La Universal
Pictures ha diffuso una nuova featurette che ci
permette di dare uno sguardo in anteprima a Bridget
Jones’s Baby, il sequel che vedrà Renée
Zellweger nuovamente nei panni di Bridget Jones. Con lei,
nel film, anche Colin Firth e Patrick
Dempsey. Potete vedere il video di seguito:
11 anni fa, Mark Darcy chiedeva la
mano di Bridget Jones, e tutto lasciava pensare a un “e vissero per
sempre felici e contenti”. Tuttavia, nel 2013 è uscito un terzo
libro, “Mad About The Boy“, che vedeva
Marc buttarsi dalla finestra lasciando Bridget da sola a crescere
due figli. Fortunatamente, Bridget Jones’s
Baby non seguirà questa linea narrativa, ma sarà di
fatto una storia completamente nuova, collocata cronologicamente
tra il secondo e il terzo libro. Il ruolo di Darcy è stato
riassegnato a Patrick Dempsey, nel tentativo di
riempire il gigantesco vuoto lasciato da Hugh
Grant, mentre il film è stato scritto da Helen
Fielding e David Nicholls, e approderà in
sala il 22 Settembre del 2016.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Sono passati 12 anni da quando Bridget Jones ha iniziato a scrivere
il suo diario. Continuano ora le avventure e le disavventure della
executive londinese ora arrivata alla soglia dei quarant’anni. In
Bridget Jones 3, Bridget decide di concentrarsi sul suo lavoro di
collaboratrice in un notiziario di punta, e di circondarsi di
vecchi e nuovi amici. Per una volta, Bridget ha tutto completamente
sotto controllo. Cosa potrebbe andare storto? La sua vita
sentimentale ha però una svolta quando Bridget incontra un
affascinante americano di nome Jack (Dempsey), tutto quello che Mr.
Darcy non è. In un improbabile colpo di scena, si ritrova in dolce
attesa, ma con un inconveniente…non è sicura dell’identità del
padre.
Il cast del film comprende
Will Smith, Edward Norton,
Keira Knightley, Michael Peña,
Naomie Harris, Jacob Latimore,
Kate Winslet e Helen
Mirren. La regia è stata affidata a David
Frankel. Il dramma, co-prodotto e co-finanziato
da Village Roadshow, racconta la storia di un
manager pubblicitario di New York (Smith) che
cade in depressione a seguito di una pesante tragedia. Per aiutarlo
a riprendersi, i suoi colleghi pensano a un piano decisamente non
convenzionale, i cui effetti sul protagonista risulteranno
imprevedibili e inaspettati.
Collateral
Beauty uscirà negli Stati Uniti il 16 dicembre
2016,in contemporanea con Rogue One – A Star
Wars Story, atteso primo spin-off della saga di
Star Wars con protagonista la candidata
all’Oscar Felicity Jones. Will
Smith è attualmente nei cinema italiani con
Suicide
Squad, il cinecomic di David
Ayer in cui l’attore recita al fianco di Margot
Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis e Jared Leto.
ComingSoon.net ci mostra in
esclusiva le prime immagini di Amanda Seyfried e
Clive Owen dal set allestito a
New York di Anon, il prossimo sci-fi
diretto da Andrew Niccol.
Il film è più propriamente un
thriller distopico in un’altmosfera fantascientifica e a dirigerlo
c’è che del genere se ne intende. Niccol ha anche firmato la
sceneggiatura e torna a lavorare con la Seyfried dopo
In Time.
Anon
racconta di un detective che vive in un mondo dove privacy e
anonimato non esistono. Quando scopre che esiste una donna senza
impronte digitali registrate virtualmente, capisce che c’è qualcosa
che non va e si mette sulla pista di un gigantesco crimine in
atto.
Il film sarà prodotto dallo stesso
Niccol e da Oliver Simon
e Daniel Baur per la K5 Film.
Vedremo Clive Owen anche
nell’atteso Valerian di
Luc Besson. Amanda Seyfried è
attualmente impegnata nelle riprese di Twin
Peaks.
La Universal ha diffuso on-line il trailer italiano
ufficiale del nuovo capitolo della saga horror di The
Ring. Si tratta di Rings,
terzo capitolo del franchise che arriverà nelle sale italiane il 10
novembre 2016.
Di seguito il trailer:
Il film è diretto da F.
Javier Gutiérrez ed è basato su una sceneggiatura di
Akiva Goldsman, David Loucka e Jacon Aaron
Estes.
La storia ha per protagonista il
personaggio di Alex Roe, Holt, che si allontana dalla sua ragazza
(Matilda Lutz) dopo aver visionato la celebre
videocassetta per cui è nota la serie. Del cast fanno parte
anche la star di The Big Bang TheoryJohnny Galecki, Aimee Teegarden, Laura Wiggins, Zach
Roerig, Andrea Powell, Brandon Larracuente, Dave Blamy
e Surely Alvelo.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Una giovane donna comincia a
preoccuparsi per il suo ragazzo quando lo vede interessarsi ad
un’oscura credenza intorno ad una misteriosa videocassetta che si
dice uccida dopo sette giorni chi la guarda. Si sacrifica per
salvare il suo ragazzo e nel farlo scopre qualcosa di orribile: c’è
un “film dentro il film” che nessuno ha mai visto prima…
Il primo film della saga era un
nuovo adattamento del romanzo Ring di Koji Suzuki, nonché
remake del film Ring di Hideo Nakata del 1998.
La 20th Century Fox ha diffuso
online due clip da La casa dei bambini speciali di Miss
Peregrine di Tim Burton, film che
arriverà nelle nostre sale il prossimo 15 dicembre.
Potete vederle di seguito:
La casa per bambini
speciali di Miss Peregrine: il trailer italiano
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Il sedicenne Jacob Portman
(Asa Butterfield) e suo nonno Abraham sono gli
unici sopravvissuti alla tragedia che ha distrutto la lora famiglia
ebrea polacca. Il nonno è tormentato dagli incubi e Jacob decide di
indagare. La sua ricerca lo porta a scoprire il segreto racchiuso
tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato
rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all’orrore
della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze
abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e
dei detriti di vite lontane, Jacob può realmente stabilire se i
ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero,
erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni o se,
invece, erano la realtà. La casa di Miss Peregrine (Eva
Green) accoglieva bambini speciali, dotati di poteri
straordinari. Forse sono ancora vivi.
Il regista Tim
Burton ha descritto il personaggio di Eva
Green, Miss Peregrine come “una spaventosa Mary
Poppins“, la donna che protegge i bambini speciali ed è capace
di trasformarsi in uccello.
Nel cast del film figurano, oltre ad
Eva Green e Asa Butterfield,
Chris O’Dowd, Ella Purnell, Judi
Dench, Samuel L. Jackson e
Terence Stamp. La sceneggiatura è curata da
Jane Goldman. La pellicola sarà prodotta
da Chernin Entertainment e distribuita da 20th Century Fox.
L’uscita del film è prevista per il 30 settembre 2016 negli
USA.
Come molto spesso accade nei reboot,
anche per Power Rangers i fan si
aspettano di vedere all’interno del nuovo adattamento
cinematografico la presenza del cast della serie originale (fatta
eccezione naturalmente per Thuy Trang,
l’interprete del Power Ranger Giallo, scomparsa in un incidente
d’auto nel lontano 2011).
Sfortunatamente, non sarà così. In
una recente intervista, infatti, Walter Emanuel
Jones, interprete del Power Ranger Nero nella serie tv, ha
dichiarato che nessuno dei membri del cast dello show apparirà nel
reboot.
Queste le sue parole:
“Sfortunatamente non siamo stati
invitati a prendere parte al progetto. La cosa mi confonde
alquanto, però non posso negare di essere eccitato all’idea di
vedere il nuovo film”.
