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The Secret Scripture: recensione del film con Rooney Mara

The Secret Scripture: recensione del film con Rooney Mara

The Secret Scripture è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale. Era dal lontano 2011, quando uscì il dimenticabile Dream House, che il regista irlandese Jim Sheridan, famoso per opere più che notevoli come Il Mio Piede Sinistro e Nel Nome del Padre (entrambi con Daniel Day-Lewis), mancava dalla regia di un film.

C’era dunque abbastanza curiosità attorno a questo suo The Secret Scripture, adattamento cinematografico del bestseller omonimo (edito in Italia col titolo Il Segreto) scritto da Sebastian Berry e uscito nel 2008. Il film, esattamente come il libro, racconta la storia di Roseanne McNulty, rinchiusa da oltre 50 anni in un ospedale psichiatrico in Irlanda e seguita quotidianamente dal suo psichiatra, il Dr. Grene. In gran segreto, Roseanne si dedica ogni giorno alla stesura della sua autobiografia in cui ripercorre la sua vita durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale (a differenza del romanzo, dove il passato si colloca durante la guerra civile irlandese), dall’amore con il pilota Michael Eneas fino all’accusa di infanticidio che la condusse ad una vita di povertà e solitudine. Parallelamente, anche il Dr. Grene sta scrivendo un diario su Roseanne, ma le sue ricerche non coincidono con i racconti della donna…

The Secret Scripture, il film

Si rimane davvero basiti di fronte alla scarsa qualità di questo nuovo lavoro di Sheridan, un melò enfatizzato e irritante nella messa in scena, dalla regia scialba e anonima alla fotografia accesa e patinata, fino alla tediosa colonna sonora che non fa altro che marcare l’aspetto drammatico dell’intera vicenda, appesantendo la struttura generale del film, invece di alleggerirla.

Il regista, autore anche della sceneggiatura insieme a Johnny Ferguson, estrapola e stravolge i punti salienti dal romanzo originale e li unisce con una superficialità aberrante, realizzando un’opera rancida, dal linguaggio ormai sorpassato, dove una storia interessante sulla carta viene rimpastata e ingiustamente ridicolizzata, e dove risulta impossibile empatizzare con la sua sventura protagonista.

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Anche la scelta del cast si rivela fallimentare: se già è difficile immaginare che Rooney Mara (uno delle attrici più brave della sua generazione, qui totalmente vittima degli svarioni di scrittura e regia) possa diventare, in età avanzata, come Vanessa Redgrave (tristemente relegata ormai allo stesso tipo di ruolo da anni), la controparte maschile del film, formata da Theo James (The Divergent Series) e Jack Reynor (Transformers 4 – L’Era dell’Estinzione), risulta assolutamente fuori parte e incapace di reggere il confronto con la maturità che un’interprete come la Mara riesce a far trasparire ad ogni singola inquadratura, (indipendentemente dal risultato finale).

The Secret Scripture è un dramma disorganico che resta indigesto. Un delle peggiori trasposizioni cinematografiche degli ultimi anni, che proprio nell’adattamento della fonte letteraria trova il suo tallone d’Achille, trascinandosi per 108 insostenibili minuti tematiche mai realmente approfondite, auspicando a una tensione che non si concretizza mai e approdando ad un finale imbarazzante per la sua prevedibilità.

Festa di Roma 2016: Viggo Mortensen incontra il pubblico dell’Auditorium

Il “Ritorno del Re” lo ha definito Antonio Monda prima di introdurlo al pubblico dell’Auditorium. Viggo Mortensen è tornato alla Festa del Cinema di Roma dopo essere stato tra i protagonisti dell’edizione 2008 (quando venne presentato il western Appaloosa).

L’occasione, questa volta, non è stata soltanto la presentazione nella Selezione Ufficiale – in collaborazione con Alice Nella Città – di Captain Fantastic, ma anche uno dei numerosi Incontri Ravvicinati (Closer Encounters) che lo ha visto protagonista nella giornata di ieri.

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Al pubblico della Sala Petrassi, Viggo Mortensen si presenta come l’antidivo per eccellenza. Jeans, camicia, borsa ufficiale della Festa di Roma in spalla e tanta voglia di ripercorrere insieme ai presenti in sala le tappe fondamentali di una carriera straordinaria.

Una carriera che Antonio Monda analizza – come prevede l’ormai consolidata formula di questi affollatissimi incontri – attraverso sei clip tratte dalle opere più rappresentative o più amate della filmografia dell’attore statunitense di origine danese.

Viggo Mortensen: il ritorno del Re sul red carpet della Festa di Roma 2016

Si parte proprio dal sopracitato Appaloosa, western diretto da Ed Harris che ha visto Viggo Mortensen recitare al fianco dello stesso Harris, Reneé Zellweger e Jeremy Irons. Per Viggo è stata l’occasione per parlare del fenomeno sempre più dilagante degli attori che decidono di mettersi in gioco anche come registi, e della possibilità di debuttare un giorno anche dietro la macchina da presa. Alternando inglese e italiano (lingua che l’attore parla discretamente e sorprendentemente bene), Viggo ha spiegato:

“Non esiste per me differenza tra registi e attori che scelgono poi di fare i registi. La cosa più importante è che un regista abbia tutto il tempo necessario a disposizione, senza alcun tipo di pressione. Mi piacciono i registi che osservano e intervengono solo se necessario. Penso che io lavoreri così se dovessi girare un film. Quest’anno avrei dovuto debuttare dietro la macchina da presa, ma alla fine non c’erano più i finanziamenti. Adesso sembra che qualcosa si stia muovendo in merito ad un altro mio progetto, ma preferisco non dire di più per scaramanzia.”

L’incontro prosegue con un estratto da Delitto Perfetto, remake del classico di Alfred Hitchcock con Michael Douglas e Gwyneth Paltrow. La scena che vede il personaggio di Douglas, Steven Taylor, corrompere quello di Mortensen, David Shaw, per indurlo ad uccidere la moglie (Gwyneth Paltrow), ha introdotto la riflessione di Viggo in merito alla sua passione per il cinema, quando è nata e come è cresciuta nel tempo:

“Mi sono appassionato al cinema grazie a mamma, che mi portava in sala già all’età di 5 anni. Quando ero adolescente non volevo fare l’attore, anche perchè ero piuttosto timido da ragazzino. Poi, intorno ai 20-21 anni, qualcosa dentro di me è cambiato. Ogni volta che andavo a vedere un film, mi dimenticavo di dove mi trovavo e mi facevo completamente travolgere dalla storia. È stato allora che ho capito che volevo diventare un attore. La cosa che mi piace di più di questo mestiere è che ti permette di diventare chiunque tu voglia.”

Da Delitto Perfetto a The Road, adattamento cinematografico del romanzo La Strada di Cormac McCarthy (pubblicato nel 2006 e vincitore del Premio Pulitzer), che ha permesso a Viggo di riflettere sul ruolo dell’artista:

“Non credo esista distinzione fra artista e non artista. Tutti possono essere artisti. Poi c’è chi viene pagato per giudicare il lavoro degli altri, e quello è un compito davvero arduo. Ecco perché ho sempre rifiutato di far parte delle giurie dei Festival. Per me tutti sono degli artisti, nella misura in cui siamo esseri umani presenti a se stessi. Non devi essere un prodotto per essere un’artista. Lo sei nella misura in cui esiste.”

Viggo Mortensen è Captain Fantastic alla Festa di Roma 2016

A metà incontro si è arrivati a parlare di una delle più importanti figure nella carriera di Viggo Mortensen, ossia David Cronenberg, il celebre regista con cui Viggo ha lavorato ben tre volte, in A History of Violence, A Dangerous Method e ne La Promessa dell’Assassino (di cui è stato mostrato un estratto). A proposito di questa prolifica collaborazione, Viggo ha spiegato:

“David Cronenberg mi ha insegnato ad avere fiducia nella macchina da presa, che può vedere e sentire tutto. Devo ammettere che ci sono pochi registi come lui, in grado di cogliere i dettagli, i piccoli particolari che fanno parte di questo lavoro incredibile. È bello essere diretti da lui, ti fa sentire al sicuro. Hai la consapevolezza che qualsiasi cosa fai sicuramente verrà colta da David, anche la più insignificante sfumatura.”

Con la penultima incursione nella sua carriera siamo andati abbastanza indietro nel tempo, precisamente al lontano 1993, quando Viggo Mortensen (all’epoca ancora poco conosciuto) recitò in Carlito’s Way di Brian De Palma, in un ruolo di supporto che non tutti facilmente ricordano. A proposito del tipo di personaggi che ama portare sullo schermo, l’attore ha dichiarato:

“Non so onestamente quale tipo di ruolo preferisco. Ogni personaggio è diverso da un altro, ma li amo tutti allo stesso modo. Mi piace interpretare i ruoli più diversi, anche personalità che probabilmente non apprezzerei mai nella vita reale. Mi piace sperimentare e mettermi alla prova.”

