Dopo aver conquistato il pubblico e
la critica dell’ultimo Festival
di Cannes, arriva nelle sale italiane Parigi,
13Arr. diretto da Jacques Audiard,
considerato uno dei registi francesi più talentuosi, già vincitore,
tra gli altri, di una Palma d’Oro e un Gran Prix Speciale della
Giuria al Festival di
Cannes, due Premi César, un Leone d’Argento a Venezia e due
BAFTA.
Il film – adattamento della graphic
novel Killing and Dying di Adrian Tomine, edito in Italia da
Rizzoli con il titolo Morire in piedi – racconta una moderna storia
di amore e amicizia, giovinezza e sessualità, filmata in un
sontuoso bianco e nero. Quattro vite con i rispettivi interrogativi
esistenziali, quattro destini che si intrecciano sullo sfondo dei
grattacieli parigini di “Les Olympiades”, quartiere nel XIII
arrondissement. A vestire i panni dei giovani protagonisti,
Lucie Zhang (Happy Night), Makita
Samba (The bunker game), Noémie Merlant
(Ritratto della giovane in fiamme) e Jehnny Beth
(frontwoman delle Savages). Candidato in 5
categorie ai prossimi Premi César (attrice e
attore rivelazione, sceneggiatura non originale, fotografia e
colonna sonora), Parigi, 13Arr. sarà distribuito
in Italia da Europictures a partire dal 24
marzo 2022.
La trama
Parigi, 13° distretto. Oggi. Emilie
incontra Camille, che è attratto da Nora, che incrocia il cammino
di Amber. Tre ragazze e un ragazzo ridefiniscono l’amore
moderno.
Per l’ormai ottantunenne
Eleanor Coppola, si può dire che la sfida è stata
portata termine: servendosi di un ottimo cast e affascinanti
location, la moglie di Francis Ford Coppola, dopo
essersi cimentata nel 1991 con il documentario Hearts of Darkness:
A Filmmaker’s Apocalypse, esordisce alla regia con Parigi
può attendere, da lei stessa sceneggiato e prodotto.
In Parigi può
attendere Anne (Diane
Lane) è sposata con Michael (Alec
Baldwin), un produttore cinematografico premuroso ma
disattento. Durante un soggiorno a Cannes si ritrova a dover
condividere un viaggio in auto verso Parigi con Jacques
(Arnaud Viard), socio d’affari di Michael.
Tuttavia, a causa di fugaci deviazioni e piccole soste
gastronomiche, quello che doveva essere un formale rapporto di
sette ore si trasforma presto in una spensierata avventura di due
giorni che aiuterà Anne a ritrovare se stessa.
Parigi può
attendere risulta essere a tratti un omaggio alla bellezza
dei paesaggi francesi e alla cultura culinaria del paese che Mrs
Coppola deve certamente amare molto; lo dimostra infatti la cura e
l’attenzione al dettaglio con cui vengono mostrate le prelibatezze
che Jacques e Anne consumano durante il loro viaggio.
Tuttavia Parigi può attendere non è
solo una romantica gita attraverso le campagne d’oltralpe:
l’avventura on the road con Jaques sarà provvidenziale per
risvegliare Anne dal torpore in cui è precipitata la sua vita;
oltre ad imparare a gradire il buon vino e la buona cucina, Jacques
insegna ad Anne l’importante lezione di “stop and smell the roses”,
ovvero prendersi il proprio tempo per riuscire ad apprezzare le
piccole cose.
Parigi può
attendere mostra una storia accattivante, giocata su
atmosfere e dialoghi che ricordano il cinema di Woody
Allen, ambientazioni da favola e un cast artistico di
grande calibro, tra i quali spicca la splendida
Diane Lane. La pellicola è distribuito da Good Films e
arriverà nelle sale italiane il prossimo 15 giugno.
Parenthood è una di quelle serie
che ha contribuito a rivoluzionare il concetto di serie tv,
diventando una delle più viste sul piccolo schermo.
La serie, nata nel 2010, ha colpito
il pubblico in maniera diretta con la sua semplicità e con il suo
carico emotivo non indifferente, facendo emozionare gli spettatori
di tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da sapere
su Parenthood.
Parenthood serie
1. Ci sono attori già
visti. Lo showrunner Jason Katims, che in
passato ha diretto show Friday Night Lights, ha fatto partecipare
molti degli attori in questa serie in ruoli ricorrenti o come guest
star. Tra i tanti, si citano Michael B. Jordan, Minka Kelly, Matt
Lauria, Jeff Rosick e Angela Rawna.
2. È stata usata una
canzone famosa come sigla. Ad Andrew
McMahon, dei Jack’s Mannequin è stato chiesto di
presentare una possibile sigla per la serie. Tuttavia, quando ha
consegnato Casting Lines ai produttori della serie, essi si erano
già accontentati di usare Forever Young di Bob
Dylan. La canzone scritta è stata comunque inserita nel
terzo album del gruppo, intitolato People and Things.
3. Una foto famosa è
presente nella serie. Durante una scena in cui Hank chiede
a Sarah di aprire un cassetto per lui, s’imbatte in una fotografia
incorniciata di una finestra piovosa con due persone che sbirciano,
una foto che Hank ha preso e che trova sorprendente. In realtà,
quest’immagine p stata scattata dal fotografo di fama mondiale
Steve McCurry dall’interno di un taxi in uno dei
suoi numerosi viaggi all’estero.
Parenthood streaming
4. La serie è disponibile
in streaming. Grazie alla sua disponibilità su diverse
piattaforme online, la
serie è visibili a chi volesse vederla o rivederla. Infatti,
Parenthood è disponibile sulla piattaforma di streaming
digitale legale di Prime Video e Tim Vision.
Parenthood episodi
5. Una serie lunga sei
stagioni. Parenthood è una serie nata nel 2010 e
conclusasi nel 2015, dopo sei stagioni e 103 episodi di 41 minuti
ciascuno. Trasmessa dalla NBC, la serie di rifà al film di Ron HowardParenti, amici e tanti
guai (1989).
6. C’è stato un cambio di
attore. Darin Heames ha interpretato Seth Holt
nell’episodio pilota, ma in seguito è stato sostituito da
John Corbett quando il personaggio è riapparso
nella seconda stagione.
Parenthood cast
7. Un’attrice ha dovuto
lasciare la serie.Maura Tierney è stata
originariamente scelta per il ruolo di Sarah. Tuttavia, la NBC ha
spostato l’uscita della serie di qualche mese, dopo che all’attrice
era stato diagnosticato un cancro al seno. A causa della sua cura
contro il cancro, alla fine dovette lasciare lo show ed essere
sostituita da Lauren Graham (anche se inizialmente venne
contattata Helen Hunt, ma non si riuscì a
raggiungere un accordo circa il suo stipendio).
8. C’è un’attrice che ha
lavorato con alcuni membri del cast. Vanessa
Marano è apparsa nelle serie e proprio lei ha lavorato con
altri membri del cast. Infatti, in passato aveva condiviso il set
con Lauren Graham in Una mamma per amica, mentre aveva anche già lavorato
con Peter Krause in Six Feet Under.