Jason, Trini, Zack, Billy e
Kimberly, ovvero, Austin St. John, Thuy Trang, Walter
Jones, David Yost e Amy Jo Johnson
avranno il volto di Dacre Montgomery
(Betrand The Terrible), Naomi
Scott (The Martian),
Ludi Lin (Marco Polo),
RJ Cyler (Me And Earl And The Dying
Girl) e Becky Gomez
(Empire). Elizabeth Banks sarà Rita Repulsa.
Bryan Cranston presta il suo volto a
Zordon.
Ecco la trama:
Power Rangers segue cinque ragazzi delle
superiori, piuttosto ordinari, che devono diventare qualcosa di
straordinario quando scoprono che la loro piccola città, Angel
Grove, insieme a tutto il mondo, è minacciata da una potenza
aliena. Scelti dal destino, i nostri eroi capiranno presto che sono
gli unici che possono salvare il pianeta. Ma per farlo, devono
imparare a gestire la loro vita di tutti i giorni con l’essere un
Power Ranger.
Il 12 aprile 2016 a Vancouver sono
cominciate le riprese del reboot sui Power
Rangers, film diretto da Dean
Israelite e scritto da Ashley Miller e
Zack Stenz, che hanno all’attivo le sceneggiature
di X-Men L’Inizio e di
Thor.
Presidente della Giuria Opera Prima
a Venezia 73, Kim Rossi Stuart presenta alla Mostra anche il
suo secondo film da regista, Tommaso,
nella sezione Fuori
Concorso.
Dopo una lunga relazione Tommaso
riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua compagna. Ora ad
attenderlo pensa ci siano una sconfinata libertà e innumerevoli
avventure. È un attore giovane, bello, gentile e romantico, ma
oscilla perennemente tra slanci e resistenze e presto si rende
conto di essere libero solo di ripetere sempre lo stesso copione:
insomma è una “bomba innescata” sulla strada delle donne che
incontra. Le sue relazioni finiscono dolorosamente sempre nello
stesso modo, tra inconfessabili pensieri e paure paralizzanti.
Questa sua coazione a ripetere un giorno finalmente s’interrompe e
intorno a lui si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non
ha più scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui
tutto si è fermato.
Tommaso è
il tentativo di realizzare un autoritratto sincero di un momento
della vita in cui si fanno i conti con il passato e con il futuro.
E se nelle intenzioni e nella struttura psicologica e narrativa del
film questo traspare con solida funzionalità, di fronte alla
continua esagerazione nei toni degli attori risiede il punto
debole, la falla che fa crollare tutto il racconto. Kim Rossi Stuart regista
prova a mettere in scena, anche con interesse, un mondo interiore
tormentato, un trauma, un’affettività condizionata ma facendolo
esagera i toni, creando l’effetto di involontario grottesco che
stona con alcuni momenti drammatici del film o anche con le
disturbanti sequenze oniriche, che non risparmiano immagini anche
un po’ forti.
L’impressione generale è che la
scelta dei toni adottati non abbia funzionato, con un’altalena
emotiva che travolge e consegna allo spettatore una sensazione di
spaesamento che non deriva dalle scene oniriche che entrano in
gioco con irruenza nella narrazione lineare, ma dall’eccesso nella
recitazione di tutto il cast (e quindi immaginiamo nella direzione
degli attori).
Sono passati due anni dal successo
di Anime
Nere, film che Francesco Munzi presentò in
concorso proprio alla 71esima edizione della Mostra del Cinema e
che lo scorso anno gli ha fatto guadagnare ben nove David
di Donatello (incluso Miglior Film e Miglior Regia).
Adesso, il regista e sceneggiatore
romano torna protagonista del fuori concorso di Venezia
73 con il documentario Assalto al
Cielo, pellicola che racconta uno dei momenti più
complessi della storia italiana, ossia il periodo delle lotte
politiche extraparlamentari tra la fine degli anni ’60 e la fine
degli anni ’70.
Montato esclusivamente con immagini
di repertorio, il film d’archivio di Francesco Munzi si rivela
un’opera magistralmente orchestrata nella sua volontà di volersi
palesemente astenere da qualsiasi tipo di giudizio sulle azioni che
hanno caratterizzato quel periodo della nostra storia fatto di
sogni e speranze, ma anche di violenza e sangue.
Diviso in tre momenti, il lavoro di
Munzi si contraddistingue per una scelta oculata e ben precisa di
omettere volontariamente il materiale più istituzionale e
“manipolato” per dare ampio spazio alla voce degli uomini e dei
ragazzi che di quelle lotta e di quelle rivoluzioni furono assoluti
protagonisti, offrendo quindi allo spettatore la possibilità di
rivivere un pezzo di storia italiana attraverso uno sguardo
interno, riconoscibile, capace di rievocare tutta una serie di
sentimenti contrastanti.
Particolarmente interessante
risulta la scelta da parte del regista di servirsi di due
intermezzi attraverso i quali invitare il pubblico a sfruttare i
momenti di pausa per discutere sulle immagini che ha appena visto.
Inoltre, la brevità del documentario (appena 78 minuti)
contribuisce a rendere l’intero lavoro compatto e scorrevole.
Francesco Munzi
mette insieme parole e immagini, ma soprattutto memorie e
suggestioni, per dare nuovamente voce ad uno dei capitoli più
dolorosi del dopoguerra italiano. Assalto al
Cielo prova ad andare oltre la mera forma antologica
per permettere sia alle vecchie che alle nuove generazioni di
riflettere in maniera del tutto personale su un momento storico che
crediamo erroneamente lontano, ma le cui conseguenze incidono
ancora oggi sul nostro Paese.
Sono stati diffusi i
concept originali di Groot in Guardiani della
Galassia. Il personaggio, che rivedremo in
Guardians of the Galaxy Vol. 2 nella sua
versione baby, era alquanto diverso nel progetto originale. Potete
vedere un’immagine di seguito:
In Guardians of the
Galaxy Vol. 2, che arriverà al cinema nel 2017,
torneranno sicuramente Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave
Bautista e in veste di doppiatori Vin
Diesel e Bradley Cooper.
Confermati anche il Collezionista
(Benicio Del Toro), Yondu (Michael
Rooker) e Nebula (Karen Gillan). Tra le
new entry Pom Klementieff, Kurt Russell, Elizabeth
Debicki, Tommy Flanagan e Chris
Sullivan.
Al ritmo di una nuova,
fantastica raccolta di brani musicali (Awesome Mixtape #2),
Guardiani della Galassia Vol.
2, racconta le nuove avventure dei Guardiani, stavolta alle
prese con il mistero che avvolge le vere origini di Peter Quill.
Vecchi amici e nuovi alleati, oltre ai personaggi preferiti dai fan
verranno in aiuto ai nostri eroi mentre l’Universo Cinematografico
Marvel continua ad
espandersi.
Buongiorno a tutti, oggi inizio
mettendo qualche puntino sulle i sulle polemiche di questi giorni,
e poi vorrei rivolgermi direttamente alle lettrici del blog, perché
lo sapete, un post a festival è dedicato a voi. Anche questo blog
ha bisogno di un tocco di femminile, di qualche chiacchiera tra
donne, ma soprattutto ho bisogno della vostra solidarietà su quello
che accade qui a Venezia.
Intanto partiamo col dire una cosa,
e questa valida per tutti.
