La
Festa del Cinema di Roma e Alice nella
città presentano oggi Captain
Fantastic, secondo lungometraggio firmato da Matt
Ross, già interprete per registi del calibro di
Martin Scorsese, Terry Gilliam e John
Woo.
Captain Fantastic è un film che attraversa i
generi, in grado di alternare sequenze spassose a momenti di pura
commozione, anche grazie alla straordinaria interpretazione di
Viggo Mortensen, uno degli attori più amati del cinema
americano per i suoi ruoli ne Il Signore degli Anelli, A
History of Violence e La promessa dell’assassino, che
gli è valso la candidatura all’Oscar come miglior attore
protagonista.
Mortensen interpreta Ben, un padre che vive isolato con sua
moglie e i sei figli nelle foreste del Nord America: una tragedia
li costringerà ad affrontare il mondo esterno e un sistema di
valori completamente diverso.Captain
Fantastic sarà nelle sale italiane a dicembre
distribuito da Good Films. Viggo
Mortensen incontrerà sempre domani il pubblico per uno
degli incontri ravvicinati più attesi di questa
edizione.
Gilbert&George sbarcano all’undicesima
edizione della Festa del Cinema di Roma,
incontrano il pubblico e presentano The World of Gilbert
& George (1981, 69’), da loro scritto, diretto e
interpretato, l’unico lungometraggio firmato dai due artisti e
realizzato in tempi di arte povera e avanguardia concettuale. Il
film battezzò la nascita di un rivoluzionario linguaggio: tra le
geometrie dell’Union Jack, i colori dei fiori, i cieli di Londra,
le architetture vittoriane, le emozioni eccessive, i ragazzi di
strada, i barboni, i corpi, e i gesti, esplode un inno d’amore per
la città come condizione umana.
Pellicola persa, ritrovata e ora infine restaurata dalla
Cineteca Nazionale in collaborazione con Milestone Film&Video,
The World of Gilbert & George è l’opera
seminale che precede di dieci anni l’esplosione della giovane arte
britannica e la trasformazione di Londra nel centro della cultura
visiva contemporanea. L’evento è a cura di Mario Codognato e
Alessandra Mammì.
The World of Gilbert & George
Gilbert & George alla Festa del Cinema (per pubblico e
accreditati)
–
Lunedì 17 ottobre ore 19:30 MAXXI: proiezione The World of
Gilbert&George
–
Martedì 18 ottobre ore 16 Sala Petrassi (ingresso libero): incontro
con Gilbert&George e a seguire proiezione The World of
Gilbert&George
– 18
ottobre ore 21 Casa del Cinema: Gilbert&George introducono
Shaolin Martial Arts di Chang Cheh
Oggi alla Festa del
cinema di Roms 2016 sarà presentato Ieri oggi
domani di Giorgio Treves – I 60
anni di vita del Premio David di Donatello sono una lunga
storia di successi, di famosi attori e registi premiati, di film di
grande riscontro popolare e di opere di qualità che hanno segnato
la storia e l’identità del cinema italiano. Vetrina glamour del
meglio del nostro cinema, veicolo di promozione, stimolo al
rinnovamento, ma anche specchio della storia del nostro Paese che
il Premio ha documentato con i film premiati e candidati. Un
viaggio nella creatività cinematografica Italiana che rivive
attraverso film, repertori, testimonianze e i ricordi di tanti suoi
protagonisti: a cominciare dal suo indimenticabile animatore Gian
Luigi Rondi, omaggiato dalla Festa del Cinema di Roma, a Tornatore,
da Moretti ai fratelli Taviani, dalla Lollobrigida alla Buy, alla
Bruni Tedeschi, a Morricone, Storaro, ai più giovani Mainetti,
Munzi, Rohrwacher, Costanzo, Garrone, alla von Trotta e tanti
altri. Passando dalle immagini straordinarie dei David del passato,
in cui la statuetta è ripresa nelle mani di Marilyn Monroe (qui
sublime accanto ad Anna Magnani che le fa da suggeritrice alla
consegna), Ingrid Bergman, De Sica, Polanski, Disney, Leone,
Antonioni…i più grandi maestri e divi del cinema mondiale, fino
alle premiazioni contemporanee, che continuano a vedere in questo
premio un simbolo ambito, la traccia tanto di un sogno, quanto
della realtà cinematografica (e non solo) del nostro
tempo.
Festa
di Roma 2016: Ieri oggi domani, la storia dei David di
Donatello
CON
– IN ORDINE DI APPARIZIONE Gian
Luigi Rondi, Manuela Pineschi, Enrico Lucherini, Caterina D’Amico,
Gina Lollobrigida, Giuseppe Tornatore, Paolo Taviani, Vittorio
Taviani, Nanni Moretti, Matteo Garrone, Francesco Munzi, Giuliano
Montaldo, Stefano Rulli, Krzysztof Zanussi, Margarethe von Trotta,
Luca Bigazzi, Isabella Cocuzza, Arturo Paglia, Vittorio Storaro,
Dante Ferretti, Gabriella Pescucci, Ennio Morricone, Francesca
Archibugi, Saverio Costanzo, Gabriele Mainetti, Margherita Buy,
Valeria Bruni Tedeschi, Alba Rohrwacher
Alla Festa del Cinema di
Roma 2016 sarà presentato oggi
Irréprochable di Sébastien
Marnier con protagonisti Marina Foïs e Jérémie
Elkaïm.
Irréprochable racconta di Costance
disoccupata da un anno che decide di ritornare nella città natale.
Un giorno scopre però che c’è un posto libero nell’agenzia
immobiliare in cui aveva cominciato la sua carriera. L’ex capo però
le preferisce una candidata più giovane e Constance, a quel punto,
non si lascia intimorire e progetta di riprendersi quel posto a
tutti i costi.
Festa di Roma 2016: Irréprochable
di Sèbastien Marnier
E’ stato Lorenzo
Cherubini Jovanotti il protagonista assoluto di oggi
alla Festa del cinema di Roma 2016, il cantante ha
attraversato selvaggiamente il red carpet prima di incontrare il
pubblico dell’Auditorium. Ecco tutte le foto:
Dopo avervi segnalato le tute da
motociclista a tema Batman e Superman, oggi arrivano i caschi nerd
per la moto griffati con loghi e disegni che omaggiano
Spider-Man, Venom e Star
Wars prodotti da HJC.
Per il suo esordio alla regia,
Otto Bell decide di raccontare
in un avvincente documentario, The Eagle Huntress,
distribuito in Italia da I Wonder Pictures con il
titolo La Principessa e l’Aquila, la storia vera
di Aisholpan, una tredicenne
mongola con un sogno che va contro la tradizione e i costumi della
sua tribù.
