarità di alcune delle sequenze che forma questo quinto capitolo.
Resident Evil: retribution
Questa volta la messa in scena è completamente dedita al 3D che indubbiamente conferisce alla pellicola ulteriore carica spettacolare, invadendo completamente lo schermo e lo spettatore. Il film è comunque un infinito ripetersi di azione e fughe che culminano con un tentativo, fin troppo timido di riallacciare i rapporti con l’intera trama della saga che rimane comunque molto abbozzato, finendo per diventare solo un pretesto per dar vita probabilmente ad un sesto capitolo.
In ogni caso, Resident Evil: retribution è un buon condensatore di intrattenimento e scene spettacolari, che se non soddisfano gli spettatori più pretensioni, certamente faranno la gioia di coloro che cercano lo spettacolo puro ed un effetto stereoscopico invasivo.
L’Ultimo Inquisitore: il film di Milos Forman
L’Ultimo Inquisitore è il film del 2006 diretto da Milos Forman con protagonisti nel cast Natalie Portman, Javier Bardem e Stellan Skarsgard.
Trama di L’Ultimo Inquisitore: Spagna, anno 1792. Gli echi della rivoluzione francese giungono sempre più minacciosi nel regno di Carlo IV (Randy Quaid) dove soprattutto il clero vede nei giacobini una minaccia per la propria stessa sopravvivenza.
Ad agitare vescovo e alti prelati sono anche le irrisorie incisioni del pittore Goya (Stellan Skarsgard) che si diverte ad ironizzare sulla lussuria e la corruzione che domina tra i più facoltosi uomini di chiesa. Goya è visto con ancor maggior timore in quanto divenuto da poco pittore di corte particolarmente apprezzato dalla regina Maria Luisa di Borbone (Blanca Portillo) che verso di lui prova una particolare stima.
E’ per fronteggiare questa dilagante sfiducia ed un progressivo scetticismo verso la chiesa che padre Lorenzo (Javier Bardem) proporrà di ripristinare un regime di rigida e spietata fermezza verso tutte quelle forme di eterodossia che hanno portato ad una progressiva degenerazione dei costumi.
La prima vittima di questo risveglio di oscurantismo da parte del Santo Uffizio sarà la giovane e bellissima Ines Bilbatùa (Natalie Portman) figlia di un nobile e ricco cattolico. Vista rifiutare, al tavolo di una locanda, un piatto di maiale, Ines sarà accusata di praticare il giudaismo ed una volta entrata tra le mura del Santo Uffizio sarà impossibile per lei dimostrare la sua innocenza.
L’arresto della ragazza sarà un trauma non solo per la sua famiglia ma anche per lo stesso Goya che aveva nella giovane ed incantevole fanciulla la sua musa ispiratrice; entrato in contatto con padre Lorenzo a cui stava eseguendo un ritratto, Goya chiederà a lui di intercedere per Ines ma il viscido e sinistro prelato non solo non farà nulla ma ne approfitterà per abusare della giovane tra le segrete delle prigioni.
Intanto sullo sfondo della vicenda la storia fa il suo corso e in questa convulsa fase storica il contesto politico muta con incredibile velocità; al governo rivoluzionario in Francia si sostituisce il consolato e Bonaparte prende in mano le redini del paese. Iniziano gli anni delle conquiste napoleoniche che assoggettano mezza Europa in nome degli ideali rivoluzionari e anche la Spagna cade sotto le baionette dei soldati francesi. Con il cambiare dello scenario politico anche i nostri protagonisti assumeranno e ricopriranno ruoli diversi come attori di una commedia dell’assurdo.
L’Ultimo Inquisitore
Analisi:
L’ultimo inquisitore – The Goya’s ghosts,
è un film del 2006 diretto da Milos Forman,
maestro del cinema mondiale, tratto da un soggetto scritto dallo
stesso Forman in collaborazione con Jean-Claude
Carriere.
Forman disegna un incredibile affresco storico che racchiude una breve quanto convulsa e mutevole parentesi che coinvolse l’Europa e la Spagna in particolare tra il 1792 e i primi anni dell’800, un lasso di tempo relativamente breve in cui accaddero cambiamenti epocali.
All’interno di questo contesto tumultuoso ed in continua evoluzione ecco la triste e drammatica vicenda della giovane Ines, vittima innocente della follia dell’uomo e soprattutto di una chiesa che ancora credeva di poter legare a sé i propri fedeli con la violenza ed il timore di Dio.
