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Festival di Roma: “and here we go!”

Oggi inizia la quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma, grande attesa sul red carpet per Keira Knightley e Eva Mendes. Le due attrici arriveranno a Roma per presentare il loro ultimo film: Last Night, che inaugurerà ufficialmente la kermesse.

Oggi 28 ottobre inizia ufficialmente la quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma. Nonostante ad inaugurerà l’evento siano in arrivo le belle Keira Knightley a Eva Mendes, tra stampa e spettatori non sembra esserci molto entusiasmo per il programma annunciato un paio di settimane fa. E come se non bastasse esiste la reale minaccia di uno sciopero in forma di protesta i tagli alla cultura, da parte degli addetti ai lavori  che potrebbe dare qualche intoppo al red carpet. Di sicuro questa edizione che sta per iniziare si preannucia infuocata sotto questo profilo, decisamente meno per quel che riguarda le opere.

Il red carpet “d’autore”, ispirato all’arte dell’ikebana, accompagnerà dal 28 ottobre la passerella delle star del Festival: da Keira Knightley a Eva Mendes che inaugurano il Festival con Last Night fino a Julianne Moore, protagonista del film The Kids Are All Right, che riceverà anche il Premio Marc’Aurelio all’attore. E poi il divo di Bollywood Shah Ruhk Khan, John Landis il regista di The Blues Brothers, Jesse Eisenberg, il giovane protagonista di The Social Network, i registi Olivier Assayas, Alexandre Rockwell, Susanne Bier, gli attori Aaron Eckhart, Guillaume Canet, Fanny Ardant. Ci saranno anche importanti nomi del panorama cinematografico italiano come Sergio Castellitto, presidente della giuria internazionale, Mario Monicelli, Gabriele Salvatores, Toni Servillo, Margherita Buy, Silvio Orlando, Maria Sole Tognazzi, Cristina Comencini, Claudio Santamaria, Ricky Tognazzi, Alessandro Gassman, Ksenia Rappoport, Claudio Cupellini, Valeria Golino, Guido Chiesa, Paola Cortellesi e la madrina del Festival, Valeria Solarino.

Festival di Roma: “and here we go!”

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Oggi inizia la quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma, grande attesa sul red carpet per Keira Knightley e Eva Mendes. Le due attrici arriveranno a Roma per presentare il loro ultimo film: Last Night, che inaugurerà ufficialmente la kermesse.

La Nuova Zelanda torna ad essere la Terra di Mezzo

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La Nuova Zelanda torna ad essere la Terra di Mezzo

La Nuova Zelanda rimarrà la Terra di Mezzo. Il primo ministro neozelandese John Key ha appena annunciato in conferenza stampa che Lo Hobbit, il film di Peter Jackson che ha ricevuto il via libera pochi giorni fa, verrà girato nel paese come previsto sin dall’inizio.

I delegati della Warner Bros. hanno incontrato produttori e politici neozelandesi negli ultimi tre giorni per ricevere la garanzia che le riprese del film non sarebbero state funestate da azioni industriali come il recente boicottaggio messo in atto da una piccola unione che rappresenta 200 attori locali. In un primo momento il ministro Key sembrava speranzoso, ma ieri sera aveva aggiornato la stampa spiegando che mentre le problematiche legate alla locale legge sul lavoro erano state risolte, la Warner Bros. aveva iniziato ad avanzare eccessive pretese quanto a sgravi fiscali, con richieste che difficilmente la Nuova Zelanda sarebbe riuscita a soddisfare.

Nella conferenza stampa che si è tenuta alle 19.20 di mercoledì (ora locale, da noi erano le 8:20 del mattino), Key ha invece rivelato che la produzione non lascerà il paese. Qui sotto potete vedere la pubblicità pubblicata sul NZ Dominion Post ieri, pagata da un gruppo di lavoratori dell’industria cinematografica neozelandese: l’annuncio di oggi farà tirare un sospiro di sollievo a chi temeva di perdere il lavoro. Si calcola che i 500 milioni di dollari di budget del film (circa 700 milioni di dollari neozelandesi) muoveranno circa due miliardi di dollari nell’economia locale.

