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Nessuno ti salverà: il significato del finale secondo il regista Brian Duffield

Un’opera di fantascienza horror spesso emozionante, Nessuno ti salverà (qui la recensione) – disponibile su Disney+ – si è distinto soprattutto per la notevole prova di interpretazione di Kaitlyn Dever nei panni della solitaria Brynn, che si ritrova a dover combattere contro gli alieni. Il film, con la totale assenza di dialoghi, punta sulle scene emozionanti e di azione e sembra che la ragazza porti con sé un segreto che spiega perché è da sola, senza una famiglia. Questo viene accennato più volte, ma non viene rivelato del tutto fino al finale che mette in chiaro una parte della vita di Brynn.

Per tutta la durata della pellicola tra alieni che tentano di impossessarsi degli essere umani e Brynn che tenta di ucciderli, il finale enigmatico del film lascia in realtà un messaggio chiaro allo spettatore. Ora, lo stesso regista Brian Duffield ha fornito la sua spiegazione del significato del finale del film. Anche se Duffield ha spiegato che il finale può essere interpretato in qualsiasi modo, la sua opinione personale è che sia reale e che si rifaccia a un’idea importante della capacità dell’umanità di guarire e ricostruire dopo eventi tragici. Brian Duffield spiega il significato del finale inaspettato del film.

Cosa succede nel finale di Nessuno ti salverà

Brynn è stata messa a dura prova dai combattimenti e quando sembra non farcela più viene portata su una navicella aliena dove le forme di vita extraterrestri entrano nella sua mente. Andando indietro nel tempo, Brynn torna piccola a quando un giorno, durante un momento di rabbia, ha litigato con la sua migliore amica Maude, uccidendola. La morte accidentale della sua amica l’ha distrutta rovinando anche la sua reputazione. Poiché tutti nella piccola città sapevano chi era e cosa aveva fatto, Brynn si è isolata nella sua casa nel bosco.

Nessuno ti salverà film recensione

Quando gli alieni vedono tutto questo, sembrano presi alla sprovvista e discutono tra loro. Decidono quindi non solo di risparmiarle una morte dolorosa, ma anche di darle una nuova possibilità di vivere una vita che aveva solo sognato, in un finale però inquietante. Infatti, gli invasori alieni la lasciano andare. Non considerano più Brynn come una minaccia perché la vedono come una di loro. Nonostante la ragazza sia stata lasciata andare, gli alieni invadono comunque l’intero quartiere e infettano i cittadini rimasti con un parassita alieno. Tuttavia, Brynn sembra felice di vivere in questo nuovo contesto.

Perché anche se i vicini sono infettati da parassiti alieni, questo li rende più gentili ed educati con lei. È davvero il tipo di mondo in cui desiderava vivere, anche se ha seguito un percorso insolito per arrivarci. Si può trovare scioccante come conclusione e preoccuparsi che gli alieni invadano anche il resto del mondo, ma bisogna ricordare che questa è la storia di Brynn, non la storia del mondo. Il finale di Nessuno ti salverà significa che ci sono molti modi significativi di interpretarlo, poiché porta in primo piano la storia di una donna e si concentra su ciò che è meglio per lei piuttosto che su ciò che è meglio per il mondo.

Brynn diventa parte della società aliena

Come anticipato, lo stesso sceneggiatore e regista Brian Duffield ha dato una risposta in parte sincera e in parte sfrontata su ciò che volesse rappresentare con questo finale: “Per Brynn, non è un’illusione o altro. Io amo Brynn. Amo il suo personaggio e quello che passa, e non ho il coraggio di essere un idiota, e nel film viene presa a calci così forte che volevo che la nostra ragazza stesse bene. Credo che il film sia tematicamente incentrato su questo, su come accadono queste cose che cambiano la vita, e poi devi ricostruire e trovare una soluzione. So che alcuni hanno pensato: “Oh, è morta o sta sognando?” o altro“.

Penso che ci sia materiale per suggerire tutto, ma credo che per Brynn come personaggio sia un’esperienza genuina che sta vivendo. Si può interpretare [come un sogno], soprattutto per il luogo in cui si trova prima, ma non so quanto credo che si possa guarire in un sogno. Mi piacciono i finali cupi dell’horror, ma Brynn mi piace di più. Penso che in ogni versione del finale non ci sia un elemento di cupezza, ma per me la parte importante del finale è che Brynn è in un posto buono“.

Nessuno ti salverà, trailer e poster del film

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Nessuno ti salverà, trailer e poster del film

Un’invasione è imminente, secondo Brian Duffield, che ha scritto e diretto Nessuno ti salverà, un thriller psicologico sci-fi targato 20th Century Studios, raccontato attraverso gli occhi di una giovane donna sola con un passato doloroso. “Volevo che il film partisse come uno studio intimo sui personaggi e facesse piombare su di loro un’invasione aliena”, ha dichiarato Duffield. “La fine del mondo non sarà solo per coloro che sono pronti ad affrontarla e l’idea di un film sugli alieni che irrompono bruscamente nella bolla che il nostro personaggio ha trascorso anni a costruire e coltivare mi sembrava un modo unico per raccontare una storia che avevo a cuore”.

Duffield ha voluto creare un personaggio così avvincente che gli spettatori vorranno saperne di più su di lei, con o senza alieni. Purtroppo per lei, dice, questi ultimi compaiono dopo circa otto minuti di film. “Penso che ci sia una sensazione profondamente sepolta sul fatto che ogni film sull’invasione aliena possa rivelarsi vero, perché rimangono un’incognita nella nostra vita quotidiana. Mentre il nostro mondo va sempre più fuori controllo, forse c’è anche il desiderio che là fuori ci sia qualcosa di più intelligente di noi, che possa aiutarci a ritrovare la retta via. Gli alieni di Nessuno ti salverà sono superiori agli esseri umani sotto ogni punto di vista, il che rende Brynn e la sua sorprendente resistenza un po’ sconcertante per loro”.

Kaitlyn Dever interpreta Brynn, una combattente formidabile quando si tratta di intrusi indesiderati e ultraterreni. Duffield ritiene che l’attrice sia una delle migliori della sua generazione. “Eravamo così entusiasti di avere Kaitlyn con noi perché, come Brynn che viene trasportata in un mondo completamente nuovo, Kaitlyn non aveva mai fatto un film così fisico e fantascientifico prima d’ora”, ha detto. “Credo che il pubblico rimarrà sbalordito da quanto Kaitlyn sia dominante sullo schermo, perché usa la sua solitudine e il suo silenzio per creare un personaggio davvero unico e complesso”.

Nessuno ti salverà è il secondo film di Duffield: ha scritto, prodotto e diretto Spontaneousdel 2020, un adattamento del romanzo young adult di Aaron Starmer con Katherine Langford e Charlie Plummer, Certified Fresh (96%) su Rotten Tomatoes. Duffield ha recentemente prodotto Cocainorso, diretto da Elizabeth Banks per Universal, e l’imminente Borderline, diretto da Jimmy Warden.

Nessuno siamo perfetti: la storia di Tiziano Sclavi al Torino Film Festival 2014

Nessuno siamo perfettiSarà presentato in anteprima al Torino Film Festival, Nessuno siamo perfetti, nuovo documentario di Giancarlo Soldi che racconta la storia di uno degli autori più influenti degli ultimi decenni: Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog. Un viaggio all’interno dell’universo dell’autore, dagli inizi fino alla sorprendente decisione di ritirarsi da tutto e da tutti. Un film che contiene due emozionanti interviste a Sclavi e i contributi di personaggi del mondo della cultura come Dario Argento, Sergio Castellitto, Grazia Nidasio, Lorenzo Mattotti.

Nessuno siamo perfetti ripercorre, attraverso le parole dello stesso Sclavi, la storia dell’autore, i ricordi di bambino, il rapporto con la famiglia, la vita nella provincia pavese, l’approccio alla scrittura, la vita da fumettista, il successo.

L’autore, schivo, misterioso, ma molto amato, svela i pensieri più profondi della sua visionarietà, rendendo palpabile il suo flirtare con la morte. Sclavi prendeva i luoghi comuni del cinema, della letteratura e del fumetto di paura filtrandoli attraverso la sua sensibilità, complessa e piena di luoghi oscuri, facendolo spudoratamente, fino a farsi male. E’ proprio Tiziano Sclavi a raccontare con sincerità le sue memorie da invisibile. Le sue parole danno vita alle sue visioni che prendono corpo attraverso animazioni evocative. Il mondo che per anni lo ha ispirato, un mondo tutt’altro che rassicurante, si alterna alle sue confessioni, ricomponendo il puzzle del suo ritratto inedito, diretto, sincero e sorprendente.

Arricchiscono il film i contributi di: Grazia Nidasio, Bianca Pitzorno, Lorenzo Mattotti, Dario Argento, Walter de Silva, Sergio Castellitto, Thony, Giovanni Soldini, Mauro Marcheselli e il meraviglioso poster del maestro Aldo Di Gennaro.

Nessuno siamo perfetti sarà presentato al Torino Film Festival,  il 27 novembre.

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Nessuno si salva da solo: tre nuove clip dal film

Nessuno si salva da solo: tre nuove clip dal film

Sono disponibili da oggi tre nuove clip da Nessuno si salva da solo, il nuovo film diretto dall’Riccardo Scamarcio Nessuno si salva da soloattore e regista Sergio Castellitto, il quale si basa nuovamente per la sceneggiatura e storia su un romanzo scritto da sua moglie Margaret Mazzantini. Gli attori protagonisti del film sono Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, i quali interpretano una coppia con due figli e da poco separata. Il film è prodotto da Indian Fiction Company e il restante cast è costituito da Anna Galiena, Eliana Miglio, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti e Valentina Cenni. Ecco le tre nuove clip tratte dal film:

La sinossi ufficiale di Nessuno si salva da solo è la seguente:

Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Delia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine. La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione. Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima. I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre. Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare pericoli di malformazioni… Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica. Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo è uscito nelle sale cinematografiche italiane a partire da ieri giovedì 5 marzo 2015, distribuito da Universal.

