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La solitudine dei numeri primi: recensione del film

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La solitudine dei numeri primi: recensione del film

La solitudine dei numeri primi è il film del 2010 diretto da Saverio Costanzo tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano.

Nel film La solitudine dei numeri primi due episodi avvenuti durante l’infanzia marchiano in maniera indelebile le future esistenze dei due protagonisti, Mattia e Alice, fino all’incontro e alla scoperta di un legame sottile e necessario, paragonato a quello che esiste tra due numeri primi gemelli. Numeri primi solitari e isolati ma vicinissimi fra loro, accomunati dalle stesse particolarità, attratti l’un verso l’altra, ma che non riescono mai a unirsi, perché divisi da un unico invalicabile ostacolo: la sofferenza.

In La solitudine dei numeri primi Mattia (Luca Marinelli) è un bambino sensibile e con un’intelligenza superiore, ha una sorella gemella, Michela, inferma mentale, della quale si deve occupare sempre, perché così pretende la madre. Mattia, però è solo un bambino e ha bisogno anche di instaurare delle amicizie, tanto che il giorno della festa di compleanno di un suo compagno di classe, decide di lasciare Michela per poche ore in un parco giochi. Quando tornerà, afflitto dai sensi di colpa, non la troverà più.  Alice (Alba Rohrwacher) è una bambina che pur odiando la scuola di sci è costretta a frequentarne un corso dal padre. Una mattina, Alice si separa dal resto del gruppo e, nel tentativo di tornare a valle, finisce in un dirupo rimanendo gravemente ferita.

La solitudine dei numeri primi

La ragazza rimarrà zoppa per il resto della vita. Questi due drammi saranno talmente radicati nelle vite dei due protagonisti, da portarli a vivere in solitudine, emarginati dai compagni di classe, dagli amici e addirittura dalle stesse famiglie. Il mondo che li circonda è spietato, disumano e cruento, proprio come lo è la scena in cui Alice si fa squarciare con un coltello il tatuaggio che si era fatto per Viola, sua compagna di classe, popolare e meschina.

Il dolore è dunque il vero protagonista della storia, motore immobile dell’esistenza dei due personaggi; un dolore che riaffiora sempre, testimoniato da Costanzo attraverso continui stacchi di montaggio che ci mostrano in maniera confusa il riemergere di ricordi. 1984, 1991, 1998, 2007. Lungo questi anni le vite di Mattia e Alice scorrono parallele senza mai riuscire a congiungersi.  Nel 2007, Alice divorziata e anoressica decide di cercare Mattia, che vive in Germania per la sua carriera matematica, e lo invita a tornare da lei, così si rincontrano dopo sette anni, e si ritroveranno ancora vicini nel dolore, proprio nel finale, silenzioso ma intenso, in quel parco giochi e in quella panchina, dove Mattia aveva lasciato Michela.

Costanzo ha destrutturato la linearità narrativa del romanzo premio Strega 2008 di Paolo Giordano, avvertendoci sin dall’inizio, grazie anche alla musica di Mike Patton e a una grafica di forte impatto, che ci troviamo dinanzi ad un horror. L’orrore della sofferenza che attraversa corpi e anime dei due protagonisti. Un film di un regista che si dimostra già maturo, con una piena padronanza dei mezzi tecnici del cinema.

Evidente l’omaggio allo stile kubrickiano, nel quale i rumori e la musica creano maggior tensione delle parole, nel quale si alternano scene lente con movimenti quasi impercettibili a scene intense con l’ausilio della camera a mano, che tutto rende più emotivo. A brillare di luce propria in questo quadro sono i due giovani protagonisti: una scarnificata Alba Rohrwacher, sensuale e perfetta nei panni della tormentata Alice e Luca Marinelli, giovane esordiente, efficace nei panni del timido, impacciato e autolesionista Mattia.