La ragazza desidera diventare una
cacciatrice con l’aquila, una disciplina vera e propria che nei
millenni è sempre stata una prerogativa maschile e che ha fatto
eccellere la sua famiglia, prima il nonno e poi il padre, nella
comunità mongola di appartenenza, con diverse vittorie al
Golden Eagle Festival, a cui partecipano tutti i
cacciatori delle tribù circostanti. Nonostante la diffidenza e la
disapprovazione degli anziani, Aisholpan,
sostenuta dal padre, e dopo aver ricevuto la benedizione del nonno,
comincia il suo addestramento. La cattura dei cucciolo di aquila,
la formazione di un legame con il regale rapace, la tecnica di
caccia vera e propria, fino al momento dell’esordio all’importante
evento.
La Principessa e
l’Aquila arriva alla Festa di Roma con
una potenza insospettata
Dopo aver registrato un grande
successo al Sundance, al Telluride e a Toronto, La
Principessa e l’Aquila arriva alla Festa di
Roma con una potenza insospettata. La storia alquanto
lineare ma incredibile si avvale di un racconto ricco di momenti di
tensione, con note poetiche e tratti in cui il ritmo diventa da
film sportivo pur rimanendo fedele alla sua natura di racconto di
formazione.
Il paesaggio innevato delle montagne
della Mongolia costituisce un paesaggio bello e terribile, uno
sfondo possente e crudele, così come lo è la natura in quelle
fredde lande, al coraggio di una ragazzina che ha sfidato un
pregiudizio. Il film si rivela anche essere una storia di
emancipazione femminile in senso più ampio, nel momento in cui
fotografa la prima donna che in punta di piedi si fa largo in un
mondo che la tradizione ha sempre voluto essere riservato agli
uomini.
Ciò che coinvolge però nel
film di Bell sono le location e la scelta di
riprenderle con tecniche d’avanguardia che si discostano dal
classico documentario didascalico, raccontando le vicende con il
coinvolgimento in prima persona dei protagonisti ma anche
utilizzando espedienti drammaturgici e tecnici (tempi di montaggio
e angolazioni di ripresa) da cinema action.
La Principessa e
l’Aqulia è un’immersione nella natura, nella tradizione ma
anche nel sentimento fervido di rivalsa e affermazione, portato a
compimento con modestia e naturalezza e con incredibile
determinazione.
Era uno degli incontri più attesi
qui alla Festa del Cinema di Roma 2016 e
Bernardo Bertolucci non ha deluso le aspettative
regalando un’ora e mezza di racconti, dietro le quinte inediti e
ricordi legati al suo cinema e ai suoi protagonisti. Regista
di culto, sognatore, premiato più volte anche dalla Academy ha
dato vita a capolavori come Novecento,
Ultimo Tango a Parigi e L’Ultimo
imperatore e a 76 anni, costretto su una sedia a rotelle
non vuole smettere di lavorare ma soprattutto imparare.
L’incontro è iniziato con una
standing ovation spontanea all’entrata del regista in sala, che
visibilmente emozionato ha preso parola e ha iniziato la
conversazione con Antonio Monda.
“Gli anni ’60 erano anni di
grande passione e il mondo ha dovuto accettare un nuovo modo
di fare cinema” inizia così Bertolucci,
ricordando gli anni in cui la sua carriera ha preso il via, “Io
stesso avevo un grande amore per Godard, quasi aggressivo. Avrei
picchiato chi mi diceva che non gli piacevano le sue
opere.”
Come di consueto negli
Incontri Ravvicinati ideati dal direttore della
Festa vengono mostrate al pubblico clip che raccontano la carriera
dell’ospite in sala per poi raccontare qualcosa a riguardo: con il
maestro Bernardo Bertolucci l’incontro sarebbe
potuto durare anche fino alla sera tardi. Un infinita fonte di
storie appassionanti e curiose, raccontate con occhi sognanti, che
hanno fatto la gioia di tutti i cinefili in sala, lasciandoli
decisamente arricchiti.
Non si poteva che iniziare con una
clip tratta dal film “Il conformista” del 1970
tratto dal romanzo di Moravia dove Bernardo Bertolucci si lascia
andare ad una delle affermazioni più forti dell’incontro: “Chi
ama la macchina da presa, non tutti ma i registi a cui mi sento più
vicino, sono in realtà voyeur. Dico voyeur senza giudizio o
condanna, perché quando metto l’occhio sul buco
della cinepresa è un po’ come mettere l’occhio sul buco della
serratura. Nella vita sono meno voyeur, ma al cinema
sono senza freni.”
“Ultimo Tango a
Parigi” del 1972 con Marlon Brando fu una
delle pellicole più acclamate di Bernardo Bertolucci anche perché
creò molto scandalo e fu oggetto di censura e il regista così
ricorda l’origine dell’idea: “Un mio amico distributore di New
York mi chiese se mi poteva produrre un film e dopo averci pensato
un po’ gli scrissi una paginetta e gliela inviai. Era la storia di
un uomo e una donna che si incontravano in un appartamento vuoto
solo per fare l’amore. Però non sapevano come si chiamavano e non
volevano sapere chi fossero, era un modo per staccarsi
dalla loro identità sociale diciamo. Da questa idea mi è
venuta la storia di Ultimo Tango, un film non molto facile da
produrre ma dopo un po’ di tentativi ci riuscimmo.”
“Prima di iniziare a girare ci
fu la prima grande mostra di Francis Bacon a Parigi e io ci portai
Brando, Scarfiotti che era lo scenografo,
Gitt Magrini la costumista, Vittorio
Storaro con cui ero al terzo film e tutti capirono che
cosa volevano dire i primi piani.” continua Bertolucci
ricordando la lavorazione , “Dissi a Marlon ‘Questi
ritratti di Bacon che sono così disperati e in qualche modo feroci,
io vorrei che i tuoi primi piani avessero questo tipo di
immediatezza e forza’. Lui rimase molto
impressionato, non sapeva nemmeno chi fosse Bacon ma poi nel film
penso sia riuscito ad arrivare al massimo di questo.”
