I fratelli
Skolimowski, figli di Jerzy, uno dei più importanti
registi polacchi, hanno realizzato dopo The
hollow men, presentato ad un passato festival di
Venezia, il loro secondo lungometraggio. I due avevano collaborato
con il padre sul set di The essential
killing, opera con molte poche battute e una
performance interessante di Vincent Gallo,
presentato sempre ad un passato festival di Venezia.
Ixjana è un film che pesca da molto
cinema europeo ed americano. La struttura è quella di un thriller
psicologico, con rimandi alle luci usate da Cronenberg in molti
suoi film, ci sono infatti fonti di luce decise di blu, rosso e
verde che danno alla scena una tonalità surreale, e anche qualcosa
che ricollega a Lynch, soprattutto nello straniamento dato dalla
storia.
In Ixjana Marek,
un giovane scrittore, sta cercando di risolvere il mistero della
notte in cui è morto il suo amico Artur. Ricostruisce i passaggi
della serata, a partire da una festa in maschera da un editore,
fino ad un viaggio nei bassifondi della città. In tutto questo, si
aggiunge una donna che ha a che fare con tutti e due.
Il progresso del racconto infatti
non è lineare, ma è un continuo muoversi longitudinalmente sulla
linea temporale tornando su azioni avvenute ore, forse giorni prima
o scene future. Lo spettatore si perde, così come anche lo
scrittore, che non ha più il dominio della sua storia. Marek,
autore di un unico best seller che lo ha reso ricco e famoso, dal
titolo quasi profetico: “Mio fratello, il mio assassino”,
cerca nella sua memoria, come in
Memento, e viene ingannato da questa
stessa come accade in altri classici del cinema di tensione, primo
fra tutti La donna che visse due volte di
Hitchcock.
A dare al film una patina di
mistero ancora più decisa è la morte improvvisa, avvenuta in India
dopo aver contratto una malattia che lo ha ucciso in due settimane,
del più piccolo dei fratelli Skolimovski, Jozef, che aveva
composto le musiche per questa pellicola e si trovava in India per
delle ricerche per il prossimo film.
Uscirà il 27 aprile al
Tribeca Film Festival il documentario
Iverson, film che parla della vita del
leggendario MVP e futuro membro della Hall of
Fame, Allen Iverson. Nel trailer possiamo
vedere alcuni illustri colleghi come Dwayne Wade e
Carmelo Anthony elogiare quello che è stato
un’icona e un’ispirazione per intere generazioni di appassionati di
NBA.
Il capitano della nazionale
italiana di volley maschile, Ivan Zaytsev, ha
prestato la voce, per un ruolo “compresso”, a Bumblebee,
il protagonista del nuovo film (omonimo) della saga dei
Transformers, dal 20 dicembre in sala.
Di seguito, ecco cosa ci ha
raccontato lo sportivo sulla sua esperienza di doppiatore, di
spettatore dei Transformers e di volto di uno sport, la pallavolo,
che sta diventando sempre più amato e praticato in tutta
Italia:
A dirigere il film
c’è Travis Knight, già regista
di Kubo
e la Spada Magica per
la Laika. Protagonista del film
è Hailee Steinfeld. Nel cast anche
John Cena, Jorge Lendeborg Jr., Abby
Quinn, Rachel Crow, Ricardo Hoyos, Gracie
Dzienny e Jason Drucker. La
sceneggiatura del film è firmata da Christina
Hodson.
Ecco la prima sinossi del
film: “Durante il 1987, Bumblebee trova rifugio in una
discarica in una piccola cittadina di mare della California.
Charlie (Hailee Steinfeld), in procinto di compiere 18 anni e
mentre cerca di trovare il suo posto nel mondo, scopre Bumblebee,
scarico, ammaccato e spezzato. Quando Charlie gli restituisce la
vita, impara immediatamente che non si tratta di un ordinario
maggiolino giallo WV.”
La Paramount Pictures ha messo nelle mani esperte di Ivan Reitman
la commedia a base di football americano Draft Day, scritta da
Rajiv Joseph (Nurse Jackie – Terapia d’urto) e
Fino ad ora le notizie su questo
terzo capitolo della serie Ghostbusters si sono susseguite l’una
dopo l’altra, confermate e smentite. Hanno parlato un po’ tutti,
da Dan Aykroyd a Bill Murray etc. Sino ad ora l’unico che non
si è mai sbilanciato è stato il regista Ivan Reitman. Questo volta
però è proprio lui a fornire alcune interessanti indiscrezioni sul
progetto.
Gli aggiornamenti sono questi: a
quanto pare gli sceneggiatori Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg hanno
consegnato un mese fa l’ultima versione del copione alla
produzione. Tuttavia la stessa produzione ha girato il copione a
Bill Murray per le note e / o approvazioni. Approvazione che
in qualche modo dia il via alla pre-produzione.
Tuttavia però è lo stesso regista che intervistato recentemente
ha smentito sia questo aggiornamento sia tutte le voci su casting,
storia, trama etc.
Ecco le dichiarazioni del
regista:
Non c’è quasi nulla che dia una linea precisa del film … Non
c’è niente … voglio dire, tutte queste storie che si sono sentite …
niente di tutto ciò è vero.
Alla domanda specifica sulla possibilità che nella storia sia
presente un figlio di Dana che prenda l’eredita di Venkman ha
risposto:
Oh, no, sì … voglio dire, Sigourney Weaver ha un ruolo in
questo film. Tutti i personaggi originali sono
dentro. Oltre ad un sacco di nuovi personaggi … abbiamo preso
una storia davvero buona. Forse la migliore di tutta la
serie. Mi auguro che si arriva a farlo.
Che dire, noi rimaniamo fiduciosi
sul progetto e attendiamo ulteriori notizie e conferme.
Presentato al Bif&st
2024, Kalavria è il nuovo film di
Cristina Mantis, un documentario, ma anche un
viaggio alla scoperta di una affascinante terra di confine, dove il
passato e presente si fondono. Ne abbiamo parlato con Ivan
Franek, il protagonista di questa specie di Odissea, in
cui lui, Ulisse/naufrago, sbarca su queste terre e le
attraversa.
-Il personaggio
del naufrago è un protagonista, ma anche un narratore. Proprio come
Ulisse nell’Odissea, che ha vissuto le sue avventure, ma le
racconta anche. Che tipo di preparazione ha richiesto questo
duplice ruolo?
Mi sono messo
completamente nelle mani di Cristina Mantis, la
regista. La preparazione più importante è stata quella di liberarmi
di tutto quello che c’era intorno a me, di spogliarmi
metaforicamente e mettermi a nudo. Essere vuoto per poter
accogliere e capire, per poter comunicare con le persone e cercare
se stessi, una condizione invisibile, dentro di me.
-Il film è
ambientato in Calabria, terra di confine. Ma nel film stesso si
dice che il confine tra le terre non esiste, perché per ogni
periferia del mondo, c’è un confine che si sposta più in là.
Soprattutto nei territori in cui passato e presente si incontrano.
Secondo te cosa c’è di tanto misterioso e affascinante in questi
luoghi?
Penso che ci sia
un’energia del tempo che si è fermato. La natura nel suo essere
rimasta selvaggia e le persone in cui ci vivono che sono come le
radici di quella terra., queste persone che ho incontrato lì fanno
parte di questa terra, come l’ultimo brigante, o la signora dei
gabbiani, tutti personaggi che ho incontrato in questo viaggio. I
confini non esistono, la Terra è unica. Il mare non è un
confine.
-Sei reduce da
I Tre Moschettieri, produzione molto ricca e sontuoso. Kalavria
invece è molto piccolo come progetto. Come scegli i progetti a cui
partecipare?
Sicuramente il
copione e il tema che affronta la storia sono elementi importanti.
A volte voglio semplicemente lavorare con un regista in
particolare, come è capitato con Besson. Ma mi piace molto
affrontare diversi tipi di cinema e diversi generi. Sono tornato da
poco da Praga, c’è un giovane regista francese che sta finendo la
scuola di cinema e ha bisogno di un attore che interpreti il
diavolo che tenta una novizia. Mi è piaciuto il soggetto e il
progetto e ho accettato. Mi piace molto lavorare con i
giovani perché sono molto curiosi e pieni di buona volontà. Ma se
un copione non mi piace rifiuto. Non sono mai i soldi a
condizionare le mie decisioni.
-Gli attori sono
un po’ come Ulisse: sono curiosi e girano il mondo. Ma l’eroe
omerico ha poi il forte desiderio di tornare a casa. È così anche
per gli attori?
