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Bill Paxton in trattative per All You Need Is Kill

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Bill Paxton in trattative per All You Need Is Kill

Novità per All You Need Is Kill, sci-fi diretto da Doug Liman, protagonista Tom Cruise: Bill Paxton è recentemente entrato in trattative per partecipare al film. Il regista di Jumper avvierà le riprese dell’adattamento del romanzo di Hiroshi Sakurazaka il prossimo mese nel Regno Unito. La trama seguirà le vicende di un soldato coinvolto in una guerra contro un’invasione aliena venire ucciso e tornare in vita, ripetendo all’infinito la giornata della propria morte, imparando ogni volta qualcosa di nuovo per poter forse riuscire a mutare il suo destino. Nel cast anche Emily Blunt e Charlotte Riley, mentre per Paxton sarebbe pronto il classico ruolo del ‘sergente tutto d’un pezzo’ visto tante volte nei film USA a sfondo bellico.

Fonte: Empire

Melissa Leo sul set con Hugh Jackman

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Melissa Leo sul set con Hugh Jackman

Prisoners, nuova fatica cinematografica Hugh Jackman, diretta da Denis Villeneuve, vede riempirsi un’altra casella

Peter Berg spia in televisione

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Agenda affollata per Peter Berg: l’attore e regista (Hancock, Battleship), visto in Leoni per Agnelli e Smokin Aces tra gli altri, sarà prossimamente in Lone Survivor insieme a Taylor Kitsch, Eric Bana, Emile Hirsch e Ben Foster. A fianco dell’attività sul grande schermo, Berg rilancia quella per la tv: così, dopo aver sceneggiato Friday Night Lives, eccolo prossimo protagonista della serie di spionaggio M.I.C.E., che verrà trasmessa dalla NBC.

Al centro della storia originale un pilota decorato dell’Areonautica israeliana che scopre che i suoi genitori, ebrei russi emigrati, sono delle spie: quando questi subiranno pressioni per far entrare anche il figlio nella loro attività segreta, quest’ultimo si troverà costretto a decidere se essere fedele alla famiglia o alla propria Naizone. L’acronimo M.I.C.E. del titolo sta per Money, Ideology, Coercion and Ego. La versione americana porterà il tutto negli Stati Uniti, mantenendo però il coinvolgimento della Russia, partendo dal fatto che i rapporti con gli U.S.A. attualmente non sono dei migliori.

Fonte: Empire

Woody: recensione del film di Robert Weide

Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes nel 2012, arriva anche nelle sale italiane il documentario sulla vita di una delle leggende viventi del cinema americano: Woody Allen. Lungo la bellezza di 113 minuti Woody è diretto da Robert Weide ed è nato dal successo televisivo targato PBS e dalla serie intitolata American Masters, dedicato proprio al prolifico regista newyorkese. Forte del successo ottenuto in televisione, Weide lavora su una versione cinematografica e il risultato è Woody Allen: A Documentary, uno straordinario viaggio nella vita dell’uomo Woody prima che del maestro.

Uno dei maggiori pregi del documentario è certamente la capacità del racconto, molto suggestivo ed evocativo, che consente allo spettatore un accesso senza precedenti nella vita e soprattutto al processo creativo del regista newyorkese, riuscendo a tirar fuori un affresco incredibile che inizia dall’infanzia e finisce ai giorni nostri. In questo excursus troviamo gli inizi sulla carta stampata, i primi passi da cabarettista sui palcoscenici, per poi passare alla stella della tv, fino ad arrivare agli esordi del mondo del cinema, dove Allen trova la sua massima ispirazione. Da lì in avanti la storia si concentra sul regista, attore, sceneggiatore e quindi vengono raccontati con grande lucidità e anche sincero distacco il virtuosismo di Allen che varia tra i genere, i successi, gli insuccessi, le delusioni, le muse, gli Oscar e i film più recenti.

Una storia fatta di acclamazione ma anche di pesante condanna della vita privata, fatta di testardaggine e indipendenza dagli Studios, amore per la scrittura e per la libertà di espressione, che culminano finalmente con il grande successo ai botteghini di Midnight in Paris, il film che ha incassato di più nella storia del regista e  che, finalmente, per buona pace dei critici, lo riporta alla consacrazione che merita.

Infine, molta attenzione è data anche alla straordinaria peculiarità che contraddistingue Allen da tutti gli altri registi viventi e non, ovvero la sua straordinaria prolificità, che lo rende forse unico nel suo genere e ne fa uno dei massimi filosofi della vita. A questo proposito è interessante riprendere proprio una testimonianza del documentario, offerta da un’altra leggenda come Martin Scorsese, che proprio parlando del regista, rimarca a più riprese come non esista nessuno nel panorama del cinema passato e presente che abbia così tanto da dire sulla vita come lui, e siamo d’accordo tutti che questo basta a conferirgli un aura di leggenda. Anche per questo il film merita di essere visto e la vita di Woody Allen merita di essere scoperta.

Guardians of The Galaxy: James Gunn confermato alla regia

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Guardians of The Galaxy: James Gunn confermato alla regia

La conferma, della quale alla luce di recenti dichiarazioni rilasciate da Joss Whedon forse non c’era nemmeno bisogno, l’ha data ufficialmente James Gunn, che attraverso il proprio profilo Facebook ha confermato che sarà lui a scrivere e sedere dietro la macchina da presa per Guardians of The Galaxy, uno dei nuovi progetti Marvel in cantiere per il grande schermo.

James Gunn ha voluto mettere la parola fine alle speculazioni degli ultimi tempi che avevano sollevato qualche dubbio a riguardo; il regista ha spiegato di aver volutamente tenuto un basso profilo riguardo il progetto in precedenza. A queste dichiarazioni sono seguite quelle, molto più ‘consuete’, riguardo la volontà di dare agli appassionati qualcosa di bello, maestoso ed unico. L’uscita di Guardians of The Galaxy, che sposterà l’azione dalla Terra allo spazio, seguendo le avventure cosmiche di un gruppo di supereroi provenienti da vari angoli della galassia, è prevista negli Stati Uniti nell’agosto 2014.

