Il primo trailer di The Tourist, il thriller d’azione con Angelina Jolie e Johnny Depp, girato parzialmente in Italia a Venezia.
Niente Paura: recensione del film su Luciano Ligabue
Niente Paura è un film documentario che a piccoli tratti non manca di farci sorridere, ma che è, e rimane fondamentalmente, un invito a specchiarci e a domandarci quanto di noi possiamo riconoscere nei suoi fotogrammi. Ultima fatica del regista Piergiorgio Gay, allievo di Ermanno Olmi, è stato presentato nella categoria fuori concorso alla 67.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un film di una dolcezza molto potente. Nel quale gli sguardi e i gesti di chi lo racconta sono l’espressività più solida. Perché Niente Paura, è effettivamente un “documentario atipico”, per abbracciare la definizione che Lionello Cerri propone, nel quale si punta a raccontare la nostra identità nazionale, da un lato attraverso la musica, quella di Luciano Ligabue, e dall’altro attraverso l’Italia che vive e respira, quella che va da Carlo Verdone, Fabio Volo, Paolo Rossi, Giovanni Soldini e Margherita Hack, alle presenze concrete di studenti, sportivi e sognatori della nostra realtà comune.
Le tematiche, le idee, le riflessioni si ritrovano a galleggiare In un tono confidenziale, colloquiale e spontaneo, tanto che val la pena sottolineare la capacità di questa pellicola di riuscire, prima di qualunque altra cosa, ad annullare lo spazio tra spettatore e commediante. Tutto aderisce, la musica è quella che siamo abituati ad ascoltare mentre svolgiamo gran parte delle nostre usuali e quotidiane attività; la gioia è quella che tutti abbiamo provato nell’estate mondiale del 2006; la nostalgia è quella che a tratti ci coglie quando ci scopriamo incapaci di sentirci, come in quei momenti, parte comune e indiscussa della stessa fertile terra.
Niente Paura, il film
La facilità con cui in un attimo ci si riesce a sentire italiani…è la stessa facilità con la quale spesso ci vorremmo dimenticare di esserlo. E questo documentario è anche questo, non cancella vergogne o responsabilità civili, né aliena meraviglie della nostra terra con una sterile e scontata autocritica. Niente affatto. I suoi fotogrammi semplicemente ci parlano, così, come accade durante le migliori associazioni non veicolate di idee, quelle che occupano i nostri consueti discorsi.
Ed è vero, ci si ritrova, su quella poltrona, a sorridere ed annuire, con una piacevole tenerezza sul viso, prendere atto di ciò che in ogni caso ci rende unici, italiani, senza dover poi combattere con la rabbia e la frustrazione, due malumori che diventano dominanti quando qualcuno ci sbatte in faccia, attraverso lo schermo, qualcosa che non ci piace ma che non si può ignorare. Ci si alza invece rincuorati, nonostante non ci abbiano certo raccontato una favola.
E questo messaggio, d’altra parte, non fa che condire lo spirito con il quale sembra essere stato forgiato il film: non certo quello della commiserazione, quanto piuttosto quello della consapevolezza. Perché ci suggerisce di crederci ancora, cercarci ancora, in quel che vogliamo e preferiamo, anche se spesso quel che vediamo, sembra essere tutto ciò che non potrebbe essere di più lontano da noi. Notevole l’unico intervento di Enzo Biagi nel tessuto narrativo.
Russel Crowe per il rapper RZA
A sorpresa Russell Crowe sarà coprotagonista di The Man with the Iron Fists, film scritto, diretto e interpretato dal rapper RZA, al secolo Robert Fitzgerald Diggs.
Joel Schumacher su Barry White
Secondo una notizia di The Hollywood Cog, blog di un misterioso insider dell’industria del cinema hollywoodiana, Joel Schumacher avrebbe in programma un film di genere fantastico sul leggendario cantante di disco music Barry White.
Un nuovo attore per Kevin Smith
Kevin Pollak (Poliziotti fuori) ha confermato nel suo account su Twitter che Kevin Smith gli ha offerto un ruolo nel suo horror – satirico-biblico e non si sa cos’altro – Red State, da lungo tempo in gestazione.
Novità dal set
Moltissime novità e video su Transformers 3, che si sta rivelando una vera e propria impresa per portata tecnologica e logistica dei set sparsi in tutti gli States.
