Arriverà nei prossimi giorni il
nuovo trailer di Pete’s Dragon, remake
Disney di Elliott il Drago Invisibile.
Intato però Empire ha diffuso una suggestiva immagine del piccolo
protagonista, Pete, in compagnia dell’enorme drago verde.
Potete vederla nella nostra gallery:
[nggallery id=2680]
Nel cast del film l’attrice
BryceDallasHoward, che interpreta Grace, un
ranger del parco che scopre l’esistenza di Elliott. L’attore
Oakes Fegley invece è Pete. Wes
Bentley è Jack proprietario del mulino locale.
Karl Urban è invece il fratello di Jack, Gavin.
Oona Laurence è Natalie la ragazza che farà
amicizia con Pete. Il premio Oscar Robert Redford
è invece il padre di Grace.
Elliott il drago
invisibile è un film del 1977 diretto da Don
Chaffey e prodotto dalla Disney tramite tecnica mista (il drago
Elliott). Il film narra delle avventure di un ragazzino – Peter –
che si svolgono in un piccolo villaggio del Maine all’inizio del XX
secolo insieme al suo amico Elliott, un drago in grado di diventare
invisibile; particolarità questa che porta Peter ad avere guai con
la popolazione locale.
Peter è un orfanello che la famiglia
Gogan sfrutta ignominiosamente, dopo averlo acquistato come un
oggetto per pochi soldi. Ma il ragazzino ha un protettore: Elliott,
un drago verde che a volte si manifesta anche di fronte agli
estranei. Un giorno, spalleggiato dal gigantesco amico, Peter evade
le ricerche dei Gogan e raggiunge il villaggio marinaro di
Passamaquody dove, per colpa di qualche maldestro intervento di
Elliott, viene accolto in modo malevolo. Trova ospitalità presso il
faro di Lampada, il custode ubriacone, e fa amicizia con Nora.
Assistito da Gnocco, giunge al villaggio anche il dr. Terminus, un
imbroglione che, resosi conto della situazione, tenta un duplice
colpo: riconsegnare Peter ai Gogan e impadronirsi di Elliott per
sfruttarne le membra nella confezione di medicamenti costosi e
miracolosi.
Pete’s
Dragon arriverà al cinema il 12 agosto 2016.
Ecco il primo motion poster di
Pete’s Dragon, remake di
Elliot, il Drago Invisibile con gli
effetti visivi della WETA Digital, diffuso dalla Disney alla
vigilia dell’uscita del primo trailer del film.
Il film arriva a 40 anni
dall’originale. Ecco il poster:
https://www.youtube.com/watch?v=NBqAwAJqess
Nel cast del film l’attrice
BryceDallasHoward, che interpreta Grace, un
ranger del parco che scopre l’esistenza di Elliott. L’attore
Oakes Fegley invece è Pete. Wes
Bentley è Jack proprietario del mulino locale.
Karl Urban è invece il fratello di Jack, Gavin.
Oona Laurence è Natalie la ragazza che farà
amicizia con Pete. Il premio Oscar Robert Redford
è invece il padre di Grace.
Elliott il drago
invisibile è un film del 1977 diretto da Don
Chaffey e prodotto dalla Disney tramite tecnica mista (il
drago Elliott). Il film narra delle avventure di un ragazzino –
Peter – che si svolgono in un piccolo villaggio del Maine
all’inizio del XX secolo insieme al suo amico Elliott, un drago in
grado di diventare invisibile; particolarità questa che porta Peter
ad avere guai con la popolazione locale.
Peter è un orfanello che la famiglia
Gogan sfrutta ignominiosamente, dopo averlo acquistato come un
oggetto per pochi soldi. Ma il ragazzino ha un protettore: Elliott,
un drago verde che a volte si manifesta anche di fronte agli
estranei. Un giorno, spalleggiato dal gigantesco amico, Peter evade
le ricerche dei Gogan e raggiunge il villaggio marinaro di
Passamaquody dove, per colpa di qualche maldestro intervento di
Elliott, viene accolto in modo malevolo. Trova ospitalità presso il
faro di Lampada, il custode ubriacone, e fa amicizia con Nora.
Assistito da Gnocco, giunge al villaggio anche il dr. Terminus, un
imbroglione che, resosi conto della situazione, tenta un duplice
colpo: riconsegnare Peter ai Gogan e impadronirsi di Elliott per
sfruttarne le membra nella confezione di medicamenti costosi e
miracolosi.
Pete’s
Dragon arriverà al cinema il 12 agosto 2016. Di
seguito il primo poster del film:
Ecco la nuova immagine da
Pete’s Dragon, il remake Disney in live
action di Elliott il Drago Invisibile,
classico per ragazzi del 1977. Nell’immagine potete vedere per la
prima volta il nuovo drago:
Nel cast del film l’attrice
BryceDallasHoward, che interpreta Grace, un
ranger del parco che scopre l’esistenza di Elliott. L’attore
Oakes Fegley invece è Pete. Wes
Bentley è Jack proprietario del mulino locale.
Karl Urban è invece il fratello di Jack, Gavin.
Oona Laurence è Natalie la ragazza che farà
amicizia con Pete. Il premio Oscar Robert Redford
è invece il padre di Grace.
Elliott il drago
invisibile è un film del 1977 diretto da Don
Chaffey e prodotto dalla Disney tramite tecnica mista (il drago
Elliott). Il film narra delle avventure di un ragazzino – Peter –
che si svolgono in un piccolo villaggio del Maine all’inizio del XX
secolo insieme al suo amico Elliott, un drago in grado di diventare
invisibile; particolarità questa che porta Peter ad avere guai con
la popolazione locale.
Peter è un orfanello che la famiglia
Gogan sfrutta ignominiosamente, dopo averlo acquistato come un
oggetto per pochi soldi. Ma il ragazzino ha un protettore: Elliott,
un drago verde che a volte si manifesta anche di fronte agli
estranei. Un giorno, spalleggiato dal gigantesco amico, Peter evade
le ricerche dei Gogan e raggiunge il villaggio marinaro di
Passamaquody dove, per colpa di qualche maldestro intervento di
Elliott, viene accolto in modo malevolo. Trova ospitalità presso il
faro di Lampada, il custode ubriacone, e fa amicizia con Nora.
Assistito da Gnocco, giunge al villaggio anche il dr. Terminus, un
imbroglione che, resosi conto della situazione, tenta un duplice
colpo: riconsegnare Peter ai Gogan e impadronirsi di Elliott per
sfruttarne le membra nella confezione di medicamenti costosi e
miracolosi.
Pete’s
Dragon arriverà al cinema il 12 agosto 2016.
Torna in Concorso alla
Mostra di Venezia 75Mike Leigh, che
15 anni fa conquistò il Leone d’Oro con Il segreto di Vera
Drake. Questa volta il regista settantacinquenne sceglie
una sanguinosa pagina della storia inglese, il massacro di
Manchester, evento poco noto ma decisivo per il percorso della
democrazia del Regno Unito.
La trama di Peterloo
I fatti: il 16 agosto 1819 a
St. Peter’s Field si svolse un raduno pacifico, a
favore della democrazia, che promuoveva il suffragio universale e
la rappresentanza politica diretta. Questa pacifica assemblea si
tramutò in una strage con decine di morti e centinaia di feriti a
causa della decisione dei magistrati locali di far intervenire la
guardia nazionale a cavallo, a sciabole sguainate. La decisione
scellerata venne presa a seguito del clima di fermento e timore, da
parte dei nobili inglese, generato dalla recente Rivoluzione
Francese. L’esito fu un massacro, appunto, che generò un’ondata di
proteste in tutto il Paese.
Leigh si pone come obbiettivo
ambizioso quello di raccontare non solo la strage ma tutto ciò che
venne prima, descrivendo con minuzia la situazione sociale, quella
dei lavoratori nelle fabbriche, delle donne senza il diritto di
voto, dei giovani di ritorno dalle guerre napoleoniche. L’eco di
Waterloo non si era ancora spento, e la strage a St. Peter’s Field
divenne presto “il massacro di Peterloo” per i giornali dell’epoca.