Quello che più piace di questo film è indubbiamente il modo con cui vengono tratteggiati i personaggi che, grazie anche a notevoli interpretazioni, regalano figure forti e al contempo incisive e ben definite. Javier Bardem è al solito straordinario nell’interpretare un personaggio sinistro, negativo, squallido nella sua doppiezza e volubilità, un uomo senza ideali pronto a vendersi a chi detiene lo scettro del potere, una sorta di allegoria del tempo (ma anche molto attuale). Importante anche l’interpretazione di Stellan Skarsgard il quale fornisce con grande efficacia l’immagine di un Francisco Goya dotato di grande sarcasmo e al contempo di grande umanità. Bravissima anche e soprattutto Natalie Portman che alterna una serie di personaggi sempre diversi ed estremamente complessi che attraversano la storia con immutata grazia e personalità.
Se non possiamo eccepire nulla sulla confezione stessa del film, dai costumi alla meravigliosa scenografia per arrivare alla raffinata fotografia diretta dal bravissimo Javier Aguirresarobe, ci sentiamo di avanzare delle riserve sulla struttura narrativa, sulla sceneggiatura.
La prima metà de L’ultimo inquisitore è indubbiamente la migliore: tensione, intensità, sequenze che si susseguono con una carica sempre maggiore di mistero e drammaticità, una drammaticità che è solo prevista, ipotizzata, attesa come qualcosa di imminente.
Nella seconda parte il film si perde in un improbabile intreccio narrativo che smorza notevolmente la carica emotiva della vicenda principale, cedendo oltretutto a soluzioni e svolte poco probabili se non poco credibili. La storia principale smarrisce la strada maestra confondendosi nella caoticità degli eventi storici, troppi per un solo film.
E con la storia anche i personaggi che avevano tanto attratto perdono fascino e credibilità e di conseguenza il film stesso perde spessore. Un peccato non aver continuato sul percorso tracciato nella prima parte, non aver dato compimento ad una storia che aveva delle buone basi ma aver preferito inglobare troppi accadimenti, l’aver sommerso la narrazione principale sotto uno tsunami di eventi storici che non hanno lasciato che il relitto di una sceneggiatura troppo confusionaria.
Nato il 4 luglio: il capolavoro di Oliver Stone sulla guerra del Vietnam
Nato il 4 luglio è un film del 1980 diretto dal regista Oliver Stone e con protagonisti nel cast Tom Cruise, Willem Defoe, Tom Berenger, Caroline Kavae Raymond Barry.
La Trama di Nato il 4
luglio : Stati Uniti, 1967. Ron Kovic (Tom
Cruise) è un giovane americano modello: faccia pulita,
bravo studente, campione negli sport, un lavoretto come commesso
dopo la scuola, educato e pieno di vita, l’orgoglio di una famiglia
ferventemente cattolica.
Quando il sergente Hayes (Tom Berenger) si presenta nella sua scuola per convincere i giovani studenti ad arruolarsi per partecipare alla guerra contro i vietcong comunisti ecco che nella testa di Ron scatta la scintilla; senza sentire niente e nessuno decide di partire come volontario nel corpo dei marines.
Dopo quasi un anno di servizio trascorso a combattere i vietcong, Ron viene colpito alla spina dorsale, e non sente più le gambe. I mesi trascorsi in un agghiacciante ospedale militare non ridaranno mai più l’uso degli arti inferiori al nostro protagonista che dovrà quindi tornare a casa, nella sua piccola provincia americana, seduto su una sedia a rotelle, da ora inseparabile compagna di vita.
Nato il 4 luglio
Iniziano mesi terribili per Ron e per la sua famiglia; accudito con amore ed affetto dal padre (Raymond Barry) Ron si scontra invece con il perbenismo della madre (Caroline Kava) che quasi si vergogna di quel figlio storpio e così diverso dal bravo ragazzo che era.
Nottate trascorse ad ubriacarsi, a bere in continuazione per dimenticare la realtà, per fuggire da quell’incubo quotidiano reso ancora più amaro dal constatare l’indifferenza e, ancor peggio, l’avversione che accompagna i reduci come lui nella società americana che ha trovato al suo ritorno.
Inizia un lungo percorso interiore che lo porterà in una comunità di reduci in Messico, a Villa Dulce, dove una prostituta e soprattutto uno svitato compagno di bevute (Willem Defoe) gli faranno ritrovare quell’equilibrio perduto, dandogli il coraggio di svuotare il suo animo anche dei più reconditi segreti.