A seguire sono state presentate le
clip del film che gli valse l’Oscar per miglior regia e miglior
sceneggiatura originale, “L’ultimo imperatore”,
girato in Cina , un paese non così lontano secondo lui visto che il
giallo imperiale “è uguale al giallo di Parma”, la sua
città. Riguardo questo film così scenograficamente imponente ha
voluto fare una riflessione sull’uso del digitale. Sarebbe
stato meglio girarlo in digitale? “Non penso, il
digitale è troppo definito, non c’è molto fuori fuoco (che
invece c’è sempre su pellicola), lo trovo troppo ingessato”
risponde il regista, “ Il mio ultimo film di 4 anni fa,
‘Io e te’ l’ho fatto su pellicola ma se ne dovessi
farne uno ora lo farei in digitale, per esplorare questo mondo.
Tanto abbiamo tempo, possiamo fare tutto.”
Oltre alla clip del film del 2012
‘Io e Te’ è stato scelto anche ‘Il Tè nel
deserto’ e il cult ‘Novecento’, uno dei
film a cui è più legato sia perché è stato girato nelle sue terre
ma anche perché è un omaggio al padre.
Ha concluso l’incontro un film
scelto dal regista, un vero e proprio gioiellino, ‘Le
Plaisir‘ di Max Ophulus del 1952, film in
tre parti. “Dopo la visione del primo episodio mi venne
la febbre e così successe anche con il secondo. Avevo quasi paura a
vedere il terzo!” ha raccontato il regista,
lasciandoci con una testimonianza che ci ha fatto capire la misura
in cui lui ama il cinema, una passione che lo porta a stare anche
male. Un esempio e un incontro che difficilmente scorderemo.
Dopo l’esordio nella serie A, al
Festival
di Cannes 2012 con Gimme the Loot, Adam Leon torna a un festival
Intarnazionale, la Festa di Roma 2016, per
presentare nella selezione ufficiale della kermesse
capitolina il suo secondo lungometraggio da regista,
Tramps.
In inglese, ‘tramp’ significa
‘vagabondo’ e i due girovaghi, i Tramps del titolo, sono
effettivamente due giovani che per uno sfortunato e illecito caso
si trovano a gironzolare per la periferia di Ney York per un giorno
e una notte, all’inseguimento di una valigetta che custodisce un
contenuto misterioso e prezioso. Ellie e Danny non sono
particolarmente onesti né ambiziosi, ma si incontrano nel mezzo
della loro giovinezza e le loro strade finiscono per sovrapporsi,
raccontandoci una storia romantica originale e inaspettate, che fa
sorridere e illumina lo spirito come un’assolata giornata di
primavera.
Tramps illumina lo spirito come un’assolata
giornata di primavera
Elementare nella struttura e nella
vicenda (scambio di “refurtiva” con equivoco),
Tramps si fa forte di un’ambientazione newyorkese
insolita, in cui la città che non dorme mai viene ripresa evitando
la celebre skyline, l’Isola di Manhattan e tutti i luoghi iconici
che la raccontano più spesso al cinema. Anime girovaghe in questa
inedita New York City sono i giovani eroi, interpretati con brio e
leggerezza da Callum Turner e Grace Van Patten. Alto, imbranato e
dinoccolato lui, misteriosa e imbronciata lei, i due formano una
coppia cinematografica perfetta e non importa che dalle prime
inquadrature sappiamo che i due finiranno per innamorarsi, perché
il loro percorso è originale e spensierato, divertente e infine
imprevedibile. Il mistero iniziale, che si rivela essere il
pretesto narrativo superficiale, si dissipa non appena i due
protagonisti condividono la prima inquadratura.
Senza scomodare i grandi classici
della commedia romantica e regalando quel sorriso disteso e
tranquillo che dà una bella giornata di sole,
Tramps si rivela a sorpresa una commedia godibile,
in cui l’amore arriva, atteso e prevedibile, ma con una ventata
fresca di gioia, nella confusione di due vite in via di
definizione.
Arriverà il prossimo 26 ottobre su
Infinity Mariottide, la sitcom di Maccio Capatonda, con protagonista il
personaggio reso celebre dal comico nelle comparsate in tv, in
radio e adesso anche online, grazie alla piattaforma.
A presentare il prodotto, alla Festa
di Roma 2016 nell’ambito della sezione autonoma di Alice nella
Città, c’è proprio lui, Maccio (ovvero Marcello
Macchia), in compagnia di Herbert
Ballerina (Luigi
Luciano) e Francesco Mandelli,
guest star di uno degli episodi (in tutto 20) mostrati in
anteprima.
“La cosa che mi piace del
personaggio è che è indefinito nella sua povertà e tristezza –
ha spiegato Maccio, parlando di
Mariottide – lui è forse il personaggio più a
fuoco che ho fatto perché si porta dietro tutto un mondo, come era
Fantozzi. Si porta dietro il figlio, l’amico del figlio che cerca
di aprirgli gli occhi, la ragazza che non lo ama, tutti quei
personaggi che formano il suo mondo. È un mondo che si adatta a
essere raccontato nella sua quotidianità, nella forma di sit-com.
Ci puoi mettere dentro ciò che vuoi: la demenzialità, la
satira.”
Mariottide arriverà
il prossimo 26 ottobre su Infinity
E in verità il mondo di
Mariottide si sposa alla perfezione con la formula
della situation comedy, senza la necessità di esporre una trama
orizzontale ma procedendo per situazioni, appunto, funzionali e
compiute.
In Mariottide, la
sit-com, ritroviamo i personaggi, ma anche il linguaggio del tutto
stravolto, i giochi di parole, le freddure linguistiche, una cosa
che “ha sempre fatto parte del personaggio”.
La serie segue le tristi vicende di
padre e figlio, Mariottide a
Fernandello, e quindi Maccio e Herbert sono i
protagonisti principali. Intorno a loro però si muovono una serie
di ospiti d’eccezioni, le cosiddette special guest, da Nino
Frassica ai comici Ale e Franz, fino allo
stesso Francesco Mandelli, presente alla
Festa di Roma. “Hanno detto tutti di sì,
subito, forse minacciati da qualcuno – ha scherzato
Capatonda – Ale e Frantz, Bebo Storti,
Giuliano Sangiorgi, Federico Russo, Raul Cremona. Alcuni episodi
vedono anche due ospiti, per esempio nella puntata di Giuliano c’è
anche Rocco Tanica.”
Trai personaggi ricorrenti c’è anche
Lele Mosina, l’agente di mariottide, interpretato
da Nino Frassica. Questo ruolo dell’agente è emblematico per notare
anche che nella serie i due “poveracci” protagonisti sono
anche gli unici personaggi che restano buoni, mentre il contorno è
cattivo, e tende a fruttare la loro ingenuità. “Si può cambiere
tema, ma rimaniamo fedeli alla ‘sfiga estrema’ dei personaggi.
Raccontiamo anche il Paese in qualche modo.”
