Con il suo film del 2022, The Fabelmans (qui la nostra recensione), Steven Spielberg ha realizzato un omaggio alla sua infanzia e alla sua introduzione alla forza del cinema quale arte salvifica. Raccontato attraverso gli occhi di un immaginario Sammy Fabelman, che rappresenta un giovane Spielberg, il film si concentra infatti principalmente su come le circostanze familiari del regista – in particolare il divorzio dei suoi genitori – abbiano influenzato il percorso che lo ha poi portato ad essere l’iconico regista che è oggi. Con un cast impressionante che comprende Michelle Williams, Paul Dano e Seth Rogen, questo è dunque senza ombra di dubbio il film più personale ed emotivo di Spielberg.
Regista premio Oscar di numerosi blockbuster come Lo squalo e Jurassic Park, ma anche drammi di grande valore come Schindler’s List o il recente Il ponte delle spie, Spielberg ha con The Fabelmans scelto di affrontare di petto la propria gioventù, durante la quale si sono formate in lui quella serie di temi poi divenuti ricorrenti nel corso di tutta la sua attività cinematografica, dall’assenza della figura paterna al volo, dalla volontà di salvare ogni vita umana fino alle riflessioni sulla capacità del cinema di rielaborare la storia. The Fabelmans, dunque, è un film molto più vicino alla realtà di quanto ci si possa aspettare.
Quando gli è stato chiesto di parlare della sua esperienza di lavoro con Spielberg, Seth Rogen ha dichiarato: “L’ho visto piangere decine di volte durante le riprese del film, il che è stato molto bello e credo che abbia fatto sì che tutti volessero onorare davvero quello che stava facendo. Si vedeva quanto significasse per lui e quanto fosse sincero”. I dettagli sinceri dell’ambiente di Spielberg – dagli incontri con i bulli antisemiti all’acquisto di una scimmia da parte di sua madre – rendono The Fabelmans un film imperdibile per cinefili e appassionati di cinema. In questo articolo, scopriamo quanto di vero c’è in esso.
Il primo film che Steven Spielberg abbia mai visto
La scena d’apertura di The Fabelmans vede il giovane Sammy (Mateo Zoryan) andare al cinema con i genitori (Michelle Williams e Paul Dano) per vedere il film drammatico sul circo di Cecil B. DeMille del 1952, Il più grande spettacolo del mondo. Dopo aver assistito a un enorme incidente ferroviario incluso nel film, Sammy decide di filmare lo schianto di un modellino di treno per ricreare l’esperienza. La madre di Sammy, Mitzi, afferma in seguito che la possibilità di ricreare le immagini spaventose dell’incidente ha dato a Sammy una sensazione di controllo, cosa che si dimostrerà essere uno dei grandi temi del film.
In un discorso ai Golden Globes del 2009 – ricevendo il Cecil B. DeMille Award – Steven Spielberg ha confermato la maggior parte di questi dettagli, notando che quel giorno, vedendo Il più grande spettacolo del mondo con suo padre, il suo “destino era probabilmente segnato”. In effetti, la vera storia dietro The Fabelmans è ricca di riferimenti agli altri film preferiti del regista, tra cui Sentieri selvaggi, che Spielberg guarda ancora spesso. Tuttavia, alcuni dettagli minori sono stati modificati per il film. In The Fabelmans, la madre di Sammy gli fornisce una macchina fotografica con cui riprendere il modellino dell’incidente ferroviario. Nel suo discorso ai Golden Globes, Spielberg afferma di aver preso la cinepresa 8 mm della sua famiglia “quando nessuno guardava”.
Il divorzio dei genitori di Spielberg
I genitori di Steven Spielberg hanno davvero divorziato e sì, sua madre si è innamorata del migliore amico di suo padre – rappresentato da un personaggio interpretato da Seth Rogen in The Fabelmans. Inoltre, proprio come accade nel film, un giovane Spielberg scoprì la relazione della madre con l’amico del padre rivedendo le riprese effettuate durante un campeggio di famiglia. In un’intervista sul film, ha dichiarato: “È stata una delle cose più difficili, credo, che ho dovuto sedermi e decidere cosa fare, perché era il segreto più forte che io e mia madre abbiamo condiviso da quando l’ho scoperto a 16 anni”.