Al lido si sta tenendo la
Mostra Internazionale d’Arte CinematograFICA, e
insomma stetece, vi chiediamo venia se solo quest’anno ci siamo
ricordati il vero senso da dare a questa kermesse, ma meglio tardi
che mai, no? Se si chiama così è inutile scandalizzarsi se ci sono
ragazze che sfilano vestite con il costume che ti mette l’estetista
quando fai la ceretta all’inguine. E’ così, un po’ ce deve sta, per
folklore. A Roma il festival si chiama Festa del Cinema di Roma,
quindi prendetevela con gli organizzatori, ma smettetela di fare
gli indignati che non mi sembra proprio il caso, ci sono cose
peggiori nella vita da sopportare e a tal proposito se volete vi
passo il numero del mio ginecologo così capite a cosa mi
riferisco.
Mi rivolgo soprattutto ai
maschietti, che ho percepito ancora più accaniti verso questa
faccenda, prendetela bene, e non sentitevi esclusi. Potete fare due
cose: o mettervi anche voi un costume da
Borat e farve una vasca per il lungomare,
oppure smetterla di fare i leoni da tastiera contro ogni cagata
mediatica che succede. Ma ancora ve turbate?
Detto questo, ragazze, oggi vi parlo
dell’evento del giorno. La novità è che non parlo dello sbarco al
Lido di Rocco Siffredi (A quello ci pensa
Ang. Voci sicure affermano che per farlo scendere dalla lancia non
abbia usato nemmeno la passerella ma si sia esibito in un salto con
l’asta, tra una folla esultante in visibilio), ma di qualcosa di
ancor più sconvolgente. Mi riferisco al vero film antagonista del
documentario dedicato al re dei film porno, che gli organizzatori
del festival hanno piazzato guardaunpò la sera prima, e che si
chiama La regiòn salvaje. Entrando in
sala capisci da una manciata di secondi che il titolo ha poco a che
vedere con un documentario su un ritorno alla natura, o con un film
di denuncia verso il consumismo. Ti siedi in sala e per cento
minuti vedi solo scene di sesso spinte: anale, vaginale, orale,
lasciate spazio alla fantasia.
Quello che non sapete in realtà è
che il mondo dei film porno ha adesso un nuovo re indiscusso, ci
spiace Rocco, ma devi accettarlo, il protagonista di questa
pellicola ti ruba la scena.
Siete impazienti di sapere chi è,
vero? Tutto inutile, vive in un capanno sperduto nel niente, e per
appagarvi sessualmente dovete piacergli, perché altrimenti vi
perfora come uno scolapasta. Quando vuole fare del sesso vi chiama
a se in una maniera molto comoda: tu puoi stare seduto in salotto a
guardà Narcos, o in auto bloccato sulla
Colombo (non puoi sapere mai quando arriverà ‘la chiamata’,
eccheccazzo siete le prescelte, accontentatevi!) che si manifesta,
comoda e discreta, facendoti venì le fregole. Squirtando senza
ritegno, ti ritrovi così, benedetta tra le donne in questa
imbarazzante acqua santa, e non puoi fare altro che trovare il
primo mezzo di locomozione (se stai a Roma cazzi tuoi) possibile e
raggiungerlo, per trovare finalmente la pace dei sensi in un
rapporto sessuale dopo il quale perdi 10 kg e entri finalmente in
quel paio di jeans del 1985 che continui ostinatamente a non voler
buttare via. Ma a te non frega niente, praticare sesso con il
protagonista del film è un’attività totalizzante. Se hai la fortuna
di essere prescelta non riesci più a farne a meno, e la tua vita
perde di senso, perché, care amiche, vi troverete perennemente in
lotta con i vostri impulsi sessuali e nessun altro potrà mai
appagarvi così tanto.
Va bene, ve lo confesso. Chi è
questo Adone?
È un polipone de ‘na tonnellata, che
vive accartocciato su una trave.
Certo, ogni tentacolo corrisponde in
sostanza a un’appendice fallica sbavante, quindi in effetti il suo
charme va considerato anche alla luce di questo elemento.
Ma non trovate anche voi che
sia una storia bellissima? Non trovate anche voi un senso
metaforico sublime, in questo doppio livello di narrazione che
rimanda alla caducità dei rapporti umani, e al bisogno di
semplificazione massima?
Ma perché invece de lamentarvi che
non c’avete uno straccio d’omo non andate al supermercato nel
reparto pesce?
Se siete curiose non preoccupatevi,
il film (ovviamente) uscirà in 20 lingue diverse. In Italia, per
fare una cosa simpatica, stanno pensando di titolarlo
‘Polpo e patate’.
Venite numerose.
(Vì)
Oggi è stato il giorno della svolta,
del ribaltamento di carte in tavola, del colpo di scena. Oggi ho
gridato ‘tutto ha un senso’ come Samuel L. Jackson nel finale di
Unbreakable, quando scopre di essere un cattivo da fumetto e non un
inenarrabile coglione come era apparso fino a quel momento. Oggi ho
scoperto che quel poliziotto sfigato con le orecchie a sventola è
Robin, che lo zoppo con il parrucchino che manco Pippo Baudo è
Kaiser Soze, che Bruce Willis sa recitare meglio da morto che da
vivo, oggi m’hanno accoltellato la protagonista nella doccia dopo
manco un quarto d’ora, ho trovato la mamma mummificata e l’usciere
segaiolo che la interpreta con la parrucca da vecchia, ho capito
che l’Arca dell’Alleanza sono solo polvere e spiriti e che quel
tizio nero e lucido non è un cesso ma è ‘tuo padre’.
Insomma, ci siamo intesi. E’ stato
il giorno che ha dato un significato a questa mia moscia Venezia 73
passata dietro a una sezione collaterale e poco ricca di momenti
entusiasmanti. Tutto portava a oggi, a incontrare Rocco Siffredi,
protagonista sì di tanti pornazzi che hanno allietato le ore più
dure della mia adolescenza, ma anche del serio e ben costruito
documentario Rocco di Thierry Demaiziere
e Alban Teurlai, dove si mette a nudo… no aspe…
dove tira fuori… no dai…dove scarica….
E niente. Non se po’ fa. Quando
parli di Rocco tutto diventa equivoco, e quindi sticazzi (vedete?),
sia quel che sia, si va avanti, liberi da ogni imbarazzo e consci
di tutte le battute che arriveranno quando pubblicherai il tuo
personalissimo porno-selfie con il divo dell’hard per eccellenza.
Io davanti, lui dietro, poi. Figurati quello che potranno dire,
accompagnato da grottesche e grasse risate alternate a degli
‘harrrr’ che manco il Pirata Barbanera. ‘L’hai usato il bastone da
selfie?’. Harrr harrr harrr. ‘E’ stata una cosa lunga?’. Harrr
harrr harrr. ‘Il microfono ce lo avevi tu o lo ha messo lui?’.
Harrr harrr harrr. ‘Nascerà un’amicizia profonda?’. Harrr harrr
harrr.
Ma non conta, perché per me
sinceramente Rocco non è tanto diventato un mito per le dimensioni
del suo pene e per il numero di donne che si è rotolato nel corso
degli anni, ma per il suo senso dell’ironia mentre lo faceva. Uno
dei suoi film che preferisco – non mi chiedete il titolo, aveva a
che fare con ‘Dai spingimelo!’ – era una produzione francese, dove
lui interpretava un artista italiano che non toglieva mai il
cappellino dalla testa, per non perdere questa sua connotazione
nazionale. Ovviamente le donne gli cadevano ai piedi perché era
italiano, al grido di ‘Roccò, tu est très romantique’ mentre lui
sfondava loro rovinosamente ogni pertugio disponibile. Glie l’ho
detto e lui ha riso e giurava pure che il film se lo ricordava, pur
avendone fatti miliardi tutti tutto sommato confondibili.
Probabilmente era per gentilezza.