Intesa anche come una riflessione
sulla società, nella più spassionata delle intenzioni,
Mariottide porta su Infinity la
comicità demenziale del personaggio che si è fatto amare nel corso
degli anni e che si presenta ora nella sua forma matura.
Hugh
Jackman continua a disseminare i social network di
indizi su quello che potremo vedere
in Logan, il terzo, nonchè ultimo,
capitolo della saga dedicata a Wolverine, mutante interpretato
dall’attore a partire dal 2000, anno di debutto
di X-Men.
Nell’ultimo post pubblicato
dall’attore su Twitter ci viene proposta una
nuova e misteriosa foto promozionale.
Logan: il teaser poster italiano di
Wolverine 3 con Hugh
Jackman
Per Hugh Jackman questo ritorno nei
panni del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava
volta (se si conta anche il cameo di X-Men
L’Inizio) nel personaggio. È l’attore che più di tutti
rappresenta i mutanti Marvel al cinema, una sorta
diRobert Downey Jr per
il corrispettivo MCU, e potrebbe essere arrivato
alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio
con Logan.
Logan ha un’uscita
prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James
Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal e Patrick
Stewart.
Vin Diesel è
certamente uno degli attori più attivi sui social network a cui
spesso fa ricorso per aggiornare i fan circa lo status di
lavorazione delle pellicole a cui prende parte. Ebbene gli ultimi
aggiornamenti dell’attore riguardano xXx The
Return of Xander Cage, pellicola che sancisce il
ritorno nella saga di Diesel.
L’attore ha infatti postato
tramite Instagram una foto che lo ritrae
sul set in compagnia di Ruby Rose ed
un’immagine promozionale che vede protagonista proprio il
personaggio da lui interpretato.
Una foto pubblicata da Vin Diesel (@vindiesel) in data: 13 Ott 2016
alle ore 11:43 PDT
xXx Il ritorno di Xander
Cage è il nuovo capitolo del franchise XXX e nuovo spettacolare film d’azione che vede il ritorno
di Vin
Diesel nel ruolo di
Xander
Cage e
con Deepika
Padukone Nina
Dobrev, Ruby
Rose, Samuel L.
Jackson, Donnie Yen
,Tony Jaa
e Toni Collette.
D.J. Caruso dirige
il film su una sceneggiatura di F. Scott Frazier.
Le riprese sono attualmente in corso tra Toronto e la Repubblica
Dominicana. Il film arriverà nelle sale il 20 gennaio
2017.
La Paramount
Pictures ha rilasciato, a supporto della campagna
pubblicitaria di Jack Reacher Punto di Non Ritorno, due nuove
clip ed uno spot della pellicola che vede
protagnisti Tom
Cruise e Cobie Smulders.
Vi ricordiamo che la pellicola
arriverà nelle sale statunitensi tra meno di una settimana, il
prossimo 21 ottobre.
Jack Reacher Punto di Non Ritorno:
trailer italiano con
Tom Cruise e Cobie Smulders
Il primo film era l’adattamento
cinematografico del romanzo La prova decisiva, scritto da
Lee Child nel 2005. Il sequel sarà l’adattamento del romanzo
Punto di non ritorno. Nel cast di Jack Reacher
Punto di Non Ritorno ci sono Tom Cruise,
Cobie Smulders, Aldis Hodge, Danika
Yarosh e Patrick Heusinger.
Edward Zwick, che aveva già diretto Tom
in L’Ultimo Samurai, tornerà a
lavorare con la star di Hollywood per il film che arriverà nei
cinema USA il 21 ottobre 2016.
Di seguito la sinossi del primo
film: In una città pacifica e tranquilla, cinque persone sono
uccise da un cecchino. Gli indizi portano velocemente ad un ex
soldato di nome James Barr. Tace durante l’interrogatorio, ma
scrive il nome di Jack Reacher, un ex poliziotto militare. Durante
il trasporto verso il carcere viene lasciato in balia di altri
carcerati che lo riducono in coma. La polizia non ha idea di come
rintracciare Jack Reacher ma è lui a presentarsi spontaneamente,
intenzionato a confermare la condanna di Barr a causa di un crimine
da lui commesso in passato, ma sa anche che questi non avrebbe mai
chiesto il suo aiuto se fosse davvero colpevole.
Tra i prossimi progetti di
Tom Cruise figurano lo sci-fi Mena, che lo
vedrà di nuovo collaborare con Doug Liman (già
regista di Edge of Tomorrow), e
l’annuncio reboot de La Mummia.
L’attore tornerà anche protagonista dell’annunciato sesto capitolo
della saga di Mission Impossible.
Il London Film Festival
2016 ha annunciato i vincitori di quest’anno e a trionfare
è stato il film Certain Women diretto da Kelly
Reichardt. Miglior opera prima invece va
aJulia DucournauperRaw. La giuria quest’anno ha dato anche una
menzione speciale a Divines di Uda
Benyamina.
Miglior
documentario The Grierson Award: Starless
Dreams scritto diretto e prodotto da Mehrdad
Oskouei. Miglior cortometraggio è invece 9
Days – From My Window in Aleppo, diretto
da Issa Touma, Thomas Vroege and Floor van de
Muelen.
Kicks di
Justin Tipping è stato presentato nella sezione
Alice nella Città della Festa di
Roma 2016 raccogliendo nuovi consensi dopo l’apertura del
Tribeca Film Festival. Tipping è giovanissimo ma
ha già le idee chiare su quale grammatica audiovisiva utilizzare
per raccontare una storia che affonda le sue radici nelle
contraddizioni dei nostri tempi, dove il confine tra Bene e Male
troppo spesso si perde e non è facile segnare il confine tra i due
in modo manicheo.
Il protagonista, Brandon, è un
quindicenne dei sobborghi di Los Angeles che vive le contraddizioni
quotidiane di ogni adolescente: non è atletico come il suo miglior
amico Rico, non è vincente, non ha successo con le ragazze ed è
anche povero tanto da non potersi comprare nemmeno un nuovo paio di
scarpe da ginnastica, che rappresentano un vero status presso le
“gang” urbane. Tutto cambia quando acquista un paio di Air Jordans,
talmente belle e vistose da attirare l’attenzione del bullo locale
Flaco, innescando così un crescendo di violenza che spingerà
Brandon oltre ogni limite, pur di recuperare quelle scarpe.