Fonte: Empire

Brad Pitt: moderno interprete del divismo hollywoodiano

Brad Pitt: moderno interprete del divismo hollywoodiano

Gli anni ’90 l’anno portato alla ribalta – con film che vanno da Thelma e Louise a Fight club – come giovane attore di talento, ma anche come sex symbol, grazie al fisico da classico bello americano: biondo, occhi azzurri e mascella volitiva da masticatore di chewing gum, tutto questo è Brad Pitt (è stato eletto due volte l’uomo più sexy del mondo dalla rivista People). La prima metà degli anni 2000 lo hanno visto protagonista delle cronache rosa e delle riviste di gossip con due storie d’amore tra le più chiacchierate di sempre con belle colleghe altrettanto lanciate nello star system (Jennifer Aniston e Angelina Jolie, ma c’erano già state Juliette Lewis e Gwyneth Paltrow).

Tutto ciò ha rafforzato l’immagine mondana di Brad Pitt, ma ne ha forse messo un po’ in ombra il talento cinematografico, specie in una fase caratterizzata da qualche pellicola non entusiasmante. In seguito, con la sua attuale compagna Angelina Jolie, è riuscito ad imporre ai media una diversa immagine di sé, mettendo la propria popolarità al servizio di cause umanitarie e incarnando così agli occhi del pubblico la sintesi perfetta tra favola romantica, glamour e impegno. E che lo scapestrato giovanotto sciupa femmine sia maturato, lo confermano le sue mutate scelte cinematografiche. La sua carriera si è diretta verso film più impegnati, in cui ha offerto prove d’attore notevoli al fianco di registi acclamati come Iñárritu, Tarantino e Malick, che lo hanno consacrato definitivamente come star di Hollywood.

La febbre del sabato sera è uno dei suoi film preferiti (perché, dice, rappresenta una cultura molto diversa dalla sua, “una terra straniera da esplorare”); ciò che lo affascina di più nella vita è proprio l’esplorazione, la scoperta, e se non facesse l’attore vorrebbe fare l’architetto. È molto attaccato alla sua famiglia (sei figli, di cui tre adottivi, con la compagna Angelina Jolie) ed è un padre stucchevolmente tenero, quando dice ad una platea di giovani increduli che il suono che ama di più al mondo è il respiro di suo figlio che dorme. Insomma, sembra che con gli anni (49 il prossimo 18 dicembre) si stia trasformando in un pacato saggio, mentre qualche ruga sul suo volto ne aumenta il fascino.

Brad Pitt Biografia

William Bradley Pitt nasce a Shawnee, cittadina del sud degli Stati Uniti, poco distante da Oklahoma City, nel 1963 e cresce a Springfield, nel vicino stato del Missouri. Il padre lavora in una ditta di trasporti e la madre a scuola. Ha un fratello e una sorella, entrambi più piccoli. Si iscrive a scuola e poi all’università, ma a due settimane dalla laurea lascia il college per iniziare a lavorare. (Ha frequentato anche una scuola di giornalismo). L’altezza di Brad Pitt  non è la peculiarità migliore ma è comunque alto 1,80 centimetri.

Fin da ragazzino i suoi maggiori interessi sono lo sport, i film e le ragazze. Ed è facendo uno dei molti lavori che accetta all’inizio per mantenersi (l’autista di spogliarelliste) che viene a sapere delle lezioni di recitazione di Roy London. Saranno per lui fondamentali: “Sono state la prima cosa che mi ha davvero indirizzato verso la direzione nella quale volevo andare”. È così infatti che nell’’87 esordisce sul grande schermo in Senza via di scampo di Roger Donaldson e prosegue con altri piccoli ruoli. Ma in quegli anni lavora molto soprattutto in tv, partecipando a numerosi serial tra cui 21 Jump Street e Genitori in blue jeans. Nel ’90 partecipa a Vite dannate e così conosce Juliette Lewis, che diventa la sua compagna.

Brad Pitt Filmografia

Siamo nel 1991 quando fa una breve apparizione in Thelma e Louise di  Ridley Scott, dove interpreta il giovane J. D.: simpatica canaglia a cui le due donne danno un passaggio; ladro, ma così sexy da risultare irresistibile per Thelma/Geena Davis. Non c’è dubbio che il ruolo del giovane seduttore gli si confaccia e quella prova non può che imporlo all’attenzione di pubblico e addetti ai lavori, facendolo diventare il nuovo idolo delle teenager degli anni ’90. Lo stesso anno ottiene il suo primo ruolo da protagonista nella pellicola di Tom DiCillo Johnny Suede, in cui il suo personaggio tenta di sfondare nel mondo della musica, coadiuvato da una stravagante acconciatura. Nel ’92, invece, Pitt sarà diretto da Robert Redford per In mezzo scorre il fiume. Viaggio alle radici dell’America attraverso la storia di una tradizionale famiglia americana degli anni ‘10-’20 del secolo scorso, raccontata con lirismo romantico alla Redford e un tuffo nella natura, soprattutto nelle acque del Montana. Neanche a dirlo, nella famiglia Maclean, capitanata dal papà e reverendo Tom Skerritt, Brad Pitt interpreta il figlio più scapestrato, all’opposto dell’assennato fratello Norman/Craig Sheffer.

Dal ’94 al ’96 l’attore dell’Oklahoma inanella una serie di successi che ne consolidano la fama e ottiene i primi riconoscimenti, oltre a stringere collaborazioni illustri. Alla fine degli anni ’90 sarà ormai chiaro che non si tratta solo di un bel “bamboccio” senza spessore, ma di un professionista dalle ottime capacità.

Brad PittQuesto risultato Pitt lo ottiene accettando ruoli eterogenei. Quello dell’apprendista vampiro Louis, dal cuore troppo tenero per accettare la sua sanguinaria natura, in Intervista col vampiro (’94) di Neil Jordan, interessante rilettura sensual-estetica di queste macabre figure, in cui però l’astro nascente Pitt deve vedersela con un Tom Cruise che non può non affascinare nel ruolo del maestro di Louis, Lestat, suo contrario poiché cinico, crudele e senza scrupoli. L’interpretazione di Brad non è molto apprezzata dalla critica, ma resta nel cuore del pubblico più giovane, che lo omaggia con l’MTV Movie Award per la miglior performance maschile e come miglior attore più attraente (ma Cruise e Pitt rimediano anche un Razzie Award come peggior coppia cinematografica dai loro detrattori). Lasciato il mondo dei vampiri, Pitt è tra i protagonisti di una saga familiare che affonda le radici negli Usa: Vento di passioni (’94) di Edward Zwick, in cui interpreta Tristan, il più ribelle e tormentato dei tre fratelli Ludlow – assieme ad Aidan Quinn/Alfred e Henry Thomas/Samuel – rivali in amore, che vivono la dolorosa esperienza di una guerra mondiale (uno di loro morirà), e i cui destini restano indissolubilmente intrecciati. Qui Pitt convince, coadiuvato da uno script che fonde dramma, romanticismo e passionalità. Così arriva anche la prima candidatura ai Golden Globe.

