Apple
TV+ ha svelato oggi le prime immagini della terza
stagione di Slow
Horses, la serie di spionaggio di successo con
protagonista il Premio Oscar
Gary Oldman. Adattata da “Real Tigers”, il terzo
romanzo della serie di spionaggio “Slough House”
di Mick Herron vincitrice del CWA Gold Dagger Award, la terza
stagione di Slow
Horses, composta da sei episodi, farà il suo debutto
il 1° dicembre con i primi due episodi, seguiti da un nuovo
episodio settimanale ogni venerdì, fino al 29 dicembre.
Vincitore del premio come miglior
serie drammatica in lingua inglese ai C21 International Drama
Awards 2022, Slow
Horses è un dramma di spionaggio dallo humor cupo e
segue una squadra di agenti dell’intelligence britannica che
prestano servizio in un dipartimento della discarica dell’MI5, noto
in modo non affettuoso come Slough House. Nella terza stagione, una
relazione romantica a Istanbul minaccia di svelare un segreto
sepolto dell’MI5 a Londra. Quando Jackson Lamb e la sua squadra
vengono trascinati nella lotta, si ritrovano coinvolti in una
cospirazione che minaccia il futuro non solo di Slough House, ma
dello stesso MI5.
Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il brillante e
irascibile leader delle spie che finiscono a Slough House a causa
di errori che hanno messo fine alla loro carriera, poiché spesso si
ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del mondo dello
spionaggio. Accanto a lui, un cast pluripremiato che include la
candidata all’Oscar
Kristin Scott Thomas, il vincitore del BAFTA Scotland
Award Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind
Eleazar,Christopher Chung, Freddie Fox, Chris Reilly, Samuel West,
Sofie Okonedo, Aimee-Ffion Edwards, Kadiff Kirwan e il
candidato all’Oscar Jonathan Pryce. A loro si
unisce Ṣọpẹ Dìrísù che nella terza stagione veste i panni di Sean
Donovan, l’ex capo della sicurezza dell’ambasciata britannica a
Istanbul, insieme a Katherine Waterston che interpreta Alison Dunn,
un’agente dell’MI5 che scopre un oscuro segreto nel cuore
dell’agenzia.
Slow
Horses è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films e
adattata per la televisione da Will Smith (“Veep – Vicepresidente
incompetente”). Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Iain Canning,
Emile Sherman, Douglas Urbanski, Gail Mutrux, Will Smith Jane
Robertson e Graham Yost sono i produttori esecutivi della serie. La
regia della terza stagione è affidata a Saul Metzstein.
Dalla sua prima messa in onda, “Slow Horses” ha ricevuto
nomination ai BAFTA Television Award, tra cui la prima per
Gary Oldman come miglior attore protagonista, mentre
il co-protagonista Jack Lowden ha ottenuto una nomination come
miglior attore non protagonista. La serie ha ricevuto anche
nomination ai BAFTA per il Miglior montaggio: Fiction (Katie
Weiland); Miglior musica originale: Fiction (Daniel Pemberton e
Mick Jagger); e Miglior sonoro: Fiction (Martin Jensen, Joe Beal,
Duncan Price, Craig Butters, Sarah Elias e Andrew Sissons). Le
prime due stagioni di “Slow Horses” sono disponibili in streaming
su Apple TV+. Oltre all’imminente terza stagione, Apple TV+ ha già
annunciato il rinnovo per la quarta stagione che sarà adattata dal
quarto romanzo, “Spook Street”.
Apple TV+
ha presentato oggi le prime immagini della quarta stagione
dell’acclamata serie di spionaggio, vincitrice del premio BAFTA,
Slow Horses, con protagonista il premio Oscar
Gary Oldman. Adattata da “Spook
Street“, il quarto romanzo della serie di spionaggio
“Slough House” di Mick Herron, vincitrice del CWA Gold
Dagger Award.
Slow Horses – stagione 4:
data di uscita
la quarta stagione di Slow
Horses farà il suo debutto su Apple TV+
il 4 settembre con i primi due episodi seguiti da un nuovo episodio
settimanale, fino al 2 ottobre.
Slow Horses – stagione 4:
la trama il cast di
Slow Horses è un
dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti
dell’intelligence britannica che prestano servizio in un
dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso
come Slough House. La quarta stagione si apre con un attentato che
fa esplodere i segreti personali, scuotendo le già instabili
fondamenta di Slough House.
Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il
brillante e irascibile leader delle spie che finiscono a Slough
House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera,
poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del
mondo dello spionaggio. Accanto a lui, un cast pluripremiato che
include la candidata all’Oscar Kristin Scott Thomas, il vincitore del BAFTA
Scotland Award Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind
Eleazar, Christopher Chung, Aimee-Ffion Edwards, Kadiff
Kirwan e il candidato all’Oscar Jonathan
Pryce. Il vincitore del SAG Hugo Weaving,
la vincitrice del BAFTA Joanna Scanlan, la
vincitrice dell’IFTA Ruth Bradley, Tom Brooke e James
Callis si uniscono a Slow Horses nella
quarta stagione.
Slow Horses è prodotto per Apple TV+ da See-Saw Films
e adattato per la televisione da Will Smith (“Veep – Vicepresidente
incompetente”). Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Iain Canning,
Emile Sherman, Jane Robertson, Julian Stevens, Douglas Urbanski,
Gail Mutrux, Graham Yost e Will Smith sono i produttori esecutivi
della serie. La quarta stagione è diretta da Adam Randall.
Le prime tre stagioni di Slow Horses, che hanno
tutte il punteggio Certified Fresh su Rotten Tomatoes, sono
disponibili in streaming globale su Apple TV+. Oltre
all’imminente quarta stagione, Apple
TV+ ha recentemente annunciato anche una quinta stagione che
sarà adattata dal quinto romanzo, “London Rules”.
Dalla sua prima stagione nel 2022,
Slow Horses ha vinto due BAFTA Television Awards e
ha ottenuto altre nove nomination. Le vittorie del 2024 sono state
per il Miglior montaggio: Fiction (Sam Williams) e Miglior sonoro:
Fiction (Sound Team), mentre le nomination del 2023 e del 2024
comprendono quelle per la Miglior Serie Drammatica, la prima di
Oldman come Miglior Attore Protagonista, quella di Lowden come
Miglior Attore Non Protagonista, il Miglior Montaggio: Fiction
(Zsófia Tálas); Miglior Montaggio: Fiction (Katie Weiland); Miglior
musica originale: Fiction (Daniel Pemberton e Mick Jagger); Miglior
sonoro: Fiction (Martin Jensen, Joe Beal, Duncan Price, Craig
Butters, Sarah Elias e Andrew Sissons); e Miglior trucco e
acconciatura (Lucy Sibbick). La serie è stata anche premiata come
miglior serie drammatica in lingua inglese ai C21 International
Drama Awards 2022.
Dopo le scoppiettanti sei
puntate che hanno composto la prima stagione di Slow
Horses, ecco arrivare il secondo blocco delle avventure
dello squinternato gruppo di spie relegate nella malfamata
“Slough House”, parcheggio per gli impiegati dell’IM5 che
hanno in qualche modo rovinato la propria carriera.
Slow Horses stagione 2, la trama
L’adattamento seriale dei
romanzi di Mick Herron dunque continua spigliato:
tocca adesso al secondo romanzo della serie, Dead Lions, il quale
però presenta alcune variazioni rispetto alla trasposizione del
precedente. Se infatti la prima stagione sostanzialmente si
distanziava dal libro soltanto nell’ultima puntata, nella seconda
l’intelaiatura narrativa differisce più o meno a metà del percorso
e per due ragioni ben precise: prima di tutto bisognava dare
maggiore peso specifico e spazio di manovra alla “mente” del gruppo
Jackson Lamb (Gary
Oldman), il quale invece nel romanzo si defila
maggiormente: in secondo luogo ciò che succede nella storia di
Herron si trasforma pian piano in un qualcosa di enorme, larger
than life, che sarebbe rimasto quantomeno complesso pensare di
essere risolto soltanto dagli agenti di Lamb. In questo modo, ed è
un rarissimo caso a presentarsi, l’adattamento si rivela migliore
del romanzo di partenza, o almeno più coerente con lo status e le abilità dei
personaggi.
