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Tornando a Casa per Natale: recensione del film

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Tornando a Casa per Natale: recensione del film

Tornando a Casa per Natale è tratto da una selezione di racconti brevi dello scrittore norvegese Levi Henriksen, dal titolo Only Soft Present Under the Tree, e segue le vicende di una piccola comunità che aspetta il Natale in un’immaginaria cittadina norvegese.

Tornando a Casa per NataleDiverse le storie raccontate: ci sono i due profughi dalla Ex Yugoslavia che cercano un riparo nella neve perché lei è alle porte del parto, ricordando in maniera scontata ma romantica una situazione ben più nota dello stesso genere; c’è l’ex calciatore fallito che vuole tornare a casa; il vecchio che in solitudine aspetta il natale e la donna che sperando in una vita completa e felice prepara una serata romantica aspettando il suo amante sposato.

Bent Hamer, regista norvegese di Kitchen Stories, ritorna al cinema con Tornando a Casa per Natale, film corale a episodi, che segue a grandi linee la struttura narrativa di Crash Contatto Fisico, o di Magnolia, e andando ancora più a ritroso, di America Oggi di Altman. A dire il vero, il primo film che viene in mente guardando Tornando a Casa per Natale è Love Actually, le storie che si intrecciano e l’atmosfera natalizia suggeriscono esattamente questa associazione, ma nel loro cuore tematico i due racconti di Natale sono molto diversi.

Tornando a Casa per Natale filmIn primo luogo l’ambientazione londinese del film di Curtis si distanzia notevolmente da quella di Skogli, cittadina della Norvegia, decisamente meno trafficata e caotica, ma più romantica, in secondo luogo il tenore dei racconti vira decisamente su un tono malinconico che pervade tutto il film, lasciando allo spettatore un gusto di dolce tristezza, sensazione rara e preziosa, soprattutto da trovare al cinema. Il film racconta principalmente il senso della casa, il desiderio di avere un posto dove stare, che non sempre si risolve in un luogo fisico, ma è il più delle volte una condizione intima che si rispecchia principalmente nello stare accanto a chi si ama, che siano i figli, gli amici o l’amante restio a lasciare la sua vita coniugale.

Il racconto di Hamer procede lento e delicato, senza sobbalzi, ma accompagnando lo spettatore in un paesaggio innevato e sospeso, quasi irreale, magistralmente incorniciato da un prologo ed un epilogo che insieme completano l’ennesima esistenza che nel film viene raccontata. Il senso di casa che nel film si tenta di costruire viene principalmente fatto veicolare attraverso l’atmosfera natalizia che forse inconsciamente aiuta la vie colazione di un tale messaggio che risulta tuttavia universalmente legato alla vita umana, senza la necessità precisa di essere collegato ad un periodo particolare dell’anno.

Tornando a Casa per Natale è un film delicato e piacevole, che lascia negli occhi e nel cuore la piacevole sensazione di aver visto qualcosa di malinconico ma dolce.

Addio a Leslie Nielsen

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Tutti lo conoscono, almeno per uno dei suoi numerosi e spassosi film, ieri Leslie Nielsen, 84 anni ed eroe del cinema comico-demenziale degli anni ’80 è venuto a mancare nell’ospedale di Fort Lauderdale in Florida. Causa della morte è stata probabilmente la complicazione seguita ad una polmonite.

Alessandro Gassman: tra teatro e cinema

Alessandro Gassman: tra teatro e cinema

Alessandro Gassman – Molti lo conoscono perché è figlio di uno dei più grandi attori italiani di tutti i tempi. Alcuni perché è spesso apparso in spot pubblicitari (Glen Grant, Lancia, Yves Saint Laurent). Altri, ma soprattutto altre, perché si è prestato per un calendario senza veli. E forse proprio l’eredità ingombrante del padre e una bellezza difficile da ignorare hanno a lungo offuscato le sue doti di attore.

Fatto sta che del suo talento e dell’abnegazione con cui negli ultimi 25 anni ha costruito un cammino artistico autonomo e degno, in pochi s’erano accorti fino a due anni fa, quando la sua prova d’attore in Caos Calmo accanto a Nanni Moretti lo ha finalmente imposto come uno dei più validi interpreti del nostro cinema.

Alessandro Gassman, biografia

Stiamo parlando di Alessandro Gassman, nato a Roma il 24 febbraio 1965 dall’unione tra Vittorio Gassman e l’attrice francese Juliette  Mayniel – che tra gli anni ’60 e i ’70 partecipò a diverse pellicole di Claude Chabrol in Francia, e in Italia lavorò con Steno e Franco Rossi tra gli altri. Si aggiudicò l’Orso d’Oro a Berlino (1960) con Storia di un disertore di Staudte.