Festival di Venezia 2010: tutti i premi

Festival di Venezia 2010: tutti i premi

Ecco l’elenco completo di tutti i premi del Festival di Venezia 2010: Il Leone d’Oro per il miglior film, le Coppe Volpi per le migliori interpretazioni maschile e femminile e tutti gli altri riconoscimenti della 67ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Festival di Venezia 2010: tutti i premi

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Festival di Venezia 2010: tutti i premi

Ecco l’elenco completo di tutti i premi del Festival di Venezia 2010: Il Leone d’Oro per il miglior film, le Coppe Volpi per le migliori interpretazioni maschile e femminile e tutti gli altri riconoscimenti della 67ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Lo Hobbit: inizio riprese gennaio 2011?

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Ian MKellen ha confermato al Bolton News i rumour degli ultimi giorni: le riprese dello Hobbit  inizieranno a gennaio 2011, o per lo meno questa è la data cui ambisce attualmente la produzione.

Hereafter: trailer del film di Clint Eastwood

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Hereafter: trailer del film di Clint Eastwood

E’ uscito il primo trailer ufficiale di Hereafter, il thriller soprannaturale di Clint Eastwood. Nel cast anche Cecile De France e Bryce Dallas Howard

Il film è un thriller soprannaturale, un intreccio di storie legate al lutto e alla perdita, che parla di come le persone affrontano la morte e le tragedie che colpiscono le loro vite. Scritto da Peter Morgan (The Queen, Frost/Nixon), Hereafter racconta tre storie parallele che finiscono per intrecciarsi – una giornalista TV francese (Cecile de France), che subisce una esperienza quasi mortale durante lo tsunami del sud-est asiatico del 2004; una madre single e drogata inglese (Lyndsey Marshal), che perde uno dei suoi figli gemelli di 10 anni durante un incidente stradale; e il personaggio di Matt Damon, che riesce a parlare con i morti ma preferisce non farlo, e che non riesce a comunicare con la fidanzata (Bryce Dallas Howard). I personaggi della De France e di Marshal lo contatteranno alla disperata ricerca di risposte e consolazione…

 

Lea Seydoux non sostituisce Carla Bruni

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In relazione alle voci diffusesi, secondo le quali l’attrice francese Léa Seydoux avrebbe rigirato le scene di Carla Bruni nell’ultimo film di Woody Allen, Midnight in Paris, è giunta la smentita della diretta interessata.

L’Amore Buio: recensione del film di Antonio Capuano

L’Amore Buio: recensione del film di Antonio Capuano

Tratta temi a lui cari Antonio Capuano nella sua ultima fatica cinematografica: L’amore buio, presentato alle Giornate degli Autori del Festival del Cinema di Venezia, tuttora in corso. Al centro, il rapporto genitori-figli e la condizione esistenziale degli adolescenti. La sfera privata, inserita in un contesto sociale che il regista conosce bene: quello napoletano, adatto forse più di altri a far emergere contraddizioni e complessità.

Insomma, gli ingredienti sono quelli che lo hanno reso noto a pubblico e critica, fin dall’esordio nel 1991 con Vito e gli altri, passando per Pianese Nunzio, 14 anni a maggio (1996), fino al recente La guerra di Mario (2005).

Si parte da una violenza. Un gruppo di quindicenni della Napoli popolare, dopo una giornata come tante, “pensa bene” di fare un giro nei quartieri “alti” e violentare una ragazza che rientra a casa. L’indomani, uno dei quattro, Ciro Fossa (Gabriele Agrio), denuncia sé stesso e gli altri alla polizia. Per i ragazzi inizia così l’esperienza del carcere, a Nisida; mentre, per la vittima della violenza, la diciottenne Irene (Irene De Angelis), comincia un percorso per elaborare quanto è successo. Così, Ciro riflette su di sé, su ciò che ha fatto, e comincia a scrivere lettere a Irene. La ragazza cerca in sé la forza per reagire e, pian piano, trova anche il coraggio di rispondere alle lettere di Ciro, in un confronto che si rivelerà proficuo per entrambi e aprirà loro la possibilità di un nuovo inizio.