Sì, è così anche per
gli attori. Devo dire che io ho tre posti che posso chiamare casa,
sono posti dove sono i miei cari, dove ho sempre piacere di
tornare, in Repubblica Ceca, in Francia e qui a Roma. Per me è casa
ogni posto dove posso tornare e dove ci sono i miei affetti. È come
se avessi tre vite in tre Paesi diversi, e poi c’è il quarto, che è
una mia dimensione. Per me sono tre posti importanti e dove è un
piacere tornare.
Dopo le prime clip dal film, ecco le prime immagini
ufficiali di Juste la fin du monde,
nuovo progetto del prodigio canadese Xavier Dolan,
che gareggerà in concorso al Festival di Cannes 2016 con il titolo
internazionale di Only The End Of The
World.
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A dispetto del “piccolo film” però,
il regista non si risparmia nella scelta delle star, e seleziona un
cast stellare formato da Léa Seydoux,
Vincent Cassel,Nathalie Baye e
Gaspard Ulliel, e come ciliegina sulla torta,
Marion Cotillard nei panni della protagonista.
Il film, annunciato durante il
Festival di Cannes 2015 dove Dolan era in giuria, precederà il suo
esordio in lingua inglese nel film con protagonisti Jessica
Chastain e Kit Harington, ovvero
The Death and Life of John F.
Donovan.
Il merito al film, Dolan ha
dichiarato: “Il film è semplice, parla della famiglia e di
quanto è difficile amarsi reciprocamente. Credo che non sia un
grande cambiamento per me. ma ho sempre provato ad avventurarmi il
territori sconosciuti. Si tratta sempre di amore tra madri e figli,
dinamiche intime, amore non richiesto, la lotta di persone
differenti che cercano di entrare nelle mode della società. Queste
cose miinteressano perché hanno una risonanza perme e per la mia
vita (…) Nel mio cuore ho sempre sentito che si sarebbe trattato di
un punto di svolta. Un cambio di tono, forse di stile. Non cambierò
mai perché mi occuperò sempre di cose che mi interessano, ma allo
stesso tempo sento che It’s Only The End Of The World e anche
Donovan marcano la fine di una serie davvero personale di film e
quello che seguirà sarà un po’ più esotico. Thriller, film di
genere, tv… la verità è che per la prima volta non so cosa
arriverà. Ma so che, per quanto sarà sempre qualcosa di personale,
non sarà mai così intimo. In termini di film riguardo a me stesso e
ai miei demoni, credo di aver chiuso il cerchio”.
Celebre attrice spagnola, Itziar Ituño si è
negli anni guadagnata una discreta fama grazie a ruoli
cinematografici e televisivi. Il successo mondiale è però arrivato
solo negli ultimi anni grazie alla serie NetflixLa casa di carta, dove interpretando
l’ispettore Raquel Murillo, alias Lisbona, ha sfoggiato le sue doti
di interprete ottenendo le attenzioni di critica e pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di
Itziar Ituño.
Itziar Ituño film
1 I film e la
carriera. La carriera cinematografica dell’attrice ha
inizio nel 2001, quando prende parte al film Aguejeros en el
cielo. Seguono ruoli in El final de la noche (2003),
Arkadia (2005), Izarren Argia (2010),
Loreak (2014), il quale è tra i cinque selezionati per
rappresentare la Spagna all’Oscar di quell’anno, Igelak
(2015) e Errementari – Il fabbro e il diavolo (2017). Con
questi ultimi tre riesce ad ottenere una maggiore fama.
2 Le serie TV. Il
primo ruolo in televisione di Itziar Ituño risale al 1997 con il
film per la TV Agur Olentzero. Nel 2002 lavora invece alla
serie Goenkale, la più longeva telenovela prodotta dalla
televisione ufficiale dei Paesi Baschi. Partecipa inoltre alle
serie TV Teilatupean (2000), Platos sucios
(2002), Kilker Dema (2002), Cuentame como paso
(2016). Nel 2017 compie invece il salto a livello nazionale con
La casa di
carta, trasmessa sulla piattaforma Netflix.
Itziar Ituño Instagram
3 Ha un profilo
personale. L’attrice detiene un proprio account di
Instagram, seguito da 2,1 milioni di persone. All’interno di questo
è solita condividere foto scattate durante momenti di svago o di
lavoro. Molto presenti sono anche i dietro le quinte dai set
frequentati e foto scattate durante le premier a cui l’attrice ha
preso parte.
Itziar Ituño cantante
4 La musica è la sua
passione. Itziar Ituño unisce il suo lavoro nel cinema e
nella televisione alla sua altra grande passione, quella per la
musica. L’attrice è infatti anche la cantante di ben tre gruppi: i
Dangiliske, gli EZ3 e i LINGOTTO.
Itziar Ituño politica
5 E’ stata criticata per le
sue idee politiche. L’attrice è una convinta sostenitrice
dell’autonomia dei Paesi Baschi, e questo credo politico l’ha resa
invisa a molti in Spagna. Spesso è stata accusata di avere legami
ideologici con il nazionalismo ETA.
Itziar Ituño La casa di carta
6 E’ pessimista riguardo il
futuro della serie. Con la terza stagione da poco
conclusasi, Itziar Ituño ha rivelato alcuni dettagli della quarta
attualmente in lavorazione. Stando alle parole dell’attrice, le
cose inizieranno a mettersi molto male per i protagonisti, i quali
si troveranno ad affrontare un grande nemico proprio all’interno
della banca.
7 Si considera molto
diversa dal suo personaggio, ma la adora. All’interno
della serie l’attrice interpreta Raquel Murillo, alias Lisbona. In
più di un intervista Itziar Ituño ci ha tenuto a precisare di
essere molto diversa dal suo personaggio, e che spesso è difficile
interpretarla per via delle sue contraddizioni. Tuttavia ne ammira
la forza e la fragilità, la sua sensibilità e la sua
vulnerabilità.
Itziar Ituño vita privata
8 Mantiene uno stile di
vita molto riservato. L’attrice ha sempre cercato di
evitare di mischiare carriera e vita privata, tenendo quest’ultima
alla larga dai social network. In alcune interviste ha tuttavia
dichiarato di aver conosciuto suo marito durante un viaggio di 4
mesi in Amazzonia, nell’ambito di un progetto culturale.
Itziar Ituño studi
9 Ha studiato
sociologia. Appassionata da sempre di recitazione, Itziar
Ituño ha studiato presso la Escuela de Teatro de Basauri.
Parallelamente ha anche frequentato il corso di laurea in
sociologia. Tra i due ambiti ha infine prevalso quello della
recitazione, che l’attrice ha sempre inseguito fino ad ottenere il
successo mondiale.
Itziar Ituño età e altezza
10 E’ nata a Basauri, nei
Paesi Baschi, il 18 giugno 1974. L’attrice è alta
rispettivamente 164 centimetri.
Celebre per il suo ruolo nella
serie
NetflixÉlite,
l’attore spagnolo Itzan Escamilla ha davanti a sé
una promettente carriera. Pur essendo per ora comparso sul grande
schermo in un’unica occasione, l’attore ha tuttavia avuto modo di
dimostrare le sue doti in diversi progetti televisivi. Ormai sempre
più noto, per Escamilla è giunto il momento di fare il salto di
qualità dando prova di poter diversificare con successo, ricoprendo
ruoli inediti con cui stupire i suoi fan. Ecco 10 cose che
non sai di Itzan Escamilla.
Parte delle cose che non sai di Itzan Escamilla
Itzan Escamilla: i suoi film e le
serie TV
1. È stato protagonista di
un lungometraggio. Nel novembre del 2019 esce in Spagna il
film Planeta 5000, che lo vede protagonista nel ruolo di
Sergio, giovane ragazzo che desidera entrare a far parte di una
misteriosa setta. Qui conoscerà Iris, che, al contrario, desidera
uscire dal circolo di cui è entrata a far parte. La storia tra i
due si dimostrerà così più complicata del previsto.
2. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Escamilla debutta in televisione con la serie
spagnola Seis hermanas (2016), dove recita in un episodio.
Nello stesso anno prende parte a Victor Ros, dove recita
in un totale di sette puntate nel ruolo di Juan. Dopo ulteriori
ruoli in El final del camino (2017), El ministerio del
tiempo (2017) e Le ragazze del centralino (2017),
ottiene grande popolarità recitando nel ruolo di Samuel Garcìa
Domìnguez nella serie NetflixÉlite (2019-in corso).
Itzan Escamilla è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 4 milioni di persone.