Com’era prevedibile, l’incontro si è chiuso con il ricordo di Aragon e de Il Signore degli Anelli, ad oggi indubbiamente il ruolo più conosciuto e acclamato di Viggo. A proposito della trilogia di Peter Jackson, l’attore ha rivelato un aneddoto che forse non tutti conoscono: “È stato mio figlio a convincermi a fare il film. Ricordo di aver ricevuto questa telefonata dove mi veniva proposto proposto di andare in Nuova Zelanda per sostituire un attore nell’adattamento de Il Signore degli Anelli. Non avevo letto il libro, non mi sentivo adatto per la parte. E allora mio figlio, che all’epoca aveva 11 anni, mi disse che probabilmente dovevo essere impazzito. Ricordo che girare quei film mi ha aiutato molto a superare l’imbarazzo legato alla realizzazione di particolari sequenze. Nella scena con il Re dei Morti ad esempio non c’era nessuno,  e dovevamo fare questi strani movimenti con Orlando Bloom e gli altri, mentre i tecnici sorseggiavano caffè. Io agitavo la spada e c’era una persona che leggeva le battute del Re seduto su una sedia. Diciamo che ti senti un tantino idiota quando devi lavorare così, ma col tempo ho imparato che non è giusto. Anche quelle scene richiedono intensità e concentrazione. Se ti senti in quel modo, è solo colpa tua.”

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Naples ’44: recensione del doc di Francesco Patierno

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Naples ’44: recensione del doc di Francesco Patierno

La guerra, nelle sue terribili forme, è stata più volte raccontata al cinema, da documentari e film di fiction; nella sua terribile crudeltà e violenza è anche la protagonista di Naples ’44, il documentario che Francesco Patierno ha costruito basandosi sulle memorie di Norman Lewis, soldato dell’esercito britannico di stanza a Napoli durante la fine della seconda guerra mondiale. Le memorie, raccolte in una pubblicazione omonima, sono in forma di diario, in cui Lewis racconta la sua esperienza a Napoli, dopo servì nella “Field Security Service” dell’Intelligence Corps, dal settembre del ’43, subito dopo l’Armistizio, all’ottobre del ’44.

Il documentario Naples ’44 è il racconto illustrato di questo diario, narrato dalla calda voce di Benedict Cumberbatch nella versione internazionale, dallo sbarco di Lewis a Salerno fino alla lettera dei superiori che gli comunicavano il trasferimento a Taranto, per un’altra mansione.

Patierno sceglie stralci di racconto precisi, che si concentrano sulle condizioni della città, sulla mancanza di luce e acqua e sulla fame che soffrivano i cittadini in tempo di guerra, ma anche sull’ingegno della popolazione, sulla collaborazione servile di cui godeva l’esercito degli Alleati da parte degli autoctoni, sulle brutture di una città in rovina e anche sulle sue indiscusse bellezze paesaggistiche e culturali. Passando per l’eruzione del Vesuvio, che infierì su una popolazione già allo stremo, fino alla festa di San Gennaro, con annesso miracolo.

Patierno sceglie di accompagnare il racconto verbale con una composizione variegata di immagini: ci sono i filmati di repertorio, le ricostruzioni, le sequenze di film ambientati in quell’epoca e le scene realizzate ad hoc, che seguono un attore, nei panni dell’anziano Lewis, che torna a camminare per i vicoli e le stradine della Napoli di oggi, ricordando il suo passato.

napoli-44-filmIl risultato di questa composita mescolanza di formati, immagini, parole e argomenti crea un ritratto oggettivo, che non risparmia gli aspetti più crudi e sporchi di Napoli e dei napoletani, ma che allo stesso tempo resta irrimediabilmente incantato dalla bellezza di un mondo che, seppure in guerra, sembra chiuso in una bolla magica di poesia, che si mostra in ogni sorriso, espediente, gesto di cortesia e di accoglienza che la popolazione partenopea ha riservato ai soldati liberatori. Non si risparmia però anche l’aspetto negativo della presenza delle truppe Alleate come disturbatrici degli equilibri della società.

Naples ’44 è un documentario lucido e poetico, commovente nella parte finale e sapiente nella scelta di parole e immagini che riescono a tratteggiare un periodo storico doloroso in una città splendida e terribile, lodando e condannando, descrivendo e commentando, alla fine eleggendo a patria adottiva un posto contro cui l’uomo e la natura si accanisce ogni giorno, ma in cui l’umanità riesce a sopravvivere.

Batman: Joe Manganiello rivela la data delle riprese

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Dopo aver rivelato il suo Robin preferito per Batman, oggi Joe Manganello ha rivelato ulteriori dettagli sull’annunciato film standalone sul pipistrello diretto e interpretato da Ben Affleck.

Ebbene, l’attore che come vi avevamo anticipato sarà Deathstroke, durante un’intervista a Entertainment Tonight si è lasciato sfuggire che è attualmente impegnato ad allenarsi per il film che inizierà a girare nella primavera prossima.

The Batman: Ben Affleck spiega perchè ha scelto Joe Manganiello

Queste parole voglio dire che del film potrebbero iniziare a Marzo, Aprile o Maggio e che è ipotizzabile pensare che la pellicola possa uscire in Autunno del 2018, quando guardavano la DC FILMS ha già annunciato un’uscita senza titolo, attualmente.

The Batman (titolo provvisorio) sarà scritto da Ben Affleck Geoff Johns sarà diretto da Affleck. Nel cast J.K. Simmons sarà Jim Gordon. 

Secondo le prime anticipazioni, Arkham in questa storia potrebbe avere un ruolo chiave se non addirittura importantissimo. Pare infatti che tutto il film racconterà di un Batman bloccato proprio in Arkham Asylum e che si ritroverà costretto ad affrontare molti dei suoi nemici.  Vi ricordiamo che lo stesso Ben Affleck ha confermato che il film chiaramente si ispirerà ad una o più storie dal fumetto seppur mantenendo un’originalità predominante.

The Batman: nuovi affascinanti rumors sul film di Ben Affleck

Ricordiamo che dopo Batman v Superman Affleck tornerà a vestire i panni di Batman nei due film dedicati alla Justice League.

The Batman

Doctor Strange: oggetti magici nel nuovo video

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Doctor Strange: oggetti magici nel nuovo video

Dopo avervi rivelato ieri la trasformazione di Stephen Strange in Doctor Strange, oggi la Disney ha diffuso un nuovo contributo video dedicato questa volta agli oggetti magici della storia.

Doctor Strange è troppo potente per Avengers Infinity War?

https://www.youtube.com/watch?v=ZKyiTTYe6CY

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Doctor Strange: il trailer italiano del film con Benedict Cumberbatch

L’uscita di Doctor Strange è prevista per il 26 Ottobre 2016. Dirige Scott Derrickson da una sceneggiatura di Jon Aibel e Glenn Berger, rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati confermati Tilda SwintonRachel McAdams Chiwetel Ejiofor.

Dai Marvel Studios arriva la storia del neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e ergersi contro il male.

Produttore del film, Kevin Feige, con Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan Lee e Stephen Broussard come produttori esecutivi.

Logan: nuove foto dal set rivelano dettagli sul villain

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Logan: nuove foto dal set rivelano dettagli sul villain

In quest’ultima settimana abbiamo pubblicato molte news su Logan, l’annunciato prossimo film con Hugh Jackman nei panni di Wolverine. Ebbene oggi arrivano da OMEGA nuove foto dal set che rivelano alcuni indizi sul potenziale villain che vedremo nel film prodotto dalla 20th Century Fox.

In questa nuova immagine possiamo vedere  Donald Pierce e quella che sembra una protesi bionica, che servirà alla CGI. Questo dettaglio arriva però dopo averlo visto nelle foto pubblicate qualche giorno fa, senza nessuna protesi particolare. Dunque è ipotizzabile che acquisisca successivamente questo potenziamento, dettaglio che conferma che con ogni probabilità sarà Holbrook, noto villain che trovate nella foto di seguito.

Logan: il teaser poster italiano di Wolverine 3 con Hugh Jackman

Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta (se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti Marvel al cinema, una sorta diRobert Downey Jr per il corrispettivo MCU, e potrebbe essere arrivato alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio con Logan.

Logan ha un’uscita prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James Mangold (già regista di Wolverine L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh Jackman, Boyd Holbrook, Richard E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La Salle, Elise Neal e Patrick Stewart.

Festa di Roma 2016: Matt Dillon tra regia, film e il mestiere di giurato

Mentre la Festa di Roma da due anni a oggi ha perso la sua conformazione di Festival, con premi e giuria, Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela di cinema per ragazzi, ha mantenuto questa tradizione, e quest’anno a presiedere la giuria del concorso è stato chiamato l’attore e regista Matt Dillon, visto di recente in Wayward Pine.