9. Due attori si sono
innamorati. Lauren Graham (Sarah Braverman) e
Peter Krause (Adam Braverman) hanno iniziato una
relazione nel 2010 dopo essersi ritrovati sul set: infatti, i due
si erano conosciuti nel 1995 sul set della sitcom Caroline in
the City. In Parenthood i due interpretano fratello e
sorella.
Parenthood premi
10. Ha vinto diversi
premi. Nel corso della sua programmazione, la serie ha
vinto diversi premi, tra cui 3 PRISM Awards nel 2012, 4 Young
Artist Awards tra il 2013 e il 2014 e un Gracie Awards nel 2015.
Inoltre, nel 2013 ha ricevuto anche una nomination ai Golden Globe
per la Miglior attrice non protagonista di una serie, miniserie o
film per la televisione a Monica Potter.
Cresce l’attesa per
il finale di Parenthood 7, il
settimo ciclo della serie televisiva di successo prodotta da Ron
Howard e trasmessa dal network americano della NBC. Ebbene oggi
nell’attesa arrivano anticipazioni da Monica Potter che ha
sottolineato ad Ausiello:
Invece di aver tante storyline ce ne sarà una che
coinvolgerà tutti. Questa è la chiave del resto della stagione,
sarà triste, ma sarà anche fantastico.
Sempre su Parenthood, Joel e Julia
avranno ancora difficoltà. Sam Jaeger ha così riassunto la
situazione:
Julia è ancora confusa per via del suo lavoro. Lui farà di
tutto per mettersi in mostra e Julia avrà qualche difficoltà a
capire dove si deve collocare.
Il produttore esecutivo Jason
Katims:
È un episodio strano ed è più
compresso temporalmente rispetto agli altri, succede tutto
nell’arco delle 24 ore e inizia il movimento finale della serie
TV.
Parenthood è una
serie televisiva statunitense di genere family
drama prodotta dal 2010. Ideata da Jason Katims, la
serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard. La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2
marzo 2010. In Italia, la messa in onda in prima TV
avviene sui canali pay di Mediaset Premium dal
16 dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La serie narra le vicende della
numerosa famiglia Braverman, composta da: Sarah, madre single, che
torna a vivere a casa dei genitori Zeek e Camille con i figli Amber
e Drew; la sorella Julia, avvocato di successo che cerca di
conciliare lavoro e famiglia, insieme al marito casalingo Joel; il
fratello Crosby, allergico a qualsiasi relazione sentimentale
impegnativa; il fratello più grande, Adam, con la moglie Kristina e
i due figli Haddie e Max.
Si intitola How Did We Get
Here?, Parenthood 6×10, decimo
episodio della sesta stagione della serie televisiva di successo
trasmessa dal network americano NBC.
In Parenthood 6×10
Zeek (Craig T. Nelson) è ricoverato in ospedale e
l’intera si precipita famiglia al suo fianco. Quando Adam
(PeterKrause) e Crosby
(Dax Shepard) nervosamente attendono notizie sulla
salute di Zeek, una grave emergenza presso il Luncheonette li
allontana. In ospedale, Joel (SamJaeger) sostiene Julia (ErikaChristensen), offrendo supporto costante, e in
seguito confondendo i confini del loro rapporto.
Si intitola Lean In,
Parenthood 6×09, l’ottavo episodio della
sesta stagione della serie televisiva di successo trasmessa dal
network americano della NBC.
In Parenthood 6×09
La tensione tra Dylan (AllyIoannides) e Max (MaxBurkholder) raggiunge un livello febbrile presso
lo studio ‘Accademia Open House. Kristina (MonicaPotter) e Adam (PeterKrause) si ritrovano loro stessi coinvolti nel
conflitto. Hank (RayRomano) è
entusiasta di vedere Rubino (Courtney Grosbeck)
entusiasta della sua recita scolastica, ma un incontro inaspettato
con Mark Cyr (Jason Ritter) rischia di rovinare il
momento. Nel frattempo, Zeek (Craig T. Nelson)
recluta Drew (MilesHeizer) per
un aiuto con una missione segreta.
Parenthood è una
serie televisiva statunitense di genere family drama prodotta dal
2010. Ideata da Jason Katims, la serie è basata sull’omonimo film
del 1989 diretto da Ron Howard.
La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2 marzo 2010. In
Italia, la messa in onda in prima TV avviene sui canali pay di
Mediaset Premium dal 16 dicembre 2010, mentre in chiaro ha
debuttato sui canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La serie narra le vicende della
numerosa famiglia Braverman, composta da: Sarah, madre single, che
torna a vivere a casa dei genitori Zeek e Camille con i figli Amber
e Drew; la sorella Julia, avvocato di successo che cerca di
conciliare lavoro e famiglia, insieme al marito casalingo Joel; il
fratello Crosby, allergico a qualsiasi relazione sentimentale
impegnativa; il fratello più grande, Adam, con la moglie Kristina e
i due figli Haddie e Max.
Si intitola These Are the Times
We Live In, Parenthood
6×07, il settimo episodio della sesta
stagione della serie di successo trasmessa dal network
americano della NBC.
https://www.youtube.com/watch?v=SKAbPuPC-UA
In Parenthood
6×07 Amber
(MaeWhitman) spera di
dimostrare a se stessa nei panni di una futura madre quando lei
accetta di fare da babysitter a Max
(MaxBurkholder) e Nora
(Mia e EllaAllan),
ma i risultati sono disastrosi. Sarah
(LaurenGraham) arriva al
fianco di Amber per supporto. Joel
(SamJaeger) e Julia
(ErikaChristensen) fanno
passi avanti verso una decisione definitiva sul loro rapporto. Hank
(RayRomano), ha un cuore a
cuore con Sandy
(BetsyBrandt), che è
sorpresa e commossa da come Hank è cresciuto.
Si intitola A Potpourri
of Freaks, Parenthood 6×04, la
quarta puntata del sesto ciclo di episodi della serie di successo
trasmessa dal network americano della NBC.
In Parenthood
6×04 Max
(MaxBurkholder) incontra un
nuovo amico che significa per lui più di quanto Kristina
(Monica Potter) e Adam
(PeterKrause) inizialmente
si aspettano. Dopo un incontro imbarazzante con Sandy
(BetsyBrandt), Sarah
(LaurenGraham) cerca di
capire il suo posto nella vita di Ruby, e il pacifico Hank
(Ray Romano) deve mettere alla prova le sue
abilità diplomatiche. Intanto Julia
(ErikaChristensen) e Joel
(SamJaeger), temono che
l’incertezza della loro separazione stia danneggiando i loro figli.
Infine Crosby (Dax Shepard) cerca di scongiurare
una crisi al Lunchonette inseguendo Oliver
(TysonRitter), che ha
superato alcuni limiti.