All’interno di questo l’attore è solito condividere curiosità
quotidiane, ma anche numerose foto scattate in momenti di svago.
Non mancano poi fotografie realizzate per servizi di moda o per
promuovere i suoi progetti da interprete.
Itzan Escamilla è fidanzato?
4. È molto
riservato. Da quando ha raggiunto una più ampia popolarità
l’attore è stato particolarmente attento a tenere privata la
propria vita sentimentale, evitando di condividere particolari
notizie sui social media. Ad ogni modo, secondo alcune
testimonianze, Escamilla avrebbe avuto una relazione con Victoria
Torresy fino al 2017, ma da quel momento pare che sia tornato ad
essere single.
5. Potrebbe avere una
relazione con una sua collega. Stando ad un post
pubblicato su Instagram dalla cantante e attrice Danna
Paola, quest’ultima e l’attore potrebbero avere una
relazione sentimentale, anche se non vi sono state conferme
ufficiali. I due si sono conosciuti sul set della serie
Élite, dove Paola interpreta il personaggio di Lucrecia
Montesinos.
Parte delle cose che non sai di Itzan Escamilla
Itzan Escamilla e Ester
Exposito
6. Sono entusiasti dello
sviluppo intrapreso dai loro personaggi. Nella seconda
stagione della serie, i personaggi interpretati dagli attori
Escamilla ed Exposito intraprendo una relazione che, seppur ricca
di complicazioni, permette ai due personaggi di trascorrere molto
più tempo insieme. I due attori si sono dichiarati entusiasti di
questa possibilità, affermando che lo sviluppo dei rispettivi
personaggi è stato particolarmente stimolante da interpretare.
Itzan Escamilla in Élite
7. Adora il suo
personaggio. In diverse interviste l’attore ha affermato
di essere particolarmente legato al personaggio di Samuel,
ritrovando in lui numerosi sentimenti comuni dell’adolescenza. In
particolare, l’attore si è detto entusiasta di poter dar vita al
suo senso di colpa e al suo desiderio di vendetta.
8. Aveva già lavorato con un
attore presente nella serie. In Élite, ad
interpretare il ruolo del fratello maggiore di Samuel è l’attore
Jaime
Lorente, noto anche per La casa di carta, e
con cui Escamilla aveva già collaborato nella serie Victor
Ros.
9. Si è allenato per
ottenere un fisico scultoreo. Uno dei motivi del fascino
di Samuel nella serie spagnola è il suo fisico particolarmente
curato. Escamilla ha infatti da sempre una grande attenzione nei
confronti del proprio corpo, cercando di esaltarsi al meglio.
Stando a quanto riportato da alcuni attori della serie, al momento
di girare delle scene a petto nudo Escamilla sarebbe solito
esercitarsi con alcune flessioni poco prima delle riprese, così da
gonfiare i muscoli.
Itzan Escamilla: età e altezza
10.Itzan
Escamilla è nato a Madrid, in Spagna, il 31 ottobre 1997.
L’altezza complessiva dell’attore è di 173 centimetri.
Guarda il trailer di
Ithaca, film che segna il debutto di
Meg Ryan alla regia e che per
l’occasione ha chiamato l’amico e collega di
Insonnia d’amore e C’è posta
per teTom Hanks per un
cameo.
Ithaca è
l’adattamento del romanzo del 1943 The Human
Comedy, scritto dal premio Pulitzer William
Saroya e già oggetto di trasposizione cinematografica.
È la storia di formazione di Homer Macauley (Alex
Neustaedter) che, durante la Seconda guerra mondiale
in California, s’impegna come corriere in bicicletta per
mantenere la famiglia mentre il fratello maggiore è partito per
combattere.
Nel cast ci sono la stessa
regista, Sam Shepard, Molly
Gordon, Hamish
Linklater e Jack Quaid, figlio
di Meg Ryan e Dennis Quaid. Il film uscirà in
distribuzione limitata in America il 9 settembre.
In Italy: Love it or Leave
it Gustav e Luca vivono insieme e improvvisamente, dopo
sei anni, ricevono una lettera di sfratto, devono abbandonare il
loro amatissimo appartamento. Gustav, altoatesino e da sempre
insofferente all’Italia e sopratutto agli italiani, propone:
approfittiamo di questo segnale del destino e lasciamo questo
paese, trasferiamoci all’estero…a Berlino, l’Italia non ha più
nulla da darci. Luca è romano e al contrario molto attaccato alle
sue origini, alla sua terra e ai luoghi della sua infanzia, si
Berlino è una città stupenda ma perchè e come abbandonare l’Italia,
un paese stupendo.
I due risolvono la questione
stringendo un patto: sei mesi, un viaggio di sei mesi lungo lo
stivale per decidere cosa fare. Se al termine di quel periodo
Gustav non si sarà convinto allora Luca accetterà l’idea di
trasferirsi in Germania. Ed è così che inizia un lungo e
schizofrenico viaggio che porta i due simpatici protagonisti da un
capo all’altro dell’Italia da nord a sud, da est a ovest.
Italy: Love it or Leave it, il film
Per Gustav Hofer e Luca Ragazzi è
il secondo film-documento realizzato in coppia. Il primo è stato
“Improvvisamente l’inverno scorso” del 2009. Hofer è da anni
corrispondente per l’Italia di un canale franco-tedesco di cultura
mentre Ragazzi è un giornalista e fotografo; spiegano di aver
realizzato “Italy: love it or leave it” perché troppe cose di
questo paese non gli piacciono più, una caduta progressiva di
valori e di fiducia verso stato e istituzioni ma al contempo la
sensazione che dopo alcuni fatti concreti (vedi elezioni
amministrative della scorsa primavera e referendum) forse nella
coscienza civile qualcosa stia cambiando.
Italy: Love it or Leave
it è un film ironico e divertente, un film che affronta
un’analisi della nostra contemporaneità in modo completo e duplice
ma sempre con grande serietà. E’ molto apprezzabile la
contrapposizione delle due posizioni che i protagonisti
rappresentano, colui che vede il bicchiere mezzo vuoto e vuole
scappare e colui che lo vede mezzo pieno e spinge per rimanere.
Come affermato dai due registi stessi i veri protagonisti del film
non sono loro bensì i personaggi che incontrano durante il loro
viaggio e che raccontano storie dell’Italia di oggi, storie di
disoccupazione, sfruttamento e difficoltà ma anche storie di
speranza, coraggio e orgoglio italiano. Le sequenze filmate di cui
si può apprezzare una buonissima fotografia sono inframmezzate da
ausili animati molto originali e spesso divertenti i quali
completano il racconto e accompagnano in modo molto efficace le
voci fuori campo.
Italy: Love it or Leave
it è un film sull’Italia di oggi e per l’Italia di oggi
che può aiutare a risvegliare coscienze sopite e a far capire a
tutti noi italiani l’obbligo morale di rispettare e valorizzare di
più e meglio questo meraviglioso paese. Quello che a mio avviso
stona e che rappresenta un elemento non sempre in linea con il
proposito del film è l’eccessivo coinvolgimento della politica e
dei suoi protagonisti. Tra una sequenza e l’altra ci si imbatte
troppo spesso con immagini televisive e non relative al
berlusconismo sempre, ovviamente, rappresentato in modo ironico o
allusivo. Berlusconi come sorgente di ogni male e di ogni
degenerazione morale, Berlusconi come ossesso da eliminare. In
contrappeso a questo l’intervista a Vendola appare come a dire:
ecco la strada da seguire, ecco l’antidoto.
Ora lungi da me commentare o fare
delle valutazioni di carattere politico, quello che alla lunga mi
ha infastidito è questa invasione di campo della partigianeria
politica nel mondo del cinema e della narrazione del film. Una
presa di posizione eccessiva e che a mio avviso si poteva evitare
in quanto inutile; rimanere nell’ambito della società civile e dare
risalto ad essa e ai suoi protagonisti così come denunciare i casi
di malgoverno di questo paese era sufficiente. Esagerare nella
demonizzazione anti-berlusconiana trascina il film ai limiti del
propagandistico e questo è un peccato.
Dal 4 gennaio al Politecnico
Fandango di Roma Italy: Love it or Leave it, il nuovo “docu-trip”
di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, un viaggio in Italia alla ricerca
dei buoni motivi per amarla o lasciarla. Il film è disponibile su
iTunes dal 26 dicembre in vendita e in versione on-demand, dopo
essere stato presentato al Milano Film Festival, dove ha ottenuto
il premio come miglior lungometraggio, oltre allimportante premio
del Pubblico.