Che poi, credeteci, è
veramente un tipo simpatico e abbiamo parlato di cose serie: di
come si vive la famiglia, il rapporto con sua moglie, i suoi figli,
il senso di colpa e la necessità di domare i suoi demoni, ma tanto
so che non potrete fare a meno de dì qualche cazzata a sfondo porno
– non vi giudico, lo farei anch’io – sul ‘domare i suoi demoni’,
per cui meglio che vi riporto che mi ha raccontato di quando ha
costruito un galeone di origami col cazzo costringendo quattro
Geishe a passarci la cera con la lingua cantando nel contempo la
sigla di chiusura di Ken il Guerriero.
Comunque, alla fine il selfie
l’abbiamo fatto ed io ero emozionato come bambino che scarta un
pacco la mattina di Natale. Sì, lo so. Ho detto ‘scartare un
pacco’. Certo che siete fissati.
Probabilmente vi dovreste liberare
il cervello con il film che ha visto Vì, quello del polpo
multinerchia. Anzi, facciamo una cosa, chiediamo a Rocco di farci
un crossover. Una cosa tipo Batman v Superman, in cui i due prima
si scontrano e poi devono collaborare, quando scoprono di che cosa
è veramente capace Martha.
Ad un anno di distanza dal suo
La Loi du marché – presentato in concorso alla
scorsa edizione del Festival di Cannes – Stéphane
Brizé cerca di incantare il pubblico veneziano con
Une Vie, il suo nuovo dramma in costume.
Tratto dall’omonimo romanzo del
1883 di Guy de
Maupassant, il film narra la storia di Jeanne
(Judith Chemla), unica figlia del barone
Simone-Jacques Le Perthuis (Jean-Pierre
Darroussin) e di sua moglie Adelaide (Yolande Moreau), una
ragazza semplice ed ingenua che, dopo aver studiato in collegio per
anni, fa ritorno a casa e si prepara a prendere marito. Il suo
pretendente, il visconte Julien de Lamare (Swann
Arlaud), sembra un uomo gentile e sensibile e Jeanne
acconsente alle nozze. Soltanto più tardi scoprirà davvero cosa si
cela dietro la mite facciata del suo amato Julien.
La vita sofferta di una giovane
donna aristocratica, raccontata da Brizè, si trasforma presto in un
insopportabile melodramma, fin troppo melenso, tanto lento da
sembrare quasi immobile, che mette a dura prova la pazienza anche
degli spettatori più sensibili. I lunghi primi piani della
protagonista, la soffocante presenza della natura in ogni scena, i
violenti ed incomprensibili stacchi di montaggio – ad una scena
luminosa e rumorosa ne segue sempre una più scura e silenziosa –,
l’eccessiva retorica della sceneggiatura, sono tutti elementi che
contribuiscono a dilatare i tempi narrativi e a dare l’impressione
che il tempo trascorra molto più lentamente. Assistiamo per due
ore, inermi, al pietoso spettacolo della vita di Jeanne, che sembra
non poter mai trovare pace, senza purtroppo riuscire a provare
empatia per lei e le sue disavventure. Nonostante la presenza di un
marito fedifrago, di una madre bugiarda e di un figlio ingrato,
Jeanne è convita di poter costruire, fagocitando i peccati delle
persone che fanno parte della sua vita, la sua utopia, un mondo
dove la menzogna e il peccato non trovano posto e dove è soltanto
l’amore a governare indisturbato.
Il regista, più concentrato sui
dettagli della sua splendida location che suoi suoi personaggi,
trascura la narrazione trasformando con Une Vie il
film in una sorta di quadro in movimento; tutto è piatto,
quasi bidimensionale, senza accelerate o frenate brusche e i colpi
di scena, a causa di questo andamento così orizzontale, passano
inosservati senza produrre nessun effetto nello spettatore che
intanto continua a sbadigliare. Il meraviglioso romanzo di de
Maupassant fa quindi una pessima fine nella mani di Stéphane Brizé
che qui a Venezia non riesce a far innamorare il suo pubblico.
Eppure una domanda sorge spontanea: ma se l’adattamento
cinematografico di Une Vie fosse stato affidato ad un altro
regista, come Stephen Frears, abituato a gestire storie di
questo tipo, il risultato sarebbe stato lo stesso?
Tutti abbiamo amato l’esordio di
Sophie Turner nei panni di Jean
Grey in X-Men Apocalypse ma
sembra che l’attrice del Trono di Spade
non fosse la prima scelta per la Fox. Un concept del film,
realizzato in una fase iniziale della produzione, mostra infatti la
giovanissima Elle Fanning nell’iconico costume
giallo e blu della Fenice.
Con Bryan Singeralla regia e allo
script, in Apocalypsetornerà
anche Simon
Kinberga scrivere la
sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer,
Kinberg, Michael
Dougherty e Dan Harris.
Inoltre ci sono anche già i
primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà
ambientato una decina di anni dopo Giorni di un
Futuro Passatoe rappresenta un passo successivo
nella storia. L’aver alterato la storia
nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e
incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles
(James McAvoy), Erik/Magneto
(Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence) e Hank/Bestia
(Nicholas Hoult) saranno raggiunti da
Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere
contro il formidabile menico, una antica e potente forza,
determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella
storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto per interpretare
Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner(Jean
Grey), Tye
Sheridan(Ciclope), Alexandra
Shipp (Tempesta),Kodi
Smit-McPhee(Nightcrawler), Lana
Condor(Jubilee), Olivia
Munn (Psylocke).
X-Men
Apocalypse è arrivato il 18 maggio 2016 nelle sale
italiane.
Just Jared ha diffuso le prime
immagini dal set di Transformers The Last
Knight in cui vediamo il protagonista Mark
Wahlberg in compagnia di Laura
Haddock.
Si intitola
Transformers The Last Knight il quinto
capitolo della saga miltimilionaria della Hasbro portata al cinema
dal genio fracassone di Michael Bay. Anche se non si hanno
dettagli sulla trama, è probabile che l’ultimo cavaliere del titolo
sia proprio Optimus Prime che, come abbiamo scoperto in
Age of Extinction, appartiene ai
Cavalieri di Cybertron.
La storia ruoterà intorno a
Optimus Prime che scopre che è stato lui la causa della distruzione
di Cybertron. Per riportare ilpianeta in vita, avrà bisogno diun
misterioso artefatto, qualcosa che avrà a che fare con Merlino, il
mago di Re Artù.
Il sito aggiunge che Merlino ha
ricevuto i suoi poteri magici proprio da un Transformers e in
qualche modo l’artefatto in questione è legato a questa cosa. Anche
se non ci sono ulteriori dettagli, sembra quasi scontato che il
misterioso artefatto sia Excalibur, la prodigiosa spada di
Artù.
Per quanto riguarda invece i
personaggi, Bumblebee è ora il leader degli Autobot che fanno base
nelle Badlandsin South Dakota.
Anche i Dinobots torneranno insieme
a quelli che il sito chiama mini-dinobots. Conosceremo anche
The
Creator, un nuovo Transformers inglese, Cogman che diventa una
Aston Martin e Squeaks che invece è una Vespa. Megatron intanto
sarà di nuovo un jet fighter.
Mark Wahlberg torna ad
interpretare Cade Yeager e sarà affiancato da Isabela
Moner nei panni di Izabella, protagonista femminile, e da
Jerrod Carmicheal, in un ruolo non specificato. Si
unisce al cast Laura
Haddock.
Transformers The Last
Knight uscirà nelle sale americane il 23 giugno 2017
e dovrà competere con Wonder Woman della Warner
Bros.
Il quinto capitolo sarà diretto
ancora una volta da Michael Bay su una
sceneggiatura di Art Marcum, Matt
Holloway (Iron Man) e
Ken Nolan (Black Hawk
Down).