Per costruire il suo affresco storico, il regista scende nei minimi
dettagli della ricostruzione storica, dando voce a tutti. Dalla
casalinga stanca, al bimbo cencioso, agli operai ridotti alla fame,
ai nobili, i magistrati, al re matto e persino alla sua cortigiana.
Tutti in Peterloo trovano spazio, parola, inserendosi in un disegno
dettagliatissimo.
Peterloo si fa
quindi costantemente dialogo tra opposti, tra gli illuminati eredi
della Francia rivoluzionaria, ai conservatori al potere, tra gli
oratori che infiammavano i cuori degli affamati senza armare le
loro mani, ai privilegiati che non esitavano a delegare la violenza
alle loro “braccia”.
A pagare le spese di questa
coralità così strutturata e dettagliata è il ritmo del film, che si
dilata e appesantisce l’affresco storico. Dopotutto non c’era altro
modo di raccontare la stessa vicenda, dal momento che l’azione del
film culmina negli ultimi 30 minuti, con un saggio di grande
perizia tecnica di Leigh, nella regia del caotico e impari
scontro.
Ecco il trailer di
Peterloo, il nuovo film di Mike
Leigh, che arriverà al cinema il prossimo 21 marzo. Il
regista ha presentato il film in anteprima mondiale a Venezia
75.
Un ritratto epico degli eventi
legati ai fatti di Peterloo, quando nel 1819 un pacifico raduno
pro-democrazia riunitosi presso St Peter’s Fields a Manchester si
trasforma in uno degli episodi più sanguinosi e tristemente noti
della storia britannica. Una folla di oltre 60.000 persone radunate
per richiedere riforme politiche e per protestare contro i
crescenti livelli di povertà viene attaccata dalle forze
governative. Molti manifestanti furono uccisi e centinaia rimasero
feriti, dando vita a proteste in tutta la nazione, ma anche a nuove
repressioni da parte del governo. I fatti di Peterloo rappresentano
un momento fondamentale nella definizione della democrazia
britannica e hanno giocato un ruolo importante anche nella
fondazione del quotidiano “The Guardian”.
Grazie a lui il cinema possiede
qualche capolavoro in più. A distanza di anni ci regala nuove
avventure e nuove storie di esseri umani alla ricerca di se stessi,
ed ora a nove anni dalla sua ultima visita alle sale
cinematografiche torna con un’avventura struggente e crudele,
tratta da una storia vera. Stiamo parlando di Peter Weir e del suo
ultimo film The Way Back, in arrivo qui in Italia il prossimo 6
luglio, anche se il film è stato prodotto nel 2010.
Il Festival del Cinema di Venezia
onorerà il regista e sceneggiatore australiano Peter
Weir – i cui lavori comprendono L’Attimo Fuggente, The Truman Show e Master and
Commander: Sfida ai confini del mare – con il Leone d’Oro
2024 alla carriera.
“Con un totale di soli tredici
film diretti nel corso di quarant’anni, Peter Weir si è assicurato
un posto nel firmamento dei grandi registi del cinema
moderno”, ha dichiarato il direttore artistico di Venezia
Alberto Barbera e aggiunge che Weir si è affermato
alla fine degli anni ’70 come protagonista della rinascita del
cinema australiano grazie a due film: Le auto che
mangiarono Parigi (1974) e il classico cult
Picnic at Hang Rock ( 1975). Il successo
internazionale dei due film successivi, “Gallipoli” e “Un anno
vissuto pericolosamente”, ha poi “aperto le porte di Hollywood”.
“Weir unisce riflessioni su temi personali e necessità di
raggiungere un pubblico quanto più vasto possibile”, ha
continuato Barbera.
Ha inoltre osservato che “Weir
ha rafforzato il proprio ruolo nell’establishment di Hollywood, pur
mantenendo le distanze dall’industria cinematografica americana.
“Witness”,
“Mosquito Coast”, “Dead Poet Society”, “Fearless”, “The Truman
Show” e “Master and Commander” sono le tappe principali di una
carriera artistica che ha conservato la sua integrità di fondo nel
profondo del successo commerciale dei film che ha realizzato”,
ha concluso il dirigente di Venezia.
L’Attimo Fuggente e The
Truman Show sono stati presentati in anteprima
mondiale a Venezia. Weir ha commentato: “La Mostra del Cinema
di Venezia e il suo Leone d’Oro fanno parte del folklore del nostro
mestiere. Essere scelto come destinatario del lavoro di una vita
come regista è un onore considerevole”. L’81a edizione di
Venezia si svolgerà dal 28 agosto al 28 settembre 7.
Peter
Weir – È uno dei registi australiani più noti al
mondo. In patria, negli anni ’70 ha lasciato la sua impronta
inconfondibile nel cinema, inaugurando un nuovo corso. Ma presto si
è fatto apprezzare anche a livello internazionale, arrivando a
conquistare Hollywood con capolavori come L’attimo
fuggente e The Truman Show.
Ama la natura, gli spazi sconfinati
e il fascino misterioso che da essi promana, e spesso
costringe i protagonisti dei suoi film a confrontarvisi. Ama le
sfide – come quella di sperimentare generi cinematografici diversi
– e allo stesso modo, ama mostrarci personaggi alle prese con sfide
apparentemente impossibili: intrappolati in universi asfittici,
claustrofobici, a volte realistici, altre fantastici ma sempre
perfettamente funzionanti nei loro meccanismi perversi e
costrittivi, i suoi protagonisti non riescono ad essere e ad
esprimere sé stessi e lottano per uscirne e vivere finalmente
liberi.
La sua ultima fatica risale al 2003
ed è per questo che c’è molta attesa per il suo nuovo The
way back nelle sale italiane dal prossimo giugno, che,
guarda caso, è proprio un’epopea di fuga dalla prigionia attraverso
spazi immensi, in condizioni ostili.
Peter Weir nasce in Australia
nell’agosto del 1944. Mostra subito interesse per l’arte, che
studia all’università di Sidney assieme a legge. Si avvicina al
mondo dello spettacolo partendo dalla tv, a metà anni ’60, facendo
l’assistente di produzione alla tv australiana ATN-7 per una
commedia satirica: The Mavis Bramston Show. Presto si dedica anche
all’attività di documentarista, con cui è più libero di
sperimentare e trattare temi a lui cari. Aderisce così alla
Commonwealth Film Unit, producendo nel decennio ’60 una serie di
documentari cui deve la sua prima notorietà in patria. Di
particolare rilievo quello che ritrae la vita nei sobborghi della
sua città, Sidney.
Il primo vero progetto
indipendente, dopo l’abbandono del CFU, è il cortometraggio
Homesdale, del 1971: una commedia nera in cui Weir
compare anche come attore in un piccolo ruolo. Quattro anni dopo, è
la volta del suo primo lungometraggio: Le macchine che
distrussero Parigi, un horror ambientato in una piccola
cittadina del deserto australiano (la Parigi del titolo): un
universo parallelo in cui la gente, coadiuvata da automobili
modificate all’inverosimile, provoca incidenti stradali sui quali
poi lucra più che può per risollevare la propria economia. Il
protagonista del film, Arthur/Terry Camilleri, e suo fratello ci
passano per caso, ma vi rimangono intrappolati. Il film diventa
presto un cult tra gli appassionati del genere.
Finora, nonostante un discreto
successo nel circuito cinematografico underground, Weir non sembra
attirare l’attenzione della critica. Ma questa non potrà non notare
e apprezzare il suo drammatico Picnic a Hanging
Rock, che vede la luce in quello stesso ’75. Qui,
l’universo costrittivo non è affatto di fantasia, ma è quello della
società vittoriana del 1900 australiano. È contro la sua rigidità,
il suo moralismo e la sua ipocrisia che il regista concentra la
propria critica. Ad essere immerse in questo ambiente e a farne le
spese sono un gruppo di giovani collegiali, tre delle quali
scompaiono però misteriosamente durante una gita scolastica a
Hanging Rock, richiamate da quella natura selvaggia e misteriosa
che considerano forse sinonimo di libertà. La pellicola, tratta da
un romanzo di Joan Lindsay, colpisce per la molteplicità di
questioni che sa affrontare, per la sua estrema raffinatezza e per
il fascino che promana dalla natura stessa, che qui il regista
rende protagonista, assieme alla bellezza e all’innocenza delle tre
ragazze. Il film fa parlare molto di sé e ottiene un notevole
successo di critica in patria, tanto da essere considerata un’opera
fondamentale, che dà il via alla New Wave del cinema
australiano.