In merito al suo ruolo di giudice del lavoro altrui, Matt Dillon ha dichiarato: “Reputo di essere stato molto fortunato a fare l’attore perché significa essere un creativo e non ritrovarmi schiavizzato da un lavoro senza via d’uscita. Per questo bisogna sempre ricordarsi da dove si è venuti e allo stesso tempo non bisogna mai fare i paragoni o i confronti con gli altri, tra me e altri attori. Evitare i confronti mi porta anche a riflettere sul ruolo che ho adesso. È veramente difficile fare un confronto tra diversi artisti e purtroppo in quanto presidente di una giuria devo fare questo insieme agli altri giurati. So, forse meglio di chiunque altro, che è difficile ragionare in termine di concorso, ovvero scegliere che un lavoro è migliore dell’altro, anche se alla fine bisognerà fare proprio questo, scegliere. Questo però diventa importante nel momento in cui il riconoscimento aiuterà ad andare avanti per un progetto futuro. Su questo, come attore e regista, mi trovo perfettamente d’accordo, perché so quanto è difficile fare un film. Nei film cerco l’autenticità e i film in concorso parlano di giovani e di tematiche che i giovani si trovano ad affrontare.”

Il suo lavoro però non sembra pesargli molto, dal momento che la qualità dei film della selezione di Alice nella città sembra essere molto alta: “Il livello dei film in concorso è davvero straordinario. Quando mi hanno proposto non solo di far parte della giuria, ma di esserne il presidente, ho accettato perché non ero mai stato presidente e mi hanno detto che si dovevano giudicare solo 8 film. Mi sembrava ragionevole, anche perché non volevo stare tutto il giorno rinchiuso in una sala cinematografica. Una volta ero in una giuria di un festival in Brasile, in Amazzonia, e non volevo rimanere chiuso dentro, quando ero in mezzo all’Amazzonia, era l’ultima cosa che volevo fare. Poi mi è stato detto che i film erano 12, e mi sono detto ‘speriamo che abbiano una durata ragionevole’. Scherzo ovviamente, ma i film sono davvero belli e mi sento di ringraziare il comitato di selezione.”

Matt Dillon, noto prevalentemente per i suoi film degli anni ’90, ha esordito anche come regista nel 2002, con City of Ghosts, ma al momento è impegnato nella sua seconda regia, questa volta per un documentario sul lavoro e la vita del musicista afro-cubano Francisco Fellove: “Mi interessa esplorare argomenti che trovo appassionanti e per questo adesso sto lavorando al documentario musicale che per ora ha un titolo che mi piace moltissimo: il Grande Fellove. Si tratta di un musicista afro-cubano che è stato il primo cantante cubano di scat, qualcosa di nuovissimo. Ho girato molto materiale ma senza utilizzarlo, ma tre anni fa, poiché il mio interesse per la musica non si è mai affievolito, ho ripreso in mano il progetto e cerco di esplorare il personaggio in maniera adeguata. Sto imparando che fare documentari è una cosa difficilissima. Noi siamo quello che siamo perché dipendiamo dalle circostanze della vita. Per questo io amo il documentario che pur non trattando di me è comunque molto personale perché parla di una figura che per me è interessante. Lui nasce povero, nero in un periodo in cui vivere a Cuba era difficile e non riusciva a tirarsi fuori dalle difficoltà nonostante il grande talento. Ha affrontato molte avversità e per questo gli hanno dato il nome del grande Fellove. Non è un nome che si è dato da solo perché era una persona molto modesta, ma quando cominciava a cantare veniva fuori la sua grandezza.”

“Mi è piaciuto molto fare il regista, e non sono tornato subito a fare un film da regista non perché non mi sia piaciuto, tutt’altro – ha poi raccontato Matt Dillon, parlando del tempo trascorso tra un progetto e l’altro dietro la macchina da presa – Ho trovato l’esperienza entusiasmante, mi è piaciuto moltissimo lavorare con gli attori. Forse però il fatto che sia io un attore ha impedito che avessi la necessità di rimettermi subito a lavoro come regista. La gente ti considera come attore e quindi continui con questa professione.”

Leonardo DiCaprio produrrà il film su Captain Planet

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Mentre sta portando in giro per i Festival (era in programma a Londra e a Roma) il suo Before the Flood, Leonardo DiCaprio ha appena annunciato, tramite THR, il suo prossimo progetto da produttore per la sua casa Appian Way.

L’attore premio Oscar si occuperà di trasformare in film live-action il cartone animato anni ’90 di Captain Planet, progetto già annunciato da diverso tempo alla Sony.

Trattandosi di un prodotto incentrato sulla difesa dell’ambiente, la scelta di Leonardo DiCaprio sembra estremamente coerente con i suoi principi ideologici.

Before the Flood: trailer del doc prodotto da Leonardo DiCaprio

captain planetCaptain Planet e i Planeteers (Captain Planet and the Planeteers) è un cartone animato di stampo ambientalista prodotto da Dic a partire da un’idea di Ted Turner, prodotta tra il 1990 e il 1992. In Italia è stato trasmesso da Rai 1 e Rai 2. La serie si compone di tre stagioni, per un totale di 65 episodi. Esiste una seconda serie, prodotta tra il 1993 e il 1996 dalla Hanna & Barbera ed arrivata in Italia solo nel 2004 su Boomerang dal titolo Le nuove avventure di Capitan Planet.

Fonte: SR

Kubo e la Spada Magica: alla Festa di Roma l’incontro sulla stop-motion con Stefano Bessoni

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Sarà presentato domani, 19 ottobre, alla Festa di Roma 2016, nell’ambito della sezione autonoma e parallela di Alice nella Città, Kubo e la Spada Magica (Kubo and the Two Strings), il nuovo film in stop-motion prodotto dalla Laika (Coraline e la Parta Magica).

In occasione della presentazione della pellicola d’animazione, Stefano Bessoni, regista e illustratore romano esperto di stop-motion, terrà un incontro sulla tecnica di animazione alle 16.30 a Casa Alice (presso l’Auditorium Parco della Musica, Via Pietro da Coubertin 30 – Roma), durante il quale esporrà le principali tecniche di stop-motion e in particolare quelle utilizzate in casa Laika per la produzione del film, diretto da Travis Knight.

Per partecipare all’interessante incontro, basta registrarsi al seguente form: REGISTRAZIONE.

L’evento è aperto anche ai non accreditati alla Festa di Roma, ma sono da riternersi confermate solo le richieste per le quali si riceverà una mail di risposta.

Kubo e la Spada Magica arriverà nei cinema italiani il prossimo 3 novembre 2016.

Kubo e la spada magica: il nuovo trailer italiano

Kubo e la spada magica è una produzione LAIKA. Con Charlize Theron, Art Parkinson e Ralph Fiennes, George Takei, Cary-Hiroyuki Tagawa, Brenda Vaccaro, Rooney Mara e Matthew McConaughey. Costumi di Deborah Cook. Colonna sonora di Dario Marianelli. Montaggio di Christopher Murrie (membro degli American Cinema Editors). Scenografia, Nelson Lowry. Direttore della Fotografia, Frank Passingham. Prodotto da Arianne Sutner e Travis Knight (membri della Producers Guild of America),. Soggetto di Shannon Tindle e Marc Haimes. Sceneggiatura di Marc Haimes e Chris Butler. Regia di Travis Knight.

Festa di Roma 2016: Nocturama recensione del film di Bertrand Bonello

Dopo i negazionisti dell’olocausto de La Verità Negata e l’amore proibito alla Lolita di Una, a sconvolgere la coscienza morale di pubblico e critica alla Festa del Cinema di Roma ci pensa anche Nocturama, l’ultimo controverso film diretto da Bertrand Bonello.

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La storia si svolge nella Parigi contemporanea dove un insospettabile gruppo di ragazzi di età ed etnie diverse, le cui esistenze non sembrano essere connesse in alcun modo l’una all’altra, sta preparando in realtà un furioso e randomico attentato terroristico che, colpendo in contemporanea più zone della città, ha come fine ultimo quello di seminare orrore e panico.

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Proprio come a teatro le opere si dividono in atti, anche il film di Bonello segue uno schema abbastanza chiaro; mentre la prima parte è dedicata all’attesa, in cui i ragazzi organizzano in modo (non troppo) meticoloso il loro attacco allo stato, nella seconda si passa invece all’azione per poi ritornare ad una lunga, claustrofobica ed interminabile sospensione spazio temporale sperando (invano) che la storia giunga ad una degna conclusione. L’eccessiva dilatazione dei tempi d’attesa, che dovrebbe in qualche modo gettare lo spettatore in un insostenibile stato d’ansia, però non fa altro attentare irrimediabilmente al ritmo della narrazione che appare così lenta e frammentaria.

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Altro punto a sfavore di Nocturama è senza alcun dubbio la caratterizzazione quasi inesistente dei personaggi; per la maggior parte del film infatti i sette protagonisti restano in uno snervante silenzio tanto che di alcuni di loro riusciamo a conoscere il nome solo a metà film. In più il passato dei ragazzi è avvolto nel mistero; solitamente i terroristi o comunque i nemici dello stato, agiscono perché spinti da una forte motivazione comune, eppure ciò che accomuna i ragazzi, l’unico elemento in grado di restituire un po’ di senso alle loro indiscutibilmente folli azioni, viene a malapena accennato. Come se questo già non fosse sufficientemente destabilizzante, a lasciare perplessi è anche la reazione dei ragazzi post attacco; appaiono infatti tutti terrorizzati all’idea di aver provocato la morte di persone innocenti e di poter finire in galera per il resto della loro vita.

