J. Edgar, la storia vera dietro il film con Leonardo DiCaprio

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J. Edgar (qui la recensione) è il biopic che nel 2011 il regista Clint Eastwood ha realizzato sul potente e famigerato J. Edgar Hoover, ex capo del Federal Bureau of Investigation (FBI), interrpetato nel film da Leonardo DiCaprio. Il film segue l’ascesa di Hoover (1895-1972), da funzionario minore a capo dell’agenzia di polizia più potente d’America, con un grande potere personale. Il film – scritto da e interpretato anche da Armie Hammer, Naomi Watts e Judi Dench – ha ovviamente ricevuto pareri contrastanti, in particolare riguardo il ritratto fornito di Hoover e il rapporto con la vera storia di cui si narra. Storia che approfondiamo proprio in questo articolo.

La vera storia dietro J. Edgar

Il film si apre con Hoover che svolge un ruolo importante nella cosiddetta Paura Rossa (1919). All’indomani della Rivoluzione russa, in America si diffuse infatti la paura del comunismo. In effetti, negli Stati Uniti erano attivi esponenti dell’estrema sinistra e il film ne descrive accuratamente le macchinazioni. Il ruolo di Hoover nei cosiddetti Palmer Raid, quando comunisti e simpatizzanti di sinistra furono arrestati e deportati, è mostrato con grande precisione. Tuttavia, il film mostra il personaggio come responsabile di questa operazione. In realtà, Hoover stava solo seguendo le indicazioni del suo mentore, il procuratore generale A. Mitchell Palmer.

Il comunismo era quasi un’ossessione per Hoover, che credeva davvero che l’America e il suo stile di vita fossero minacciati dai “rossi”, che erano sotto la direzione dell’Unione Sovietica. Egli vedeva il comunismo come una malattia e riteneva di doverlo combattere costantemente. Il film mostra quindi Hoover come ispirato dal desiderio di salvare il mondo libero dalla “minaccia rossa” e questo è corretto rispetto alla storia vera. Nella sceneggiatura, il capo dell’FBI viene quindi mostrato come corrotto dalla sua irriducibile opposizione al comunismo, e questa è una delle ragioni per cui si impegna in comportamenti non etici e illegali.

È indubbio che Hoover fosse un nemico implacabile del comunismo e del socialismo. Il film però non coglie il fatto che egli utilizzò la paura del comunismo per i suoi scopi. Fu infatti in grado di manipolare la paura diffusa dei “rossi” per favorire la sua carriera e le sue ambizioni. Hoover accusava abitualmente di comunismo coloro che non gli piacevano o che vedeva come una minaccia alla sua posizione. Spesso affermava che senatori, avversari politici, giudici, sostenitori delle libertà civili e giornalisti erano comunisti, in modo da poter imporre la sua volontà su di loro o ottenere qualche vantaggio. Il film tende a mostrare Hoover come un patriota fuorviato, ma in realtà era un operatore machiavellico che usava la paura del comunismo per assicurarsi il potere negli Stati Uniti.

Leonardo DiCaprio è Edgar Hoover in J. Edgar
Leonardo DiCaprio è Edgar Hoover in J. Edgar. Foto di Keith Bernstein – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc. – All Rights Reserved

J. Edgar Hoover e l’FBI

Hoover fu nominato direttore dell’FBI nel 1924. Viene mostrato come un innovatore e come qualcuno in grado di utilizzare le più recenti tecniche organizzative per arrestare i criminali. Era davvero un “genio dell’organizzazione”, e questo viene mostrato nel film quando dimostra il suo nuovo sistema di catalogazione a Helen Gandy (Naomi Watts). Eastwood mostra anche Hoover che prende in mano un’organizzazione dilettantesca e malandata che non era adatta allo scopo, revisionando e riformando il Bureau per arrivare infine a trasformarlo in un’organizzazione molto professionale. Il nuovo capo dell’FBI reclutò quindi solo i migliori per la sua agenzia di polizia e trasformò la cultura dell’FBI.

Fu responsabile dei G-Men e coltivò un’aura intorno al Bureau per farlo apparire come l’agenzia leader nella lotta al crimine del Paese. Uno dei contributi più importanti di Hoover alle forze dell’ordine fu la creazione del laboratorio dell’FBI a Quantico. Questo laboratorio forniva supporto per le analisi forensi non solo al Bureau, ma anche alle forze dell’ordine di tutti gli Stati Uniti. Il famigerato capo dell’FBI fu un vero e proprio pioniere delle forze dell’ordine e vide il valore delle impronte digitali, delle analisi del sangue e della calligrafia come strumenti essenziali nella lotta contro il crimine, e questo viene mostrato molto bene nel lavoro di Eastwood.

