Lo spot, pubblicato da IGN è ricco di scene inedite e altre che sono il continuo delle scene del trailer pubblicato in precedenza.
Lo spot, pubblicato da IGN è ricco di scene inedite e altre che sono il continuo delle scene del trailer pubblicato in precedenza.
Il Festival
di Cannes edizione 2011 sta volgendo al termine, domani infatti
ci sarà l’assegnazione della palma d’oro e dei premi
collaterali.
Dal 25 maggio sarà al cinema il prossimo film di Todd Philipps, ma da Comingsoon.it arriva una clip in italiano di Una Notte da Leoni 2.
Ieri è stata la volta di Paolo Sorrentino, uno dei più rappresentativi registi italiani nel mondo che con il suo This Must be the Place, da il suo contributo artistico al 64 esimo festival di Cannes.
Ecco un trailer più esteso di Trasformers: Dark of the Moon. In sostanza il trailer è sempre quello, con l’aggiunta però di alcune immagini mozzafiato.
Dopo il grande giorno al Festival di Cannes, dove il film del nostro Paolo Sorrentino è stato presentato al pubblico e alla stampa, ecco una clip di This Must Be the Place
La Warner Bros ha lanciato il sito ufficiale di The Dark Knight Rises in concomitanza con l’inizio delle riprese del film.
Arriva il comunicato: la Paramount Pictures, la Twentieth Century Fox e la Lightstorm Entertainment hanno reso noto il giorno esatto in cui è prevista la ridistribuzione cinematografica di Titanic, uno dei più grandi successi della storia del cinema. La data rivelata è il 6 aprile 2012. Il film di James Cameron tornerà nelle sale in formato 3D riconvertito. Il 6 Aprile non è una data casuale, infatti nel 2012 ricorrerà il centenario della partenza del transaltantico sfortunato che partì per la precisione il 10 Aprile 1912.
Ecco alcuni dichiarazione di James Cameron:
“C’è un’intera generazione che non ha mai visto Titanic nel modo in cui era stato pensato per essere visto, cioè al cinema”, ha affermato Cameron, “E questo sarà un Titanic che non avete mai visto prima, rimasterizzato in digitale 4K e faticosamente riconvertito in 3D. Con una forza emozionale rimasta intatta e immagini più potenti che mai, sarà un’epica esperienza per i fan e per i nuovi arrivati”
Qualcuno di certo di si domanderà se ce n’era la necessità di riportarlo nelle sale? … non sono bastati un miliardo e duecento milioni di dollari?
Ieri era la volta di Predo Almodovar, che a Cannes per la prima volta presenta un film decisamente diverso dai precedenti del regista spagnolo. La piel que abito è un thriller con alcuni connotati horrorifici, come addirittura qualche giornalista che ha visto il film lo ha definito “cronenberghiano” nel vero senso del termine. Se il regista spagnolo sia intenzinato a cambiare completamente registro, questo non è dato saperlo. La pellicola ha avuto comunque un’ottima accoglienza, anche se ormai Almodovar è di casa in quel di Cannes.
Oggi è la volta dell’italiano Paolo Sorrentino.
Il Concerto (Le Concert)
Di Radu Mihăileanu, 2009
Con
Aleksei Guskov: Andreï Filipov
Mélanie Laurent: Anne – Marie Jacquet
Dmitri Nazarov: Sacha
François Berléand: Olivier Morne Duplessis
Valeriy Barinov: Ivan Gavrilov
Trama:
Andrej Filipov era il più grande direttore d’orchestra che il Bolshoi avesse mai avuto: finché, durante il regime di Brežnev, il partito non ordina il suo licenziamento e quello di tutti i musicisti ebrei, costringendolo per trent’anni a lavorare in quello stesso teatro che l’aveva visto trionfare tante volte ridotto a semplice inserviente. Il destino bussa alla sua porta quando per caso trova un fax proveniente da Parigi che invita tutta l’orchestra a suonare a Parigi nel prestigioso teatro Chatelet, dandogli l’idea che potrà cambiare la sua vita: ricostruire la vecchia orchestra e presentarsi a Parigi, dove finalmente potrà ultimare il concerto per violino e orchestra di Čajkovskij interrotto tanto tempo prima e suonare con Anne – Marie Jacquet, promettente violinista alla quale Andrej deve rivelare un importante segreto…
Tutta colpa del Paradiso, è il film del 1985 diretto da Francesco Nuti e con protagonisti nel cast Francesco Nuti, Ornella Muti e Roberto Alpi.
Romeo Casamonica esce di carcere dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli americani, dunque ha perso anche casa sua.
Decide comunque di mettersi nelle tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli donare.
Secondo film di Francesco Nuti, datato 1985, successivo a Casablanca Casablanca. Ci regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti. Ad affiancare Nuti, che si è sempre avvalso della compagnia di belle donne nei suoi film, la bellissima Ornella Muti; con la quale tornerà a lavorare due anni dopo con Stregati.
A tratti il film rallenta un pò troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui sopra.