L’Amore Buio

Il film racconta la contrapposizione tra due realtà che convivono nello stesso spazio, ma che sembrano non avere niente in comune: quella di Ciro e dei suoi amici, che a stento frequentano la scuola e girano Napoli in motorino tutto il giorno, con genitori che lavorano da mattina a sera per pochi soldi, vessati dalla camorra che controlla il territorio.

E, dall’altra parte, la città di Irene: quella alto-borghese, totalmente autoreferenziale, chiusa in sé stessa, fatta di case signorili, servitù, famiglie che offrono tutto il necessario al mantenimento materiale dei propri figli e alla loro formazione culturale. Due mondi opposti, che non dialogano, ma accomunati dalla stessa incapacità di gestire la relazione con gli altri, da un contesto affettivo carente.

È proprio in questo contesto che cresce quella percezione distorta per cui violenza e amore possono coesistere e, magari, coincidere, come pensano Ciro e i suoi amici. Come una percezione distorta è quella che porta Irene a scambiare per amore il rapporto col suo ragazzo, pieno di silenzi, distanze, incomprensioni, e in cui il corpo, anziché rispettato e amato, sembra usato per soddisfare bisogni. Capuano rintraccia le radici di questa aridità nei rapporti familiari: nella famiglia popolare, come in quella borghese, per motivi diversi, i genitori non sanno comunicare coi figli.

L’Amore Buio, personaggi e storie

La madre di Irene (Luisa Ranieri), che pure si preoccupa di quanto sta accadendo alla figlia, non sa stabilire un vero rapporto con lei. Men che meno, sa sostenerla in un momento così difficile. Preferisce non chiedere, non dire, non nominare mai la violenza subita da Irene. Così fa il padre (Corso Salani, nella sua ultima interpretazione), spesso assente e comunque del tutto incapace di comunicare. Lo stesso vale per la famiglia di Ciro: stretta nella morsa dei problemi quotidiani, non è in grado di aiutare il figlio.

 Anzi, che Ciro sia in carcere, dice il padre, è un bene perché, dopo tutto, “il vero carcere è fuori”. Dunque, adolescenti soli, che devono fare i conti con la vita senza una guida e spesso sbagliano, come Ciro, dovendo poi affrontare le conseguenze dei propri errori. Oppure,  non sapendo come gestirle, mettono a tacere sensazioni ed emozioni e si lasciano scivolare tutto addosso, come accade a Irene, che accetta senza convinzione la presenza e i comportamenti del fidanzato e acconsente passivamente alle sue decisioni. In questo scenario, àncora di salvezza è l’arte, che aiuta i protagonisti a crescere, a trovare una via per comprendere sé stessi e comunicare col mondo esterno: i laboratori creativi e la scrittura per Ciro; il teatro per Irene.

Il primo farà un vero percorso di crescita; la seconda riuscirà almeno a superare il trauma subìto. Quindi, l’arte è vista come un valido aiuto, là dove famiglia e società sono carenti, come dimostrano le varie figure di psicologi presenti, nessuno dei quali sembra realmente in grado di offrire il sostegno cui è deputato. Fa eccezione lo psicoterapeuta/organizzatore del laboratorio teatrale, che aiuta Irene a trovare “il suo bandolo”.

Dunque, una società che offre poco o niente, e spesso troppo tardi, come canta Ciro in un rap composto in carcere. Una società che non sa sostenere i giovani e quindi non sa pensare il proprio futuro. Al regista il merito di aver evidenziato come questo problema, che coinvolge soprattutto le presenti generazioni, sia assolutamente trasversale, e non riguardi solo realtà marginali, da relegare comodamente in luoghi lontani da sé.