Kicks
rischiava, almeno su carta, di diventare il classico racconto di
formazione (o de-formazione?) di un adolescente cresciuto in un
contesto socio – culturale difficile; ma l’abilità di Tipping sta
proprio nell’utilizzo di un linguaggio onirico, sospeso e rarefatto
per raccontare l’Io interiore del giovane protagonista e le
conseguenze fenomenologiche sulla realtà innescate dalle sue
scelte. Rievocando un clima ed un gusto tesi e adrenalinici simili
a pietre miliari del cinema come American History
X, è affascinante osservare come si può raccontare
un’apparente storia di banale violenza attraverso un punto di vista
unico, giocando con le inquadrature e sfruttando la metafora –
vincente – dell’astronauta, alter ego ideale di Brandon che con i
suoi lenti movimenti lunari distorce la lente del reale, sublimando
l’immaginario ma soprattutto le complesse sfumature
dell’interiorità inquieta di un quindicenne.
Il confine tra Bene e Male, in
Kicks, ha contorni indefiniti e confusi: chi è il
“buono”? E chi il “cattivo”? Quali sono le ragioni – sempre futili
– che spingono a valicare in modo indiscriminato i due lati opposti
della barricata?
Invece di fornire risposte certe o
lunghe spiegazioni moraleggianti il regista preferisce limitarsi a
narrare gli eventi: reali, onirici, crudeli o rarefatti, ma pur
sempre eventi che compongono, come frammenti (non a caso il film è
diviso in ideali capitoli ispirati a versi e titoli di canzoni
hip-hop e rap) il racconto della turbolenta formazione di un
giovane uomo in fieri.
La musica dei Rolling
Stones. I loro riff di chitarra, il rock e il roll
(letteralmente), il funky e quel ritmo inconfondibile che ha
inebriato, per oltre cinquant’anni, appassionati in ogni angolo del
globo. Quel ritmo che, ancora oggi, anche se Mick, Keith, Ronnie e
Charlie hanno (quasi) tutti passato i settant’anni, suona come una
sorta di ipnotico ed arcaico incantesimo sciamanico capace di
liberare i popoli, perché la ribellione passa anche attraverso la
musica stessa.
The Rolling Stones Olé Olé
Olé: A Trip Across Latin America, diretto da Paul
Dugdale è la conferma definitiva che nel mondo ci sono
ancora troppi paesi che cercano di liberarsi da anni di
oppressione, repressione, dittature e libertà mancate (e negate),
ma soprattutto che I Rolling Stones possono ancora
ricoprire il loro ruolo di “sciamani onorari del Rock’ n’ Roll” con
la loro carica sovversiva, eccessiva, dirompente e sfacciata.
Attingendo a piene mani da una
grammatica visiva tipica delle avanguardie anni ’60-’70, Dugdale
segue ufficialmente gli Stones durante il loro ultimo tour
attraverso l’inesplorato – e pioneristico – Sudamerica: dieci
tappe, le più importanti capitali passando dal Cile all’Argentina,
dall’Uruguay al Messico e il Perù fino alla meta definitiva: quel
concerto gratuito tenutosi il 25 Marzo 2016 a Cuba e che ha segnato
uno spartiacque nella storia del paese, segnando la sua definitiva
apertura verso nuovi orizzonti dopo 80 anni di embarghi,
repressioni, chiusure, divieti e privazioni.
La scelta di Dugdale di utilizzare
uno stile grezzo, scarno, poco patinato, anarchico nel gusto delle
inquadrature e del punto di vista adottato, non fa altro che
confermare la tesi fondamentale sottesa all’intero documentario: il
potere anarchico e sovversivo del puro Rock ‘n Roll è ancora capace
di inquietare i governi repressivi e dittatoriali, e continuerà a
farlo finché quest’ultimi avranno una ragion d’essere. Non è un
caso se proprio questo genere musicale è il primo ad essere
vietato: l’anarchia insita in parole, testi ma soprattutto
atteggiamenti è un pericolo sovversivo per lo status quo
delle cose.
E chi meglio dei Rolling
Stones, la band più longeva, la più irreprensibile e
scandalosa, può incarnare tale minaccia? Dietro il ghigno
mefistofelico di Keith Richards e Mick Jagger si
nasconde la possibilità – e la speranza – per tante persone di
potersi finalmente emancipare dai poteri forti, affermando il
“proprio” stile di vita e la propria indipendenza. La macchina da
presa di Dugdale durante questo selvaggio on the road che
è The Rolling Stones Olé Olé Olé: A Trip Across Latin
America scruta volti, espressioni, entusiasmi e lacrime
dei fan, che oltre al fanatismo nascondono speranze e desideri che,
in una realtà contraddittoria come il Sudamerica, spesso sono stati
affidati alla musica e al ritmo.
Da tempo la Universal
Pictures ha annunciato l’intenzione di portare al
cinema il nuovo Monster Universe, ossia un
universo allargato che abbracci i reboot dei classici del genere
horror portati al successo dalla casa di produzione tra gli anni
trenta e cinquanta.
Tra questi salta all’occhio il
reboot di The Wolf Man, pellicola la
cui sceneggiatura era stata inizialmente affidata
ad Aaron Guzikowski, salvo poi essere stata
riassegnata a Dave Callaham per una
seconda stesura.
Il film, che dovrebbe seguire il
reboot de La Mummia, che vede
protagonista Tom Cruise, subirà
quindi alcune modifiche, dunque potrebbero allungarsi i tempi
di produzione, anche se al momento ancora non si hanno
notizie in merito al nuovo protagonista del film, sebbene in
passato si era fatto il nome di Dwayne
Johnson.
Un uomo che sprofonda in un cieco
incubo kafkiano a base di burocrazia, realismo socialista, leggi da
rispettare, imposizioni da seguire e oppositori. L’ultimo film di
Andrzej Wajda, regista polacco
che ci ha lasciato a pochi giorni dall’inizio della Festa
del Cinema di Roma 2016, è involontariamente una sorta di
testamento spirituale; un lascito malinconico di un artista su un
artista, mentre entrambi sono colti in un dialogo serrato sull’Arte
– sul suo ruolo intrinseco politico e sociale – e sulla
figura dell’Artista stesso, interprete profetico delle forme,
precursore dei tempi e negromante delle famose Powidoki –
Immagini Residue (Afterimage) che danno
il titolo alla versione italiana del film.