Fonte: Universal Pictures International Italy

Nessuno si salva da solo: trailer del nuovo film di Castellitto/Mazzantini

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Torna la premiata ditta Castellitto/Mazzantini con un altro film diretto da Sergio e scritto da Margaret su adattamento di un suo stesso, omonimo, romanzo. Protagonisti di Nessuno si salva da solo sono Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Ecco il trailer italiano del film:

https://www.youtube.com/watch?v=AC83vD2b3X4

Di seguito la trama del film: Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di  programmi televisivi.

Riccardo Scamarcio Nessuno si salva da soloDelia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine.

La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione.

Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima.

I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre.

Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare  pericoli di  malformazioni…

Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica.

Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo: primi 7 minuti del film di Sergio Castellitto

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Guarda i primim 7 minuti di Nessuno si salva da solo, il nuovo film di Sergio Castellitto e tratto dal romanzo di Margaret Mazzantini, al cinema dal 5 MARZO 2015. Nel cast Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio.

Di seguito la trama del film: Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di  programmi televisivi.

Riccardo Scamarcio Nessuno si salva da soloDelia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine.

La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione.

Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima.

I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre.

Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare  pericoli di  malformazioni…

Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica.

Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo: due clip del film con Riccardo Scamarcio

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Guarda due cli del film Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto e tratto dal romanzo di Margaret Mazzantini, al cinema dal 5 MARZO 2015. Nel cast Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio.

Di seguito la trama del film: Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di  programmi televisivi.

Riccardo Scamarcio Nessuno si salva da soloDelia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine.

La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione.

Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima.

I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre.

Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare  pericoli di  malformazioni…

Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica.

Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo: backstage con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca

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Guarda il backstage di Nessuno si salva da solo, un film di Sergio Castellitto, dal romanzo di Margaret Mazzantini con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio.

http://youtu.be/Cqly5aSsMcw

nessuno-si-salva-da-soloLa sinossi ufficiale di Nessuno si salva da solo è la seguente:

Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Delia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli… ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d’amore e scoprirne le ragioni della fine. La cena occupa l’intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall’entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l’amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione. Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima. I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel più tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre. Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato l’aborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, all’oscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, così si era reso necessario l’aborto per evitare pericoli di malformazioni… Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nell’anoressia; è così nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica. Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante l’età ancora innamorati… Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perché, sostiene, «nessuno si salva da solo»…

Nessuno si salva da solo è uscito nelle sale cinematografiche italiane a partire da ieri giovedì 5 marzo 2015, distribuito da Universal.

Nessuno reboot di Batman fino al 2017?

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Nessuno reboot di Batman fino al 2017?

Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno ha sancito la fine del fruttuoso matrimonio tra Christopher Nolan e Batman. Tuttavia la Warner Bros ha in programma di continuarea sfruttare l’immagine dell’Uomo Pipistrello senza il regista e senza Chistian Bale. E’ infatti noto che entro il 2015 avremo un nuovo Batman che si unirà alla Justice League, mentre per avere un altro film interamente dedicato all’eroe in nero dovremo aspettare il 2017.

Inutile dirlo, ci sono un sacco di rumors più o meno fondati su chi interpreterà il nuovo Batman. I più insistenti e autorevoli sono quelli che vorrebbero Joseph Gordon-Levitt erede di Bale, cosa che è stata però smentita dallo stesso attore. Non resta quindi che aspettare e vedere quale sarà il fortunato attore a ricevere in eredità la tuta nera di Batman.

Nessuno mi può giudicare: recensione del film con Paola Cortellesi

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Arriva nelle sale italiane Nessuno mi può giudicare la nuova commedia diretta da Massimiliano Bruno e con protagonisti assoluti Paola Cortellesi e Raoul Bova.

In Nessuno mi può giudicare Alice è una donna ricca, razzista e un po’ cafona che trascorre la sua vita organizzando feste e dando ordini al suo personale extracomunitario. Quando però il marito imprenditore muore in un incidente, lei rimasta sola con suo figlio, si troverà costretta per la prima volta nella sua vita a lavorare per pagare il debito che suo marito le ha lasciato in eredità.  Venderà tutto e si trasferirà quindi nei quartieri popolari di Roma, e realizzerà che di lavori che possano fruttarle abbastanza da permetterle di pagare il debito evitando le galera e mantenere suo figlio con lei ce ne sono davvero pochi. Così deciderà suo malgrado di fare la escort. La storia in questi termini sembra sicuramente tragica, e nella sua intimità riflette una società del compromesso, la nostra purtroppo, nella quale le persone in difficoltà spesso fanno ciò che non vogliono per riuscire a cavarsela, proprio come Alice.

Ma la forza del film è proprio questa, trattare di argomenti scomodi e di forte impegno sociale con ironico divertimento, senza mai cedere al patetismo, scivolando lievemente e solo di rado nel prevedibile buonismo che è tipico e costitutivo della commedia. In Nessuno mi può giudicare si ride di gusto e con irriverente trasporto: le razze e i razzisti, i ricchi e i poveri, i raffinati e i cafoni, i politici e i loro vizietti, tutto diventa materia di uno sguardo, quello di Massimiliano Bruno alla sua opera prima al cinema, acuto ed intelligente, che lavora sulla battuta con grande cura e con un ottimo risultato. A tenere il timone è una splendida Paola Cortellesi che nei panni succinti della escort Alice rappresenta con la sua consueta ironia un personaggio che invece ha tutte le carte in regola per essere tragico. Accanto a lei Raul Bova, mai così trucido (e bello), che si cala completamente nel ruolo scomposto di Giulio, squattrinato gestore di un call centre.

Nessuno mi può giudicare film recensione

Ma anche Rocco Papaleo il becero razzista, Anna Foglietta escort in carriera dal cuore d’oro, Valerio Aprea depresso di costituzione,  la ‘strana coppia’ Lucia Ocone e Lillo, condomini rozzi ma dal cuore d’oro, ogni singolo personaggio è curato nei dettagli, merito di un lavoro di tornio che da spessore al film, in una commedia trascinante. E gli attori, dai più piccoli ai più grandi, danno un contributo fondamentale; Bruno si diverte e mettere ‘fuori parte’ i suoi, trasformando il bello e pulito Bova in rozzo ‘trucidone’, la divertente Cortellesi in sensuale escort (senza mai scadere nella volgarità!), la raffinata Ocone in pacchiana romanaccia, mantenendo l’armonia e l’equilibrio, senza mai uscire dalle righe e regalando larghi e abbondanti sorrisi. Nessuno mi può giudicare è un film di scrittura, fatto bene, che racconta di personaggi e di temi sociali con il gusto dolce amaro della commedia di una volta.

Nessuno mi può giudicare è la commedia dell’anno

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Nessuno mi può giudicare è la commedia dell’anno

Festa a Taormina per Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno: lo anticipa il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, in occasione della prossima assegnazione dei Nastri d’Argento 2011, il 25 giugno.

Nessuno mi pettina bene come il vento: recensione del film

Nessuno mi pettina bene come il vento: recensione del film

In Nessuno mi pettina bene come il vento una scrittrice solitaria, Arianna (Laura Morante), una bambina problematica, Gea (Andreea Denisa Savin), un gruppo di giovani teppistelli, tra cui Yuri (Jacopo Olmo Antinori). Tre solitudini che s’incontrano d’inverno in una località di mare, tre prospettive sul mondo che cambiano. Una storia di contrapposizioni, di rifiuti e istintive affinità.

Così Peter Del Monte torna alla regia dopo sette anni, parlandoci di esistenze solitarie segnate da una latente disperazione, personaggi che faticano a trovare un posto nel mondo. La trama che inizialmente può apparire contorta, è in realtà semplice, perfino esile, ma sufficiente a far emergere ciò che conta nel film: l’interiorità dei personaggi. Nessuno mi pettina bene come il vento è un film di silenzi più che di parole, come lo definisce lo stesso regista – ma le parole, quando ci sono, portano spesso un contributo alla riflessione, rovesciando prospettive classiche.

Nessuno mi pettina bene come il vento, il film

Proprio per la sua natura intimista, fatta di emozioni trattenute o poco espresse verbalmente, il film ha bisogno di interpreti abili a definire mondi interiori con la profondità delle espressioni e dei gesti. Di questi vive, grazie all’ottima scelta degli attori: con indiscussi punti fermi  – Laura Morante, da sempre efficace nel tratteggiare donne fragili e insicure che sanno però trovare al momento opportuno una loro forza – gradite conferme – un altro ruolo da introverso per Jacopo Olmo Antinori, già in Io e te di Bernardo Bertolucci – e buoni esordi – Andreea Denisa Savin, dodicenne.

Nessuno mi pettina bene come il vento rende bene quell’inspiegabile istintiva affinità che porta a volte a fidarsi degli sconosciuti più che di chi ci è da sempre vicino, quell’alchimia misteriosa che prescinde da ogni regola – età, contesto di provenienza – e determina un immediato legame tra estranei (qui sia tra Gea e Arianna, che tra Gea e Yuri). La capacità di aprirsi a ciò che non si conosce, esemplificata nell’aforisma di Alda Merini che dà il titolo al lavoro. Capacità che spesso gli adulti perdono, mentre i giovani più facilmente posseggono – è la bambina a “insegnarla” alla scrittrice, adulta curiosa e intelligente, che sa mettersi in discussione. La parte più viva è, dunque, la contrapposizione tra questo elemento vitalistico e spontaneo e la natura fondamentalmente oscura dei personaggi, che trova corrispondenza nell’ambientazione cupa.