Dopo il successo
di Anime nere, Francesco Munzi torna al Festival di Venezia con Assalto al
Cielo, un film che attraverso un’immersione in alcuni dei
più importanti archivi d’Italia (Luce, Teche Rai, Archivio del
Movimento operaio, Cineteca di Bologna…) mostra immagini, energie,
immaginario, di un taglio di tempo eccezionale e complesso della
nostra storia.
Costruito esclusivamente con materiale documentario di
archivio, il film racconta la parabola di quei ragazzi che
animarono le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi
tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche violenze e
delitti, inseguirono l’idea della rivoluzione, tentando l’
“Assalto al Cielo”.
Diviso
in tre movimenti come fosse una partitura musicale, il film esprime
il sentimento che oggi conserviamo di quegli anni, mescolando nelle
scelte del materiale e di montaggio, memoria personale, storia,
spunti di riflessione e desiderio di trasfigurazione.
Regia
Francesco Munzi montaggio Giuseppe Trepiccione
aiuto regia Icaro Lorenzoni ricerche d’archivio Nathalie
Giacobino archivi Archivio
storico Istituto Luce Cinecittà, Rai Teche,
Associazione Alberto Grifi, Archivio Audiovisivo del
Movimento Operaio e Democratico, Cineteca di
Bologna
Una
produzione Istituto
Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema
produzione esecutiva Maura Cosenza Una distribuzione
Istituto Luce Cinecittà
A Venezia 73 arriva fuori
concorso il film TOMMASO di Kim Rossi Stuart con
Kim Rossi Stuart, Camilla Diana, Jasmine Trinca e Cristiana
Capotondi.
Una
produzione Palomar con Rai
Cinema, in associazione
con Unicredit Factoringai sensi delle norme sul Tax Credit,prodotto da Carlo Degli Esposti.
SINOSSI: Dopo una lunga
relazione, Tommaso riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua
compagna. Ora ad
attenderlo pensa ci sia una sconfinata libertà e innumerevoli
avventure. E’ un attore giovane, bello,
gentile e romantico ma oscilla perennemente tra slanci e resistenze
e presto si rende conto di essere libero solo di ripetere sempre lo
stesso copione: insomma è una “bomba innescata” sulla strada delle
donne che incontra.
Le sue
relazioni finiscono dolorosamente sempre nello stesso modo, tra
inconfessabili pensieri e paure paralizzanti.
Questa
sua coazione a ripetere un giorno finalmente s’interrompe e intorno
a sé si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non ha più
scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui tutto
si è fermato.
Tommaso è cresciuto. Il
bambino di “Anche libero va bene” qui è diventato un uomo che
faticosamente e furiosamente cerca di liberarsi delle
conseguenze della sua storia.
Oltre all’italiano Munzi, oggi è
il grande giorno a Venezia 73 di The Bad
Batch di Ana Lily Amirpour (Usa, 119’,
v.o. inglese s/t italiano) con Suki Waterhouse, Jason
Momoa, Keanu Reeves, Jim Carrey e Giovanni Ribisi.
Il film è una feroce fiaba
distopica ambientata in una desolata regione del Texas in cui
alcuni reietti della società cercano di sopravvivere.
Continuano le riprese di
Spider-Man Homecoming e oggi arriva finalmente il
primo leak dal set di Shocker, uno dei probabili villain del
film che sarà targato Marvel Studios e Sony Pictures.
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Sinossi: “Un giovane Peter
Parker / Spider-Man (Tom Holland), che ha fatto il suo sensazionale
debutto in Civil War, comicnia ad esplorare la sua nuova identità
nei panni del tessi ragnatele in Spider-Man Homecoming”.
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man Homecoming
vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà
invece Michelle. Al cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin
Starr, Abraham Attah, Selenis Leyva, Hannibal
Buress, Isabella Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J.
Totah, Michael Mando, Bokeem Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth Choi.
Il film racconterà la storia di un
Peter Parker al liceo, dunque sarà un nuovo reboot che arriverà al
cinema 7 Luglio 2017. Secondo alcune anticipazioni rivelate da
Kevin Feige,
nel film dovrebbe apparire Adrian Toomes,
noto per essere il cattivo Vulture, villain che ha debuttato nel
fumetto del 1963 “The Amazing Spider-Man”#2. Prodotto
dai Marvel Studios, il film
sarà distribuito da Sony Pictures.
Arriva da Variety la notizia
esclusiva che il regista premio Oscar Paolo
Sorrentino (La Grande Bellezza,
Youth), di recente protagonista di Venezia 73 dove ha
presentato l’attesa serie tv The Young Pope, dirigerà un film
dedicato a Silvio Berlusconi.
Secondo le prime indiscrezioni, la
pellicola si focalizzerà sull’ormai noto “cerchio magico” e
dovrebbe intitolarsi Loro. La
sceneggiatura porterà la firma dello stesso Sorrentino. L’inizio
delle riprese è previsto per l’estate del 2017.
Secondo la fonte il film su
Berlusconi racconterà la vita e il mondo dell’ex primo ministro
senza limitarsi esclusivamente a criticarlo. La Indigo
Films si occuperà della produzione.
Ricordiamo che il film dedicato a
Silvio Berlusconi sarà la seconda pellicola di
Paolo Sorrentino ad essere incentrata sulla storia
di un politico italiano.
Nel 2008 infatti era uscito
Il Divo, film interpretato da Tony Servillo sulla vita senatore
Giulio Andreotti fino agli anni novanta.
La prima inquadratura di
Rocco è decisamente emblematica. Il
documentario dedicato alla vita del più grande pornoattore italiano
di tutti i tempi si apre infatti con un’immagine del suo membro;
quel membro che – per ammissione dello stesso protagonista – ha
contribuito a renderlo una celebrità indiscussa e, al tempo stesso,
ha marchiato per sempre la sua vita.
Da quell’immagine legata
nell’immaginario collettivo (sia maschile che femminile) alla
potenza e alla virilità assoluta, si apre una finestra su un mondo
– quello del porno – che risucchia come un vortice chiunque ne
venga travolto, un mondo sporco agli occhi dei più, regolato da
meccanismi tanto complessi quanto spaventosi.
Il documentario
Rocco esplora la vita di Rocco
Siffredi a pochi giorni dalla realizzazione del suo ultimo
film a luci rosse, con il quale la star ha ufficialmente detto
addio al mondo dei film hard in qualità di attore. Un addio
sofferto ma ponderato – assolutamente necessario per ristabilire
l’ordine nel caos di una vita vissuta all’ombra di una sessualità
tanto liberatoria quanto disumanizzante -, che viene raccontato non
solo attraverso i momenti che Rocco condivide con le persone che
ogni giorno lavorano con lui o che condividono la sua quotidianità,
ma soprattutto attraverso i ricordi dolorosi e le parole sincere di
un uomo che continua ancora oggi ad essere schiavo dei propri
desideri e dei propri impulsi.
Perché il più grande merito di
Rocco, diretto dai registi francesi
Thierry Demizieree Alban
Teurlai, è quello di rispondere ad un’esigenza
voyeuristica che travalica l’elemento pornografico per indagare
(come molto spesso accade nei doc dedicati a personalità tanto
idealizzate ed esaltate come quella di Siffredi) l’uomo dietro il
mito, l’essere umano dietro il personaggio pubblico, la persona
ancora tormentata da quei demoni del sesso che costantemente
intaccato una vita di assoluta perfezione e che, altrettanto
costantemente, provano a virare un’esistenza verso la totale
autodistruzione.
Una testimonianza intima e priva di
ovvietà su una figura tormentata e carica di contraddizioni,
simbolo della dominazione per eccellenza, schiavo di tutto ciò che
ha contribuito a renderlo un’icona indiscutibile del nostro
tempo.