Alessandro Gassman è alto un metro e novanta centimetri (1,92 cm).

Non sembra abbia avuto dubbi sulla strada professionale da percorrere il giovane Alessandro, se già a 17 anni dirigeva sé stesso e il padre Vittorio in Di padre in figlio (1982), film autobiografico sulla sua famiglia. Ed indubbia fin dall’inizio è anche la sua passione per il teatro: studia infatti per due anni alla Bottega Teatrale di Firenze per poi interpretare sul palcoscenico Affabulazione di Pasolini, che gli vale il Biglietto d’Oro. La sua carriera proseguirà su questi due binari, cui si aggiungerà quello televisivo.

Al cinema la prima interpretazione di peso è quella del 1987 in La Monaca di Monza di Luciano Odorisio, in cui interpreta l’aristocratico Giampaolo Osio. L’anno precedente ha preso parte al sequel de I soliti ignoti: I soliti ignoti vent’anni dopo, per la regia di Amanzio Todini (1986). Nell’‘89 è la volta di Un bambino di nome Gesù- Il mistero, film per la tv di Franco Rossi, in cui interpreta Gesù. Non si fa mancare neppure le produzioni cinematografiche internazionali, partecipando nel ’93 a Uova d’oro di Bigas Luna, coproduzione italo-franco-spagnola, e nel ’95 alla pellicola di John Irvin Un mese al lago, di ambientazione italiana. Tra ’96 e ’97 è scelto per diversi ruoli da commedia, due dei quali lo vedono recitare al fianco del fraterno amico Gianmarco Tognazzi (Facciamo Fiesta di Angelo Longoni e Lovest di Giulio Base, entrambe del ’97). Non si tratta tuttavia, fin qui, di pellicole di spessore che possano far emergere a pieno il talento e le capacità espressive di Gassman.

Alessandro Gassman e i suoi film

Una prima svolta nella carriera cinematografica dell’attore con un deciso salto di qualità arriva nello stesso 1997, con l’esordio alla regia del turco Ferzan Ozpetek, che lo vuole protagonista nel suo Il bagno turco. Qui interpreta Francesco: un giovane architetto romano, sposato ma senza figli, che per questioni ereditarie si reca in Turchia e lì trova una realtà accogliente e famigliare, riscopre quell’umanità accantonata nella vita borghese che conduceva a Roma e scopre invece per la prima volta la propria omosessualità, che qui è libero di vivere. Decide così di rischiare nei sentimenti e nella vita, mettendosi in gioco e assumendosene la piena responsabilità. Gassman appare a suo agio nell’interpretare la complessità di questo personaggio in evoluzione, che esce dal guscio protettivo da lui stesso costruito, per andare incontro a testa alta alla vita che ha scelto. L’interpretazione e il film, che resta uno dei più riusciti della produzione del regista turco, sono molto apprezzati da pubblico e critica.

Il 1998 è un anno importante nella vita privata dell’attore: sposa Sabrina Knaflitz e nasce il figlio Leo. Intanto, la sua produzione cinematografica prosegue con alterne fortune all’insegna della commedia. È diretto da Alessandro Benvenuti in I miei più cari amici (1998), di nuovo da Giulio Base per La bomba (1999) e da Ugo Fabrizio Giordani in Teste di cocco, dove ritrova Gianmarco Tognazzi. Lo vediamo poi nel 2002 in una pellicola d’impegno civile, che ricostruisce le vicende legate alla morte di Calvi: I banchieri di Dio di Giuseppe Ferrara, dove veste i panni di Francesco Pazienza. Due anni dopo, interpreta Luigi Tenco nel film tv di Joyce Buñuel Dalida, incentrato sulle vicende biografiche della cantante. Nel 2006 è diretto da Gianluca Maria Tavarelli – già regista tv di un film su Paolo Borsellino, e per il cinema di Un amore e Qui non è il paradiso – in Non prendere impegni stasera. Protagonisti, oltre a Gassman, Giorgio Tirabassi, Paola Cortellesi, Luca Zingaretti, Giuseppe Battiston in un amaro affresco della nostra società vista attraverso gli occhi di un gruppo di quarantenni romani.