L’intreccio non riesce a irretire lo spettatore
Rispetto alle prime sei
puntate, i nuovi episodi ispirati da Dead Lions
posseggono qualcosa in più e al tempo stesso in meno. Partendo
dalla questione puramente di genere, la storia principale possiede
un appeal di minore impatto rispetto a quella raccontata in
precedenza: l’improvvisa morte di una ex-spia insospettisce Lamb,
il quale si lancia all’inseguimento di un fantasma del passato di
nome Alexander Popov, “fantasma” che al tempo della Guerra Fredda
aveva rappresentato uno spauracchio per l’IM5 e più in generale lo
spionaggio occidentale.
L’intrigo confezionato
sulle basi della spy-story classica si rivela meno pregnante
rispetto a quello che invece aveva rappresentato l’asse narrativo
portante della prima stagione: pur possedendo alcuni ottimi momenti
di genere, Slow Horses stagione 2 non riesce a
irretire lo spettatore in una corsa contro il tempo come era
precedentemente successo.
Lo show rafforza la dimensione ironica
Al tempo stesso però – e
questo si trova anche nel libro di Herron – lo sviluppo dei
personaggi e delle loro relazioni tutt’altro che amichevoli
consente allo show di rafforzare la sua dimensione ironica. Ci
diverte molto a vedere le nuove puntate, assistendo alle
disavventure e alla goffagine umana e professionale degli
Slow Horses. Anzi, per quanto riguarda una
sotto-trama si arriva addirittura a commuoversi (no spoiler!).
Tale insistenza sul
versante della commedia acida consente agli attori di lavorare su
performance maggiormente istrioniche, e sotto questo punto di vista
Jack Lowden e Dustin Demri-Burns
salgono decisamente di tono, elevando con ironia tutta
british i
personaggi rispettivi di River Cartwright e
Min Harper. Senza ovviamente menzionare l’anima
dello show Gary Oldman, il quale continua a divertirsi un
mondo nei panni (sudici…) di Lamb: siamo di fronte a una figura che
continua ad aggiungere dimensioni sia parossistiche che
drammatiche, un guascone dal cuore nero e un passato che lo
tormenta. Grande personaggio per un grande attore.
Lo show targato
Apple
TV+Slow Horses conferma la propria
efficacia con una seconda stagione che, seppur non all’altezza
dell’originale, propone al pubblico della piattaforma di streaming
divertimento al vetriolo. Una spy-story di quelle di una volta,
soltanto condotta da una serie di spie che tutto hanno tranne che
il fascino, la destrezza e il carisma di James
Bond. Insomma, se amate una serie dissacrante e sbarazzina, che
prende di mira gli stilemi del genere, Slow Horses
risulta davvero imperdibile. Speriamo sinceramente ci sia (almeno)
una terza stagione in arrivo. A Jackson Lamb e ai
suoi sventurati compagni di disavventure ci si affeziona sul
serio…
Gary Oldman in "Slow Horses,"
coming soon to Apple TV+.
Rispetto alle precedenti
stagioni, Slow Horses 4 possiede un adattamento
dal romanzo Spook Street di Mick
Herron decisamente più libero, e questo avviene
principalmente per due motivi: il primo è che si tratta di un libro
che propone personaggi e situazioni più estremi rispetto ai
precedenti, quasi vicini ai toni della fantapolitica. In un certo
senso, lo show necessitava di un approccio narrativo maggiormente
sobrio, dritto al punto, per mantenere credibilità. E questo è
l’aspetto dell’adattamento che funziona meglio.
Il secondo motivo,
invece molto meno efficace, è che per motivi legati allo stardom la
trama viene maggiormente incentrata sui personaggi di
Jackson Lamb e River Cartwright,
ancora una volta interpretati dal premio Oscar Gary Oldman e dal sempre più lanciato
Jack Lowden. Insomma, rispetto alle precedenti
stagioni ci troviamo di fronte a una serie che propone equilibri
molto differenti tra i personaggi che compongono il gruppo di
agenti segreti caduti in disgrazia, fattore che costituiva sotto
molti punti di vista la forza primaria di Slow
Horses.
Slow Horses 4, una
stagione più indipendente dal romanzo
James Callis and Kristin Scott Thomas in “Slow Horses,” coming soon
to Apple
TV+.
Le interazioni spesso
problematiche, talvolta addirittura assurde ma sempre umanissime
tra i vari personaggi costituivano il cuore emotivo delle varie
puntate, mentre nella quarta stagione diventa piuttosto evidente, e
purtroppo meno funzionale, che Lamb e Cartwright sono adesso le
star dello show, mentre gli altri vengono relegati a comprimari.
Peccato. Questo cambio di direzione nella narrazione, dopo le prime
due puntate tutto sommato avvincenti anche se non memorabili,
appesantisce la serie in particolar modo nel terzo e quarto
episodio. Slow Horses perde molto del suo appeal al vetriolo,
apprezzato in passato e adesso rimpiazzato da scene d’azione che
poco o nulla hanno a che fare con la vera tensione della spy-story.
Evidentemente il successo dello show ha portato i produttori e
creatori a dover per forza di cose alzare il tiro, puntando sullo
spettacolo piuttosto che sull’originalità del tono graffiante e
sull’ironia che le interazioni tra i personaggi sapevano
sprigionare.
Una forte presa emotiva
Scritto del cambiamento
di rotta che Slow Horses subisce in questa quarta
stagione, va però anche sottolineato come le ultime due puntate
regalino al pubblico un pathos di indubbia presa emotiva. Il tono
si fa maggiormente drammatico, così come gli eventi, ed ecco che
allora lo spessore delle interpretazioni contribuisce e non poco ad
elevare la qualità del prodotto. Oltre al solito, impeccabile
Oldman, l’altro grande decano del cinema britannico
Jonathan Pryce sfodera tutta la sua bravura nei
panni di David Cartwright, nonno di River. Lo stesso vale per Saskia
Reeves, ancora una volta efficace nel regalare voce e sguardo
dolcissimo al lato umano degli Slow Horses.
peccato invece che in questa quarta stagione Kristin Scott
Thomas e Rosalind Eleazar posseggano
ruoli delineati con minore spessore rispetto al passato.
Slow Horses 4 – uno
sbandamento di tono
Aimee-Ffion Edwards, Christopher Chung, Tom Brooke, Kadiff Kirwan
and Rosalind Eleazar in “Slow Horses,” coming soon to Apple
TV+.
Rispetto alle precedenti
tre stagioni, Slow Horses 4 si rivela maggiormente
alterna, evidenziando uno sbandamento nel tono e nella messa in
scena probabilmente dovuti alla volontà (che non significa
necessità) di cambiare alcune delle coordinate principali della
serie. Più spettacolo, maggior spazio e attenzione alle star, una
ritmo del racconto che diventa quello del thriller d’azione. Il
risultato è una netta e tutto sommato ingiustificata perdita
d’ironia, di quel sapore lievemente rancido ma sempre gustoso che
Jackson Lamb e gli altri amari personaggi lasciavano allo
spettatore.
Ci si diverte meno nelle
puntate di Spook Street, molto meno, anche se i due episodi finali
come già scritto risollevano almeno a livello drammatico il
risultato complessivo dell’intera stagione. Speriamo però che, in
caso venga confermata una quinta, si torni – magari con l’aiuto
delle pagine scritte da Mick Herron – ai toni e alle situazioni che
meglio si confanno agli squinternati agenti della Slough House.
Perché vedere questo gruppo di “sconfitti”, rancorosi e ciarlieri,
che riescono ancora a trovare la forza interiore per fare quello
che è giusto, infonde comunque a suo modo un minimo di speranza e
fiducia nell’umanità. Se ci riescono questi sciocchi, scalcinati
007, forse possiamo in fin dei conti riuscirci anche noi…
Questa la premessa di
Slow Horses 3, acclamata serie prodotta
perApple
TV+ che arriverà in streaming a partire dal
prossimo 29 novembre: Catherine Standish non
arriva mai tardi a lavoro, anche se si tratta del borioso catalogo
di centinaia di inutili scatoloni in un posto altrettanto “inutile”
come la Slough House. Jackson Lamb capisce subito
che qualcosa non quadra, e infatti la sua protetta è stata rapita
la sera prima da un gruppo di criminali comandati da Sean
Donovan, ex-spia che vuole arrivare a un documento
custodito nei sotterranei del quartier generale dell’IM 5. E chi
adoperare come esca se non River Cartwright, il
più idealista e irruento dei cosiddetti “Slow
Horses” di Lamb?
