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Non è ancora domani: recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Non è ancora domani – La pivellina  Di Tizza Covi e Rainer Frimmel , 2009 Con Patrizia Gerardi, Walter Saabel, Asia Crippa, Tairo Caroli.

In una mattina d’inverno la cinquantenne Patti, artista di strada che vive in una piccola roulotte nel quartiere romano di San Basilio, esce a cercare il cane scappato per l’ennesima volta in un‘area verde non lontana da casa; grande è la sua sorpresa quando trova invece sola su un altalena una bambina di due anni, con una lettera della madre che le chiede di prendersi cura della piccola con la promessa di tornare a riprenderla. Patti non ci pensa due volte e accoglie Asia nella piccola comunità dove vive con compagno Water e il nipote adottivo Tairo: insieme le doneranno l’amore e l’affetto di cui lei ha bisogno, costruendo una famiglia anticonvenzionale ma molto unità forte al di là di ogni difficoltà economica.

Recensione : Via dagli edifici monumentali del centro e dal verde di complessi residenziali ogni metropoli ha il suo lato oscuro: le luci della nostra capitale brillano poco o niente per gli invisibili che vivono nell’ombra delle baracche e delle roulotte in periferia, con l’eco del traffico cittadino in lontananza, di un’esistenza umile ma mai degradante. Vite di semplicità e d’affetto si raccontano ne La pivellina – Non è ancora domani, seconda pellicola della bolzanina Tizza Covi e  dell’austriaco Rainer Frimmel dopo il documentario pluripremiato Babooska dedicato alla realtà circense: una realtà affascinante, verso la quale la coppia gira nuovamente l’obiettivo: abbandonando definitivamente la coltre dorata di lustrini e riflettori che da sempre costruiscono lo stereotipo di questo mondo misterioso,  i due raccontano la storia di Asia, che abbandonata dalla madre su un’altalena con una lettera disperata in cui lei promette di tornare, avvolta nel suo cappottino viene salvata e adottata da una piccola comunità di artisti di strada.

L’arrivo di una bambina abbandonata per sconvolgere un piccolo microcosmo familiare e sociale è sul grande schermo classico espediente narrativo, ma ciò che più stupisce in quest’interessante variazione è proprio la serenità con cui l’adolescente Rom Tairo, Walter il clown e lanciatore di coltelli e la sua compagna Patti, superate le ovvie perplessità iniziali (i pregiudizi dall’esterno su un possibile rapimento sarebbero scontati ) si apprestano con totale dedizione a dare alla bimba sperduta ( come altri prima di lei) tutta l’attenzione possibile.

Spicchi di vita quotidiana si susseguono numerosi, da un marito che insegna alla moglie a guidare fra mille critiche, a una nonna che cerca di aiutare il nipote svogliato a fare i compiti di storia, a un ragazzino quattordicenne che rinuncia a un’uscita romantica per occuparsi della sorellina: poco importa che non abbiano in realtà nessun legame di parentela, perché questa straordinaria famiglia fuori dagli schemi non si sostiene su semplici e casuali ragioni di sangue  ma su generosità e solidarietà disinteressate che nella precarietà quotidiana sono la più forte delle certezze. Documentario dalle velleità quasi neorealistiche, la pellicola segue con camera a mano la pivellina Asia e gli altri personaggi, focalizzandosi sui volti inquieti e malinconici per i tanti spettacoli finiti senza pubblico e per la mancanza di lavoro ma sempre sorridenti intorno alla piccola, forza luminosa fra le tinte sbiadite della borgata di San Basilio che solo nei capelli rosso fuoco della volitiva Patti (Patrizia Gerardi) trova una pari sfumatura di contrasto; intense le prove dei protagonisti, tutti rigorosamente esordienti e chiamati a raccontare la verità (mantengono rigorosamente nomi e ruoli reali), l’incertezza e la paura di essere dimenticati in un universo di piccole cose ma che mai rinnega sé stesso né dimentica di donare calore e generosità senza chiedere niente.

Nonostante l’assenza di un accompagnamento musicale di qualunque sorta che avrebbe di gran lunga giovato ai ritmi un po’ troppo lenti e posati di questa placida osservazione, il film vive comunque intensi momenti fra amarezza e commozione (la nonna che ricorda con Tairo la disperazione del ragazzo quando ancora bambino i genitori si sono separati è l’apice del climax) ma soprattutto brilla della tenerezza smisurata della piccola Asia Crippa  a soli due anni un’attrice nata che, a differenza di altri bambini visti altrove impazienti e capricciosi,  sembra non avere affatto paura della telecamera: presenza fresca, spontanea, dolce, deliziosa e assolutamente irresistibile anche se il lieto fine per lei resta tutto in discussione, Asia chiede solo amore e attenzione, dandoci in cambio qualcosa di più grande: un roseo raggio di speranza.

Silvio Forever: recensione del documentario

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Silvio Forever: recensione del documentario

Un film, un docu-film, una biografia (non autorizzata) del premier: Silvio Forever. Mi riferisco al film, di cui oggi è stata presentata l’anteprima alla stampa, di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, dagli autori de La Casta, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, che uscirà nelle sale italiane il 25 marzo in poco più di 100 copie, distribuito dalla Lucky Red e prodotto da Ad Hoc Film.

Silvio Forever ha già fatto parlare di sé con la decisione sospettosa della Rai di non mandare in onda il trailer. Tutti pensavano fosse un film dichiaratamente anti-berlusconiano e invece no. Silvio Forever è un racconto cinematografico in diretta, è una fotografia scattata dallo stesso protagonista. Lo descrivono così gli autori Stella e Rizzo e lo confermano i registi Faenza e Macelloni. “Fare un film perfido su Silvio sarebbe stato troppo semplice, invece la nostra è stata una scelta precisa: volevamo stare alla larga da un processo a priori ostile e raccontare invece la persona; il personaggio strepitoso, la superstar che è Silvio Berlusconi”, commenta Faenza che insieme ai suoi colleghi, per tutta la durata della conferenza si sono dovuti difendere dalle critiche della stampa che ha visto il film come un recupero della figura berlusconiana che momentaneamente sta perdendo il suo magnetismo.