Wajda sceglie di raccontare la
storia – vera – del pittore polacco
Władysław
Strzemiński, co – ideatore della teoria
dell’Unismo, amico, studente e collaboratore di Malevič, Chagall e
KandinskiJ; teorico dell’arte (sua la famosa Teoria della
Visione), fondatore del Museo d’Arte Moderna di Łódź,
docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti ma
soprattutto visionario, talento determinato e inflessibile che
decise di non piegarsi ai miseri ricatti e alle intimidazioni messe
in atto dal Partito Comunista al potere dal 1948 al 1952. L’arco
del film copre appunto questo lasso di tempo nella vita – ormai
agli sgoccioli – del pittore, malato di tubercolosi e afflitto da
un grave handicap (non aveva un braccio ed una gamba), che non fu
però risparmiato dalle persecuzioni messe in atto dal Partito
Comunista russo, pronto ad omologare tutti i propri paesi satelliti
sotto un’unica bandiera, un unico simbolo, un unico credo,
eliminando chiunque rappresentasse un oppositore. La damnatio
memoriae applicata su Strzemiński è logorante: prima viene
ostracizzato dalla vita pubblica, poi gli viene tolto il lavoro, la
possibilità di dipingere, di esprimersi liberamente, di parlare e
di comunicare la propria posizione. Con la stessa sublime visione
attraverso la quale aveva già raccontato la Polonia post Seconda
Guerra Mondiale, anche in Afterimage Wajda sceglie
di narrare una vicenda umana che diventa specchio dei mutamenti
storici, si interseca con gli eventi, finisce per diventare proprio
“La Storia” restituendo una lucida ed implacabile visione dei fatti
che si trasformano in un pubblico manifesto alla libertà
d’espressione (e non solo artistica).
Dopo le parole del regista
di Taika Waititi su Thor 3, adesso a parlare di uno dei
prossimi film del Marvel Cinematic
Universe è l’attrice Cate Blanchett, che come sapete fa parte del
cast.
Cate Blanchett è stata solo l’ultima grande
star in ordine di tempo ad entrare a far parte dell’Universo e a
proposito della battuta di qualche tempo fa di Mark
Ruffalo che l’ha definita nel film “il peggio del peggio”
lei ha risposto:
[Ride] Ha detto questo? beh lui
è più verde del verde! Non ho lavorato molto con Mark, purtroppo.
Ma ho avuto la possibilità di lavorare con Chris
[Hemsworth] e in poche parole è delizioso! è
assolutamente favoloso. Tutto era semplicemente un caos molto
divertente. Hai visto il film di Taika Waititi?
beh il film è in mani sicure. E’ meraviglioso – io lo mangerei a
colazione se potessi. E’ assolutamente delizioso, irriverente e la
cosa è fantastica perché la Marvel è un po’ così.
Da queste parole si evince che
l’attrice ha speso molto più tempo sul set insieme a Chris
Hemsworth che fa Thor e a tal proposito
ha rivelato:
Lui è un grande, e sapete
meglio di me, la Marvel sta facendo tanti di questi
colossal in una volta sola che non ha nemmeno tempo per ingrassare.
Io amo Chris in questi film in cui riesce a tirar fuori quel lato
davvero giocoso che arriva poco in altri film.
Thor Ragnarok
sarà diretto da Taika
Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà
ancora Thor; Tom
Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si
annoverano il premio OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
Sebbene non abbiano ancora avuto
modo di vedere Doctor Strange, il cui debutto
nelle sale è previsto per il 26 Ottobre, molti fan
del Marvel Cinematic
Universesono preoccupati per l’impatto che il
personaggio, ritenuto troppo potente rispetto ai Vendicatori, avrà
su Avengers Infinity War.
A sciogliere ogni dubbio ci ha
pensato Kevin Feige che ha così commentato le
straordinarie capacità del dottore interpretato
da Benedict Cumberbatch. “Non è così
potente. Senza dire troppo non sarà esperto quando affronterà le
cose che accadranno nel film e così sarà anche alla fine delle
pellicola. Ci sarà una curva di apprendimento come c’è stata per
tutti gli eroi… e nel prossimo Avengers saranno chiamati ad
affrontare un nemico davvero duro.”
Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono
stati confermati Tilda Swinton, Rachel McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Mentre cresce l’attesa di vedere
nuovamente Batman di Ben Affleck
in azione in Justice
League, oggi l’attore Jeffrey
Dean Morgan ha ammesso durante un’intervista
rilasciata a Cinemablend di sperare
sotto sotto di poter indossare il mantello di
Batman in un film basato magari su
Flashpoint.
Infatti, per coloro che non
conoscono la storia di Flashpoint, è una serie di
The
Flash, in cui Barry Allen salva la madre e
così facendo cambia l’intero universo DC Comics,
dove Bruce Wayne non è diventato mai Batman perché i suoi
genitori non sono mai stati uccisi, e il costume da pipistrello è
indossato da Thomas Wayne. A tal proposito ecco le parole
di Jeffrey
Dean Morgan che ha interpretato il padre di Bruce
Wayne in Batman
v Superman:
“Magari quando Zack Snyder
mi ha scelto è sempre stato quello il traguardo [Ride] …
spero che la DC riesca a trovare una soluzione e magari tra qualche
anno potrò essere il Batman di Flashpoint. Sarebbe
fantastico“.
Per i fan che non vogliono
aspettare, Flashpoint è attualmente al
centro della narrazione della terza stagione di The
Flash, la serie televisiva targata The
CW.
Tutte le news sul mondo dei film della DC COMICS nel nostro
canale dedicata alla DC FILMS.
Vi ricordiamo che
vedremo Batman prossimamente in Justice League che sarà diretto
ancora una volta da Zack Snyder ed è previsto per
il 10 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come
Superman, Ben
Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash,
Jason Momoa come
Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg.
Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse
Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy
Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley
Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.
Mancano ancora poco meno di due
mesi all’arrivo nelle sale di Rogue
Onea Star
Wars Story e la febbre per il debutto di
questo nuovo capitolo non convenzionale della saga lanciata
da George Lucas è già alle stelle.
Per ingannare l’attesa vi
proponiamo qui di seguito alcune immagini delle Topps
Trading Cards che ci presentano alcuni nuovi
personaggi e razze aliene che troveremo nel film diretto
da Gareth Edwards.
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei
Sith e Una Nuova
Speranza. L’uscita in Italia è prevista per
il 14 dicembre 2016. Nel cast del film Felicity
Jones, Mads Mikkelsen, Rizz
Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
7.19am è stato
presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione
Ufficiale.
Città del Messico, 19 settembre
1985. Primo mattino: in un edificio governativo, tutti i dipendenti
vengono convocati per una riunione straordinaria. Mentre prendono
posto, improvvisamente un violento terremoto li seppellisce sotto
nove strati di cemento e lamiere contorte. Bloccati tra le macerie
del palazzo, i pochi sopravvissuti, tra cui Martin, il guardiano
notturno, e Fernando, alto funzionario dello stato, sono lasciati
soli nell’oscurità, aggrappati alle loro vite e in disperata attesa
di aiuto.