Slow Horses
3 si conferma una boccata d’aria fresca
In un panorama
cinematografico e televisivo in cui la figura della spia è ormai
diventata sinonimo assicurato di azione scatenata inserita dentro
un contenitore tanto spettacolare quanto fin troppo spesso
effimero, la
terza stagione di Slow Horses conferma invece
la serie britannica come una boccata d’aria fresca. Come negli
episodi precedenti infatti le avventure di Jackson Lamb e del suo
gruppo di spie tutt’altro che perfette sia nella professione che
nella vita privata rappresenta un mix riuscito di genere e studio
caustico di caratteri.
Altro particolare non
trascurabile perché davvero non accade spesso, a livello narrativo
lo show possiede un piglio anche più forte del romanzo Real Tigers
di Mick Herron da cui è tratto. E questo non significa che il testo
di partenza non sia efficace, tutt’altro, ma la sceneggiatura degli
episodi rende la minaccia che gli “Slow Horses” maggiormente seria,
incombente rispetto al tono leggero delle pagine scritte. Nel caso
della terza stagione infatti sono stati fatti cambiamenti
sostanziosi rispetto al libro soprattutto nella prima parte,
trovando un equilibrio drammatico che a livello logico funziona
meglio. In particolare i primi tre episodi risultano in questo modo
avvincenti nello sviluppo proprio della spy-story e riescono anche
a restituire la profondità emotiva, la quale soprattutto riguardo
il personaggio di Louisa Guy diventa persino malinconica.
SI privilegia la tensione allo spettacolo
Il gioco di specchi, i
tradimenti e le vendette personali, i tranelli e i trucchi per
sfuggire al pericolo rappresentato in Slow Horses
un qualcosa che viene adoperato con una notevole attenzione al
genere, privilegiando la tensione e la narrazione allo spettacolo.
Anche se l’ultima puntata possiede il necessario showdown
necessario per sistemare i conti in sospeso ed eliminare i
personaggi ritenuti ormai superflui, il resto viene architettato
come una spy-story classica, con i twist della trama che rispettano
pienamente il gusto di questo tipo di produzioni. In più le puntate
vengono riempite dall’umorismo a tratti realmente feroce che regola
la vita di questi antieroi molto spesso tutt’altro che amabili,
essere sempre capaci di trovare il modo di farzi apprezzare dal
pubblico.
Nel caso di questa
stagione, oltre ovviamente a Gary Oldman e Kristin
Scott-Thomas che continuano a dimostrare di divertirsi un
mondo nell’intepretare Lamb e Diana Taverner, una menzione
particolare la merita Aimee-Ffion Edwards,
pungente nell’impersonare l’aggressiva e velenosa Shirley
Dander.
Un persistente retrogusto amaro
Risulta difficile
catalogare Slow Horses dentro i confini della
commedia mixata con il thriller di spionaggio. Anche quando infatti
il tono dei dialoghi e delle situazioni porta al sorriso, con esso
non si accompagna mai la vacua leggerezza della comicità. C’è
sempre un retrogusto amaro nei personaggi quanto nei loro rapporti,
e questo eleva lo spessore emotivo dello show ben oltre la media di
questo tipo di produzioni. Aggiungete come scritto un gruppo di
attori dalla bravura consumata – a cui si aggiunge in questa terza
stagione anche Sophie Okonedo – e qualche volto nuovo ed emergente,
ed ecco che il cocktail di intrattenimento intelligente non può che
risultare saporito. Queste nuove sei puntate convincono quanto le
precedenti dodici, confermando la bontà di un prodotto all-british
che risulta molto più serio di quanto non voglia magari farci
credere di essere.
Slow Horses 2 è la
seconda stagione della serie Slow
Horses thriller di spionaggio di successo con
protagonista il Premio Oscar Gary Oldman, che farà il suo debutto il 2
dicembre. Adattata da “Dead Lions”, il secondo romanzo della serie
Slow Horses di Mick Herron, vincitore del CWA
Gold Dagger Award.
Slow Horses 2: quando esce e dove
vederla in streaming
Slow Horses 2 composta da sei
episodi, uscirà in anteprima su Apple
TV+ con i primi due episodi, seguiti da un nuovo
episodio settimanale, ogni venerdì.
Slow Horses 2: trama e cast
La seconda stagione di Slow
Horses vede riemergere alcuni segreti della
Guerra Fredda a lungo sepolti che minacciano di portare a una
carneficina per le strade di Londra. Quando la relazione con i
russi prende una piega fatale, i nostri sfortunati eroi devono
imparare a superare i propri fallimenti individuali e alzare il
tiro per evitare un incidente potenzialmente catastrofico.
Slow
Horses è un dramma di spionaggio dallo humor cupo
e segue una squadra di agenti dell’intelligence britannica che
prestano servizio in un dipartimento della discarica dell’MI5, noto
in modo non affettuoso come Slough House.
Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il brillante ma
irascibile leader delle spie che finiscono a Slough House a causa
di errori che hanno messo fine alla loro carriera, poiché spesso si
ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del mondo dello
spionaggio. Accanto a lui, un cast pluripremiato che include la
candidata all’Oscar Kristin Scott Thomas, il vincitore del BAFTA
Scotland Award Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind
Eleazar, Dustin Demri-Burns, Christopher Chung, Freddie Fox, Chris
Reilly, Samuel West, Aimee-Ffion Edwards, Kadiff Kirwan e
il candidato all’Oscar Jonathan Pryce.
Slow Horses 2: trailer
La serie Slow
Horses è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films
e adattata per la televisione da Will Smith (“Veep – Vicepresidente
incompetente”). Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Iain Canning,
Emile Sherman, Douglas Urbanski, Gail Mutrux, Will Smith e Graham
Yost sono i produttori esecutivi della serie. La regia della
seconda stagione è affidata a Jeremy Lovering.
Apple TV+ offre serie drammatiche e
commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari
innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è
disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo
il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo
servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in
tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e
ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro
servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie
originali Apple sono stati premiati con 280 vittorie e
1.169 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata
agli Emmy “Ted
Lasso” e il vincitore dell’Oscar® come Miglior film di
quest’anno “CODA”.
Gary Oldman in "Slow Horses,"
premiering September 24, 2025 on Apple TV+.
Apple TV+ ha svelato le
prime immagini della quinta stagione di “Slow
Horses”, lo spy drama di vincitore di Emmy e BAFTA
Award con il premio Oscar® Gary Oldman. L’attesissima quinta stagione
farà il suo debutto il 24 settembre 2025 con i primi due episodi
dei sei totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 22
ottobre.
“Slow Horses” è un
dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti
dell’intelligence britannica che prestano servizio in un
dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso
come Slough House. Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il
brillante e irascibile leader delle spie che finiscono a Slough
House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera,
poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del
mondo dello spionaggio.
Nella quinta stagione di “Slow
Horses”, tutti si insospettiscono quando il nerd tecnologico Roddy
Ho ha una nuova, affascinante fidanzata; quando una serie di eventi
sempre più bizzarri si verificano in tutta la città, tocca agli
Slow Horses capire come il tutto sia collegato. D’altronde, Lamb sa
che nel mondo dello spionaggio valgono sempre le regole di Londra:
coprirsi le spalle.
Il cast comprende la candidata
all’Oscar® Kristin Scott Thomas, il candidato
all’Emmy Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind Eleazar,
Christopher Chung, Aimee-Ffion Edwards, Ruth Bradley, James Callis,
Tom Brooke e il candidato all’Oscar® Jonathan
Pryce. La quinta stagione accoglierà anche la star di
“Ted
Lasso” Nick Mohammed come special guest
star.
“Slow Horses” è stata celebrata come
“senza dubbio la migliore serie di spionaggio vista in
televisione”, “uno spy thriller epico”, “assolutamente brillante” e
“dannatamente bello”. Le prime quattro stagioni complete di “Slow
Horses”, ora disponibili in streaming su Apple
TV+, hanno ottenuto un punteggio Certified Fresh, mentre due
stagioni hanno ricevuto un rating del 100% su Rotten Tomatoes. La
terza stagione ha ottenuto nove nomination ai Primetime Emmy Award,
con una vittoria per “Outstanding Writing for A Drama Series”.
Anche la sesta stagione dell’acclamato dramma spionistico è stata
annunciata nel 2024.