L’ingresso nell’olimpo delle star del cinema italiano arriva però due anni fa, grazie a una pellicola la cui idea nasce dal romanzo di Sandro Veronesi Caos Calmo. Antonello Grimaldi la elabora e ne trae l’omonimo film, protagonista Nanni Moretti. E se quest’ultimo fa il suo, con l’abilità che gli conosciamo e lo stile inconfondibile nell’interpretare crisi esistenziali – è qui alle prese con l’elaborazione del lutto- per molti la vera rivelazione è proprio Gassman: non solo perfetta spalla, ma ottimo contrappunto alla personalità del fratello Pietro Paladini/Moretti: estroverso, bello, simpatico e di successo Carlo/Gassman, ma che in fondo cova un senso d’inferiorità nei confronti del fratello intelligente, colto e stimato. I due si scopriranno, nonostante tutto, vicini e simili, si aiuteranno a vicenda e costruiranno un nuovo rapporto. L’interpretazione gli vale  il David di Donatello come Miglior Attore non protagonista e il Nastro d’Argento. L’attore ha dichiarato di essere stato lusingato dalla possibilità di lavorare al fianco di Moretti, che stima molto, e di aver scoperto in lui una grande apertura e umanità, che ha fatto sì che tra i due si creasse  davvero un rapporto quasi fraterno.

Nel 2008 Gassman torna alla commedia con Il seme della discordia di Pappi Corsicato, che lo vede protagonista accanto a Caterina Murino: i due sono una coppia alle prese con la difficoltà ad avere figli e con un mistero da svelare. E poi ancora, l’attore non dice no a Fausto Brizzi per Ex (2009) e neppure a Neri Parenti per Natale a Beverly Hills (2009).

Quest’anno, lo ritroviamo in Basilicata coast to coast, esordio alla regia di Rocco Papaleo: commedia d’ispirazione autobiografica per l’attore e regista lucano in cui trova spazio anche una riflessione sui mali del sud, assieme alla sua appassionata riscoperta, attraverso il viaggio di un gruppo di musicisti dilettanti. In questa strampalata comitiva che attraversa la Basilicata a piedi per andare ad esibirsi in un festival locale, oltre al leader del gruppo, lo stesso Papaleo, troviamo proprio Alessandro Gassman nei panni di Rocco: partito giovane di belle speranze per tentare la fortuna a Roma nel mondo dello spettacolo, si accorge ora che il tempo passa e lui resta una celebrità solo per la sua “zietta bella” e per il paesino natale nella sperduta Lucania. Nel cast anche Max Gazzè bassista muto, Paolo Briguglia giovane con ambizioni di medico per il momento accantonate, Giovanna Mezzogiorno giornalista che cura un reportage sull’evento. Alla fine il gruppo si esibirà davanti a una sola persona, ma tutti avranno davvero capito qualcosa in più su sé stessi. Il topos del viaggio fisico/interiore è qui rinnovato brillantemente, tenendo insieme leggerezza e divertimento con temi importanti dell’esistenza e scelte di vita.

L’anno in corso ha visto inoltre Alessandro Gassman realizzare, assieme a Giancarlo Scarchilli, un documentario sul padre Vittorio a dieci anni dalla scomparsa. Il lavoro, intitolato Vittorio racconta Gassman, è stato presentato in occasione della Mostra del Cinema di Venezia. È ora nelle sale italiane La donna della mia vita: commedia, stavolta diretta da Luca Lucini e sceneggiata da Cristina Comencini, che vede Alessandro Gassman impegnato in un triangolo amoroso accanto a Luca Argentero  – nei panni del fratello col quale dovrà contendersi le attenzioni di Valentina Lodovini – e con Stefania Sandrelli nei panni della madre dei due. Lo vedremo poi il prossimo dicembre nell’ultimo lavoro di Ricky Tognazzi Il padre e lo straniero. Oltre al cinema, l’attore è apparso anche in diversi lavori televisivi. In aggiunta ai succitati Un bambino di nome Gesù e Dalida, vale la pena menzionare: La famiglia Ricordi di Mauro Bolognini (1995), Piccolo mondo antico di Cinzia Th. Torrini (2001), Le stagioni del cuore di Antonio Luigi Grimaldi (2004).

Fin qui ci siamo occupati di grande schermo e tv ma, come s’è detto in apertura, l’altra grande passione di Gassman è il teatro. È infatti salito spesso sul palco dopo la prima prova pasoliniana dell’84. Inoltre, dopo vent’anni da attore, dal 2005 si dedica anche alla regia, con una particolare attenzione al teatro contemporaneo. Ha diretto prima La forza dell’abitudine di Thomas Bernhard, che gli ha dato la possibilità di misurarsi col comico e col grottesco. Poi si è dedicato al cosiddetto “teatro sociale”, adattando La parola ai giurati di Reginald Rose del 1954. Dal testo era stato tratto il film di Sidney Lumet Twelve angry men (1957). Al centro del dramma, il difficile compito di una giuria popolare che deve decidere le sorti di un giovane ispanico accusato di parricidio. Si parte dalla certezza quasi unanime di colpevolezza e si giunge al suo opposto, facendo leva sul “ragionevole dubbio”. In questa giuria riconosciamo uno spaccato sociale, una comunità di uomini con le loro contraddizioni e limiti che prendono coscienza della natura effimera di certezze assolute e della necessità di vagliare attentamente gli elementi di giudizio. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile dell’Abbruzzo e andato in scena nelle stagioni 2007-2009, è stato accolto ottimamente da critica e pubblico, guadagnando il Biglietto d’Oro. Un altro riconoscimento è arrivato poi con la nomina alla direzione del Teatro Stabile abruzzese lo scorso anno. Sempre con questo Stabile, Gassman ha prodotto lo spettacolo che è ora in turnè nei teatri italiani: Roman e il suo Cucciolo (Cuba and his Teddy bear) di Reinaldo Povod, portato in scena in America negli anni ’80, protagonista Robert De Niro.