Perché Silvio Forever racconta la vita, i successi e le poche sconfitte del Premier, attraverso le sue parole, (che derivano da video sul web, video trovati negli archivi e alcuni doppiati dalla voce del bravissimo Neri Marcorè), che vanno a favore quindi della sua “seducente” personalità. Il film inizia raccontando l’infanzia di Berlusconi sotto il fascismo, la sua intraprendenza fin da piccolo, le sue grandi doti da intrattenitore: cantava la notte nei locali Parigini per pagarsi la Sorbona, nelle navi da crociera. Poi il suo esordio da imprenditore nell’edilizia, in televisione, nello sport e infine la sua decisione di entrare in politica per “difendere l’Italia dai comunisti” che inevitabilmente non rappresentavano la sua categoria. Da qui in poi il film è costruito attorno alle vicende politiche e personali, già conosciute, senza approfondirne una e portando avanti solo la linea dei suoi successi e delle sue battute (poco) simpatiche. Un film preso dal web, che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo, non fa riflettere, anzi è causa di tristezza per chi lo vede. Ma non perché ci rende evidente le sue mancanze come Premier, ma perché ancora una volta mostra una parte dell’Italia che è quella che ormai è entrata nell’immaginario del mondo, un’Italia ignorante, cresciuta con i modelli e i “valori” della tv, quella privata, che non a caso ha creato Berlusconi.

“Questo non è un film militante – si difende Stella – e io non sono nemico di Berlusconi”. BirgitSchönau, DieZeit, Germania ha definito l’Italia, la democrazia dell’intrattenimento. E noi che facciamo? Ci ritroviamo a vedere un altro film che non fa che avvalorare questa tesi. Perché Silvio Forever, nonostante le premesse, nonostante la velata ironia di opposizione e le affermazioni forti, di Italiani, come Montanelli, Dario Fo, Benigni, ancora una volta, come accade ormai troppo spesso nel cinema , non fa riflettere ma intrattiene. Rizzo si difende dalle critiche affermando che non deve essere un film a sovvertire il governo, ma devono essere gli italiani a farlo. Niente di più vero, ma il problema non è l’obiettività del lavoro giornalistico dei due autori, ma il fatto che sia un film non contestualizzato, che non parla del nostro Paese, ma del Suo Paese, quello che Berlusconi ha creato attorno a sé, figlio del benessere e della televisione.

La mia domanda è: Era veramente necessario creare un film che parlasse della figura personale di Berlusconi superstar e personaggio strepitoso a livello mediatico, in un periodo cupo e frustrante come quello in cui stiamo vivendo? Forse, Silvio Forever è stata una scelta mediatica e il fatto che non sia stata divulgata nella televisione pubblica non dà che conferma della superficialità dei nostri tempi.

Anche Sienna Guillory in Resident Evil 5

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Anche Sienna Guillory in Resident Evil 5

milla

Abbiamo già anticipato che si farà un Resident Evil 5, e che probabilmente tornerà a dirigere il franchise Paul W.S. Anderson. Adesso la bella Sienna Guillory, Jill Valentine della saga Resident Evil, ha confermato tramite Twitter la sua partecipazione al prossimo film basato sul famoso video-game.

Sucker Punch: recensione del film di Zack Snyder

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Sucker Punch: recensione del film di Zack Snyder

Sucker Punch uscirà in Italia il 25 Marzo e si presenta come un film ad altissimo impatto visivo. E’ un fantasy d’azione diretto da Zack Snyder, il regista di Watchmen, controverso e poco noto fumetto di Alan Moore, e del più celebre adattamento della graphic novel 300, un film che sulla potenza dell’immagini e poco altro ha fondato il suo fascino, estetizzante fino all’eccesso.

La storia di Sucker Punch è fatta di mondi immaginari incastonati dentro altri mondi immaginari ma la struttura è talmente schematica da sembrare solo il pallido riflesso di esempi notevoli come quelli offerti da Lynch o Nolan. Babydoll (Emily Browning) è l’alter ego immaginario di una ragazza rinchiusa ingiustamente in un manicomio criminale. Lei, nella sua realtà trasfigurata, è prigioniera in un bordello. Qui convince altre quattro ragazze (Rocket, Blondie, Amber, Sweet Pea) a unire le forze per fuggire. Le sue armi sono la fantasia e la determinazione. Il piano che ordisce è scandito da quattro prove da superare. Lo spettatore non le vedrà direttamente ma solo attraverso le trasfigurazioni della sua immaginazione.

Arti marziali, mondi fantastici e onirici, un gruppo di giovani eroine sexy,  sono gli ingredienti su cui si fonda Sucker Punch. La storia, scritta dallo stesso Snyder insieme a Steve Shibuya, sembrerebbe molto invitante per chi ama un cinema d’intrattenimento ricco d’azione e tecnicamente di alto livello.  Le scenografie hanno la firma del premio Oscar Rick Carter (Avatar) mentre direttore della fotografia (Larry Fong), costumista (Michael Wilkinson) e montatore (William Hoy) sono gli stessi che con Snyder hanno lavorato proprio in Watchmen e 300.

Sucker Punch, il film

Sucker Punch recensione

Sucker Punch invece, nonostante il tripudio di scene d’azione, i virtuosismi della regia e gli effetti speciali, finisce col dimostrare come un immenso talento tecnico fine a se stesso non può bastare a coinvolgere e appassionare lo spettatore. La storia è banale e prevedibile e sfiora momenti di eccessivo infantilismo. Snyder eccede in stilemi da videogame e videoclip, con utilizzo di cover musicali  scontatamente allusive come Sweet Dream e White Rabbit. E dire che spesso, quando l’aspetto narrativo ha più respiro, Snyder riesce a creare atmosfere intese, come nelle primissime scene, dove l’utilizzo di immagini e musica è usato in modo efficace per raccontare le violenze subite dalla protagonista.

Il cast offre una prova nel complesso positiva. Del resto le sexy eroine e i cattivi di contorno non hanno tratti particolarmente psicologizzati. Emily Browning (The Uninvited) è adatta nella parte di Babydoll. La sua costituzione minuta ed esile viene sfruttata dalla regia: gli ambienti e le figure umane che la sovrastano la mostrano inerme e fragile. Abbie Cornish (Elizabeth: The Golden Age; Un Ottima annata e, ad Aprile, nelle sale con De Niro in Limitless) interpreta Sweet Pea, Jamie Chung (Una notte da leoni 2 e prossimamente Premium Rush di David Koech ) è Amber, Vanessa Hudgens (Thirteen; High School Musical 2 e 3) ha il ruolo di Blondie e Jena Malone invece è Rocket. Dignitosa Carla Gugino (Sin City ; Watchmen) nella parte di Vera Gorski mentre Oscar Isaac (Robin hood; Agorà) risulta poco incisivo nel ruolo di Blu Jones, il cattivo subdolo e collerico. Immaturo e noioso, Sucker Punch ( letteralmente “pugno del fesso” ) non sembra il migliore dei colpi che Zack Snyder potesse sferrare.