Il film ha avuto numerosi
riconoscimenti anche in festival internazionali, da Rio de Janeiro
ad Helsinki, da Cape Town ad Annecy (Premio della Giuria dei
giovani), da Zurigo a Tolosa. Il film prosegue anche il suo “tour”
nelle sale di tutta Italia (distribuito da ZaLab) e nei festival
italiani ed internazionali.
Gustav e Luca sono una coppia di
italiani: il primo, altoatesino e di madrelingua tedesca, è
pragmatico e animato da una forte coscienza politica; il secondo,
romano, è indolente, pigro, sarcastico, fatalista. Di recente hanno
assistito all’esodo di molti amici, loro coetanei, partiti per
Berlino, Londra, Barcellona, la Nuova Zelanda. Seguire il loro
esempio o restare in Italia? Gustav crede che andarsene sia la cosa
migliore da fare, Luca vuole convincerlo che il Paese è pieno di
buoni motivi per restare, di persone appassionate che ogni giorno
conducono una battaglia silenziosa perché le cose possano cambiare.
Prima di prendere una decisione, si danno sei mesi per capire se è
ancora possibile tornare a innamorarsi dell’Italia. Il docu film è
il diario di quei sei mesi in viaggio attraverso il Belpaese (o ciò
che ne resta) e i suoi abitanti.
Guarda il Trailer ufficiale del film di Gabriele
SalvatoresItaly in a Day,
l’edizione italiana del noto progetto del regista americano Ridley
Scott. Il film è stato presentato a Venezia e di seguito trovate
tutti le nostre pubblicazioni, compresa l’intervista al regista.
Dal 23 Settembre al cinema
Italy in a Day è l’edizione
italiana, curata da Gabriele Salvatores, di un progetto di Ridley
Scott: è stato chiesto agli italiani di inviare dei video
realizzati con qualsiasi mezzo (telecamere, smartphones,
fotocamere) da girare durante le 24 ore del 26 ottobre 2013.
Desideri, sogni, paure, riflessioni, qualsiasi cosa considerata
importante che accadeva quel giorno o anche, semplicemente, quello
che si vedeva dalla finestra di casa. Italy in a Day è
44.197 video ricevuti, oltre 2200 ore di immagini, 632 video
montati, una squadra di 40 selezionatori coordinati da Massimo
Fiocchi e Chiara Griziotti. Italy in a Day è un diario
emotivo, un censimento delle emozioni e dei pensieri degli
italiani, una confessione laica, la voglia di condividere i propri
sentimenti attraverso le immagini, un collettivo psicodramma
italiano, di volta in volta tenero, arrabbiato, divertente o
disperato. Ma anche una coinvolgente riflessione, sincera e senza
filtri intellettuali, sul senso stesso di questo nostro viaggio sul
pianeta Terra, in questi anni. Nell’epoca della comunicazione
digitale, della condivisione istantanea, dello strapotere delle
immagini Italy in a Day è il primo esperimento italiano di
film collettivo, dove il materiale narrativo (le immagini e i
pensieri) vengono forniti da chiunque ne abbia voglia e
l’organizzazione del racconto è affidata a chi lo fa per mestiere.
Non un social network, ma un social movie realizzato con passione,
rispetto e senso di responsabilità, senza rinunciare a uno “sguardo
necessario” e al punto di vista personale sulla realtà.
A qualche anno dall’esperimento di
Life in a day, promosso e realizzato dalla Scott
free di Ridley Scott, che raccolse i filmati di
persone comuni in giro per il mondo e dopo le esperienze in
Giappone, con Japan in a day, il 26 Ottobre sarà il
turno del nostro paese con il titolo Italy in a
day.
L’iniziativa è promossa dalla Rai
che mette a disposizione il suo portale, di cui uno sarà dedicato
all’evento, in collaborazione con la casa di produzione del regista
americano e con un regista d’eccezione e internazionalmente
riconosciuto: Gabriele Salvatores.
L’iniziativa è stata presentata
oggi a Roma, in previsione del lancio pubblicitario che inizierà il
prossimo 30 Settembre, e Salvatores, in collegamento da Trieste
dove si trova per girare il suo ultimo film, si è definito
entusiasta di questa iniziativa, alla quale non ha voluto
rinunciare assolutamente, vista la possibilità di mettersi in gioco
in un ruolo nuovo per lui: organizzare del materiale che non
conosce.
Il materiale verrà organizzato in
maniera cronologica, dalla mezzanotte di Sabato 26 Ottobre fino
alle 23.59 dello stesso giorno, e tutti sono invitati a partecipare
con un video realizzato con ogni mezzo digitale, dalla fotocamera
allo smartphone alla più canonica videocamera e caricarlo sul sito
della Rai www.italyinaday.rai.it.
Quello che preoccupa di più il
regista premio Oscar sarà dover scegliere il materiale e
soprattutto conciliare il tutto in una storia, un intreccio comune
che leghi immagini prodotte da mani diverse, per fare questo, sono
state delineate alcune linee guida attraverso tre temi agli
antipodi: paura, amore e vita. Le interpretazioni sono molteplici
quindi e la libertà va dalla finzione alla documentazione dalla
finestra di casa. Ci saranno alcune sicurezze di sicuro impatto, la
produzione, Indiana Film, si è assicurata che alcuni ospedali sul
territorio forniranno le immagini delle nascite di quei giorni, ma
non si sa se verrà dato spazio a immagini più forti o di rottura.
Salvatores sottolinea che una linea principale sarà quella di
rappresentare la vita delle persone e le bellezze naturali del
nostro paese, per dare un’immagine completa dalla notte al giorno,
della vita in un giorno qualunque nel nostro paese. Il regista
definisce anche questo un esempio di larghissima democrazia, in cui
il suo ruolo sarà quello di mettere in ordine con un senso
collettivo, immagini che sono importanti per altre persone. Agli
antipodi, a detta sempre di Salvatores, rispetto a quello che
è il cinema normalmente in Italia: la visione di un regista
attraverso delle immagini da lui stesso concepite.
In principio ci fu Life
in a Day, film documentaristico di Ridley
Scottche racconta la vita degli esseri umani
dall’alba al tramonto di una sola giornata.
Poi Gabriele Salvatores ha deciso di
realizzare Italy in a Day, un
racconto che ha alla base lo stesso principio del progetto
originale di Scott e che è stato realizzato con il contributo degli
italiani che hanno inviato quasi 45mila video che raccontano tante
piccole storie, situazioni quotidiane, scelte di vita, vite
semplici e vite importanti, vite di italiani all’estero, di giovani
e vecchi, di malati, di carcerati e sofferenti, di coppie
(eterosessuali e omosessuali) che provano a mettere insieme una
famiglia nonostante le difficoltà, diverse per ognuno.
Salvatores realizza un maxi
montaggio in cui il filo conduttore è lo svolgersi della giornata,
dalla mezzanotte alla mezzanotte del 26 ottobre 2013, e attraverso
pochi maxi blocchi racconta la notte dei solitari, dei lavoratori
notturni, le mattine dei bambini, le colazioni, l’inizio della
scuola e del lavoro in ufficio, ma anche la solitudine degli
anziani e la gioia delle nuove vite che arrivano, la difficoltà di
un trentenne di trovare una collocazione nella società produttiva e
anche le storie di chi, proprio per diventare un membro produttivo
della società, ne sceglie un’altra e si trasferisce all’estero.
Il prodotto finale è commovente e
divertente, come le storie che vengono raccontate, una boccata
d’aria e un invito a sorridere delle nostre piccole manie, dei
gaffi che dormono con noi, dei bimbi che ci tengono svegli la
notte, dei nonni che non ricordano i nomi dei loro figli ma sono
comunque in grando di grandi pensieri poetici.
Italy in a
Day è un’esperienza, una finestra sull’Italia e
sulla vita che tutti noi condividiamo in un Paese “che
soffre con dignità, ma che ha ancora una finestra aperta verso il
futuro.”
Continua il grande
successo di Italy in a Day, il film
collettivo di Gabriele Salvatores, prodotto da
Indiana Production con Rai Cinema in associazione con Scott
Free.
Già accolto da un lunghissimo
applauso dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia –
Fuori Concorso, il film è stato proposto ieri, martedì 23
settembre, con una uscita evento in un’unica giornata, in 56
sale sparse in tutta Italia incassando più di 38mila euro, con una
media copia di rilievo pari a 709 euro, la più alta della
giornata.
Un risultato al di là di ogni
aspettativa per un evento che ha visto il pubblico rispondere
con sorprendente partecipazione ad una proposta culturale
innovativa, a un nuovo modo di fare cinema, reagendo con lacrime,
risate e applausi a scena aperta alle immagini sperimentali e
rivoluzionarie di quello che può essere definito il primo
social movie italiano.