Se lì si poneva l’accento sul tema dell’immigrazione ispanica in Usa, qui non si fa altro che cambiare scenario per proporre una questione attualissima: siamo in Italia e l’integrazione problematica è quella rumena. È un testo crudo, duro, che non fa sconti, tradotto e adattato da Edoardo Erba. C’è la vita ai margini di un padre nevrotico, uno spacciatore, Roman appunto, che sogna per il figlio un futuro diverso. C’è il rapporto conflittuale col figlio, che vorrebbe allontanarsi da quel mondo, che si sente italiano, ma tiene questi sogni per sé e nel frattempo cade nella dipendenza dall’eroina. C’è la violenza, la rabbia, la solitudine di un’umanità sradicata. Il tutto, senza sentimentalismi. E lo spettacolo potrebbe presto diventare un film. Gassman ha infatti recentemente dichiarato di essere a lavoro, assieme allo sceneggiatore Vittorio Moroni, sull’adattamento della pièce, che intende dirigere per il grande schermo, e di volersi avvalere degli stessi attori che lo stanno accompagnando in teatro, più qualche altro personaggio che sarà selezionato in seguito.

Intanto, lo spettacolo sarà a Roma, proprio al Teatro Quirino Vittorio Gassman, dal 29 marzo al 17 aprile prossimi. In questi giorni in scena anche Immanuel Kant, sempre per la regia di Alessandro Gassman, che qui torna a Bernhard, autore già scelto cinque anni fa per il suo esordio registico teatrale. Da gennaio 2010 l’attore romano dirige il Teatro Stabile del Veneto, nel cui cartellone ha scelto di coniugare la drammaturgia contemporanea, guardando anche alla produzione veneta, e alcuni classici che, dice, vanno proposti con misura proprio per lasciare spazio alle nuove sensibilità artistiche.

Ghost Rider 2: prima foto di Nicolas Cage sulla moto

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Ghost Rider 2: prima foto di Nicolas Cage sulla moto

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Sono online nuove immagini dal set di Ghost Rider: Spirit of Vengeance, le cui riprese sono in corso in Romania. Ecco Johnny Blaze in sella alla sua moto, e il piccolo Danny Ketch!

Daniel Radcliffe parla di Harry Potter e i doni della morte parte 2

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Daniel Radcliffe parla delle differenze tra la prima e la seconda parte di Harry Potter e i Doni della Morte, e definisce l’ultima parte come “un film di guerra”…

Ian McKellen conferma The hobbit!

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Ian McKellen conferma The hobbit!

Lo sesso Ian McKellen aveva rivelato di essere in trattative per Lo Hobbit, senza però confermare il suo ritorno. Ora, però, un aggiornamento del suo sito ufficiale lascia ben sperare…

Ecco cosa compare nella pagina dedicata al 2010 di McKellen.com (alcune parti erano già presenti): LO HOBBIT, due film, le riprese iniziano a febbraio 2011 in Nuova Zelanda. Dureranno più di un anno. Il casting a Los Angeles, New York City e Londra è in corso. Anche la sceneggiatura procede. Nella prima bozza troviamo molti amici vecchi e nuovi, una nuova avventura nella Terra di Mezzo. A questo punto non resta che attendere una conferma ufficiale, che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Un film sui Pink Floyd

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Il produttore di The Queen Andy Harries sta pianificando un film basato sulla celebre hit dei Pink Floyd Another Brick In the Wall.