Space Dogs 3D: recensione del film d’animazione

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Space Dogs 3D: recensione del film d’animazione

In Space Dogs 3D a Mosca, negli anni ’60, un accalappiacani raccoglie cani randagi che poi vengono inviati in un campo di addestramento per astronauti a quattro zampe. Lì vengono portate Belka e Strelka, due cagnette, e il loro amico topo. Qualche anno dopo, il cucciolo che Belka ha avuto viene dato in regalo da Krusciov a Kennedy, e racconta l’eroica avventura della madre agli altri animali del Presidente degli Stati Uniti.

In principio c’era Laika, su questo presupposto parte la storia delle due cagnette e dei cani spaziali. Una è alla ricerca di suo padre, che è sicura sia da qualche parte in mezzo alle stelle, l’altra vuole semplicemente essere la stella. Il film prende ispirazione dalla vera avventura di Belka e Strelka, che nel 1960 vennero inviate per un giorno intero nello spazio, tornando indenni dalla missione. Space Dogs 3D è la prima produzione 3D realizzato in Russia ed è stato uno dei maggiori incassi della scorsa stagione nell’Est Europa.

Quello che è stupefacente, aldilà del paese di provenienza di questo Space Dogs 3D,  film di animazione in 3D insieme alla ormai sempre più presente collaborazione di artisti indiani, punto di riferimento per la realizzazione tecnica dei film di animazione, è il fatto che le assolute protagoniste del film siano due cani di sesso femminile. E si tratta, in fin dei conti, di un film di azione. Belka e Strelka dominano l’azione e perfino la storia d’amore è ribaltata: il cane maschio ha un ruolo secondario nell’avventura, utile a giustificarne lo sviluppo successivo. Le tecniche per accattivarsi il pubblico dei piccoli e per farli accompagnare dai proprio genitori a vedere il film ci sono tutti: animali parlanti che dicono cose buffe, la storia d’amore, i buoni sentimenti.

Ma poi, sotto la superficie, il film racconta molto sulla propria terra di origine e devia dalla nostra solita percezione del “percorso dell’eroe”. I passaggi in realtà vengono seguiti:  Belka e Strelka si trovano loro malgrado in una situazione di disagio che le porta all’azione, ma qui abbiamo già la prima variazione: le cagnette avranno la meglio perchè più furbe dei contendenti maschi, non perché più valide o prestanti, alla fine però dimostreranno essere più che adatte a compiere la missione. Il film ha anche un certo gusto nel proporre le grandiosità del passato sovietico, in cui è possibile piazzare anche una metafora: Strelka e il topolino accolgono Belka nella loro casa, che è all’interno del monumento del “lavoratore e della contadina”, imponente statua che fu presentata all’esposizione universale di Parigi del 1937 come simbolo del progresso sovietico; sono figlie della nazione.

I cattivi, poi, non sono monomaniacali, ma capiscono quando è il momento di riconoscere la vittoria altrui. L’operazione è di per sé molto interessante. Il film, in alcuni momenti, lascia spiazzati come fanno alcuni film più vecchi di Miyazaki, e ci si accorge che ormai anche per le favole raccontate tramite i cartoni animati, la nostra mente sia abituata alla matrice occidentale e hollywoodiana, per cui i sistemi entro cui si muovono i personaggi sono più o meno standardizzati. Che ben venga quindi una variazione sul tema.

Box Office USA 21 marzo 2011

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Il box office americano è in continua variazione. Ogni nuova uscita di una certa importanza ha la sua settimana di dominio della prima posizione, per poi arretrare e lasciare il posto alla successiva uscita o a film che guadagnano consensi con il passare del tempo. Questo è quello che accade anche questa settimana, dove la novità Limitless, in cui Bradley Cooper acquista dei superpoteri grazie ad una fantomatica sostanza, esce nelle sale e subito diventa il primo incasso della settimana, scalzando World invasion: Battle Los Angeles, che ora si trova in terza posizione.

A fare da contrappeso, ritorna Rango, che, alla terza settimana di uscita e riconquista quasi la vetta della classifica, visto anche il suo incasso totale di 96 milioni di dollari. In quarta posizione, un’altra nuova uscita: The Lincoln lawyer, in cui Matthew McConaughey è un avvocato con una sede di lavoro molto particolare, seguito da Paul, un film di fantascienza ad alto tasso di demenza, data dalla presenza di Nick Frost e Simon Pegg.

Red riding hood scende a metà classifica, nella settimana incassa poco più di sette milioni di dollari, per un totale di 26 milioni, seguito dal thriller di fantascienza tratto da Philip K.Dick, The adjustment bureau, che guadagna altri 6 milioni di dollari. Il resto della classifica è per le vecchie conoscenze delle scorse settimane: Mars needs moms,  il film di animazione Disney che non ha potuto nulla per contrastare il rivale Rango, e la Bella e la bestia in versione teen, Beastly, che, con i 3 milioni di dollari di incasso di questa settimana, raggiunge i 22 milioni di dollari.

Il film dei fratelli Farrelly si avvia ad uscire dalla classifica dei maggiori incassi, Hall pass è infatti il decimo film più visto di questa settimana. Le uscite attese sono invece discretamente interessanti: primo fra tutti Sucker Punch un action tutto   al femminile diretto da Zack Snyder, che si riscalda prima di mettersi alla macchina da presa per Superman, e quindi alcune uscite da festival di Cannes e Venezia, che arrivano con un discreto margine di ritardo: Miral, film di Julian Schnabel presentato a Venezia di quest’anno basato sul libro di Rula Jebreal, la sua attuale compagna, nonché ex anchor della nostra tv, e Potiche, ultima fatica di François Ozon con un’eccezionale, e abbastanza cotonata, Catherine Deneuve.

Esce anche la commedia per bambini Diary of a wimpy kid, che ha tutta l’aria di essere un nuovo Piccola Peste.

Box Office ITA 21 Marzo 2011

Il weekend ‘lungo’ segna il primato di Nessuno mi può giudicare su Amici miei. Regge bene Rango, mentre Dylan Dog ottiene un risultato non molto incoraggiante.

Questa settimana le new entry hanno sfruttato i cinque giorni, da mercoledì a domenica, per incassare al botteghino nostrano, in virtù della festa di giovedì. E nel testa a testa che si prevedeva, a spuntarla è Nessuno mi può giudicare, che raccoglie 3 milioni di euro (1,8 milioni nei tre giorni).

Amici miei – come tutto ebbe inizio, invece, si accontenta del secondo posto con 2,1 milioni (e 1,1 milioni nel weekend tradizionale). Si tratta di un dato molto interessante, soprattutto se consideriamo che le due commedie italiane sono uscite in un numero praticamente identico di sale.