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Di certo c’è che Nocturama, nonostante la sua discutibile estetica e la tematica profondamente disturbante, lascia spazio a molte interpretazioni differenti e accende il dibattito. In conclusione, che finiate o meno per amare l’ultima opera di Bertrand Bonello, viene da chiedersi se in tempi difficili come questo, dove paura ed orrore sono quasi all’ordine del giorno, ci sia davvero bisogno di film come questo che brucia come sale su di una ferita ancora aperta e sanguinante.

The Accountant: recensione del film con Ben Affleck

The Accountant: recensione del film con Ben Affleck

Presentato nella selezione ufficiale, arriva alla Festa di Roma 2016 The Accountant, di Gavin O’Connor con Ben Affleck.

Christian Wolff è un genio della contabilità e risolve problemi. È affetto da una grave forma di autismo che riesce a contenere grazie all’addestramento durissimo che il padre, un militare severo e intransigente, gli ha imposto per anni insieme al fratello. Ora lavora per organizzazioni criminali e chiarisce ammanchi di ingenti somme di denaro. È ricchissimo, tanto da poter avere un dipinto di Pollock nella sua roulotte blindata. Ma l’ennesimo incarico, che sembra far parte ormai di una normale routine, lo porterà a fare i conti con il suo passato.

The Accountant: trailer italiano del film con Ben Affleck

Action movie all’americana, godibile, quando però non ci si annoia a seguire i complessi meccanismi di una trama che fa acqua da tutte le parti. A parte la cpomplessità della trama, il problema più grande è sicuramente riuscire a individuare un registro preciso. Si alterna una estrema serietà, a momenti altamente ironici e non è chiaro quanto questo sia voluto e controllato, o quanto sia frutto di una sottile volontà autoriale che intende abilmente mescolare gli ingredienti dei generi. Ne scaturisce uno spiazzante frullato, sicuramente di facile ingestione, ma che può provocare blocchi digestivi per gli stomaci più delicati.

In tutto questo il bravo Ben Affleck sembra trovarsi a suo agio e fa degnamente il suo lavoro, con vigore e piglio attoriale giusto, mettendo a posto i conti di società truffaldine, sparando e colpendo meloni a un chilometro e mezzo di distanza, facendo invaghire la sprovveduta collega di turno, picchiando, menomando e uccidendo chiunque minacci la contabilità dei suoi clienti. È una specie di vendicatore atipico, un “Rain Man ammazzatutti”, rappresenta la rivincita di un diverso e come tale funziona inserito nel filone dei tanti giustizieri passati sullo schermo. Ma lo stesso Affleck tradisce spesso un sorrisino trattenuto che potrebbe forse essere sarcastico e ammiccante, come a voler sottolineare che magari la situazione è sfuggita di mano.

The Accountant Ben Affleck

La trama seppure complicata e ingarbugliata ha le tappe fisse del genere e le sorprese sono annunciate fin dalle prime sequenze. Nonostante i difetti di tono e di racconto, The Accountant è divertente, a tratti adrenalico, realizzato con discreto mestiere. Quindi piacerà sicuramente al pubblico italiano, come già è avvenuto in USA.

Una: recensione del film con Rooney Mara

Una: recensione del film con Rooney Mara

Una è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale. Una Spencer è una ragazza tormentata dal passato che conduce una vita sgregolata fatta principalmente di locali notturni e incontri sessuali occasionali. Un giorno Una si presenta senza preavviso sul posto di lavoro di Ray Brooks, un uomo più grande di lei, con il quale la giovane chiede insistentemente di poter parlare. A pochi minuti dal loro incontro verrà a galla una verità inconfessabile che minaccia di mandare in pezzi la vita di Ray.

Adattamento cinematografico dello spettacolo teatrale di David Harrower (autore anche della sceneggiatura del film), Una è un dramma che scuote il senso del pudore dello spettatore, mettendolo a disagio nello scandagliare l’intimità di una storia d’amore inconcepibile per la morale comune.

Il regista australiano Benedict Andrews debutta alla regia di un lungometraggio costruendo un’opera in parte influenzata dal materiale di partenza nella sua impostazione teatrale, dove i luoghi si trasformano in spazi poetici capaci di evocare l’intensità claustrofobica di un incubo dal quale i due protagonisti non riescono a liberarsi.

Una recensione del film con Rooney Mara

Andrews cattura le contraddizioni e le afflizioni in un testa a testa tra vittima e carnefice sottile ed ambiguo, fino a spingere il pubblico a provare un’inquieta e nervosa complicità nei confronti di un amore malato che ha distrutto per sempre – anche se in maniera diversa – la vita di entrambi. Il posto di lavoro di Ray diventa il luogo ideale in cui desiderio, abuso, colpa e necessità si legano indissolubili, un vero e proprio purgatorio in cui gli ambienti freddi e anonimi sono in meraviglioso contrasto con le violente e furiose emozioni provate dai personaggi.

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Rooney Mara è assolutamente perfetta (anche fisicamente) nel ruolo di Una, donna instabile, dedita alla ricerca spasmodica di vendetta e redenzione, che si fa portatrice di un dolore interiore (ed esteriore) che le impedisce di voltare pagina. Ben Mendelsohn è torbido e magnetico, ottimo contraltare in una storia dove la fisicità degli attori – inclusi i loro sguardi – gioca un ruolo fondamentale ai fini della reale comprensione di un dramma del dolore che lascia tutti emotivamente indifesi, dentro e fuori lo schermo.

È qui allora che risiede la potenza devastante e inoppugnabile di Una: nella capacità di renderci testimoni instabili e mutevoli di una storia controversa e problematica, di spingerci nella sua contrapposizione tra passato e presente a simpatizzare con il diavolo senza imporci realmente verso chi schierarsi. Il labirinto oscuro e inquietante nel quale si ritrovano Una e Ray è lo stesso che imprigiona lo spettatore messo di fronte all’inconcepibile, prima di uscirne scosso, travolto, eppure inspiegabilmente affascinato.

Captain Fantastic: recensione del film con Viggo Mortensen

Captain Fantastic: recensione del film con Viggo Mortensen

Che bello quando il cinema racconta storie inconsuete, quando ti imbatti in qualcosa di tanto semplice quanto originale, quando un film ti cattura, ti fa sorridere, ti fa riflettere, ti fa commuovere senza cadere in facili colpi di scena e soprattutto ti fa volere bene a quel manipolo di personaggi squinternati, colorati, forastici, che si muovono sullo schermo. Captain Fantastic di Matt Ross è tutto questo.

In Captain Fantastic Ben Cash (Viggo Mortensen) vive per scelta in totale isolamento nel profondo delle foreste del Nord America. Risiede insieme ai suoi tanti figli, in una sorta di comunità alternativa dove rigore e disciplina sono un valore fondamentale. I figli, dalla più piccola di circa cinque o sei anni, al più grande più che ventenne, studiano, leggono, si allenano nella lotta corpo a corpo, nell’arrampicata su roccia, cacciano e coltivano quello che serve loro come sostentamento.

Festa di Roma 2016: Viggo Mortensen è Captain Fantastic

Captain Fantastic è prima di tutto un film sulla difficoltà dell’essere genitori, del riuscire a crescere i propri figli nel modo corretto, cercando di proteggerli, educarli, ma al tempo stesso preparandoli ad affrontare il mondo. Matt Ross lo racconta in un modo del tutto originale, costruendo una favola moderna credibile, che affascina per sensibilità e schiettezza e colpisce per la sua dirompente originalità, in un panorama ormai asfittico di una penuria di idee che si nutre di remake, sequel e prequel. Ross riesce a spostarsi con naturalezza e vivace disinvoltura dall’ironia al dramma, dalla commozione alla riflessione, senza mai cadere nel banale o in schemi prefissati.

Captain Fantastic si muove leggero, sottolineando temi importanti e toccando le corde di un arcobaleno di sentimenti. Ross ha una regia sapiente, mai sovrastante alla narrazione, funzionale alla storia, ma originale per scelte e ritmi. Le scenografie e le ambientazioni sono mozzafiato, dalle grandi foreste alle pareti rocciose, dalle autostrade agli agglomerati urbani. I costumi poi sono una vera delizia per gli occhi, così colorati, retrò, ricchi di dettagli ed elementi che fanno guizzare l’immaginazione.

Come non sciogliersi in estasi visiva nel vedersi parati in chiesa tutti i componenti della famiglia di Ben vivacemente vestiti a festa, con abiti che rimandano alla moda hippy anno 70’, coroncine di fiori, amuleti dei nativi americani, maglioni e vestiti variopinti lavorati a mano e ciliegina sulla torta: la maschera antigas indossata dalla bimba più piccola.

Captain FantasticE poi gli attori. Da un superlativo Viggo Mortensen a un manipolo di bambini di una bravura spropositata, fino al figlio più grande interpretato da un perfetto e dosatamente confuso e spaesato George MacKay. Ogni personaggio è giustamente caratterizzato, anche quelli di contorno, relegati alla temuta e odiata società consumistica, dove il rischio di cadere nella caricatura è sempre presente.

Captain Fantastic è una variopinta favola dei nostri giorni, dove la Coca Cola è acqua avvelenata, Noam Chowsky è il messia, i libri e la cultura sono la salvezza dell’anima e la famiglia il valore più grande, da difendere ad ogni costo, anche riuscendo a mettere da parte i propri ideali per amore.

