Wayne Wang, già regista di
Smoke e Chinese box, porta sul
grande schermo la sua ultima fatica: Il ventaglio
segreto. In questo lavoro, ci racconta la Cina
dell’Ottocento con un’attenta ricostruzione antropologica. La
sceneggiatura si basa, infatti, su un romanzo di Lisa See, che
prende spunto dalla tradizione cinese del laotong, per
raccontare dell’amicizia e dell’affetto tra donne nella società
cinese del diciannovesimo secolo. Protagoniste della pellicola due
bambine cui sono stati fasciati i piedi nello stesso giorno: Fiore
di Neve e Giglio Bianco.
Il laotong – vincolo che unisce due
donne in un’amicizia per la vita, più forte di un legame parentale
– è un vero e proprio contratto, che suggella l’unione tra le due
bambine. A cementarla ulteriormente, l’uso del nu shu: un
linguaggio segreto, di cui si serviranno per comunicare,
scrivendolo nelle pieghe di ventagli di seta bianca. L’amicizia tra
le due donne attraverserà prove difficili, ma le due si terranno in
contatto segretamente, attraverso lo scambio dei ventagli. Accanto
a questa, una storia moderna, ambientata ai giorni nostri, che vede
Nina e Sophia, unite anch’esse da laotong, nell’attuale
Shanghai.
Il ventaglio
segreto inanella tre livelli temporali: l’800, il presente
e gli anni ’90. Era dunque una bella sfida per il regista tenere
insieme tutta questa materia in maniera non lineare. Tuttavia, se
l’inizio può generare qualche confusione, presto tutto si
chiarisce: le due storie si svolgono in una sorta di gioco di
specchi. È stato Wang stesso a voler inserire la parte moderna,
ambientata a Shanghai, per attualizzare il tutto e fornire allo
spettatore anche un racconto più vicino alla sensibilità moderna.
Scelta senza dubbio felice, che sortisce l’effetto sperato, anche
grazie agli sceneggiatori che hanno curato questa parte della
storia (il premio Oscar Ron Bass e Michael Ray). Passato e presente
sono dunque, allo stesso tempo simili, perché simile è la storia
delle protagoniste, ma opposti, come inevitabilmente lo sono la
Cina dell’800 e quella di oggi.
Le due attrici offrono buone prove,
interpretando caratteri diversi, ma complementari, in maniera
intensa e convincente. Il regista ha tempo e modo di delineare i
personaggi in maniera precisa e dettagliata. Quello che Il
ventaglio segreto sconta però è un’eccessiva retorica, uno
smaccato sentimentalismo, certo gusto melodrammatico, evidente in
alcuni snodi della sceneggiatura e soprattutto nei dialoghi. Wang
riesce comunque a darci una lettura critica del presente asiatico
che, in tumultuosa crescita, rincorre il modello di sviluppo
occidentale, pagando però un prezzo per questo affanno verso
sviluppo, progresso e ricchezza, cioè quello del deterioramento dei
rapporti umani.
Il ventaglio
segreto è quindi un invito a riscoprire i valori umani, i
legami forti e autentici tra le persone, come l’amicizia e
l’affetto, e a mantenerli, perché davvero essi costituiscono
l’essenza della vita, al di là della realizzazione nel lavoro, del
denaro. Dal punto di vista estetico, il film è pregevole: molto
accurata la ricostruzione scenografica della Cina Ottocentesca,
vivissimi i colori, affascinanti i costumi e i materiali di scena.
Tutto è ricreato con particolare attenzione. Con altrettanta cura
si caratterizza l’ambiente moderno: una Shanghai sfavillante di
progresso, simboleggiato da grattaceli e lavori in corso. Una città
in continuo mutamento.
Le musiche, del premio Oscar Rachel
Portman ben si accordano con la vena melodrammatica del film. La
pellicola è distribuita da Eagle Pictures e sarà nelle sale
italiane dall’8 luglio.
Powered by 