Lo sguardo del regista non giudica i protagonisti, ma è disincantato. Sulla famiglia: lontana dall’essere un nucleo in cui trovare comprensione e appoggio, appare invece come luogo di disgregazione e lontananza, non priva di affetti, ma incapace di essere punto di riferimento. Come sull’universo dei ragazzi: portatori di nuove benefiche prospettive, ma anche concentrati di aggressività e rabbia più o meno espresse. Un viaggio introspettivo con momenti anche emozionanti, un invito a recuperare un po’ d’istinto e a lasciarsi, ogni tanto, pettinare dal vento.

      

Nessuno ha detto a Wes Bentley che Ben Affleck è Batman?

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Nessuno ha detto a Wes Bentley che Ben Affleck è Batman?

Wes Bentley non è nuovo ai cinecomics. Nella sua carriera, l’attore di Interstellar ha partecipato a ben due film tratti da fumetto: Jonah Hex e Ghost Rider, ma ha confessato che non gli dispiacerebbe interpretare un altro personaggio, molto più famoso.

Ospite al Larry King Now, Bentley ha dichiarato che avrebbe piacere a interpretare Batman. La speranza è l’ultima a morire e si sa che l’attore potrebbe anche aver detto una cosa del genere perché semplicemente ama il personaggio, ma è piuttosto improbabile che riesca a realizzare il suo sogno. Ben Affleck, nuovo Batman per la Warner e DC, sembra destinato a rimanere nel mantello del Crociato Incappucciato almeno per i prossimi cinque anni, e questo imfrangerebbe le speranze di Bentley.

Comic Book Movie ha però giustamente avanzato la proposta: e se l’attore vestisse i panni di Batman/Bruce Wayne per l’universo televisivo della DC? Magari comparendo in una delle due serie tv Arrow o The Flash?

Che ne pensate?

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive …

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive …

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive. Alla luce di questa profezia ci avviamo alla conclusione di un percorso. Badate bene, Harry Potter è un fenomeno mondiale, è l’infanzia di molti ragazzini che con lui sono cresciuti, ed è il ritorno all’infanzia di chi credeva di essere passato indenne attraverso un periodo importantissimo della propria vita. Harry Potter ricorda l’infanzia e accompagna il suo lettore/spettatore verso la giovinezza, la responsabilità, la scelta. Giunti alla conclusione di questo viaggio magico non si può non guardarsi indietro e chiedersi: quanto sono stati lunghi questi 10 anni cinematografici di Harry Potter? Cosa mai ci sarà adesso da aspettare dopo che “tutto finisce”? Sembra ieri che un bel gufo grigio recapitò al numero 4 di Privet Drive una lettera d’ammissione, quella che parecchi bambini di 11 anni hanno aspettato, ma che era indirizzata solo a lui: Harry James Potter.

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive, la profezia

Il piccoletto spettinato, in una camicia più grande di lui di diverse taglie, apprende da un mezzo-gigante dalla faccia simpatica che è un mago, e la sua vita cambia per sempre. Harry va a scuola, a Hogwarts, che diventerà la sua vera casa, e così comincerà il suo percorso nel mondo magico, alla scoperta di cose delle quali nemmeno sospettava l’esistenza (come le scale a cui piace cambiare o i fantasmi che allegramente fluttuano nei corridoi della scuola intrattenendo gli studenti). Scoprirà che ci sono tante cose da imparare per un giovane mago di 11 anni, e soprattutto capirà che “non tutti i maghi sono buoni”. Saprà presto riconoscere gli amici dai nemici (da subito preferisce un Weasley ad un Malfoy) e scoprirà che, suo malgrado, è famoso!

Nel mondo magico Harry è un eroe, ha sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi, Colui Che Non Deve Essere Nominato, e grazie a lui la paura ha abbandonato maghi e streghe. Ma Tu Sai Chi non è morto, tenterà molte volte di ritornare in vita, ed Harry sarà sempre pronto, anche se inesperto, ma armato di coraggio (è un Grifondoro) e soprattutto di amici, i migliori che si possano immaginare. Non è uno studente modello, se la cava come Ron grazie all’aiuto di Hermione (che forse poteva finire anche in Corvonero) che passa loro i compiti, e probabilmente anche grazie ad un ascendente che scopre di avere sul Preside, il professor Silente, il più grande mago che la storia ricordi. Imparerà cosa vuol dire essere fedeli alle proprie scelte, e soprattutto cosa vuol dire soffrire tanto da non poter sopportare il dolore. La sua grande capacità di amare lo rende speciale, incorruttibile e alla fine di tutto imbattibile.

Crescendo prenderà le proprie decisioni e a mano a mano che Voldemort eliminerà quelli che lo proteggono per arrivare a lui, Harry prenderà coscienza di sé e delle proprie forze. Così capirà che la soluzione è combattere e abbattere per sempre il male ed il desiderio di potere.

La grande mente dietro a questa infinita operazione letterario – cinematografica è una donna, che in difficoltà economiche, scrive un libro e poi un altro, fino a scriverne sette ed a diventare la persona più ricca del Regno Unito dopo la Regina. J.K. Rowling è la madre di Harry e quella di una intera generazione di uomini e donne di tutte le età che sono rimaste con il mago con la cicatrice a forma di saetta fino alla fine. E’ una saga piena di passione, quella di Harry Potter, che riesce a toccare temi attuali trasfigurandoli attraverso il linguaggio della magia e rendendoli ancora più realistici: la paura del diverso, il vero valore della vita divisa tra bene e male, l’importanza delle scelte, la paura della morte come passaggio verso l’ignoto. Nessuna generazione prima di questa ha avuto il privilegio di approcciarsi attraverso una realistica finzione a questi temi che seppure inseriti in un testo apparentemente semplice hanno una potenza ed un’universalità senza precedenti. La Rowling è riuscita a creare su carta una realtà incredibile, permettendo ad ogni Babbano di affezionarsi ad ogni persona, locale, negozio, professore, aula o cortile che Harry incontra nel suo viaggio.

Che dire della famiglia magica più bella di sempre, i rossi Weasley? E del Quiddich? I maghi hanno per questo sport lo stesso fanatismo che i babbani hanno per il calcio! Per non parlare delle Apifrizzole, dei Cioccalderoni, delle caramelle Tutti i Gusti +1, delle piume di zucchero, del succo di zucca e della magnifica Burrobirra (chi non si è mai chiesto di cosa sa la Burrobirra?). E poi professori terribili e severi, simpatici e pasticcioni, fannulloni e cialtroni, misteriosi e sfortunati, esami, voti ed esaminatori. Un mondo che tutti vorrebbero vivere in prima persona e che ricompare con la stessa vibrante bellezza ogni volta che si ci ficca con il naso in questi straordinari ‘libri di favole’.

Harry Potter è un ragazzino irascibile

Harry non è un eroe senza macchia, è un ragazzino irascibile che urla contro il mondo, un bambino che si lascia guidare, la sua vera forza comparirà con il tempo, attraverso le situazioni che si troverà ad affrontare dimostrando che la fedeltà verso la propria natura è l’unica arma che possediamo per orientarci nel mondo e non cadere vittime del male. La Rowling non ha lasciato il nostro da solo, lo ha circondato di simpatizzanti, ammiratori ed amici, e lo ha accerchiato di invidiosi, accusatori e acerrimi e spietati nemici. Alla sua destra e alla sua sinistra però ci sono sempre Ron e Hermione, sin dal primo anno, da quel piccolo incidente nel bagno delle ragazze… Halloween, un troll di montagna e la bacchetta sporca di caccole del mostro.

Harry Potter e la pietra filosofaleLui è l’ultimo di sei fratelli, se non si conta l’ultimogenita unica femmina, indossa sempre le toghe di qualcun’altro, i libri usati e i gufi rincitrulliti. E’ di buon cuore e di innegabile simpatia, tiene alto l’umore ma con il tempo imparerà a fare i conti con il suo essere sempre secondo nei confronti del grande Harry Potter, poi però diventerà il ‘re di Grifondoro’ e capirà, forse con un po’ di ritardo, che non è poi secondo in tutto, almeno non per Hermione! Lei è il cervello del gruppo, brillante, precisina, volitiva, finirà per caricarsi sulle spalle i due amici quando la situazione diventerà difficile, conducendoli in avanti quando la loro rabbia e la loro frustrazione li spingeranno a guardare solo indietro. Non è bella Hermione, anche se l’immagine di Emma Watson che la interpreta fa credere il contrario, ma è una forza della natura, più matura dei compagni di avventura è capace di prendere coscienza dei suoi sentimenti e di guardarli in maniera lucida. Anche lei, come Ron, è fedelmente legata ad Harry. Ginny, ultima arrivata della famiglia Weasley, è la passione, la solidità dei sentimenti, l’unica donna che può stare al fianco di Harry, perché è potente, ma ha anche un cuore saldo.