Assassin’s Creed: il nuovo trailer del film con Michael Fassbender

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È stato diffuso in rete un nuovo trailer ufficiale italiano di Assassin’s Creed con Michael Fassbender nei panni di Callun Lynch/Aguilar. Potete vederlo di seguito:

Assassin’s Creed: svelata la durata del film con Michael Fassbender

Le riprese del film sono iniziate ad agosto 2015 e si sono svolte a Londra, a Malta e in Spagna. Si sono poi ufficialmente concluse a gennaio 2016.

Assassin’s Creed, prodotto e distribuito dalla 20th Century Fox, uscirà in America il 21 dicembre 2016. Nelle sale italiane invece arriverà il 5 gennaio 2017. Di seguito la prima trama:

Callum Lynch (Michael Fassbender) scopre di essere un discendente di una società segreta di assassini dopo aver sbloccato memorie genetiche che gli permettono di rivivere le avventure del suo antenato, Aguilar, nella Spagna del 15esimo secolo. Dopo aver acquisito una conoscenza e delle abilità incredibili, decide di attaccare gli oppressivi Cavalieri Templari ai giorni nostri.

Ewan McGregor: dai sobborghi di Edimburgo al New Jersey

Ewan McGregor: dai sobborghi di Edimburgo al New Jersey

Ewan McGregor: dai sobborghi di Edimburgo alle vastità del cosmo, passando per thriller, spy stories, musical e commedie, cimentandosi nel canto, coltivando nel frattempo una ‘passionaccia’ per i lunghi viaggi in motocicletta, fino ad approdare alla nuova, impegnativa sfida della regia.

Uno degli attori più versatili della sua generazione, Ewan McGregor nasce 45 anni fa nella cittadina scozzese di Perth, ma cresce a Crieff; figlio di due insegnanti – di lettere la madre, di educazione fisica il padre – un fratello maggiore pilota della Royal Air Force, McGregor segue le orme del nonno Denis Lawson, apparso nella trilogia classica di Guerre Stellari (Wdedge Antilles) e della nonna Sheila Gish.

Lasciati gli studi a 16 anni, Ewan McGregor capisce molto presto che la sua strada è quella della recitazione, cominciando da piccole produzioni teatrali e televisive, fino all’esordio sul grande schermo, che arriva nel 1994, con Piccoli omicidi tra amici, prima regia di Danny Boyle, con cui ottiene il primo riconoscimento: il BAFTA come miglior attore britannico; due anni dopo è ancora Boyle a volerlo con sé, affidandogli il ruolo del protagonista Mark Renton in Trainspotting, tratto dall’omonimo cult generazionale di Irvine Welsh; l’interpretazione verrà premiata con un Emmy. Il 1995 è anche l’anno del matrimonio con la scenografa francese Eve Mavrakis, dal quale sono nate due figlie, cui se ne sono aggiunte altrettante, adottate. Unione salda per un attore sempre lontano dai riflettori del gossip.

Ewan McGregorTrainspotting segna per l’attore la svolta della carriera, che da qui in poi proseguirà senza soluzione di continuità: torna sul set per Boyle in Una vita esagerata, a fianco di una scatenata Cameron Diaz; in Velvet Goldmine di Todd Haynes interpreta una star del glam rock ispirata più o meno esplicitamente a David Bowie, mostrando per la prima volta di trovarsi a suo agio anche dietro al microfono, ma è nel 1999 che arriva la fama planetaria grazie a Star Wars La Minaccia Fantasma, dando il volto a un giovane Obi-Wan Kenobi; Ewan McGregor tornerà a vestire i panni del cavaliere Jedi anche negli altri due capitoli della seconda trilogia cinematografica dedicata all’universo di Guerre Stellari.

Gli anni duemila si aprono col pirotecnico Moulin Rouge, in cui il nostro offre una delle interpretazioni più efficaci della sua carriera, scatenandosi nel ballo e nel canto assieme a Nicole Kidman. Il decennio lo vede impegnato, tra gli altri, in Black Hawk Down e nel distopico The Island, quest’ultimo a fianco di Scarlett Johansson; diretto da Tim Burton in Big fish e da Woody Allen in Sogni e delitti.

Calca i palchi londinesi interpretando il ruolo di Sky Masterson (che fu di Marlon Brando) in Guys and Dolls (Bulli e Pupe), che gli vale una nomination ai Laurence Olivier Awards, il più importante premio teatrale britannico; a teatro è anche Iago nell’Otello di Shakespeare. Sfoggia nuovamente le sue doti canore assieme ad altri colleghi attori nella compilation di beneficenza Unexpected Dreams.

Ewan McGregor: dai sobborghi di Edimburgo a Hollywood

Compie, insieme all’amico Charlie Boorman, un viaggio in moto dalla Scozia a Città del Capo, replicando una precedente esperienza tra Londra e New York: entrambi verranno documentati e tradotti in programmi televisivi per il National Geographic.

È un cardinale con più di un lato oscuro e antagonista di Tom Hanks nel nel colossal Angeli e Demoni di Ron Howard; un giornalista in disarmo coinvolto in una surreale storia a base di facoltà paranormali in L’uomo che fissa le capre di Grant Heslov; ghost writer alle prese con le trame tessute da un ex Primo Ministro inglese in L’uomo nell’ombra di Polanski.

Gli anni più recenti hanno visto Ewan McGregor continuare ad alternarsi trai generi: dalla commedia di Lasse Hallstrom Il pescatore di sogni, al dramma famigliare de I segreti Osage County; da Haywire, escursione di Steven Soderbergh nei territori dell’action movie, a The Impossible storia di affetti persi e ritrovati sullo sfondo della catastrofe dello tsunami che colpi le coste dell’estremo oriente nel 2004; dal fantasy Il cacciatore di giganti, alla più recente biografia di Miles Davis, Miles Ahead, diretta e interpretata da Don Cheadle ancora in attesa di una distribuzione in Italia.

American PastoralDopo aver frequentato i set per oltre vent’anni, per un curriculum che ormai vanta oltre 50 titoli, Ewan McGregor si accinge ad approdare sugli schermi con la sua prima regia, American Pastoral, tratta dall’omonimo romanzo di Philip Roth, ambientato sullo sfondo delle politiche e razziali negli Stati Uniti degli anni ’60, di cui sarà anche protagonista, a fianco di Jennifer Connelly e Dakota Fanning.

Il prossimo futuro vedrà McGregor tornare sul ‘luogo del delitto’,  nuovamente diretto da Danny Boyle, nelll’atteso sequel di Trainspotting e partecipare all’adattamento in live action di La Bella e la Bestia per la regia di Bill Condon.

American Pastoral: Ewan McGregor porta al cinema il maestro Philip Roth

Lo scorso 13 ottobre Bob Dylan è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura, un riconoscimento che ha reso felici molti fan del cantautore e scontentato tanti altri, che avrebbero preferito vedere il premio andare altrove. Fra le mani di Philip Roth ad esempio, uno scrittore che ha raccontato alla perfezione il sogno americano e la sua disgregazione, che ha colto l’essenza di un Paese a tratti strambo, incomprensibile, misterioso come gli Stati Uniti. Tutta l’imprevedibilità “made in USA” è raccontata nel dettaglio proprio in American Pastoral, il capolavoro letterario di Roth che John Romano ha trasformato per il grande schermo, aiutato alla regia da Ewan McGregor.

American PastoralTutto ruota attorno alla vita invidiabile di Seymour Levov, “lo Svedese”, che dalla vita ha preso a piene mani tutto ciò che poteva arraffare: una carriera solida, una bellezza rude e particolare, soldi come se piovessero, una moglie ex modella e una bambina, sognata per tantissimo tempo. Un microcosmo all’apparenza privo di sbavature, all’interno del quale però si insinua un baco inaspettato: la figlia tanto amata da Seymour mette in atto un attacco terroristico, uccidendo una persona. Il fallimento totale e definitivo di una nazione, di un sistema, soprattutto di una famiglia e di un padre, che vedendo cadere tutto in pezzi inizia a pensare ai suoi errori, alle sue distrazioni, alle sue stime errate.

A impersonare il povero Seymour Levov un Ewan McGregor d’eccezione, nei doppi panni di director e attore protagonista, con lui la deliziosa Jennifer Connelly nel ruolo di Dawn, Dakota Fanning nel delicato compito di dare corpo e voce a Merry Levov. Degna di nota la colonna sonora firmata Alexandre Desplat, che fa da sfondo a una storia drammatica lunga 108 minuti, contemporanea e allo stesso tempo universale, figlia dei nostri tempi e della nostra società ambigua e spietata. L’uscita nelle nostre sale di American Pastoral è fissata per il 20 ottobre 2016.

American Pastoral recensione del film di e con Ewan McGregor

Festa di Roma 2016, Viggo Mortensen: il ritorno del Re sul red carpet

Dopo l’edizione del 2008, Viggo Mortensen ritorna alla Festa di Roma 2016 per presentare nella Selezione Ufficiale in collaborazione con Alice nella Città Captain Fantastic, film di Matt Ross che lo vede protagonista.