Rango scende quindi al terzo posto, raccogliendo altri 854.000 euro che gli consentono di superare i 4 milioni complessivi.

Segue Dylan Dog, che debutta al quarto posto con 1,3 milioni (790.000 euro nei tre giorni): un dato discreto, di certo ottenuto grazie ai fans che si sono precipitati a vedere l’adattamento americano della celebre serie a fumetti ideata da Tiziano Sclavi.

Il rito scende al quinto posto, con altri 608.000 euro per 2,7 milioni totali.

Le due posizioni successive sono occupate da due novità: Gnomeo & Giulietta ottiene 950.000 euro nei cinque giorni e 501.000 euro nei tre, un dato affatto positivo, che probabilmente bisogna attribuire in parte alla concorrenza di Rango.
Quanto a Street Dance 3D, il film esordisce con 821.000 euro (473.000 euro da venerdì a domenica).

Il discorso del re e Il cigno nero, rispettivamente all’ottavo e nono posto, si apprestano a lasciare la top10: il primo raccoglie 292.000 euro, mentre il secondo 235.000 euro. Dopo otto settimane, il film Premio Oscar arriva a ben 7,7 milioni totali, mentre il thriller di Aronofsky giunge a quota 5,5 milioni con tre settimane in meno di sfruttamento.

Chiude la top10 I ragazzi stanno bene, che alla sua seconda settimana raccoglie altri 226.000 euro per 886.000 euro totali.

Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata: recensione

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Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata: recensione

In un panorama cinematografico nazionale che ultimamente non fa che inneggiare alla grande rivalsa della commedia, sembra strano che proprio i Vanzina, specializzati nel più vario genere di commedia, si siano dedicati ad un progetto quantomeno originale. Esce infatti il 25 marzo al cinema Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata, film diretto da Carlo e sceneggiato dalla stesso con Enrico e Franco Ferrini, thriller classico che prova a strizzare l’occhio a Hitchcock, ma che involontariamente diverte.

Eppure tradizionalmente lo scopo dei Vanzina è far ridere, il problema si pone però nel momento in cui lo spettatore ride del film e non con il film.

La storia di Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata racconta l’ambiente della moda milanese che ruota intorno alla figura di Federico Marinoni, stilista di fama mondiale, che vede la sua modella di punta morire apparentemente investita da un pirata della strada. L’ispettore Montanari non crede alla teoria dell’incidente e comincia ad indagare, scoprendo pian piano che dietro alla famiglia Marinoni si nascondono molti più segreti di quelli che si immaginano.

La trama non è particolarmente brillante, ma onestamente chiara e distesa tanto da poter rappresentare un buon plot su cui costruire un film interessante. Purtroppo il risultato finale somiglia più ad una brutta serie tv, in cui la qualità dell’immagine e le performance un po’ ingessate di quasi tutto il cast minano il risultato finale. Sembra ormai scontato che il ruolo più interessante sia affidato alla coppia semi comica di turno, parlo dell’Ispettore interpretato da Francesco Montanari e del suo sottoposto Mancuso, Vincenzo Zampa, entrambi molto bravi a reggersi la battuta.

Se il film ha qualche buon momento sicuramente lo si deve a questi bravi attori di teatro che purtroppo però non bastano a compensare la farraginosità con cui la storia è spezzettata, senza contare la mancanza di equilibrio nel narrare gli eventi, sia quelli più drammatici che quelli più cruenti. Nel cast del film anche la bellissima Vanessa Hesseler e l’internazionale Richard E. Grant.

Insomma i Vanzina hanno operato una scelta coraggiosa, scostandosi dal target che al botteghino sta premiando i più, ma hanno portato avanti un linguaggio probabilmente sbagliato, dichiarando apertamente le loro fonti letterarie, quelle della nuova letteratura scandinava, ma sfruttandola molto male in un prodotto che rischia di far involontariamente ridere troppo lo spettatore.

The Dark knight rises: ecco il ruolo di Joseph Gordon-Levitt!

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Finalmente arriva la conferma ufficiale del ruolo che Joseph Gordon-Levitt avrà in The Dark Knight Rises. L’attore interpreterà Alberto Falcone  a rivelarlo è Variety, da fonti attendibilissime.

Alberto Falcone, noto anche come il killer Festa, è il figlio del capomafia Carmine Falcone, interpretato da Tom Wilkinson in Batman Begins. Questo tassello conferma ancora di più, (come se ce ne fosse bisogno) le intenzioni dichiarate da Nolan di seguire i precedenti avvenimenti, andando a comporre una trilogia.

Nel cast di The Dark Knight Rises, oltre a Christian Bale, Michael Caine, Morgan Freeman e Gary Oldman, anche Tom Hardy (Bane) e Anne Hathaway (Selina Kyle/Catwoman). Il film uscirà il 20 luglio 2012. Si attendono conferme ufficiali anche per Marion Cotillard

The Dark knight rises: ecco il ruolo di Joseph Gordon-Levitt!

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the dark knight

Finalmente arriva la conferma ufficiale del ruolo che Joseph Gordon-Levitt avrà in The Dark Knight Rises. L’attore interpreterà Alberto Falcone  a rivelarlo è Variety, da fonti attendibilissime.

Lo Hobbit: oggi al via le riprese!

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Lo Hobbit: oggi al via le riprese!

Le riprese dell’adattamento più a lungo atteso tratto dal libro di JRR Tolkien The Hobbit prenderà il via Lunedi a Wellington, Nuova Zelanda. L’assistente del regista Peter Jackson, Matt Dravitski ha rilasciato un eloquente commento “non vede l’ora di andare”.

L’inizio delle riprese dei due film da 500 milioni dollari – prequel de Il Signore degli Anelli – si avviano ad iniziare dopo alcune battute d’arresto che hanno incluso le controversie sui diritti di distribuzione per il film, le difficoltà finanziarie di studios  come MGM e New Line, l’abbandono di Guillermo Del Toro come regista; lo sciopero causata da NZ Actros Equity, che ha minacciato di spostare il film dalla Nuova Zelanda, e non ultimo il ricovero di Jackson a febbraio per un’ulcera allo stomaco perforato. Finalmente sembra che non ci siano più intoppi e che le riprese sono iniziate!