Giunti al giro di boa, arriva
l’autentica sorpresa di questo
Venezia 73. Stiamo parlando de El
Ciudadano Ilustre (The Distinguished Citizen), film
della coppia di registi argentina Mariano Cohn e
Gastón Duprat, accolto molto positivamente dalla
critica.
La pellicola ha al centro la figura
fittizia di Daniel Mantovani, uno scrittore argentino che abita in
Europa da oltre trent’anni e che ha raggiunto la definitiva
consacrazione dopo aver ricevuto il premio Nobel per la
letteratura. Un giorno gli viene recapitata una lettera spedita dal
comune di Salas (città in cui è nato e dove sono ambientati tutti i
suoi romanzi) con la quale viene invitato a ricevere il più alto
riconoscimento del suo paese: la medaglia al Cittadino Onorario.
Sorprendentemente (essendo una personalità alquanto schiva), Daniel
decide di accettare l’invito e di recarsi per qualche giorno al
paese. Le conseguenze della sua permanenza saranno tanto
imprevedibili quanto devastanti.
Girato in maniera asciutta,
realistica e profondamente ispirata, e interpretato da un
Oscar Martínez davvero memorabile, la vera forza
de El Ciudadano Ilustre sta tutta nella
sceneggiatura. Attraverso la storia di Mantovani si raccontano
tutta una serie di dibattitti ancora aperti nella cultura e nella
società dell’Argentina, e si mettono in parallelo due modi opposti
di vedere il mondo, rappresentati uno dallo sguardo paesano del
Salas, l’altro dalla personalità cosmopolita di Daniel.
Tutte queste tematiche vengono
affrontate con disarmante intelligenza e spirito beffardo, senza
mai tralasciare quella vena malinconica e amara che la geniale
opera di Cohn e Dupart si porta dietro, avvalorando così la celebre
massima che recita “Nessuno è profeta in patria!”.
Attraverso un’ideale suddivisione
in capitoli assistiamo al viaggio di un’artista che vede il fascino
esercitato sui suoi concittadini tramutarsi in disprezzo, e che
prende gradualmente consapevolezza di quante insormontabili
differenze esistano tra la sua figura e quel paese che da sempre
rappresenta la sua fonte primaria di ispirazione.
In questo senso, El
Ciudadano Ilustre diventa una riflessione mai
scontata e lungimirante sul rapporto tra uomo e produzione
artistica, e sull’utilizzo della realtà e della finzione come
strumenti per dare vita alla propria opera (la scrittura, in questo
caso).
Un’esilarante commedia dai risvolti
narrativi travolgenti, intrisa di realismo mai grottesco e di
misurata malinconia che si candida a mani basse tra i titoli che
andranno a formare il palmarès di questa edizione 2016 del
Festival.
Roan Johnson, alla
sua terza regia con Piuma, racconta con
leggerezza e maturità una storia delicata e divertente,
tratteggiando con precisione i protagonisti e i comprimari grazie a
una sceneggiatura ben congeniata, elementare nello sviluppo, che si
concentra sui dialoghi e sulla caratterizzazione di tipi umani che,
incasellandosi in stereotipi e macchiette, riescono ad arricchire
la questione di base: una gravidanza indesiderata a 18 anni.
Forte di un cast scelto con
intelligenza, Johnson mette in scena comicamente
il dramma della scelta, o meglio, della presa di coscienza e di
responsabilità dell’età stessa, che passa attraverso l’arrivo di
una nuova vita.
La trama di Piuma
Ferro e Cate si stanno preparando
per l’esame di maturità e per il viaggio post diploma con gli
amici. Ma la loro situazione non è quella dei coetanei, perché Cate
aspetta un bimbo e entrambi stanno affrontando le decisioni e le
prese di coscienza destinate a cambiare loro la vita. Insieme ai
due diciottenni, anche le famiglie, mamma, papà e nonno di lui, e
padre scapestrato di lei, si trovano di fronte a un fatto che li
coglie impreparati, sopraffacendoli e portando a galla le
immaturità, le paure e le incertezze che ogni adulto nasconde.
La leggerezza di Roan Johnson
protagonista del concorso con Piuma
Con uno sguardo alla commedia indie
internazionale (vedi Juno e Little Miss
Sunshine), Piuma riesce a
intrattenere senza scivolare verso il dramma adolescenziale,
rimanendo leggero e fresco, aggirando il patetismo e la retorica,
troppo spesso invadenti nel nostro cinema, e offrendo una
prospettiva pratica, concreta sull’amore a 18 anni. Dimenticate le
dichiarazioni totalizzanti mocciane, Johnson ci presenta
due ragazzini spaventati e in difficoltà, ma con i piedi per terra,
consapevoli della grandezza della loro condizione ma anche di se
stessi.
Come spesso accade, i due
protagonisti scivolano in secondo piano di fronte ai comprimari
adulti. Che siano madri moderne votate al dialogo, padri
conservatori e frustrati, uomini disperati o pittoresche
fisioterapiste, gli adulti, in Piuma,
sono molto più allo sbando dei giovani, rispecchiando una società
caotica e decisamente lontana dalle necessità di stabilità che
l’eventualità considerata nella storia richiede.
Con leggerezza e intelligenza,
Piuma diverte e commuove, senza ergersi a
capolavoro rivoluzionario del cinema contemporaneo, ma occupando un
posto dignitoso nel panorama della nostra commedia.
Arriverà in sala il
prossimo 20 ottobre distribuito da Lucky Red
Piuma, il terzo film di Roan
Johnson, selezionato in concorso alla settantatreesima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Per
Johnson si tratta di un film in cui ha voluto
raccontare se stesso e le sue stesse paure, proiettandosi però
indietro nel tempo e raccontando di Cate e Ferro, due adolescenti
che si trovano a fare i conti con una gravidanza inaspettata.
“È stato il casting più difficile che abbia mai fatto – ha
dichiarato il regista e sceneggiatore – dopo 600-700 provini ho
pensato addirittura di cambiare le età dei protagonisti, perché era
difficilissimo trovare dei diciottenni all’altezza, in grado di
essere naturali. Una volta trovati Luigi Fedele e
Blu Yoshimi però è stato come un miracolo, ci
siamo trovati in sintonia. Il film è una commedia atipica perché
abbiamo girato con tanti piani sequenza, abbiamo fatto molte prove
ma in realtà c’è moltissimo di loro, dei protagonisti. Ho dato loro
estrema libertà di scelta.”
Piumatrailer del film di Roan
Johnson in concorso a Venezia 73
Nonostante si tratti di una storia
d’amore tra adolescenti, non si dice mai Ti Amo
nel film, questo perché, secondo Johnson, si è cercato in fase di
scrittura di uscire dai cliché. “Ho usato un linguaggio che si
potesse avvicinare a quello dei coetanei dei protagonisti, infatti
loro hanno aiutato tantissimo con i loro modi di dire. Non credo
che nella vita vera si ci dica ‘ti amo’ tutti i giorni, ma sono più
importanti le dichiarazioni di vicinanza, del prendersi cura
dell’altro. Sono questi i veri modi per comunicare
l’amore.”
Il film è senza dubbio erede, per
formazione, della commedia all’italiana, ma allo stesso tempo
guarda anche alla leggerezza intelligente della commedia
indipendente internazionale. Per Roan Johnson, lo scopo era di
osservare da vicino il processo di presa di coscienza, di
assunzione delle proprie responsabilità che i giovani, costretti a
vivere in un mondo caotico, sono costretti ad affrontare, spesso
meglio degli adulti con cui vivono, a riprova che le nuove
generazioni sono capaci anche di scelte e di coraggio.