Eccolo sfilare sul red carpet dell’Auditorium:

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Festa di Roma 2016: Napoli ’44, il documentario narrato da Benedict Cumberbatch

Nella selezione ufficiale della Festa di Roma, arriva anche il documentario dell’italiano Francesco Patierno, Napoli ’44, basato sulle memorie militari stilate da Norman Lewis, di stanza a Napoli durante la fine della seconda guerra mondiale.

Nella versione internazionale, il documentario è narrato dalla voce di Benedict Cumberbatch.

Il film è una forma di diario che Lewis tenne mentre fu sergente nella “Field Security Service” dell’Intelligence Corps (British Army) in Italia meridionale, dal settembre 1943 all’ottobre del 1944. Lo storico militare Sir John Keegan l’ha descritto, assieme al Quartered Safe Out Here di George MacDonald Fraser, come «una delle grandi memorie personali della seconda guerra mondiale».

Festa di Roma 2016: Goldstone con David Wenham

Festa di Roma 2016: Goldstone con David Wenham

Sarà presentato per Alice nella città alla Festa del Cinema di Roma 2015 Goldstone, il film diretto da  Ivan Sen e con protagonisti Jacki Weaver e David Wenham.

Festa di Roma 2016: The Secret Scripture con Rooney Mara

Festa di Roma 2016: The Secret Scripture con Rooney Mara

Sarà presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma 2016, The Secret Scripture, il film di Sebastian Barry con protagonisti  Rooney Mara e Eric Bana.

Il film è un adattamento cinematografico de Il segreto (The Secret Scripture) di Sebastian Barry e racconta la storia di una donna anziana confinata in un ospedale psichiatrico, ripercorrendo la sua vita tormentata tra gli sconvolgimenti politici e religiosi della Irlanda durante gli anni 1920. Fanno parte del cast Vanessa Redgrave, Rooney Mara, Eric Bana, Theo James, Aidan Turner e Jack Reynor.

L’anziana Roseanne McNulty è confinata da oltre 50 anni in un ospedale psichiatrico di Roscommon, Irlanda, seguita quotidianamente dal suo psichiatra il dr. Grene. Segretamente Roseanne sta scrivendo una sua biografia, in cui ripercorre la sua vita di giovane donna tormentata durante la guerra civile irlandese, ripudiata dal marito, innamorata del pilota Michael Eneas, e segnata da una vita di solitudine e povertà fino all’accusa di infanticidio che le aprì le porte dell’ospedale psichiatrico. Anche il dr. Grene sta scrivendo un diario sulla sua paziente e le sue ricerche non coincidono con i racconti dell’anziana donna, facendo emerge a poco a poco una sconvolgente verità.

Festa di Roma 2016: The Accountant con Ben Affleck

Festa di Roma 2016: The Accountant con Ben Affleck

Dopo aver conquistato la vetta del box office americano al suo primo weekend di uscita, The Accountant con Ben Affleck sarà presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma e sarà dal 27 ottobre al cinema!

THE ACCOUNTANT, diretto da Gavin O’Connor, con protagonista il premio Oscar Ben Affleck, conquista il pubblico americano, raggiungendo la vetta del box office al suo primo weekend di uscita, con 25 milioni di dollari di incassi. Il film, che uscirà in Italia dal 27 ottobre Warner Bros. Pictures,  sarà presentato in anteprima domani alla Festa del Cinema di Roma.

The Accountant: le foto della première a Los Angeles

Protagonista della storia è Christian Wolff (Affleck)  genio della matematica che ha più affinità con i numeri che con le persone. Lavora sotto copertura in uno studio di una piccola città di provincia, come contabile freelance per alcune delle organizzazioni criminali più pericolose del mondo. Messo sotto pressione da Ray King (J.K. Simmons), capo della divisione anti-crimine del Dipartimento del Tesoro, Christian assume l’incarico di un nuovo cliente: una società di robotica d’avanguardia in cui un’ addetta alla contabilità (Anna Kendrick) ha scoperto un ammanco nei conti di milioni di dollari. Non appena Christian individua le falsificazioni dei documenti avvicinandosi alla verità, il numero delle vittime inizia ad aumentare.

Ben Affleck nel trailer italiano ufficiale di The Accountant

Fanno parte del cast di “The Accountant” l’attrice candidata all’Oscar Anna Kendrick (“Tra le Nuvole”, “Into the Woods”), il premio Oscar J.K. Simmons (“Whiplash”, i film “Spider-Man”), Jon Bernthal (“Fury”, “The Wolf of Wall Street”), Jean Smart (delle serie TV “Fargo”, “24”), e Cynthia Addai-Robinson (“Into Darkness: Star Trek”), ed inoltre Jeffrey Tambor (la serie televisiva “Transparent”, i film “Una Notte da Leoni”), e il due volte candidato all’Oscar John Lithgow (“Interstellar”, “Voglia di Tenerezza”, “Il Mondo Secondo Garp”).

Festa di Roma 2016: Viggo Mortensen è Capitan Fantastic

Il regista Matt Ross e Viggo Mortensen con Captain Fantastic affrontano insieme e con grade complicità un avventura filmica di rara sensibilità, che ruota intorno all’importanza e alla responsabilità di essere genitori. Li abbiamo incontrati alla Festa del Cinema di Roma, dove con grande entusiasmo e disponibilità ci hanno raccontano qualcosa del loro viaggio.

Ross afferma di non concentrarsi mai durante la fase di scrittura sull’idea di un attore in particolare, per evitare poi di essere troppo legato a quell’immagine, ma al momento della scelta del protagonista Viggo Mortensen era per lui l’attore ideale, la prima scelta possibile e per grande fortuna lui ha voluto subito interpretare il film, dimostrandosi entusiasta e condividendo molti dei suoi punti di vista e delle sue posizioni fondamentali per la costruzione della narrazione.

Insieme a lui ha voluto costruire e approfondire il carattere del personaggio di Ben che aveva creato sulla carta, basandosi sulla componente etica e morale di Mortensen e sulla sua personale esperienza di genitore. E l’attore ammette che il personaggio gli somiglia molto, che ha cercato in tutto di mettere la sua esperienza personale, il rapporto che ha avuto con suo figlio, cercando di moltiplicarlo poi sul grande numero di figli che Ben ha nella storia raccontata nel film.

Mortensen è convinto che la cosa fondamentale dell’essere genitori é ascoltare e capire, avere molta pazienza, un’infinita pazienza. L’errore più grande per lui consiste nell’essere troppo estremisti, sia nell’essere troppo permissivi o anche nel negare ogni cosa; bisogna sempre far capire con grande chiarezza quello che è giusto e gli errori, cercando di capire insieme ai propri figli con slancio costruttivo, senza barriere o limiti mentali. Sostiene fermamente che è molto meglio sbagliare, fare tanti errori e capire insieme ai propri figli dove si è sbagliato, piuttosto che essere codardi e non fare nulla, per paura di sbagliare.

Essere padre è una sfida continua. Bisogna avere l’umiltà di capire che essere un genitore molte volte va a seconda dell’umore, delle giornate, che questo non può influire sull’educazione del proprio figlio, rischiando di minare un rapporto fondamentale. Mortensen è anche sicuro che non va bene essere troppo amici dei figli, o meglio giocare a fare gli amici, un figlio deve sempre riconoscere e poter contare sulla figura del padre, senza fraintendimenti e confusioni.

captain-fantastic-fotoRoss afferma che il punto centrale della storia che ha voluto raccontare è stato il mettere in discussione il concetto di genitorialità. Il suo metodo di lavoro è molto simile a quello di un matematico. Quindi, partendo da enunciati e regole precise che vengono messe in discussione, riesce poi ad arrivare a dimostrare delle teorie. La moralità ad esempio ha una sua complessità, viene messa in discussione nella sequenza del furto al supermercato, dove emerge improvvisamente un personaggio imperfetto, che fa vacillare i valori che cerca di trasmettere con tanto rigore ai propri figli, ma che facendo questo, in un certo senso li rafforza.

Lavorare con attori così giovani non è stato facile, anche se, sia Ross che Viggo Mortensen, rivelano essere stata un’avventura incredibilmente meravigliosa. Il film è stato diviso in blocchi, ognuno dei quali girato cronologicamente, scena dopo scena, in modo da non creare spaesamento ai bambini e facendogli sempre capire esattamente cosa stava succedendo e cosa stavano raccontando. Per i tanti argomenti delicati e a volte scabrosi Ross si è sempre confrontato e interfacciato prima con i genitori dei piccoli attori, in modo che potessero essere loro stessi a spiegare nel modo che ritenevano più giusto. Questo ha influito sul lavoro di casting, non limitandosi a scegliere dei bambini giusti per il ruolo, ma cercando anche dei genitori in grado si accompagnarli e sostenerli con sensibilità e intelligenza, senza buttarli allo sbaraglio, in pasto alla macchina da presa.

