La realtà supera il cinema. Che
il cinema potesse essere un vettore di comunicazione, fungendo da
catarsi di paure, come quando negli anni della guerra in Vietnam
proliferavano film di zombie, ce lo hanno insegnato molti autori.
Ma che le paure entrassero al cinema, fisicamente, facendo una
strage, non era sicuramente nei piani.
Nel weekend di esordio in sala
dell’atteso ultimo capitolo di Batman, The dark knight
rises, sempre diretto da Christopher Nolan, un
folle, come hanno riportato tutti i media in questi giorni, è
entrato in una sala ad Aurora, vicino Denver in Colorado armato
fino ai denti ed ha iniziato a sparare sul pubblico che era lì.
Risultato: 14 morti e oltre 50 feriti.
Un episodio orribile, che lascia
sullo stesso regista del film, Christopher Nolan, una sensazione di
come se qualcuno gli avesse violato casa, un luogo che dovrebbe
essere sicuro.
Di sicuro Nolan ricorderà molto la
fatica che ha segnato tutta la lavorazione della trilogia del
Cavaliere Oscuro, dalle intemperanze sul set di Christian Bale, alla morte di
Heath Ledger, non legata al film, ma a problemi
irrisolti con il quale il giovane attore combatteva da un po’ di
tempo ma collegato visto che l’attore era sul set di Nolan nei
panni di Joker, la cui interpretazione straniante e allucinata è
lontana anni luce da quella psicotica ma allo stesso tempo leggera
che ne fece Jack Nicholson una decina di anni prima.
Per questa ragione,la WarnerBrosha
congelato i risultati del box office della pellicola, la cui
promozione ha subito radicali cambiamenti: rimandata la prima a
Parigi, che doveva avvenire il giorno dopo la strage, rinviata ogni
attività stampa.
Trapelano solo alcune notizie che
dicono che in fondo il film non stesse andando poi così bene.
Questi eventi drammatici congelano
quindi il box office alla settimana scorsa, caratterizzato dal
dominio di film meno cupi, come The Ice age 4, in prima
posizione e The amazing spiderman, che forse attira e
attiva menti meno distorte di quelle di James Holmes, il 24enne
autore della strage.
Il cinema rispecchia la realtà, a
volte la deforma, a volte ne crea una parallela, a volte parla di
demoni interiori che vengono esorcizzati dall’espressione
artistica. L’arte allontana da sé e dai propri mostri, a volte
riesce anche a curarli, il killer probabilmente cosciente di
questo, ha voluto portare i suoi mostri e lasciarli esprimere in un
luogo in cui si celebra un rito di distacco da sé, per
identificarsi in qualcun altro, lui però con la volontà di attirare
ogni attenzione su di sé.