Harry Potter e i suoi amici

Neville Paciock, timidissimo e imbranato compagno Grifondoro, poteva essere lui il prescelto, poteva avere lui una cicatrice sulla fronte a forma si saetta, invece è solo Neville, che cresce e impara ad avere fiducia nelle sue capacità. Qualche volta lo Smistamento (cerimonia che assegna gli studenti alle Case di Hogwarts) avviene troppo presto per i giovani maghi, almeno secondo Silente, ma nel caso di Paciock il Cappello Parlante ci ha visto giusto: “Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore!”. Proprio quello che si rivelerà Neville, imtrepido, coraggioso, anche lui legato da un profondo amore per Harry e per i suoi amici, pronto ad agire se la circostanza lo richiede, pronto a sacrificarsi per gli altri. Luna Lovegood, Luna Lunatica, sincera e brillante, bistrattata per la sua stramberia, anche lei incontaminata nonostante la sofferenza della sua vita, troverà nei nostri amici veri e rimarrà a combattere quando in molti scapperanno. Albus Silente, il più grande mago di tutti i tempi, è il mentore di Harry, colui che gli insegna ad aver fiducia, colui che lo istruisce ma gli lascia il tempo di capire e di dedurre, lo conduce senza sopraffarlo e al momento opportuno, sarà felice di farsi condurre dal suo discepolo, che considera la migliore speranza che il mondo abbia.

Le donne in Harry Potter

Ogni carattere descritto dalla Rowling ha il suo punto di forza, la sua rilevanza, il suo posto nel cuore dei fan: i malandrini (James, Sirius, Remus e Peter), la professoressa McGrannit, il professor Piton, i gemelli Weasley, Bellatrix Lestrange, Lucius e Draco Malfoy. J.K. ci offre dei fantastici ritratti di madri: Molly, Lily e Narcissa. Donne spaventante ma coraggiose, poiché il coraggio non è l’assenza di paura. Donne che farebbero di tutto per salvare i propri figli, che combattono, che uccidono, che tradiscono e che muoiono per salvarli. Tutti i personaggi della Rowling sono profondamente umani, alcuni si ergono come figure eroiche senza nessun corrispettivo nel mondo reale, figure troppo nobili per essere vere, altri strisciano sul fondo della storia, infimi e vigliacchi, debitori dei loro stessi nemici, troppo bassi per muovere a simpatia, ma talmente meschini da suscitare pietà. Ognuno di loro è mosso da sentimenti elementari che nella storia assumono una potenza così radicale da sembrare concetti lontani da ogni percezione umana. L’amore, l’amicizia, la paura, la vendetta, la brama di potere, sono emozioni affrontate con una tale immediatezza che si spogliano di qualunque senso retorico possibile e diventano granitiche e autentiche, più vere sulla carta che nel mondo babbano in cui viviamo.

Voldemort, il bambino solo

E poi c’è lui, Voldemort, il male assoluto, colui che rifiuta ogni consorzio umano, razzista, alimentato dall’odio e dal potere. Non a caso la sua storia è così simile a quello di Harry. Entrambi orfani, entrambi soli, entrambi troveranno una casa a Hogwarts. Tuttavia “non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, ma le nostre scelte” e questo lo scopriamo presto. Il valore delle scelte, della volontà personale, l’accettazione del sacrificio e la volontà perversa di perseguire un obbiettivo malefico. Le loro scelte li rendono così lontani, l’incapacità di concepire la propria finitezza e l’accettazione della morte come unica via di salvezza per i tutti condurrà i due allo scontro finale, al loro ultimo confronto e alla fine di tutto. Harry e Voldemort sono speculari, uguali e contrari, e nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive. E questa profezia li condurrà all’epilogo, a quello che abbiamo letto tra le lacrime e  che aspettiamo ancora di vedere con gli occhi già lucidi.

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 sarà un evento epico, chiuderà un’era e  metterà fine ad un enorme esperimento cinematografico, costellato da successi e da insuccessi (L’Ordine della Fenice), che si è avvalso del più grande insieme di straordinari attori che il cinema ricordi in un solo film (tutti inglesi, tutti sublimi). Si è puntato su tre piccoli undicenni che sono cresciuti davanti agli occhi del mondo e sono diventati il pallido e sorridente Harry (Daniel Radcliffe), il muscoloso e dolce Ron (Rupert Grint) e la bellissima e brillante Hermione (Emma Watson). Forse nessuno dei tre sarà poi un grande attore, probabilmente saranno per sempre il Trio, gli inseparabili amici che hanno insegnato ad una generazione il vero amore, il coraggio e il valore di un’anima incorrotta. Come è accaduto per l’uscita dell’ultimo libro, il prossimo 13 luglio ci saranno lacrime e rivelazioni, dubbi chiariti e amori finalmente palesati. E se qualcuno dovesse avere ancora incertezze o perplessità può sempre ritornare a Hogwarts. Poiché quello che ha dato così tante emozioni la prima volta, continuerà a farlo per sempre, e leggere quelle parole o guardare quelle immagini non perderà mai il suo valore. L’appuntamento è per il 13 luglio, ma nel cuore dei potteriani veri, l’appuntamento sarà per sempre e per tutti quelli che hanno seguito Harry fino alla fine.

Nessuno come noi: recensione del film di Volfango De Biasi

Nessuno come noi: recensione del film di Volfango De Biasi

Esce al cinema il 18 ottobre Nessuno come noi, il nuovo film di Volfango De Biasi con nel cast Alessandro Preziosi e Sarah Felberbaum, nei panni dei due protagonisti.

Nessuno come noi, la trama

Torino, anni Ottanta. Vince (Vincenzo Crea) è innamorato della sua migliore amica Cate (Sabrina Martina). È timido e secchione, con la passione per la scrittura. Quando in classe arriva Romeo (Leonardo Pazzagli), che al contrario non ha voglia di studiare, è estroverso e ama divertirsi, i due diventano subito amici. Betty (Sarah Felberbaum), la loro insegnante di italiano, è una donna delusa dagli uomini, che preferisce una vita da single. Almeno fino a quando non conosce Umberto (Alessandro Preziosi), il padre di Romeo, noto professore universitario, affascinante quanto narciso, fin troppo sicuro di sé, sposato con Ludovica (Christiane Filangieri), a cui lo lega ormai solo la routine quotidiana di un rapporto freddo e distaccato. Betty e Umberto intrecciano una relazione che si fa sempre più importante per entrambi. Nel frattempo, anche Vince, Romeo e Cate sono protagonisti di un triangolo amoroso.

Dopo il documentario Crazy for Football, dopo aver diretto e scritto tre film di Natale – altri due li ha sceneggiati per Neri ParentiVolfango De Biasi dirige Nessuno come noi,  commedia romantica e racconto di formazione – quella del giovane Vince, futuro scrittore alle prese col primo amore. Il lavoro è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Luca Bianchini, ma la sceneggiatura si deve anche a De Biasi stesso, con Tiziana Martini e Marco Ponti. Ed è proprio nella scrittura che il film sembra carente.

L’amore – qui il classico triangolo (doppio) – è il tema dei temi, mille volte trattato. Il rischio di banalità è dietro l’angolo, ma il regista sembra non preoccuparsene. Anzi, la cavalca e racconta una vera e propria favola: quella del principe azzurro che va dove lo porta il cuore, anziché dove lo portano le convenzioni. Quella dei buoni sentimenti, in cui, anche se ogni tanto sbagliano, anche se sporcati da un velo di egoismo o strafottenza, tutti alla fine fanno la cosa giusta e si assumono la responsabilità delle proprie azioni. Cosa che assai raramente accade nella realtà. Racconta che l’amore, come la vita, vale sempre la pena di essere vissuto, anche quando fa soffrire e che c’è solo una cosa più importante dell’amore: l’amicizia.

La narrazione procede attraverso una serie di stereotipi. C’è l’uomo burbero e assertivo che, innamorato, si scopre fragile; c’è la donna emancipata e indipendente che infondo aspetta il principe azzurro, soddisfatta del ruolo di amante, ma poi pronta a lamentare l’assenza dell’amato, quando questi è occupato con la famiglia. Ci sono balli in mezzo alla strada perché “siamo liberi” e corse a perdifiato alla stazione per fermare l’amata in partenza. Questo repertorio abusato, anziché rendere l’intensità del rapporto tra i due, la raffredda e allontana il pubblico. Betty e Umberto sono disposti a mettere in discussione tutto l’uno per l’altra.

Allo spettatore dovrebbe arrivare la forza emotiva del sentimento che li lega, la sua profondità spiazzante, sostenuta da un maggiore scavo nelle personalità e nel vissuto dei due. Invece, dopo un inizio intrigante, coi due opposti che si attraggono e un buon mix di ironia e seduzione, il film scivola senza spunti originali fino all’epilogo, tra primi piani di maniera e dialoghi spesso scontati. Se Preziosi riesce a tratti a dare vita al suo personaggio, grazie alla sua solidità attoriale, e  Sarah Felberbaum ben incarna la tipica bellezza anni Ottanta, stile Debbie Harry, questo però non basta.

Neanche l’intreccio riguardante i tre ragazzi, protagonista Vincenzo Crea (I figli della notte) porta un po’ di freschezza. L’unico  elemento davvero efficace resta proprio l’ambientazione eighties ben ricreata. Una colonna sonora che va dagli A-ha agli Spandau Ballet, ascoltati rigorosamente su cassetta; il rimando a Top Gun; una sequenza sulla neve che ricorda il video di Last Christmas degli Wham! L’abbigliamento: camperos, giubbotti imbottiti e maglioni dai colori sgargianti; i primi telefoni cellulari. Il film appare, dunque, una scatola il cui contenuto non è all’altezza della confezione, curata e accattivante.

Nessuno come noi – trailer italiano

Nessuna verità: la storia vera dietro il film con Leonardo DiCaprio

Nessuna verità di Ridley Scott è un film di spionaggio che segue Roger Ferris, un ufficiale della CIA in Iraq, impegnato a catturare il leader terrorista Al-Saleem. Guidato dal suo superiore Ed Hoffman e aiutato dal capo dell’intelligence giordana Hani Salaam, Ferris cerca di rintracciare e catturare Al-Saleem, affrontando vari contrattempi durante le operazioni. Man mano che il film thriller procede, la narrazione apre una porta sulle operazioni cruente dei funzionari dell’intelligence contro i feroci gruppi terroristici del XXI secolo, facendo sorgere la curiosità di sapere se le spedizioni di Ferris sono basate su vicende reali o meno.