L’attesissimo Io prima di te conquista il box
office italiano nel primo fine settimana di settembre. La
pellicola con Sam Clafin ed Emilia Clarke tratta dall’omonimo
romanzo di Jojo Moyes incassa 1,9 milioni di euro in 430 sale,
registrando una strepitosa media per sala pari a 4400 euro.
Grazie alle anteprime di agosto, il film giunge a un globale di 2,1
milioni di euro e punta al passaparola.
L’Era Glaciale: in rotta di
collisione scende al secondo posto con altri
1,2 milioni, giungendo a ben 6 milioni totali alla sua seconda
settimana di programmazione.
Debutto non particolarmente
esaltante per Jason Bourne, che apre in terza
posizione con 1 milione di euro incassato in circa 490 sale
disponibili, per una media per sala di 2180 euro.
Suicide Squad scende al quarto posto
con altri 756.000 euro e giunge alla bellezza di 10,9 milioni
complessivi.
Come era avvenuto un paio di anni
addietro per Push Sky Away con il film
20,000 Days on Earth di
Iain Forsyth e Jane Pollard, un
altro filmmaker, Andrew Dominik, torna a
raccontare la genesi del nuovo progetto di Nick Cave
and the Bad seeedsSkeleton
Tree in un lungometraggio intitolato One
More Time With Feeling. Ma non si tratta di un
normale processo creativo, perché lo sviluppo di tale progetto
musicale e la realizzazione del conseguente film si collocano a
poca distanza dall’immane tragedia che ha purtroppo toccato
Nick Cave, ovvero la morte del figlio Arthur.
Dominik racconta
che inizialmente doveva trattarsi della semplice ripresa di una
performance live, ma che poi il lavoro si è a poco a poco
trasformato, per volere dello stesso Nick Cave, in
una introspezione profonda, in una sorta di elaborazione del lutto
in forma cinematografica. Tutto questo è avvenuto naturalmente,
quando il regista ha cominciato a raccogliere materiale e
testimonianze durante la scrittura e la registrazione
dell’album, avvolto, come è naturale intuire, in una alone di
inevitabile tragicità. Ne è così scaturita una lunga riflessione
che vede vagare in un dolente bianco e nero Nick
Cave, la moglie Susie, l’altro suo
figlio, e soprattutto Warren Ellis, amico sincero
e compagno di viaggio di una struggente avventura musicale che dura
da una vita. Tutti sembrano dei sopravvissuti che si aggirano
dopo una catastrofe, che attraverso le parole, la musica e le
immagini, cercano risposte, o più semplicemente un barlume di
forza.
Ne scaturisce un ritratto delicato,
unico, di grande impatto visivo ed emotivo, ma soprattutto molto
personale, così personale che forse potrebbe addirittura apparire
ridondante o superfluo per chi si aspetta dal film un dettagliato
servizio di backstage. E’ come se fosse la naturale ma tragica
continuazione di 20,000 Days on
Earth, ma tra i due film si colloca una maledetta
scogliera, un breve lasso di tempo che si chiude a cerchio
attorno a Nick e Susie e che, come lui stesso afferma, li riporterà
per tutto la vita sempre indietro, come un elastico.
Anche le canzoni del nuovo album
sembrano portare a questo, Cave lascia andare le parole, come
sostiene di non aver mai permesso di fare alla sua scrittura, e le
lascia correre libere in ipnotici cerchi musicali, in splendide
melodie nere nelle quali si aggirano voci femminili, suoni
meravigliosi, un limbo di rumori e suggestioni. Su tutto si impone
la sua voce che si aggira graffiante e suadente tenuta per mano dai
tasti di un pianoforte. Così come si scompone la struttura musicale
e la parola, lo stesso avviene per la forma cinematografica;
Dominik rifiuta la continuità e il rigore della narrazione, per
abbandonarsi a una continua sovversione del concetto
spazio-temporale, alla ricerca spasmodica di un punto di rottura e
forse di uscita da quell’anello, da quel cerchio, che continuamente
e sapientemente sottolinea con eleganti movimenti di macchina. Il
film diviene quasi una riflessione wendersiana sul vedere le cose e
registrare le immagini, cerca il senso del racconto e scava nelle
potenzialità, spesso dimenticate, di un “oggetto” in grado di
catturare immagini, suoni e soprattutto emozioni.
Il film è girato in uno splendido
3D, mai gratuito, e in bianco e nero, spezzato a brevi tratti da
inserti a colori che ne rafforzano la dirompente valenza
espressiva. Crudo, doloroso, toccante. Consigliato solamente a chi
ama “King Ink”, o vuole provare ad avvicinarlo in un momento
particolare della sua vita e della sua carriera. Astenersi
perditempo.
Come sempre sono persone comuni
dalle capacità straordinarie le protagoniste dell’ultimo film del
regista iraniano Amir
Naderi, quest’anno fuori concorso a Venezia con
Monte.
Il film narra la storia di Agostino
(Andrea
Sartoretti), un contadino costretto a vivere insieme
alla sua famiglia in una casa alle pendici di un’enorme montagna
che sovrasta, con la sua oscurità, l’intero villaggio. Ma la
mancanza di luce solare rende presto sterile la terra di Agostino
trasformando il suo orto in un appezzamento senza vita. Isolati dal
resto del villaggio che li crede maledetti e spinti dalla fame e
dalla disperazione, Agostino insieme a sua moglie Nina
(Claudia Potenza) e a suo figlio Giovanni
(Zaccaria Zanghellini) si lancia in un’impossibile
impresa, abbattere la montagna e riportare il calore del sole nelle
loro vite.
Ambientato in una sorta di strano
medioevo, il film di Naderi sembra essere a metà strada tra un
racconto biblico ed una comune storia di sopravvivenza; ci sono
infatti alcuni elementi che pare vogliano collegare le difficoltà a
cui sono costretti il protagonista e la sua famiglia alla loro
mancanza di fede. Dopo aver cercato infatti invano di prendersi
cura dei suoi cari facendo qualsiasi tipo lavoro, Agostino rifiuta
di lasciare la sua terra, che appartiene alla sua famiglia da
generazioni, e cerca di ristabilire l’equilibrio contando solo
sulle proprie forze, impegnandosi a far tornare la luce.
Nonostante la scelta coraggiosa di
affrontare una storia così allegorica, al film del regista iraniano
non manca di certo qualche difetto. Alla splendida fotografia che è
senza alcun dubbio il vero punto di forza di Monte, si associano
purtroppo un recitazione assai scadente – gli attori riescono ad
essere molto più convincenti utilizzando lo sguardo e la gestualità
più che le parole – e una sceneggiatura fin troppo scarna; i
dialoghi infatti sono ridotti all’osso e la maggior parte del film
è più da vedere che la ascoltare. Il susseguirsi inoltre di alcune
scene identiche e quasi sovrapponibili, non giova all’andamento del
film che risulta fin troppo lento e per certi versi quasi
completamente statico. Ad incantare però è il finale, lungo,
sofferto e maestoso che colpisce lo spettatore con violenza con un
meraviglioso tramonto arancione.
Che si tratti di volontà divina o
di semplice caparbietà, con la vittoria di Agostino e più in
generale con Monte, Amir Naderi celebra la forza
dell’uomo che, nonostante le avversità, grazie al coraggio può
decidere di cambiare il corso della propria vita.
Rogue One A Star Wars
Story: Darth Vader nel nuovo trailer ufficiale
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sith e
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Green Lantern Corps
è l’annunciato prossimo film basata sul fumetto di Green
Lantern e che farà parte del DCCU. Ebbene
nonostante l’insuccesso del primo
adattamento, Green Lantern è uno dei
film più attesi dai fan della DC Comics, e oggi arriva una proposta
di casting per uno dei ruoli più importanti della storyline di
Green Lantern, ovvero Sinestro
che per questa fan art ha le le fattezze di Luke
Evans, apprezzato attore cinematografico, spesso a
suo agio nei panni di villain.