Brad PittIl 1995 è l’anno dell’incontro con il regista David Fincher, che lo vuole per Seven: l’intesa con Brad Pitt è immediata. Parlandone, l’attore ha ricordato: “Parlavamo la stessa lingua, ci piacevano gli stessi film” e a proposito del personaggio di David Mills, che del poliziesco è protagonista accanto a William Somerset/Morgan Freeman, “è un personaggio che vede il mondo in bianco e nero, con buoni e cattivi e paga per questo”. I due detective, aspetto e temperamento opposti, a fare squadra per necessità, sono alle prese con un serial killer colto e moralista che uccide punendo le sue vittime con il contrappasso per aver commesso i sette peccati capitali. Seven è estremamente coinvolgente e singolare è la scelta di non mostrare mai il momento in cui le vittime vengono uccise, ma solo il macabro risultato.

Inoltre, il regista approfondisce i caratteri dei due investigatori, che inizialmente potevano apparire stereotipati. Nel cast anche Kevin Spacey, efficacissimo nel ruolo dell’assassino. La pellicola conferma le doti attoriali di Brad Pitt e diviene presto un cult. La collaborazione tra Brad Pitt e David Fincher è talmente riuscita che si ripeterà altre due volte, con due successi. Una chiuderà gli anni ’90 e ne uscirà un altro cult, Fight club (1999), mentre l’altra sarà nel 2008 per Il curioso caso di Benjamin Button.

Intanto, il nostro attore guadagna il Golden Globe per la sua interpretazione di un pazzo ne L’esercito delle 12 scimmie, creatura del genio di Terry Gilliam. Un criminale (James Cole/Bruce Willis) è in viaggio nel tempo per salvare l’umanità da un virus letale. Il viaggio assume presto i contorni dell’incubo, mentre lungo il cammino il protagonista incontra improbabili compagni come appunto lo schizzato Jeffrey Goines/Brad Pitt, per il cui ruolo l’attore si prepara studiando da vicino i  degenti di un reparto psichiatrico. Il risultato è una performance di indubbia efficacia e aderenza, che gli vale il premio come miglior attore non protagonista, oltre che una nomination all’Oscar.

L’anno successivo a dirigerlo è Berry Levinson nel drammatico Sleepers,  con cast pieno di star tra cui Robert  De Niro, Dustin Hoffman e Vittorio Gassman. Sempre di giovani con infanzia-giovinezza traumatica si parla, come spesso nel cinema di Levinson. Il tema è forte ed è quello degli abusi sessuali subiti in riformatorio da parte di un gruppo di ragazzini americani che, da adulti, cercano vendetta. Anche qui, la critica non è entusiasta, ma il pubblico apprezza, e la fama di Brad cresce.  Lo vediamo poi alle prese con un’avventura umana e d’esplorazione come quella di Sette anni in Tibet, dove si allontana dalla natia America per interpretare l’alpinista austriaco Heinrich Harrer, nel viaggio che dal ’38 agli anni ‘50 del secolo scorso lo portò da seguace del nazismo a sostenitore della causa tibetana.

Il decennio si chiude con Fight Club, dramma che vede Fincher e Brad Pitt ancora insieme ad indagare gli abissi della mente umana, ma anche a puntare il dito contro una società dei consumi che ci ha illuso di un presunto benessere, lasciandoci vuoti e alienati, senza prospettive. Lo spettatore è posto di fronte a ciò che spesso accade, dove impera questo vuoto: si dà sfogo ai più bassi istinti umani, come la violenza, per sentirsi vivi e cercare una via d’uscita, in una deriva sempre più pericolosa. C’è chi la definisce un’operazione furba ma accattivante, che mescola analisi psicologica e critica sociale per attrarre il pubblico, e chi ne loda invece lucidità e onestà, nonché il meccanismo narrativo perfettamente orchestrato. Sulle capacità e l’estrema efficacia dei due protagonisti nei rispettivi ruoli però pochi hanno dubbi: Brad Pitt e Edward Norton la fanno da padroni, col primo forte, coraggioso e violento, a trascinare l’altro – schivo e inquadrato – verso l’abisso.

Nel frattempo, Brad è al centro delle cronache rosa per la sua storia d’amore con l’attrice Jennifer Aniston. I due si sposano nel 2000 e decidono anche di aprire una casa di produzione cinematografica: la Plan B Entertainment. Il nuovo millennio da attore, invece, si apre con il fortunato Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco di Steven Soderbergh, che riunisce le star più glamour di Hollywood in un film d’azione su un’organizzatissima banda di rapinatori che mette a segno un memorabile colpo ai danni del ricchissimo e crudele di turno. Basta dire che del cast è protagonista George Clooney/Danny Ocean ed ha accanto Julia Roberts, Brad Pitt, Matt Damon e Andy Garcia. Grande successo di pubblico per un film diretto abilmente da un premio Oscar e che mette in campo risorse con le quali è difficile sbagliare. Grande operazione commerciale, seguita dai meno riusciti ma proficui Ocean’s Twelve (2004) e Ocean’s Thirteen (2007), sempre diretti da Soderbergh. Tra Brad Pitt e George Clooney nasce una vera amicizia. Nel 2004 il nostro attore è Achille nel kolossal Troy di Wolfgang Petersen, che rilegge in salsa americana l’intera epopea dell’Iliade, cui è liberamente ispirato.

È probabilmente sul set di Mr e Mrs Smith di Doug Liman, dove interpretano una coppia legata da amore-odio e spionaggio, che scatta la scintilla tra Brad Pitt e Angelina Jolie, con conseguente crisi del matrimonio di lui, che nel 2005 divorzia dalla Aniston con gran clamore da parte dei tabloid. Jolie conferma in maniera inequivocabile la relazione solo nel 2006, annunciando la prossima nascita della loro figlia. Seguiranno due gemelli nel 2008 (a cui sono da aggiungere tre adozioni, due delle quali precedenti la relazione, ma che Brad Pitt riconoscerà a tutti gli effetti).