Gli anni Ottanta vedono l’eclettico
Weir pronto ad affacciarsi sul panorama internazionale e a prendere
parte a produzioni americane. Lo farà stupendoci sempre, per la sua
capacità di puntare su attori non ancora arrivati all’apice del
successo, ma che riusciranno a raggiungerlo anche grazie a lui,
oppure, su nomi già noti, ma che metterà alla prova facendoli
recitare “fuori ruolo”. Vincerà sempre la sua scommessa, ottenendo
spesso da loro le migliori interpretazioni delle rispettive
carriere. Inizia nell’ ‘81 con Mel Gibson, interprete principale ne
Gli anni spezzati, lungometraggio
sull’insensatezza della guerra e la forza dell’amicizia, al suono
dell’Adagio di Albinoni (ma anche di Bizet, Strauss e
Paganini e tra i contemporanei, di Brian May e Jean Michel Jarre).
Il film, che farà dell’attore una vera star, è oggi considerato un
classico del cinema australiano. Due anni dopo Weir scommette
ancora su Gibson, stavolta in accoppiata con un’altra attrice già
nota, ma non ancora all’apice del successo: Sigourney Weaver.
I due sono efficaci
protagonisti di Un anno vissuto pericolosamente,
pellicola che racconta le vicende di un giornalista inviato
nell’Indonesia di Sukarno. Un’altra intuizione di Weir è quella di
far interpretare la parte maschile del fotoreporter Billy Kwan
all’attrice Linda Hunt, che ottiene così l’Oscar come miglior
interprete non protagonista.
Nel 1985 ha inizio la stagione
propriamente americana della cinematografia di Weir. Sbarca infatti
ad Hollywood reclutando Harrison Ford, già famosissimo per aver
interpretato Indiana Jones e Guerre Stellari. Lo
vuole per ben due film, ma, come suo costume, non per vestire panni
simili ai precedenti, bensì per fargli indossare quelli del dramma.
Così sarà in Witness – Il testimone, che gli vale
la prima nomination all’Oscar della sua carriera registica. Ford
stupisce e convince nel ruolo del poliziotto braccato da colleghi
corrotti, che trova riparo in un villaggio Amish e vuole proteggere
un bambino testimone di un omicidio. Guadagna così la sua unica
nomination da parte dell’Academy. Qui ritroviamo il tema della fuga
e dell’ambivalenza dell’ambiente in cui il protagonista si rifugia:
un posto sicuro, ma che può diventare a sua volta una prigione. La
pellicola alla fine riceverà due statuette per la miglior
sceneggiatura e il miglior montaggio. La coppia artistica Weir-Ford
tenta il bis l’anno dopo con Mosquito Coast.
Il regista mette l’attore alle prese con la ricerca della propria
realizzazione, che lo spinge con la famiglia lontano dagli Usa
verso l’America Centrale. Qui crea un equilibrio che sembra
perfetto, finché qualcuno non arriva a turbarlo. Ford si cimenta
ancora con successo in un ruolo complesso, dimostrando doti da
attore completo. A questo punto, il nome del nostro regista
australiano risuona ormai anche negli Usa.
A dargli la grande fama, tuttavia,
saranno due pellicole che dirigerà successivamente. Il 1989,
infatti, è l’anno de L’attimo fuggente. Ed eccoci
a un’altra delle scommesse di Weir in fatto di attori. Per il ruolo
assai impegnativo del professore anticonformista John Keating,
protagonista di questa pellicola, il regista australiano sceglie
infatti Robin Williams, fino ad allora noto per il suo talento
comico. La scommessa è ancora una volta vinta, perché Williams dà
corpo in maniera assai intensa al personaggio affidatogli. Siamo in
un contesto simile a quello già visto per Picnic a Hanging
Rock: un’istituzione scolastica e una società costrittivi
educano i ragazzi al rispetto di rigidi quanto spesso vuoti codici,
anziché spingerli verso la consapevolezza di sé e dare loro
possibilità espressive. Qui però, non siamo agli inizi del secolo
scorso, ma negli anni ’50 e ad aprire le menti dei ragazzi,
instillandovi idee di libertà è appunto il professor Keating,
chiamato a insegnare lettere in un austero collegio, in cui porterà
contenuti e metodi non convenzionali.
Un racconto di formazione e
un inno alla libertà, autenticamente sentito da regista e cast, che
coinvolge lo spettatore. Il film ottiene dall’Academy hollywoodiana
diverse nomination, tra cui quella a Weir per la migliore regia, ma
vince “solo” il premio per la miglior sceneggiatura di Tom Shulman.
Mette però d’accordo critica e pubblico. Piace particolarmente nel
nostro paese, che gli tributa due importanti riconoscimenti: il
David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior film
straniero. Ancora oggi è considerato uno dei più grandi successi
del cineasta australiano.
Dopo le commedie oscure, i film
drammatici e d’avventura, nel ’93 Weir spiazza tutti con una virata
in terreno romantico. È infatti questa la natura della commedia che
vede protagonista un’altra “strana coppia” creata dall’intuito del
regista: il divo del cinema francese Gérard Depardieu e l’americana
Andie MacDowell. Insieme danno vita a Green card,
che pur senza eccessivi colpi di genio, si rivela piacevole.
Il 1998 è invece l’anno di un altro
vero capolavoro di Weir, forse il più geniale della sua carriera
registica: The Truman Show. Qui, opera una
costruzione di fantasia, ma ci rimanda alla realtà per mettere a
nudo con la satira le contraddizioni e l’aspetto fagocitante di una
società come quella attuale, dominata dallo strapotere dei media,
che sono parte integrante delle nostre vite. Lo fa attraverso le
vicende di Truman Burbank, un uomo qualunque, con una vita come
tante. Sennonché, attorno ai trent’anni si accorge che si tratta di
una gigantesca messinscena – una specie di “reality show”,
diremmo oggi, e in questo il film è profetico – in cui le persone
che gli vivono accanto sono tutti attori. A questo punto farà
l’unica cosa che lui, unico uomo autentico, che non finge, può
fare: cercare la libertà. Dunque, ancora una volta Weir sottolinea
il desiderio di libertà che può nascere solo da una piena
consapevolezza. La sua abilità direttiva qui è notevole e
trasforma perfettamente in immagini la sceneggiatura di Andrew
Niccol. A portare brillantemente sulle sue spalle questa
efficacissima costruzione d’ingegno è uno Jim Carrey in grande
spolvero nel ruolo di Truman. Diretto da Weir, Carrey ha
l’opportunità di mostrare il suo talento non solo come attore
comico trasformista e irriverente, ma anche in un ruolo che a ben
guardare, è più drammatico che comico. Le nomination agli Oscar
sono varie, tra cui miglior sceneggiatura e regia, ma neppure
questa volta Weir porta a casa la statuetta. Da qui in avanti il
cineasta australiano rallenterà il ritmo, abituandoci ad una
cadenza almeno quinquennale d’uscita dei suoi lavori.
Siamo infatti già nel nuovo
millennio, nel 2003, quando vede la luce Master and
commander – Sfida ai confini del mare. Uomini che sfidano
altri uomini, legami forti come l’amicizia e su tutto la natura
immensa e ingovernabile (in questo caso maestosamente rappresentata
dall’acqua). I temi cari a Weir che tornano, un solido protagonista
come Russell Crowe cui affidarli, sapienza nel dirigere, in modo
tradizionale ma senza disdegnare anche il ricorso agli effetti
speciali, ed il gioco è fatto. Ecco un altro successo che si porta
a casa due Oscar (fotografia ed effetti speciali), ma al nostro
regista il premio sfugge ancora.