Dan Aykroyd conferma i rumour sul cast di Ghostbusters 3

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Dan Aykroyd conferma i rumour sul cast di Ghostbusters 3

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Ore che Ghostbusters 3 sembra aver ottenuto finalmente il via libera, Dan Aykroyd conferma i rumour sui nuovi attori che prenderanno parte al film, a cominciare da Anna Faris…

Il mio nome è Khan: recensione del film di Karan Johar

Il mio nome è Khan: recensione del film di Karan Johar

Il mio nome è Khan è un viaggio indimenticabile in un mondo a noi lontano, ma anche così vicino. Perché finalmente l’ultima perla di Karan Johar è in grado di oltrepassare le barriere culturali che (purtroppo) hanno a lungo frenato l’approdo della cinematografia bollywoodiana nel nostro Paese. E lo fa con un film che arriva al cuore di qualunque spettatore, senza alcuna distinzione fra Oriente e Occidente.

E’ innegabile che in Italia, come in molti altri Paesi occidentali, esiste un pregiudizio di fondo nei confronti del cinema bollywoodiano, da molti considerato fin troppo distante dalla (nostra) tradizione, per via delle coreografie colorate, dei canti e balli che lo contraddistinguono. Ma è anche vero che, se guardati senza alcun preconcetto, i film della cultura indiana risultano altrettanto godibili di quelli cui siamo abituati, essendo in grado di sviluppare temi semplici e relativi alla vita quotidiana (i rapporti familiari, ad esempio) in maniera mai banale, ma spesso in modo più autentico e genuino di quanto realizzano la cinematografia europea e hollywoodiana. E il cinema di Karan Johar è un perfetto esempio di tutto questo.

Benché senza raggiungere la perfezione del film da lui diretto che ha ottenuto il maggiore successo in patria, ovvero Khabi Khushi Kabhie Gham (Through Smiles or Through Tears), Il mio nome è Khan è un’opera assolutamente valida in ogni sua componente, dal cast alla regia, dalle scenografie alla colonna sonora. La mano di Karan Johar si riconosce, soprattutto nella struttura narrativa che vede contrapporsi a una prima parte più spensierata una seconda decisamente più drammatica. Non vi sono tuttavia balli e colori fluorescenti come nella tradizione indiana, ma tecniche di ripresa più vicine al cinema occidentale, con campi lunghi e panoramiche non sperimentate in precedenza dal regista. E l’impostazione di Karan Johar, che nella credibile rappresentazione dei rapporti umani mostra la sua grande sensibilità e concretezza, è riscontrabile in ogni scena e nel modo in cui dirige (ottimamente) gli attori.

Il mio nome è Khan

Il film si regge ovviamente su Shah Rukh Khan, interprete del protagonista musulmano affetto dalla sindrome di Asperger che, a seguito dell’ondata di razzismo post-11 settembre, intraprende un viaggio irto di difficoltà per incontrare il presidente degli Stati Uniti e dirgli personalmente “Il mio nome è Khan e non sono un terrorista”. L’attore offre un’interpretazione monumentale, di certo la più impegnativa della sua ventennale carriera, e l’intensa preparazione per il ruolo di Rizwan Khan è ravvisabile in ogni gesto, sguardo, espressione e atteggiamento del personaggio.

Per quanto sempre efficace in ogni interpretazione, in questo film in particolare Shah Rukh Khan sveste i suoi panni di attore fino a diventare in tutto e per tutto il suo personaggio. Benché quest’ultimo presenti alcune affinità con i personaggi di Forrest Gump e di Raymond in Rain Man, l’attore non imita i modelli offerti da Tom Hanks o Dustin Hoffman, bensì interpreta in maniera personale un diverso, che questa volta dovrà misurarsi anche con il fanatismo e la discriminazione razziale.

Seguendo una chiave di lettura religiosa, il film è un omaggio alla tolleranza in tutte le sue forme, incarnata da un protagonista che, nella sua purezza morale e genuinità, ricorda molto il principe Lev Myskin de L’idiota di Dostoèvskij. Caratterizzato da una bontà e un candore inediti in un mondo dominato dall’odio e dall’egoismo, Rizwan Khan è un uomo che non sa cosa sia l’individualismo, ma che nella generosità e amore nei confronti dell’altro realizza se stesso. E l’amore per Mandira, la bellissima hindu che sposerà, è per lui il raggiungimento del proprio posto nel mondo; un sentimento che cercherà di preservare nonostante la tragedia che si abbatte sulla loro vita felice. La sincerità e il rispetto di una promessa a lei fatta sono il leitmotiv della sua missione.

Oltre al protagonista, emerge l’ottima performance di Kajol nei panni di Mandira: la brillante attrice è in grado, come in ogni film da lei interpretato, di recitare magnificamente sia le parti più briose sia quelle più drammatiche e ricche di pathos. E anche ne Il mio nome è Khan compare la particolare alchimia tra Kajol e Shah Rukh Khan, la coppia più amata di Bollywood, la cui ultima collaborazione risaliva a nove anni fa, in un’altra acclamata pellicola diretta da Karan Johar.