Un apprezzabile tentativo di analisi, che va al di là dei manicheismi e delle facili semplificazioni. Nel cast, oltre ai noti Gifuni, Golino, Ranieri, che non deludono le aspettative, i due esordienti protagonisti: Gabriele Agrio e Irene De Angelis. Più convincente il primo, mentre appare piuttosto monocorde l’interpretazione della seconda. Sceneggiatura dello stesso Capuano che, per rappresentare l’incomunicabilità, affidata molto ai silenzi e agli sguardi, più che al discorso verbale. Il ciclo comincerà a spezzarsi grazie alla parola scritta.

 

Somewhere: recensione del film di Sofia Coppola

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Somewhere: recensione del film di Sofia Coppola

Somewhere è un film drammatico statunitense del 2010 scritto e diretto da Sofia Coppola, interpretato da Stephen Dorff. A voler essere riconoscenti a Sofia Coppola per averci regalato delle “chicche”  come Lost in Translation o Marie Antoinette, si direbbe un sì, con molte riserve.  A essere, però, più sinceri, il giudizio su Somewhere è più un no, con riserva.Il nuovo film di Sofia Coppola non convince. Manca l’idea, manca la necessità del racconto, manca quella complessità che, pur nella levità e grazia della composizione, era presente – eccome – nelle pellicole precedenti.

Somewhere è la storia di Jhonny Marco (Stephen Dorff), divo hollywoodiano assorto in un vuoto pneumatico fatto di alcol, pasticche, sesso prêt-à-porter e partite alla playstation. Non agisce né reagisce, si addormenta persino davanti agli sconsolati spettacolini di spogliarello privati nella camera dell’albergo in cui vive, il leggendario Chateau Marmont. L’unica cosa su cui riesce ad avere un dominio è la sua Ferrari. L’inaspettato prolungarsi di un weekend con la figlia (Elle Fanning), avuta da un matrimonio fallito, lo farà rinvenire dal suo torpore esistenziale, facendolo ritrovare, prima, come padre, quindi, come uomo.

Somewhere, film

Somewhere della Coppola ripiega troppo spesso in un esercizio di stile, indugiando in delle trovate di regia, come la scena iniziale – la Ferrari che corre in moto perpetuo in un circuito chiuso – o la scena del pattinaggio sul ghiaccio – prolungata tanto da sconfinare in un “peccatuccio” estetico –. Il senso di alienazione e solitudine del personaggio di Jhonny è reso in modo didascalico, con il roboante rumore del motore della Ferrari che fa da voice over per tutta la durata del film, a riempire la cavità di un’esistenza.

Il tocco della regista si sente, nelle scelte musicali, sempre calibrate (anche se meno trascinanti rispetto ai film precedenti) e nella estrema delicatezza – questo sì – con cui la Coppola sa far vedere senza mostrare, immaginare con pochi indizi, raccontare con i silenzi. Ma è davvero un po’ pochino, questa volta. Un po’ di ritmo narrativo in più non avrebbe certamente guastato. Una menzione di demerito a parte spetta alla “parentesi italiana”: il cammeo di Laura Chiatti e di Giorgia Surina, con un doppiaggio che fa rabbrividire; l’intera scena dei Telegatti, che sembra il cliché del cliché. In quella che sarebbe dovuta essere la parte più autobiografica del film – Sofia, da bambina, accompagnò papà Francis proprio a una notte dei Telegatti – si sente la mancanza di quella sensazione di “sottovuoto” in cui si muovono tutte le creature di Sofia.

J.J. Abrams-Jonathan Nolan

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Genio delle serie tv e apprezzato regista J.J.Abrams (Lost, Star Trek)farà coppia a livello produttive e creative al talento di Jonathan Nolan, fratello di Christopher, col quale ha scritto Il Cavaliere Oscuro e The Prestige.

Tree of Life nel 2011!

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Tree of Life nel 2011!

In molti speravano di vederlo prima al Festival di Cannes, poi a quello di Venezia o al Toronto Film Festival, e fino a poco fa c’era ancora qualcuno che sperava che The Tree of Life di Terrence Malick venisse distribuito in tempo per la stagione degli Oscar 2010, senza bisogno di un passaggio nel circuito dei festival.