Martin Freeman, che interpreta Bilbo Baggins, ha scherzato sulla “maledizione di The Hobbit” commentando così: “Ci sono alcune punte di sfortuna ad esso associati [ma] siamo pronti per andare” Intanto i 13 nani, Baggins e Gandalf il mago (Ian McKellen) sono stati a Wellington negli ultimi due mesi a prepararsi per il film. Ricordiamo che il film sarà diviso in due parti, e girato in 3D. Il cast dei nani è composto da:i Nani, interpretato da Richard Armitage (Thorin Scudodiquercia), Ken Stott (Balin), Graham McTavish (Dwalin), William Kircher (Bifur), James Nesbitt (Bofur), Stephen Hunter (Bombur), Rob Kazinsky (Fili), Aidan Turner (Kili), Hambleton Peter (Gloin), John Callen (Oin), Jed Brophy (Nori), Hadlow Mark (Dori) e Adam Brown (Ori).

La Warner Bros. ha confermato che Cate Blanchett (Galadriel), Andy Serkis (Gollum) e Elijah Wood (Frodo) riprenderanno i loro ruoli dal Signore degli Anelli. Mentre gli attori Jeffrey Thomas e Mike Mizrahi completeranno il cast nei ruoli di Kings Thror e Thráin.

Le riprese, curate dal  direttore della fotografia Andrew Lesnie, si terranno a Wellington Stone Street Studios, al villaggio di Matamata e in altre località segrete in giro per la Nuova Zelanda. Lo Hobbit è prodotto da Jackson e Fran Walsh, accanto Carolynne Cunningham. I produttori esecutivi sono Ken Kamins e Zane Weiner, con Philippa Boyens come co-produttore. Co-prodotto da New Line Cinema e MGM, con la New Line(controllata della Warner Bros.) impegnata nella gestione della produzione.  Warner Bros. Pictures si occuparà della distribuzione in tutto il mondo.

I due film usciranno a fine del 2012 e 2013,

Lo Hobbit: oggi al via le riprese!

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Hobbit

Le riprese dell’adattamento più a lungo atteso tratto dal libro di JRR Tolkien The Hobbit prenderà il via Lunedi a Wellington, Nuova Zelanda. L’assistente del regista Peter Jackson, Matt Dravitski ha rilasciato un eloquente commento “non vede l’ora di andare”.

Peter Jackson a Casa Baggins!

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Peter Jackson a Casa Baggins!

Theonering.net ha pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli

Sono passati diversi anni da quando Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa, a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:

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Fonte: theonering.net via badtaste

Peter Jackson a Casa Baggins!

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Theonering.net ha pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli.

Sono passati diversi anni da quando Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa, a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:

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Fonte: theonering.net via badtaste

Shutter Island di Martin Scorsese

Shutter Island di Martin Scorsese

Shutter Island è basato sull’omonimo romanzo del 2003 L’isola della paura (Shutter Island) di Dennis Lehane. In America il film doveva uscire inizialmente il 2 ottobre 2009, la Paramount ha però spostato la data d’uscita al 19 febbraio 2010, e in Italia il film è stato distribuito da Medusa Film il 5 marzo 2010. E’ il lungometraggio di Martin Scorsese che ha guadagnato di più al nel weekend d’apertura, rimanendo infatti al 1° posto nel secondo weekend con 22,2 milioni dollari.

Con questo lungometraggio continua il connubio professionale tra Scorsese e DiCaprio, già fattosi apprezzare in altri film come The Departed, The Aviator o in Gangs of New York. Shutter Island ha vinto 2 National Board of Review Awards 2010 e 2 Premi IOMA 2010 (su 7 nomination): miglior attore protagonista (Leonardo DiCaprio) e miglior sceneggiatura non originale.

Nel 1954 i due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono inviati con un battello presso l’Istituto Ashecliff, sito sulla Shutter Island, per investigare sulla scomparsa di una paziente, Rachel Solando, rea di aver ucciso i suoi tre figli. Il direttore dell’istituto, il dottor Cawley, e i vari infermieri sostengono che la madre assassina si sia come dileguata dalla sua stanza perché non ha lasciato alcuna traccia e le sue scarpe sono ancora lì. L’agente Daniels però comincia a sospettare che in quell’Istituto si tengano esperimenti simil nazisti, guidati dal dottor Cawley coadiuvato dal dottor Naehring, di origini tedesche. Ma l’agente è anche continuamente tormentato dal pensiero della moglie morta in un incendio appiccato nella loro palazzina da un mitomane, nonché dalle reminescenze delle atrocità viste nei campi di concentramento nazisti dove entrò da liberatore. Dunque realtà e fantasmi del passato si mescolano e lo tormentano, ostacolandone le indagini.

In quest’ultima fase della sua carriera (ultima in senso cronologico, per carità, non bisogna escluderne di nuove data la sua creatività), Martin Scorsese sembra essersi specializzato in questo genere di film, proponendo opere che conducono lo spettatore verso una direzione per poi portarlo lentamente verso tutt’altra parte. Strategia riuscitagli appieno anche con The Departed. Con Shutter Island però aggiunge anche suspance, sfiora l’horror e lo arricchisce di colpi di scena. Il risultato è un film geniale, che tiene col fiato sospeso.

Abbandonato da tempo il racconto del Mondo italo-americano e dedicatosi soprattutto alle biografie, Scorsese lancia un segnale chiaro ai suoi fan e ai cinefili in generale: sulla soglia dei 70 ha ancora voglia di stupire e rinnovarsi.

Umberto D. è un film diretto da Vittorio De Sica

Umberto D. è un film diretto da Vittorio De Sica, scritto e sceneggiato da Cesare Zavattini, premiata coppia del cinema italiano del dopoguerra. Il film è un tributo al padre Umberto De Sica, con cui aveva un rapporto molto forte. Il film ha raccolto molti premi e nomination, ecco i più prestigiosi: Miglior film al Festival di Punta del Este, Miglior film straniero per i critici di New York (1955), Nomination all’Oscar a Cesare Zavattini per la migliore sceneggiatura originale (1957).

Umberto è un ex impiegato statale che sopravvive con una magra pensione, è costretto ad alloggiare in una camera di un alberghetto squallido ad ore, nonché a mangiare nelle mense pubbliche. Per le tante difficoltà e quotidiane umiliazioni, non più sopportabili in tarda età, pensa di farla finta; ma l’unica cosa che gli è rimasta, il suo cagnolino Flag, lo convince che in fondo vale ancora la pena vivere. De Sica denuncia dunque le difficoltà dei pensionati, e in generale, di quanti sono costretti a vivere nella semipovertà e nella quotidiana umiliazione.