Nel panorama del cinema italiano, Nuti ha scritto sicuramente alcune pagine importanti. Nei suoi lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”, riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Molto spazio ha dedicato all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro, malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.
La sua pecca è stata forse quella di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto, sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi registi in grado di accattivare le nuove generazioni.
E con il pubblico, a voltargli le spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.
Per lui fatale, da un punto di vista salutare prima ancora che professionale, è stato Occhiopinocchio (1994), che può essere considerato uno spartiacque della vita di Francesco Nuti. Il clamoroso flop economico che ne conseguì (la Cecchi Gori group rasentò il fallimento causa le ingenti spese che il film girato in America richiese, non controbilanciato da adeguati ricavi) ha segnato la sua carriera successiva, fatta di film dalla tiepida accoglienza di critica e pubblico. Ma anche la vita privata, poiché cominciarono per lui, tra alti e bassi, l’abuso di alcool, depressione e vari tentativi di suicidio. Fino al tragico attuale epilogo.
Era il 2 settembre 2006, e proprio alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, Francesco cadde in casa con la testa a terra. Venne ricoverato e operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente dall’affetto della famiglia.
Ancora oggi non riesce a camminare né a parlare. Ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha regalato. E tra questi, Tutta colpa del Paradiso è forse il più riuscito.
Andrew Garfield, prossimo Peter Parker, si sente così comodo nei panni di Spider-Man, che pare abbia rinunciato alla controfigura per le scene ‘pericolose’.
In Mr. Beaver Walter Black (Mel Gibson) è il presidente di un’azienda di giocattoli, ha una vita apparentemente perfetta, con una bella famiglia. Un giorno però cade in profonda depressione, finendo per minare i rapporti con i propri cari. Spossata dai cambi di umore del marito la moglie Meredith (Jodie Foster) lo allontana da casa, causandogli una profonda crisi, che lo porterà ad adottare un castoro di pezza come alterego attraverso il quale ricominciare a vivere e comunicare con il mondo.
Che Mel Gibson avesse una testa particolare lo avevamo capito; aldilà delle vicissitudini personali, divorzi, liti con i fotografi, ubriachezza molesta e poco felici uscite antisemite, anche da uno degli ultimi film in cui figurava come attore: in Cosa vogliono le donne, ultima commedia interpretata dal nostro, poco prima di dedicarsi alla regia e al genere drammatico, lo vedeva nei panni di un manager che grazie ad un incidente guadagna il potere di sentire i pensieri delle donne, con conseguente miglioramento della propria relazione con il gentil sesso di cui riesce a prevedere e assecondarne ogni comportamento.
In Mr. Beaver, che segna anche un altro ritorno, quello di Jodie Foster alla regia dopo quasi 20 anni dall’ultima prova, la commedia A casa per le vacanze, del 1995, a Gibson viene affidato un ruolo che viaggia sul limite tra la tragedia e la commedia; un uomo profondamente depresso che trova una cura autoindotta per uscire dal tunnel della malattia.
Il suo personaggio è potenzialmente un uomo felice: benestante, con una bella moglie professionista affermata, dettaglio confermato dai numerosi Mac presenti sui tavoli e dagli schemi da architetto che vengono mostrati in un paio di situazioni, un figlio tanto genio da poter scrivere il discorso di diploma alla più brava dell’istituto e un altro figlio amorevole. Tutta questa situazione non lo protegge però da un male molto diffuso e con cure molto lunghe e difficili oltre che non ancora definite.
Il film ha dalla sua alcuni momenti di commedia molto riusciti, soprattutto legati all’interpretazione di Gibson, per poi spostarsi sul dramma cupo, come a seguire la linearità della malattia che caratterizza il protagonista. La sceneggiatura è molto curata anche nei personaggi secondari, oltre che avere spazio per un cameo molto godibile del comico/anchor Jon Stewart, presentatore di The late show, molto popolare negli Stati Uniti.
L’unica nota decisamente stonata sono i tre discorsi di automotivazione, di stampo tipicamente e trionfalmente americano, presenti in tre momenti diversi del film, accuratamente divisi per generazione e uno dei quali proferito nientemeno che dal castoro di pezza.
Pochi politici hanno avuto l’onore
(se così possiamo definirlo) di veder raccontata sullo schermo la
propria vita e ascesa.
In occasione della presentazione a Cannes del film “La Conquete”, vi inviamo una video intervista in cui Nicola Piovani, autore della colonna sonora del film,
Come ti comporteresti se scoprissi che la moglie del tuo migliore amico lo tradisce? E se tutte le tue certezze sulla vita di coppia fossero basate su un matrimonio fedifrago? Sono le domande alle quali si trova costretto a rispondere Vince Vaughn, co-protagonista insieme a Kevin James di Il Dilemma, ultimo film di Ron Howard, dal 20 maggio al cinema.