Inizia così per Ron Kovic una nuova vita che farà di lui uno dei più convinti e accaniti sostenitori della pace, uno dei leader di quei movimenti contrari a quella guerra in cui tanto credeva.
Analisi: Nato il 4 luglio è un
film del 1989 diretto magistralmente da Oliver
Stone, uno dei film più riusciti del regista americano e
pietra miliare tra quelli incentrati sul tema della guerra del
Vietnam. La sceneggiatura prende spunto dall’omonimo romanzo
autobiografico scritto proprio da Ron Kovic, il personaggio
interpretato splendidamente da un giovanissimo Tom Cruise.
Nato il 4 luglio è un film di un’intensità rara e incredibile che tiene lo spettatore incollato allo schermo dalla prima all’ultima sequenza in cui la tensione emotiva è sempre a livelli altissimi. Un film intimo, crudo ed emozionante, capace di impressionare, commuovere e stimolare in profonde riflessioni.
La storia di Ron Kovic è la storia di uno dei tanti giovani americani che sono partiti per il Vietnam convinti di fare la cosa giusta per se stessi e per il loro paese ma che l’orrore della guerra prima e il decorrere dei fatti poi ha condotto verso una progressiva presa di coscienza di quanto quella guerra fosse sbagliata. Nel film Oliver Stone pone l’accento su una quantità di temi correlati al conflitto asiatico che rendono la narrazione ricca e completa: su tutti il dramma dei reduci, l’incredulità e lo sbigottimento di giovani partiti da eroi e tornati tra sputi e insulti.
Quindi l’ipocrisia e la falsità della società americana che si vergogna dei propri giovani soldati tornati con qualche arto in meno e seduti su cigolanti sedie a rotelle; un’ipocrisia personificata mirabilmente nella figura della madre, che mentre riabbraccia il figlio tornato dalla guerra si preoccupa con lo sguardo di cosa possano pensare i vicini del quartiere.
Ma Nato il 4 luglio è soprattutto la storia di un viaggio. Il viaggio interiore che il giovane Ron vive dentro se stesso e che lo porterà, dopo un’incredibile sofferenza, a prendere atto di se, della propria nuova condizione e di tutto quello che lo circonda. Il percorso che inizia con quell’arruolamento volontario e termina con il suo primo intervento ad un congresso democratico in nome della pace simboleggia la maturazione non solo di un singolo ma, forse, di un intero popolo che realizza quanto sia stato sbagliato sporcare le mani dei propri giovani col sangue di poveri contadini lontani migliaia di chilometri.
Alla prima interpretazione in un ruolo drammatico, Tom Cruise è impeccabile nella parte del giovane americano modello prima e ancor più in quella del disperato e sbandato reduce paralitico poi. Un’interpretazione intensa, commovente e coinvolgente che domina su un film comunque arricchito da altre straordinarie interpretazioni; su tutte sottolineiamo quella dell’affettuosissimo padre di Ron, un bravissimo Raymond Barry, e soprattutto quella incredibile di Willem Defoe semplicemente perfetto nel ruolo del reduce arrabbiato e deluso che impreca contro tutto e tutti.
Nato il 4 luglio è un film meraviglioso che più di ogni altro riassume e sintetizza l’epopea americana in quello che è stato il suo più grande dramma moderno della storia recente; una guerra del Vietnam raccontata non attraverso i combattimenti, le marce nella giungla o i bombardamenti al napalm, ma vista dal prospetto della società civile, delle famiglie colte da quel dramma e dei giovani reduci in lotta per riaffermare la loro dignità.
Nato il 4 luglio, il libro
Nato il 4 luglio (Born on the Fourth of July) è basato sul libro, autobiografia scritta e pubblicata da Ron Kovic nel 1976.
Ron Kovic è un giovane americano nato il 4 luglio 1946 da una famiglia di religione cattolica e di sentimento tradizionalista. Nel 1964, ispirato dal presidente John Fitzgerald Kennedy, Ron, all’età di 18 anni, si arruola volontario nel corpo dei Marines, desideroso di servire la patria come i suoi antenati nella guerra di indipendenza americana e nelle guerre mondiali. Nell’ottobre 1967, con il grado di sergente, viene destinato a partire per la guerra del Vietnam, dove scopre la cruda realtà della guerra, unita anche al rimorso dopo aver ucciso accidentalmente un suo commilitone nel corso di una feroce battaglia in un villaggio pieno di civili innocenti uccisi.