Dopo la parentesi di Miracolo a Milano, film che denuncia sempre i soprusi subiti dai più deboli (nella fattispecie i “senza tetto” nella Milano del dopoguerra) ma con uno stile fiabesco, il regista originario di Caserta torna a raccontare in modo duro e crudo la realtà italiana del dopoguerra, attraverso quel neorealismo che si serviva anche di attori non professionisti, così come ha fatto successivamente Pasolini, o nel modo in cui amava lavorare un altro importante regista spagnolo surrealista dell’epoca, Luis Buñuel, censurato dalla dittatura franchista e costretto all’esilio professionale in Messico prima e Francia poi. Tra le curiosità, bisogna annoverare il fatto che Carlo Battisti – che interpreta Umberto D. – era professore di glottologia all’Università di Firenze e insieme a Giovanni Alessio e ad altri collaboratori fu autore dell’importante Dizionario Etimologico Italiano (DEI, in 5 volumi, pubblicato negli anni 1950-1957); questo è il suo unico film. Si racconta che il professore si presentò al provino indossando due cravatte da quanto era emozionato.

Va anche detto che il film fu duramente contestato dal Governo democristiano dell’epoca, poiché offriva all’estero una visione distorta della realtà socioeconomica italiana. Nel 2008 ha visto un remake interpretato da Jean Paul Belmondo reduce da un devastante ictus. Il film, dal titolo Un homme et son chien, per la regia di Francis Huster, ha recuperato il titolo originale del film, poi cambiato dalla distribuzione.

Amici miei: le perplessità di Gastone Moschin

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Le perplessità dell’attore veneto sul prequel di Neri Parenti

Ultracorpo

Ultracorpo

Ultracorpo

di Michele Pastrello

Ultracorpo (Body snatcher, 2010) è il terzo film di Michele Pastrello, promettente regista veneto già autore di Nella mia mente (2005) e 32 (2008), nonché già insignito di alcuni premi, come il Pesarhorror 2006 e il Torrorfest 2008. Come col precedente 32, anche con Ultracorpo Pastrello dimostra di essere un regista capace di trattare delicate tematiche sociali e attuali in modo originale e non convenzionale.

32

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di Michele Pastrello

32 è il secondo cortometraggio di Michele Pastrello, prodotto nel 2008 a tre anni di distanza da Nella mia mente. Il film è una sorta di eco-horror col quale il regista affronta la piaga sociale e ambientale dell’abusivismo edilizio, e soprattutto, della cementificazione selvaggia del nostro paesaggio naturale in nome delle opere pubbliche stradali.

Nella mia mente

Nella mia mente

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di Michele Pastrello

Nella mia mente (In my mind) è il primo corto del giovane regista veneto Michele Pastrello. Il film si muove sinuosamente tra il genere psycho-thriller e quello horror, inchiodando per quasi 30 minuti lo spettatore alla poltrona mediante un crescendo di suspance, mistero e inquietudine.

Il grande dittatore, il capolavoro di Charlie Chaplin

Il grande dittatore, il capolavoro di Charlie Chaplin

Il grande dittatore è il film culto del 1940 di Charlie Chaplin con protagonisti lo stesso Chaplin e Paulette Goddard

  • Anno: 1940
  • Regia: Charlie Chaplin
  • Cast: Charlie Chaplin, Paulette Goddard.

La sua prima edizione risale al 15 ottobre del 1940, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Rappresenta una forte satira del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco. Stupenda la scena finale, con il finto Hitler che parla di speranza anziché di disumane minacce al Mondo, dedicando la parte finale del discorso alla donna che amava, ma che l’efferata violenza degli uomini probabilmente non gliela farà più incontrare; si chiama Hannah e forse in realtà è dedicato alla madre, morta in una casa di cura psichiatrica.

Il grande dittatore, il film parodia 

Il Grande DittatoreUn barbiere ebreo partecipa alla Prima Guerra Mondiale, dove ha un incidente aereo e perde la memoria. Viene così rinchiuso in un ospedale per vent’anni, dove non viene a conoscenza di nulla, nemmeno del fatto che nel suo Paese, la Tomania, si è instaurata una dittatura per opera di Adenoid Hynkel, il quale tra le tante atrocità, perseguita gli ebrei. Il barbiere conosce Annah, donna tenace dai tanti sogni e desideri. Ma i tempi in cui vivono sono difficili e il loro quartiere è sovente preso di mira dalle autorità. Il barbiere e il dittatore vivono due vite parallele, col primo che patisce le decisioni del secondo. Ma accadrà qualcosa di imprevedibile, che in qualche modo cambia le sorti del barbiere e forse dell’umanità intera. Almeno nel film.

Benché le tecniche cinematografiche già lo prevedano da un decennio, Chaplin dona la voce ai suoi personaggi a partire da questo film. Anche perché i suoi film precedenti erano prevalentemente corti o slapstick, dunque potevano fare a meno della voce. Il Grande Dittatore può essere considerato una perla del cinema. Tecnicamente il film non è un capolavoro; ma il modo con il quale Chaplin racconta l’avanzata nazista in Europa è magistrale, utilizzando di fatto due delle sue armi migliori: la malinconia da un lato e l’ironia dall’altro. I protagonisti di una vicenda così drammatica sono trattati con un’ironia disarmante, arrivando al punto di deriderli completamente, ma il tutto è ricoperto da quel velo di tristezza e malinconia che sempre caratterizza i film di Chaplin.

Il grande dittatoreD’altronde si parla sempre di un periodo tragico e Chaplin lo sa bene. Gli unici riferimenti non diretti nei confronti della Germania nazista, forse per non calcar troppo la mano contro il regime, sono i nomi dei personaggi (comunque facilmente riconducibili), i simboli della “doppia X” al posto della svastica nazista, e l’uso di parole di fantasia nelle iscrizioni del ghetto ebraico (come la parola “Restauraciz” per ristorante) oppure in esperanto, seppur a volte sgrammaticato (come “Ĉambroj” o “Vestaĵoj”, in esperanto ispettivamente “Camere” e “Vestiti”).

La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, splendida protagonista nonché sua terza moglie, in procinto di chiedere il divorzio. Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell’amato Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Egli ne fu sconvolto e la perdita del “solo vero amico che abbia mai avuto”, come ebbe a dire Chaplin stesso, rimarrà una ferita mai rimarginata.

Il grande dittatore, censurato

Il grande dittatore fu sottoposto a più censure. Venne vietato in quasi tutta l’Europa dal 1940 al 1945 a causa del potere nazifascista che ne proibì la distribuzione. In Inghilterra venne censurato per timore di peggiorare i già difficili rapporti diplomatici con la Germania; tuttavia proprio lo stesso anno la situazione tra i due belligeranti precipitò irreparabilmente e così, affrancata dalla censura, la pellicola vide la sua prima proiezione a Londra già nel 1941.