Le riprese del film si sono spostate a Detroit: sono stati avvistati i veicoli di Ironhide, Ratchet, Prime (con il rimorchio), dei Decepticon, i Wreckers e Sideswipe (ma non è detto che verranno usati tutti).Potete vedere un video qui sotto: http://www.youtube.com/watch?v=CnyGI9yherE&feature=player_embedded
Pare inoltre che sia anche stata girata una scena ambientata nel 1960 (ma non ci sono conferme):http://www.youtube.com/watch?v=wvVIgwE0h3c&feature=player_embedded
E a proposito di rumour sulla trama del film, secondo TFW2005 l’ex agente Simmons interpretato da John Turturro nel terzo adattamento del film potrebbe diventare… milionario. Il sito fa riferimento ad alcune immagini in cui Turturro compariva vicino a una Maybach 625 Landaulet bianca, una macchina sicuramente non economica. A supporto di questa teoria alcuni video in cui la famigerata macchina compare assieme ad alcuni Autobot, tra cui la Ferrari 458 Italia, su un set allestito in un molo di Chicago.
http://www.youtube.com/watch?v=EZQ0FhKJifo&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=21oZu48NZ8c&feature=player_embedded
Una delle ipotesi più plausibili è quella che vede Simmons autore di una serie fortunata di libri provenienti dalla sua esperienza nel Settore 7. Indubbiamente il nuovo status-quo di Simmons potrebbe regalare non poche gag divertenti al film. Sempre da Detroit viene un filmato che ci mostra le riprese del deragliamento di un treno: una fonte vicina al produttore Don Murphy sostiene che questa scena completi quanto rimasto in sospeso a Chicago. Nel film questa scena sarà ambientata a Chicago: riguarda l’ingresso in scena di uno dei principali antagonisti. Non rivelerò adesso chi sia: si trasformerà e rivelerà di aver orchestrato lui il caos sulla Terra. Arrivano alcuni Autobot (Bumblebee, Ratchet, Sideswipe, Wheeljack, and the Ferrari) e lo combattono. Prime, Ironhide, and Josh Duhamel sono coinvolti in una sottotrama che verrà rivelata successivamente.
http://www.youtube.com/watch?v=YNTCtl6JDmw&feature=player_embedded
Dal 19 Settembre al 05 Ottobre la produzione dovrebbe spostarsi in Florida sulla Space Coast: secondo Don Murphy entro metà Ottobre le riprese saranno terminate.
C’è stata però anche una piccola polemica avvenuta tra Michael Bay e Screenrant sull’utilizzo o meno del 3D nativo.
…la prossima estate vedrete ancora un altro prodotto colpevole dell’utilizzo di 3D convertito in post produzione. Sembrava che le riprese fossero iniziate in 3D nativo, ma Michael Bay ha cambiato tutto quando la produzione si è spostata a Chicago.
Secca la risposta di Bay:
Chi è questo deficiente che scrive su quello che uso per le riprese? La gente non sa quanto abbiamo lavorato sodo per portare il 3D nelle riprese live action. Abbiamo inventato equipaggiamenti e sistemi per sistemare le telecamere 3D come non ha fatto nessun’altro film in live action prima d’ora. La prova ne verrà fuori alla fine.
Ultimissime dal set di Transformers 3
Moltissime novità e video su Transformers 3, che si sta rivelando una vera e propria impresa per portata tecnologica e logistica dei set sparsi in tutti gli States.
La torre nera: parla Stephen King
Settimana scorsa Ron Howard e Akiva Goldsman hanno annunciato l’ambizioso progetto per La Torre Nera, che prevede una trilogia cinematografica e una serie Tv divisa in più stagioni.
Intervistato, l’autore della saga di romanzi Stephen King ha chiarito le sue idee a proposito di questa innovativa operazione che la Universal e la sua divisione televisiva (NBC) stanno mettendo insieme.
News SerieTV: 8 stagione per One Tree Hill
One Tree Hill uno dei teen drama più seguiti da adolescenti e
non, è giunto alla sua ottava stagione. La season première andrà in
onda il 17 settembre 2010 sul canale americano CW. Solo due
stagioni separano questa serie dal record di dieci, detenuto da
Beverly Hills 90210 primo teen drama apparso nel panorama
televisivo statunitense nel lontano 1990.
Anton Corbijn artista dell’immagine
È da venerdì nelle sale italiane il suo secondo film, The American, thriller con George Clooney, ambientato tra i boschi dell’Abruzzo. Per capire chi è Anton Corbijn basta poco. Pensate alla foto più famosa di Miles Davies: bianco e nero, primo piano, mani sul viso e occhi sgranati; o al video di One degli U2; alla copertina di Automatic for the People dei R.E.M.; al video del Devotional Tour dei Depeche Mode.
Ebbene, tutta opera di questo cinquantacinquenne olandese: fotografo, regista di video musicali e regista cinematografico. Colui che ha fatto dell’immagine una filosofia e della musica il suo campo d’azione preferito. La sua cifra stilistica: la predilezione per il bianco e nero (ma non disdegna il colore), la capacità di mostrarci le star come persone comuni e l’ironia con cui spesso le ritrae. Celebri le sue sfocature dei soggetti in primo piano, in favore di quelli sullo sfondo. Tecnica che fece infuriare un giovane Dave Gahan all’epoca del primo incontro artistico di Anton Corbijn coi Depeche Mode, a metà anni ’80, dando però l’avvio a un fortunato sodalizio, da allora ininterrotto.