La storia vera di The Fabelmans implica che questi problemi con i genitori abbiano portato Spielberg a mettere temporaneamente da parte la regia, sebbene egli abbia citato anche altre ragioni, tra cui una visione precoce di Lawrence d’Arabia che lo ha portato a mettere in dubbio le sue capacità. In ogni caso, è chiaro che questo evento ha influenzato profondamente molti altri lavori di Spielberg, tra cui Incontri ravvicinati del terzo tipo, Prova a prendermi e E.T. l’extra-terrestre, dove l’assenza del padre è un tema ricorrente. Come ha detto astutamente il critico David Ehrlich, “C’è mai stato un divorzio che ha avuto un impatto più profondo sull’immaginario americano?”.
Spielberg e il bullismo ai tempi del liceo
Il film presenta poi intense scene di bullismo antisemita, momenti confermati come reali da Steven Spielberg, che ha raccontato che quando si trasferì in California fu “preso a schiaffi e a calci” in diverse occasioni. Nel film questi attacchi portano l’adolescente Sammy (Gabriel LaBelle) ad arrabbiarsi per i ripetuti spostamenti della sua famiglia in diversi Stati, e irritarsi con i suoi genitori per il fatto di essere gli unici ebrei nel loro quartiere. Sammy frequenta anche brevemente una ragazza cristiana nello stesso liceo, ma la verità dietro questi dettagli non è chiara, poiché Spielberg non ne ha parlato. I temi dell’identità e della lotta ebraica sono evidenti anche nei film di guerra di Spielberg, come Salvate il soldato Ryan, Schindler’s List e Munich.
The Fabelmans offre però a Sammy un momento di redenzione quando proietta il suo film per il Senior Skip Day al ballo di fine anno. In questo momento, il regista ha il controllo completo sulla prospettiva dei suoi compagni di classe. Tuttavia, Sammy ritrae uno dei suoi aggressori come un eroe. In seguito, il bullo lo affronta con grande emozione, imbarazzato, chiedendogli perché Sammy lo abbia ritratto così dopo il modo in cui lo ha trattato. Sammy risponde: “Forse l’ho fatto per migliorare il film?”. Il bullo chiede che lo scambio rimanga segreto e, in un momento di soddisfazione, Sammy scherza dicendo che lo farà, a meno che, ovviamente, un giorno non ci faccia un film. Per il pubblico, questo semplice momento di vendetta sembra essere stato preparato da decenni.
Come i primi film di Sammy si confrontano con la vera infanzia di Spielberg
Il primo film di Steven Spielberg è stato il suo film in 8 mm sull’incidente del modellino del treno. The Fabelmans presenta proprio questo lavoro e anche altri cortometraggi realmente realizzati da Spielberg nella vita reale, tra cui un western e un film di guerra intitolato The Last Gunfight. Come mostrato nel film, Spielberg ha fatto molta esperienza lavorando a progetti grazie al suo coinvolgimento nei Boy-scout, venendo anche direttamente ispirato da molti dei suoi film preferiti. Nei fine settimana, inoltre, Spielberg era spesso presente nel suo cinema locale per guardare quanti più film possibile e apprendere di più sulla settima arte.
L’incontro tra Steven Spielberg e John Ford
Come mostrato nel finale del film, Steven Spielberg ha davvero incontrato John Ford, qui interpretato da David Lynch con un brillante cameo. Ford ha diretto molti film iconici, tra cui I cercatori, Com’era verde la mia valle e L’uomo che uccise Liberty Vance, un film che The Fabelmans cita più volte. Ricordando l’incontro come un momento fondamentale per la sua prima carriera, Spielberg ha notato che Ford gli indicò dei dipinti nel suo ufficio e gli disse che avrebbe dovuto imparare a capire perché la posizione dell’orizzonte sullo schermo appare attraente o noiosa.
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La storia vera dietro The Fabelmans: quanto è accurato il film?
La progressione della famiglia Fabelman dal New Jersey all’Arizona e alla California segue dunque una linea temporale accurata rispetto ai veri spostamenti degli Spielberg. Anche i dettagli alterati sono stati comunque rielaborati solo per favorire la struttura della trama. The Fabelmans mantiene dunque un incredibile livello di accuratezza. Non è una sorpresa, visto che il film è essenzialmente l’autobiografia di Steven Spielberg, ma il risultato è un progetto toccante e onesto, che racconta con l’universalità di cui solo Spielberg è capace la potenza di quella meravigliosa arte che è il cinema.