Parenthood è una
serie televisiva statunitense di genere family
drama prodotta dal 2010. Ideata da Jason Katims, la
serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard. La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2
marzo 2010. In Italia, la messa in onda in prima TV
avviene sui canalipay di Mediaset Premium dal 16
dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La serie narra le vicende della
numerosa famiglia Braverman, composta da: Sarah, madre single, che
torna a vivere a casa dei genitori Zeek e Camille con i figli Amber
e Drew; la sorella Julia, avvocato di successo che cerca di
conciliare lavoro e famiglia, insieme al marito casalingo Joel; il
fratello Crosby, allergico a qualsiasi relazione sentimentale
impegnativa; il fratello più grande, Adam, con la moglie Kristina e
i due figli Haddie e Max.
Si intitola The Waiting
Room, Parenthood 6×03, il titolo del terzo episodio
della sesta stagione della serie televisiva di successo trasmessa
dal network americano della NBC.
In Parenthood 6×03,
Camille (Bonnie Bedelia) e i bambini attendono ansiosamente notizie
da Zeek (Craig T. Nelson). Julia (Erika
Christensen) confronta Joel (Sam Jaeger) sullo status della loro
relazione. Amber (Mae Whitman) decide di
affrontare il suo futuro, Drew (Miles
Heizer) l’appoggia. Sarah (Lauren
Graham) tenta di creare un legame
con Ruby (Courtney Grosbeck) e si
ritrova in una situazione familiare complicata. Quando i
Luncheonette hanno delle notizie poco belle, il lavoro gli dà
pressione su tutto questo stress familiare,
mentreAdam (Peter Krause) è in uno scenario,
il peggio deve ancora
venire. Crosby (Dax Shepard),
emozionalmente a pezzi, cerca una via di fuga.
Parenthood è una
serie televisiva statunitense di genere family
drama prodotta dal 2010. Ideata da Jason Katims, la
serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard.
La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2
marzo 2010. In Italia, la messa in onda in prima TV
avviene sui canalipay di Mediaset Premium dal 16
dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011
Si intitolerà
Vegas, Parenthood 6×01, la
season premiere dell’atteso sesto ciclo di episodi della serie
televisiva di successo trasmessa dal network americano della
NBC.
In Parenthood
6×01, Sarah (Lauren Graham)
porta Zeek (Craig T. Nelson) a Las Vegas
per festeggiare il suo compleanno, quello che si realizzerà a poco
a poco avrà conseguenze per
i Braverman nel corso dell’ultima
stagione. Amber (Mae Whitman) cambia
vita e si trova a vivere come un’adulta. Due giorni prima
dell’apertura della scuola
di Adam (Peter Krause)
e Kristina(Monica Potter) ci sono ancora
molte cose da sistemare e tutta la famiglia si mette al lavoro per
completare la costruzione.
Manca molto all’arrivo
di Parenthood 6 e nell’attesa vi segnaliamo i primi dettagli
che arrivano dal creatore dello show di successo Sarha Ramos.
Innanzitutto,
Parenthood, sarà composta da 13
episodi che metteranno a dura prova il clan dei Braverman. Il
creatore dello show, inoltre, spera che Sarah Ramos riesca a
tornare anche solo per un episodio.
Parenthood è una serie televisiva
statunitense di genere family drama prodotta dal 2010. Ideata da
Jason Katims, la serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard.La serie è trasmessa in prima visione assoluta negli
Stati Uniti da NBC dal 2 marzo 2010. In Italia, la messa in onda in
prima TV avviene sui canali pay di Mediaset Premium dal 16 dicembre
2010, mentre in chiaro ha debuttato sui canali Mediaset il 5 luglio
2011.
La
serie narra le vicende della numerosa famiglia Braverman, composta
da: Sarah, madre single, che torna a vivere a casa dei genitori
Zeek e Camille con i figli Amber e Drew; la sorella Julia, avvocato
di successo che cerca di conciliare lavoro e famiglia, insieme al
marito casalingo Joel; il fratello Crosby, allergico a qualsiasi
relazione sentimentale impegnativa; il fratello più grande, Adam,
con la moglie Kristina e i due figli Haddie e Max.
Arriverà tra poco la seconda parte
di Parenthood 6, sesto ciclo di episodi
della serie televisiva di successo creata da Sarah
Ramos e basata sull’omonimo film del 1989 diretto da
Ron Howard.
Parenthood è una serie
televisiva statunitense di genere family drama prodotta dal 2010.
Ideata da Jason Katims, la serie è basata sull’omonimo film del
1989 diretto da Ron Howard.La serie è trasmessa in prima visione
assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2 marzo 2010. In Italia, la
messa in onda in prima TV avviene sui canali pay di Mediaset
Premium dal 16 dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La
serie narra le vicende della numerosa famiglia Braverman, composta
da: Sarah, madre single, che torna a vivere a casa dei genitori
Zeek e Camille con i figli Amber e Drew; la sorella Julia, avvocato
di successo che cerca di conciliare lavoro e famiglia, insieme al
marito casalingo Joel; il fratello Crosby, allergico a qualsiasi
relazione sentimentale impegnativa; il fratello più grande, Adam,
con la moglie Kristina e i due figli Haddie e Max.
Manca molto all’arrivo
di Parenthood 6, l’atteso sesto
ciclo di episodi della serie di successo targata NBC e oggi
arrivano notizie su un nuovo personaggio in arrivo nel prossimo
futuro.
In Parenthood
6, verrà introdotto il personaggio
di Chris, l’ex ragazzo
di Julia quando la ragazza frequentava
la facoltà di giurisprudenza ed i due finiranno presto a lavorare
fianco a fianco.
Parenthood è una serie
televisiva statunitense di genere family
drama prodotta dal 2010. Ideata da Jason Katims, la
serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard. La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2
marzo 2010. In Italia, la messa in onda in prima TV
avviene sui canalipay di Mediaset Premium dal 16
dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La serie
narra le vicende della numerosa famiglia Braverman, composta da:
Sarah, madre single, che torna a vivere a casa dei genitori Zeek e
Camille con i figli Amber e Drew; la sorella Julia, avvocato di
successo che cerca di conciliare lavoro e famiglia, insieme al
marito casalingo Joel; il fratello Crosby, allergico a qualsiasi
relazione sentimentale impegnativa; il fratello più grande, Adam,
con la moglie Kristina e i due figli Haddie e Max.
Manca ancora un po’ all’arrivo
di Parenthood 6, l’atteso sesto
ciclo di episodi della serie di successo trasmessa dal network
americano NBC.
In Parenthood
6 Il produttore esecutivo Jason
Katims ha anticipato che Julia e Joel non sarebbero
tornati insieme, ma nella season premiere almeno la metà della ex
coppia ha un nuovo interesse amoroso, anche se i coniugi saranno
presto costretti a riunirsi e presentare un fronte unito dopo che
sono emersi dei problemi di Sydney a scuola.
Parenthood è una serie
televisiva statunitense di genere family
drama prodotta dal 2010. Ideata da Jason Katims, la
serie è basata sull’omonimo film del 1989 diretto
da Ron Howard. La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da NBC dal 2
marzo 2010. In Italia, la messa in onda in prima TV
avviene sui canalipay di Mediaset Premium dal 16
dicembre 2010, mentre in chiaro ha debuttato sui
canali Mediaset il 5 luglio 2011.