Intanto, sul fronte cinematografico, il 2006 vede un’altra collaborazione illustre per Pitt, con uno dei registi più innovativi degli ultimi anni: quella con Alejandro Gonzáles Iñárritu, che lo sceglie per l’ultimo lavoro della sua trilogia del dolore – dopo Amores perros e 21 grammi – Babel. Coadiuvato ancora dal fido e ottimo sceneggiatore Guillermo Arriaga, Iñárritu ci coinvolge in un intreccio di storie umane ad alto tasso di emotività, dove l’uomo ha a che fare con legami forti, ma anche con grandi e indicibili dolori, confrontandosi coi mali del nostro tempo a diverse latitudini. Un caos che In realtà è un meccanismo perfettamente studiato, in grado di catturare lo spettatore facendo leva sull’inevitabile empatia, e che trova alla fine la sua ricomposizione. In tutto ciò all’attore di Shawnee è affidata la parte di un padre che subisce la perdita di un figlio. Il suo matrimonio entra in crisi e, per cercare di ricominciare, parte con la moglie per un viaggio. Qui, le circostanze disperate e l’estrema sofferenza che affronteranno sarà occasione di sincero confronto e riconciliazione.

L’interpretazione di Brad Pitt, in coppia con l’altrettanto brava Cate Blanchett, è sentita e  efficace. Per lui una nomination al Golden Globe, che però non ottiene. Ma il progetto è senz’altro vincente: il regista si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes, la pellicola guadagna il David di Donatello e il Golden Globe, la colonna sonora è premiata con l’Oscar.

Brad PittQuesto è un periodo di scelte molto azzeccate per l’attore, che veste anche i panni del celebre bandito Jesse James in L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Così, riceve ottimi riscontri non solo da parte di un pubblico ormai fedele, ma anche dalla critica e si aggiudica la Coppa Volpi a Venezia come miglior attore. Afferma di essersi documentato molto per preparare il ruolo e di averne ricavato l’immagine di un uomo tormentato, che si è impegnato a restituire nel film.

Nel 2008, il ritorno a lavoro sotto la direzione di  David Fincher porta nella carriera del divo Pitt un nuovo successo, che anche stavolta mette d’accordo critica e pubblico. Le trasformazioni a cui si sottopone e il ruolo complesso di un uomo la cui vita procede temporalmente al contrario, al centro di Il curioso caso di Benjamin Button, gli valgono la nomination all’Oscar e al Golden Globe, che però gli sfuggono. Ad ogni modo, è ormai una delle star più richieste e acclamate, avendo dato prova in circa vent’anni di carriera, di sapersi adattare e dare corpo in maniera convincente ai ruoli più diversi. Lo dimostra ancora una volta immedesimandosi egregiamente nel ruolo del bastardo per Quentin Tarantino e contribuendo, assieme ai colleghi  – Christoph Walts, Eli Roth, Michael Fassbender, Mélanie Laurent tra i principali – allo straordinario successo di Bastardi senza gloria, ovvero la guerra, i nazisti, gli americani visti con originalità e ironia dall’occhio del regista.

Lo scorso anno, poi, lo abbiamo visto nella visione del mondo targata Terrence Malick, ovvero in The tree of life, nella parte di un padre severo e autoritario. Dell’uomo Malick, Pitt dice che sia molto amabile, “è così piacevole parlare con lui”, del regista nota come abbia lasciato agli attori degli spazi d’improvvisazione, mentre del proprio personaggio: “è un padre che lotta contro qualcosa più grande di lui e cerca di preparare i figli a questo tipo di difficoltà”. La sua è un’ottima performance, accanto a quella del collega Sean Penn. Il film ottiene svariati riconoscimenti, tra cui la Palma d’Oro a Cannes.

Brad Pitt

Anche lavorare con Bennet Miller per L’arte di vincere gli ha dato molte soddisfazioni. Il manager della squadra di baseball da lui interpretato ha guadagnato tre nomination (Oscar, Golden Globe e BAFTA), dovendosi però accontentare del NYFCCA, premio della critica newyorkese, come miglior attore.

Dal 19 ottobre sarà invece nelle sale italiane, nei panni del killer, con Cogan – Killing Them Softly, che lo vede tornare a lavorare col regista Andrew Dominik dopo il successo de L’assassinio di Jesse James.

Jeff Buckley: arriva il primo biopic

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La vicenda di Jeff Buckley, forse la più grande voce della musica americana a  degli anni ’90 (e non solo), scomparso per annegamento in circostanze mai del tutto chiarite (resterà per sempre il dubbio se si sia trattato di un malore o di un suicidio) è al centro di vari progetti cinematografici: ad arrivare per primo sugli schermi dovrebbe essere quello diretto da Daniel Algrant e da lui scritto, assieme a David Brendel ed Emma Sheanshang, presentato al recente Toronto Film Festival.

Il film s’intitola Greetings from Tim Buckley, con riferimento al padra di Jeff, altro gigante della canzone americana negli anni ’70, anch’egli morto giovanissimo per overdose. Un padre dal quale Jeff ereditò la grandissima voce e forse il talento, ma che non riuscà mai a conoscere veramente e la cui ombra aleggiò sulla breve vita del figlio per tutta la sua durata. Il film prende le mosse da un concerto-tributo a Tim cui Jeff, nonostante tutto, partecipò: un’esperienza dalla quale uscì profondamente cambiato. Jeff è interpretato da Penn Badgley (Gossip Girl); Imogen Poots sarà invece il suo amore Allie. Il film non ha ancora una data di uscita, ma i buoni riscontri ottenuti a Toronto potrebbero accelerarla. Nel frattempo, procede la lavorazione del biopic ufficiale, ancora alle batture iniziali: la regia sembrerebbe essere stata definitivamente assegnata ad Amy Berg (West Of Memphis).

Fonte: Empire

Serie tv su grande schermo: è il turno di Manimal?

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Serie tv su grande schermo: è il turno di Manimal?

Tra serie tv,  giocattoli e quant’altro, il pubblico di ‘quelli che erano ragazzini negli ’80’ continua ad essere al centro degli

About Face – Dietro il Volto di una Top Model

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About Face – Dietro il Volto di una Top Model – Che cosa si cela dietro ai volti impassibili delle modelle in passerella? Quali vite scorrono dentro i corpi scultorei che tutte (o quasi) le comuni mortali invidiano? Quali pensieri, speranze e paure vorticano nelle teste di chi si è sempre guadagnato da vivere solo grazie al proprio, perfetto, involucro esteriore?