Nessuna verità è basato su una storia vera?

La risposta è che no, Nessuna verità non è basato su una storia vera. La sceneggiatura di William Monahan è però basata sul romanzo Body of Lies (che è anche il titolo originale del film) scritto da David Ignatius. Nella più ampia premessa della Guerra al Terrore, il romanzo descrive il dilemma del protagonista Roger Ferris, che è in conflitto tra la propria comprensione della guerra e il coinvolgimento dei suoi superiori che lo costringono a procedere con operazioni che mettono in discussione le sue convinzioni etiche. Nel segno del thriller, la narrazione fittizia offre uno sguardo sulle dinamiche relative alle operazioni di intelligence in Medio Oriente dopo l’11 settembre.

Russell Crowe e Leonardo DiCaprio in Nessuna verità
Russell Crowe e Leonardo DiCaprio in Nessuna verità. Foto di MPTV.net – © 2008 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Un’organizzazione come la CIA si basa intrinsecamente sulla segretezza. Si tratta di operazioni segrete, quindi noi [la troupe] stiamo facendo un film sulle operazioni e sulle pratiche moderne della CIA. Penso che ci siamo avvicinati il più possibile a come gli Stati Uniti operano in questa guerra al terrorismo“, ha dichiarato Leonardo DiCaprio, che nel film interpreta Roger Ferris, al Guardian nel novembre 2008. “C’è questo personaggio [Roger Ferris] che si trova in un mondo ingannevole, cercando di catturare il nemico di cui non potrebbe mai fidarsi. Ma è una guerra sporca, brutta“.

Sta cercando di mantenere una parvenza di moralità e di fiducia nel suo Paese mentre quest’ultimo lo sta deludendo e, ironia della sorte, sta iniziando a fidarsi di persone che, pur non essendo esattamente il nemico, non sono le persone a cui dovrebbe essere legato“, ha aggiunto DiCaprio. Anche se la storia del film e del romanzo sono interamente fittizie, una precisa realtà e alcune personalità realmente esistenti hanno comunque ispirato la creazione dei personaggi. Il personaggio di Hani Salaam è infatti apparentemente e parzialmente basato su Sa’ad Khair, che è stato anche a capo dell’agenzia di intelligence giordana, General Intelligence Directorate, dal 2000 al 2005.

Khair è stato una figura di spicco nel circolo dell’intelligence e dello spionaggio del Medio Oriente nei primi anni 2000. David Ignatius, l’autore del romanzo, ha incontrato Khair di persona per ascoltare i suoi racconti e modellare il personaggio di Hani nel romanzo. Oltre a Sa’ad Khair, anche l’Operazione Mincemeat (sulla quale nel 2022 è stato realizzato un film) della Gran Bretagna durante la Seconda Guerra Mondiale ha parzialmente ispirato il romanzo. Anche se la premessa della politica mediorientale fa da sfondo alla narrazione, il film è però concepito innanzitutto come un thriller di spionaggio.

Russell Crowe in Nessuna verità
Russell Crowe in Nessuna verità. Foto di MPTV.net – © 2008 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Sì, il Medio Oriente è un focolaio di disordini politici e lo è stato per centinaia di anni. Ma non è questo il motivo per cui noi [Ridley Scott e Donald De Line] ne siamo stati attratti. Quello che ci ha attratto è che si tratta di un thriller di spionaggio teso e provocatorio, con elementi che sicuramente piacciono a me come produttore e a Ridley come regista. Vi trovate in un mondo in cui il lavoro di un personaggio è l’inganno, quando la vostra vita e il vostro lavoro sono incentrati sull’inganno. Ciò che è affascinante è il modo in cui questo si riversa in altre aree della tua vita“, ha dichiarato al New York Times Donald De Line, co-produttore del film.

Nel film, però, si spiega anche che il ripiegamento dei terroristi sui metodi di comunicazione dell’era pre-tecnologica rende inutili gli strumenti ad alta precisione utilizzati dalla CIA. I terroristi evitano telefoni cellulari e computer, preferendo la comunicazione faccia a faccia e i messaggi scritti codificati. Gli americani, invece, utilizzano sofisticate tecnologie di comunicazione e di sorveglianza. David Denby del New Yorker ha detto che questo è il suggerimento di Scott che la CIA ha la tecnologia ma non l’intelligenza umana per combattere adeguatamente il terrorismo in Medio Oriente.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Nessuna verità grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesTim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 12 aprile alle ore 21:00 sul canale Iris.

Nessuna certezza per Kick-Ass II

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Nessuna certezza per Kick-Ass II

kickass

L’attore Aaron Johnson ha parlato sulla potenziale data di inizio delle riprese del sequel  Kick-Ass II ,della pellicola di Mattheuw Vaughn ispirata ai fumetti di Mark Miller.

Nessun Rimorso per Christopher McQuarrie

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Dopo Jack Reacher, protagonista Tom Cruise, la Paramount sembra aver deciso di tenere tra le proprie fila Christopher McQuarrie, pensando di affidargli l’adattamento di Without Remorse, romanzo firmato da Tom Clancy. Protagonista della storia, John Kelly (meglio conosciuto come Mr Clark), impegnato in una missione per la liberazione di alcuni prigionieri nel Vietnam, che assume i contorni di una vendetta personale. Il compito più arduo per McQuarrie sarà quello di rendere adatta a tutti una storia originariamente molto cruda e violenta.

La vicenda non vede trai protagonisti Jack Ryan, il principale eroe uscito dalla penna di Clancy e portato più volte sul grande schermo col volto di Harrison Ford. John Kelly d’altra parte, è stato protagonista di altri libri di Clancy ed anche lui ha già avuto delle versioni cinematografiche, interpretate da Willem Dafoe e Liev Schreiber. McQuarrie è conosciuto più come sceneggiatore che come regista: un titolo su tutti, I soliti sospetti; firmerà inoltre il prossimo Wolverine.

Fonte: Empire

Nessun problema in vista per il sequel di Prometheus

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Nessun problema in vista per il sequel di Prometheus

Ci sono problemi nel team creativo di Promethus? Damon Lindelof smentisce le dichiarazioni che il tabloid Bloody Digusting ha fatto trapelare in rete. Ridley Scott che è attualmente a lavoro nella scrittura della sceneggiatura del sequel di Promethues, senza la vicinanza di Damon Lindelof, sarebbe sull’orlo di una crisi di nervi perché non riesce a scrivere un film all’altezza dell’originale.

L’ex sceneggiatore scende quindi in campo per smentire le accuse, affermando che Ridley Scott è perfettamente in grado di lavorare da solo e di portare a termine il progetto, soprattutto Lindelof afferma che il buon Scott  non sta “impazzando” come molti credono. La dichiarazione è stata estrapolata in un contesto più ampio, dove lo stesso Damon, spiega il perché ha abbandonato il progetto Prometheus

Nessun Posto al Mondo: la recensione del documentario di Vanina Lappa

È sempre una buona notizia quando un documentario esce nelle sale: è il caso, martedì 7 maggio, di Nessun posto al mondo, il secondo lavoro di Vanina Lappa dopo l’esordio Sopra il fiume, premiato al Filmmaker Festival di Milano nel 2016. Un documentario non è un’impresa reddituale e veder approdare sullo schermo la tenacia e la pazienza con cui l’autrice ha documentato un mondo che sta per scomparire rappresenta una speranza di vedere altri produttori interessarsi a progetti difficili o non televisivi che dir si voglia. In tempi di cinema consumato velocemente, Nessun posto al mondo ci permette di riconquistare il piacere della lentezza: quella della visione che si inoltra in profondità consentite solo dall’indugio della macchina da presa e quella di una persistenza fatta di fede e tenacia che solo i documentaristi conoscono. I sei anni dedicati da Lappa a questo progetto vincitore del 64esimo Festival dei Popoli la elevano a pieno titolo tra quelli più appassionati. 

Nessun posto al mondo pone alla stessa altezza uomini, animali e santi

Nessun posto al mondo è un racconto di suoni e silenzi, di cieli stellati che sovrastano allo stesso modo uomini, animali e santi legati alla terra da una ritualità millenaria.  Siamo nel Cilento, sul monte Cervati, dove la transumanza è un ritualità che si consuma fin dal XVII secolo tra la Basilicata e la Campania. Qui un lungo cammino vede ancora oggi i pastori condurre le proprie mandrie a piedi attraverso i boschi e lungo pendii scoscesi alla ricerca del pascolo migliore: è il tempo immoto di questa tradizione, quello che la regista cerca di fermare con inquadrature di qualità pittorica, espressione della sua formazione visiva all’Accademia di Belle Arti. 

Lappa ha seguito i pastori nei loro spostamenti, fermandone gesti e pensieri che risultano sempre più in contrasto con l’avanzare di un mondo diverso, segnato dai confini, dove le vacche transumanti sono tassate in misura importante per i pastori non residenti nel comune di pascolo. Le leggi moderne si sovrappongono a quelle ataviche per svuotare la montagna e consegnarla ai percorsi degli uomini attraverso Parchi Nazionali che preservano una montagna-cartolina. “Che montagna è mai questa senza il suono dei campanacci delle vacche?” si chiede Antonio Pellegrino, sociologo e co-fondatore della Cooperativa Terre di Resilienza di Caselle in Pittari, che si è prestato a guidare l’autrice nel suo cammino di scoperta della terra cilentana. “Che montagna è senza transumanza?” si chiede Pellegrino.