La serie narra le
vicende della numerosa famiglia Braverman, composta da: Sarah,
madre single, che torna a vivere a casa dei genitori Zeek e Camille
con i figli Amber e Drew; la sorella Julia, avvocato di successo
che cerca di conciliare lavoro e famiglia, insieme al marito
casalingo Joel; il fratello Crosby, allergico a qualsiasi relazione
sentimentale impegnativa; il fratello più grande, Adam, con la
moglie Kristina e i due figli Haddie e Max.
Sono iniziate Lunedì 26 Giugno a
Roma le riprese di Pare Parecchio Parigi il nuovo film di
Leonardo Pieraccioni prodotto da
Levante con Rai Cinema che vede
come protagonisti principali Leonardo Pieraccioni,
Chiara Francini,
Giulia Bevilacqua e Nino
Frassica.
Pare Parecchio Parigi nasce da un soggetto di
Leonardo Pieraccioni e Filippo
Bologna, e la sceneggiatura è scritta da Leonardo
Pieraccioni e Alessandro Riccio.
Pare Parecchio Parigi, la
trama
Per esaudire il desiderio, ormai
rimpianto, che ha un vecchio e malatissimo padre (Nino Frassica) di
non aver fatto un viaggio a Parigi con i figli (Leonardo
Pieraccioni, Chiara Francini, Giulia Bevilacqua) ecco che i tre
fratelli che non si parlano da cinque anni, fingeranno di partire
con lui da Firenze a bordo di un camper, che non uscirà mai dai
confini di un maneggio di cavalli. Quel viaggio, messo in scena
perché ai figli è stato proibito di allontanare il padre dalla
struttura ospedaliera che glielo ha affidato, diventerà una
paradossale, avventurosa e irresistibile occasione per tentare di
far riavvicinare i fratelli e cercare di riconciliarsi con il loro
papà. Con il motore dell’immaginazione si possono fare migliaia di
chilometri: se non si può andare a Parigi, Parigi può venire da
noi! Dopotutto anche se fai il giro del mondo ritorni sempre nel
solito punto, no?
“Questa storia è liberamente
ispirata ai fratelli Michele e Gianni Bugli che nel 1982 partirono
con il padre malato in roulotte e gli fecero credere di essere
arrivati a Parigi. Viaggiarono non uscendo quasi mai dal loro
podere. Il film è dedicato a loro. E a tutti i sognatori”.
Pare Parecchio
Parigi sarà interamente girato a Roma, per 7 settimane. Il
film uscirà nelle sale cinematografiche nel 2024 con 01
Distribution
Il regista francese Leos Carax sarà
insignito del Pardo d’onore Swisscom nel corso della prossima
edizione del Festival del film Locarno. Per l’occasione saranno
proiettati i suoi cinque lungometraggi:
Nell’ambito della 64a edizione del
Festival del film Locarno un Pardo alla carriera sarà consegnato
all’attore americano Harrison Ford. Domani, sabato 6 agosto, Locarno
accoglierà la prima europea di “Cowboys & Aliens” in presenza del
regista Jon Favreau e degli attori Harrison Ford, Daniel Craig e Olivia Wilde.
Caso cinematografico del 2019 e del
2020, il film sudcoreano Parasite
(qui la recensione) è
probabilmente oggi uno dei più noti film asiatici di sempre, sia
per il suo valore artistico quanto per i dibattiti e i premi
raccolti intorno a sé anche ben oltre la sua uscita in sala. Con
questo, il regista Bong Joon-ho, celebre
anche per film come Memories of Murder, The Host e
Snowpiercer, ha dato
vita ad un nuovo capitolo della sua poetica sulla divisione sociale
in atto nella Corea del Sud. Tematiche però universali, con cui
possono identificarsi spettatori di tutto il mondo.
È noto come Parasite sia
divenuto il primo lungometraggio non in lingua inglese a vincere il
premio Oscar come miglior film (oltre al premio per la miglior
regia, la miglior sceneggiatura e il miglior film internazionale).
Grazie anche ai suoi successi, tutto il mondo ha iniziato ad
interessarsi molto di più alle cinematografiche asiatiche, che
godono ora di un momento particolarmente felice tanto per la
produzione quanto per la distribuzione. Non tutti sanno però cosa
si nasconde dietro la concezione e la realizzazione di
Parasite, ma sono questi aspetti interessanti tanto quanto
ciò che è venuto in seguito.
Fonte di ispirazione per il regista
è stato il film del 1960 The Housemaid, il quale presenta
tematiche molto simili. Partendo da questo, Bong ha costruito un
film che fa della scenografia e della composizione delle immagini
il suo primario mezzo di comunicazione del senso. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà dunque utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo
significato. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Parasite: la trama e il
cast del film
Protagonista del film è la famiglia
Kim, composta dal padre Ki-taek,
la madre Chung-sook e i figli
Ki-jung e Ki-woo. Molto legati
tra loro ma particolarmente poveri, i quattro vivono nello
squallido e angusto seminterrato di un palazzo. La loro sorte
sembra poter cambiare quando a Ki-woo viene offerta la possibilità
di impartire ripetizioni all’adolescente
Yeon-kyuo, figlia della ricca famiglia
Park. Questi, che vivono in una lussuosa villa nel
quartiere ricco della città, accoglieranno ben volentieri il
ragazzo. Vedendo nei Park la possibilità di riscattarsi della sua
famiglia, Ki-woo porta i genitori e la sorella ad ottenere a loro
volta incarichi lavorativi presso di loro. Le conseguenze, però,
saranno tanto disastrose quanto imprevedibili.
Ad interpretare il capofamiglia Kim
Ki-taek vi è il celebre attore Song Kang-ho,
ricorrente nella filmografia di Bong e visto anche in titoli come
Il buono, il matto, il cattivo e A Taxi
Driver. Il regista ha raccontato che se l’attore avesse
rifiutato il ruolo, non avrebbe fatto il film, non potendo
immaginare nessun altro interprete per quella parte. Accanto a lui,
nel ruolo della moglie Chung-sook vi è Jang
Hye-jin, mentre i due figli sono interpretati
rispettivamente da Park So-dam e Choi
Woo-shik. La famiglia Park, invece, è composta dagli
attori Lee Sun-kyun, Cho
Yeo-jeong, Jung Ji-so e Jung
Hyeong-jun.
Parasite: la scenografia,
i temi e il significato del film
Come anticipato, il film trova nelle
sue straordinarie ricostruzioni scenografiche uno dei primari mezzi
attraverso cui si costruisce il senso del racconto. Già dalla trama
si evince come nel film emergano grossomodo due ambienti: la casa
dei Kim e quella dei Park. Se la prima è un ambiente claustrofobico
e sporco, che denota la condizione sociale dei Kim, la casa dei
Park è invece lussuosa e spaziosa, capace di dare l’impressione di
una maggior libertà, economica e sociale. I due ambienti, come
noto, sono stati ricostruiti da zero all’interno di set
cinematografici.