Il 20 gennaio 1968 viene ferito gravemente alla spina dorsale durante un’imboscata, perdendo di conseguenza l’uso delle gambe e costretto in sedia a rotelle. Tornato in patria e decorato con la Bronze Star Medal, Ron, paralizzato e impotente, avendo difficoltà d’inserimento decide di dedicarsi all’attivismo pacifista e confrontarsi con gli orrori della guerra, finendo varie volte arrestato in varie manifestazioni di protesta nonostante in sedia a rotelle.
Acciaio: recensione del film di Stefano Mordini
Nel corso dell’estate che segna il passaggio dalla scuola media al liceo, la scoperta della sessualità e una realtà sempre più scomoda le porterà verso nuove direzioni, alcune inaspettate. Stefano Mordini, noto regista di documentari, dirige e scrive assieme a Giulia Calenda e Silvia Avallone, Acciaio, trasposizione di uno dei più grandi successi letterari italiani degli ultimi anni.
In Acciaio Anna e Francesca hanno tredici anni e vivono a Piombino, città in cui la realtà dell’acciaieria Lucchini sembra essere l’unica possibilità di vita. Sognano un giorno di poter cambiare le loro esistenze, ma in realtà desiderano soltanto lasciarsi alle spalle una vita fatta di famiglie spezzate. Al lato opposto c’è Alessio, fratello di Anna, operaio amante del suo lavoro, saldo nei suoi principi, innamorato da sempre di Elena, che ritorna in città dopo aver avuto altre esperienze lavorative, nonostante sia passato tanto tempo, i due non si sono mai dimenticati.
Acciaio è stato presentato per la prima volta durante la 69° Mostra del Cinema di Venezia nelle Giornate degli Autori e porta sullo schermo la realtà di questa fabbrica senza però scendere nelle relazioni umane associate a questo lavoro, molto più forte è la situazione delle due ragazze che si ritrovano ad attraversare e crescere in questo mondo operario, soffrendo nel relazionarsi con quest’ultimo e quindi trovarsi a vivere un “adolescenza a metà potenziale”. Acciaio punta sulle due esordienti Matilde Giannini e Anna Bellezza cambiando così lo sguardo e la profondità che aveva la fabbrica nel libro. Il regista ci tiene a mostrare la realtà e le domande delle ragazze, però sottovalutando la realtà in cui vivono i giovani operari toscani e su cui si basano molte realtà limitrofe riducendo, così, il tono che porta con sé il libro.
Acciaio, il film
Inoltre poco accennato è il ritorno sul grande schermo della classe operaia che prende bene le distanze dall’ideologia politica ed inquadra esclusivamente la vita di Alessio (Michele Riondino – Dieci Inverni) un ragazzo (ormai) padre di famiglia cresciuto con dei valori ed appassionato del suo lavoro, da apparire quasi un eroe anomalo, perché sembra accontentarsi della sua vita senza ambizioni, dall’esistenza quasi leggera ma bella anche se continuamente precaria. Altro personaggio sfuggente e poco approfondito è Elena (Vittoria Puccini – Magnifica Presenza) che pur trovandosi in una situazione privilegiata, lontana dalla fabbrica e della sua vita dura ne è coinvolta emotivamente, un personaggio che scappa dalla città e che riflettere troppo velocemente sulle ipotesi di un futuro che non deve essere per forza altrove. Una donna indecisa e sbilanciata rispetto alle giovani adolescenti, che sembra non avere né la forza né il coraggio di decidere della sua vita.
Quindi anche se vediamo la fabbrica sin dai titoli di testa che con la sua attività incessante cerca di riflettersi con delle immagini-metafore nelle storie coinvolte nella pellicola, (il fuoco che plasma la materia prima di solidificare) queste vite in realtà sono troppo fragili per sostenere tutto il processo, anche quello del film. Anche se lo stile e il tono di regia sono delicati e rispettosi senza lasciarsi andare a banalismi, c’è sempre il rischio del fraintendimento o della doppia lettura, segnato forse da delle azioni poco incisive per personaggi così complessi.
Mi sono liberato di Gomorra: Matteo Garrone racconta il suo Reality
“Dopo Gomorra volevo fare un
film diverso, cambiare registro e così ho provato a fare una
commedia.”
Esordisce così in conferenza stampa il regista Matteo Garrone, che oggi a Roma a presentato il suo ultimo film, Reality, in concorso al Festival di Cannes e Gran premio della Giuria, presieduta da Nanni Moretti.