Il suo volto asciugato dal sole e dal vento è il volto della terra che percorre da sempre ma che ora sente in pericolo come non mai. La sua voce, tanto sicura quando parla la lingua degli animali per richiamarli, ammansirli, instradarli, si fa gonfia di smarrimento di fronte a un silenzio nuovo che racconta il vuoto e la mattanza di armenti ‘non controllati’ uccisi da norme per lui incomprensibili. “Vogliono pulire la montagna e invece l’hanno inondata del sangue che ritengono infetto, senza contare che uccidere gli animali che si vanno ad abbeverare è sbagliato”, commentano i pastori, ed è in quella forma di rispetto che li pone sullo stesso piano degli animali che accudiscono che comincia l’ascolto del sacro.

Nessun posto al mondoIl racconto dei legami forti della tradizione

Quello che qui si racconta con lirico realismo è uno spazio che oggi è sempre più ristretto dall’erosione della modernità fatta di auto, televisione e smartphone ma che trova ancora, tuttavia, la forza dei propri legami nella preservazione delle tradizioni legate alla natura. Sono legami forti che trovano radice in questa dimensione a spingere i pastori a distruggere la recinzione di un pascolo comune di ostacoli alla transumanza e allo scorrere del tempo come lo hanno sempre conosciuto. Lo stesso senso di appartenenza che spinge centinaia di persone ad accompagnare la statua della Madonna della Neve di Sanza in una processione notturna che arriva fino a duemila metri.

Alla regista sono occorsi tre anni per seguire il rito con l’attenzione dovuta e raccogliere il materiale poi confluito nel montaggio che lei stessa ha curato. E non è con minor senso di sacralità che Lappa filma l’incedere quasi a passo di danza delle vacche attraverso il paese, quasi fosse possibile aspettarsi di vederle avanzare fino al bordo dello schermo e oltre, per riconquistare la libertà che la storia ha riservato loro in nessun posto al mondo, appunto, come nel Cilento.

Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola su Prime Video

Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola su Prime Video

Fresco di un prestigioso premio internazionale, assegnatogli dall’’Associazione dei registi e delle registe della Catalogna per ‘il suo contributo alla valorizzazione di tutti quelli che fanno del cinema la propria vita’, il documentario Nessun nome nei titoli di coda di Simone Amendola arriva su Prime Video (Italia, Usa e UK) proprio a ridosso del periodo natalizio, con lo spirito di una nuova vita dopo la brusca interruzione della distribuzione in sala a causa dell’emergenza sanitaria.

Lanciato con successo dalla 14. Festa del Cinema di Roma, circuitato e premiato sia in Italia che all’estero, Nessun nome nei titoli di coda è un racconto vivo e intriso di tenerezza che fa di una comparsa un protagonista. Il film s’immerge nella vita del re senza nome di Cinecittà, Antonio Spoletini (cercatore di facce, tra i tantissimi, di Federico Fellini) immortalandolo nel momento in cui vorrebbe lasciare ‘un nome nei titoli di coda’.

Un documentario apprezzato da pubblico e critica, che ha fatto innamorare personalità del cinema come il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli: ‘Un bel ritratto di uno che il cinema l’ha fatto. Mi è molto piaciuto’ e il regista Pupi Avati: ‘Un lavoro prezioso, mi ha molto colpito, a tratti commosso. Mi auguro lo vedano in tanti’

Nessun nome nei titoli di coda, la trama

Da che il cinema è cinema se dici ‘comparse’, dici Spoletini. Cinque fratelli che hanno cercato le facce giuste per tutto il cinema italiano e internazionale passato da Roma. Dei cinque, Antonio, a 80 anni suonati, è ancora lì, sul suo campo di battaglia, Cinecittà. All’approssimarsi dell’idea di una fine, come ogni uomo, vorrebbe lasciare un nome nei titoli di coda.

Nessun nome nei titoli di coda: il trailer

 

Nessun nome nei titoli di coda (Trailer) – Simone Amendola from BLUE DESK on Vimeo.

NOTA DI REGIA

C’è una sequenza, i funerali di Fellini, che è in qualche modo la chiave del documentario. Mentre monta la commozione negli occhi dei presenti (da Gassman alla Vitti ci sono tutti) la regia si sofferma qualche istante su un gruppo di uomini di mezza età, una decina circa. Paolo Frajese emozionato ce li racconta: ‘Questi che vedete sono gli artigiani che hanno fatto il cinema, volti a me e a voi sconosciuti ma che a ognuno Fellini aveva dato un soprannome affettuoso’.

Al centro del gruppo, commosso, c’è Antonio Spoletini.

A Cinecittà Antonio ha fatto un pezzo di strada con tutti, che siano lo scenografo da Oscar Dante Ferretti, o il suo ex figurante (ormai star) Marcello Fonte, ma c’è un luogo dove le emozioni lo tradiscono ancora: il Teatro 5.

Nel film il rapporto di Antonio con ‘Federico’ è il filo drammaturgico che salda il presente e la memoria: Antonio si mette alla ricerca di una copia in pellicola di un film di Fellini cui ha lavorato e cui è profondamente legato.

E questa ricerca diventa l’anima del film.

Simone Amendola (Roma, 1975) è cineasta e drammaturgo. Nel 2010 si fa conoscere con il pluripremiato ‘Alisya nel paese delle meraviglie’, che ha contribuito a far emergere il mondo delle seconde generazioni. Nel 2013 realizza con l’attore Valerio Malorni lo spettacolo ‘L’uomo nel diluvio’, considerato tra i lavori più significativi della nuova drammaturgia, nel 2014 è premiato al Premio Solinas e nel 2016 il suo documentario breve ‘Zaza, Kurd’ è presentato nella sezione MigrArti al 73° Festival di Venezia. Nel 2019 Editoria & Spettacolo raccoglie in volume i suoi copioni teatrali.

Nessun Evil Dead 4, ma L’armata delle Tenebre 2

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Nessun Evil Dead 4, ma L’armata delle Tenebre 2

Negli ultimi giorni era circolata la notizia che, oltre ad essere in cantiere un possibile sequel di Evil Dead (remake de La Casa del 1981), il regista Sam Raimi stesse anche pianificando la possibilità di un nuovo capitolo della saga originale, dal titolo Evil Dead 4. In realtà però lo stesso Raimi ha voluto precisare che non si tratterebbe di un quarto capitolo delle avventure di Ash Williams (Bruce Cambell), ma di un sequel de L’armata delle Tenebre. La rivelazione del regista dimostrerebbe non solo l’ intenzione di creare una sorta di nuova saga parallela a quella di Evil Dead, ma di voler in qualche modo aumentare il franchising attorno alla figura dei morti viventi. Infatti il produttore associato Rob Tapet afferma che nessuno ha mai parlato di un Evil Dead 4,  poiché:

Sarebbe L’armata delle Tenebre 2. Tutti lo chiama Evil Dead 4, ma L’armata delle Tenebre non è stato chiamato Evil Dead da nessuno, eccetto  dai fans dei film di Raimi“.

Sul possibile coinvolgimento di Cambell e dei vecchi attori non è ancora stato detto nulla, ma lo stesso Ash del primo capitolo ha dichiarato che sarebbe favorevole ad un passaggio di consegna verso una nuova generazione di giovani interpreti.

Sam minaccia ogni sei mesi di richiamare il  vecchio cast“, ha detto Campbell nel corso di un’intervista. “L’ho sentito migliaia di volte, perché in fondo alla sua mente, non vuole lasciarsi andare a novità, perché amava e ma tutt’ora fare questi film. Ci è piaciuto farli insieme. Erano un incubo, molto difficili, ma durano alla prova del tempo

Restiamo in attesa di comunicazioni da parte del “maestro” Sam.

Fonte: comingsoon.net

Neslihan Atagül: tutto quello che c’è da sapere sull’attrice di Endless Love

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Neslihan Atagül è in onda in questo momento su Mediaset nella serie di successo Endless Love, ma chi è l’attrice che interpreta Nihan Sezin nello show turco del 2017 che è arrivato in Italia solo nel 2024 distribuito da Mediaste.

Le origini di Neslihan Atagül

Neslihan Atagül è un’attrice turca, nota per alcune serie turche di successo. È nota soprattutto per il suo ruolo in Kara Sevda (2015-2017), serie venduta in oltre 110 Paesi e unica serie televisiva turca vincitrice dell’International Emmy Award (2017). Ha avuto ruoli da protagonista nella serie Fatih Harbiye (2013-2014) e nei film Araf e Senden Bana Kalan. Nel corso della sua carriera di attrice ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Oscar come “Miglior attrice” al Tokyo International Film Festival.

Atagül ha deciso di diventare attrice a soli 8 anni. Nel 2005, all’età di 13 anni, ha trovato il numero dell’agenzia Erberk, di proprietà di Neşe Erberk; ha ottenuto l’indirizzo dell’agenzia Erberk ed è andata con la madre a registrarsi. Un mese dopo ha recitato nel suo primo spot pubblicitario.

Il matrimonio di Neslihan Atagül

Neslihan Atagül è sposata con la sua co-star Kadir Doğulu Neslihan ha iniziato a frequentare la sua co-star di Fatih HarbiyeKadir Doğulu, nell’ottobre 2013. Si sono fidanzati nel novembre 2015 e si sono sposati nel luglio 2016.