Salvatores ha selezionato circa 600
filmati, dopo averne raccolti e visionati più di 44mila! Una grande
partecipazione popolare da parte degli italiani, che supera di gran
lunga quella registrata dalla precedente edizione britannica. Un
lavoro reso possibile anche grazie alle forze messe in campo da
tutta la Rai, in una operazione sinergica con pochi precedenti.
ITALY IN A DAY andrà in onda
in prima serata sabato 27 settembre su Rai3.
Il 23 settembre 01
Distribution presenta in 60 sale cinematografiche, per un’unica
giornata speciale, Italy in a day,
il film collettivo di Gabriele Salvatores prodotto
da Indiana Production con Rai Cinema in associazione con Scott
Free.
Il 26 ottobre 2013 era stato chiesto
agli italiani di realizzare un breve filmato sul nostro paese. La
risposta è stata travolgente: oltre 44.000 video ricevuti per 2200
ore di materiali. Le persone che hanno partecipato, hanno
raccontato attraverso queste immagini, i loro desideri, i sogni, le
paure, le riflessioni, o più semplicemente, ciò che hanno visto
dalla finestra di casa quel giorno. Alla fine sono stati
selezionati circa 600 video. Il risultato è Italy in a
day, un vero e proprio “Social Movie”, accolto con entusiamo
da pubblico e critica all’ultimo Festival di Venezia, dove è stato
proiettato Fuori Concorso.
A proposito del film Mary Corliss
sul prestigioso Time ha scritto “in una rivoluzione del pianeta,
l’Italia ha scritto a se stessa questa irresistibile lettera
d’amore. Possa leggerla presto il mondo intero”.
E’ attualmente al cinema il film
Italo con protagonista Marco
Bocci alla sua prima pellicola da protagonist al cinema
dopo il successo di Squadra Antimafia. Ebbene ecco due clip del
film:
Il film ispirato ad una storia vera
è interpretato da Marco Bocci, Elena Radonicich, Barbara Tabita,
Tomal (il cane), Vincenzo Lauretta, Martina Antoci, Matteo
Korreshi, Lucia Sardo, Andrea Tidona, Marcello Perracchio, Tuccio
Musumeci e Leo Gullotta (voce narrante).
Nel 2009, nelle campagne di Scicli,
provincia di Ragusa, arriva un randagio che conquista l’affetto
dell’intera cittadina fino a diventarne simbolo. Tratto da un’
incredibile storia vera il film racconta la vita di Italo, cane
straordinario al punto da meritare la cittadinanza onoraria. Una
commedia romantica e divertente che tocca temi importanti quali
l’amicizia, il pregiudizio e l’amore incondizionato a cui fa da
cornice una Sicilia piena di colori e tradizioni. L’eroe di Squadra
Antimafia, Marco Bocci, nel suo primo ruolo da protagonista sul
grande schermo.
La scrittrice e giornalista Lidia Ravera
(autrice nel 1976 di Porci con le ali) ha introdotto la
conferenza stampa a cui hanno preso parte il regista di
Gangor, Italo Spinelli e la protagonista
Pryanka Bose. Erano presenti anche i produttori,
Angelo Barbagallo (Bibi film) ,
Carlo Brancaleone (Rai Cinema) e Luciano
Sovena (distribuzione, Cinecittà Luc ).
Notorious
Pictures presenta lunedì 16 giugno, in anteprima alla 60ª
Edizione del TaorminaFilmFest, ITALO,
l’emozionante storia vera dell’omonimo meticcio color miele che,
spuntato dal nulla tra le strade del piccolo paese siciliano di
Scicli, conquistò pian piano il cuore di tutti gli abitanti fino a
diventarne cittadino onorario.
Una commedia delicata e divertente –
firmata da Alessia Scarso ed interpretata da
Marco Bocci, Elena Radonich e
Barbara Tabita – che tocca temi importanti quali
l’amicizia, il pregiudizio e l’amore incondizionato a cui fa da
cornice una Sicilia piena di colore e tradizioni. Il film arriverà
nelle sale italiane nel 2015.
In occasione del
Noir in Festival 2023, ecco l’intervista a
Jake La Furia, Federico Cadenazzi
e Girolamo Lucania, rispettivamente voce narrante,
regista e sceneggiatore della seconda stagione di Italica
Noir: I ferri del mestiere, disponibile dall’11 dicembre
su Mediaset Infinity. La serie è una co-produzione Infinity LAB,
laboratorio permanente di Mediaset Infinity che individua e premia
il talento di filmmaker e case di produzione
indipendenti.
Italica Noir è la
docu-serie di genere true crime che combina tecniche di
animazione e ricostruzione storica, dalle atmosfere tipiche del
cinema e della letteratura noir, per indagare sui fatti di cronaca
più sanguinosi e scioccanti della Storia italiana. Dopo il successo
della prima stagione – con la voce narrante di Adriano Giannini e
già disponibile su Mediaset Infinity – arriva Italica
Noir: I Ferri del Mestiere, narrata dal rapper
Jake La Furia.
La nuova stagione di Italica
Noir racconta attraverso la voce di Jake La Furia, varie facce
della malavita milanese dagli anni ’40 fino all’inizio degli anni
’80 in quattro episodi antologici. Piombo, grandi rapine,
rapimenti, bande criminali e ladri solitari, conflitti a fuoco, ma
anche gentiluomini, patti di non belligeranza, ingegno. Un
quarantennio di rinascita e ricchezza, ma anche di piombo e sangue.
Dalla storia di Vallanzasca e Turatello alla “Rapina del Secolo” di
Ugo Ciappina; dal Robin Hood moderno, Ezio Barbieri, e il suo
“erede” Luciano Lutring alla fuga più sanguinosa che la cronaca
ricordi.
C’è aria di novità a
Italia’s Got Talent, con la nuova edizione che
approda suSky Uno e in streaming su
NOWda gennaio con una irresistibile new
entry in giuria: al tavolo dei giudici, con i confermatissimi
Federica Pellegrini, Mara
Maionchi e Frank Matano, ci sarà infatti
Elio. Nello show prodotto da Fremantle per Sky, la
ricerca dei migliori talenti del nostro Paese sarà guidata ancora
dalla travolgente Lodovica Comello, alla
conduzione per il sesto anno consecutivo.
Salda al timone nel viaggio della
nuova edizione, e sempre pronta a incitare i concorrenti nel
backstage, ci sarà Lodovica Comello, trascinante
padrona di casa a IGT.
In giuria quattro personalità tanto
diverse tra loro ma capaci di coniugare estro e ingegno, che nella
nuova edizione di Italia’s Got Talent torneranno a dare la caccia
ai migliori talenti a partire da ottobre, quando a Cinecittà
prenderanno il via le Audizioni.
La giuria
Elio, cantante,
musicista e scrittore, con gli Elio e Le Storie Tese ha pubblicato
dieci dischi in studio, ma nel corso degli anni è diventato anche
un amatissimo personaggio al quale il fiuto per il talento di
sicuro non manca. Al suo fianco il grande ritorno di
Federica Pellegrini, la “Divina”, plurimedagliata
e campionessa olimpica, reduce da Tokyo 2020 dove ha raggiunto il
record storico della quinta finale olimpica consecutiva nei 200
stile libero; l’amatissima, vera icona dell’industria discografica
e della TV italiana Mara Maionchi; e, per la
settima edizione consecutiva, Frank Matano, comico
e attore irresistibile, pronto a provocare ancora i colleghi al
tavolo e a far ridere il pubblico col suo umorismo nonsense.
Elio dichiara:
«Sono felicissimo di entrare nella famiglia di Italia’s Got
Talent. Non vedo l’ora di sedermi al tavolo dei giudici, il più
lontano possibile da Frank Matano, di usare il Golden Buzzer
totalmente a caso, di insegnare il dialetto milanese a Federica, di
tornare al fianco di Mara Maionchi per rubarle i segreti del
mestiere e tutti i soldi. Sarò apparentemente amichevole ma in
realtà sono qui per stracciare i miei avversari perché per me nella
vita contano solo il danaro e la vittoria».