In trent’anni di carriera ha ritratto i grandi del rock e del pop – Bon Jovi, Metallica, Nick Cave, Springsteen, Tom Waits, Morrissey, David Bowie, Massive Attack, Bee Gees – e collaborato con le maggiori riviste musicali, fotografando star per conto del Rolling Stone, di NME, di Q, solo per citarne alcune.
Ha realizzato video per David Sylvian, Brian Adams, Nirvana. Per questi ultimi ha curato il clip di Heart Shaped Box, vincitore dell’MTV Award 1993. Per non parlare, poi, delle collaborazioni più longeve con gruppi dei quali ha forgiato l’immagine artistica: appunto U2, Depeche Mode, R.E.M..
Anton Corbijn artista dell’immagine
Fu la musica a portarlo a Londra dall’Olanda nel 1979, per seguire la sua passione: il post-punk. Fu qui che iniziò la sua collaborazione con “NME” e poi, a metà anni ’80, la sua attività di videomaker, che gli ha dato la maggior notorietà. Ed è sempre alla passione per la musica che dobbiamo il suo passaggio al cinema. Nel 2007, infatti, debutta alla regia cinematografica con Control: doveroso omaggio alla band da lui più amata, i Joy Division, e alla figura del suo leader, Ian Curtis, morto suicida il 18 maggio del 1980, a soli 23 anni. In questo caso, la scelta cade inevitabilmente sul bianco e nero. Sorprendente la cura con cui il regista sceglie gli interpreti, straordinariamente somiglianti ai componenti del gruppo. Sam Riley brilla nel ruolo del protagonista, cantando lui stesso i brani nelle scene dei concerti e interpretando al meglio la complessa personalità di Curtis, pervasa da quel disagio esistenziale che lo avrebbe portato a impiccarsi nella cucina della sua casa di Macclesfield.
Samantha Morton interpreta il ruolo della moglie, Deborah. Il film è prodotto da quest’ultima – anche autrice della biografia di Ian da cui è tratta la sceneggiatura – e dallo stesso Anton Corbijn. Control è ben accolto dalla critica e ottiene diversi premi: Miglior Attore Sam Riley e Miglior Film Britannico al Festival di Edimburgo, Menzione Speciale Camera d’Oro al Festival di Cannes. Diventa presto una pellicola di culto per gli amanti della storica band di Manchester.
Oggi, l’artista dell’immagine torna a dirigere per il cinema e passa al colore, scegliendo proprio il nostro paese per ambientare un thriller, protagonista George Clooney. L’attore americano veste i panni di Jack: un assassino che decide di cambiare vita, ma prima dovrà portare a termine il suo ultimo lavoro. Nel cast anche attori italiani: Violante Placido, nel ruolo di Clara, Paolo Bonacelli e Filippo Timi.
Sharm El Sheik: recensione del film
Fabio Romano (Enrico Brignano) è un venditore di polizze assicurative che rischia di perdere il lavoro quando il suo nuovo presidente, Saraceni (Giorgio Panariello), deve scegliere chi licenziare tra lui e il collega De Pascalis (Maurizio Casagrande). Il presidente è al momento in vacanza a Sharm El Sheik e i due assicuratori decidono di raggiungerlo, con l’obiettivo di parlargli, trascinando con sé mogli, figli e mamme con una certa passione per il gioco d’azzardo. Tra le varie peripezie che possono accadere a dei figli adolescenti in vacanza e a dei genitori un po’ distratti, Fabio dovrà decidere quali sono i valori a cui tiene veramente.
Evadere dallo stereotipo di cine-qualcosa, è questa la missione di Sharm El Sheik di Giordani, che tenta di richiamare la commedia all’italiana degli anni ’60 e ’70, dove il protagonista riusciva a cavarsela nonostante il destino avverso. La citazione del cinema di Dino Risi ed in particolare dei personaggi interpretati da Alberto Sordi non è solo ammiccata, ma annunciata, introdotta e riprodotta tale e quale; il film è Una vita difficile. Certa è la forza comica dei tre attori principali, con Panariello antagonista del duo Casagrande – Brignano, nel ruolo di un cattivo ritagliato sui “furbetti” che infestano spesso le cronache italiane. I tre sono supportati da due attrici (Cecilia Dazzi e Elena Russo) , che, nelle vesti di mogli degli assicuratori, riescono a riempire i vuoti presenti in altre parti della storia.
L’altro intento è quello di trattare temi drammatici in chiave di commedia; in realtà, non tutti i futuri disoccupati penserebbero di bruciare gli ultimi risparmi portando tutta la famiglia in una località balneare esotica per tentare di convincere il capo a non licenziarli, ma tant’è. La superficialità o l’ingenuità con cui vengono ritratti alcuni personaggi è a volte esagerata, così come il modo di affrontare alcuni temi, ad esempio la gravidanza in giovane età , quasi facendo finta che nessuno abbia realizzato un film come Juno, ma piuttosto ancorandosi ancora strettamente a Sapore di mare. Comunque sia, il film è onesto con se stesso e con il suo obiettivo finale: le volgarità sono quasi assenti, ed il cast sarà di sicuro richiamo visto che, oltre ai già citati, è composto dai giovanissimi attori provenienti dai film di Moccia e da Sergio Muñiz (quasi sempre in costume da bagno).