Sebbene, a differenza degli altri film del regista, non compaiano riferimenti più o meno impliciti alle altre pellicole da lui dirette (come motivetti musicali o nomi di personaggi), in alcuni passaggi è possibile notare qualche similitudine con alcuni spunti presenti in altri film bollywoodiani: ad esempio, l’idealizzazione dell’America come il paese in cui è possibile realizzarsi (ma anche un paio di riferimenti a un’altra pellicola che vedeva protagonista Shah Rukh Khan, ovvero Swades, We the people).

Nello sviluppare tematiche scottanti e attuali come il fanatismo religioso e il razzismo, la minaccia del terrorismo le mistificazioni della giustizia, Il mio nome è Khan non cede al pietismo e al sentimentalismo come si potrebbe temere in partenza. Al contrario, il film esplora tali tematiche seguendo la prospettiva del protagonista, che crede in una morale semplice ma non per questo banale, secondo cui “i buoni fanno le cose buone e i cattivi fanno le cose cattive”. Benché tale principio possa apparire semplicistico, occorre ricordare che esso viene adottato da una persona affetta da una disfunzione mentale, per cui l’etica risulta necessariamente semplificata per essere tale.

In definitiva, Il mio nome è Khan stimola la riflessione, commuove ma diverte anche, in una stretta commistione fra commedia e tragedia come solo il cinema bollywoodiano sa fare. Di certo non si può rimanere indifferenti al messaggio di speranza di cui Il mio nome è Khan si fa portavoce, in un momento buio per l’umanità in cui proprio di fiducia e speranza per l’avvenire abbiamo bisogno.

Tornando a casa per Natale

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Tornando a casa per Natale

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Natale si avvicina, e al Cinema non possono mancare film “natalizi” che scaldano il cuore. Tra questi, senza dubbio va annoverato “Tornando a casa per Natale”, lungometraggio norvegese che uscirà nelle sale italiane il prossimo venerdì 3 dicembre.

Hop teaser

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Hop teaser

 

Sherlock Homes 2: si allarga il cast!

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Sherlock Homes 2: si allarga il cast!

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Al già nutrito cast di Sherlock Holmes 2  – Robert Downey Jr., Jude Law, Noomi Rapace, Stephen Fry e Jared Harris – si aggiunge oggi l’attore francese Gilles Lellouche, già visto in Nemico Pubblico n. 1.

Nuova immagine di Michelle Williams come Marilyn Monroe

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Prosegue la lavorazione di My Week With Marilyn, progetto diretto da Simon Curtis e incentrato sulla relazione dell’attrice con Laurence Olivier sul set di Il principe e la ballerina. Michelle Williams parla del ruolo di Marilyn Monroe in My Week With Marilyn, mentre arriva online una nuova convincente immagine ufficiale…  

Sapevo che non sarei riuscita a resistere, alla fine. Fisicamente e vocalmente, ogni cosa in lei è differente da me. Sono dovuta andare a una sorta di scuola e ho avuto insegnanti che mi hanno aiutato a capire Marilyn, per poter proiettare la sua essenza.

Ora che le riprese sono iniziate, l’attrice si è immedesimata n modo così profondo nel personaggio da sembrare un’altra persona: A un certo punto, vieni sopraffatta. Non mi sento me stessa in questi giorni. Ti cambia, scombussola le tue molecole, ti solleva e non sei più la stessa, nel bene e nel male.

prosegue la lavorazione di My Week With Marilyn, progetto parallelo diretto da Simon Curtis e incentrato sulla relazione dell’attrice con Laurence Olivier sul set di Il principe e la ballerina.

ADAM RESURRECTED in programmazione al cinema Aquila

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Adam Resurrected, sarà in programmazione in versione doppiata in italiano al cinema Aquila di Roma, dal 3 al 16 dicembre. Con gentile preghiera di segnalazione. Dal controverso romanzo di Yomar Kaniuk, una storia di redenzione e amicizia dopo la più profonda ferita della società moderna:

Prima immagine di The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte I

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La mano di Kristen Stewart posata sulle lenzuola, circondata di piume: è questa la prima immagine che il regista Bill Condon ha scelto di diffondere, a un anno dall’uscita di The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte I.

Al via il Torino Film Festival 2010

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Al via il Torino Film Festival 2010

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Contre toi, diretto da Lola Doillon (figlia del celebre Jacques, al suo secondo film dopo Et toi t’es sur qui?), e interpretato da Kristin Scott Thomas e Pio Marmaï, è il film che apre oggi al Teatro Regio, la 28° edizione del Torino Film Festival, per il secondo anno diretto da Gianni Amelio, che l’ha ereditato dal collega Nanni Moretti.