Green Lantern
Corps anche se annunciato ufficialmente al momento no
ha una data di uscita ed è attualmente in coda agli altri film
della DC. Green Lantern
Corps dovrebbe arrivare al cinema nel
2020. Previsto inizialmente per il 19 giugno 2020, il film
uscirà adesso il 24 luglio dello stesso anno.
Il film è prodotto
da Charles Roven, Zack Snyder
e Deborah Snyder, con Richard
Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller, Geoff Johns, Connie
Nielsen e Rebecca Roven come executive
producers.
Dopo gli esplosivi video dal set che vi abbiamo
segnalato di Transformers The Last
Knight, oggi arriva la notizia di un gradito e
divertente ritorno. Infatti, è Variety a rivelare che
l’attore Stanley Tucci ha r riprenderà il ruolo del guru
della tecnologia Joshua Joyce.
Al momento non si hanno ulteriori
dettagli dunque no sappiamo quanto grande sarà la sua parte, ma è
molto probabile che sia di contorno come già accaduto nel quarto
capitolo del franchise diretto da Michael Bay.
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Si intitola
Transformers The Last Knight il quinto
capitolo della saga miltimilionaria della Hasbro portata al cinema
dal genio fracassone di Michael Bay. Anche se non si hanno
dettagli sulla trama, è probabile che l’ultimo cavaliere del titolo
sia proprio Optimus Prime che, come abbiamo scoperto in
Age of Extinction, appartiene ai
Cavalieri di Cybertron.
La storia ruoterà intorno a
Optimus Prime che scopre che è stato lui la causa della distruzione
di Cybertron. Per riportare ilpianeta in vita, avrà bisogno diun
misterioso artefatto, qualcosa che avrà a che fare con Merlino, il
mago di Re Artù.
Il sito aggiunge che Merlino ha
ricevuto i suoi poteri magici proprio da un Transformers e in
qualche modo l’artefatto in questione è legato a questa cosa. Anche
se non ci sono ulteriori dettagli, sembra quasi scontato che il
misterioso artefatto sia Excalibur, la prodigiosa spada di
Artù.
Per quanto riguarda invece i
personaggi, Bumblebee è ora il leader degli Autobot che fanno base
nelle Badlandsin South Dakota.
Anche i Dinobots torneranno insieme
a quelli che il sito chiama mini-dinobots. Conosceremo anche
The
Creator, un nuovo Transformers inglese, Cogman che diventa una
Aston Martin e Squeaks che invece è una Vespa. Megatron intanto
sarà di nuovo un jet fighter.
Mark Wahlberg torna ad
interpretare Cade Yeager e sarà affiancato da Isabela
Moner nei panni di Izabella, protagonista femminile, e da
Jerrod Carmicheal, in un ruolo non specificato. Si
unisce al cast Laura
Haddock.
Transformers The Last
Knight uscirà nelle sale americane il 23 giugno 2017
e dovrà competere con Wonder Woman della Warner
Bros.
Il quinto capitolo sarà diretto
ancora una volta da Michael Bay su una
sceneggiatura di Art Marcum, Matt
Holloway (Iron Man) e
Ken Nolan (Black Hawk
Down).
Dopo le prime foto ufficiali, guarda Chris
Pratt e Jennifer Lawrence nel primo poster
di Passengers, l’atteso sci-fi che
li vedrà protagonisti.
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A proposito del film, il regista ha
spiegato: “Gli spettatori piangeranno e rideranno. Resteranno
col fiato sospeso. Volevamo realizzare un film che riuscisse a far
ridere e piangere nello stesso momento. E se hai due star come
Jennifer e Chris la cosa è ancora più facile. Sono entrambi due
attori estremamente divertenti, ma al tempo stesso estremamente
drammatici. Tra di loro c’è un alchimia incredibile. È stata
un’esperienza bellissima dirigerli. Credo che in un periodo come
questo, pieno di sequel e reboot, sia molto bello avere una storia
originale con due delle più grandi star del momento. Sono davvero
orgoglioso di questo film”.
Al centro della storia
sceneggiata da Jon Spaihts (Prometheus) c’è il meccanico Jim
Preston (Pratt) che, durante un viaggio di
120 anni a bordo di un’astronave diretta su un pianeta situato in
una galassia lontana dalla Terra, scopre di essersi erroneamente
svegliato dal sonno criogenico quasi cento anni prima del
previsto. Soffrendo la solitudine – unico uomo in mezzo a robot e
androidi – Jim decide un anno dopo di risvegliare uno dei
passeggeri e la sua scelta ricade sulla bella giornalista Aurora
(Jennifer Lawrence). I due ben presto si
innamorano, ma dovranno affrontare più di un ostacolo, in primis il
malfunzionamento della navicella che li porrà seriamente in
pericolo. Nel cast anche Laurence Fishburne e
Michael Sheen.
Passengers arriverà nelle sale il 21
dicembre 2016.
Tra le cose più apprezzate
in Captain America Civil War della
Marvel c’erano senz’altro
i costumi, soprattutto dei nuovi personaggi introdotti, tra cui
Spider-Man e Black Panther. Ebbene oggi a
parlare del processo creativo dietro la creazione del design
arrivano le parole della
costumista JudiannaMakovsky
che rivela alcuni dettagli sul lavoro fatto e ammettendo il rigido
controllo creativo dello studios:
“Quando si lavora con la
Marvel e ci sono tutti questi altri
film, è come se fosse una sorta di grande film e bisogna
collaborare con tutte le altre opere, o comunque bisogna sapere se
è in arrivo o no un altro film e non si possono nemmeno fare
dichiarazioni su un prossimo film – in particolare, Black Panther.
Per questo tipo di costumi si lavora molto a stretto contatto con
il team di sviluppo visivo della Marvel Studios.”
“Alla Marvel sanno molto bene quello che
voglioni e sanno quali sono i prossimi film in arrivo, io invece
no. Quindi loro possono decidere insieme allo sviluppo visivo e al
mio lavoro quale direzione stanno prendendo, quale gusto o design
prendere dal fumetto per dargli una continuità. E a volte disegno
io, altre colte disegnalo loro. E’ un progetto molto
amorfo”
Il costumista ammette anche che un
controllo creativo è anche un vantaggio e forse la chiave per un
successo sicuro:
“La verità sulla Marvel è che sanno quello che
vogliono, ed è per questo questi film hanno tanto successo. Kevin
Feige ha una visione, e lui davvero comprende appieno questi
fumetti. Il risultato è un successo e no si può discutere quando si
ha una visione così chiara.”
In merito ai Registi:
“Per ogni film i registi hanno
una vera visione su come tradurre in immagini le storie, e anche
che tipo di costumi vogliono. QUali tavolozze scegliere? quali
toni? quali personaggi vanno in questo film o nell’altro. E’ un
team di collaboratori e designer piuttosto insolito. Con gli altri
film quando non lavoro con la Marvel, no funziona in questo
modo.”
Leggi la nostra recensione di Captain America Civil
War
Sinossi: Captain America
Civil War si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve
Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali
causati dalla loro lotta per proteggere il mondo.Dopo che la città di Lagos,
in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale
che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a
gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio
d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del
team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo
stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio
avversario.
Ricordiamo che Captain America: Civil
Warsarà diretto
da Anthonye Joe
Russo e vedrà nel cast Chris Evans,
Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman,
Sebastian Stan,Samuel L. Jackson, Frank
Grillo, Jeremy
RennereDaniel
Bruhl. Captain America Civil
War è arrivatonelle
sale italiane il 4 maggio 2016.