Sharm El Sheikh: il cast e il regista raccontano il film
Si è svolta questa mattina al cinema Eden di Roma, la conferenza
stampa del nuovo film diretto da Ugo Fabrizio Giordani,
“SharmElSheick” che uscirà nelle sale italiane il 17 settembre,
prodotto con Medusa Film da Marco Poccioni e Marco Valsania per
Rodeo Drive, distribuito da Medusa in 350 copie. Puntuali arrivano
in sala gli attori, Enrico Brignano, Maurizio Casagrande, Cecilia
Dazzi, Fioretta Mari, Michela Quattrociocche, Sergio Muniz e Laura
Torrisi, assente Giorgio Panariello.
Al Pacino e Joe Pesci in lizza per The Irishman
E’ probabile che Al Pacino e Joe Pesci siano entrambi interessati al progetto di The Irishman, portato avanti da Robert De Niro e Martin Scorsese.
La storia come sappiamo dovrebbe narrare gli exploit malavitosi di Frank Sheeran, gangster che per sua stessa ammissione uccise il sindacalista Jimmy Hoffa. La distribuzione dei ruoli, nel caso i due attori accettassero, non è chiara, ma si sa che De Niro sogna un progetto diviso in due film, il primo classicamente narrativo, il secondo un “film sul film”, che illustri il processo di lavoro suo e di Scorsese. Al momento Steven Zaillian è al lavoro sul copione, basato sul libro I Heard You Paint Houses di Charles Brandt.
Demi Moore in The Reasonable Bunch
Demi Moore si è unita al cast della commedia corale The Reasonable Bunch, che può vantare interpreti d’eccezione come Thomas Haden Church, Kate Bosworth, Martin Landau, Ellen Barkin ed Ellen Burstyn.
Cameron nella Fossa delle Marianne per Avatar 2
La notizia ha dell’incredibile. Secondo fonti attendibilissime (Sunday Times), il sito Wenn riporta la notizia che James Cameron sta sviluppando un veicolo subacqueo per girare delle scene in 3D alla profondità di 10.9 chilometri sott’acqua, nelle profondità della Fossa delle Marianne, che si trova nell’Oceano Pacifico. L’intenzione del regista è quella di riprendere materiale d’archivio da utilizzare per realizzare i due sequel di Avatar, che verranno ambientati parzialmente nelle profondità sottomarine di Pandora:
McConaughey e Hirsch insieme per Killer Joe
Inizieranno l’8 novembre a New Orleans le riprese di Killer Joe, nuova black comedy prodotta dalla Voltage Pictures e scritta dal premio Pulitzer Tracy Letts.
I primi nomi del cast sono appena stati annunciati in attesa di scoprire la lista completa: si tratta di Matthew McConaughey e di Emile Hirsch, entrambi assenti dal grande schermo da ormai un anno (i loro ultimi film sono rispettivamente La rivolta delle ex e Taking Woodstock, del 2009). Hirsch interpreterà un ragazzo che, insieme alla sorella, pianifica la morte della madre per intascarsi l’assicurazione e assolda così un poliziotto killer per sbrigare la faccenda. Il killer sarà interpretato da McConaghey, e sebbene non si sappiano altri dettagli sulla trama, trattandosi di una commedia possiamo immaginare che qualcosa non andrà per il verso giusto… I diritti di distribuzione internazionale saranno venduti al Toronto Film Festival, e deve ancora essere definita una data d’uscita.
Star Trek: sequel con inedito villain?
Roberto Orci, Alex Kurtzman e J.J. Abrams hanno parlato del nuovo attesissimo sequel del film di Star Trek su SFX Magazine. Nel dettaglio, i tre hanno alluso alla possibilità che nel film venga inserito un villain completamente inedito. Qui sotto riportate le dichiarazione tradotte per voi:
Abrams: l’Universo che ha creato Roddenberry è immenso. E quindi è difficile inquadrare il sequel riferendosi a qualcosa di preciso in questa mitologia. Il che, da una parte, è una grande opportunit. Ma è anche la sfida più grande: dove andremo? Su cosa ci concentreremo? Sono molto eccitato all’idea di queste prospettive.
Orci: Presentare un villain inedito nel sequel è una bella tentazione, perché ora abbiamo un campo da gioco completamente nuovo. D’altra parte, alcuni fan vogliono veramente che ci siano i Klingon nel sequel, ed è difficile non ascoltarli. La parte difficile sarà evitare di fare qualcosa di già visto semplicemente per ricevere l’approvazione dei fan.
Kurtzman: un modo di lavorare che noi NON utilizziamo è quello di avere qualcosa che vorremmo vedere nel film, e successivamente costruirci attorno la storia. Dobbiamo iniziare da subito a lavorare sulla storia giusta. E poi possiamo decidere se in questa storia Khan potrebbe avere un ruolo, e così via. Non prendiamo decisioni basandoci su un menu con una lista di elementi, cercando di farceli stare tutti.