Neil Labute pensa a un musical

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Neil LaBute vorrebbe portare sullo schermo Company, il musical di Stephen Sondheim rappresentato a Broadway negli anni Settanta e riportato a teatro in un revival nel 2006.

Ottimi incassi americani già il mercoledì

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Solitamente bisogna aspettare il lunedì per conoscere i risultati complessivi del box office del lungo weekend del Thanksgiving americano ma, i primi dati – relativi a mercoledì – sono già noti, e premiano il settimo film della serie di Harry Potter (14 milioni e mezzo di dollari) e il cinquantesimo film targato Disney, Tangled, ovvero Rapunzel, che ha incassato 11 milioni e 800.000 dollari.

Si tratta di un risultato superiore alle previsioni, le quali davano un incasso di 40 milioni di dollari per i primi 5 giorni di uscita per il film, che a questo punto potrebbe superare i 60 milioni.

Nello stesso periodo, Harry Potter e i doni della morte parte I, potrebbe superare gli 80 milioni di dollari. Il musical Burlesque ha incassato 2 milioni e 800.000 dollari, superando per soli 100.000 dollari Megamind della DreamWorks, piazzato al quarto posto.

Fonte: Coming Soon

Saw VI in arrivo in DVD e Blu-Ray Disc

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Il primo dicembre uscirà in Home Video Saw VI, penultimo film della saga dell’Enigmista: ecco tutti i dettagli sulle edizioni DVD e Blu-Ray Disc.

A Natale mi sposo – Boldi, la Canalis e gli altri raccontano

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A Natale mi sposo è un film che incarna lo spirito del Natale. È un film popolare dedicato alle famiglie e che vuole farle divertire”. ”A Natale mi sposo è una commedia che segna una meravigliosa linea di continuità con il mio recente percorso professionale: ho voluto privilegiare un tipo di commedia spensierata, allegra, adatta anche al pubblico più giovane”. Così Massimo Boldi presenta in conferenza stampa al Cinema Adriano di Roma, il suo ultimo film, quarto cine-panettone dalla fine del sodalizio con De Sica e la Fimauro, in uscita venerdì 26 novembre distribuito da Medusa in ben 550 copie.

Andrew Garfield parla di Spiderman 4

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Andrew Garfield parla di Spiderman 4

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Ecco nuove dichiarazione del giovane attore, Andrew Garfield, che ha risposto ad alcune domande di MTV.

Presto al cinema si ritorna a Narnia con il Principe Caspian, Lucy ed Edmund

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narnia il veliero

Manca meno di un mese all’uscita nelle sale del terzo capitolo de “Le Cronache di Narnia”, dal titolo “Il viaggio del veliero”. L’uscita è prevista infatti in Italia per venerdì 17 dicembre, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito è prevista per il 10.

A Natale mi sposo: recensione

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A Natale mi sposo: recensione

Anche quest’anno (ahimè) assisteremo all’ennesimo film di Natale (A Natale mi sposo), uno dei tanti “cine-panettoni” realizzati da Boldi, che è però da considerarsi tra i più scadenti prodotti cinematografici italiani degli ultimi anni.

La trama è banale e racconta la storia di Gustavo Dandolo (Massimo Boldi), un cuoco milanese che lavora in una trattoria romana “Parolacce e supplì”, insieme a un lavapiatti toscano, Cecco, (Massimo Ceccherini) attratto da donne sopra i settanta,  Rocky (Enzo Salvi), un cameriere romano volgare fino all’eccesso, che precedentemente era stato un pugile, il figlio di Gustavo, Fabio (Jacopo Sarno) e la mascotte Gualtiero, un porcellino d’India decisamente spelacchiato.

A Natale mi sposo, il film

Un giorno, un gruppo di amici, tra cui Chris (Lucrezia Paggio) ex fidanzata di Fabio, si recano a pranzo nel ristorante (chic) di fronte alla trattoria di Gustavo. I due ex fidanzati si rincontrano e Fabio con uno stratagemma, imbroglia il promesso sposo di Chris, Steve (Simon Grechi), e riesce a far sì che al posto del noto chef internazionale che volevano ingaggiare per il loro matrimonio, sia il ristorante del padre Gustavo ad organizzare il banchetto, in modo da starle vicino e farle cambiare idea.