All’interno di questi, il regista
colloca dunque ogni personaggio al suo posto, dando vita sempre ad
una netta separazione tra i ricchi e i poveri, che raramente
condividono gli stessi spazi. Attraverso questa divisione
scenografica e spaziale, Bong fa emergere i temi del conflitto di
classe e delle disuguaglianze sociali presenti nella società
sudcoreana. Tematiche che si ritrovano declinate in modo simile
anche nel suo precedente Snowpiercer, ambientato su di un
treno dove nella lussuosa testa si trovano le classi altolocate e
nella sporca coda quelle povere.
Un ulteriore elemento,
particolarmente ricorrente, attraverso cui il regista sottolinea le
differenze tra le due famiglie, sono le scale. Queste sono un
leitmotiv con cui i personaggi vengono sempre mostrati nella loro
ricerca di risalire la gerarchia sociale, un compito però
tutt’altro che semplice e che li porta a doversi macchiare di atti
particolarmente controversi. In ultima analisi, dunque,
Parasite può essere visto come una critica o meglio ancora
una satira ad un sistema capitalistico sempre più diffuso, che
tende a schiacciare molti per privilegiare pochi.
Parasite: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Parasite grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente, in prima visione
assoluta, nel palinsesto televisivo di martedì 18
aprile alle ore 23:45 sul canale
Rai 4.
La recensione di
Parasite non può non partire dalla riflessione
generale sul lavoro del suo regista, quel Bong
Joon-Ho che, dopo aver lavorato in USA, producendo
Snowpiercer e
Okja, torna nella sua Corea
del Sud, per affrontare di nuovo il conflitto di classe. Lo fa con
un film dalla precisione geometrica e dall’animo tumultuoso, una
storia che nel suo schema perfetto incasella ambizioni, appetiti,
brutture, bassezze umane.
La storia di
Parasite ruota intorno al rapporto in parte
inconsapevole tra due famiglie. Da una parte, in un seminterrato
umido, c’è la famiglia Ki-taek, dall’altro invece, in cima a una
collina, nella zona residenziale della città, in una villa luminosa
ed elegante, c’è la famiglia Park, che possiede ed ottiene tutto
ciò che i soldi possono comprare. Due famiglie a loro modo felici,
ma complementari l’una all’altra.
L’incontro trai due mondi avviene
per caso, quando il figlio maggiore dei Ki-taek riesce ad essere
assunto come insegnante di inglese da Park, che vogliono lezioni
private per la loro primogenita. Con una serie di altri brillanti e
divertenti escamotage, il ragazzo riesce pian piano a coinvolgere
tutta la sua famiglia e a farla assumere al servizio di casa Park.
Sembra così crearsi un nuovo equilibrio in cui i poveri lavorano
per i ricchi e sono così un po’ meno poveri, mentre i ricchi
assumendo i poveri hanno l’illusione di vedere esaudite le loro
necessità, ignorando che hanno assunto dei ciarlatani (il ragazzo
Ki-taek non ha i titoli necessari a insegnare e la sorella, assunta
come insegnante d’arte del piccolo di casa, non sa nulla di storia
e tecnica artistica).
Racconta la
lotta di classe
Bong Joon-Ho mette
in scena il suo affresco, o meglio, il suo schema in maniera
metodica, assicurandosi che il punto di vista della sua macchina da
presa sia sempre nel posto più adatto a mostrare l’assurdo e il
normale che si sovrappongono, incollando lo spettatore allo
schermo, regalando al suo pubblico una storia stratificata che
gioca con i generi: una favola di riscatto sociale, che si
trasforma in thriller tesissimo e poi in revenge
movie, sanguinoso, come il genere richiede.
È chiaro che l’interesse del
regista, come aveva già dimostrato nella sua passata filmografia e
anche nella sua prima incursione americana,
Snowpiercer, è quello di
rappresentare l’impossibilità di una comunicazione tra le classi,
tra gli strati della società, una comunicazione che avviene solo
nell’ambito del rapporto padrone-servo, un rapporto che si sgretola
non appena il povero si dimostra più ingordo che furbo e il ricco
più stupido che colto.
Parasite come Us di Jordan Peele
Parasite
è una calzante rappresentazione della società, non solo di quella
sudcoreana, ma di quella mondiale, ed è quello che aveva provato a
mettere in scena anche Jordan Peele con
Us,
avvalendosi però di una metafora che toglieva immediatezza al
messaggio. Bong Joon-Ho invece è crudo, diretto,
spietato, e allo stesso tempo elegantissimo, non ci recapita un
messaggio da interpretare ma ci racconta una realtà di cui prendere
atto.
Parasite
è una tempesta di fulmini, un fenomeno naturale bellissimo, eppure
terribile e potenzialmente distruttivo. Un capolavoro che ha
conquistato la Palma d’Oro a Cannes 2019, e che arriverà in sala il
7 novembre, distribuito da Academy Two.
Da oggi 20 maggio il film dell’anno
Parasite (recensione)
di Bong
Joon-ho, è disponibile grazie a Eagle
Pictures in edizione DVD, Blu-ray e in una elegante
steelbook COMBO (contenente il doppio formato DVD+BD e una
imperdibile card) da collezione. Palma d’Oro per acclamazione
unanime di pubblico e critica a Cannes 72, Film
della critica e record d’incassi, il capolavoro di Bong
Joon-ho (“Memorie di un assassino”, “Okja”,
“Snowpiercer“)
ha trionfato anche agli Oscar 2020 ottenendo ben 4 statuette, tra
cui quella per il miglior film e miglior regia.
Un’opera magistrale che è al
contempo un thriller mozzafiato e un emozionante ritratto di
famiglia, ideale per chi vuole farsi sorprendere ma non rinuncia a
divertirsi. Al centro della vicenda un nucleo famigliare
composto da padre, madre, figlio e figlia, che vivono di espedienti
in uno squallido seminterrato. Quando il ragazzo, falsificando
diploma e identità, diventa il tutor privato dell’erede di una
ricchissima famiglia, i quattro escogitano un piano diabolico per
sistemarsi definitivamente. Ma anche una strategia perfetta
nasconde conseguenze imprevedibili.
Parasite racconta
la storia della famiglia Kim – padre, madre, figlio e figlia –
tutti molto uniti, ma anche molto disoccupati, che hanno davanti a
loro un futuro incerto. La speranza di un’entrata regolare si
accende quando il figlio, Ki-woo, viene raccomandato da un amico,
studente in una prestigiosa università, per un lavoro ben pagato
come insegnante privato. Con sulle spalle il peso delle aspettative
di tutta la famiglia, Ki-woo si presenta al colloquio dai Park.
Quando il ragazzo, falsificando diploma e identità, diventa il
tutor privato dell’erede della ricchissima famiglia, i quattro
escogitano un piano diabolico per sistemarsi definitivamente. Ma
anche una strategia perfetta nasconde conseguenze
imprevedibili.
«Sebbene il titolo possa far
pensare a un film di mostri o di fantascienza, Parasite è a tutti
gli effetti quella che definirei una commedia umana, fortemente
imbevuta di contemporaneità», così il regista Bong
Joon-Ho ha descritto il suo film di maggior successo.