Orci: l’umorismo fa parte del franchise, e per noi è un punto critico, soprattutto nella relazione Bones-Spock. Sarà una parte importante nella relazione Bones-Kirk. Quindi nel film ci sarà una bella dose di umorismo.
Sono dichiarazioni queste che dimostrano che il team è al lavoro sulla sceneggiatura del film, che dovrà essere pronta entro la fine dell’anno in modo da poter dare il via alle riprese nel 2011.
Star Trek 2 uscirà il 29 giugno 2012.
I mercenari – quando Hollywood invecchia
L’ultimo film di Sylvester Stallone, “I mercenari – The Expendables”, non ha acceso grandi entusiasmi; o forse, è riuscito a farlo solo in quel “nocciolo duro” degli spettatori che amano i film d’azione e sono fan nostalgici di icone del genere anni ’80-’90, quali ad esempio lo stesso Sly o Schwarzenegger.
Analizzando infatti i dati degli incassi rilevati dai Box Office, negli Usa il film è andato discretamente nel weekend d’uscita (fine agosto), facendo registrare un incasso di poco superiore a 35 milioni di dollari, mentre nel lungo termine ha perso colpi, giungendo a quasi 100 milioni di dollari; un risultato in fondo buono, ma che è probabilmente lontano da quanto ci si aspettava considerando il cast che vi fa parte.
In Italia invece è stato accolto con sufficienza, incassando nel primo weekend d’uscita poco più di 900 mila euro, mentre ad oggi ne ha incassati poco più di 2 milioni. Secondo gli esperti trattasi di un risultato mediocre (i dati sono aggiornati al 12 settembre 2010).
Distribuito da “01 Distribution” (un’esclusiva per l’Italia Massimo Ferrero / Ellemme Group), il film racconta la storia di Barney Ross (Sylvester Stallone), un uomo che non ha niente da perdere, non prova emozioni ne’ sente paura, un leader e uno stratega che vive ai margini della società. Quando a Barney e alla sua moderna squadra di mercenari viene offerto un lavoro, nessun’altro oltre a lui e ai suoi soldati potrebbe portarlo a termine; e’ l’incarico che gli garantirebbe una pensione d’oro: porre fine alla dittatura del sanguinario generale Gaza sull’isoletta di Vilena.
Il 64enne Sylvester Stallone ci
propone il classico film d’azione, non accontentandosi però del
ruolo di regista, bensì scendendo ancora in campo nel ruolo di
supereroe invincibile, sebbene visibilmente invecchiato. Malgrado
le venerande età, infatti, si cala ancora in ruoli d’azione, non
riuscendo proprio a scrollarsi di dosso lo stereotipo di attore
muscoloso da film d’azione sparatutto e in cui volano cazzotti;
peccato che il volto e la pelle che avvolge quegli stanchi muscoli,
siano traccia spietata del tempo che passa. Poco decente, ad
esempio, l’idea di riprendere qualche anno fa la saga di Rocky
prima e Rambo poi, a ormai 60 anni suonati. Una scelta che ha messo
dinanzi alla dura realtà dell’età che avanza anche chi da
adolescente o da giovane quegli eroi li ha follemente amati, e ora
se li ritrova anch’essi invecchiati, come invece sognavano mediante
l’immortalamento di una pellicola o di un poster sulle pareti della
propria cameretta.
Ritornando al film, vera particolarità di questa ennesima creatura
di Hollywood è che nel cast figurano attori icona del cinema
d’azione americano degli anni ’80-’90: per la prima volta infatti
hanno lavorato insieme Stallone e Arnold Schwarzenegger, con
quest’ultimo che figura in una breve apparizione che tanto basta
per dare un senso in più al film, facendo gridare alla storica
collaborazione. Tra i due c’è sempre stata grande rivalità, che la
vecchiaia ha sopito. Schwarzy ha lasciato per un momento il ruolo
di Governatore della California, tornando a fare ciò che gli riesce
meglio: l’attore di film d’azione; magari gli americani, anche di
fede democratica, potrebbero tornare a riamarlo.
Ma non finisce qui. Stallone è riuscito ad ottenere anche la scritturazione di altri due attori icona uno degli anni ’80 e uno degli anni ’90: Mickey Rourke e Bruce Willis, sebbene entrambi abbiano lasciato il segno anche negli anni 2000. Nel cast figurano anche Jason Statham, Jet Li, Dolph Lundgren (il mitico Ivan Drago di Rocky IV), Eric Roberts, Randy Couture, Steve Austin, David Zayas, la splendida Giselle Itie’, Charisma Carpenter, Gary Daniels, Terry Crews, Toll Road.
Potevano esserci anche Chuck Norris e Jean-Claude Van Damme. Il primo però è ormai settantenne, con il secondo invece non si è trovato un accordo. Peccato, avremmo trovato un altro muscoloso invecchiato.