Antonella
d’Errico, Executive Vice President Programming di
Sky Italia, afferma: «Nella valigia di Italia’s Got
Talent, quest’anno, mettiamo un po’ di novità: diamo il benvenuto
in squadra a Elio, un talento versatile e irresistibile, già nostro
compagno di viaggio in altre avventure, che sa mettere la sua
inconfondibile firma in tutto quello che fa. E ringraziamo Joe
Bastianich, straordinario giudice per due stagioni di Italia’s Got
Talent e che continuerà a far parte della famiglia Sky con nuovi
progetti. Con Elio, diamo il bentornato a Federica, Mara, Frank e
alla padrona di casa Lodovica, che hanno saputo fare di Italia’s
Got Talent uno show tra i più amati dal pubblico, capace di riunire
davanti alla tv tutta la famiglia in grandi serate di
intrattenimento puro.
Italia’s Got Talent è tra i
flagship show più distintivi e coerenti con la nostra offerta di
intrattenimento Sky e come tale affiancherà i nostri titoli più
identitari come X Factor, MasterChef Italia e il neo arrivato
Pechino Express, solo per citarne alcuni. Una ridefinizione della
nostra strategia editoriale che punterà alla soddisfazione degli
abbonati con i grandi show in pay tv, mentre nuovi format e
l’ingresso di nuovi volti accendono la programmazione free to air
di TV8. Il viaggio di Italia’s Got Talent può iniziare, mettiamoci
comodi: ci sarà da divertirsi»
Gabriele Immirzi,
Chief Executive Officer di Fremantle, dice: «Siamo felici di
dare il benvenuto a Elio nella grande famiglia di Italia’s Got
Talent, un format in cui la sua passione per i talenti più estrosi
e per i personaggi più bizzarri potranno certamente trovare terreno
fertile. Colgo l’occasione per ringraziare Joe Bastianich per la
passione e l’entusiasmo con cui ha partecipato al programma negli
ultimi due anni e a cui auguriamo un grande in bocca al lupo per i
progetti futuri.
Vedere Lodovica per il sesto
anno consecutivo guidare la grande macchina di IGT con sempre
maggiore confidenza e sicurezza ci rende orgogliosi di aver creato
una squadra coesa ed efficace. Saranno 9 puntate di sano e puro
divertimento».
Guarda il Trailer ufficiale del
film Italiano Medio di Maccio
Capatonda commedia in arrivo nei cinema italiani il
prossimo 29 gennaio distribuita da Medusa.
Trama: Giulio Verme (Maccio
Capatonda) è un ambientalista convinto in crisi depressiva, che
alla soglia dei 40 anni si ritrova a fare la ‘differenziata’ in un
centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito,
furioso, depresso è ormai totalmente incapace di interagire con
chiunque: con i colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e
con Franca, la compagna di una vita.
L’incontro con l’agguerrita anche
se poco credibile associazione ambientalista dei “Mobbasta” lo
convince a combattere fervidamente contro lo smantellamento di un
parco cittadino, ma per Giulio è l’ennesimo fallimento.
Non ci sono più speranze per il
nostro protagonista fino a quando incontra Alfonzo, un suo vecchio
e odiato amico di scuola che ha però un rimedio per tutti i suoi
mali: una pillola miracolosa che gli farà usare solo il 2% del
proprio cervello anziché il 20%, come si dice comunemente.
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Italiano
Medio scritto da Marcello Macchia, Marco Alessi,
Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo Carlani e Luigi Luciano
ė interpretato da Maccio Capatonda (Marcello Macchia), Herbert
Ballerina (Luigi Luciano), Lavinia Longhi, Barbara
Tabita, Rupert Sciamenna (Franco Mari), Gabriella Franchini,
Francesco Sblendorio, Rodolfo D’Andrea, Matteo Bassofin, Anna
Pannocchia (Adelaide Manselli), Ivo Avido (Enrico Venti) con la
partecipazione di Nino Frassica.
Giulio Verme è un ambientalista
convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si
ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento
rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è
ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i
colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la
compagna di una vita.
L’incontro con l’agguerrita anche se poco credibile associazione
ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente
contro lo smantellamento di un parco cittadino, ma per Giulio è
l’ennesimo fallimento.
Non ci sono più speranze per il nostro protagonista fino a quando
incontra Alfonzo, un suo vecchio e odiato amico di scuola che ha
però un rimedio per tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che
gli farà usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come
si dice comunemente.
Ed è proprio così che Giulio supera la depressione: non pensa più
all’ambiente ma solo a sé stesso, alle donne, ai vizi, passioni e
virtù di ogni italiano medio.
Una battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e
nella vita di Giulio tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma
inconcludente che lo porterà non solo a diventare il Vip più famoso
d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…
ITALIANO MEDIO è distribuito in Italia da Medusa Film ed uscirà
nelle sale il 29 gennaio 2015.
Fino ad ora eravamo abituati a
vederlo dilettarsi tra i trailer di film quantomeno fantasiosi, ma
a quanto pare è giunta l’ora per Maccio Capatonda
(al secolo Marcello Macchia) di confrontarsi seriamente con la
macchina da presa ed il grande schermo. Italiano
Medio sarà il titolo del film di debutto del
comico abruzzese, pellicola che si ispira ad un omonimo
trailer realizzato in passato in collaborazione con i
fedeli Herbert Ballerinaed Ivo
Avido. Prodotto da Medusa, il
film non ha ancora una data di rilascio ufficiale, ma è certo che
le riprese avranno il via al finire della stagione estiva.
Intanto, per stuzzicare la fantasia
del pubblico e presentare ufficialmente il
progetto, Maccio Capatonda ha rilasciato
un primo trailer del film attraverso il proprio canale ufficiale
Youtube:
Italiano Medio, una clip imperdibile: Giulio & Giulio a
confronto, il balletto dell’italiano medio VS quello dell’uomo
verme.
ITALIANO MEDIO, scritto da Marcello
Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo
Carlani e Luigi Luciano, è interpretato da Maccio Capatonda
(Marcello Macchia), Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Lavinia Longhi, Barbara
Tabita, Rupert Sciamenna (Franco Mari), Gabriella Franchini,
Francesco Sblendorio, Rodolfo D’Andrea, Matteo Bassofin, Anna
Pannocchia (Adelaide Manselli), Ivo Avido (Enrico Venti) con la
partecipazione di Nino Frassica.
Giulio Verme è un ambientalista
convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si
ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento
rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è
ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i
colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la
compagna di una vita.
L’incontro con l’agguerrita anche se poco credibile associazione
ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente
contro lo smantellamento di un parco cittadino, ma per Giulio è
l’ennesimo fallimento.
Non ci sono più speranze per il nostro protagonista fino a quando
incontra Alfonzo, un suo vecchio e odiato amico di scuola che ha
però un rimedio per tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che
gli farà usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come
si dice comunemente.
Ed è proprio così che Giulio supera la depressione: non pensa più
all’ambiente ma solo a sé stesso, alle donne, ai vizi, passioni e
virtù di ogni italiano medio.
Una battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e
nella vita di Giulio tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma
inconcludente che lo porterà non solo a diventare il Vip più famoso
d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…
Uscirà il prossimo 29 gennaio Italiano
Medio, il primo lungometraggio diretto e interpretato
da Maccio Capatonda (Marcello Macchia) – prodotto
da Marco Belardi per Lotus Production e da Medusa
Film – che vedrà il popolarissimo volto del web e della tivù nel
suo primo vero film tratto da un finto trailer.
ITALIANO MEDIO scritto da
Marcello Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Daniele
Grigolo, Danilo Carlani e Luigi Luciano ė
interpretato da Maccio Capatonda (Marcello
Macchia), Herbert Ballerina (Luigi Luciano),
Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Rupert Sciamenna
(Franco Mari), Gabriella Franchini,
Francesco Sblendorio, Rodolfo D’Andrea, Matteo Bassofin,
Anna Pannocchia (Adelaide Manselli), Ivo Avido
(Enrico Venti) con la partecipazione di Nino
Frassica.
Sinossi:
Giulio Verme è un ambientalista
convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si
ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento
rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è
ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i
colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la
compagna di una vita. L’incontro con l’agguerrita anche se poco
credibile associazione ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a
combattere fervidamente contro lo smantellamento di un parco
cittadino, ma per Giulio è l’ennesimo fallimento. Non ci sono più
speranze per il nostro protagonista fino a quando incontra Alfonzo,
un suo vecchio e odiato amico di scuola che ha però un rimedio per
tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che gli farà usare solo
il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come si dice
comunemente. Ed è proprio così che Giulio supera la
depressione: non pensa più all’ambiente ma solo a sé stesso, alle
donne, ai vizi, passioni e virtù di ogni italiano medio. Una
battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e nella
vita di Giulio tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma
inconcludente che lo porterà non solo a diventare il Vip più famoso
d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…
Dopo una settimana passata in testa
alla chart senza rivali, Italiano Medio
con Maccio Capatonda continua la sua corsa battendo anche tutte le
new entry del weekend. Più forte dello sci-fi dei Wachowski
Bros (“Jupiter-Il destino
dell’universo”, 84.413 euro), più forte del
pluricandidato agli Oscar “Birdman”,
56.232 euro, e del campione di incassi francese “Non sposate le mie
figlie” (61.668 euro). Un successo ‘in crescendo’ dunque quello di
“Italiano medio” – prodotto da Medusa Film e da Marco Belardi per
Lotus Production e distribuito in sala da Medusa Film – che con i
116mila euro (115.558) incassati nella giornata di ieri, si trova
ormai alle soglie dei 3 milioni di euro (2.713.206) in appena una
settimana di programmazione.