La Nuova Zelanda torna ad essere la Terra di Mezzo

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Hobbit

La Nuova Zelanda rimarrà la Terra di Mezzo. Il primo ministro neozelandese John Key ha appena annunciato in conferenza stampa che Lo Hobbit, il film di Peter Jackson che ha ricevuto il via libera pochi giorni fa, verrà girato nel paese come previsto sin dall’inizio.

Avatar 2 e 3!! arriva l’ufficialità

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Avatar 2 e 3!! arriva l’ufficialità

E’ ufficiale: i prossimi film di James Cameron saranno i sequel di Avatar, Avatar 2 e Avatar 3, che usciranno nel dicembre 2014 e dicembre 2015!

I presidenti della Fox Filmed Entertainment Jim Gianopulos e Tom Rothman hanno annunciato oggi che il regista vincitore dell’Academy Award James Cameron ha accettato di dirigere Avatar 2 e Avatar 3 come suoi prossimi film.

Si inizierà a lavorare allo script all’inizio dell’anno prossimo, con l’intenzione di avviare la produzione verso la fine del 2011. Cameron deciderà poi se girare i film senza soluzione di continuità una volta che avrà completato gli script, ma l’uscita del primo sequel – ancora senza titolo – è fissata per il dicembre 2014, mentre per il terzo film si prevede un’uscita nel dicembre 2015. Avatar 2 e Avatar 3 verranno prodotti da Cameron e Jon Landau per la Lightstorm Entertainment di Cameron.

Cameron: “E’ una rara e preziosa opportunità quando un regista riesce a costruire un mondo fantastico e lo vede crescere, con le risorse e la partnership di una grande media company globale. Avatar è stato concepito come un lavoro epico e fantasy – un mondo che il pubblico potesse visitare, attraverso tutte le piattaforme media, e questo momento segna l’avvio della prossima fase di quel mondo. Con due nuovi film in cantiere, la mia compagnia e io ci stiamo imbarcando in un viaggio epico assieme ai nostri partner alla 20th Century Fox.”

Batman 3: si chiamerà The dark Knight Rises

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Batman 3: si chiamerà The dark Knight Rises

Il terzo film della saga di Batman diretto da Christopher Nolan si intitolerà The Dark Knight Rises, letteralmente: Il Cavaliere Oscuro Risorge.

Lo ha rivelato il regista stesso al giornalista del Los Angeles Times, assieme ad altri importanti dettagli sul film. Prima di tutto, “il villain non sarà l’Enigmista”, così come “torneranno alcuni dei personaggi dei due film precedenti, ma ne presenteremo anche di nuovi”.

Poi i due hanno discusso anche del fatto che la Warner Bros. ha accettato le rimostranze di Nolan nei confronti del 3D: il regista avrebbe convinto la major a cavalcare l’onda del digitale e di girare con cineprese IMAX (una possibilità estremamente costosa ma che potrebbe risultare anche molto remunerativa) piuttosto che in stereoscopia.

Nel cast del film, oltre a Christian Bale, Michael Caine, Morgan Freeman e Gary Oldman anche Tom Hardy. In questi giorni Nolan sta cercando l’attrice per la figura femminile del film: sono in corso i provini, ma del personaggio in questione non sappiamo ancora nulla. I primi dettagli sul terzo film di Batman li trovate  nello speciale dedicato al film. The Dark Knight Rises uscirà il 20 luglio 2012.

Fonte: Hero Complex

Batman 3: si chiamerà The dark Knight Rises

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the dark knight

Il terzo film della saga di Batman diretto da Christopher Nolan si intitolerà The Dark Knight Rises, letteralmente: Il Cavaliere Oscuro Sorge.

Tower Heist: attori a volontà!

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Il nuovo film di Brett Ratner, Tower Heist sta componendo pian piano un cast ricco di interessantissimi attori.

Darren Aronofsky per Machine Man

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Mentre in America si attende Black Swan, continuano a succedersi le notizie su quale sarà il prossimo film di Darren Aronofsky.