«Anche se il plot è composto da una serie di situazioni uniche
e peculiari, è comunque una storia che potrebbe accadere nel mondo
reale. In questo senso è un dramma molto realistico. Ma è pur vero
che nel mondo reale, i percorsi di una famiglia come quella
composta dai nostri quattro protagonisti disoccupati e della
famiglia Park non si incrocerebbero mai. L’unicapossibilità di un incontro tra queste classi è un rapporto di
lavoro, come quando qualcuno viene assunto come tutor o lavoratore
domestico. In queste situazioni ci sono momenti in cui le due
classi sociali sono così a stretto contatto da poter sentire l’uno
il respiro dell’altro e vengono entrambe trascinate in una
situazione in cui anche il più piccolo passo falso può portare a
fratture ed esplosioni».
Lo scorso 9 febbraio, Parasite ha
scritto ufficialmente la storia degli Oscar, diventando il
primo film non in lingua inglese a vincere la statuetta più ambita,
quella per il miglior film. L’acclamato capolavoro di Bong
Joon-ho è riuscito a portare a casa anche i premi per la
miglior regia, la miglior sceneggiatura originale e il miglior film
internazionale.
In occasione di un recente comizio
a Colorado Springs, in Colorado, il Presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha criticato la decisione
dell’Academy di premiare Parasite come
miglior film: “Quanto sono stati brutti gli Oscar di
quest’anno”, ha dichiarato Trump. “E il vincitore è stato…
un film della Corea del Sud. Di che diavolo parlava? Abbiamo già
abbastanza problemi con la Corea del Sud, a causa del commercio. E
come se non bastasse, lo premiano anche come miglior film
dell’anno. Era un buon film? Non lo so. Ridateci Via col vento, per
favore! Viale del tramonto… così tanti film straordinari.”
Sempre durante il medesimo comizio,
Trump ha criticato anche il discorso di ringraziamento di
Brad
Pitt in occasione della sua vittoria nella categoria
miglior attore non protagonista per C’era una
volta a Hollywood. Salito sul palco del Dolby
Theatre, Pitt ha fatto riferimento alla fine della procedura di
impeachment contro il Presidente: “E poi c’è Brad Pitt. Non
sono mai stato un suo grande fan”, ha dichiarato Trump.
“Si è alzato e ha detto una cosa da saputello. È un piccolo
saputello.”
In seguito alle dichiarazioni di
Donald Trump su
Parasite, è arrivata la reazione di
Neon, il distributore americano del film di Bong
Joon-ho, che su Twitter –
condividendo il video dell’intervento di Trump – ha scritto: “È
comprensibile, non sa leggere.”
La replica ironica di Neon fa
riferimento al fatto che il Presidente, durante il suo discorso, ha
parlato di Parasite come di “miglior film
straniero”, nonostante da quest’anno la categoria sia stata
rinominata “miglior film internazionale”.
Parasite
è stato un successo di pubblico e critica, ha guadagnato 148
milioni di dollari in tutto il mondo e 28,5 milioni solo negli
Stati Uniti. Recentemente ha fatto la storia ai SAG Awards
diventando il primo film non in lingua inglese ad aver mai vinto
per una performance d’insieme. Nominato a sei Oscar, incluso quello
per il miglior film, è il primo film coreano (e Bong
Joon-Ho il primo regista coreano) ad aver trionfato nelle
due categorie principali. Ha anche vinto il Golden Globe per il
miglior film in lingua straniera.
Parasite
è stato universalmente riconosciuto come il miglior film del 2019.
Questa intricata black comedy diretta dal visionario regista
Bong
Joon-ho racconta sostanzialmente della lotta di
classe, un tema che non riguarda soltanto la Corea del Sud (il
paese originario di Joon-ho), ma che può tranquillamente assumere
contorni e sfumature universali.
Nonostante gli innumerevoli pregi
del film (candidato a sei premi Oscar), è
innegabile che ci siano anche dei piccoli impercettibili difetti,
come ad esempio della ingenuità narrative chiaramente visibili
nella storia. Abbiamo provato a scovarle e le abbiamo raccolti di
seguito, fornendo anche una possibile spiegazione:
1Dong-ik e Yeon-kyo non notano
Ki-taek
Uno delle più grandi ingenuità che si possono
riscontrare nel film è quando Ki-taek, Ki-woo e Ki-jeong si trovano
sotto al tavolo del salotto e devono scappare inosservati dalla
casa dei Park. In quello che si rivelerà essere uno dei più grandi
momenti tensivi del film, improvvisamente Da-song fa segno ai
genitori dal suo tipì per andare a confortarlo, dal momento che il
piccolo non riesce a dormire. E proprio allora che Ki-taek – pronto
alla fuga – si ferma nel bel mezzo della stanza, sperando di non
essere vista dai padroni di casa.
I
coniugi Park avrebbero potuto tranquillamente notare Ki-taek, vista
anche la luce emanata dalla torcia di Da-song… ma ciò nel film non
accade. Com’è possibile che due adulti non si siano accorti della
presenza di un uomo disteso sul pavimento della loro abitazione?
Una spiegazione plausibile potrebbe essere il tema al centro del
film: la classe sociale più agiata che si rifiuta di osservare o
prestare attenzione alla classe sociale inferiore, al punto da non
accorgersi neanche della sua presenza.
È stato definito da più parti il
film dell’ultimo anno, giudizio confermato dai numerosi premi che
la pellicola diretta dal regista sudcoreano Bong
Joon-Ho ha raccolto in giro per il mondo. Ed ora
arriva in prima tv esclusiva su Sky Cinema. Stiamo
parlando di Parasite
(distribuito in Italia da Academy Two), trionfatore a Cannes lo
scorso anno dove ha vinto la Palma d’Oro e
dominatore degli ultimi Oscar con ben 4
statuette, tra cui le due più ambite, Miglior Film e Miglior Regia.
Il film sarà trasmesso in prima visione tv giovedì 7
maggio, alle 21.15 su Sky Cinema Duee alle 21.45
su Sky Cinema #IoRestoACasa 2, disponibile anche
on demand su Sky e in streaming su NOW
TV.
Parasite
racconta la storia della famiglia Kim – padre, madre, figlio e
figlia – tutti molto uniti, ma anche molto disoccupati, che hanno
davanti a loro un futuro incerto. La speranza di un’entrata
regolare si accende quando il figlio, Ki-woo, viene raccomandato da
un amico, studente in una prestigiosa università, per un lavoro ben
pagato come insegnante privato. Con sulle spalle il peso delle
aspettative di tutta la famiglia, Ki-woo si presenta al colloquio
dai Park. Quando il ragazzo, falsificando diploma e identità,
diventa il tutor privato dell’erede della ricchissima famiglia, i
quattro escogitano un piano diabolico per sistemarsi
definitivamente. Ma anche una strategia perfetta nasconde
conseguenze imprevedibili.
«Sebbene il titolo possa far
pensare a un film di mostri o di fantascienza, Parasite è a tutti
gli effetti quella che definirei una commedia umana, fortemente
imbevuta di contemporaneità», così il regista Bong
Joon-Ho ha descritto il suo film di maggior successo.