Il film mostra anche il ruolo di Hoover nella lotta contro i famigerati criminali della Depressione, come Baby Face Nelson e John Dillinger (a cui è stato dedicato il film Nemico pubblico con Johnny Depp). Fu infatti durante gli anni ’30 che il Bureau divenne noto e catturò l’immaginazione del pubblico. Il film di Eastwood mostra poi come il famoso caso Lindberg abbia cambiato le sorti di Hoover e dell’FBI. In J. Edgar, Hoover e i suoi G-Men sono infatti ritratti mentre giocano un ruolo fondamentale nel rapimento del 1934 del figlio del grande aviatore Charles Lindbergh (1932). Il film mostra che al protagonista viene chiesto di intervenire e risolvere il caso dal Presidente Herbert Hoover e di aiutare a catturare il rapitore.

In realtà, l’FBI ebbe un ruolo limitato nel caso e le nuove tecniche forensi di Hoover non portarono alla cattura del criminale che aveva rapito il bambino di Lindberg. In una scena il personaggio centrale viene sfidato da un senatore che sostiene che non dovrebbe essere il miglior poliziotto del Paese perché non ha mai arrestato nessuno. Hoover viene allora mostrato mentre si infuria e arresta alcuni gangster in risposta agli scherni del senatore. In realtà, il capo del Bureau non poteva arrestare nessuno a causa di una regola del Congresso, e non si è mai dimostrato così infastidito dalle affermazioni del senatore.

Leonardo DiCaprio e Judi Dench in J. Edgar
Leonardo DiCaprio e Judi Dench in J. Edgar. Foto di Keith Bernstein – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc. – All Rights Reserved

L’FBI e le intercettazioni telefoniche

Nel film, Hoover rivoluziona poi l’uso delle intercettazioni telefoniche. Sebbene non sia stato un pioniere di tale novità, le utilizzò ampiamente e in modi molto controversi. Inizialmente le usò per intercettare i telefoni dei gangster coinvolti nel contrabbando. Nel corso del tempo Hoover ha poi dimostrato di usare questa tecnologia a suo vantaggio. Hoover, infatti, autorizzò ripetutamente intercettazioni illegali, non solo di gangster e criminali, ma anche di privati cittadini e persino di personaggi pubblici di spicco. Il capo dell’FBI era perfettamente consapevole che il suo potere e la sua autorità dipendevano dai politici di Washington D.C. Sapeva che molti di loro lo odiavano e volevano che fosse rimosso.

Hoover usava quindi intercettazioni telefoniche e microspie per monitorare coloro che riteneva suoi nemici e che erano una potenziale minaccia alla sua posizione nell’FBI. Come nel film, Hoover utilizzò le informazioni ottenute dalle intercettazioni illegali per compilare file contenenti informazioni dannose su molte persone di alto profilo, soprattutto sulla loro vita sessuale. Tra le persone di spicco, aveva messo sotto controllo i Kennedy, Martin Luther King ed Eleanor Roosevelt. Grazie a questi dossier, Hoover era “intoccabile” e i presidenti successivi non lo avrebbero ostacolato né avrebbero minacciato il suo controllo sull’FBI.

Nel film, l’attività illegale di Hoover non è però enfatizzata, e a volte il lavoro di Eastwood sembra quello di suggerire che Hoover agisse per un mal riposto senso del dovere. Inoltre, come nel film, egli trasformò quella che in origine era un’altra agenzia per l’applicazione della legge in qualcos’altro, ovvero una forza di polizia segreta che spesso sfuggiva al controllo del governo federale. La sua posizione a capo di questa organizzazione lo rese personalmente molto potente e molto temuto a Washington e oltre. Il film mostra molto bene il potere e la paura generati da Hoover.

Leonardo DiCaprio e Armie Hammer in J. Edgar
Leonardo DiCaprio e Armie Hammer in J. Edgar. Foto di Keith Bernstein – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc. – All Rights Reserved

La sessualità di J. Edgar Hoover

Buona parte di J. Edgar si concentra poi sulla sessualità di Hoover. Sua madre, interpretata dall’acclamata attrice britannica Judi Dench, è ritratta come una donna molto autoritaria che sapeva che suo figlio era attratto dagli uomini. Si trattava di un tabù sociale, ma all’epoca era anche illegale. In una scena, la donna mette in guardia il figlio sulle conseguenze di un cedimento ai suoi impulsi sessuali, facendo riferimento a un giovane che era stato internato in un manicomio per essere un presunto omosessuale. In realtà, non ci sono prove che il rapporto tra Hoover e sua madre fosse così nella vita reale.