About Face – Dietro il Volto di una Top Model (About Face: The Supermodels, Then and Now), documentario diretto dal fotografo Timothy Greenfield-Sanders e presentato al Sundance Festival 2012, sembra proprio nascere per tentare di rispondere a queste domande. E le risposte, vaghe, incerte, plurali, arrivano proprio dalle dirette interessate: (ex-)modelle che, ormai lasciatesi alle spalle il momento di maggior fama, si fermano a riflettere sul loro lavoro e sul loro passato e che, incalzate da un regista silenzioso, si raccontano. Il risultato è un film corale che riesce a non cadere nelle trappole della retorica né del buonismo ma che, al tempo stesso, sceglie deliberatamente di non sostenere alcuna tesi.

About Face – Dietro il Volto di una Top Model, il film

Personalità del calibro di Isabella Rossellini, Carol Alt, Marisa Berenson, Karen Bjornson, Carmen Dell’Orefice e molte altre, vengono intervistate singolarmente e hanno l’opportunità di dire ciò che pensano in fatto di invecchiamento, chirurgia estetica e bellezza, senza che le loro parole vengano piegate o distorte al servizio di un’idea.

Emerge così un ritratto composito, sfaccettato e piuttosto fedele di ciò che è (o almeno era) una modella: una donna con dei sogni di gloria, delle vanità, delle pretese di successo, ma, contemporaneamente, una donna “normale”, che desidera sopra ogni cosa una famiglia, dei figli e un’indipendenza economica. Vedere e sentire le testimonianze “senza trucco” di queste donne, però, ha un effetto imprevisto e straniante: più si svelano, infatti, più le loro vite sembrano simili a quelle delle persone comuni. Perfino il tono con cui parlano della vita in tournée tra feste, droga e incontri con artisti e persone eccezionali, lascia trapelare, più che un amore spassionato per il loro mestiere, un’immensa nostalgia per la loro gioventù. E forse, ciò che colpisce maggiormente nel film di Sanders, è che non c’è nemmeno tanta differenza tra ascoltare loro o una qualunque madre o nonna immersa nei ricordi del passato.

About Face – Dietro il Volto di una Top Model in questo senso ha quindi un immenso pregio, poiché squarcia quel velo di mistero e quell’aura di inavvicinabilità che il mondo della moda impone, per mostrare ciò che una modella è realmente: una donna, molto bella sì, ma in fondo uguale a tutte le altre. Film interessante che fa capire, una volta di più, la forza del genere documentario. Distribuito da Feltrinelli e, purtroppo, solo tre giorni al cinema (nelle sale The Space il 24, 25 e 27 settembre).

Le riprese di Sin City 2 cominceranno a Novembre!

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Le riprese di Sin City 2 cominceranno a Novembre!

Arriva finalmente una notizia sull’inizio delle riprese di Sin City 2, atteso sequel di Sin City tratto dall’omonima graphic novel che sarà diretto da Robert Rodriguez insieme aFrank Miller.

La lavorazione della pellicola inizierà a Novembre e ad annunciarlo è stata Rosaria Dawson in un intervista a MTV. L’attrice ha anche spiegato che il film sarà una sorta di prequel del primo capitolo, quindi servirà a farvi comprendere tutte gli accenni fatti nel primo capitolo.

Vi ricordiamo che la pellicola si intitolerà Sin City: A Dame to Kill For e nel cast confermati ci saranno Jessica Alba, Mickey Rourke, Clive Owen, Rosario Dawson, Michael Madsen e Devon Aoki. Il film uscirà negli USA il 4 Ottobre 2013.

Fonte: MTV

Brad Pitt killer gentile: arriva Cogan – Killing Them Softly

Brad Pitt killer gentile: arriva Cogan – Killing Them Softly

Tra meno di un mese, l’11 ottobre, troveremo in sala Cogan – Killing Them Softly, la terza opera scritta e diretta dal neozelandese Andrew Dominik, basata sul romanzo poliziesco “Cogan’s trade” di George V. Higgins. Questo thriller, vicino al neo-noir, racconta di tre giovani ed inesperti criminali che compiono una rapina ad una partita di poker protetta dalla mafia, causando una crisi economica della criminalità locale. I malavitosi derubati decidono così d’ingaggiare un assassino professionista, Jackie Cogan, per eliminare i colpevoli e ritrovare il denaro rubato.

Quasi amici candidato francese agli Oscar 2013

Dopo la classifica parziale dei film che concorreranno per entrare nella cinquina del miglior film straniero agli Oscar 2013, veniamo ora a sapere da Comignsoon.it che la Francia

Il Blu-ray del Il Cavaliere Oscuro – il ritorno uscirà a Dicembre negli USA!

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E’ Batman-news che grazie ad un attenta e meticolosa visione di uno dei trailer ha notato che la data dell’uscita del Blu-ray de Il Cavaliere Oscuro – il ritorno sarà nel periodo di Dicembre. Il video è stato postato dalla Warner Bros sul canale youtube ufficiale Ecco dov’è apparsa l’informazione:

Ecco invece il video in questione:

Non ci sono notizie invece su un’uscita italiana del Blu-ray, non ci resta che aspettare una comunicazione ufficiale della WB Italia.

Alexandre Desplat compositore per Zero Dark Thirty

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Alexandre Desplat è stato chiamato da Kathryn Bigelow per le musiche di Zero Dark Thirty, difficile dire se sia il migliore sulla piazza ma sicuramente è uno dei più prolifici nel panorama

Argo: la locandina del film

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Argo: la locandina del film

Dopo la buona accoglienza al Festival di Toronto, ecco la locandina ufficiale del film Argo, diretto e interpretato da Ben Affleck, che racconta la storia vera di una fuga rocambolesca

Video Sponsorizzato – Arriva al cinema l’irriverente Ted, fratello dei Griffin

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John Bennet è un bambino fortunato. È l’unico ad aver avuto per regalo di Natale un vero miracolo: il suo orsacchiotto si è animato, ha preso vita, e così è nato Ted. John e Ted sono inseparabili, fino ai 35 anni vivono ancora insieme, nonostante tra loro ci sia adesso la bella Lori, fidanzata di John e desiderosa di avere accanto un uomo vero, non un bambinone cresciuto che gioca con il suo orsacchiotto. Da questa esigenza nascerà il dilemma di John: rimanere con il proprio orsetto, o fare felice la donna che ama?