Proprio in virtù degli attori che hanno preso parte al progetto, prima si parlava di risultati poco esaltanti. Mezzi flop che in tempi di recessione economica come questi, neanche il Mondo patinato di Hollywood può permettersi più; men che meno i film d’azione per cui si investono cifre molto elevate.
Come ha confessato al Festival del Cinema di Venezia proprio Stallone giusto un anno fa, anche Hollywood è infatti una bolla che sta per esplodere e si tornerà a fare piccoli film commedia che toccano il cuore, stile anni ’40-’60 per intenderci. E noi ci chiediamo: se così sarà, cosa se ne farà Stallone dei suoi muscoli e delle sue sceneggiature?
Box Office ITA 13/09/2010
Ancora un fine settimana in cui le new entry non decollano, così Shrek si conferma primo, seguito da Resident Evil 3D e La solitudine dei numeri primi.
Non molti avrebbero scommesso sulla
tenuta di Shrek e vissero felici e
contenti al primo posto della classifica italiana
anche al suo terzo fine settimana, soprattutto in un weekend ricco
di novità, veneziane e non. Così, benché l’orco abbia dovuto cedere
un centinaio di sale 3D a Resident Evil Afterlife
3D, porta comunque a casa 1,5 milioni e
raggiunge il totale di 14,5 milioni.
Il film con Milla Jovovich, malgrado il sovrapprezzo del biglietto,
si deve invece accontentare di 1,3 milioni che gli offrono il
secondo posto.
L’altra importante new entry, La solitudine dei numeri primi, reduce dalla Mostra di Venezia, ottiene un risultato modesto con il suo terzo posto e i 906.000 euro raccolti nei tre giorni. La pellicola italiana è seguita da un’altra novità in classifica, The American, che si piazza in quarta posizione con 511.000 euro.
Le posizioni successive sono occupate da titoli in calo: con altri 482.000 euro, Giustizia privata arriva a 3,8 milioni, davvero un ottimo risultato inaspettato in partenza. I Mercenari raggiunge quota 2,3 milioni con altri 465.000 euro, mentre The Karate Kid: La leggenda continua si conferma una delusione nel nostro Paese, arrivando a 1,6 milioni complessivi con i 402.000 euro del suo secondo weekend.
L’apprendista stregone scende in ottava posizione con altri 362.000 euro e giunge a quota 6,7 milioni, confermando un ottima prestazione in Italia.
Sorprende alquanto il risultato di Somewhere, fresco (e contestato) vincitore del Leone d’Oro a Venezia: nonostante l’importante premio, il film di Sofia Coppola si sta rivelando una grande delusione di pubblico, e precipita così in nona posizione con altri 322.000 euro, per un totale di 1,1 milioni.
Chiude la top10 Nightmare, arrivato a 1,8 milioni con altri 131.000 euro. Segnaliamo infine il tredicesimo posto di 20 sigarette, altro titolo italiano presentato a Venezia, che ottiene 56.000 euro in appena 51 sale.
Box Office USA: debutto buono per Resident Evil 4
È stato sicuramente un ‘debutto’ fortunato quello di ‘Resident Evil: Afterlife’ nelle sale americane. Il quarto capitolo della saga dedicata alle avventure di Alice e ispirata al videogioco ‘Resident Evil’ offre – per la prima volta – lo spettacolo in 3D e, in appena 72 ore, incassa 27,7 milioni di dollari.
È il weekend dei record per la ‘Sony Pictures’, che ha investito per il film circa 50 milioni di dollari: al momento sembra che non ci sarà nessun problema a rientrare nei costi di produzione, grazie anche ai prezzi più cari degli ormai immancabili occhialetti. È, infatti, soprattutto grazie al 3D (modalità in cui era possibile vedere il film in 2000 località sulle 3203 in cui è stato programmato) che l’unica pellicola che debuttava proprio nel weekend è riuscita balzare in vetta alla classifica del botteghino, ottenendo anche il record di miglior esordio tra i film dell’intera saga e quello di film tratto da un videogioco col successo più eclatante di sempre. Milla Jovovich può dormire sonni tranquilli: è probabile che la chiameranno anche per il quinto capitolo! Dalla seconda posizione in poi i guadagni si abbassano notevolmente. Alle calcagna di ‘Resident Evil’ ritroviamo ‘Takers’, che resiste nelle prime tre posizioni della classifica dopo tre settimane di programmazione: questo weekend ha guadagnato 6,1 milioni di dollari che, sommati agli incassi precedenti, diventano 48 milioni di dollari. Un successo sicuramente inatteso per il film di John Luessenhop.Precipita invece alla terza posizione – con circa 5,9 milioni di dollari – ‘The American‘ con George Clooney e Violante Placido. Era del resto immaginabile che la prima posizione della scorsa settimana fosse dovuta più alla mancanza di un vero ‘concorrente’ che ai meriti del film, che non è riuscito a resistere in testa