In seguito, il film lo mostra mentre incontra Clyde Tolson (Armie Hammer) e i due diventano buoni amici e stretti colleghi, con Tolson che diventa anche vice di Hoover all’FBI. I due uomini erano molto legati, cenavano, andavano in vacanza insieme e sono oggi sepolti nella stessa tomba. La loro vicinanza ha portato però ovviamente a molti pettegolezzi sulla natura esatta della loro relazione e già dalla fine degli anni Trenta si diceva infatti che avessero una relazione omosessuale. Tuttavia, nessuno è stato in grado di stabilire con certezza la verità a riguardo.

Il film sembra propendere per un sentimento tra loro, che viene però volutamente tenuto a bada. L’interpretazione del regista della relazione tra i due uomini è del tutto plausibile, soprattutto se si considerano le pressioni sociali dell’epoca. Tuttavia, sono in molti, soprattutto coloro che hanno lavorato con Hoover nell’FBI, a smentire qualsiasi affermazione sul fatto che J. Edgar fosse omosessuale. Essi ritengono che il ritratto di Hoover come tale sia calunnioso e diffuso da persone di sinistra e liberali che lo odiavano. Di conseguenza, anche il film di Clint Eastwood starebbe semplicemente ripetendo delle bugie sull’ex capo dell’FBI.

Leonardo DiCaprio in J. Edgar
Leonardo DiCaprio in J. Edgar. Foto di Keith Bernstein – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc. – All Rights Reserved

Hoover e il movimento per i diritti civili

Hoover era poi profondamente allarmato dall’ascesa del movimento per i diritti civili negli anni ’60, che cercava di ottenere l’uguaglianza per gli afroamericani. Sospettava che molti fossero comunisti e, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, fece monitorare le attività di molti attivisti, mettendo sotto controllo i loro telefoni e le loro case. L’FBI prese di mira molte organizzazioni come le Pantere Nere e la Southern Christian Leadership Conference su ordine di Hoover. Hoover diffamò poi molti membri di spicco del movimento per i diritti civili presso i presidenti successivi. Sembra che il capo del Bureau odiasse in particolar modo Martin Luther King.

Questo odio viene infatti rappresentato nel film, quando in una scena, si vede Hoover che scrive una lettera anonima alla moglie di Martin Luther King in cui fornisce dettagli grafici delle sue relazioni extraconiugali. Insieme alla lettera c’è un nastro con le registrazioni di alcune infedeltà del leader dei diritti civili. Questo è più o meno un resoconto accurato di ciò che accadde. In seguito è stato accertato che Hoover aveva autorizzato l’invio della lettera e del nastro alla moglie di Luther King, probabilmente per impedirgli di accettare il Premio Nobel per la pace.

Quanto è accurato J. Edgar?

Alla luce di tutto ciò, Clint Eastwood si era prefissato un obiettivo quasi impossibile nel tentativo di catturare la figura complessa e contraddittoria di Hoover, uno degli uomini più potenti d’America per quasi 50 anni. Molte cose sono vere nel film, che mostra ad esempio come Hoover abbia trasformato l’FBI nella più importante agenzia di polizia del mondo, ma anche in una forza che è stata da lui usata per perseguire le sue ambizioni private e le sue vendette, come la sua campagna contro il movimento per i diritti civili negli anni Sessanta. Il film ritrae anche il modo in cui abusò del suo potere, ispirando paura anche agli americani più potenti.

Eastwood è poi riuscito con J. Edgar a trattare in modo molto delicato la questione della sessualità dell’ex capo dell’FBI. Infine, l’opera descrive accuratamente il rabbioso anticomunismo di Hoover. Tuttavia, il biopic ritrae Hoover meno corrotto dal potere che dal suo eccessivo senso patriottico e dall’odio per le ideologie di estrema sinistra. Il film minimizza ad esempio anche l’influenza insidiosa che ebbe sulla vita pubblica americana. Ad ogni modo, in generale, per quanto riguarda l’accuratezza, il film del 2011 è per lo più affidabile e offre agli spettatori una buona panoramica della vita di questa figura ancora oggi molto controversa.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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