Il lavoro di preparazione è stato molto lungo e faticoso, visto che nel film ci sono tante scene che richiedono una notevole preparazione fisica, come caccia, arrampicata su roccia, escursioni in condizioni climatiche avverse, combattimento corpo a corpo. Così sono state organizzate molte settimane di addestramento, alle quali hanno preso parte sia i bambini, che i ragazzi e anche Viggo Mortensen. Questo a permesso di creare un unione e uno spirito di squadra che li ha uniti e resi credibili come una vera famiglia, sia nel momento del gioco che nelle inevitabili difficoltà.

Infine Mortensen ha raccontato come il tanto viaggiare sia per lui una cosa fondamentale come uomo e come confluisca positivamente nel suo lavoro di attore. Dice che il non essere legato saldamente e ostinatamente a un luogo specifico lo faccia sentire un essere umano, anche se naturalmente riconosce il valore delle sue origini, di cui è fiero, e dei luoghi importanti nella sua vita. È orgoglioso quando avverte la sensazione di sentirsi a casa in luoghi diversi e lontani. Viaggiare è la migliore arma contro le guerre e l’idiozia, vedere aiuta a capire, a comprendere, è l’arma migliore contro l’ottusità.

Festa di Roma 2016: Cicogne in Missione recensione del film d’animazione della Warner Bros.

Da piccoli ai bambini, per spiegare il complicato concetto del concepimento, raccontiamo strane storie di cavoli, api e fiori e cicogne. Il nuovo film d’animazione della Warner Bros., Cicogne in Missione, tenta di fornire una spiegazione plausibile riguardo la scomparsa dalla circolazione di questi adorabili pennuti sforna bebè.

cicogne in missione

Una volta le cicogne avevano l’importante incarico di consegnare i bambini ai nuovi genitori in trepidante attesa ma qualcosa poi è andato storto e si sono ritrovate a dover cambiare ‘lavoro’. Sotto la guida di un perfido boss, Hunter, gli impiegati della Cornestore, ora consegnano a domicilio qualsiasi tipo di merce purché non pianga, sbavi e consumi una quantità esponenziale di pannolini. La macchina-fabbrica-bambini sulla Stork Montain è quindi ormai fuori uso e lei cicogne si godono la loro attività senza stress fin quando però Tulip (doppiata in Italia da Alessia Marcuzzi), l’unica umana ammessa in azienda, non dà vita per sbaglio ad un’adorabile bimba dai capelli fucsia. Toccherà quindi a Tulip e la cicogna Junior (doppiato in Italia da Federico Russo) consegnare la piccola alla sua famiglia prima il capo si accorga della sua esistenza.

cicogne in missione

Presentato fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma per la sezione Alice nella Città, Cicogne in Missione, diretto da  Nicholas Stoller e Doug Sweetland – ex militante Pixar -, è un film d’animazione gradevole ma dedicato principalmente ad un pubblico giovanissimo. Nonostante si parli infatti di procreazione e di dinamiche familiari – i collegamenti al recente Fertility Day sono quasi immediati -, lo stile un po’ caotico dell’intera opera non riesce a catturare l’attenzione degli spettatori più adulti che hanno l’immediata sensazione di trovarsi dinnanzi ad un prodotto davvero approssimativo.

cicogne in missione

I personaggi, buffi, iper colorati ed incredibilmente chiassosi, si divertono a battibeccare creando gag a volte divertenti ma che, per la maggior parte, finiscono col rallentare il ritmo di un film già fin troppo piatto ed orizzontale; mancano infatti dei veri e propri colpi di scena e i pochi momenti epici sono affidati incredibilmente non alle cicogne ma ad altri animali, personaggi secondari che, in pochi minuti, riescono ad oscurare i veri protagonisti del film. La qualità dell’animazione pur essendo ottima non riesce a far dimenticare le grandi pecche della sceneggiatura che imbastisce una storia debole e poco articolata per riuscire a far breccia nel cuore del pubblico.

The Batman: Joe Manganiello ha scelto il suo Robin

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The Batman: Joe Manganiello ha scelto il suo Robin

Durante la promozione di The Accountant, Anna Kendrick ha scherzato con Ben Affleck in merito alla possibilità di interpretare Robin nel suo The Batman, che il premio Oscar dirigerà e interpreterà.

La voce di una “involontaria” candidatura è arrivata a Joe Manganiello, che nel film è stato confermato come il villain Deathstroke. E così l’attore ha deciso di sostenere la candidatura della collega proprio sul suo profilo Instagram. Ecco l’immagine che Manganiello ha condiviso:

the batmanLa didascali della foto recita: “#Deathstroke and #Robin #MoheganSun20“.

Come ormai ben sa anche chi non è esperto di fumetti, esiste, nella storia di Batman, un Robin femmina, Carrie Kelley, che fa la sua comparsa in Batman: The Dark Knight Returns (1986) di Frank Miller. Il personaggio, secondo le prime voci, doveva essere interpretato da Jena Malone da Batman v Superman Dawn of Justice, ma le stesse voci hanno poi parlato di Batgirl. La versione estesa del film ha poi svelato che la Malone era “solo” una risorsa degli StarLab consultata da Amy Adams.

Che ne pensate?

The Batman: Ben Affleck smentisce il titolo del film

The Batman (titolo provvisorio) sarà scritto da Ben Affleck e Geoff Johns e sarà diretto da Affleck. Nel cast J.K. Simmons sarà Jim Gordon e Joe Manganiello sarà Deathstroke.

Secondo le prime anticipazioni, Arkham in questa storia potrebbe avere un ruolo chiave se non addirittura importantissimo. Pare infatti che tutto il film racconterà di un Batman bloccato proprio in Arkham Asylum e che si ritroverà costretto ad affrontare molti dei suoi nemici.  Vi ricordiamo che lo stesso Ben Affleck ha confermato che il film chiaramente si ispirerà ad una o più storie dal fumetto seppur mantenendo un’originalità predominante.

Festa di Roma 2016: Michael Bublè Tour Stop 148 recensione

Festa di Roma 2016: Michael Bublè Tour Stop 148 recensione

La Festa di Roma non è un evento dedicato soltanto al cinema ma anche alla musica degna compagna e complice della settima arte. Ad allietare il pubblico romano e non quest’anno, oltre all’iconico Jovanotti che ha fatto ballare tutto l’auditorium con alcune della sue hit più famose, abbiamo goduto di un’ospite d’eccezione, una grande personalità della musica internazionale, Michael Bublè, che ha presentato il documentario Michael Bublè Tour Stop 148 diretto da Brett Sullivan. Ma se state pensando ad una semplice registrazione di un concerto live portato poi sul grande schermo, l’opera di Sullivan vi sorprenderà. Conosciamo tutti l’indiscusso talento di Michael Bublè, unico ormai a portare avanti lo stile intimo e sussurrato dei crooner dei primi del novecento, ma questo documentario ci fornisce qualche informazione in più non sull’artista ma sull’uomo Bublè e sul suo incredibile e numeroso staff.

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Gestire tour mondiali, che possono durare anche anni, è un processo molto complesso e stressante che ha bisogno, per funzionare alla perfezione, di persone competenti e di una buona dose di umanità. Grazie a Tour Stop 148, possiamo infatti conoscere i volti delle persone che lavorano in silenzio dietro le quinte e che rendono possibili gli spettacolari concerti di Bublè; tecnici audio e video, attrezzisti, costumisti, musicisti, coriste, lavorano in sincrono fianco a fianco, a volte per più di ventiquattro ore di fila, affinché tutto sia perfetto. Il documentario di Brett Sullivan, pur puntando molto sull’aspetto tecnico e logistico del tour, ci mostra anche stralci di alcuni dei concerti più belli di Michael che riesce sempre e comunque a coinvolgere il suo pubblico. La location che più di frequente appare in video è quella della famosa O2 Arena di Londra che ha ospitato Bublé innumerevoli volte; tra giochi di fuoco, maxi schermi, fuochi d’artificio, porzioni se-movibili di palcoscenico che, come i tasti di un pianoforte, sembrano muoversi a ritmo di musica, divertenti coreografie con l’orchestra stile anni cinquanta, un semplice concerto si trasforma in un evento indimenticabile.

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Esteticamente forse più vicino al contenuto speciale dell’home video di un concerto che ad un vero e proprio documentario, Tour Stop 148 riesce comunque nel suo intento ovvero quello di mostrare un lato del tutto inedito del cantante ed intrattenere tutti gli appassionati della musica del cantante italo canadese. Disponibile nelle sale solo il 25 e 26 ottobre, Michael Bublè Tour Stop 148 è un appuntamento da non perdere!

Emma Stone colorata protagonista per Vogue

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Emma Stone colorata protagonista per Vogue

Protagonista femminile di La la Land, Emma Stone ha posato per un servizio fotografico sulle pagine di Vogue in cui look e colori ricordano le variopinte ambientazioni del film di Damien Chazelle.

Guarda il trailer di La la Land, presentato al Festival di Venezia, dove ha vinto la Coppa Volpi alla Migliore Attrice, Emma Stone.

Il film, opera seconda di Damien Chazelle, sarà sicuramente protagonista della corsa agli Oscar 2017, avendo anche vinto il prestigioso premio del pubblico al Toronto Film Festival.