Hotel Transylvania: video clip della colonna sonora

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Hotel Transylvania: video clip della colonna sonora

Dopo i character poster e il poster finale del film, ecco il video ufficiale di Problem (The Monster Remix), singolo che annuncia la colonna sonora ufficiale di Hotel Transylvania,

Oscar 2013: La lista parziale dei candidati come Miglior Film Straniero

È stata presentata parte della lista nella categoria Miglior Film Straniero per 85° Edizione degli Oscar. La selezione finora include voci di alto profilo e in concorso nei festival di

Nuove foto del dietro le quinte per Gangster Squad

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Nuove foto del dietro le quinte per Gangster Squad

Da poco è stato confermato che Gangster Squad è stato rimandato dal 7 settembre al 11 gennaio 2013. I mesi in più danno il tempo alla Warner Bros. per esplorare alcune strade di promozione più interessanti, come una nuova serie di foto “dietro le quinte”. Il film è ambientato nel1940 a Los Angeles, ed è incentrato su un piccolo e segreto gruppo della polizia di Los Angeles che cerca di catturare Mickey Cohen (Sean Penn) e le immagini mettono in rilievo il gran lavoro che è stato fatto anche sui costumi. Nel cast ci sono anche Josh Brolin, Ryan Gosling, Emma Stone, Nick Nolte, Michael Peña, Anthony Mackie, e Giovanni Ribisi.

Fonte Collider

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Rupert Wyatt si allontana da Dawn of the Planet of the Apes

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Anche se la data di uscita è per il 23 maggio 2014, sembra che regista Rupert Wyatt si stia allontanando da Dawn of the Planet of the Apes. Wyatt ha diretto nel 2011 il reboot/

Philip Seymour Hoffman alla regia di Ezechiele Moss

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Philip Seymour Hoffman alla regia di Ezechiele Moss

Dopo la sua convincente e premiata performance in The Master, Philip Seymour Hoffman sta pensando di sedersi alla regia. Infatti è interessato a girare il film Ezechiele Moss, 

Chan-wook Park tra Corsica 72 e The Brigands of Rattleborge

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Il regista Chan-wook Park (Oldboy), sta cercando di affrontare un nuovo film ambientato negli anni ’30 e sarebbe una sorta di noir.

Jude Law parla di Sherlock Holmes 3!

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Arrivano le prime dichiarazioni su Sherlock Holmes 3, e provengono direttamente per bocca di Jude Law che intervistato da Collider ha risposto ad una domanda sull’eventuale terzo capitolo. Ecco quanto detto:

Non so ancora quando cominceranno le riprese. Se ne sta parlando e so che c’è già uno script in lavorazione, ma Robert è un ragazzo piuttosto impegnato e anche io ho il mio bel da fare. Ma vogliamo farne un altro. Come team ce la spassiamo davvero un sacco, siamo felici e crediamo che ci sia ancora parecchia energia nelle gambe del duo.

Non ci resta che aspettare ulteriori notizie o conferme per cominciare ad attendere Sherlock Holmes 3 il terzo capitolo di Sherlock Holmes!

Il Trailer ufficiale di Grandi Speranze di Mike Newell

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Il Trailer ufficiale di Grandi Speranze di Mike Newell

Ecco il Trailer ufficiale di Grandi Speranze, atteso adattamento del romanzo di Charles Dickens diretto da Mike Newell con Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Jeremy Irvine, Holliday Grainger, Robbie Coltrane e Sally Hawkins.

Candidato a Sorpresa: recensione del film

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Candidato a Sorpresa: recensione del film

Il regista di Ti Presento i Miei, Jay Roach, ritorna al cinema Candidato a Sorpresa è confeziona una commedia senza esclusione di colpi su una campagna elettorale davvero surreale, che vede protagonisti due degli attori comici più bravi che il cinema contemporaneo americano possa offrire. Molto diversi anche fisicamente, Ferrell e Galifianakis offrono uno spettacolo davvero esilarante nei panni dei due diversissimi seppure alla fine simili candidati che faranno di tutto per vincere le elezioni nel proprio distretto.

Una campagna elettorale così scorretta sembra quasi far impallidire quelle di casa nostra, che però hanno in comune, con questa cinematografica, la totale noncuranza per il programma politico e l’unico scopo di demolire l’immagine del contendente. Sembra che anche oltreoceano le cose non siano poi tanto diverse da qui, e in odore di presidenziali statunitensi, il film cade veramente a pennello, dal momento che già in casa ha incassato tantissimo, innalzandosi a successo della stagione estiva.

Candidato a Sorpresa, il film

In Candidato a Sorpresa Cam Brady (Will Ferrell) è un deputato perfetto: abiti elegante, grande eloquenza, bella moglie e figli perfetti. Marty Higgins (Zach Galifianakis) è un perfetto perdente: indossa sempre maglioncini fatti a mano con disegni appariscenti, è un po’ cicciottello, è sempre gentile e remissivo. Quando il primo si troverà a fronteggiare un mini sex gate alla vigilia delle elezioni, il secondo verrà arruolato dalla parte opposta, finanziato da industriali senza scrupoli, per concorrere contro di lui alla carica di deputato. Il candidato a sorpresa Marty si rivelerà però un osso molto più duro di quello che Cam aveva pensato all’inizio.

La fisicità di Galifianakis si è imposta al pubblico con Una Notte da Leoni, e ora l’attore è un vero e proprio vulcano, che fa ridere ad ogni gesto, ad ogni battuta, persino doppiato il suo straordinario appeal comico non viene intaccato. Lo stesso dicasi per Ferrell che però ha un approccio più rigido, così come richiede il suo personaggio. Molto presente nella trama anche il riferimento alla crisi economica, all’invasione del mercato cinese e agli industriali senza scrupoli, perfettamente incarnati da John Lithgow e Dan Aykroyd, elementi che si collegano a doppio filo ed in maniera sempre più clandestina con la politica di tutto il mondo.

Candidato a Sorpresa è una commedia che fonda sui tempi comici la sua genialità, regalando allo spettatore 90 minuti di puro intrattenimento, senza però rinunciare alla critica sociale con feroce ironia che purtroppo nel finale si risolve nel semplicistico e, forse, necessario buonismo da commedia americana.