La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films
e adattata per la televisione da Will Smith. Jamie Laurenson, Hakan
Kousetta, Julian Stevens, Iain Canning, Emile Sherman, Douglas
Urbanski, Gail Mutrux, Will Smith e Graham Yost sono i produttori
esecutivi della serie. Saul Metzstein, che ha ottenuto una
nomination agli Emmy per la regia di una serie drammatica per la
terza stagione di “Slow Horses”, torna a dirigere la quinta
stagione.
Questa mattina è stato presentato
Slow Food Story, documentario presentato al
Festival di Berlino nella sezione dedicata a pellicole e
cibo Kulinarischen Kino. Uscirà nelle sale cinematografiche il 30
maggio distribuito da Tucker Film in collaborazione con
Indigo Film. Alla conferenza stampa hanno partecipato
Nicola Giuliano produttore del film, Stefano
Sardo sceneggiatore e regista, il fondatore di Slow
Food, Carlo Petrini.
Al regista, lei fa parte della
famiglia Sardo che ha un legame molto forte con Slow Food, con
quale approccio e sentimento ha intrapreso questo percorso?
Stefano Sardo: Ho fatto
questo documentario perché me lo hanno proposto, non era una mia
idea, sono naturalmente destinato a raccontare questa storia,
perché lo faccio di professione e sono cresciuto lì. Inoltre
conosco questi signori dalla culla e perché la mia famiglia è
coinvolta in Slow Food. Quindi avevo una familiarità incredibile
con questa vicenda, ho anche lavorato in Slow Food per un paio di
anni, mio fratello lavora tutt’oggi.
Per me Slow Food è veramente aria
di casa per cui essendo la mia famiglia, quando mi hanno proposto
questo progetto, ho avuto un attimo di resistenza. Perché uno ama
la propria famiglia ma non necessariamente vuole passare del tempo
con loro! È stato un po’ come andare in analisi per me, perché io
ho cercato di condensare in un’ora e quindici minuti una storia
lunghissima, fatta da moltissime persone, persone che da sole hanno
una personalità che basta per una serie…una di quelle lunghe! E
abbiamo cercato di trovare dentro questa storia quelle che erano le
caratteristiche più interessanti cercando di mettermi al di fuori
di quella che era stata la mia storia personale e di guardare le
cose che ho sempre trovato formidabili di questa vicenda.
L’ironia era una di quelle chiavi
che mi ha dato subito una cifra, quando ho accettato l’incarico che
mi ha dato Ines Vasijevic (produttore esecutivo
n.d.r.) dopo che avevo solo scritto un documentario per qualcun
altro, poi non è stato fatto e mi son trovato a pensare di
dirigerlo, e da sceneggiatore era un’altra resistenza da vincere,
ho fatto questa cosa ed è stato come aprire i cassetti delle foto
di famiglia, perché è stato come ripercorrere un mondo.
Loro a Bra, sono sempre stati un
po’ eversivi quando erano giovani, comunque era una minoranza
tollerata, una minoranza vistosa ma non sempre ben accetta, io
questa cosa non l’avevo mai veramente capita, perché io stavo
dentro quella minoranza ed ero un bambino. Quando loro me l’hanno
raccontata ho capito che in realtà questo percorso e tutt’altro che
naturale, è frutto di un intuizione, di un appartenenza, di una
storia umana, culturale e sociale, legata ad un territorio. È anche
una storia di costanza e perseveranza, perché non credo di
sbagliarmi nel dire che Slow Food ancora un dodici anni fa a Bra
non era ben accetta, c’è voluto un sacco di tempo prima che la
città, per quanto piccola e per quanto loro diventassero sempre più
grandi, accettasse l’esistenza di questa realtà.
Secondo lei quale è
stato il passaggio che ha reso possibile questo
riconoscimento?
S.B.: È stato che a un certo
punto si sono arresi all’evidenza! Li han presi per sfinimento!
Loro “Slow” andavano avanti per la loro strada e nel mentre le
giunte cambiavano, poi è arrivato il Sindaco che ha capito che
questa storia stava diventando un patrimonio cittadino e ha
proposto di fare un movimento che si chiamava “Cheese” che era una
grande fiera di formaggi, ed è stato un primo segno di
accettazione. Più facile, per certi versi, essere coinvolti dal
mondo che non a Bra all’inizio. E questa storia mi sembrava molto
interessante. Poi l’ironia è stata il modo per raccontare la
storia, che non fosse seriosa e pomposo, perché non credo che le
cose serie devono essere pompose, perché quando uno è solenne ha un
po’ di dubbi da nascondere, quando uno invece sa che cosa vuole si
rilassa di più. E io ho sempre avuto molta ammirazione e simpatia
per il modo in cui Carlo ha gestito l’importanza che ha acquisito
man mano.
C’è qualcosa che non ha voluto
raccontare o non ha raccontato?
S.B.: Ci sono un sacco di
cose che avrei voluto raccontare e alcune le ho anche filmate e non
sono state inserite. C’è tanto materiale, credo di aver fatto
quarantotto interviste, tantissimo materiale di archivio, ho avuto
una grande collaborazione da parte di Cecile, una ragazza che mi ha
aiutato tantissimo a scegliere tutti i materiali e ha lavorato
molto ad una preselezione. Quindi bisognava avere una costanza
femminile che lei ha avuto. Il montatore è stato grandissimo,
Stefano Cravero, ha fatto un lavoro lunghissimo e quindi è
stato molto doloroso lasciar fuori delle cose. Avrei voluto
raccontare di più del contesto politico, del passaggio e tante
altre cose che erano interessanti, della storia di Bra, però mi
accorgevo che la storia aveva un suo equilibrio e che non potevo
dilungarmi su certe cose. Avrei voluto anche inserire qualche
esempio di critica in più al movimento per far capire la portata
intellettuale della cosa, ma poi non c’era spazio perché diventava
un dibattito e questa è una storia, se creavo il dibattito alla
fine veniva superficiale e mi sembrava peggio che sorvolare. Tutto
sommato sono contento di quello che sono riuscito a fare e qualche
intervista non sono riuscita a farla, altre non sono venute fuori
come speravo. Ma credo di aver dato la dimensione del film, una
dimensione conviviale.
Per il produttore, perché avete
sposato questo progetto e in quali sale uscirete?
Nicola Giuliano: Il film
uscirà in alcune città, Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna,
Udine, Pordenone, La Spezia e…Bra! Solo queste città perché oggi
fare uscire un documentario in sala in questo momento è un impresa
abbastanza complessa e noi crediamo che sia una storia che non solo
andava raccontata, ma che va anche vista e uscire in sala è un
tentativo. Ha un distributore internazionale di origine austriaca
che si chiama Autlook Filmsales, è una delle migliori nel
mercato dei documentari e sono sei i paesi a cui è stato venduto,
inoltre il film è coprodotto con l’Irlanda e preacquistato nella
fase di produzione del film da diversi paesi. Uscirà in sala anche
perché è un gesto necessario, dato che in un paese che perde la
memoria come il nostro rappresenta un gesto di resistenza e
qualcosa per cui fa “gonfiare il petto”. Il film inoltre andrà in
onda nell’unico baluardo della programmazione di documentari che
c’è in Italia che è Doc3.
Nel 1986 a Bra, Carlo Petrini
fonda l’associazione gastronomica ArciGola e tre anni dopo lancia a
Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce
come resistenza al fast food. Senza mai lasciare la sua cittadina
di ventisettemila abitanti, Petrini detto Carlìn, crea un
movimento che oggi esiste in 150 Paesi e che trasforma per sempre
la gastronomia. Il documentario ripercorre la storia di un gruppo
di amici di provincia, tra passioni politiche e riti contadini.
Strefano Sardo già
sceneggiatore di film quali La doppia Ora e della
serie tv italiana In Treatment, dirige il suo primo
documentario incentrato sulla vita di Carlo Petrini e la sua
rivoluzione pacifica che va avanti da 25 anni. La struttura del
racconto è divisa in diversi capitoli supportata da un grande
lavoro di animazione grafica che funziona da raccordo visivo e pone
una certa andatura insieme al punto di vista e la voice over
dell’amico Azio. Quest’ultimo, accompagnerà lo spettatore verso la
storia del Petrini e di come le amicizie, le piccoli intuizioni e
il modo d’essere siano state l’elemento vitale di una rivoluzione
planetaria. La storia procede su due diversi piani di narrazione,
la sfera privata, con la quale abbiamo a che fare per una buona
prima parte del documentario; in cui vecchie testimonianze, foto di
repertorio e filmini di feste locali o familiari tracciano la
biografia e la personalità del Carlìn. L’altra sfera è quella
politico-sociale, nata con Radio Bra e pian piano si è
spostata a eventi mondani e televisivi con personaggi celebri, che
hanno aumentato la portata del movimento fino ad incontrare realtà
nuove che gli hanno fornito spunti per altri progetti quali
Terra Madre e L’università di Scienze Gastronomiche.