per più di un weekend. Ancora più clamorosa risulta tuttavia la ‘caduta’ di ‘Machete’, soprattutto dopo la grandissima promozione della pellicola. Il film di Robert Rodriguez esce inevitabilmente dalla Top Three e incassa 4,2 milioni di dollari: veramente pochi per le aspettative che la casa di produzione nutriva nei confronti dello spin-off di ‘Grindhouse’. Quinta posizione insoddisfacente anche per ‘Amore a mille miglia’, clamoroso flop al botteghino con Drew Barrymore e Justin Long (3,8 milioni di dollari): il film è costato 32 milioni di dollari e ne ha guadagnati solo 14. Le possibilità di ripresa sono praticamente inesistenti, per cui Drew Barrymore non può far altro che confermare il suo ‘andamento’ altalenante. Sesta posizione per ‘I poliziotti di riserva’ (3,6 milioni di dollari) con Will Ferrell, seguito da ‘The Last Exorcism’ (3,4 milioni di dollari): entrambi i film si confermano un successo di pubblico, soprattutto se si dà uno sguardo ai loro costi di produzione. Ottava posizione per ‘I Mercenari’ che incassa 3,2 milioni di dollari, sfiorando in totale il traguardo dei 100 (98 milioni guadagnati negli Usa e 190 nel resto del mondo). Chiudono la Top Ten ‘Inception’, che usa le ultime cartucce a disposizione e si piazza in nona posizione con un incasso di circa 3 milioni di dollari, e‘Mangia, prega, ama’ con 2,9 milioni di dollari. La settimana prossima debutteranno al botteghino ‘The Town’ di Ben Affleck e ‘Devil’, scritto da M. Night Shyamalan. Il weekend si presenta particolarmente battagliero…
Addio a Claude Chabrol
E’ morto domenica mattina il regista francese Claude Chabrol. A dare la notizia il Comune di Parigi.
Leone d’Argento per “Balada Triste de Trompeta”
Se il verdetto finale ha visto trionfare Sofia Coppola con il suo delicato “Somewhere”, l’esperienza veneziana si conclude in bellezza anche per il cineasta spagnolo Alex De La Iglesia che ottiene due premi: il Leone d’Argento per la regia e l’Osella per la sceneggiatura. “Balada Triste de Trompeta” è una storia d’“amore, humor e orrore”, come sintetizza il regista. Siamo nel 1937 – guerra civile spagnola. La milizia fa irruzione in un circo e arruola contro il suo volere un pagliaccio.
Clip di Passion Play
Sabato sera al Toronto International Film Festival è stato presentato Passion Play, la commedia romantica di Mitch Glazer con Mickey Rourke e Megan Fox ambientata negli anni cinquanta.
Leone d’Argento per “Balada Triste de Trompeta”
Se il verdetto finale ha visto trionfare Sofia Coppola con il
suo delicato “Somewhere”, l’esperienza veneziana si conclude in
bellezza anche per il cineasta spagnolo Alex De La Iglesia che
ottiene due premi: il Leone d’Argento per la regia e l’Osella per
la sceneggiatura. “Balada Triste de Trompeta” è una storia
d’“amore, humor e orrore”, come sintetizza il regista. Siamo nel
1937 – guerra civile spagnola. La milizia fa irruzione in un circo
e arruola contro il suo volere un pagliaccio.
Nuove foto dal set di Capitan America
Comicbookmovie rivela nuove foto dal set di Captain America: The First Avenger, kolossal della Marvel diretto da Joe Johnston ed interpretato da Chris Evans.
Tarantino vs Kitano – registi senza gloria
Un libro che vuole essere innovativo nella forma e nel percorso: una duografia che traccia le caratteristiche estetiche e i temi più cari al ragazzaccio del Tennessee e al poeta-pittore stoico giapponese e indirizza il lettore verso una riflessione incondizionata sugli elementi convergenti e divergenti di due cinematografie che continuano a far discutere critici e spettatori da quasi vent’anni.
La Principessa Mononoke: recensione del film
La recensione del film d’animazione La Principessa Mononoke del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki.
Sinossi: Il giovane Ashitaka,
principe Emishi, per difendere il proprio popolo da un
demone-cinghiale di nome Nago comparso sul suo territorio, lo
affronta e lo uccide, uscendo tuttavia ferito dal combattimento. La
ferita del demone abbatte sul principe una maledizione che lo
condanna a morte certa, e così Ashitaka decide di abbandonare il
villaggio per la salvaguardia dei suoi cittadini e per scoprire le
origini del demone. Durante il viaggio, Ashitaka incontra San, una
ragazza cresciuta con i lupi e chiamata La Principessa
Mononoke. Il principe scoprirà molto presto che
l’intera foresta in cui San vive con i lupi, con le scimmie e con
il bellissimo Dio della Foresta è in lotta da tempo con la Città
del Ferro e con la sua padrona Eboshi, colpevoli di perpetrare lo
sfruttamento di alberi e di materie prime, indebolendo in questo
modo la foresta stessa.