Così tutti si ritrovano a Saint Moritz, ospitati dai genitori di Chris, due cafoni ripuliti, unica coppia comica che funziona nel film, il donnaiolo napoletano Tony (Vincenzo Salemme) e la moglie svampita Sara (Nancy Brilli). A organizzare il matrimonio sono due wedding planner, Gina (Teresa Mannino) e Paloma (Elisabetta Canalis). La prima tenta di tutto per accalappiarsi lei il giovane promesso sposo, riuscendo poi nell’intento, e la seconda invece non è ricambiata da Cecco, alla quale preferisce niente di meno che la madre di Tony, Anna (Valeria Valeri). Dopo varie vicissitudini, tradimenti, torte alla marijuana, il matrimonio non si celebra, Chris abbandona l’altare andando incontro a Fabio; il bel Steve finisce tra le braccia della wedding planner Gina e Tony si ritrova a lavorare a Roma nella trattoria di Gustavo, dove si celebrerà il matrimonio tra i due giovani innamorati.

A Natale mi sposo esce al cinema il 26/11/2010 in 550 copie. La regia è di Paolo Costella e il film è prodotto da Medusa Film, in collaborazione con SKY, realizzato da Mari Film.

Turturro dal cinema alle Hit

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Grande successo per la colonna sonora di “PASSIONE” il film che John Turturro ha dedicato a Napoli e alla sua musica. Il cd, prodotto da Universal Music Italia, ha debuttato direttamente nella top ten delle compilation, e occupa attualmente la 5ª posizione in classifica. 

Prima foto ufficiale di Sherlock Holmes 2

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Prima foto ufficiale di Sherlock Holmes 2

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Ecco la prima immagine ufficiale di Robert Downey Jr e Jude Law con Noomi Rapace nel sequel dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie: un film del quale non si sa ancora molto.

Prime foto ufficiali di Final Destination 3D

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final destination

La Warner Bros. ha reso pubbliche le prime foto ufficiali di Final Destination 5 3D.

Prima foto ufficiale e trama per Una Notte da Leoni 2

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Prima foto ufficiale e trama per Una Notte da Leoni 2

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La Warner Bros. ha diffuso la prima immagine ufficiale di Una Notte da Leoni – Parte II, assieme alla prima sinossi dell’atteso sequel.

Schwarzenegger torna al Cinema?

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Schwarzenegger torna al Cinema?

Arnold_schwarzenegger

I rumors sono insistenti da mesi e potrebbero essere fondati: Arnold Schwarzenegger potrebbe tornare sul grande schermo. Dopo la lunga parentesi politica che lo ha visto Governatore della California per 8 anni nelle fila dei Repubblicani, e che terminerà a gennaio (per la cronaca, il suo successore sarà però un democratico), Schwarzy sente la mancanza dello “showbiz” e avrebbe intenzione di lasciare la carriera politica per dedicarsi di nuovo a quella di attore.

The Dark knight Rises: Christian Bale come Nolan, sarò l’ultimo!

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The Dark knight Rises: Christian Bale come Nolan, sarò l’ultimo!

Christian Bale rivela che anche per lui, come per Christopher Nolan, questo sarà l’ultimo Batman…sembra ormai certo, invece, è che se questo sarà l’ultimo Batman di Christopher Nolan, sarà anche l’ultimo di Christian Bale. Questo ha spiegato l’attore in una intervista a Total Film:

Credo che, a meno che Christopher Nolan non dica qualcosa di diverso, questa sarà l’ultima volta che interpreterò Batman.

Le riprese inizieranno tra alcuni mesi, e sembra che per ora Bale non sappia ancora nulla del film:

Chris mi farà sapere quello che devo sapere quando avrò bisogno di saperlo. Probabilmente ne so un po’ più di quanto ne sanno gli altri ma penso che la maggior parte delle persone rimarrebbe stupita nello scoprire quanto poco so su questo film. So che Nolan mi darà un mucchio di tempo per prepararmi. (…) E’ un bravissimo regista,  e mi fido del fatto che stia facendo qualcosa di meraviglioso.

The Dark Knight Rises uscirà il 20 luglio 2012.

Intanto, alcuni rumour più recente, sostengono che la storia del film – scritta da David S. Goyer – sarebbe ispirata alla storyline di Prey, della serie di graphic novel Legends of the Dark Night.

Scritta da Doug Moench, è una sorta di sequel non ufficiale di Batman: Anno Uno di Frank Miller, che come noto ha avuto una certa influenza sui primi due film della trilogia di Nolan (assieme a The Killing Joke e The Long Halloween).

In Prey, lo psichiatra Dr. Hugo Strange è uno dei personaggi principali, e questo andrebbe a fomentare un altro rumour, quello secondo cui Tom Hardy interpreterebbe proprio il Dr. Hugo Strange che, ossessionato da Batman, convince il sindaco di Gotham a creare una task force per catturare il vigilante mascherato. Nel frattempo, Strange deduce in base a una serie di indizi l’identità segreta di Batman e cerca di ingannarlo per ucciderlo e sostituirsi a lui. Per ora sono solo rumor, nulla di tutto ciò è confermato.

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