Il documentario è una mescolazione di voci e colori così da creare
un manifesto ma conferendogli quel giusto spessore da cui è nato il
pensiero dello Slow Food e in quanti ambiti esso si sia riversato.
Questo viene più volte sottolineato e contrapposto a un repertorio
audiovisivo di forte richiamo per l’immaginario collettivo che
diverte la sala.
Ciò che emerge in 73′ di
documentario è il grande lavoro di selezione e di montaggio che è
stato rifinito da Stefano Cravero, in cui la
qualità e le origini diverse del materiale rendono il film
informale e conviviale. Lo spettatore entra in un ottica di
incontri ironici e divertenti sull’esistenza “Slow” enfatizzata dal
bel lavoro di musica popolare di Valerio Vigiliar.
Slow Food Story è un
buon documentario su una piccola ma grande intuizione del vivere
italiano, che ha in un certo modo globalizzato la cultura del
“diritto del piacere” locale. Ciò che manca in questo racconto è un
bilanciamento sulle difficoltà sociali e ideologiche con cui hanno
dovuto combattere. E allo stesso tempo, l’eccessiva ridondanza di
feste e canti che ribadiscono un concetto già testimoniato
dall’affetto degli amici del Carlìn.
Brutte notizie per chi aspettava
una serie di film targati Warner Bros. Inception, Nightmare e Jonah
Hex..La divisione italiana della compagnia ha riposizionato una
serie di titoli rinviandoli di alcune settimane, e sospendendo
l’uscita del cinecomic Jonah Hex – probabilmente in attesa di
capire come sarà la performance al box-office americano del film
con Josh Brolin, Megan Fox, Michael Fassbender e John
Malkovich.
Per quanto riguarda i rinvii, chi temeva di non riuscire a
vedere il nuovo film Nightmare perché in vacanza (il film era stato
infatti rinviato a metà agosto) sappia che la pellicola è slittata
nuovamente: questa volta al 3 settembre.
Spostato anche Inception, che
doveva uscire in quei giorni: il film di Christopher Nolan (uno dei più attesi
dell’anno, uscirà a luglio negli Stati Uniti) è stato rinviato al
24 settembre, con un salto di tre weekend. Slitta anche The Losers:
il cinecomic con Chris Evans e Zoe Saldana arriverà nei cinema
italiani il 23 luglio.
Il concetto di What if… è ormai
estremamente diffuso nella cultura popolare, con film, serie,
romanzi e altro ancora pronti a chiamarlo in causa per far
interrogare su quanto determinati momenti della vita possano
stabilire il futuro di un’intera esistenza. Tra i film che hanno
riflettuto su tale dinamica, uno dei più popolari ed esplicativi è
senza dubbio Sliding Doors, il
lungometraggio del 1998 diretto da Peter Howitt e
prodotto da Sydney Pollack. Naturalmente, un film
che affronta le possibili ramificazioni della vita a partire da
precisi eventi non poteva che prendere spunto da un episodio
realmente avvenuto.
L’idea per il film è infatti venuta
a Howitt dopo che il regista è stato quasi investito da un’auto. In
ritardo ad un appuntamento, Howitt ha impulsivamente attraversato
la strada, rischiando di andare incontro alla morte. È stato quel
mancato incidente che ha spinto Howitt a domandarsi cosa sarebbe
potuto accadere se fosse effettivamente stato investito e quali
eventi si sarebbero potuti generare in seguito. Il regista ha così
iniziato a sviluppare la sceneggiatura del film, riprendendo l’idea
centrale dai film Destino cieco e Le doppia vita di
Veronica, entrambi del regista polacco Krzysztof
Kieslowski.
Ancora oggi, il suo Sliding
Doors rimane un titolo molto apprezzato, capace di rendere
perfettamente il concetto filosofico e psicologico che investe chi
si trova a porsi domande relative alle proprie scelte di vita. In
questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del suo finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è
Helen Quiley, una giovane donna che lavora nel
mondo delle pubbliche relazioni, almeno fino a quando non viene
improvvisamente licenziata. Da quel momento, mentre se ne torna
sconsolata verso casa, la sua vita si divide in due distinte ma
parallele realtà. La prima si genera quando perde per un soffio la
metropolitana, evento che la porterà a vivere una precisa serie di
conseguenze, mentre la seconda ha luogo dal suo riuscire a prendere
la metro, cosa che la porterà dunque ad imbattersi in tutt’altri
eventi. Ben presto, però, le due versioni inizieranno ad
intrecciarsi tra loro.
Ad interpretare Helen vi è l’attrice
Gwyneth
Paltrow, anche se il ruolo era originariamente stato
offerto a Minnie Driver (Will Hunting – Genio
ribelle). Per distinguere le due Helen, Paltrow ha poi
accettato di indossare una parrucca castana per la Helen che non
riesce a prendere la metro. Accanto a lei, nel ruolo del fidanzato
Gerry vi è invece l’attore John Lynch, mentre
John Hannah è James, nuovo interesse amoroso di
Helen. Hannah ha raccontato che dopo questo film ha smesso di
preoccuparsi di prendere i treni. “Non corro più per prendere i
treni. Se devo prendere il treno, lo prendo“, ha dichiarato.
“Se non lo prendo, ce ne sarà un altro qualche minuto
dopo“.
Nella linea narrativa in cui Helen
ha preso la metro, la protagonista si rifà una vita con
l’affascinante James, di cui rimane incinta. Scopre però che lui è
già sposato ma lui le spiega che sta ottenendo il divorzio e che
finge di essere ancora sposato regolarmente per non turbare la
madre. I due si chiariscono e riconfermano i loro sentimenti
reciproci. Subito dopo, mentre Helen attraversa la strada, passa
però un’auto che la investe. Nella linea narrativa in cui ha perso
la metro, invece, Helen scopre solo molto dopo che il suo fidanzato
Gerry la tradisce. Mentre scappa da lui sconvolta, cade dalle scale
perdendo i sensi. Viene allora portata in ospedale.
È a partire da qui che le due linee
narrative iniziano ad intrecciarsi. Nella prima, Helen viene
portata in ospedale e i medici dicono al fidanzato James che era
incinta e che ha perso il bambino. Mentre James tiene la mano di
Helen ancora in coma, lei infine muore. Nella seconda, invece,
Helen si risveglia dall’intervento e chiude definitivamente la
storia con Gerry. Dimessa dall’ospedale, incontra James che sta
uscendo dopo la visita alla madre; mentre sono in ascensore le cade
un orecchino e lui glielo raccoglie, proprio come aveva già fatto
prima che lei perdesse la metropolitana.
Quando James prova a tirarla su di
morale chiedendole cosa dicessero i Monty Python, lei risponde con
la battuta “Nessuno si aspetta l’inquisizione spagnola”, che James
usava spesso con la Helen della prima “storia”. I due si guardano
sorpresi, mentre le porte dell’ascensore si chiudono, lasciando
presumere che in questa linea narrativa potranno vivere più
serenamente il loro amore. Questo scambio di battute, inoltre,
lascia intendere che pur se distinte le due linee narrative
sembrano risentire l’una degli eventi dell’altra, riuscendo in un
qualche modo ad influenzarsi.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 23 settembre alle ore
21:15 sul canale Cielo.
Il concetto di What if… è ormai
estremamente diffuso nella cultura popolare, con film, serie,
romanzi e altro ancora pronti a chiamarlo in causa per far
interrogare su quanto determinati momenti della vita possano
stabilire il futuro di un’intera esistenza. Tra i film che hanno
riflettuto su tale dinamica, uno dei più popolari ed esplicativi è
senza dubbio Sliding Doors, il
lungometraggio del 1998 diretto da Peter Howitt e
prodotto da Sydney Pollack. Naturalmente, un film
che affronta le possibili ramificazioni della vita a partire da
precisi eventi non poteva che prendere spunto da un episodio
realmente avvenuto.