Primo Spot di Harry Potter e i Doni della Morte Parte I

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Primo Spot di Harry Potter e i Doni della Morte Parte I

La Warner dà ufficialmente il via all’ultima fase della promozione per Harry Potter e i Doni della Morte: parte I. Disponibile – potete vederlo qui sotto – il primo spot tv da trenta secondi.

Primo Spot per HP 7: Parte I

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Primo Spot per HP 7: Parte I

 

La Warner dà ufficialmente il via all’ultima fase della promozione per Harry Potter e i Doni della Morte: parte I. Disponibile – potete vederlo qui sotto – il primo spot tv da trenta secondi.

The Town di Ben Affleck incanta Venezia

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The Town di Ben Affleck incanta Venezia

A Venezia dopo Casey è il turno del fratello maggiore di casa Affleck, che a proposito del documentario del fratello afferma: “sì, l’ho visto e mi è piaciuto. Ma non mi interessano i confronti. Li lascio fare a mia madre…”. Il divo hollywoodiano, premio Oscar per la sceneggiatura di “Will Hunting”, alla sua seconda regia dopo “Gone baby gone” del 2007, è a Venezia con “The Town”, un thriller di cui è anche protagonista. Il film, presentato l’8 settembre fuori concorso, secondo una precisa strategia della Warner Bross, è tratto dal romanzo “Prince of thieves” di Chuck Hogan a cui è stato modificato il finale, come spesso accade nelle trasposizioni hollywoodiane.

È la storia di un gruppo di rapinatori di Boston. L’ingresso in scena di una donna turberà gli equilibri. Durante una rapina, infatti, viene presa in ostaggio Claire (Rebecca Hall) di cui il protagonista Doug MacCray (Ben Affleck) finisce con l’innamorarsi.Questione pericolosa, che mette alla prova la rigida etica criminale, se è sempre valido il precetto secondo cui “se vuoi fare il rapinatore non devi avere affetti, non fare entrare nella tua vita niente da cui non possa sganciarti in 30 secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l’angolo” (De Niro in “Heat – la sfida”, M. Mann, 1995), ma siamo di fronte a personaggi molto diversi.

Il protagonista di “The Town” è un criminale romantico in cerca di riscatto, uno di quei “cattivi” con cui lo spettatore non può non solidarizzare. Per fuggire al manicheismo si rischia talvolta di finire col celebrare i criminali ma a queste osservazioni Ben Afflek risponde: “non volevo glorificare i criminali del film ma capirli. Questo è un film per adulti, dovevo essere realista. I comportamenti di molti personaggi sono sbagliati, ma ad esempio il mio vuole anche cambiare. E cambiare non è facile, per nessuno: in questo senso, il tema è universale. Ho cercato di rappresentare la violenza in modo non cartoonesco”.

La città di Boston è protagonista di questa storia di rapine e amicizia ed è forte nel film l’idea che l’ambiente incide marcatamente sulle scelte dei suoi abitanti e che questi siano quasi il prodotto necessario dei luoghi in cui vivono. In conferenza stampa il regista allude ad un legame tra il suo film e il film di Garrone “Gomorra”: “oltre al realismo sociale dei classici della Warner Bros, genere James Cagney, la mia fonte di ispirazione è stato Gomorra. Un’opera di grande tensione, che ci fa capire un mondo, un luogo, anche se non ci siamo mai stati. Sono stato influenzato dal suo stile: dalla sua verità. Anch’io ho cercato di essere molto vero”.

Con la pioggia torrenziale che ha caratterizzato l’ottava giornata della Mostra del cinema sono piovuti anche molti applausi per gli attori di “The Town”: Rebecca Hall (Claire), Jon Hamm (agente Frawley), il candidato al premio Oscar per “The hurt locker” Jeremy Renner (Jem), tutti presenti alla conferenza stampa al fianco del regista.

Il film uscirà nelle sale il prossimo 8 ottobre.