Il debutto sul piccolo schermo

Nel 2006 ha debuttato come attrice nel film İlk Aşk, per il quale ha vinto il primo premio della sua carriera come “Giovane attrice promettente”. Tra il 2006 e il 2010 ha avuto un ruolo nella serie Yaprak Dökümü, basata sull’omonimo romanzo. Negli anni successivi è apparsa in altre serie come Canım Babam, Kalbim Seni Seçti, Hayat Devam Ediyor. Nel 2012 si è fatta notare per il suo ruolo da protagonista nel film Araf, per il quale ha vinto l’Oscar come “Miglior Attrice” al prestigioso Tokyo International Film Festival.

Il successo di Neslihan Atagül

Nel 2015 sarebbe arrivato uno dei ruoli più importanti e più amati della sua carriera, quello di Nihan Sezin nel melodramma Kara Sevda, che è diventata la prima serie turca ad essere premiata con l’International Emmy Award come miglior telenovela nel 2017. La serie ha ricevuto anche il premio speciale della giuria ai Seoul International Drama Awards.

Kara Sevda è diventata una delle serie turche più seguite al mondo, essendo stata tradotta in più di 50 lingue e trasmessa in oltre 110 Paesi come Russia, Iran, Slovenia, Uruguay e Grecia. Durante la sua trasmissione negli Stati Uniti per la comunità ispanica, è diventata la serie non spagnola più vista sul canale Univision.

Grazie alla sua interpretazione in questa serie, Atagül ha vinto quattro premi e la sua popolarità e il suo riconoscimento sono saliti alle stelle, non solo in Turchia ma anche a livello internazionale, soprattutto nei Paesi arabi.

Neslihan Atagül è su instagram

L’attrice ha un profilo instagram molto aggiornato. Rispetto ad altre attrici ci tiene a condividere la sua vita, i suoi impegni e i suoi viaggi con i fan.

 

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Cosa fa adesso l’attrice?

Attualmente, Neslihan Atagül  è immersa in un nuovo progetto professionale, Hadsiz Magazine, che porterà fotografie impressionanti, interviste esclusive con grandi ospiti. È stata recentemente in ITALIA come possiamo vedere dal suo profilo instagram.

 

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Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larrain

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Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larrain

Arriva online, in occasione dell’uscita il prossimo 13 ottobre, il trailer italiano del biopic Neruda diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno, Jackie).

Eccolo di seguito:

Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno. La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco.

Cannes 2016: Pablo racconta Pablo, Larrain e il suo Neruda

nerudaGael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero. Il film uscirà nel 2016.

Pablo Larrain è stato da poco ospite al Festival di Venezia dove ha presentato in Concorso il suo ultimo film, Jackie, con protagonista Natalie Portman nei panni della vedova Kennedy.

Neruda: trailer del biopic di Pablo Larrain

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Neruda: trailer del biopic di Pablo Larrain

Arriva online, in occasione della presentazione nella giornata di oggi a Cannes 2016, il trailer del biopic Neruda diretto da Pablo Larrain (NO – I Giorni dell’Arcobaleno). Potete vederlo di seguito:

Gael Garcia Bernal e il regista Pablo Larrain tornano a lavorare insieme dopo NO – I Giorni dell’Arcobaleno. La pellicola, sceneggiata dal cileno Guillermo Calderon, racconterà la vita del celebre poeta, politico e premio Nobile per la letteratura Pablo Neruda, interpretato da Luis Gnecco.

Gael Garcia Bernal vestirà i panni del commissario Oscar Peluchonneau, coinvolto nella fuga del poeta (divenuto senatore indipendente del Partito Comunista del Cile tra il 1946 e il 1948) in seguito alla accuse mosse dall’uomo al governo per aver incarcerato dei minatori in sciopero. Il film uscirà nel 2016.

Neruda: recensione del film diretto da Pablo Larraìn

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Neruda: recensione del film diretto da Pablo Larraìn

Dopo la presentazione ufficiale al Festival di Cannes 2016, arriva anche nelle nostre sale Neruda, il nuovo filmdi Pablo Larraìn che, reduce dagli applausi al Festival di Venezia per Jackie, fa “un passo indietro” e ci narra di una vita straordinaria e insolita, con il suo tocco personale, costruendo un anti-biopic sulla figura culturale e politica più famosa e amata del Cile: Pablo Neruda.

Pablo che racconta Pablo, quindi, con un approccio reverenziale e confidenziale allo stesso tempo, dal momento che la biografia che rende omaggio al personaggio si mescola con eleganza, sfumando i confini, con una storia di fantasia che rasenta il road movie, con tocco leggero e delicato.

Nel 1948 la Guerra Fredda si fa sentire anche in Cile e il senatore Pablo Neruda accusa il governo di tradire il partito comunista. Questo gli costa un mandato d’arresto la cui esecuzione è affidata al prefetto Oscar Peluchonneau. Il cacciatore e la preda si trovano così a rincorrersi, sfiorarsi e corteggiarsi quasi. Nella sua caccia all’uomo, Peluchonneau infonde la sua ostinazione di un nome altisonante (si ritiene figlio illegittimo quell’Olivier Pelluchoneau, che aveva fondato la polizia cilena, divenendone un’icona), mentre Neruda coglie al volo la condizione di rifugiato e profugo, trasformando il disagio di tale stato in ispirazione poetica militante. Il risultato è il Canto General, la sua opera più importante per la storia del Cile.

Pablo Larraìn e il suo Neruda, poeta e politico di un tempo che non c’è più

Per Larraìn, spettatore emotivamente coinvolto, il racconto si dipana naturalmente, trasformandosi gradatamente ma inevitabilmente in un sogno a occhi aperti. L’introduzione prevalentemente storica si trasforma, da metà film in poi, in un accavallamento non solo di piani narrativi ma anche di personaggi che si rincorrono e si confondono, mescolando le proprie identità. Ed è in questo gioco di personaggio che Pablo Larraìn si insinua, con il suo tocco lucido e sognante, con la sua personalità riverente eppure ben presente nella scelta di angolazioni e toni.

nerudaProtagonisti ineffabili di questo road movie sui generis sono Luis Gnecco, nei panni di un pingue poeta, amante della vita, asservito agli appetiti del corpo ma anche a quelli dello spirito, alla libertà di pensiero e all’arte. Suo antagonista è Gael Garcia Bernal, alla seconda volta con Larraìn dopo No – I giorni dell’arcobaleno, che regala con grande generosità il ritratto di un uomo che insegue non solo un ricercato, Neruda appunto, ma anche un ideale e un’affermazione di sé che sembra inarrivabile.

Nel suo ritratto appassionato, Pablo Larraìn ci consegna un Neruda inedito, che si trasforma in ideale e sogno, in tutti coloro che rincorrono se stessi e che si prendono abbastanza sul serio da sapersi prendere in giro. Con tocco lieve, con guizzi d’artista, come la neve che cade sulle invalicabili Ande.

Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larrain

Nero Fiddled di Woody Allen uscirà ad Aprile con il titolo A roma con Amore

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A sorpresa Medusa ha deciso di anticipare l’uscita italiana di Nero Fiddled, il film di Woody Allen girato a Roma con Roberto Benigni, Alec Baldwin, Penélope Cruz, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Riccardo Scamarcio e Antonio Albanese.

Neri Parenti e il cast ci invitano alle loro Vacanze di Natale a Cortina

La conferenza stampa di presentazione di Vacanze di Natale a Cortina, che vede di nuovo insieme per il film natalizio Neri Parenti, come regista e sceneggiatore, e i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, in veste di sceneggiatori (non accadeva dal ‘95), si è svolta stamattina (mercoledì 14 dicembre 2011) all’Hotel St. Regis di Roma, in due tranche.

Neri Marcorè: 10 cose che non sai sull’attore

Neri Marcorè: 10 cose che non sai sull’attore

Tra le personalità più affascinanti dello spettacolo italiano, vi è senza dubbio Neri Marcorè, attore poliedrico dotato di grande cultura. In ogni sua interpretazione egli riesce a far trasparire una grande dolcezza e umanità, affermandosi per la tranquillità data dalla sua persona. Interprete di gran classe, Marcorè si è negli anni distinto tanto al cinema, quanto in televisione e a teatro.

Ecco 10 cose che non sai di Neri Marcorè.

Parte delle cose che non sai sull’attore

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Neri Marcorè: i film e le serie in cui ha recitato

10. Ha preso parte a celebri lungometraggi. Marcorè esordisce al cinema con il film Ladri di cinema (1994), per poi prendere parte a Due volte nella vita (1998), Viol@ (1998), Quasi quasi (2002), Bimba – È clonata una stella (2002 e Il cuore altrove (2003), che gli conferisce una maggiore notorietà. Successivamente recita in Se devo essere sincera (2004), La seconda notte di nozze (2005), L’estate del mio primo bacio (2006), Lezioni di cioccolato (2007), I mostri oggi (2009), Gli amici del bar Margherita (2009), La scomparsa di Patò (2010), The Tourist (2010), Una donna per la vita (2011), Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà (2012), Mi rifaccio vivo (2013), di Sergio Rubini, Smetto quando voglio (2014), Sei mai stata sulla Luna? (2015), Latin Lover (2015), di Cristina Comencini, e Smetto quando voglio – Ad honorem (2017).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso degli anni Marcorè è diventato un volto noto anche in televisione, partecipando a serie come E poi c’è Filippo (2006), Tutti pazzi per amore (2008-2010), Fuoriclasse (2011-2015), Questo nostro amore (2012-2017) e I Medici (2019). Ha inoltre recitato nei film Papa Luciani – Il sorriso di Dio (2006), Amore oggi (2014), Una Ferrari per due (2014) e Le nozze di Laura (2015).