Emma Stone protagonista di La la Land, leggi la recensione

La storia è quella di due sognatori che cercano la fama a Los Angeles, si incontrano e si innamorano: sono un’aspirante attrice che si sente sola nella città caotica e un carismatico e sfacciato pianista jazz che impara a sue spese la difficoltà di conciliare una relazione amorosa e la carriera.

Festa di Roma 2016: La Fille de Brest recensione del film di Emmanuelle Bercot

La Fille de Brest è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale.

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A esattamente un anno di distanza da La Tête Haute (film d’apertura dell’edizione 2015 del Festival di Cannes), Emmanuelle Bercot torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia di grande risonanza sociale e mediatica: la storia del Mediator (Mediaxal in Italia), il “farmaco killer” dai gravissimi effetti collaterali, usato da circa 3 milioni di francesi, che venne ufficialmente ritirato dal mercato nel 2009.

Il merito del ritiro è da attribuire a Irène Frachon, pneumologa a Brest (piccola cittadina del nord-ovest della Francia), sulla cui battaglia per difendere i propri pazienti (messi in pericolo dal farmaco) è basata la nuova opera dell’attrice e regista francese.

La Fille de Brest recensione del film di Emmanuelle Bercot

Ancora una volta la Bercot resta fedele alla sua personale e purtroppo didascalica visione di cinema, costruendo un racconto dal taglio profondamente realistico che non si risparmia mai, fatto di momenti estremamente emotivi (in alcuni si passa troppo facilmente dal riso al pianto), e di altri che sconfinano nei più scontati e triti cliché.

A vestire i panni della Frachon troviamo una Sidse Babett Knudsen (già balzata all’attenzione della critica e degli affezionati festivalieri per il suo ruolo in La Corte al fianco di Fabrice Luchini) in splendida forma, capace di far trasparire al meglio non solo la caparbietà che ha contraddistinto la lotta di Irène, ma anche tutta l’incredibile energia di un personaggio dalla voglia di vivere contagiosa, libero da qualsiasi tipo di impostazione, e proprio per questo autentico.

A tenerle testa un sempre composito Benoît Magimel (che torna a lavorare con la Bercot dopo il sopracitato La Tête Haute), nei panni di Antoine Le Bihan, il medico a capo dell’equipe che supportò la Frachon nella sua ricerca per cercare di impedire la vendita del Mediator e nella sua estenuante battaglia contro l’ottusità della multinazionale produttrice del farmaco.

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La Fille de Brest è un film di denuncia assai convenzionale nella forma e nel contenuto, che percorre la sua strada senza incappare mai, aiutato – laddove regia e  scrittura palesano limiti invalicabili – da una protagonista che in più di un’occasione risolleva le sorti di un’opera che non riesce mai a trovare nei suoi stessi risvolti narrativi il modo di rendersi realmente interessante.

Scarlett Johansson rivela la possibilità di “una serie di film su Vedova Nera”

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Vi avevamo già riportato le dichiarazioni di Scarlett Johansson che considerava una reale possibilità la realizzazione di un film sulla Vedova Nera, suo personaggio nell’Universo Cinematografico Marvel.

Chiaramente la natura del personaggio, misterioso per definizione, con una storia alle spalle complessa e stratificata, e chiaramente un periodo passato tra le schiere dei “cattivi”, fanno di Natasha Romanoff un personaggio intrigante e che si presta al racconto di un film di origini. Tuttavia per questa parte del grande progetto Marvel al cinema, sappiamo che Scarlett Johansson è contenta del posto che le è stato riservato, a supporto degli altri colleghi Vendicatori.

Adesso però sembra che l’attrice abbia parlato seriamente dell’eventualità di un lungometraggio con Kevin Feige, boss Marvel, e che le loro conversazioni abbiano addirittura aperto la strada a una serie di film sulla Vedova Nera.

“Ho parlato con Kevin di questo argomento. Voglio dire, naturalmente ne abbiamo parlato anche prima, e pernso che a Kevin piaccia l’idea di uno standalone sul personaggio. Penso di poter parlare per lui dicendo questa cosa. Questo è tutto. Proprio ora penso che questo personaggio stia davvero bene nel posto in cui è stato messo, ma penso che Kevin… Beh ne abbiamo parlato e condividiamo la stessa visione che potrebbe portare anche una serie di film sul personaggio.”

Voi che ne pensate? Come vi fa sentire l’idea dell’eventualità di una serie di film sulla Vedova Nera interpretati da Scarlett Johansson?

Fonte

James Gunn vorrebbe un film standalone su Nebula

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James Gunn vorrebbe un film standalone su Nebula

Trai personaggi secondari di Guardiani della Galassia, non è un segreto che uno dei preferiti del regista James Gunn è Nebula, la figlia di Thanos, interpretata da Karen Gillan. Come abbiamo avuto modo di vedere alla fine del filmd el 2014, il personaggio sopravvive allo scontro con la sorellastra Gamora (Zoe Saldana) e sparisce. Adesso sappiamo che la rivedremo in Guardians of the Galaxy Vol. 2 al fianco della squadra di protagonisti, in una inedita veste di “buona”.

James Gunn ha di recente dichiarato che gli piacerebbe vedere Nebula a capo di un film tutto suo:

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Come Gamora, anche l’aliena blu ha le potenzialità per un film standalone, dal carisma dell’interprete fino al background vero e proprio del personaggio.

E voi che ne pensate? In attesa di capire se si possa davvero realizzare una tale prospettiva, sappiamo che vedremo il personaggio in Guardians of the Galaxy Vol. 2.

In Guardiani della Galassia Volume 2, che arriverà al cinema nel 2017, torneranno sicuramente Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista e in veste di doppiatori Vin Diesel e Bradley Cooper. Confermati anche il Collezionista (Benicio Del Toro), Yondu (Michael Rooker) e Nebula (Karen Gillan). Tra le new entry Pom Klementieff.

Il film arriverà al cinema il 5 marzo 2017.

Fonte: SR

Festa di roma 2016: Into the Inferno recensione del film di Werner Herzog

Dopo tanti anni, quasi a voler aggiornare un discorso intrapreso da una vita, Werner Herzog torna a mettere i vulcani al centro della sua narrazione con Into the Inferno. Lo fa con la sua vena e la sua potenza, con la sua modestia e sfrontatezza, regalandoci immagini che tolgono il fiato e offrendo spunti a volti impensabili. Non solo richiama alcuni dei suoi lavori precedenti, ma ne utilizza alcune sequenze come materiale di repertorio. Riaffiorano così, tra nuove inquadrature di rara potenza, quelle di La Soufrière del 1977, e lui stesso si rende parte protagonista del gioco cinematografico, entrando e uscendo da immagini e narrazioni, come fosse una sorta di David Attenborough (La vita sulla terra serie TV BBC)  anarchico, che prende gli spunti che gli vengono offerti dalla linea narrativa di base per spostarsi disinvoltamente in altri territori.

Ecco quindi il rapporto tra vulcano e uomo, tra uomo e divinità, tra divinità e potere, tra bene e male. Herzog parte da uno dei tre vulcani nei quali è possibile vedere direttamente il magma in ebollizione fino ad arrivare ad un vulcano inattivo da mille anni in Corea del Nord e a raccontare come il un dittatore si sia potuto servire di tale elemento naturale per legittimare e rafforzare il potere.Into the Inferno

Il viaggio di Herzog è vastissimo, dall’Islanda alle Filippine, dall’Etiopia all’Arcipelago di Vanuatu, alla ricerca di vulcani e di uomini che hanno costruito miti, divinità, religioni, per giustificare, spiegare e legittimare la forza incontrollabile della natura. Ma come afferma lo stesso regista  “I vulcani se ne fregano di quello che stiamo facendo qui”.  E a sottolineare proprio questo concetto inserisce nel film le riprese del flusso piroclastico che uccise due vulcanologi francesi in Giappone. Lo fa dopo averli mostrati a lungo fare gli spavaldi con fiumi di lava e piogge di lapilli, in una sorta di delirio di onnipotenza che di lì a poco li avrebbe portati incoscientemente alla morte.

Ma Into the Inferno non è un film solo sui vulcani, ma sui vulcanologi e in particolare uno di loro: Clive Oppenheimer. Un personaggio intrigante e assai affascinante, bello e maledetto, di indole romantica e con una folle affinità elettiva con Werner Herzog. I due sono amici dai tempi di  una vecchia collaborazione e si respira in ogni dialogo, in ogni immagine, un intesa rara e un piglio che solo i sognatori come loro sanno far brillare. Insieme partono alla ricerca di altri loro simili, sparsi ai quattro angoli del pianeta, impegnati in ricerche che sembrerebbero veramente essere state inventate per un film di fantasia. Su tutti merita di essere citato l’antropologo cacciatore di fossili in Africa, somigliante in maniera inquietante all’attore Ron Perlman e commediante nato, tanto da riuscire a passare con ironia e disinvoltura dalle origini dell’uomo ai casinò di Las vegas.

Inutile dire che la regia di Werner Herzog è come sempre egregia, solenne, rispettosa. La costruzione della narrazione scorre come un orologio di precisione, senza mai cadere nel manierismo e donando momenti di grande cinema.

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