L’idea per il film è infatti venuta
a Howitt dopo che il regista è stato quasi investito da un’auto. In
ritardo ad un appuntamento, Howitt ha impulsivamente attraversato
la strada, rischiando di andare incontro alla morte. È stato quel
mancato incidente che ha spinto Howitt a domandarsi cosa sarebbe
potuto accadere se fosse effettivamente stato investito e quali
eventi si sarebbero potuti generare in seguito. Il regista ha così
iniziato a sviluppare la sceneggiatura del film, riprendendo l’idea
centrale dai film Destino cieco e Le doppia vita di
Veronica, entrambi del regista polacco Krzysztof
Kieslowski.
Ancora oggi, il suo Sliding
Doors rimane un titolo molto apprezzato, capace di rendere
perfettamente il concetto filosofico e psicologico che investe chi
si trova a porsi domande relative alle proprie scelte di vita.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad
esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al significato di Sliding
Doors. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Sliding
Doors
Protagonista del film è
Helen Quiley, una giovane donna che lavora nel
mondo delle pubbliche relazioni, almeno fino a quando non viene
improvvisamente licenziata. Da quel momento, mentre se ne torna
sconsolata verso casa, la sua vita si divide in due distinte ma
parallele realtà. La prima si genera quando perde per un soffio la
metropolitana, evento che la porterà a vivere una precisa serie di
conseguenze, mentre la seconda ha luogo dal suo riuscire a prendere
la metro, cosa che la porterà dunque ad imbattersi in tutt’altri
eventi. Ben presto, però, le due versioni inizieranno ad
intrecciarsi tra loro.
Ad interpretare Helen vi è l’attrice
Gwyneth
Paltrow, anche se il ruolo era originariamente stato
offerto a Minnie Driver (Will Hunting – Genio
ribelle). Per distinguere le due Helen, Paltrow ha poi
accettato di indossare una parrucca castana per la Helen che non
riesce a prendere la metro. Accanto a lei, nel ruolo del fidanzato
Gerry vi è invece l’attore John Lynch, mentre
John Hannah è James, nuovo interesse amoroso di
Helen. Hannah ha raccontato che dopo questo film ha smesso di
preoccuparsi di prendere i treni. “Non corro più per prendere i
treni. Se devo prendere il treno, lo prendo“, ha dichiarato.
“Se non lo prendo, ce ne sarà un altro qualche minuto
dopo“.
Sliding Doors: il
significato del film in psicologia e nella vita
In psicologia, la sindrome
da sliding door si ha nel momento in cui una persona si
trova a vivere di rimpianti ed è continuamente impegnata a
rimuginare sul passato e sulle opportunità perse, domandandosi cosa
sarebbe successo se in determinati momenti si fosse fatta una
scelta o un’azione anziché un’altra. La vita è infatti ricca di
momenti apparentemente banali ma che possono rivelarsi decisivi,
proprio come si rivela essere il prendere o perdere la metro per la
protagonista. Si tratta spesso di eventi che portano a compiere
determinati incontri anziché altri o ad essere in determinati
luoghi in un tempo anziché un altro.
In base a ciò, si entra dunque in
contatto con variabili sempre diverse. Si torna però solo in
seguito a ripensare a come sarebbero potute andare le cose se un
determinato momento avesse portato ad altri risultati. Nasce così
il concetto di “what if”, quell’e se… oggi tanto
popolare al cinema grazie anche al concetto di Multiverso. Nella
vita pratica, dunque capita continuamente di trovarsi dinanzi a
momenti di questo tipo, che idealmente attivano innumerevoli altri
percorsi che però il nostro io principale non percorrerà mai. Il
significato di Sliding Doors, dunque, sta tutto nello
sdoppiamento del destino. Tutto è in mano ad un
frammento apparentemente insignificante e totalmente
imprevedibile.
La visione che il film offre di
entrambe le vite di Helen, come due film diversi con gli stessi
protagonisti, rende dunque perfettamente l’idea di una verità che
ci accomuna come esseri umani, ma di cui spesso dimentichiamo di
essere consapevoli. Nel caso del film, però, lo sdoppiamento del
percorso di Helen manifesta anche l’ineluttabilità di certi eventi,
che in un modo o nell’altro tenderanno a verificarsi in ogni caso,
senza possibilità di evitarli. Ciò può dunque spingere a riflettere
sul concetto di destino e di libero arbitrio, facendoci dunque
chiedere quanto di ciò che compiamo sia davvero opera nostra e
quanto invece il frutto di forze che vanno al di là della nostra
comprensione.
Il trailer di Sliding
Doors e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Sliding Doors grazie alla sua presenza
sulla piattaforma streaming Now. Per vederlo,
basterà iscriversi (qualora non lo si fosse già) ed effettuare il
pagamento richiesto. Successivamente si avrà modo di guardare
questo come anche tutto il resto del catalogo in totale comodità e
al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di lunedì 11 dicembre alle
ore 21:15 sul canale Cielo.
Slenderman è un
personaggio dell’orrore nato come fenomeno di Internet e ormai
entrato nell’immaginario comune di tutto il mondo. Nato quasi per
caso, è stato creato nel 2009 e la sua popolarità è in continua
crescita.
Conosciuto anche come Slender Man o
semplicemente Slender, questo personaggio si caratterizza per la
sua altezza, il fatto di non avere connotati visivi, di vestire
elegante, e avere poteri paranormali. Ecco quello che
non sapevate di Slenderman!
Slenderman: film
Negli ultimi anni, sono stati
realizzati diversi film dedicati al personaggio
di Slenderman, il personaggio più noto della cosiddette
creepypasta, il genere letterario di Internet che ha
sostituito le urban legends. Grazie a questa entità, riconducibile
ad un uomo snello, calvo, alto quasi due metri e mezzo e senza
volto, sono stati realizzati ben quattro film.
Nel 2015, venne realizzato
Always Watching (Always Watching: A marble Hornets Story):
diretto da James Moran, il film racconta la storia di alcuni
component di un notiziario, che segue un gruppo di ispettore di
case infestate. I componenti, che cerceranno di decifrare il
contenuto di alcuni nastri video ritrovati, continueranno a notare
una figura senza volto, fino a che la stessa non di materializzerà
dinanzi ai loro occhi, mentre cercano di risolvere il mistero che
la riguarda. L’anno successivo, usciti ben due film:
Slender, di Joel Petrie, e Beware the
Slenderman, di Irene Taylor Brodsky.
Se il primo è un film horror low
budget realizzato con scelta stilistica del falso documentario
(negli ultimi anni abbastanza inflazionato) e racconta la storia di
due ragazzi che decidono di realizzare un film che sia in grado di
rivelare una storia di facile impatto (indagando su una figura
misteriosa che avrebbe rapito di bambini di una donna incontrata
sul treno), il secondo film è un documentario vero e proprio.
Beware the Slenderman è un documentario della HBO che
cerca di dare una forma di senso a quello che accadde, nel 2014, in
un sobborgo di Milwaukee: due ragazze dodicenni decisero di portare
un’amica nei boschi e questa venne pugnalata da loro diverse
volte.
Le azioni delle due ragazze si
devono al fatto che queste credevano di guadagnarsi i favori dello
Slender Man: uccidendo la ragazza, si sarebbe poi spostate nel
parco naziona dove l’Uomo Nero avrebbe dimora. Il film dà voce alle
famiglie delle ragazze colpevoli cercando di rispondere ai diversi
interrogativi sul caso. L’ultimo film dedicato all’Uomo Nero è
stato Slender, realizzato nel 2018, per la regia di
Sylvain White: ambientato in una piccola città del
Massachussets, quattro ragazze cercano di sfata il mito di Slender
Man, ma quando una di loro scompare misteriosamente, le altre
iniziano credere che la loro amica sia stata rapita proprio dal
personaggio che ritenevano non reale.
Slenderman: The Arrival
Slender: The Arrival è un
videogioco del 2013, realizzato dopo il successo di Slender:
The Eight Pages dell’anno precedente. The Arrival,
che stato sviluppato da Parsec Productions e da Blue Isle Studios,
è stato pensato prima per Microsoft Windows e macOS, e
successivamente è stato reso disponibile anche per Xbox 360,
Playstation 3 e 4, Xbox One e Wii U.