Una storia d’amicizia, ma anche
un’epopea di fuga attraverso una natura ostile sarà il punto nodale
del successivo lavoro di Weir: The Way Back, del
2010. A scappare qui sono alcuni prigionieri di un campo di lavoro
in Siberia, negli anni ’40. Weir ha dichiarato che il film è stato
preceduto da una lunga fase di ricerca. “Amo la fase di
ricerca, che per i soggetti storici ovviamente è rilevante, (…)
andare sui luoghi reali” In questo caso, la Siberia e il
deserto del Gobi. Il regista ha così avuto modo di parlare con
alcuni superstiti dei Gulag, tra cui un prigioniero polacco, poi
fuggito. Molto del materiale così raccolto è finito nel film. Ma
Weir ha anche sottolineato il ruolo, ancora una volta fondamentale,
della natura in questa pellicola. Sebbene non sia stata girata
davvero sull’Himalaya, ma tra le montagne della Bulgaria e in
Marocco, il che ha reso necessario ricostruire alcuni elementi
attraverso fotografie, la natura delle due location è rimasta
comunque protagonista: “La maggior parte del tempo, forse il
90%, è la natura con i suoi meravigliosi estremi.(…) Ci sono le
condizioni più diverse, ogni tipo di tempo atmosferico: pioggia,
tempeste di sabbia e di neve”, e si è detto convinto che le
location siano state un’importante fonte d’ispirazione per gli
attori. Nel cast Colin Farrel, Ed Harris e Saoirse Ronan. Il film
sarà nelle sale italiane dal prossimo 6 luglio, distribuito da 01
Distribution.
Nell’ultimo episodio di Il trono
di Spade (Game of Thrones) in cui lo
abbiamo visto, i suoi confratelli recitavano la celebre frase “e
ora la sua guardia si è conclusa”, ma per Peter
Vaughan è arrivato purtroppo il momento di concludere
davvero la sua guardia in questo mondo. L’attore di 93 anni, si è
infatti spento dopo una carriera iniziata negli anni ’60 al fianco
di attori del calibro di Sir Anthony Hopkins,
recitando in tantissimi film di successo, come Cane di
paglia di Sam Peckinpah,
Brazil di Terry Gilliam e
Quel che resta del giorno di James
Ivory.
Addio a Peter
Vaughan
La sua agente Sally
Long-Innes ha confermato che Peter Vaughan “è morto in
pace, circondato dalla sua famiglia”.
Nello show che lo ha reso famoso
anche tra le generazioni più giovani, l’attore interpretava il
Maestro Aemon Targaryen. Nonostante facesse
infatti parte dell’Ordine dei Maestri della Cittadella e dei
Guardiani della Notte, aveva sangue reale, appartenendo alla stessa
casata di Daenerys Targaryen. Era infatti suo zio,
fratelli di Aerys il Folle.
Nella scena di seguito, il
personaggio, in un momento cruciale della prima stagione, rivela a
Jon Snow (Kit Harington) la sua
identità.
Peter Strickland,
regista fattosi recentemente conoscere per Berberian
Sound Studio (ottenendo quattro premi BIFA, i
riconoscimenti assegnati al cinema indipendete britannico) è già al
lavoro per il suo prossimo film, The Duke Of
Burgundy.
Il film vedrà la partecipazione di
Chiara D’Anna, già nel cast del precedente lavoro
del regista: l’attrice sarà un’appassionata di entomologia, che
studia mosche e farfalle, i cui desideri capricciosi
finiranno per mettere in crisi la propria vita di coppia.
Parlando del film, Strickland ha
spiegato di aver voluto dedicarsi a qualcosa di più tranquillo,
dopo l’indigestione sonora di Berberian Sound Studio, descrivendolo
come una semplice storia d’amore tra due persone le cui necessità
raramente coincidono.
Il progetto sta venendo portato
avanti assieme alla Rook Films, compagnia di Ben
Wheatley (regista di
Sightseers); Strickland ha potuto inoltre
contare sui fondi provenienti dal BFI Film Fund e spera di poter
realizzare il film nel corso del 2013.
Peter Stormare
(Il Grande Lebowski), Kerry
Bishe (Scrubs), Lesley
Manville (Il segreto di Vera
Drake) e Ari Millen
(Exit Humanity) si uniscono al cast del
thriller sci-fi Rupture con Noomi
Rapace e Michael Chiklis. Il film, diretto da
Steven Shainberg (Fur – Un ritratto
immaginario di Diane Arbus) e prodotto da
Andrew Lazar (già produttore di
American Sniper), racconta la storia di
una madre single che lotta per crescere da sola il figlio dodicenne
e che viene rapita da una misteriosa organizzazione. In seguito a
delle analisi di laboratorio, i medici la scoprono vittima di
un’anomalia genetica che potrebbe manifestarsi e rivelare la sua
natura aliena.
La trama si basa su un racconto di Shainberg e
Brian Nelson (Hard Candy, 30 giorni di
buio) che ha scritto anche la sceneggiatura.
La produzione è di Tango Pictures, una partnership tra
Christina Weiss Lurie, Shainberg e Andrew
Lazar, in collaborazione con Andrea
Iervolino e Ambi Group di Monika
Bacardi.
Noomi
Rapace (Uomini che odiano le
donne) sarà la protagonista, mentre
Chiklis (The
Shield) interpreterà il potente uomo a capo
dell’impresa che organizza il suo rapimento.
Le riprese iniziano questa settimana a Toronto.
Peter Stormare
(Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe,
The Last Stand) sarà protagonista assieme
a Laura Allen (vista in varie serie TV, come
4400 e Grey’s Anatomy)
dell’horror Clown, prodotto da
Eli Roth.
Diretto da Jon
Watts, che lo ha anche scritto, assieme a CD
Ford, il film ruota attorno a un padre che si trova
improvvisamente con un problema, quando il clown che ha assunto per
animare la festa di compleanno del figlio rinuncia all’incarico
all’ultimo momento. Il protagonista allora indosserà lui stesso un
costume, non sapendo che questo è oggetto di una tremenda
maledizione.
Laura Allen sarà la moglie del
protagonista, mentre Stormare avrà il riolo di un ‘esperto’ della
tradizione dei pagliacci e dei relativi lati oscuri che li
circondano…
Noto prevalentemente in campo
cinematografico, l’attore Peter Sarsgaard ha negli
anni costruito una solida carriera recitando in celebri film e
sotto la supervisione di importanti autori. Apprezzato per la sua
versatilità, Sarsgaard si è distinto tanto in tenere commedie
quanto in brutali gangster movie. Grazie alla sua partecipazione ad
alcune serie televisive di successo, infine, ha potuto espandere la
propria popolarità e comprovando il proprio talento.
Ecco 10 cose che non sai su
Peter Sarsgaard.
Peter Sarsgaard: i suoi film
1. Ha recitato per
importanti autori. L’attore debutta al cinema nel 1995 con
il film Dead Man Walking, per poi recitare in La
maschera di ferro (1998), Desert Blue (1998), e
Boys Don’t Cry (1999), per cui ottiene il plauso della
critica. Negli ani seguenti recita in The Center of the
World (2001), Empire – Due mondi a confronto (2002),
K-19 (2002) e L’inventore di favole (2003), per
cui ottiene importanti riconoscimenti. Successivamente prende
parte a La mia vita a Garden State (2004), The Dying
Gaul (2005), The Skeleton Key (2005),
Jarhead (2005), Year of the Dog (2007),
Lezioni d’amore (2008), Orphan (2009), An
Education (2009), Innocenti bugie (2010), Lanterna
Verde (2011), Lovelace
(2013), Blue Jasmine
(2013), La grande partita (2014), Black Mass – L’ultimo
gangster (2015), I magnifici
7 (2016), Jackie
(2016), Escobar – Il fascino
del male (2017), Mr. Jones (2019) e Human
Capital (2019).
2. Ha recitato in produzioni
televisive. Negli anni Sarsgaard ha partecipato ad alcuni
episodi di serie televisive come Law & Order (1995), per
poi ottenere popolarità nel ruolo di Ray Seward in The
Killing (2013). Recita in seguito nelle serie The
Slap (2015), Wormwood (2017), e The Looming
Tower (2018).