«Anche se il plot è composto da una serie di situazioni uniche
e peculiari, è comunque una storia che potrebbe accadere nel mondo
reale. In questo senso è un dramma molto realistico. Ma è pur vero
che nel mondo reale, i percorsi di una famiglia come quella
composta dai nostri quattro protagonisti disoccupati e della
famiglia Park non si incrocerebbero mai. L’unicapossibilità di un incontro tra queste classi è un rapporto di
lavoro, come quando qualcuno viene assunto come tutor o lavoratore
domestico. In queste situazioni ci sono momenti in cui le due
classi sociali sono così a stretto contatto da poter sentire l’uno
il respiro dell’altro e vengono entrambe trascinate in una
situazione in cui anche il più piccolo passo falso può portare a
fratture ed esplosioni».
Con l’arrivo di “Parasite”
su Sky Cinema, sull’on demand di Sky nasce una nuova sezione,
quella de “I film più premiati”, una nuova
collezione dedicata agli amanti del cinema di qualità con una
selezione di titoli che hanno ricevuto i più importanti
riconoscimenti italiani e internazionali, tutti accompagnati dalle
presentazioni di Gianni Canova negli episodi de “Il Cinemaniaco
presenta”. Tra gli altri titoli presenti si segnalano, ad
esempio, “Green Book”, “Vice – L’uomo nell’ombra”, “C’era una
volta… a Hollywood”, “Martin Eden”, “Il traditore”, “La paranza dei
bambini”, insieme ad alcuni grandi classici come “Il
dottor Stranamore”, “Casa Howard” e “C’era una
volta in America”.
Dopo le sue sei nomination agli
Oscar, Parasite di
Bong Joon-Ho sta per tornare al cinema, anche
negli Stati Uniti, ma in bianco e nero. Neon sta collaborando con
Film at Lincoln Center in New York and the American Cinematheque di
Los Angeles per distribuire la versione in bianco e nero del film
che debutterà a Los Angeles all’Egyptian Theater il 31 gennaio e al
Walter Reade Theater di New York il 30 gennaio. Verrà quindi
proiettato al Francesca Beale Theater dal 31 gennaio al 6
febbraio.
Questa presentazione speciale di
Parasite debutterà
all’International Film Festival di Rotterdam alla fine di gennaio
prima di arrivare negli Stati Uniti. Essendosi ispirato al
Nosferatu di F.W. Murnau
del 1922, Bong ha sognato per tutta la vita di realizzare un film
in formato bianco e nero. La versione in bianco e nero di
Parasite è stata fatta prima della
premiere del film a Cannes (Festival dove il film ha vinto la Palma
d’oro) e ora il pubblico vedrà proprio quella versione.
“Sono estremamente felice di
presentare Parasite in bianco e nero e proiettarlo sul grande
schermo – ha dichiarato Bong – Sarà affascinante vedere
come cambia l’esperienza visiva quando un film identico viene
presentato in bianco e nero. Ho visto due volte questa versione e
sembra una favola, mi ha dato lo strano senso che stavo guardando
una storia dei vecchi tempi. “
Ha aggiunto: “La seconda volta
che l’ho visto, il film sembrava più realistico e nitido come se
fossi tagliato da una lama. Ha inoltre messo in evidenza le
prestazioni degli attori e sembrava ruotare di più intorno ai
personaggi. Ho avuto molte impressioni fugaci di questa nuova
versione, ma non desidero definirle prima che venga presentata.
Spero che tutti possano confrontare le proprie esperienze con la
versione a colori e trovare il proprio percorso verso Parasite in
bianco e nero.”
Parasite
è stato un successo di pubblico e critica, ha guadagnato 148
milioni di dollari in tutto il mondo e $ 28,5 milioni solo negli
Stati Uniti. Recentemente ha fatto la storia ai SAG
Awards diventando il primo film in lingua non inglese ad
aver mai vinto per una performance d’insieme. Nominato per sei
Oscar, incluso quello per il miglior film, è il primo film coreano
(e Bong Joon-Ho il primo regista coreano) ad
essere nominato per un Oscar. Ha anche vinto il Golden Globe per il
miglior film in lingua straniera.
Il regista Bong
Joon-ho ha rivelato un’interessante connessione tra il suo
film premio Oscar Parasite
e l’acclamato Mad
Max: Fury Road. Parasite,
uscito alla fine dell’anno scorso, ha letteralmente fatto la storia
agli Oscar del 2020. Ha infatti vinto l’ambita statuetta sia come
miglior film straniero sia come miglior film, diventando così il
primo lungometraggio non in lingua inglese a trionfare nella
principale categoria. Joon-ho ha anche portato a casa il premio
come miglior regista.
Mad Max:
Fury Road, diretto da George Miller, è
uscito nel 2015. Interpretato da Tom Hardy e Charlize Theron, è stato nominato come miglior
film agli Oscar. Nonostante non sia riuscito a portare a casa
l’ambito premio, il film è diventato in breve tempo un instant
cult ed è considerato da molti uno dei più grandi film
d’azione di tutti i tempi. Lo stesso Joon-ho ha reso noto il suo
amore per il film, etichettandolo come uno dei suoi film preferiti
di tutti i tempi. I due film sono stati anche rilasciati in una
versione in bianco e nero dopo le rispettive (ed acclamate) uscite
in sala.
Stando a quanto riportato da
Indiewire, il legame tra i due film è ancora più profondo
dell’amore di Joon-ho per il capolavoro di Miller. Nel commento
audio all’edizione Criterion di Parasite,
infatti, Joon-ho ha rivelato che Mad
Max: Fury Road ha ispirato il suo lavoro su
Parasite
in alcuni modi davvero specifici. In particolare, il ritmo del film
è stata la principale fonte di ispirazione per Joon-ho: Fury
Road è stato costruito come un lungo inseguimento in auto
che sembra sfrecciare attraverso i fili della trama, mentre i
personaggi si combattono a vicenda in cima a veicoli che vagano per
il deserto. Anche se si tratta di qualcosa di notevolmente diverso
dai toni di Parasite,
Joon-ho è comunque riuscito a trovare ispirazione da quel tipo di
messa in scena.
“Quel film non si ferma mai.
Tutte le informazioni di base in Fury Road appaiono abbastanza
naturali. La telecamera è sempre in movimento, ma le informazioni
vengono spiegate attraverso l’azione. È stato piuttosto stimolante
per me.”
Cosa hanno davvero in comune
Parasite e Mad Max: Fury Road?
Sulla carta, i due film non hanno
quasi nulla in comune. Mad
Max: Fury Road è uno spettacolo veicolare carico
di effetti. Parasite,
d’altra parte, è un miscuglio di generi, che comprende dramma
familiare, umorismo nero e colpi di scena da thriller/horror.
Tuttavia, la connessione tra i due ha un senso. Il ritmo di
Parasite
è vivace come il film d’azione diretto da Miller. Il film cambia
genere in un attimo e con estremo aplomb. Mentre Fury
Road rimane confinato saldamente nel genere d’azione, allo
stesso modo la sua trama scorre ad un ritmo quasi forsennato,
svelando colpi di scena mentre le dinamiche e le situazioni
infuriano attorno ai personaggi.