ITALIANO MEDIO,
scritto da Marcello Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento,
Daniele Grigolo, Danilo Carlani e Luigi Luciano, è interpretato da
Maccio Capatonda (Marcello Macchia), Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Lavinia Longhi, Barbara
Tabita, Rupert Sciamenna (Franco Mari), Gabriella Franchini,
Francesco Sblendorio, Rodolfo D’Andrea, Matteo Bassofin, Anna
Pannocchia (Adelaide Manselli), Ivo Avido (Enrico Venti) con la
partecipazione di Nino Frassica.
Giulio Verme è un ambientalista
convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si
ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento
rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è
ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i
colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la
compagna di una vita.
L’incontro con l’agguerrita anche se poco credibile associazione
ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente
contro lo smantellamento di un parco cittadino, ma per Giulio è
l’ennesimo fallimento.
Non ci sono più speranze per il nostro protagonista fino a quando
incontra Alfonzo, un suo vecchio e odiato amico di scuola che ha
però un rimedio per tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che
gli farà usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come
si dice comunemente.
Ed è proprio così che Giulio supera la depressione: non pensa più
all’ambiente ma solo a sé stesso, alle donne, ai vizi, passioni e
virtù di ogni italiano medio.
Una battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e
nella vita di Giulio tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma
inconcludente che lo porterà non solo a diventare il Vip più famoso
d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…
L’ultima notizia arrivata in ordine
di tempo sull’imminente realizzazione di un nuovo rifacimento del
delizioso Pinocchio di Carlo
Collodi, inevitabilmente pone noi italiani in una
posizione che ci faccia quantomeno riflettere. Questo Pinocchio si
aggiunge a quei progetti internazionali che continuano a trarre
fonte d’ispirazione nella nostra tradizione letteraria (o
fumettistica come accade per l’imminente uscita del film targato
Warner Bros su Dylan Dog)…come se Hollywood abbia
esaurito i film da (ri)fare e i suoi romanzo da trasporre e inizi a
buttare l’occhio su altre strade percorribili, lasciate opzionabili
dalle mancanze dei legittimi proprietari. Sempre più opere italiane
vengono portate sul grande schermo da molti “stranieri” e sempre
meno progetti italiani hanno il coraggio di assumersi delle
responsabilità doverose e rendere giustizia ad un’italianità
letteraria e fumettistica che ci appartiene.
Qualcuno potrebbe nuovamente
iniziare a nascondersi dietro alle differenti dimensioni economiche
che intercorrono fra le due realtà produttive, il che è vero ma non
deve costituire un alibi dietro il quale nascondersi, soprattutto
in un momento così fiorente per i nostri incassi. Ma forse, il
punto nevralgico intorno a cui ruota questo nostro ormai storico
difetto è che a noi manca il coraggio. Manca il coraggio di sapersi
assumere dei rischi, di saper ricercare nuovo modelli produttivi,
di saper individuare quelle realtà visionarie che in altri paesi
riescono ad emergere, come quest’anno è successo a L’illusionista
di Sylvain Chomet, incantevole film d’animazione francese che
concorre agli Oscar per il miglior film d’animazione. Dove sono i
nostri coraggiosi e intrepidi produttori? … Riusciamo ad avere
successo, ma sempre seguendo la stessa formula, ormai esausta e
limitativa. Nonostante la chiarezza di questa situazione, qualcuno
tenterà di nascondersi dietro ad un secondo alibi, ovvero quello
dello spettatore italiano che vuole andare al cinema soltanto per
ridere e divertirsi. Anche questo assioma è destinato a crollare
sotto i numeri di una miriade di spettatori che sempre più premia
la qualità, il coraggio, la novità, come dimostra l’inesorabile
sconfitta di un certo cinema natalizio che sta iniziando a subire
battute d’arresto. Forse lo spettatore inizia finalmente a
mostrarsi intelligente. Allora perché non sfidarlo in un impeto
coraggioso e sorprenderlo, riuscire finalmente a dare una risposta
concreta ad un mercato sempre più ben disposto alla novità?
A questo proposito abbiamo sentito
uno degli autori più coraggiosi e “anomali” del panorama italiano:
Stefano Bessoni; che ci regala un affascinante e suggestiva sua
impressione sul tema.
Un burattino conteso
Guillermo Del Toro
è da molti anni uno di miei maggiori punti di riferimento nel
panorama cinematografico odierno, perché ritengo che abbia saputo
trovare un misurato compromesso tra una forte esigenza autoriale ed
una naturale commerciabilità. I suoi film sono avvincenti,
godibili, visivamente mirabolanti e al tempo stesso intrisi di un
proprio mondo poetico, nonché disseminati di stilemi personali
immediatamente riconoscibili.
Sapere quindi che da qualche tempo
Del Toro sia impegnato in un progetto per portare
Pinocchio sullo schermo in versione dark non può che darmi grande
piacere, soprattutto apprendendo che la colonna sonora sarà curata
da Nick Cave, altro mio grande chiodo fisso. Tuttavia Del Toro non
ne sarà il regista, ma solamente il produttore; il film sarà
infatti diretto da Gris Grimly, autore di un fumetto del 2002 su
cui si baserà la trasposizione cinematografica e da Mark Gustafson,
regista esperto in animazione stop-motion, tecnica con cui sarà
interamente realizzato. La produzione sarà invece della Jim Henson
Company.
Ma passato l’entusiasmo iniziale,
dovuto anche al fatto che il progetto sembra essere finalmente
partito, mi prende invece un grande sconforto. Perché direte voi?
Beh, semplicemente perché sono vent’anni che lavoro su Pinocchio e
perché vorrei tanto farne una mia trasposizione oscura e macabra.
Allo stesso tempo sono altrettanti anni che mi sento dire dai
produttori che è una cosa che non vende, che non interessa a
nessuno, che è un progetto fallito in partenza. Poi improvvisamente
arriva qualcuno dall’estero, come Del Toro appunto, che ci mette le
mani sopra e con grande gusto ed intelligenza ci lavora, e quelle
stesse persone gridano “Colpo di genio”, “perché non ci abbiamo
pensato noi?”, o peggio “Noi certe cose non le sappiamo proprio
fare”.
Sarebbe un discorso lungo da
approfondire in questa sede, un discorso che comunque mi ripropongo
di affrontare per riuscire a capire il perché oggi non si riesca
più a fare nulla in Italia, o quantomeno per avere una valvola di
sfogo e raccontare quello che un autore è costretto a subire nel
suo tentativo di costruire una personale forma di espressione
cinematografica in un panorama divenuto a dir poco
agghiacciante.
Comunque, torniamo al nostro caro
Pinocchio.
Ho amato il libro di Collodi fin da
quando ho memoria, poi, nel 1972, arrivò lo straordinario
sceneggiato televisivo di Luigi Comencini, che assieme alle
strabilianti illustrazioni di Enrico Mozzanti della prima edizione
del 1883, hanno formato immagini indelebili nella mia mente.
Ricordo che ero così colpito dalle gesta del burattino che il “mi
babbo”, per dirla alla Collodi, passò giornate intere sul terrazzo
di casa a fabbricarmi un Pinocchio in legno a grandezza naturale
con il quale condividere i miei giochi. Ho sempre odiato invece la
versione della Disney, con la sua ambientazione tirolese, con tanto
di calzoncini con le bretelline e orologi a cucù. Peccato che per
molti bambini sia diventata proprio quella l’immagine del “vero”
Pinocchio, vittima innocente insieme alla povera Alice di una bieca
quanto insensata forma di revisionismo fiabesco.