Peter Sarsgaard non è su
Instagram
3. Non ha un account sul
social network. L’attore ha dichiarato di non possedere un
profilo su Instagram, preferendo tenere la propria vita privata
lontana dai riflettori che i social network portano inevitabilmente
con sé. Esistono tuttavia alcune fan page dedicate a Sarsgaard dove
è possibile ritrovare le ultime foto dell’attore, nonché gli ultimi
aggiornamenti sui suoi progetti da interprete.
Peter Sarsgaard e Maggie
Gyllenhaal
4. È sposato con la nota
attrice. Nel 2002 l’attore intraprende una relazione con
Maggie
Gyllenhaal, sorella dell’amico Jake
Gyllenhaal. I due hanno poi annunciato il fidanzamento
nell’aprile del 2006, sposandosi poi nel maggio del 2009 a
Brindisi, in Italia. La coppia si è negli anni dimostrata
particolarmente riservata circa la loro vita sentimentale,
lasciando poco spazio ai gossip e concentrandosi esclusivamente sul
lavoro e sulla famiglia.
5. Hanno avuto due
figlie. Ancor prima di sposarsi, nell’ottobre del 2006, la
coppia dà alla luce la prima figlia, chiamata Ramona. Nell’aprile
del 2012 nasce invece la seconda figlia, Gloria Ray.
Peter Sarsgaard in Lanterna
Verde
6. Ha interpretato il
villain del film. Nel cinecomic con protagonista Ryan
Reynolds, l’attore ha ricoperto il ruolo di Hector
Hammond, biologo criminale che si espone volontariamente alle
radiazioni di un misterioso meteorite, guadagnando poteri psichici
e immortalità, rimanendo però paralizzato e incapace di
parlare.
7. Ha passato molto tempo
con un biologo. Per prepararsi al ruolo, Sarsgaard ha
speso diverso tempo a contatto con un biologo universitario,
studiando con lui i processi biologici che si manifestano nel
villain in seguito al suo contatto con il meteorite. Sarsgaard ha
particolarmente apprezzato questo tempo di preparazione,
descrivendo il biologo a cui si è rivolto come la persona più
eccentrica mai incontrata.
Peter Sarsgaard in The Batman
8. Ha un ruolo
ignoto. L’attore è attualmente sul set del film
The
Batman, con protagonista Robert
Pattinson. Sarsgaard ha dichiarato che l’atmosfera sul
set fa presagire un progetto di proporzioni colossali, ma nulla è
stato dichiarato circa il ruolo da lui ricoperto. La produzione
sembra stia volutamente tenendo segreto il suo personaggio, che
potrebbe avere dunque un importanza significativa all’interno del
film.
Peter Sarsgaard e John
Malkovich
9. Viene spesso associato al
noto attore. Per il suo volto fanciullesco, il tono della
voce minaccioso e i personaggi bizzarri e emotivamente instabili da
lui interpretati, Sarsgaard è stato in più occasioni associato
all’attore John Malkovich. Quest’ultimo ebbe modo
di recitare con Sarsgaard, interpretando suo padre nel film La
maschera di ferro.
Peter Sarsgaard età e altezza
10. Peter Sarsgaard è nato a
Belleville, nell’Illinois, Stati Uniti, il 7 marzo 1971.
L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.
Antoine Fuqua, il
regista de I magnifici sette, nuova
versione dell’omonimo film di John Sturges del
1960 a sua volta remake de I Sette
Samurai di Akira Kurosawa del 1954,
ha trovato l’attore giusto per il ruolo dell’antagonista
principale.
Si tratta di Peter
Sarsgaard che interpreterà il malefico barone Bartholomew
Bogue che vuole impadronirsi di una cittadina vicino a una miniera
d’oro. Il cast del film annovera attori del calibro di
Denzel Washington, Vincent
D’Onofrio e poi Chris Pratt,
Ethan Hawke, Luke Grimes,
Wagner Moura, Byung-hun Lee.
Le riprese de I
magnifici sette inizieranno entro la fine di maggio e
la data di uscita del film è prevista per il 13 gennaio 2017.
Variety riporta la notizia che
Peter Sarsgaard (An Education,
Experimenter) è in trattative finali per recitare al fianco di
Natalie Portman nel biopic
Jackie, prodotto da Darren
Aronofsky e diretto dal talentuoso regista cileno
Pablo Larrain.
Il film, che dovrebbe entrare in
lavorazione alla fine del 2015, si concentrerà sui quattro giorni
successivi all’attentato di Dallas del 1963, quando Jackie Kennedy
(interpretata nel film dalla Portman) è costretta ad affronta la
disperazione per l’assassinio del marito, il presidente
Usa John F. Kennedy, diventando al contempo un’icona agli
occhi degli americani e non solo. Sarsgaard interpreterà il ruolo
Robert Kennedy, fratello di John.
Jackie, un
progetto da molti anni associato ad Aronofky che doveva dirigere
l’allora compagna Rachel Weisz, vede riunirsi il
team de Il cigno nero a cui si aggiunge
Pablo Larrain, autore di film importanti,
apprezzati ai festival e dalla critica quali Post
Mortem e No – I giorni
dell’arcobaleno, premiato infatti all’ultimo Festival
di Berlino dalla giuria presieduta da Aronofsky per il
suo The Club.
L’anno scorso, l’attore
Ezra Miller è stato travolto da una serie di scandali
giudiziari per via del suo comportamento molto discutibile in giro
per l’America. Sebbene Ezra Miller non abbia
parlato pubblicamente da quando ha rivolto delle scuse ufficiali a
tutti coloro coinvolti e allo star system al completo, il co-CEO
dei DC Studios Peter Safran ha recentemente fornito un
aggiornamento su come sta l’attore.
Durante una discussione sul
futuro dell’Universo DC conDeadline, a Safran è stato chiesto lo stato
di salute dell’attore e il suo annunciato percorso di recupero. Il
Co-CEO dei DC Studios ha rivelato che l’attore è attualmente“completamente impegnati nella sua guarigione” e che quando
sarà il momento giusto, prenderanno una decisione insieme su quale
sia il miglior modo per andare avanti. Tuttavia, Peter Safran ha
rivelato anche che nelle loro recenti discussioni con
Ezra Miller, e sembrato che stesse effettivamente
facendo progressi.
“Ezra è completamente
impegnato nella sua guarigione”, ha detto Safran. “Siamo pienamente
favorevoli a quel viaggio che sta affrontando in questo momento.
Quando sarà il momento giusto, quando si sentiranno pronti per
discutere, capiremo tutti qual è il modo migliore per andare
avanti, ma in questo momento sono completamente concentrati sulla
loro guarigione. E nelle nostre conversazioni con loro negli
ultimi due mesi, sembra che stiano facendo enormi
progressi“.
Le polemiche su
Ezra Miller sono arrivate al culmine lo scorso
agosto quando l’attore ha detto che avrebbero cercato aiuto per
“complessi problemi di salute mentale“, in una
dichiarazione di scuse fatta riguardo a una serie di incidenti che
erano emersi. “Avendo recentemente attraversato un periodo di
intensa crisi, ora capisco di soffrire di complessi problemi di
salute mentale e ho iniziato un trattamento in corso“, ha
detto Miller tramite una dichiarazione rilasciata a
Variety . “Voglio scusarmi con tutti per aver
allarmato e sconvolto il mio comportamento passato. Mi impegno
a fare il lavoro necessario per tornare a una fase sana, sicura e
produttiva della mia vita”.
Quella dichiarazione è
arrivata a seguito di un incidente in cui Miller è stato accusato
di furto con scasso. L’attore in una spirale travagliata aveva
fatto notizia per tutto il 2022 per vari arresti e controversie.
All’inizio del 2022, Miller è stato arrestato e accusato di
aggressione di secondo grado, e un mese prima, a marzo, Miller è
stato arrestato anche con l’accusa di condotta disordinata e
molestie a seguito di un incidente alle
Hawaii. Attualmente,
Ezra Miller è impostato per apparire e recitare
nel prossimo film di The
Flash, anche se non è chiaro esattamente
quale sarà il suo ruolo nel marketing del film. The
Flash sarà presentato in anteprima il 16 giugno
2023.