Rivisitazione per Hansel e Gretel

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Dopo The Hurt Locker e The Town, Jeremy Renner ha rivelato che lui e Noomi Rapace (La ragazza che gioca con il fuoco) interpreteranno Hansel e Gretel in una rivisitazione della fiaba.

Malin Akerman al fianco di Ethan Hawke

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La bella Malin Akerman di Watchmen e 27 Volte in Bianco affiancherà l’attore-regista-scrittore Ethan Hawke nel thriller The Numbers Station.

Ancora notizie su Super 8 di Abrams – Spielberg

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Il canale di informazione locale WTOV9 ha pubblicato alcune informazioni e un filmato sulle location dove stanno per iniziare le riprese di Super 8, il nuovo film di J.J. Abrams prodotto assieme a Steven Spielberg.

La torre nera: Ron Howard dirigerà

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Da Deadline arriva la notizia ufficiale che la Universal porterà davvero la saga della Torre Nera di Stephen King sul grande schermo. Ma non è tutto, perché il piano è ancor più ambizioso:  si parla di una trilogia cinematografica e, contemporaneamente, di una serie televisiva.

Captain America: The First Avenger prime foto

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Captain America: The First Avenger prime foto

Ecco i primi scatti rubati dal set di Captain America: The First Avenger, kolossal della Marvel diretto da Joe Johnston. In questi scatti pubblicati dal Daily Mail si può osservare la controfigura di Chris Evans a bordo di una motocicletta; è cosi possibile dare un occhiata anche al costume che Capitan America indosserà nel film, con tanto di scudo annesso:

Inoltre, sempre lo stesso sito pubblica altri scatti provenienti dal set:

Captain America: The First Avenger, diretto da Joe Johnston, uscirà il 22 luglio 2011 in tutto il mondo. Nel cast del film Chris Evans, Sebastian Stan, Hayley Atwell, Hugo Weaving.

X-Men – L’inizio: prime foto dal set

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X-Men – L’inizio: prime foto dal set

Ecco a voi la prima foto dell’attrice January Jones nei panni di Emma Frost, la Regina Bianca, INF Daily è riuscito ad immortalare sul set inglese di X-Men – L’inizio (X-Men: First Class), il prequel della saga Marvel incentrato sulle origini dei mutanti diretto da Matthew Vaughn. Con le riprese ormai in corso, nei prossimi giorni sicuramente riusciremo a dare un’occhiata agli altri attori del cast. Qui sotto altre immagini:

Tutto quello che sappiamo su X-Men – L’inizio

Il film X-Men – L’inizio, prequel della trilogia cinematografica dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men, X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.

Nel cast di X-Men – L’inizio protagonisti Michael Fassbender, James McAvoy, Jennifer Lawrence, Rose Byrne, Nicholas Hoult, January Jones, Oliver Platt, Kevin Bacon, Edi Gathegi, Lucas Till, Alex Gonzalez, Morgan Lily, Jason Flemyng, Caleb Landry Jones,  Corey Johnson, Glenn Morshower, Matt Craven, Laurence Belcher, Bill Milner, Zoë Kravitz, Demetri Goritsas, James Remar, Rade Sherbedgia, Ray Wise.

X-Men – L’inizio (X-Men First Class) rappresenta l’inizio epico per la saga degli X-Men e rivela la storia degli eventi più importanti della saga stessa.  Prima che il mondo conoscesse l’esistenza dei mutanti e che Charles Xavier e Erik Lensherr prendessero i nomi di Professor X e Magneto, vediamo due giovani ragazzi che scoprono i loro poteri per la prima volta. I due, che diventeranno nemici giurati, sono amici che lavorano insieme con altri mutanti (alcuni già conosciuti al pubblico, altri nuovi) per fermare l’Armageddon. Ma in questo percorso, tra di loro nasce un contrasto, che scatena l’eterna guerra tra la Confraternita di Magneto e gli X-Men del Professor X.