Il Rosso e il Blu: recensione del film con Riccardo Scamarcio

Il Rosso e il Blu: recensione del film con Riccardo Scamarcio

Uscirà nelle sale il 21 settembre Il rosso e il blu l’ultima fatica di Giuseppe Piccioni prodotta e patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali in compartecipazione con la Bianca Film.

In Il rosso e il blu Roma, giorni nostri. In un liceo della periferia romana si intrecciano le storie personali e professionali di vari personaggi: la preside dell’istituto (Margherita Buy) vive con estrema freddezza e distacco il suo lavoro e ogni suo rapporto interpersonale, un anziano ed erudito professore di storia dell’arte (Roberto Herlitzka) si trascina stanco e svuotato nel pieno e più sarcastico disprezzo di ogni suo alunno mentre un giovane supplente di lettere (Riccardo Scamarcio) cerca di trasmettere interesse ai suoi  studenti forte di un entusiasmo ancora intatto.

Una commedia sentimental-scolastica la potremmo definire in quanto la scuola è indubbiamente al centro della trama narrativa, la scuola inquadrata e affrontata da diverse angolazioni e prendendo in considerazione tematiche e aspetti diversi. In primo piano il rapporto professori-alunni, eterno conflitto generazionale, sociale e culturale che qui viene descritto e rappresentato nelle sue varie forme: nel confronto glaciale e sordo tra un vecchio professore completamente sfiduciato e giunto alla conclusione dell’inutilità dell’insegnamento; nel generoso e volitivo impegno con cui un giovane e motivato supplente si arma per infondere anche il minimo interesse nei ragazzi.

Roberto Herlitzka è semplicemente straordinario nel vestire i panni del vecchio, forse troppo per la parte, e colto professore ormai prossimo alla pensione. Stanco non solo dell’insegnamento ma anche della vita, vive solo in una grande casa sommersa di libri e saggi di ogni genere in cui ospita settimanalmente giovani e belle avventrici “occasionali”. La sua vastissima conoscenza lo isola al mondo e al prossimo da cui si tiene lontano attraverso meravigliosi e divertentissimi dialoghi carichi di sarcasmo e sagacia. Nutre propositi suicidi ma una vecchia alunna gli farà capire che non tutto è stato inutile, che non tutto è perduto.

Forse non solo per esigenze di copione il buon Scamarcio si approccia e si accosta con timidezza e ossequioso rispetto di fronte all’anziano e bravissimo collega, interpretando con discreta credibilità il ruolo del giovane supplente ancora carico di buoni propositi.

Non certo meno importante la terza storia che vede protagonista Margherita Buy la quale da preside e donna algida e insensibile si scioglie e apre il proprio cuore grazie allo strano e casuale rapporto con un alunno problematico. La Buy, che sino a tutti gli anni ’90 è stata una vera e propria musa ispiratrice per il regista ( ricordiamo tra i tantissimi Fuori dal mondo, ’98), non riesce a sorprenderci nemmeno questa volta, offrendo un’interpretazione assolutamente in linea con il suo solito, e a nostro avviso, limitatissimo canovaccio artistico.

La sceneggiatura non originale si basa sull’omonimo romanzo scritto dallo scrittore ed editorialista di Repubblica Marco Lodoli, a suo tempo professore di Lettere in un Istituto professionale di Roma. Il rosso e il blu è indubbiamente interessante e ben diretto e soprattutto cerca di presentare la questione “scuola” senza voler demonizzare o esaltare in modo retorico insegnanti o alunni; l’introspezione dei personaggi e i loro risvolti interiori prevalgono su una trama narrativa non particolarmente intricata o ricca di svolte e colpi di scena e questo permette al film, soprattutto nel finale, di eludere saggiamente il pericolo di prevedibilità.

Un plauso particolare ai giovani ragazzi che ben si comportano al cospetto dei tre attori professionisti con cui si confrontano in un’alternanza di complicità, distacco e affetto. Il rosso e il blu è un film sulla scuola e su coloro che la popolano ogni giorno; un mondo chiuso all’esterno e che l’esterno osserva con diffidenza e quasi fastidio, sicuramente scetticismo. Ed invece sia Lodoli che Piccioni vogliono dirci quanto la classe, l’istituto ed i suoi professori siano solo una componente nella crescita dei ragazzi; le famiglie, spesso assenti o distratte, devono fare la loro parte, devono collaborare e unirsi in quella ardua quanto nobile crociata per far si che i propri figli diventino un giorno…brave persone.

Uscite al cinema del 21 settembre 2012

Da venerdì 21 – Magic Mike: Mike è un imprenditore. Uomo dai molti talenti e dal grande fascino, trascorre le sue giornate inseguendo il Sogno Americano in tutti i modi possibili: riparando i tetti delle case, lavando auto o disegnando mobili nel suo appartamento sulla spiaggia di Tampa. Ma di notte… Mike diventa semplicemente magico. Focosa star di uno spettacolo tutto al maschile, Magic Mike, grazie al suo stile originale e al suo eccezionale modo di ballare, è da anni l’attrazione principale del Club Xquisite.

Sennen No Yuraku (The Millennium Rapture): recensione

Sennen No Yuraku (The Millennium Rapture): recensione

In Sennen No Yuraku (The Millennium Rapture) la casta dei Nakamoto è segnata da una maledizione, i discendenti maschi sono uomini di una rara bellezza che si insinuano facilmente nel cuore delle donne e che muoiono tutti precocemente. Questi proprio per il loro stile di vita, sono costretti a vivere in strada spinti da tentazioni e pulsioni, che li porterà ad essere in bilico tra la vita e la morte. L’intera storia ci viene raccontata dal punto di vista di Oryu, l’allevatrice che è testimone di questa condanna che si svolge su un isola di nome Okushiri, chiamata da tutti “il Vicolo”.