Il film
The Flash
The
Flash arriverà finalmente nelle sale il 23 giugno
2023. Il film vede
Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da
Justice League e sarà affiancato da
Sasha Callie nei panni di Supergirl e Michael Keaton nel suo grande ritorno nei
panni di Batman, 31 anni dopo la sua ultima apparizione in
Batman Il Ritorno.
Tutto quello che c’è da sapere su
The Flash con Ezra Miller
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Domhnall Gleeson è il protagonista di
Peter Rabbit, nuovo film in live action in arrivo
nelle nostre sale dal 22 marzo. Di seguito, ecco una clip dal
film:
Peter Rabbit,
l’eroe dispettoso e audace che ha affascinato intere generazioni di
lettori, ora è il protagonista di una grintosa e irriverente
commedia di ambientazione contemporanea.
Nel live action, in Italia in uscita il
22 Marzo, l’ostilità tra Peter e Mr. McGregor (Domhnall
Gleeson) si intensifica più che mai, quando arrivano a
contendersi l’affetto della loro vicina di casa, una ragazza
adorabile e amante degli animali (Rose
Byrne).
Domhnall Gleeson è
stato visto di recente al cinema in Star Wars: Gli Ultimi
Jedi, in cui interpreta per la seconda volta, dopo Il
Risveglio della Forza, il generale del Primo Ordine Hux. È
stato anche protagonista, nei panni dello scrittore di
Winnie the Pooh, in Vi presento
Christopher Robin e ha avuto una piccola parte in
madre! di Darren
Aronofski.
In occasione della premiere a
Londra di Peter Rabbit, abbiamo avuto il
piacere di intervistare i protagonisti del film: Daisy
Ridley, James Corden e
Domhnall Gleeson.
[brid video=”405231″ player=”15690″ title=”Peter Rabbit
intervista a Daisy Ridley James Corden e Domhnall Gleeson.”]
Peter Rabbit
Peter Rabbit,
l’eroe dispettoso e audace che ha affascinato intere generazioni di
lettori, ora è il protagonista di una grintosa e irriverente
commedia di ambientazione contemporanea. Nel live action, in Italia
in uscita il 22 Marzo, l’ostilità tra Peter e Mr. McGregor
(Domhnall Gleeson) si intensifica più che mai, quando arrivano a
contendersi l’affetto della loro vicina di casa, una ragazza
adorabile e amante degli animali (Rose Byrne).
Diretto da Will
Gluck nel cast di Peter
Rabbit anche Rose Byrne, Domhnall
Gleeson e Sam Neil.
SonyPicturesIT ha
diffuso il trailer italiano ufficiale di Peter
Rabbit, adattamento cinematografico basato sull’omonimo
personaggio protagonista dei libri per bambini di Beatrix
Potter, che ha anche ispirato l’omonima serie animata
statunitense prodotta da Nickelodeon (nota in Italia col nome di
Peter coniglio).
L’adattamento cinematografico di
Peter Rabbit, voluto dalla Columbia Pictures,
arriverà al cinema in occasione del 50esimo anniversario della
nascita di Beatrix Potter, la cui vita è stata raccontata nel film
Miss Potter dove a vestire i panni della
scrittrice inglese c’era il premio Oscar Renée
Zellweger, attualmente nelle nostre sale con Bridget Jones’s
Baby.
Peter Rabbit, il
live-action ispirato ai racconti di successo della scrittrice
Beatrix Potter, al cinema dal 22 marzo.
Diretto da Will Gluck, fanno parte del cast
Domhnall Gleeson, Rose Byrne e
Sam Neill. Nel film, distribuito da Warner
Bros. Entertainment Italia in 400 copie, il conduttore
televisivo e speaker radiofonico Nicola Savino è
la voce di Peter Rabbit.
“Doppiare è sempre stato uno dei
miei sogni e in passato mi era già capitato di lavorare in questo
senso in ruoli più piccoli – racconta Savino, che aggiunge –
essere la voce del protagonista di un film è una cosa
estremamente impegnativa ma dà molta soddisfazione. Peter è un
coniglio molto dispettoso, e nel film si ride tantissimo, si pensa
e ci si emoziona”.
“Abbiamo cercato di creare un
mondo che assomiglia esattamente a quello che appare nei libri di
Beatrix Potter – dice il regista Will Gluck –
Abbiamo colto ogni piccolo dettaglio, tutto ciò che ha scritto
o disegnato, e abbiamo costruito il nostro mondo intorno a
questo”.
Protagonista del film è Rose
Byrne che sul suo personaggio svela: “Bea è testarda e
determinata, ma è anche combattuta. Esprime il suo talento nei suoi
dipinti di animali, non nei ritratti umani, ma non si prende
seriamente, non si reputa una vera artista – dice – Gli
animali rappresentano i suoi amici e la sua famiglia, è una via di
mezzo tra Biancaneve e Jane Goodall”.
Ad affiancare la Byrne nel ruolo di
Thomas McGregor è Domhnall Gleeson che sul rapporto tra i due
personaggi spiega: “Thomas e Bea sono molto diversi – racconta
l’attore irlandese – lei è gentile e premurosa, e nota le sue
stranezze anche se non gli dà peso. Qualsiasi altra donna a cui
abbia mostrato interesse è scappata immediatamente. Bea invece
sembra trovarlo divertente e dolce, lui apprezza la sua vena
artistica, e questo per lei è importante”.
Sinossi: Peter Rabbit, l’eroe dispettoso e
audace che ha affascinato intere generazioni di lettori, ora è il
protagonista di una grintosa e irriverente commedia di
ambientazione contemporanea. Nel film l’ostilità tra Peter e Mr.
McGregor (Domhnall Gleeson) si intensifica più che mai, quando
arrivano a contendersi l’affetto della loro vicina di casa, una
ragazza adorabile e amante degli animali (Rose Byrne).
La Sony Pictures Italia ha diffuso
il teaser trailer di Peter Rabbit 2: un birbante in
fuga, il sequel del film di successo Peter Rabbit.
Peter Rabbit 2: un birbante
in fuga arriverà al cinema il 09 Aprile.
Il flm è un adattamento cinematografico della serie televisiva
Peter coniglio (Peter Rabbit), basata a sua volta
sul racconto di Beatrix Potter.
In Peter Rabbit 2: un
birbante in fuga L’amabile canaglia è tornata. Bea, Thomas
e i conigli sono ora una famiglia ma Peter, nonostante i suoi
sforzi, non riesce a togliersi di dosso la sua reputazione di
birbante. La vita fuori dal giardino lo aspetta e una fuga in città
lo catapulterà in un mondo ricco di sorprese e avventure dove il
suo carattere dispettoso verrà messo alla prova. Dovrà scegliere
che tipo di coniglio vorrà diventare da grande.
Sony Pictures ha diffuso il trailer
di Peter Rabbit 2: un birbante in fuga, l’atteso
sequel dei film britannico di successo su Peter Rabbit. L’amabile
canaglia è tornata. Bea, Thomas e i conigli sono ora una famiglia
ma Peter, nonostante i suoi sforzi, non riesce a togliersi di dosso
la sua reputazione di birbante. La vita fuori dal giardino lo
aspetta e una fuga in città lo catapulterà in un mondo ricco di
sorprese e avventure dove il suo carattere dispettoso verrà messo
alla prova. Dovrà scegliere che tipo di coniglio vorrà diventare da
grande.
La Sony Pictures
ha diffuso il trailer internazionale di Peter Rabbit 2: Un
birbante in fuga, il sequel del film Peter Rabbit, a sua volta basato sull’omonimo
personaggio protagonista dei racconti di Beatrix.
Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga, trama
L’amabile canaglia è tornata. Bea,
Thomas e i conigli sono ora una famiglia ma Peter, nonostante i
suoi sforzi, non riesce a togliersi di dosso la sua reputazione di
birbante. La vita fuori dal giardino lo aspetta e una fuga in città
lo catapulterà in un mondo ricco di sorprese e avventure dove il
suo carattere dispettoso verrà messo alla prova. Dovrà scegliere
che tipo di coniglio vorrà diventare da grande.
Nel cast ritornano i protagonisti Domhnall Gleeson nel ruolo di Thomas McGregor,
Rose Byrne nel ruolo di Bea e David
Oyelowo.