Uscì in Italia per la prima volta nel 1945, con la caduta del fascismo. La versione era integrale e sottotitolata. Nel 1949 il film era stato già doppiato (probabilmente integralmente) in un’edizione con la voce di Augusto Marcacci per Chaplin, ma al contrario di come riportano molte fonti questa versione non fu mai distribuita nei cinema e oggi è probabilmente andata perduta.  Il film venne censurato di alcune scene quando uscì ridoppiato nel 1972 (con la voce di Oreste Lionello per Chaplin) e la direzione del doppiaggio di Roberto Bertea, in particolare nella scena del ballo e della ridicola danza tra la sig. Napoloni e Hynkel. Il personaggio della moglie di Napoloni fu eliminato totalmente per non urtare la sensibilità della vedova Rachele Mussolini, ancora in vita. Il nuovo prestigioso adattamento del copione è del comandante Roberto De Leonardis, noto per le sue versioni italiane di tutti i film Disney d’epoca. Nel 1988, per un’edizione in videocassetta a cura della Skema video, il film fu integralmente ridoppiato con la voce di Claudio Trionfi per Chaplin.

Questa versione fu eseguita sulla versione francese del film e non su quella originale; la qualità del doppiaggio è molto discutibile, ma se non altro si trattava della prima versione italiana integrale. I nuovi dialoghi italiani sono di Patrizia D’Agostino e la direzione del doppiaggio è di Umberto Fizz. Nel 2002 il film è stato ridistribuito integralmente e restaurato dalla BIM distribuzione. Le scene censurate sono state doppiate ex novo in italiano con nuove voci e, a detta di molti, il nuovo doppiaggio stride troppo con le restanti scene che conservano l’audio del 1972. Le voci delle sequenze reintegrate sono troppo diverse e i dialoghi aggiunti non tengono conto dell’adattamento di De Leonardis come se le nuove scene fossero state tradotte senza vedere l’intero film in italiano (ad esempio Napaloni nelle sequenze del 1972 si rivolge ad Hinkel chiamandolo Hikelino, mentre in quelle re integrate con Hinkey).

Nel 1941 Il Grande Dittatore ottenne cinque candidature al premio Oscar, inclusi miglior film e miglior attore allo stesso Chaplin. Nel 1940 il National Board of Review of Motion Pictures l’ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell’anno. Nel 1997 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 2000 l’American Film Institute lo ha inserito al trentasettesimo posto nella classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.

Frozen: recensione del film di Adam Green

Frozen: recensione del film di Adam Green

Il prossimo 25 marzo uscirà nelle sale Frozen un film di Adam Green che sconvolgerà lo spettatore per le scene dall’alto contenuto drammatico e dal forte impatto visivo. Prodotto dalla “A bigger boat/ariescope pictures” e distribuito in Italia dalla neonata M2 Pictures Frozen non può essere considerato un semplice horror in quanto la storia raccontata non ha nulla di assurdo.

In Frozen tre giovani amici decidono di trascorrere la domenica sciando sulle piste di una piccola e poco rinomata località montana. Joe (Shawn Ashmore) accetta malvolentieri di condividere la giornata con la nuova ragazza di Kevin (Dan Walker), amico di una vita, con il quale era solito trascorrere quel tradizionale appuntamento sulla neve. La ragazza in questione, Parker (Emma Bell), deve quindi affrontare le difficoltà nel rimanere in equilibrio sullo snowboard oltre che le velenose battute di Joe che cova per lei il risentimento tipico dell’amico “geloso”.

Le ore trascorrono più o meno serene, tra qualche risata, ricordi d’infanzia e qualche momento di vaga tensione per l’insofferenza di Joe verso quel terzo incomodo che impedisce a lui e a Kevin di affrontare le piste più stimolanti e difficili. Giunge la sera e con lei l’imbrunire, l’impianto sciistico sta per chiudere e le piste sono ormai quasi deserte. I tre amici vogliono fare l’ultima discesa ed implorano l’addetto all’impianto di concedergli l’ultima salita; ottenuto il favore i tre siedono sulla seggiovia ignorando quello che il destino ha serbato per loro.

Richiamato dal capo in ufficio, l’addetto all’impianto viene sostituito da un collega avvisato della presenza dei tre ma una sfortunata coincidenza genererà l’inconveniente fatale. L’impianto viene chiuso, le luci sulle piste si spengono e gli addetti lasciano gradualmente l’impianto che riaprirà solo il venerdì successivo; Joe, Kevin e Parker sulla seggiovia a metà percorso, ancora incapaci di comprendere quello che sta accadendo. Con il lento passare delle ore i tre ragazzi, bloccati sulla seggiovia, realizzano di essere stati abbandonati e al contempo di essere in grave pericolo di vita. Impossibile sopravvivere al rischio di congelamento che sarebbe inevitabile durante quei cinque giorni, impossibile illudersi di poter sopportare quelle rigide temperature.

Il panico iniziale lascia gradualmente spazio all’istinto di sopravvivenza ed è così che i tre cercheranno in tutti i modi di vincere la morte combattendo con ogni mezzo per la propria vita. Sequenze dall’alto contenuto drammatico si alterneranno ad altre di rara crudezza, la morte sempre incombente per il gelo insopportabile non sarà l’unico    pericolo da affrontare, l’unico ostacolo tra loro e la sopravvivenza. La montagna nasconde innumerevoli insidie e continue minacce ed ogni ora ed ogni minuto in più sono un passo verso la fine.

Adam Green e Peter Block, due nomi che da soli dovrebbero mettere in guardia lo spettatore su quello che questo film ha in serbo per lui. Frozen non tradisce le attese ma forse va anche oltre le aspettative; Green, regista e sceneggiatore, impacchetta un horror anomalo in cui non troviamo gli ingredienti tipici del genere come in Hatchet, suo precedente successo del 2007, ma ci presenta un film che “non spaventa e turba il pubblico con le tipiche convenzioni della violenza” afferma il regista stesso “ma con un’aurea di terrore generale ti ricorda incessantementequesto potrebbe accadermi davvero”.

Ed è proprio questo l’aspetto che rende Frozen una successione di sequenze sempre al limite della tensione ma una tensione imperniata di angoscia crescente, di ansia costante. “Questo film non farà ridere, gridare ed esultare il pubblico di appassionati dell’horror come il primo lavoro Hatchet” continua il regista “ma descrive una situazione cruda e inquietante: tre giovani nel tentativo disperato di sopravvivere a una situazione reale senza apparente via d’uscita”.