Jorge Michel Grau
porta sullo schermo non solo una storia vera, ma anche un’enorme
tragedia che lo stesso ha vissuto indirettamente. All’epoca
del Terremoto del Messico del 1985, Grau aveva appena
12 anni: il regista messicano si serve quindi dei suoi
personalissimi ricordi per ricostruire una drammatica vicenda dal
punto di vista dei protagonisti, utilizzando quindi uno
sguardo profondamente umano e conducendo lo spettatore all’interno
dell’incubo che li vede coinvolti con fare insidioso,
proprio lì, fra le centinaia di tonnellate di macerie dov’è sepolta
la “voce della sopravvivenza”.
Grau sceglie volutamente di
mostrarci fisicamente solo due dei personaggi al centro della
vicenda (tra cui un meravigliosoDemián Bichir, “Il Messicano” di The Hateful Eight), e di
affidare le restanti interpretazioni alle sole voci dei personaggi,
lasciando quindi che siano queste a raccontare la tragedia,
attraverso angosce e paure, ma anche pensieri, stati d’animo,
ideologie.
L’aspetto tragico della vicenda
(perfettamente veicolato dalla scelta di rappresentare i
primissimi attimi dopo il terremoto in 1:1, che
inevitabilmente diventa il formato più adatto per
descrivere claustrofobia e disperazione), lascia quindi spazio
all’aspetto umano: il formato ritorna al canonico
16:9, l’inquietudine sembra estendersi, i sopravvissuti
si confrontano e discutono, mentre attendono con
speranza di conoscere il proprio destino, come in un
limbo.
In 96 minuti, Jorge
Michel Grau ci trasporta nell’oblio e nell’oscurità,
scardinando le regole della messa in scena e mettendo a dura prova
la resistenza dello spettatore, per riportare alla memoria la
più grande tragedia che ha colpito il Messico, all’epoca un
paese – come dimostra anche l’avvilente finale – che non
era pronto a fronteggiare calamità di questo genere.
Mentre la data di uscita al cinema
di Doctor Strange si avvicina sempre di
più, Kevin Feige, boss dei Marvel Studios, e
Scott Derrickson, regista del film con
protagonista Benedict Cumberbatch, sembrano aver
confermato una teoria secondo cui l’Occhio di Agamotto, amuleto
indossato dallo Stregone Supremo, conterrebbe una delle Gemme dell’Infinito, quella del Tempo.
Secondo Feige e
Derrickson infatti, Strange andrà “in giro a
incasinare il Tempo” nel corso della storia. Feige ha inoltre
confermato che l’obbiettivo di rendere adeguato ai tempi il fumetto
di Doctor Strange è stato raggiunto con una discreta facilità:
“Sapevamo che non avremmo avuto bisogno di cambiare molto
rispetto a quanto mostrato nei fumetti per renderlo interessante al
pubblico moderno.”
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Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 4 novembre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Come molti di voi sapranno
Thor Ragnarok oltre ad essere uno dei
prossimi attesi film dei Marvel Studios è anche il terzo
capitolo della trilogia standalone dedicata a
Thor, il Dio del Tuono, ma da quanto apprendiamo
oggi non per il regista del film.
Infatti Taika
Waititi durante una sessioni di interviste con i fan alla
domanda su come si trovasse a lavorare con un film che è parte di
una trilogia e di un universo molto più grande, ha risposto
sorprendentemente che in realtà sta ignorando tutto il resto. Ecco
le sue parole:
Ho fatto uno sforzo per
ignorare il fatto ci sono altri film Thor. Onestamente non so
nulla al di fuori di quello che sto facendo. Sto cercando di
ignorare il resto dell’universo, solo per fare il mio film nel
miglior modo possibile.
Dunque da queste dichiarazioni
capiamo che l’intento del regista è forse quello di cercare di non
farsi influenzare dai film dell’universo, anche se va detto che
considerato come per come lavora Kevin Feige, il
boss dei Marvel Studios,
difficilmente il film non terrà conto di tutto l’universo cinematografico
Marvel.
Thor Ragnarok
sarà diretto da Taika Waititi. Nel cast del
film Chris Hemsworth sarà ancora Thor;
Tom Hiddleston il fratello
adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen
Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà
nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si
annoverano il premio OscarCate
Blanchett (Blue Jasmine,
Cenerentola) nei panni del misterioso e
potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic
Park, Independence Day:
Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star
Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno
del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come
Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo
di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per
il 3 novembre 2017.
Alla Festa del cinema di Roma
arrivano le Cicogne in
missione,il nuovo grande film
d’animazione dello studio creativo WAG – WARNER ANIMATION
GROUP. Dopo The Lego Movie, una nuova straordinaria
avventura in 2D e 3D in uscita nelle
sale italiane il 20 ottobre.
CICOGNE IN MISSIONE è la nuova straordinaria avventura
animata in 2D e 3D per tutta la famiglia, realizzata
dallo studio creativo WAG – WARNER ANIMATION GROUP e in
uscita nelle sale italiane il 20 ottobre distribuita da Warner
Bros. Pictures.
Il film
è diretto Nicholas Stoller, già candidato ai BAFTA per
“Muppets 2 – Ricercati”, e da Doug
Sweetland, animatore supervisore di Cars e candidato all’Oscar
per la regia del corto d’animazione “Presto”. Stoller ha scritto
anche la sceneggiatura e l’ha prodotto con Brad Lewis
(Ratatouille). I
produttori esecutivi sono Phil Lord e Christopher
Miller(già registi di “The Lego
Movie”), Glenn Ficarra, John Requa e Jared
Stern.
Nella
versione originale Cicogne in missione è
doppiato da Andy Samberg (Junior), Katie Crown
(Tulip), Stephen Kramer Glickman (Toady) e Jennifer
Aniston (Mrs. Gardner).
Nella
versione italiana il compito è stato affidato a tre famosissimi
volti e voci della televisione, della radio, del cinema e del
teatro italiani: Alessia Marcuzzi, Federico Russo e
Vincenzo Salemme.
Le
cicogne portano i bambini… o almeno erano solite farlo. In
Cicogne in missione si occupano di consegne per un
grande sito Internet. Junior (Federico Russo), la cicogna migliore
dell’azienda, sta per essere promossa quando per sbaglio attiva la
Baby Factory e dà vita a una bambina adorabile, ma non
autorizzata. Junior e l’amicaTulip (Alessia Marcuzzi),
l’unico essere umano di Monte Cicogna, dovranno quindi cercare di
consegnare la piccola alla famiglia Gardner prima che il boss
scopra cosa è successo, in una corsa contro il tempo che permetterà
loro non solo di scoprire il valore della famiglia, ma anche di
ricordare al mondo la vera missione delle cicogne. A intralciare i
loro piani sarà l’ambizioso piccione Toady (Vincenzo
Salemme).