Qualcuno può pensare che essere un
supereroe aiuti con le ragazze, ed è in effetti vero, a meno che tu
non sia Peter Parker e debba mantenere segreta la
tua identità da eroe.
A dichiararlo è Tom
Holland che ha parlato della vita sentimentale del suo
personaggio in Spider-Man Homecoming, spiegando
che nonostante sia un eroe, nella vita vera le cose non vanno molto
bene a Peter.
Ecco cosa ha raccontato
Tom: “Non crede di poter attirare l’attenzione
(della ragazza che gli piace)… Se dici ‘Sono Spider-Man’ potresti
avere tutte le ragazze del mondo, sai? Perché sei un supereroe. Ed
è alquanto interessante interpretare scene in cui tu, come
personaggio, hai questo asso nella manica che non ti puoi
giocare.”
Diretto da Jon
Watts, nel cast del film
protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya sarà invece Michelle.
Al cast si
aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin Starr, Abraham
Attah, Selenis Leyva, Hannibal Buress, Isabella
Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J. Totah, Michael
Mando, Bokeem
Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth
Choi.
La trama ufficiale di Spider-Man
Homecoming
Il giovane Peter Parker/Spider-Man
(Tom Holland) che ha fatto il suo sensazionale
debutto in Spider-Man Homecoming cerca il suo
posto nel mondo come il supereroe SpiderMan.
Entusiasta per la sua esperienza con i vendicatore Peter torna a
casa, dove vive con la sia Zia May (Marisa Tomei),
sotto l’occhio vigile del suom mentore Tony
Stark (Robert Downey, Jr.). Mentre Peter
cerca di riprendere la sua normale routine quotidiana una nuova
minaccia sorge e un nuovo cattivo, Vulture
(Michael Keaton) mette in pericolo la città di New
York e metterà a dura prova Spider-Man.
Spider-Man
Homecoming è prodotto da Kevin
Feige e il team creativo dei Marvel Studios,
supervisionato e co-prodotto da Amy Pascal della
Sony Pictures che ne detiene i diritti e che ne
supervisione lo sviluppo da oltre dieci anni.
Il film si basa su una sceneggiatura
scritta da Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Jon
Watts, Christopher Ford e Chris McKenna, Erik Sommers.
Spider-Man è un personaggio creato da Stan Lee e
Steve Ditko.
Peter Pan è il
film del 2003 diretto da P. J. Hogan con
protagonisti Jeremy Sumpter, Jason Isaacs, Rachel
Hurd-Wood, Olivia
WilliamseLudivine
Sagnier.
Anno: 2003
Regia: P. J.
Hogan
Cast: Jeremy
Sumpter, Jason Isaacs, Rachel
Hurd-Wood, Olivia Williams,
Ludivine Sagnier
Peter Pan, la trama:
Tutti i bambini, salvo uno, crescono: la storia
di Peter Pan, primo e forse vero unico mito del ventesimo secolo,
ha conosciuto fra grande e piccolo schermo un’infinità di
trasposizioni, ma solo poche possono davvero vantare la giusta
fedeltà all’opera originale; una di queste, l’ultima realizzata
finora, è senza dubbio la versione firmata nel 2003 da P.
J. Hogan (il matrimonio del mio migliore amico), che
raccoglie senza esitazione l’eredità del personaggio creato dalla
magica penna di James Matthew Barrie.
Peter Pan, l’analisi
Senza dimenticare il passato ma
egualmente determinato a perseguire una propria e indipendente
visione, Hogan riesce nell’impresa di raccontare le arcinote
avventure del bambino che non voleva crescere come se le
stessimo vedendo per la prima volta, complice una straordinaria
resa visiva e una caratterizzazione dei personaggi che non ha
timore di scavare in profondità, restituendo alla più incantevole
delle fiabe la metafora dell’arduo e difficile cammino verso l’età
adulta.
Per Wendy Darling, tredicenne che
non vuole abbandonare la stanza dei fratelli e sogna di vivere
fantastiche avventure piuttosto che iniziare a preoccuparsi delle
cose dei grandi, volare verso l’Isola che non c’è è un’opportunità
troppo allettante e imperdibile: peccato che, fra fate dispettose e
perfidi pirati, i primi turbamenti dell’adolescenza non risparmino
nessuno, nemmeno il grande Peter Pan: già presente
sulla carta ma mai esplicitamente urlato, nello screenplay scritto
a quattro mani dal regista insieme a Michael
Goldenberg il legame fra Peter e Wendy si nutre di sguardi
intensi e baci castissimi, trasformandosi in un sentimento tenero e
potente come solo il primo amore può essere.
Peter Pan
In un cast di giovani attori
praticamente esordienti, Jeremy Sumpter e
Rachel Hurd-Wood (le cui carriere in futuro
sarebbero continuate in modo altalenante) sembrano di fatto nati
per la parte, pronti a volare alto sulla scena e a dimostrare di
essere davvero gli interpreti ideali di Peter e Wendy: il primo,
biondo quattordicenne la cui “americanità” contribuisce non poco a
marcare l’arroganza e l’incoscienza che rendono Pan diverso da ogni
altro bimbo sperduto, dà vita a un eroe reale e autentico, che pur
consapevole di non potere né volere affrontare le paure di un mondo
destinato a invecchiare e morire, nasconde una solitudine che
nessuna grande avventura potrà mai colmare. Rachel Hurd-Wood, nel
ruolo di una Wendy spaventata dal futuro ma allo stesso tempo assai
più matura e consapevole del peso delle proprie scelte, è invece la
ragazzina che tutti almeno una volta siamo stati, desiderosa di
inseguire le fantasie dell’infanzia ma cosciente del fatto che, per
riuscire a vivere davvero, alcuni sogni vanno messi in un cassetto,
pronti a saltare fuori nei momenti più bui per darci la forza di
andare avanti.
Fra i pochi adulti, Jason
Isaacs è indimenticabile nell’incarnare (com’era nella
prima versione teatrale dell’opera) sia il mite Signor Darling,
padre affettuoso ma troppo debole secondo Wendy, che lo spietato
Capitan Uncino, riflesso oscuro della paura del tempo e della morte
che inquieta la sua nemesi Peter Pan e decisamente più attraente
agli occhi della ragazzina; bellissima, anche se visibile solo per
poche scene è invece la Signora Darling di Olivia Williams, dolce
proprietaria del bacio nascosto che la figlia non riesce mai a
vedere, moglie amorevole e madre devota ma sempre pronta a credere
nelle fate.
L’Isola che non c’è,
luogo dove trovano rifugio tutti i sogni dei bambini e che vive
della presenza di Peter Pan, è dipinta con luminose tinte pastello
e intensissime sfumature dalla fotografia di Donald McAlpine, dove
a dominare sono il rosa del cielo nel mattino(identico a quello
dipinto sul soffitto della stanza di Wendy, John e Michael)e il blu
della notte, reso brillante dalle luci delle stelle e delle
fate.
Prodotta da Mohammed
Al-Fayed e dedicata allo scomparso figlio Dodi (proprio al
film è stata dedicata l’esposizione natalizia del 2010 di
Harrods), Peter Pan di P. J.
Hogan è un sogno ad occhi aperti, per tutti i
bambini che continuano a scrutare il cielo sperando che Peter venga
a prenderli per portarli sull’Isola ma anche per gli adulti, che
fermi per caso davanti a una finestra in segreto lo stanno ancora
aspettando.
Arriva da
Variety la notizia che la Disney ha ufficialmente trovato gli
interpreti dell’annunciato live action di Peter
Pan, il cui titolo ufficiale
sarà Peter Pan and Wendy.
Come apprendiamo dalla fonte,
l’esordiente Alexander Molony avrà il ruolo
di Peter, mentre l’esordiente Ever Anderson
sarà Wendy. La Anderson è la figlia di Milla
Jovovich e del regista Paul W.S.
Anderson, ed è apparsa brevemente in Resident Evil: The Final Chapter nei panni di una
giovanissima Alice.
Peter Pan and
Wendy sarà diretto da David Lowery,
già regista del live action de
Il Drago Invisibile. Secondo un rumor di circa un mese fa,
la Disney avrebbe offerto a
Joaquin Phoenix (premio Oscar per Joker)
il ruolo di Hook nell’annunciato live action: al momento non
sappiamo se l’attore reciterà davvero nel film.