La storia è tratta dal romanzo Mille anni di piacere di Nakagami Kenji e la trasposizione è firmata da Kohi Wakamatsu e presentata nella sezione Orizzonti della 69° Mostra del cinema di Venezia. La storia è scritta e montata su due livelli, quella contemporanea di Oryu (Shinobu Terajima)  anziana che in preda a delle allucinazioni per via della malattia, parla con la foto del marito scomparso; E quello del suo ricordo sulle vicende dei tre ragazzi Nakamoto. Il primo è Hanzo, un donnaiolo incallito incapace di avere una certa stabilità negli affetti cambiando più spesso compagnia dopo averle usate per il proprio denaro e per nulla interessato al lavoro onesto. Subito dopo c’è la storia di Miyoshi anche lui donnaiolo ma anche dipendente da droghe e dedito ai furti per provare sempre nuove emozioni, ed infine c’è Tatsuo, cugino di Miyoshi, che se da un primo momento sembra distante dai modi di vivere degli altri due, Oryu ci metterà del suo portarlo sulla cattiva strada.

Mentre si percorre questo intreccio di storie e di vite interrotte, il regista rimane fermo, riproponendo al montaggio anche le stesse inquadrature suggestive di montagne all’alba o di nebbie sulle stradine delle città che oltre a richiamare uno stile di vita a cavallo tra l’ottocento e il novecento, vengono riproposte allo spettatore alla fine di ogni “storia” volendo sottolineare un tempo fermo e poco suscettibile al cambiamento.

La storia per quanto possa essere intrigante da sceneggiatura non suscita il coinvolgimento emotivo nonostante i temi così terreni di questi protagonisti; si guarda il tutto con una distanza che neanche Oryu ,caratterizzata con un atteggiamento e uno sguardo sempre in bilico tra l’istinto materno e il desiderio di essere un’amante, riesce a inquadrare del tutto. Di fatti, lo spettatore è cosciente e capisce che nonostante variano i vizi e gli eccessi, la fine è sempre la stessa non portando alcun insegnamento né riflessione su questa “generazione” di giovani, se non la testimonianza che i “vecchi” danno di loro, dagli ultimi pettegolezzi amorosi oppure della loro non curanza riguardo le usanze di Buddha o della poca voglia di lavorare.

Per quanto Kohi Wakamatsu si sia ritagliato un angolo tutto suo nel genere erotico-pulp, filma con coscienza e con poco trasporto l’impulso, portando lo spettatore in un atmosfera più morbosa che sensuale, restituendo solo in parte le tante tematiche che ha il libro, dai temi ancestrali che si riallacciano al buddismo o la memoria storica della sottocasta dei non-uomini burakumin, tuttora discriminata e a cui lo stesso autore apparteneva. Una piccola nota, molto belle e immersive le musiche interpretate da Hashiken e Mizuki Nakamura che funzionano anche come tema di raccordo per il montaggio.

L’intervallo: recensione del film di Leonardo di Costanzo

L’intervallo: recensione del film di Leonardo di Costanzo

L’intervallo è scritto e diretto da Leonardo di Costanzo con Mariangela Barbanente e Maurizio Bracucci (autore dei film Gomorra e Reality di Matteo Garrone) viene raccontata la vicenda di questi due giovani che esplorano l’edificio si conoscono e si confrontano nella realtà di una Napoli (nascosta e mai vista nel film) con cui devono fare i conti quotidianamente.

Ne L’intervallo Salvatore e Veronica vengono rinchiusi in un enorme edificio abbandonato di un quartiere popolare. Lui carceriere, lei prigioniera. Lui è costretto in quel ruolo poiché vittima di un ricatto e lei deve scontare la punizione dei camorristi.

L’intervallo, il film

All’inizio i due ragazzi sono ostili, passano il tempo a studiarsi con sguardi rubati e frasi provocatorie, incolpandosi apertamente di quella loro strana situazione. Veronica, interpretata dall’esordiente Francesca Riso, è una ragazzina fin troppo matura che si oppone non solo al suo ruolo di “prigioniera” ma anche ai scagnozzi che di tanto in tanto vengono a controllare la situazione. Spavalda e aggressiva ha l’atteggiamento di chi conosce bene il giro in cui è immischiata e a cui vorrebbe sfuggire. Tutto all’opposto è Salvatore, interpretato da Alessio Gallo, un ragazzone goffo e accomodante, che ha paura del ruolo e delle responsabilità che il clan di Bernardino (Carmine Paternoster) gli ha dato. Dopo i primi momenti a evitarsi, sopraggiunge la paura di girare per questo edificio abbandonato e instabile nelle ore che li separano dall’incontro con il boss si fa sempre più stretto.

Molto bello è il parallelismo che si viene a creare tra questo edificio e la situazione che vivono i protagonisti, che grazie alla bella fotografia di Luca Bigazzi, rende la scenografia un elemento importante di sceneggiatura. Con il passare delle ore diventano intimi e si raccontano le loro aspirazioni personali, come il desiderio di Salvatore di diventare cuoco o la fantasia di Veronica di essere una concorrente dell’Isola dei Famosi, il tutto recitato con quel saper fare partenopeo che fa sorridere e ridere in sala. Di fatti, la recitazione è improntata in dialetto napoletano e il film è stato proiettato nella sezione Orizzonti di Venezia con i sottotitoli in Italiano. In quei brevi momenti ritorna l’adolescenza messa da parte e la saggezza popolare che oltre a legarsi con la storia suscitano una sorta di legame con la breve infanzia.

Scende la sera e il momento in cui il Boss deve arrivare si avvicina, dopo un colpo di scena da parte di Veronica e il prevedibile ripensamento, i due si ritrovano faccia a faccia con la realtà. Di Costanzo riprende L’intervallo come se fosse un documentario ed è una bella idea, poiché gli da un risvolto realistico e lo spettatore è più cosciente e meno incantato. Questo stratagemma ci fa percepire come è la situazione di essere adolescenti nei quartieri camorristi, inoltre mette in rilievo come avvengono i primi contatti con quel mondo però le scelte di regia si tengono lontane da quel genere cinematografico. Quindi la mafia diventa importante ma non fondamentale, poiché il regista è più interessato ad analizzare l’emozione umana, a questo intervallo dalle loro vite quotidiane, una pausa per pensare a cosa si sta diventando ma senza prendersi troppo sul serio. L’unico neo è un finale che sarebbe stato gradito se un po’ più lungo, ma ciò non toglie la bellezza grezza che il film contiene in sé.

I vincitori del Toronto Film Festival 2012!

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I vincitori del Toronto Film Festival 2012!

Il Toronto International Film Festival 2012 volge al termine e proclama i suoi vincitori. Fra i titoli più premiati da critica e pubblico son stati  L’orlo argenteo delle nuvole di David O. Russell e Seven Psychopaths di Martin McDonagh.

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