Mazzacurati a Venezia: La passione di un “povero cristo”

Mazzacurati a Venezia: La passione di un “povero cristo”

Quest’anno il regista Carlo Mazzacurati è presente a Venezia con tre film: dal suo esordio, Notte italiana, programmato nella sezione “Settimana della Critica” al documentario Sei Venezia al film in concorso La passione, mostrato il 4 settembre. Quella di Mazzacurati è una passione laica e folcloristica. Come dichiara il regista stesso: “la sacra rappresentazione racconta la caduta e la resurrezione, che è qualcosa cui siamo sottoposti nell’arco della nostra vita molte volte, quando perdiamo il lavoro, quando perdiamo un nostro caro” quando perdiamo l’“ispirazione”.

Mazzacurati a Venezia: La passione di un “povero cristo”

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Mazzacurati a Venezia: La passione di un “povero cristo”

Quest’anno il regista Carlo Mazzacurati è presente a Venezia con tre film: dal suo esordio, Notte italiana, programmato nella sezione “Settimana della Critica” al documentario Sei Venezia al film in concorso La passione, mostrato il 4 settembre. Quella di Mazzacurati è una passione laica e folcloristica. Come dichiara il regista stesso: “la sacra rappresentazione racconta la caduta e la resurrezione, che è qualcosa cui siamo sottoposti nell’arco della nostra vita molte volte, quando perdiamo il lavoro, quando perdiamo un nostro caro” quando perdiamo l’“ispirazione”.

Niente Paura – recensione

E’ stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il 5 settembre (fuori concorso) e uscirà nelle sale il prossimo 17 settembre, il lungometraggio diretto da Piergiorgio Gay “Niente paura – Come siamo come eravamo e le canzoni di Ligabue”, film-documentario che mediante le testimonianze di attori, scienziati, intellettuali, sportivi, gente comune, offre uno spaccato del nostro Paese.

Venezia: Racconto d’Inverno di Riccardo De Cal

Venezia: Racconto d’Inverno di Riccardo De Cal

Mercoledì 8 Settembre 2010, presso la Sala Tropicana 1 dell’Hotel Excelsior di Venezia,  verrà presentato il documentario di Riccardo De Cal sull’artista vicentino Alessio Tasca. Il film si incentra sulla figura di questo ceramista, attivo dai primi anni ’50, che, come racconta De Cal: “… si è innestato nella tradizione millenaria della ceramica, ha avuto un’intuizione che gli ha permesso di scoprire un modo nuovo di lavorarla.

Box Office USA: The American di George Clooney vola in testa

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Box Office USA: The American di George Clooney vola in testa

Non è stato un week end ‘ricco’ quello del cinema americano. Poca gente nelle sale e pochi incassi in generale con qualche immancabile delusione. Del resto, negli Stati Uniti lunedì era festa grazie al ‘Labor Day’, per cui non ci si aspettavano lunghe file davanti ai cinema. Ad approfittare di questa generale crisi è stato ‘The American’, il film con George Clooney girato tra Svezia e Abruzzo, con co-protagonista Violante Placido.

Il thriller che vede Clooney nei panni di un serial killer si è conquistato il primo posto della classifica dei film più visti, incassando poco più di 16 milioni di dollari: una cifra più che buona e che fa già sorridere i produttori, che hanno investito solo 20 milioni per il film. Al secondo posto si piazza il nuovo film di Robert Rodriguez, ‘Machete’, presentato pochi giorni fa fuori concorso al ‘Festival del Cinema di Venezia’.