La trama del videogioco si sviluppa
in diversi capitoli, ruotando attorno a Lauren e alla ricerca della
sua amica Kate, scomparsa in circostanze dubbie e misteriose. Ciò
che la fa da padrona è l’atmosfera che si respira giocando, ovvero
una tensione che viene trasmessa grazie alla quantità di documenti
da leggere e di fotografie che vanno trovate e tutto va
interpretato. L’Uomo Nero potrà apparire in qualsiasi momento,
rendendo onore ai celebri jump scare, durante la durata del
videogioco che dura poco meno di tre ore consecutive. Inoltre, alla
fine dello stesso, sarà possibile sbloccare la modalità
hardcore.
Slenderman: storia
Slenderman ha una storia piuttosto
particolare. Questo personaggio (chiamato anche Slender Man) è nato
nel 2009 grazie a Eric Knudsen: le sue
illustrazioni vennero postate sul sito Something Awful
tramite un contest. Grazie a questo concorso, i partecipanti
potevano modificare delle fotografie reali con dei dettagli
soprannaturali: in particolare, lo Slenderman appariva con dei
bambini in un parco giochi.
Questo personaggio colpì talmente
tanto la giuria, che l’autore vinse il concorso e il suo
“fantoccio” riscosse un enorme successo, diventando protagonista
assoluto di numerose creepypasta (storia dell’orrore create e
raccontate su internet) e anche in diverse fan art. L’ispirazione
per realizzare tale personaggio deriva probabilmente dalle leggende
popolari sull’uomo nero e su libri di autori come Stephen King.
Tuttavia, il personaggio ebbe
fortuna con il suo debutto sul canale youtube
MarbleHornets: qui vennero prodotte diversi video,
realizzati nella modalità del documentario, in cui dei ragazzi
riprendevano degli strani eventi per un concorso scolastico.
L’entità che compare in questi video viene chiamata The
Operator, che agisce con due persone che vengono controllate
da lui. .
Slenderman: leggenda
Quella di Slenderman è una leggenda
vera e propria: ha un aspetto fisico e un comportamento ben preciso
ed individuabile: è di carnagione bianca, non ha volto, è calvo,
molto alto (circa 2 metri e 40 centimetri) e ha lunghe braccia che
arrivano alle ginocchia con grosse mani munite di lunghi artigli.
Inoltre, altro dettaglio creepy, possiede anche dei tentacoli che
fuoriescono dalla sua schiena.
Il suo abbigliamento tipico
consiste in un completo nero, con l’aggiunta di una cravatta rossa.
Tra l’aspetto fisico e il suo comportamento, non è chiaro cosa sia
più spaventoso: infatti, lo Slender Man è un’entità che rapisce le
persone, tendenzialmente bambini e adolescenti, ma a volte anche
degli adulti, che bazzica in luoghi bui, come i boschi,
perseguitando la preda in ogni dove, una volta che questa è stata
individuata.
Chi diventa vittima dell’Uomo Nero
(o Uomo Snello) cade nella totale paranoia, subisce diversi
malesseri perpetrati dal loro rapitore, diversi disturbi, come
quello ossessivo-compulsivo o disturbi della personalità. Lo
Slender Man possiede anche la capacità di rendere le sue vittime
degli intermediari, dei Proxy, dei veri e propri schiavi
Jeff The Killer vs Slenderman
Jeff The Killer vs
Slenderman è una delle storie creepypasta più famose. Viene
classificata nella categoria versus: sembra, infatti, che in questa
categoria i personaggi di fantasia, che derivano da diverse opere,
si scontrano tra loro.
Lo scontro tra i due personaggi
termina in un pareggio e per i fan è stata un grande evento che ha
generato delle discussioni circa chi avrebbe dovuto vincere. Il
personaggio di Jeff The Killer è nato su youtube
nel 2008 ed è uno dei più famosi creepypasta.
Le ultime notizie sul un film
dedicato a Slender Man le avevamo avute a maggio 2016, quando la Screen
Gems annunciò il prosgetto. Adesso arriva da Deadline la conferma che la casa di produzione
ha ingaggiato Sylvain White per dirigere il film
che comincerà la fase di riprese questa primavera.
Chi è Slender
Man?
Slender Man è il
popolare e inquietante personaggio creato da Eric
Knudsen in occasione di un concorso fotografico nel 2009 e
diventato poi un famoso meme on-line, protagonista di storie horror
e persino di videogiochi.
L’uomo ladro di bambini con arti
lunghissimi e senza faccia sarà quindi il protagonista di un film
che arriverà a fine 2017 o inizio 2018. La storia sarà scritta da
David Birke.
La Screen Gems
spera che i film su Slender Man potranno diventare
una proprietà di valore almeno quanto quelli su personaggi
“classici” come Jason Voorhees e Freddy
Krueger.
La Screen Gems ha spostato l’uscita
di Slender Man da Maggio ad Agosto 2018.
L’annuncio arriva a seguito di una serie di spostamenti che la
SONY, società “capo” della Screen Gems, ha già annunciato nelle
ultime ore.
La Screen Gems aveva originariamente
stabilito la data d’uscita del film per il 18 Maggio 2018,
ma Bloody
Disgusting ha riportato che l’horror arriverà ora
nelle sale americane il prossimo 24 Agosto 2018.
Il film è stato scritto da
David Birke (Elle) e diretto
da Sylvain White che non è nuovo alle
pellicole horror e soprannaturali, visto che si è occupato della
regia di alcuni episodi di The Originals e di
Sleepy Hollow per il piccolo schermo.
Sony e
Screen Gems hanno stabilito l’uscita del film
nelle sale USA tra la data di Avengers: Infintiy
War e quella di Solo: A Star
Wars Story.
Chi è Slender Man?
Slender Man è il
popolare e inquietante personaggio creato da Eric
Knudsen in occasione di un concorso fotografico nel 2009 e
diventato poi un famoso meme on-line, protagonista di storie horror
e persino di videogiochi.
L’uomo ladro di bambini con arti
lunghissimi e senza faccia sarà quindi il protagonista di un film
che arriverà a fine 2017 o inizio 2018.
Ecco il trailer di Slender
Man, il progetto horror low budget che ripropone
sul grande schermo l’iconico personaggio che dà il titolo al
film.
Il film è stato scritto da
David Birke (Elle) e diretto
da Sylvain White che non è nuovo alle
pellicole horror e soprannaturali, visto che si è occupato della
regia di alcuni episodi di The Originals e di
Sleepy Hollow per il piccolo schermo.
Sony e
Screen Gems hanno stabilito l’uscita del film
nelle sale USA tra la data di Avengers: Infintiy
War e quella di Solo: A Star
Wars Story.
Chi è Slender Man?
Slender Man è il
popolare e inquietante personaggio creato da Eric
Knudsen in occasione di un concorso fotografico nel 2009 e
diventato poi un famoso meme on-line, protagonista di storie horror
e persino di videogiochi.
In esclusiva per ComicBook, la Screen Gems annucia che ha
intenzione di sviluppare un film su Slender
Man, il popolare e inquietante personaggio creato da
Eric Knudsen in occasione di un concorso fotografico nel 2009 e
diventato poi un famoso meme on-line, protagonista di storie horror
e persino di videogiochi.
L’uomo ladro di bambini con arti
lunghissimi e senza faccia sarà quindi il protagonista di un film
che arriverà nel 2017. La storia sarà scritta da David Birke e le
riprese dovrebbero iniziare il prossimo autunno.
In esclusiva su IGN, ecco il primo trailer di Slender
Man con Jaz Sinclair (Città di
Carta), Julia Goldani Telles (The
Affair) e Annalise Basso (Ouija: Le origini del
male) nei panni della giovane donna che scopre più di
quanto si aspettasse durante le sue indagini su Slender
Man stesso.
Il film è stato scritto da
David Birke (Elle) e diretto
da Sylvain White che non è nuovo alle
pellicole horror e soprannaturali, visto che si è occupato della
regia di alcuni episodi di The Originals e di
Sleepy Hollow per il piccolo schermo.
Sony e
Screen Gems hanno stabilito l’uscita del film
nelle sale USA tra la data di Avengers: Infintiy
War e quella di Solo: A Star
Wars Story.
Chi è Slender Man?
Slender Man è il
popolare e inquietante personaggio creato da Eric
Knudsen in occasione di un concorso fotografico nel 2009 e
diventato poi un famoso meme on-line, protagonista di storie horror
e persino di videogiochi.
L’uomo ladro di bambini con arti
lunghissimi e senza faccia sarà quindi il protagonista di un film
che arriverà a fine 2017 o inizio 2018.