8. È un noto doppiatore. Marcorè è divenuto noto anche come doppiatore, avendo ad esempio prestato la propria voce per film d’animazione come Il principe d’Egitto (1998), Momo alla conquista del tempo (2001), Ant Bully – Una vita da formica (2006), Up (2009), Cattivissimo me 2 (2013) e Kubo e la spada magica (2016). Ha poi partecipato al doppiaggio italiano dei film Midnight in Paris (2011), dove doppia il personaggio di Dalì, e Il libro della giungla (2016), dove è invece la voce di Baloo.

Neri Marcorè è il suo vero nome

7. Il suo non è un nome d’arte. Per quanto in molti siano convinti che il suo sia un nome d’arte, Neri è realmente il nome dell’attore. Questo ha origini medievali, e sembra avere origine per aferesi da nome come Raineri e Guarneri. In latino deriva da niger, avendo dunque come significato appunto quello di persona dalla carnagione o dai capelli neri. Un’altra origine del nome è quella ebraica, dove ha il significato di “la mia luce”.

Neri Marcorè: le sue imitazioni

6. È particolarmente apprezzato per le sue imitazioni. Un altro dei motivi della fama di Marcorè sono senz’altro le imitazioni da lui realizzate. Nel corso ha infatti preso parte a programmi televisivi di informazione politica, mettendo in atto delle gag comiche nel quale imitava i principali politici del momento, estremizzandone le caratteristiche e il pensiero. Tra questi si ricordano Pier Ferdinando Casini e Antonio di Pietro, ma è anche noto per l’imitazione di Alberto Angela, particolarmente apprezzata anche dallo stesso.

Parte delle cose che non sai sull’attore

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Neri Marcorè è Maurizio Gasparri

5. È la sua imitazione più nota. Tra i vari personaggi imitati, quella del politico Maurizio Gasparri è probabilmente la parodia più nota. Questa appare per la prima volta durante la trasmissione L’ottavo nano, dove il politico viene raffigurato come una persona particolarmente contraddittoria, pronta a rilasciare dichiarazioni improbabili per difendere sé stesso e il proprio operato.

Neri Marcorè imita Conte

4. Ha imitato il Presidente del Consiglio. All’interno del programma Gli Stati Generali, Marcorè ha realizzato una brillante imitazione di Giuseppe Conte, attuale Presidente del Consiglio italiano. Durante tali sketch comici, Conte viene raffigurato come presidente di condominio, continuamente costretto a mettere pace tra i vari condomini, che altri non sono se le forze politiche facenti parte del governo.

Neri Marcorè e il teatro

3. Ha una forte tradizione teatrale. I primi passi dell’attore nello spettacolo si muovono sul palcoscenico teatrale, dove debutta nel 1993 con La finta ammalata di Goldoni. Negli anni tornerà più volte a calcare il palcoscenico, indicandolo come suo amore primario. Nel 2008 porta infatti in teatro il suo spettacolo Un certo signor G., omaggio a Giorgio Gaber. In teatro l’attore si è esibito anche come musicista, realizzando ad esempio uno spettacolo incentrato sulle canzoni di Fabrizio de André.

Neri Marcorè in I Medici

2. Ha interpretato un noto pontefice. Nella serie I Medici, che ripercorre la storia della celebre famiglia di Firenze, l’attore dà vita a Giovanni Battista Cybo, che grazie all’aiuto di Lorenzo il Magnifico riuscirà ad essere eletto nuovo papa, assumendo il nome di Innocenzo VIII. Questi, sebbene eletto grazie all’influenza dei Medici, si rivelerà difficile da controllare, dando vita a diverse diatribe con la nota famiglia.

Neri Marcorè: età e altezza

1. Neri Marcorè è nato a Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, Italia, il 31 luglio 1966. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.

Fonte: IMDb

Neri Marcorè presenta Zamora al BFF42: “Un film italiano dai sentimenti internazionali”

Non solo Barbara Ronchi e Greta Scarano, ma anche Neri Marcorè arriva al 42° Bellaria Film Festival, in qualità però non solo di attore ma anche di regista. Nella quarta giornata del festival Marcorè presenta infatti al pubblico il suo debutto dietro la macchina da presa, Zamora, già uscito in sala il 4 aprile. È l’occasione per Marcorè per raccontare qualcosa in più su questo suo progetto – liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da Roberto Perrone – che ha per protagonista il trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi), impiegato come contabile in una piccola fabbrica di Vigevano che si vede costretto a trasferirsi nella caotica Milano.

Qui inizia a lavorare al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio.

Nel film il calcio è ovviamente un pretesto per parlare di una situazione di inadeguatezza, di solitudine, ma anche di come ognuno è artefice delle proprie fortune e non è con intenti vendicativi o bellici che si possono raggiungere i risultati che ci si è prefissati. – spiega Marcorè, iniziando a parlare di ZamoraQuello che si semina si raccoglie. Se uno si nutre di buoni sentimenti, di generosità d’animo e di amore, il concetto di felicità è qualcosa che gli può appartenere con maggiore facilità. È questo che Walter deve imparare nel corso del film”.

Fare delle cose per vendicarsi o per dimostrare agli altri qualcosa che poi non ti dà gioia è sterile, non porta alla restituzione di quello che si è perso. Nel film Walter comprende quindi che giocare la partita decisiva non è importante per i motivi per cui era nata quella volontà ma semplicemente perché farlo per sé stessi significa prendere consapevolezza di essere dotati di quella forza che permette di aiutare gli altri. È questo il messaggio principale del film”.

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Neri Marcorè, Alberto Paradossi e Giulia Gonella sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Un film di sentimenti universali

In Zamora si ritraggono diverse sfumature dell’italianità, dalle persone che si riuniscono davanti alla televisione per seguire i programmi di Mike Bongiorno, alla passione per il calcio e ai conflitti tra provenienze geografiche diverse. Tuttavia, Marcorè afferma che: “Penso che sia un film non solo molto italiano, ma anche molto francese in quanto ad atmosfere. Italiano lo è se facciamo riferimento ai grandi registi degli anni Sessanta, che sono stati quelli su cui mi sono formato. Però ritengo che questa storia molto italiana possa parlare anche ad un pubblico internazionale, perché internazionali sono i sentimenti di cui parla, così come il linguaggio che si porta avanti.

“Forse in Francia o altrove non c’era Mike Bongiorno, – aggiunge Marcorè – ma ci sarà sicuramente stato qualcuno che motivava la gente che non aveva il televisore a prendere la sedia e spostarsi nella casa dei vicini che invece l’avevano, o ancora il discorso dello spostarsi dalla provincia alla grande metropoli per avere maggiori occasioni lavorative, sono tutti aspetti che pur se molto caratteristici a loro modo si ripresentano un po’ in tutte le culture e per questo immagino che in molti potrebbero riconoscersi in queste situazioni”.

La colonna sonora di Zamora, da Nada a Umberto Bindi

Per costruire l’atmosfera di cui parla, Marcorè ha fatto ricorso a grandi classici della canzone italiana: “Per le musiche del film, ci tenevo che ci fosse un legame filologico. Nei cinque brani che si possono ascoltare in Zamora ho trovato una corrispondenza perfetta per sottolineare alcuni passaggi del film. Sembra quasi che siano stati scritti apposta invece di far parte del repertorio di quasi sessant’anni fa! Hanno tutti un’attinenza con quello che accade in scena, da “Ma che freddo fa” con “cos’è la vita senza l’amore” fino a “Il freddo dell’anima”, in riferimento al protagonista di cui all’inizio non sappiamo molto ma che scopriremo essere appunto un animo freddo.

“C’è poi “Arrivederci” di Umberto Bindi che suggella il passaggio di malinconia e sconfitta che il protagonista vive. Infine “Il mondo” di Jimmy Fontana, che è una canzone di speranza, di ripartenza, che ci ricorda che il mondo va comunque avanti, tra amori già finiti e nuovi amori da vivere, facendo tesoro degli errori del passato. Poi ci sono Gianni Morandi, Giorgio Gaber… sì, l’aspetto musicale in questo film è davvero prezioso”, afferma Neri Marcorè.

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Neri Marcorè e Alberto Paradossi sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Lezioni di regia

Neri Marcorè, che nella sua carriera da attore ha lavorato con numerosi importanti registi e autori del cinema italiano, afferma infine che: “Da tutti i registi con cui ho lavorato ho imparato qualcosa. Anche quando l’esperienza non è stata positiva, in quel caso impari a non rifare quegli errori. Non posso non citare Pupi Avanti, che è stato la mia fortuna quando mi scelse come protagonista di Il cuore altrove. Non tanto il suo modo di fare cinema, perché ognuno ha il suo linguaggio, ma certamente il suo modo di stare sul set, di curare la recitazione e ogni altro aspetto. Questo mi ha sicuramente influenzato molto”.

Quello che mi interessava anche fare con questo film era il non mettermi al centro. – spiega poi Marcorè – Non volevo interpretare il protagonista, ma in un certo senso ho voluto fare quello che Avati fece con me quando mi scelse come tale per il film che citavo, ovvero scegliere un attore che non fosse molto conosciuto e ho trovato in Alberto Paradossi la persona giusta. È quasi un passaggio di testimone e spero che lui potrà ora avere le fortune che a mio tempo ebbi io”.

E poi, – conclude Marcorè – volevo anche andare un po’ contro lo stereotipo per cui il pubblico va al cinema solo per vedere certi attori. Per colpa di questo stereotipo si reiterano una serie di situazioni che poi vengono però smentite dai risultati. Volevo quindi mostrare dei volti meno noti, che meno li vediamo spalmati sullo schermo più ci permettono di credere ai personaggi che stiamo vedendo”. Infine, alla domanda se possiamo aspettarci altri film da lui diretti, non ha dubbi: “Direi proprio di sì“.

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