Il film con Danny Trejo guadagna circa 14 milioni, classificandosi immediatamente alle spalle di ‘The American’. Da notare che sia per il film di Clooney che per ‘Machete’ era la prima settimana di programmazione: hanno facilmente conquistato la vetta della classifica, ma resta da vedere se resisteranno ai prossimi weekend, decisamente meno lunghi. Perde invece le prime posizioni – rimanendo comunque sul podio – ‘Takers’, il film di John Luessenhop con Matt Dillon, Zoe Saldana e Paul Walker. ‘Takers’, che ha mancato di un soffio il secondo posto incassando 13,5 milioni di dollari, detiene comunque la migliore media di spettatori per sala, considerando che è attualmente meno distribuito di ‘Machete’ e ‘The American’. Quarta posizione per l’horror ‘The Last Exorcism’, il mockumentary costato alla Lionsgate appena 2 milioni di dollari e che solo questo weekend ne ha incassati 8,8. Debutta nel suo primo weekend di programmazione in quinta posizione ‘Amore a mille miglia’, il film con Drew Barrymore e Justin Long, innamorati nella pellicola e nella vita, che sfidano la distanza per coronare il loro sogno d’amore. Il film incassa 8,6 milioni di dollari, una cifra un po’ sotto le aspettative della casa di produzione. Alcuni infatti già parlano di clamoroso flop, considerata la grande distribuzione della commedia e le difficoltà di un’effettiva ripresa. Resiste invece nella Top Ten, dopo quattro settimane di programmazione, ‘I Mercenari’ di Sylvester Stallone, che guadagna questo weekend 8,5 milioni di dollari. Settima posizione per il nuovo film con Will Ferrell, ‘I poliziotti di riserva’, che nel cast annovera anche Samuel L. Jackson e Dwayne Johnson e che incassa nel weekend 6,6 milioni di dollari. In ottava posizione troviamo invece ‘Mangia, prega, ama’ (6,2 milioni di dollari), seguito da ‘Inception’ (5,8 milioni di dollari). Chiude la Top Ten la commedia con risvolti fantasy ‘Tata Matilda e il grande botto’, che incassa 4,6 milioni di dollari, rimanendo stabile rispetto allo scorso weekend.

Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

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Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

The Sun ha pubblicato un breve articolo segnalando che Martin Freeman ha ricevuto una offerta formale da parte della MGM per interpretare Bilbo Baggins nello Hobbit, offerta che ha dovuto declinare perché sarà impegnato nelle riprese della serie inglese Sherlock.

La notizia più interessante arriva però dal fansite TheOneRing.net, solitamente molto bene informato. Il sito ha deciso di rivelare una informazione che teneva segreta (per ovvi motivi), ma ormai di pubblico dominio, e conferma così che Freeman è stato la prima scelta dei produttori fin dall’anno scorso, quando in effetti i rumour sul casting dell’attore si susseguivano e quando ancora la produzione non aveva subito ritardi:

Al momento non abbiamo ancora informazioni sul fatto che Freeman abbia davvero rifiutato il ruolo, ma possiamo dirvi con assoluta certezza che era la prima scelta sin dall’anno scorso. Sviluppare e mantenere delle buone fonti significa che a volte bisogna mantenere i segreti, ma visto che ora si parla ufficialmente di Freeman, possiamo confermarvi che l’articolo del Sun parla dell’attore giusto, e quindi anche il resto della storia potrebbe essere vera. Ma alcuni dettagli sembrano confusi, quindi lasciamo il dubbio sul resto dell’articolo.

(…) La storia coincide peraltro con un altra notizia che abbiamo sentito in giro, ossia che è in corso un nuovo giro di casting per il ruolo di Bilbo. (…) L’intera catena di ritardi che ha forzato il regista Guillermo del Toro ad abbandonare la regia potrebbe essere costata ai film anche un ottimo Bilbo.

Al momento sappiamo che Peter Jackson è in trattative con la Warner Bros. per dirigere il film, e che la Warner sta cercando di definire con la MGM (attualmente in fase di acquisizione da parte della Spyglass) le modalità con cui si porterà avanti il progetto.

Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

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Martin Freeman poteva essere Bilbo Baggins

The Sun ha pubblicato un breve articolo segnalando che Martin Freeman ha ricevuto una offerta formale da parte della MGM per interpretare Bilbo Baggins nello Hobbit, offerta che ha dovuto declinare perché sarà impegnato nelle riprese della serie inglese Sherlock.

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