Dopo la parentesi ‘browniana’ Howard ritorna alla commedia e lo fa con il suo stile sobrio, la sua limpidezza formale e la sua grande capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico attraverso lo scandagliamento viscerale dei suoi personaggi. Perché lontano dal trend di mercato, il buon vecchio Ron ci offre uno spaccato anche profondamente doloroso di una generazione che in America (come nel resto del mondo) non riesce più a trovare il suo posto all’interno della società, rivelandosi profondamente inadatto anche rispetto alla vita di coppia.
Il Dilemma che poteva trasformarsi in una già vista commedia degli equivoci, racconta invece con estrema lucidità e con un sorriso amaro il dilemma, appunto, di quest’uomo che si trova in una posizione difficile verso l’amico tradito dalla moglie, ma anche verso se stesso, poiché credeva nel matrimonio grazie all’apparente perfezione di quello del suddetto amico. Howard riesce anche a misurare con attenzione l’esuberanza di Vaughn e James, che sono abituati a tutt’altro tipo di risate, mentre sceglie con cura le due protagoniste femminili: Winona Ryder, la fedifraga isterica, sembra aver trovato una nuova giovinezza al cinema, mentre Jennifer Connelly riesce ancora ad offrire un ritratto onesto e sensibile di una donna comune, straordinariamente bella e perfetta.
Il finale sincero e realistico è in sintonia con il tono del film, rientrando in quei pochi casi in cui l’autore ha il coraggio di mostrare i fatti così come andrebbero se si trattesse di situazioni reali invece che di storie di finzione. Il Dilemma è un film da vedere, per ridere in maniera intelligente e per farsi anche un po’ trascinare dalla sua amarezza.
I Bambini ci Guardano è il film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e con nel cast Emilio Cigoli, Luciano De Ambrosis, Isa Pola e Adriano Rimoldi.
Andrea e Nina sono una coppia sposata medio-borghese. Lei però vede clandestinamente Roberto, una vecchia fiamma che non vuole spegnersi. Il loro rapporto coniugale è così funestato da addii e ritorni, rancori e perdoni.
A farne le spese di questo matrimonio infelice il piccolo Pricò, 7 anni, il loro figlioletto che assiste con i suoi occhi innocenti, e spesso lacrimanti, ai peccati della madre. Finché tragedia non li separa. In questo film, Vittorio De Sica traspone il romanzo di C.G. Viola Pricò del 1924, incentrando tutta la storia proprio sul piccolo Pricò, che paga sulla propria pelle le colpe della madre e assorbe tutte le sofferenze e i tormenti del padre.
Diverse le scene toccanti, sebbene quella che tocca più di tutte le corde emotive sia proprio quella finale. De Sica ha spesso riservato spazi nei suoi lungometraggi ai bambini, ma questo film è completamente dedicato a loro (tanto quanto Sciuscià) e alle sciagure cui vanno incontro già in tenera età a causa degli egoismi degli adulti. Ancor più grave se a farli soffrire sono i loro stessi genitori. La pellicola è stata giudicata tra i precursori del neorealismo.
Tra gli attori protagonisti, è giusto dedicare qualche riga al piccolo Luciano De Ambrosis, che interpreta il triste e malinconico bimbo Pricò. Figlio di un operaio della Fiat di Torino, scelto dopo una lunghissima selezione fra centinaia di bimbi, Luciano esordisce all’età di sei anni in questo film. Considerato unanimemente, con Cesarino Barbetti, uno dei migliori attori-bambini del periodo bellico, come il suo giovanissimo collega percorre vie artistiche parallele costruendosi una discreta carriera in teatro, in televisione e soprattutto nel doppiaggio, senza accedere comunque mai alla notorietà divistica.
Dopo I Bambini ci Guardano di De Sica, il piccolo attore partecipa ad alcuni film girati durante il periodo della Repubblica Sociale di Salò tra cui il dittico diretto da Giorgio Ferroni Senza famiglia dove è un intenso e angosciato Rémy. Dopo altri due film nel periodo postbellico con il “suo” scopritore De Sica, che non lo dirige ma gli è accanto come attore, Luciano De Ambrosis, già adolescente, preferisce ritirarsi dagli schermi cinematografici percorrendo la via più sicura e più gratificante del teatro. È accanto a Olga Villi, Ivo Garrani e Luca Ronconi nella prima, splendida edizione di Tè e simpatia di Robert Anderson nel ruolo di Ralph, il ragazzo sportivo che si diverte a tormentare il sensibile protagonista. L’anno successivo fa parte della formazione Carli-Villa recitando nella commedia di Noel Coward Week-end. Dopo il teatro, è il doppiaggio ad assorbirlo completamente ed ad assicurargli una continuità nel campo artistico.
Fra i tanti attori stranieri cui presta la voce, uno è Yorgo Voyagis, il Giuseppe di Gesù di Nazareth di Zeffirelli, poi attori americani come Burt Reynolds, Robert Mitchum, Tommy Lee Jones, il James Caan di Misery non deve morire, l’Andy Griffith della serie-tv Matlock e parecchi altri.