Ashitaka scoprirà anche che il demone Nago, da lui ucciso, era un Dio tramutato in demone dalla ferita di un proiettile, sparato proprio da Eboshi. La Città del Ferro, alleatasi con gli emissari imperiali, si prepara ad abbattere per sempre il popolo della foresta, tentando di ucciderne il Dio. Ashitaka si troverà coinvolto nella guerra, sperando di riuscire a mediare le varie posizioni e schierandosi infine al fianco di San, di cui si è innamorato. Un altro capolavoro di Miyazaki, rovinato – in parte – dal doppiaggio italiano.
Analisi: Ogni
opera di Miyazaki andrebbe vista con la dovuta
preparazione: bisogna prepararsi prima di immergersi in un mondo
che ha poco a che fare con le nostre idee di ‘cartone animato’ e di
‘favola’, ma che non può fare a meno di coinvolgerci e trascinarci
con sé. ‘Mononoke-hime’ debutta in Giappone il 12 luglio 1997 ed
è immediatamente un successo di pubblico, al punto da essere
trasmesso e ri-trasmesso nelle sale cinematografiche e da essere
tuttora il secondo film più visto di sempre in terra nipponica
(dopo ‘Titanic’). Nel 1998 venne scelto come film rappresentante
del Giappone per la candidatura all’Oscar per il miglior film
straniero, senza arrivare tuttavia alla fase finale. Nonostante il
grande consenso ottenuto dal film in Giappone, in Italia
La Principessa Mononoke arriva solo il 19
maggio 2000, grazie alla distribuzione della Buena Vista Pictures
(come è possibile immaginare, il film fu comunque distribuito in
pochissime sale). Non c’è dubbio che gli amanti del genere e di
Miyazaki si siano precipitati a vederlo; il più grande rimpianto
sta nel non riuscire a fare arrivare questi capolavori al grande
pubblico.
La Principessa Mononoke: recensione del film
La storia de La Principessa Mononoke è ambientata nel periodo Muromachi (1392-1573), un’era considerata rinomatamente di transizione verso i primi bagliori dell’epoca moderna. Umani e dei al tempo coesistevano, insieme ai demoni, ma il periodo era caotico e confuso, privo di punti di riferimento. Miyazaki sceglie l’epoca Muromachi proprio con l’intento di creare un’atmosfera simile a quella che si respirava nel 1997, il tramonto del ventunesimo secolo, un’altra fase di transizione, anche se in altri luoghi e in altri tempi. Eppure le tematiche affrontate – quelle care al regista giapponese – sono più che mai attuali: la distruzione della natura ad opera di popoli ambiziosi, egoisti e senza scrupoli; le guerre, difficilmente utili, che popolano l’intero pianeta; l’amicizia e l’amore. La morale, in fondo, è facile da capire: l’uomo e la natura dovrebbero serenamente coesistere e bisognerebbe imparare a costruire, più che precipitarsi a distruggere. Ma c’è di più: se il mondo va a rotoli, non è detto che non esista una ragione per viverci ugualmente. Ashitaka era un condannato a morte, spinto solo dall’amore per il suo popolo e da una vana speranza di guarigione, eppure rinasce grazie a San. La voglia di proteggerla e di liberarla, nello stesso tempo, dalla condanna di una vita infelice (né donna né lupo, come spiega bene Moro) lo rendono un uomo se possibile più coraggioso, più valoroso e più assennato. Come direbbe il principe Emishi, “vedere cosa accade con occhi non velati dall’odio” ti dà una visione del tutto diversa delle azioni che si compiono. Eboshi, l’arrogante padrona della Città di Ferro, non riesce a liberarsi dalla sua avidità, nemmeno alla fine, come il doppiaggio italiano ci fa erroneamente dedurre. E su questo bisogna inevitabilmente puntare il dito contro la distribuzione italiana, che spesso pensando di far bene commette solo un terribile danno che colpisce tanto il regista quanto lo spettatore. Quando Eboshi dichiara “Oggi ho capito che la foresta è sacra e nessuno ha il diritto di profanarla”, in realtà nella versione giapponese esclamava un ben meno ‘pentito’ “Io ci rinuncio, non posso vincere contro gli stupidi”. Il finale lascia la porta aperta all’immaginazione o, se si vuole essere più precisi, ad un futuro inesplorato. Miyazaki sottolinea che la natura umana non è perfetta, che spesso l’amore incontra difficoltà insormontabili e spesso non ci si pente del male commesso, anche se ha portato solo distruzione. In fin dei conti, però, si va avanti lo stesso, senza un lieto-fine eclatante, ma con piccoli spiragli di luce. A dimostrazione che il mondo si sposta a passi infinitesimali e all’uomo basta poco per vivere il tempo che ha a disposizione il più felicemente possibile.
La principessa Mononoke – scheda
Dal genio di Hayao Miyazaki, un capolavoro del cinema d’animazione. Ecco la scheda di Cinefilos, a cura di Grazia Cicciotti.