Frozen è una storia che sconvolge per il suo drammatico realismo e per non sconfinare mai nell’assurdo o nell’inverosimile; la crudezza di alcune sequenze ricorda lo splatter dei film dell’orrore a cui Green è inconsciamente legato ma la drammaticità che accompagna la vicenda è costruita attraverso lo studio dei personaggi e della loro personalità. Green si pone l’intento di toccare le paure più primordiali e attraverso esse provocare nel pubblico le ansie più forti e autentiche; l’istinto di sopravvivenza, l’eterna lotta dell’uomo contro la natura, il rifiuto di abbandonarsi ad una morte sicura e inevitabile. Frozen ha la qualità di trascinare lo spettatore all’interno del dramma, di farlo sentire parte della vicenda, di creare una graduale complicità con i personaggi protagonisti della storia.

Come lo stesso regista rivela, il realismo delle sequenze è ottenuto anche grazie alla scelta di Green di girare tutte le scene sul posto e non nel chiuso di uno studio:”gli attori e la troupe erano veramente lì, a 15 metri d’altezza. Il tempo, il freddo e gli elementi che abbiamo affrontato erano tutti reali”conferma il regista stesso. Questa rischiosa scelta che ha messo in pericolo l’incolumità degli attori, è stata subito accolta con entusiasmo dalla produzione ed in particolar modo da Peter Block. Block è un produttore che, in questi anni,  ha legato il proprio nome ad altri film di successo che hanno suscitato nel pubblico ansie e paure a grandi dosi, tra questi ricordiamo su tutti Saw – l’enigmista e sopratutto Open water che con Frozen presenta diverse affinità.

Una nota di commento la meritano i tre giovani protagonisti che hanno da subito sposato con entusiasmo il progetto di Green non esitando a dare la propria disponibilità nel girare le scene sulla seggiovia a 15 metri di altezza e a temperature proibitive. Sia Ashmore che Zegers e la Bell interpretano con passione e trasporto le rispettive parti contribuendo non poco alla drammaticità di molte sequenze. Frozen è un film non certo adatto a tutti ma solo a coloro avvezzi a certi eccessi del genere horror ma che, al contempo, saprà anche commuovere e coinvolgere lo spettatore, un film asciutto e diretto, un film che non potrà lasciare indifferenti.

Robert Pattinson non sarà Daredevil

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Robert Pattinson non sarà Daredevil

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David Slade (30 Giorni di Buio, Hard Candy), dirigerà per la 20th Century Fox il reboot di Daredevil, che si dice parta lì dove si era interrotto il film del 2003, pur non avendo come protagonista Ben Affleck.

Megan Fox torna a lavorare?

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La bellissima e molto amata Megan Fox sta cercando con tutte le sue forze di risollevare la sua carriera che ultimamente ha avuto una decisa battuta d’arresto. Sembra infatti che abbia deciso d cambiare genere e ci sia la possibilità che partecipi allo spin-off di Molto incinta, diretto da Judd Apatow.

The Wolverine: il punto sulla situazione..

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The Wolverine: il punto sulla situazione..

Qualche giorno fa avevamo anticipato la notizia che che Darren Aronofsky non dirigerà più The Wolverine. Da allora  si rincorrono voci e smentite su possibili ritardi del film, occorre fare il punto della situazione.

Secondo Entertainment Week la produzione non avrebbe intenzione di cercare un nuovo regista il prima possibile, e che piuttosto ritarderà il film. Una delle ragioni sarebbero i tragici eventi che stanno avvenendo in Giappone in queste settimane, anche se le riprese previste sul territorio sono solo 3 settimane.

Dal canto suo invece, Superherohype, attraverso secondo loro  “fonti affidabile”,  sostengono che se la Fox trovasse un regista domani, eviterebbe di modificare le date delle riprese, fissate per iniziare a luglio. Ricordiamo il comunicato stampa ufficiale dello studio: “Hugh Jackman e la Fox rimangono entrambi intenzionati a realizzare The Wolverine. Ci riuniremo e andremo avanti con forza.”

Ora non ci resta che attendere nuove notizie e sviluppi, e magari un annuncio riguardante il nuovo regista. Ricordiamo che Wolverine 2 uscirà nel 2012. La trama del film è ripresa dalla miniserie scritta da Franl Miller e Chris Claremont nel lontano 1990.

Da badtaste: Wolverine va in Giappone alla ricerca del suo amore perduto, Mariko Yashida, e la trova sposata a un gelido uomo d’affari. Finirà per rimanere coinvolto nei giri del clan ninja The Hand. La miniserie divenne molto popolare, e servì a formare meglio il carattere del supereroe, con conflitti interiori tra la sua natura umana e quella animale.

Joseph Gordon-Levitt ufficialmente in Batman 3

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Joseph Gordon-Levitt ufficialmente in Batman 3

E’ ufficiale, Joseph Gordon-Levitt (“Inception”) sarà un personaggio non ancora noto nel prossimo “The Dark Knight Rises” per la Warner Bros. Pictures, stando a quanto annuncia Variety.

Intanto l’attrice indie Juno Temple (“Kaboom”) è in corsa per il piccolo ruolo di sostegno di una ragazza in gamba di Gotham. Il ruolo di Gordon-Levitt non è stato divulgato e il regista Christopher Nolan ha in programma di mantenere l’identità dell’attore sullo schermo il più a lungo possibile segreta. In realtà si possono già fare ipotesi: potrebbe essere un personaggio doppio come quello di Ra’s Al Ghul in “Batman Begins”?. Aspettiamo intanto…

Fonte: imdb

Joseph Gordon-Levitt ufficialmente in Batman 3

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joseph gordon-levitt

E’ ​​ufficiale, Joseph Gordon-Levitt (“Inception”) sarà un personaggio non ancora noto nel prossimo “The Dark Knight Rises” per la Warner Bros. Pictures, stando a quanto annuncia Variety.

Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2: anteprima!

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E’ online una preview di Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2! E’ stata rilasciata dalla Warner Bros, il video contiene dichiarazione sul film del cast e del regista.

Ecco Wonder Woman!

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Ecco Wonder Woman!

wonderwoman

Ecco un first look di Wonder Woman! Questa volta, dopo le tante attrici vestite con la tutina della super eroina dai fan e dalle produzioni fantasiose, ecco che arriva una foto originale di Adrianne Palicki scelta dalla WB televisione per interpretare Wonder Woman nella sarie tv.

Cinefilos.it ai Cinepatici

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Oggi alle ore 16.00 e a mezzanotte il nostro Caporedattore Chiara Guida sarà ospite del programma televisivo ‘I Cinepatici’, in onda su ‘Coming Soon Television’ (digitale terrestre o in streaming video su www.comingsoon.it).

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