In uscita il 6 settembre,
Slender Man non è certo il primo tentativo di
portare il mitologico personaggio su grande (e piccolo)
schermo.
Dopo una serie di corti, film
indipendenti, documentari e due videogiochi di grande successo,
anche Hollywood ha ceduto al fascino della creepypasta più famosa
del web.
Per i non addetti ai lavori, una
“creepypasta” è una leggenda metropolitana nata e
sviluppatasi nel web, attraverso le menti degli utenti e la
trasmissione orale. Nello specifico il personaggio di Slender Man
(letteralmente “Uomo Esile”) fu ideato da Victor
Surge (alias Erik Knudsen) durante un concorso fotografico
online per il sito Something Awful, dove si incoraggiavano
gli utenti a modificare talune fotografie immettendovi, con
photoshop, dei particolari macabri.
La figura di questo inquietante
personaggio altissimo, magro e senza volto che si accinge a rapire
dei bambini innocenti, vinse il primo premio del contest e si
diffuse in un baleno in tutto internet, incontrando un grande
successo di pubblico.
Nella speranza di cavalcarne l’onda
favorevole, Sony e Screen Gems ne hanno tratto un lungometraggio
horror di stampo molto classico, e se vogliamo piuttosto démodé. Sì
perché Slender Man– diretto dal regista televisivo
Sylvain White – si caratterizza anzitutto per
avere un’impostazione ormai vetusta. La struttura della trama
guarda più agli horror anni ’90 che a quelli contemporanei. Il
cinema dell’orrore attuale è stato decisamente rivoluzionato, a
favore di nuove soluzioni stilistiche e visive. Basti pensare ai
recentissimi capolavori come A Quiet Place, Hereditary e Get Out.
Per non parlare dell’intero microcosmo del terrore creato da James
Wan.
Invertendo questa positiva rotta,
Slender Man sceglie la soluzione più banale,
e mette in atto un film con quattro adolescenti (tutte neo promesse
di Hollywood) che, presa visione di un filmato maledetto online, ne
divengono ossessionate e quindi perseguitate (in quanto ignare, si
vede, della stranota saga di The Ring). Se si escludono un paio di
soluzioni stilistiche niente affatto banali (si veda il finale,
nello specifico), la storia manca di cuore e originalità.
Il pubblico non gradisce (in America
il film è già uscito da circa un mese) e la noia, dovuta al vuoto
pneumatico di idee, è palpabile più della nebbia che avvolge le
apparizioni dello Slenderman.
Peccato. Perché l’idea di partenza
consentiva lo sviluppo di sottotrame molto interessanti, a partire
dal fatto – nel film appena accennato – che il personaggio
dell’incantatore e rapitore di bambini esiste fin da tempi lontani.
Dal Großmann della mitologia tedesca fino al Pifferaio di Hamelin,
il materiale da cui attingere non era poco.
Invece Slender
Man di Sylvain White sceglie di
concentrarsi sulle vicende delle quattro liceali e i relativi
sconvolgimenti psicologici, ricordando troppo da vicino le
pericolose ossessioni collettive come la ormai famosa Blue
Whale Challenge, che hanno portato alla morte diversi
ragazzi di tutto il mondo.
Forse per questo motivo, la
produzione Sony e la Screen Gems si sono sentite in dovere di
moderare la promozione e le pubblicità inerenti al film, memori
delle azioni giudiziarie ancora in corso contro la creepypasta in
questione. Nel solo 2014, negli Stati Uniti, sono avvenuti diversi
casi di aggressioni e tentato omicidio nei quali gli adolescenti
coinvolti erano ossessionati dal personaggio mitologico di
Slenderman.
Il network americano FOX ha diffuso
il promo ufficiale di Sleepy Hollow 3×07, il settimo episodio
che si intitolerà “The Art of War” e che andrà in onda
prossima settimana.
[nggallery id=2021]
Sleepy Hollow è una
serie televisiva statunitense in onda dal 16 settembre 2013 sulla
rete televisiva Fox. Si tratta di un adattamento in chiave
moderna del racconto La leggenda di Sleepy Hollow, di
Washington Irving.
Ichabod Crane, morto in
combattimento con il misterioso “Cavaliere” circa 250 anni prima
degli avvenimenti presenti, si risveglia in una grotta in pieno
ventunesimo secolo, nella Sleepy Hollow del presente, in un mondo
totalmente diverso da quello che ricordava. Poco dopo scopre che
anche il Cavaliere senza Testa si è risvegliato ed è in cerca della
sua testa. Il tenente Abigail Mills, dopo essere sfuggita da un
doloroso passato, è ora una promettente detective che sta per
arruolarsi nell’FBI. Dopo aver assistito all’omicidio del suo
collega e mentore sceriffo Collins, è la prima ad incontrare il
cavaliere senza testa. In passato, Abby aveva già assistito ad
alcuni fenomeni paranormali insieme a sua sorella: aveva infatti
visto nel bosco il demone che risvegliò il cavaliere senza testa.
Ad aiutare Abby e Ichabod si aggiungono Katrina, defunta moglie di
Ichabod e strega, fermamente convinta che Abby sia le strega
prescelta per fermare la maledizione del cavaliere senza testa; e
Jenny, sorella di Abby rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo
aver visto il demone che ha risvegliato il cavaliere senza
testa.
Mentre cresce l’attesa per la messa
in onda di Sleepy Hollow 3×05, il
quinto episodio che sarà un crossover con Bones, oggi il network
americano della FX ha diffuso le prime foto promozionali:
Guarda le prime clip
di Sleepy Hollow 3×05, l’atteso
quinto episodio che si intitolerà “Dead Men Tell No
Tales” e che andrà in onda sul network americano della
FOX.
Il network americano della FOX ha
diffuso le clip ufficiali di Sleepy Hollow
3×01, l’atteso primo episodio della serie televisiva
di successo che si intitolerà “I Witness”. In più di seguito
troverete anche la nuova sigla d’apertura.
Il network americano della FOX ha
diffuso le prime clip di Sleepy Hollow
3×01, il primo atteso episodio che si
intitolerà “I, Witness” e che aprirà ufficialmente la
terza inedita stagione.
Il network americano FX ha diffuso
le foto promozionali di Sleepy Hollow
3×01, l’atteso primo episodio del terzo ciclo di
puntate che si intitolerà “I, Witness”:
Il network americano FX ha diffuso
il promo ufficiale di Sleepy Hollow
3, l’atteso terzo ciclo di episodi della serie di
successo basata sul noto racconto Sleepy Hollow:
Cresce l’attesa per il debutto
di Sleepy Hollow 3, il terzo ciclo
di episodio della serie televisiva di successo trasmessa dal
network americano FX. Ebbene oggi arriva la prima foto ufficiale di
Ichabod:
Mentre cresce l’attesa per il
debutto di Sleepy Hollow 3, oggi via
EW arriva la prima foto di Nikki
Redd come Betsy Ross, nuovo personaggio regular
che vedremo in questo terzo ciclo di episodi.
Mentre cresce l’attesa per il
ritorno in onda di Sleepy Hollow 3, oggi
arriva la notizia che il network americano FX ha ingaggiato
l’attrice Nikki Reed per interpretare
il ruolo ricorrente di Betsy Ross nel terzo ciclo di episodi.
A rivelarlo è stato il noto giornale The Hollywood
Reporter che ha aggiunto che Ross sarà una donna sexy
ignara della sua prestanza fisica. Lei è una famosa sarta
conosciuta e amata nella storia perché è stata colei che ha cucito
la prima bandiera della nazione, ma di notte è anche un insider
coloniale, un agente segreto che fa parte dell’organizzazione di
George Washington.
Sleepy Hollow è
una serie televisiva statunitense in onda dal 16 settembre 2013
sulla rete televisiva Fox.
Si tratta di un adattamento in
chiave moderna del racconto La leggenda di Sleepy Hollow, di
Washington Irving. Ichabod Crane, morto in combattimento con il
misterioso “Cavaliere” circa 250 anni prima degli avvenimenti
presenti, si risveglia in una grotta in pieno ventunesimo secolo,
nella Sleepy Hollow del presente, in un mondo totalmente diverso da
quello che ricordava. Poco dopo scopre che anche il Cavaliere senza
Testa si è risvegliato ed è in cerca della sua testa. Ad aiutarlo
nel tentativo di fermare il Cavaliere, che si rivela essere uno dei
quattro Cavalieri dell’Apocalisse, è la giovane detective Abbie
Mills.