Quando iniziai a voler fare cinema cominciai a progettare una mia
versione del Pinocchio e ne 1997 feci un lavoro televisivo, molto
sperimentale, una sorta di video-teatro dal titolo “Pinocchio
apocrifo”, dove contaminavo la fiaba collodiana con influenze
lombrosiane e shelleyane. Il mio Pinocchio era una sorta di piccola
creatura muta ed infelice che portava su di se le stigmate
anatomiche del “Criminale nato” di Cesare Lombroso e la perturbante
diversità del Frankenstein. Nonostante il lavoro di allontanamento
dalla favola per ragazzi ricevetti addirittura il patrocinio della
Fondazione Collodi ed il lavoro ebbe un ottimo riscontro in molti
festival.
Certo si trattava di una cosa molto
sperimentale, forse un po’ troppo intellettuale, ma proprio
quell’esperienza mi spinse a cercare di trovare un compromesso più
commerciale per cominciare a pensare ad una mia trasposizione
cinematografica che potesse arrivare ad un pubblico più ampio.
Cominciai così a buttare giù idee e disegni, cercando appoggi
produttivi e strade valide per far partire il progetto.
Ma un bel giorno arrivò
Roberto Benigni, che in preda a suggestioni felliniane si approprio
di Pinocchio e ne fece una sua versione, sicuramente fedele allo
spirito originale, ma discutibile e bislacca per alcune scelte. Il
nostro Benigni era assolutamente più pinocchiesco in alcune
ispirate inquadrature de “La voce della luna” che nel film in
questione. D’altronde fu proprio Fellini ad instillare nell’attore
toscano il primo germe dell’idea di lavorare sulla realizzazione di
una nuova versione de “Le avventure di Pinocchio”; diceva sempre
che Roberto incarnava lo spirito di due grandi italiani: Giacomo
Leopardi e Pinocchio.
Così abbandonai l’idea,
riproponendomi di far passare qualche anno per far decantare la
questione e poi ricominciare a ripensare alla mia rivisitazione in
chiave macabra in un momento più adatto. Furono anni non del tutto
tranquilli, perché qua e là si riaffacciava ogni tanto qualche
Pinocchietto strambo, come quello del bel fumetto di Ausonia
“Pinocchio – Storia di un bambino” o dello spiazzante film
giapponese intitolato “964 Pinocchio”.
Ora Guillermo Del Toro ha dato nuovamente inizio al gioco. Che
fare? Beh, prima di tutto auguro tutta la fortuna possibile al
nuovo Pinocchio, rimanendo in fremente attesa di poter vedere
presto il risultato. Ed poi farò decantare ancora un po’ la cosa,
aspetterò altri anni, continuando a buttare giù idee e schizzi. Ma
nel frattempo mi dedicherò ad un altro progetto che parte anch’esso
da suggestioni lontane nel tempo, suggestioni arrivate da un opera
letteraria sicuramente meno famosa di Pinocchio, ma per me
altrettanto importante: I Galgenlieder (Canti della forca) dello
scrittore tedesco Christian Morgenstern.
Stefano Bessoni
La storia di Stefano (Bessoni) è
come poche, l’occasione mancata che colpisce chi invece
sarebbe pronto a coglierla ma che viene ostacolato da ciò che di
più meschino c’è al mondo: il denaro. Denaro che purtroppo serve
per realizzare sogni, ma che viene forse speso per qualcosa di più
simile al reale, qualcosa che non spaventa e non stimola
l’immaginazione. Meno male che ancora qualcuno c’è che non ha paura
di sognare e di lottare per un sogno. Forse, se ci fossero state
più persone come Stefano, Dylan Dog non sarebbe uscito dal nostro
paese, né avrebbe subito le mutilazioni di cui è stato vittima
nella prossima scialba trasposizione Made in Usa. Noi ci rivolgiamo
principalmente a quelli che materialmente possono fare qualcosa,
per aiutare questi pensieri, questi progetti, e ci auguriamo che
questa “lunga notte” finisca presto.
Matteo Rovere
torna alla regia con un film d’azione sul mondo delle auto da
corsa, assai amato e seguito ma poco raccontato dal cinema, dal
titolo ITALIAN RACE. La pellicola, prodotta da
Domenico Procacci, una produzione
Fandango con Rai Cinema, è
interpretata da Stefano Accorsi. Diverse scene del
film saranno ambientate all’interno di alcune tappe del
Campionato Italiano Gran Turismo ACI-CSAI 2014,
coinvolgendo i veri team in gara, tra i quali: ANTONELLI MOTORSPORT
(Porsche), EBIMOTORS (Porsche), IMPERIALE RACING (Lamborghini), GDL
RACING (Mercedes), BONALDI MOTORSPORT (Lamborghini), RC MOTORSPORT
(Corvette), MP1 CORSE (Ferrari) e SCUDERIA BALDINI (Ferrari).
Il 12 e 13 luglio
la troupe sarà ospite dell’Autodromo del Mugello, tappa del
campionato Gran Turismo.
Le riprese ufficiali del film
partiranno a Roma il 1 settembre.
ITALIAN RACE è
scritto da Matteo Rovere, Filippo Gravino e Francesca Manieri,
la fotografia è di Michele D’Attanasio, il montaggio è di
Gianni Vezzosi, le scene sono di Alessandro Vannucci, i costumi di
Cristina La Parola e il suono di Angelo Bonanni.
“La prova dei Campionati
italiani auto in programma al Mugello nel weekend 11-13 luglio si
arricchisce di nuovi motivi di interesse grazie alla presenza della
casa di produzione Fandango, impegnata con Rai Cinema, nella
realizzazione di un film sul mondo dell’automobilismo italiano.
Siamo certi che il tracciato, le facilities dell’impianto e
l’ambiente nel quale il circuito del Mugello è incastonato,
rappresenteranno un valore aggiunto per questa interessante
iniziativa”
Torna la
Mostra del Cinema di Venezia, e torna uno dei luoghi e
degli appuntamenti più abituali per i suoi frequentatori:
l’Italian Pavilion. Lo spazio professionale che
nei principali Festival europei – Venezia, Cannes, Berlino –
rappresenta la casa italiana per tutti gli operatori
nazionali ed esteri che seguono artisticamente e a livello
industriale il nostro cinema. E come la Mostra, l’Italian Pavilion
in questa stagione si adegua alle esigenze di sicurezza sanitaria e
distanziamento sociale. Con una formula ibrida,
che quest’anno nei giorni della manifestazione unisce ai consueti
spazi nell’Hotel Excelsior del Lido, una nuova versione
digitale. Così, accanto alle aree dei Saloni Tropicana
dedicati agli incontri e ai one to one, in quest’edizione
l’Italian Pavilion ospiterà sulla piattaforma
www.italianpavilion.it
(on line dall’ultima settimana di agosto) tutte le attività che
avranno luogo all’interno dello spazio. Ciò sarà reso possibile
grazie ad uno studio allestito nel Pavilion,
dotato di tecnologia per lo streaming che
consentirà le riprese live, nonché la registrazione, di tutte le
attività.
italianpavilion.it conterrà tutte
le registrazioni video degli eventi, materiali promozionali
scaricabili, il calendario delle attività in corso. E soprattutto
si potrà assistere e prendere parte da remoto a qualsiasi evento.
Questa versione online ha avuto già una sua importante anteprima
durante l’ultimo Marché du Film di Cannes, ospitando con efficacia
vari incontri professionali. Sulla scorta di questo successo
il sito si presenta a Venezia come la piattaforma più
adatta e versatile per tutti gli operatori del
settore.
Nell’anno segnato dal Covid
l’importanza della luce è basilare. Così gli spazi fisici
dell’Italian Pavilion 2020 sono contraddistinti dal concetto di
luce: una luce naturale, colorata da lastre trasparenti. E
nell’anno dedicato a Federico Fellini, altrettanto
forte è il concetto di sogno. Da qui l’idea di creare un’atmosfera
soffusa, positiva, mutante e delicata. Lo spazio è aperto, non ci
sono muri e la luce dall’esterno si modula naturalmente con lo
scorrere delle ore. Per questo, dalla mattina al tramonto, lo
spazio avrà diverse colorazioni. Una ricerca allestitiva e grafica
originale, per accogliere visivamente al meglio chi vive la
location.
E a Federico Fellini è
dedicato il logo dell’Italian Pavilion, realizzato
reinterpretando la grafia del Maestro, con una font originale, il
‘Fellini Script’ creata dallo Studio
Cappelli Design. Un segno grafico che accompagnerà tutti i
materiali di questa edizione. L’Italian Pavilion è
promossoe realizzato dalle istituzioni
che si occupano dell’internazionalizzazione del nostro cinema:
Istituto Luce-Cinecittà, Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo del Mibact,
Maeci, ICE e
Anica.