Alla Festa del cinema di Roma 2016
oggi è il grande giorno di Lorenzo Jovanotti
Cherubini, infatti, il musicista italiano incontrerà il
pubblico dell’auditorium Parco della Musica per uno degli incontri
ravvicinati più attesi.
In più di un’occasione la sua
musica è entrata nei film: da “Muoviti, muoviti” ascoltata
nella commedia Parenti serpentidi Monicelli a “Ragazzo
fortunato” in Aprile di Nanni Moretti fino a “Una tribù
che balla” in Un boss sotto stress di Harold Ramis. Lo
scorso anno abbiamo riconosciuto la sua voce come sottofondo in una
sequenza di Padri e figlie, di Gabriele Muccino, mentre il
2016 ha segnato una nuova collaborazione tra il cantautore e il
regista – che già in passato aveva fruttato a Lorenzo
Jovanotti Cherubini un David di Donatello per “Baciami
ancora” come miglior canzone originale – con il film L’estate
addosso. Considerato uno degli artisti più originali e
innovativi del pop italiano, Jovanotti sarà protagonista di un
incontro con il pubblico dal titolo “Le immagini, la musica e le
parole” e parlerà, per la prima volta, del suo personale viaggio
nel cinema, commentando alcune sequenze di film che hanno segnato
la sua vita e la sua carriera di artista. Tra videoclip innovativi
che accompagnano i suoi brani, i cortometraggi e gli spettacolari
effetti visivi durante i suoi concerti-spettacolo, risulta evidente
quanto il suo rapporto con il cinema sia qualcosa di profondo e
viscerale.
Festa di Roma 2016: il giorno di
Lorenzo Jovanotti Cherubini
Arriva alla Festa di Roma 2016The Rolling Stones Olé Olé Olé! A Trip Across Latin
America, il documentario che segue il
tour dei Rolling Stones nei primi mesi del 2016 attraverso dieci
città latinoamericane concluso con un concerto all’aperto
all’Avana, Cuba, dove la band si è esibita per la prima volta. Un
road movie che celebra il potere rivoluzionario del Rock in modo
divertente e indagatore.
The Rolling Stones Olé Olé
Olé! A Trip Across Latin America
The Rolling Stones Olé Olé
Olé! A Trip Across Latin America racconta il tour, la
cultura locale e il legame unico che esiste tra i popoli
dell’America Latina e i Rolling Stones e combina le vibranti
riprese dal vivo con altre piu` intime che ci portano nel mondo dei
Rolling Stones.
Oggi
per la prima volta Netflix sarà alla
Festa di Roma 2016 per promuovere il
documentario originale Into the Inferno, in cui
Werner Herzog e il vulcanologo Clive Oppenheimer intraprendono un viaggio alla
scoperta di alcuni dei vulcani più leggendari del mondo, dalla
Corea del Nord all’Etiopia, dall’Islanda fino all’Arcipelago di
Vanuatu.
Into the
Inferno
Into the
Inferno è l’occasione per riflettere sul significato
filosofico che si cela dietro ai vulcani.
Louise en Hiver è un delicato
e poetico film in animazione tradizionale 2D, che racconta con rara
sensibilità la storia di Louise, una vecchietta solitaria, dal
nasone spropositato e un po’ burbera, che è solita trascorrere i
mesi estivi in un paesino sperduto in Normandia, dove era solita
villeggiare da bambina e poi adolescente a casa della nonna.
Alla fine dell’ennesima, affollata e
chiassosa stagione estiva, Louise si prepara stancamente e quasi
con rassegnazione a tornare in città, ma perde per un soffio
l’ultimo treno utile, rimanendo bloccata in un paese deserto,
minacciato dal tempo inclemente e dalla furia delle maree. Louise
non si perde d’animo e accetta con semplicità il suo isolamento
forzato, abbandonando la sua casa fredda e umida e costruendosi una
baracca sulla spiaggia, dove vivrà come un naufrago o un
sopravvissuto a chissà quale catastrofe.
Nessuno verrà a cercare Louise e
nessuno si affaccerà per mesi nella cittadina fantasma, nessuno
proverà a telefonare. Quello che nella realtà potrebbe sembrare
totalmente incredibile nel film assume una riuscitissima dimensione
fiabesca e astratta, che permette allo spettatore di accettare la
situazione con naturalezza, portando a quella sospensione
dell’incredulità spesso tanto difficile da ottenere.
In Louise en
Hiver, i riferimenti a Robinson Crusoe sono innumerevoli e continui, ma
vengono in mente anche le storie di morti viventi o le apocalissi
nucleari. Ma la nostra protagonista non è una giovane aitante,
anche se l’intraprendenza non le manca certamente; la sopravvivenza
a cui è costretta sarà il naturale spunto per ritrovare se stessa e
far riaffiorare nella sua mente ormai stanca ricordi che aveva
rimosso da tempo.
I disegni di Louise en
Hiver sono semplici, ma allo stesso tempo accurati
Non mancano in questo viaggio i
compagni di solitudine, come il tenero cagnone, ormai alla fine dei
suoi giorni, che saprà dare all’amica inaspettata tutto quell’amore
e quel supporto emotivo che solo gli amici a quattro zampe sanno
regalare, o lo scheletro del paracadutista appeso ad un albero dai
tempi dello sbarco in Normandia, che con grande pazienza raccoglie
confidenze, sogni e timori di Louise da quando era bambina.
I disegni di Louise en
Hiver sono semplici, ma allo stesso tempo incredibilmente
accurati, riescono a trovare una sintesi grafica felice e di rara
efficacia. Con poche pennellate sembra di trovarsi sulla sommità
delle scogliere francesi e l’acquarello, sporcato di spuma di
pastello, riesce ad evocare magnificamente la furia del mare. Le
texture sono funzionali alla narrazione, le trame delle carte
martellate affiorano tra le pennellate, offrendo una sensazione di
libertà espressiva che fa bene agli occhi e al cuore.
Il cinema di animazione francese,
per sua grande fortuna e vanto, non è certo nuovo a film di questo
genere, viene in mente Sylvain Chomet su tutti, ma ogni volta ci si
sorprende e ci si abbandona volentieri all’affabulazione disegnata
che tante volte viene invece snobbata o etichettata come cinema per
bambini.