I due film hanno più in comune di
quanto si possa pensare. Entrambi hanno cambiato il modo in cui
guardiamo al cinema. Molti usano Fury
Road come punto di riferimento per valutare la qualità dei
film d’azione in un mondo post-Furiosa. Anche Parasite
ha infranto le barriere, aprendo un nuovo tipo di pubblico al
cinema internazionale e vincendo come miglior film agli Oscar (la
prima volta per un film non in lingua inglese). Presto il film
verrà traslato in una miniserie da HBO, progetto in cui Joon-ho
sarà direttamente coinvolto in qualità di produttore.
Parallelamente, anche Fury
Road ha un prequel in lavorazione, incentrato sull’ormai
iconico personaggio di Furiosa. Questo curioso dettaglio appena
rivelato su Parasite
aggiunge un altro livello interessante ad un film già complesso,
che i fan del cinema adoreranno sicuramente.
Arriva al
cinema ParaNorman, il nuovo film in
stop-motion diretto da Chris Butler e Sam Fell e distribuito dalla
Universal Pictures. Nella piccola e tranquilla cittadina di Blithe
Hallow il giovane Norman Babcock non ha una vita semplice e felice.
Apparentemente normale ed uguale agli altri ragazzi, il nostro
Norman ha una dote non proprio convenzionale: può vedere e parlare
con gli spiriti…coloro passati a miglior vita.
Questa particolarità gli crea non
pochi problemi dovuti alla diffidenza e allo scetticismo della
gente; in casa deve sorbire le quotidiane ramanzine di un padre
disperato nel vedere un figlio tanto strambo oltre al dileggio da
parte di Courtney, una sorella alquanto altezzosa. Solo la madre
cerca di comprenderlo e giustificarlo pur palesando una certa
inquietudine verso le stranezze del figlio.
A scuola le cose non vanno di certo
meglio in quanto il nostro giovane protagonista è puntualmente
oggetto di scherzi e battute che hanno come ispiratore principale
Alvin, il classico bullo della scuola tutto muscoli e niente
cervello. E’ così a Norman non rimane che l’amicizia di Neil, un
ragazzino grassottello e pavido con cui condivide una solitudine
forzata.
Intanto a Blithe Hallow è prossimo
l’anniversario della morte di una terribile strega che duecento
anni prima lanciò una maledizione sul giudice e la giuria che
sentenziarono la sua condanna. Lo zio di Norman, uno svitato ed
eccentrico eremita, unico a riconoscere le capacità occulte del
nipote, lo avvertirà che solo lui è in grado di leggere la formula
per evitare il ritorno della strega pronta a invadere la tranquilla
cittadina con un piccolo esercito di zombie e dare così compimento
alla sua maledizione…sarà in grado il giovane Norman di salvare la
comunità?
In uscita nelle sale italiane dal
prossimo 11 ottobre, ParaNorman è l’ultimo
prodotto della premiata ditta Focus Feauteres e
LAIKA già note per il precedente successo di Coraline e La
porta magica. Come per Coraline anche per
ParaNorman assistiamo all’uso della tecnica
in stop-motion con la particolarità, non trascurabile, di vedere
combinata questa tecnica con la concezione stereoscopica ossia
fotografata in tredimensioni.
LAIKA ha una lunga
storia nello studio e nella sperimentazione animata in stop-motion,
basta ricordare che ha dato un contributo tecnico fondamentale ad
un altro lungometraggio, poi premiato con l’Oscar, La sposa
cadavere diretto nel 2005 da Tim Burton.
ParaNorman si propone quindi un risultato
ancora più sorprendente che, associando le due tecniche, ambisce a
realizzare un film in cui lo spettatore si senta davvero parte
integrante, protagonista in ogni singola sequenza.
Per chi non conoscesse la tecnica
stop-motion accenniamo semplicemente al fatto che fotogramma per
fotogramma gli animatori manipolano meticolosamente oggetti
tangibili, veri, reali (sia personaggi che parti della scenografia)
collocandoli su un piano di lavoro. Ogni inquadratura viene
fotografata e le migliaia di inquadrature sono poi proiettate in
sequenza animandosi in un movimento continuo. Questo per rendere
l’idea dell’enorme mole di lavoro affrontato dai tecnici e dalla
coppia di registi che hanno reso possibile questo film di
animazione: Sam Fell e Chris Butler.
Il risultato è indubbiamente
interessante e ammirevole. La tecnica stop-motion conferisce un
realismo agli oggetti così come ai personaggi che va oltre la
semplice animazione mentre la tecnica stereoscopica dovrebbe
aggiungere quel pizzico di magia di ultima generazione (essendo la
stop-motion una tecnica ben più datata). E qui sorgono i
nostri dubbi nel senso che il 3D non conferisce quel qualcosa in
più che ci aspetterebbe, non riesce a proiettarti dentro ad ogni
sequenza, non lascia una traccia particolarmente tangibile.
Riguardo la trama narrativa di ParaNorman
siamo in difficoltà nel catalogare questo film come un film
per bambini, essendo a nostro avviso più adatto ad un pubblico che
quantomeno parta dai 13-14 anni in su, sino agli adulti.
E’ vero che il mondo dell’horror
con i suoi mostri, i fantasmi e gli zombie qui viene esorcizzato
con una continua lettura comica e demenziale ma alcune sequenze
sono di una tensione eccessiva per un pubblico troppo giovane.
Quella di Norman è una storia semplice e non certo originale, la
storia di un ragazzo diverso che fatica ad essere accettato in una
società convenzionale e chiusa. Quindi la storia si inerpica su
sentieri più tortuosi in cui ad un certo punto si crea una sorta di
contrapposizione tra il mondo dei morti, gli zombie, e il mondo dei
vivi, non meno zombie e non meno inquietanti; questa è la sfumatura
che più ci è piaciuto sottolineare.
Il finale prende una tangente
eccessivamente complicata e confusa, dove si vuole mescolare un
insieme di luoghi comuni e sentimentalismi che ne riducono
l’incisività e l’immediatezza. In ogni
caso ParaNorman è indubbiamente un
interessante modello di animazione proposta con criteri tecnici
innovativi ed abbastanza efficaci, un film da vedere che sa far
ridere e persino spaventare, un film per grandi e piccini, anche se
non troppo piccini.
Se la vostra città subisse un
attacco da parte degli zombie, chiedereste sicuramente aiuto a
quello che vi sembra il ragazzino più sveglio e intraprendente del
luogo… e sbagliereste. Ve lo dimostrerà ParaNorman, il
nuovo film d’animazione della Laika Entertainment, nelle sale
italiane dal 12 ottobre. La pellicola, così come la precedente
Coraline e la porta magica, candidata all’Oscar nel 2010,
è girata con la tecnologia stop-motion e sarà distribuita anche
nella versione in 3D.
Il trailer italiano di ParaNorman, al
cinema nel 2012. In una piccola città assediata dagli zombie, gli
abitanti devono chiedere aiuto ad un ragazzino incompreso di nome
Norman. Norman ha il dono di riuscire a vedere e parlare con i
morti. Oltre agli zombie Norman dovrà vedersela con fantasmi e
streghe e anche per salvare la città da una maledizione
centenaria.