Trovati i protagonisti del live action di Peter
Pan
Peter Pan and
Wendy potrebbe arrivare al cinema o – come già
accaduto con Lilli e il
Vagabondo – potrebbe essere invece destinato a
Disney+, il servizio di streaming della
multinazionale statunitense che in Italia arriverà a partire dal
prossimo 24 marzo.
Il film d’animazione originale,
prodotto da Walt Disney e basato sull’opera teatrale “Peter e
Wendy” di J. M. Barrie, è il 14°
Classico Disney e venne distribuito nei cinema americani il 5
febbraio 1953.
Arriva da Deadline la conferma che la Disney ha messo in
cantiere un nuovo live action, questa volta tocca a
Peter Pan.
Proprio oggi arriva al cinema
Il Libro della Giungla,
altro adattamento in live action dei classici Disney, e l’appena
annunciato Peter Pan si unisce a una
lunga lista di titoli in cantiere tra cui ci sono: il sequel del
Libro della Giungla, Alice Attraverso lo
Specchio, Elliott il drago
invisibile, La Bella e la Bestia,
Crudelia,
Maleficent 2,
Dumbo, Mulan,
Winnie the Pooh, Pinocchio,
Genio, Night on Bald
Mountain e La Spada nella
Roccia. Inoltre, in parallelo con Peter
Pan, la Disney sta sviluppando anche un live action
su Campanellino, con protagonista
Reese Witherspoon.
David Lowery
dirigerà il film su una sceneggiatura di Toby
Halbrooks. Entrambi hanno lavorato al remake live action
di Elliott il drago
invisibile in arrivo il 12 agosto.
Si sa, i classici della narrazione
per bambini non cadranno mai nel dimenticatoio, ma fra questi
Peter Pan è forse l’icona più longeva del mondo
fiabesco. A distanza di 10 anni dall’ultimo film dedicato al
sempreverde ragazzino dell’Isola che non c’è, Pan è pronto a
guidare ancora una volta i bambini sperduti attraverso nuove
avventure fra pirati, sirene e pellerossa.
La notizia, giunta nelle ultime
ore, riporta di una produzione Warner Bros
intenzionata a tornare all’origine del mito, a scavare nel
background del personaggio e riformulandone la figura seguendo
l’impronta del lavoro svolto per Batman
Begins. A dirigere il film è stato chiamato
Joe Wright, noto perlopiù per opere in costume
quali Anna
Karenina, Espiazione,
Orgoglio e Pregiudizio (tutte
interpretate da Keira
Knightley). Attualmente è impegnato al lavoro
sullo script Jason Fuchts, già sceneggiatore
de L’Era Glaciale 4: Continenti Alla
Deriva, ed il progetto è supervisionato
da Sarah Schechter e co-prodotto
da Greg Berlanti, produttore, tra gli altri,
della serie tv Arrow.
Peter Pan, nato dalla penna di
James Matthew Barrie nel lontano 1902 è stato negli anni
protagonista di numerose trasposizioni cinematografiche, dalla
prima datata 1924 e firmata Herbert
Brenon all’ultima omonima pellicola del 2003 diretta
da P.J. Hogan. Nel mezzo vere pietre miliari
quali l’indimenticabile film d’animazione realizzato
dalla Disney e quel meraviglioso sequel made
in Spielberg dal
nome Hook, con performance
eccezionali di Robin
Williams e Dustin Hoffman.
Attualmente, quello Warner,
non è, però, l’unico progetto dedicato a Peter Pan, sono infatti in
lavorazione due ulteriori pellicole, una ad opera
della Columbia Pictures, sotto la produzione
di Channing Tatum e Joe
Roth, ed un’altra basata sul
racconto Peter and the
Starcatchersprodotta
dalla Disney.
Peter Pan e
Wendy volano nella fantasia dei bambini da moltissimi
anni, da quando J.M. Barrie mise su carta le sue
idee su Bimbi Sperduti e Isola che non c’è, e dopo, con i
contributi di cinema e televisione, la storia del Bambino che non
voleva crescere è diventata patrimonio comune, una storia condivisa
da molti che lega le coscienze e l’immaginazione di persone lungo
tutta la superficie terrestre.
Peter Pan e Wendy, un nuovo live
action
E, in linea con la sua
politica ormai consolidata dei remake in live
action, Walt Disney ha realizzato, per la distribuzione su
Disney+ dal 28 aprile, Peter
Pan e Wendy, un nuovo sguardo alla storia di Barrie. Ogni
volta che si ri-racconta una storia nota, si cerca di trovare un
punto debole su cui affondare le proprie radici, in cui conficcare
la novità, per arricchire e modificare ciò che si conosce già. E a
mano a mano che la produzione Disney prende confidenza con i remake
in live action, si allontana sempre più dalla versione animata che
la stessa Casa di Topolino ha realizzato,
contribuendo a rendere immortali certe storie.
Così, anche Peter
Pan e Wendy diventa contemporaneo, per i toni, i ritmi, la
rappresentazione e l’approfondimento dei personaggi. Come si
intuisce già dal titolo, co-protagonista del film è proprio la cara
Wendy Darling, che Peter preleva dalla sua casa a
Londra per portare nell’Isola che non c’è, insieme a John e
Michael, per badare ai Bimbi Sperduti. Qui, i ragazzini vivranno le
loro avventure e combatteranno contro i Pirati di Capitan Uncino,
deciso a sfiderà Peter Pan, sua vera e proprio nemesi, mentre cerca
di convivere con i suoi traumi a forma di coccodrillo.
La firma di David
Lowery
Trai registi più
interessanti in circolazione, David Lowery si
presta a questo remake senza mai rinunciare al proprio occhio. Può
molto poco dal punto di vista contenutistico, è chiaro, ma fa del
suo meglio per dare un look e una voce al film, con il suo occhio
raffinato e ampio, prediligendo le riprese lunghe e l’azione
concitata. Da questo punto di vista, il film è un esempio di
preziosa messa in scena, mentre più banale si rivela nell’aspetto
contenutistico che pure doveva essere il suo punto forte. La storia
di Capitan Uncino (un
Jude Law molto divertito e efficace!), che ruba la
scena alla citata Wendy del titolo, sembra nient’altro che una
ri-narrazione di quello che ci aveva raccontato Steven Spielberg con
Hook e il suo magnifico Dustin
Hoffman. Allo stesso tempo, dopo il racconto di
Wendy fatto da Benh Zeitlin
nell’omonimo film del 2021, sembra difficile trovare degli elementi
di innovazione nel raccontare la bambina che doveva fare da madre
ad altri bambini. Il comune denominatore dei due adattamenti è che
il fenomeno della crescita, che viene visto come uno spauracchio
per la maggior parte del film (e dei personaggi) è in effetti la
più grande delle avventure, e a conti fatti è così, anche nella
vita vera, non solo sull’Isola che non c’è.
Dov’è la meraviglia?
Quello che però manca in
Peter Pan e Wendy è il senso della meraviglia.
Come una moderna bambina del 2023, la Wendy Darling interpretata da
Ever Anderson è perfettamente al corrente di dove
la porta Peter: conosce tutto di lui, delle sue avventure, del
posto dove vive e niente di quello che vede la sorprende. Manca
quindi il senso di avventura e meraviglia per quello che si vive e
che viene mostrato, forse un segno indicativo di quello che i
giovani spettatori oggi prediligono: l’azione alla scoperta,
l’iniziativa all’osservazione. E non è per forza un male, dal
momento che nel grande schema dei live action Disney, un prodotto
accettabile come Peter Pan e Wendy sembra già un miracolo, anche se
la decisione di affidarlo alla piattaforma, by-passando la sala è
indicativa delle aspettative che lo Studio ha sul progetto.
Peter Pan e
Wendy sembra comunque una porta di ingresso più che
dignitosa da varcare per coloro, grandi o piccoli, che si
affacciano soltanto adesso alla storia del Bambino che non voleva
crescere. Perché ci deve sempre essere uno spazio per tornare
bambini, nonostante l’ineluttabilità della crescita.