Richard Griffiths in Pirati dei Caraibi 4

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Una notizia di casting che arriva direttamente dalle parole del Pirata Barbossa: parlando a Empire durante il galà di presentazione di The King’s Speech, Geoffrey Rush si è lasciato sfuggire che Richard Griffiths interpreterà Re Giorgio II in Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides.

Chris Pine presenta Unstoppable

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Chris Pine ha partecipato alla premiere del film action Unstoppable al Regency Village Theater martedì scorso (26 ottobre) a Westwood, California.

Un regista per Deadpool

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Un regista per Deadpool

Deadpool

Hero Complex rivela che la 20th Century Fox sta lavorando per trovare rapidamente il regista che porterà Deadpool sul grande schermo, e a quanto pare ha messo da parte Robert Rodriguez, che nei mesi scorsi era in trattative per dirigere il film.

L’ACME al cinema? Probabile…

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L’ACME al cinema? Probabile…

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La Warner Bros sta sviluppando un progetto: un film sui laboratori ACME dell’universo Looney Toones…

 

Anteprima della soundtrackdi Harry Potter e i doni della morte part I

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Harry_Potter_e_i_doni_della_morte

Disponibili in preview le 26 tracce della colonna sonora di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte I, opera di Alexandre Desplat, appena eletto Compositore dell’anno.

Francis Ford Coppola sta girando un nuovo film!

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Francis_ford_Coppola

Il regista  Francis Ford Coppola è già sul set di un nuovo film:  l’italoamericano sta segretamente girando un thriller con protagonisti Val Kilmer ed Elle Fanning…

Festival del film di Roma: Jesse Eisenberg presenterà The Social Network

The_Social_Network

Ci sarà il protagonista Jesse Eisenberg durante la presentazione al Festival di Roma di The Social Network, il nuovo film di David Fincher dedicato alla nascita di Facebook.

Festival del film di Roma: Jesse Eisenberg presenterà The Social Network

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The_Social_Network

Ci sarà il protagonista Jesse Eisenberg durante la presentazione al Festival di Roma di The Social Network, il nuovo film di David Fincher dedicato alla nascita di Facebook.

Paranormal Activity 2: recensione del film di Oren Peli

Paranormal Activity 2: recensione del film di Oren Peli

Dopo appena un anno di distanza dalla distribuzione del primo capitolo, ritroviamo in sala Paranormal Activity 2, un non tanto atteso (quanto utile) prequel del fortunato franchise ideato dal regista israeliano Oren Peli  che in questa occasione passa alla produzione lasciando la regia a Tod Williams.

Questa volta la linea temporale arretra di circa sessanta giorni dalla morte di Micah e si sposta nell’abitazione di Kristi, la sorella di Katie, in cui vive con suo marito, i suoi due figli e il cane Abby. Dotata di un sistema di videosorveglianza, la casa sarà il fulcro di una serie di eventi paranormali che coinvolgeranno tutta la famiglia.

Oren Peli, qui in veste di sceneggiatore e produttore, non cambia una virgola rispetto al suo esordio, la sceneggiatura è pressoché identica alla precedente, nulla di nuovo e pochissimi elementi che torneranno utili ai fini dell’opera vista nel complesso. Quello che viene da chiedersi è quale sia lo scopo di questo film e l’unica risposta che pare essere sensata è che sia l’ennesima trovata commerciale per recuperare più denaro possibile da un franchise di successo.

Con soli 15000 dollari spesi, Paranormal Activity ha guadagnato milioni su milioni arricchendo Peli e i suoi attori e ha fatto centro nel cuore della Paramount Pictures che annunciò immediatamente un secondo capitolo con un budget decisamente più alto che si è aggirato intorno ai 3 milioni, tuttavia un budget simile per un mockumentary come questo ha potuto permettere a tutti quanti di stare molto comodi e magari di tenersi anche il resto. Ritroviamo anche Katie Featherston e Micah Sloat, che interpretano piccoli ruoli di contorno al nuovo cast composto da Sprague Grayden su tutti che comunque non rende come l’efficace coppia vista in precedenza.

Le aspettative per questa pellicola sono poche, già si sa quello che potrebbe succedere e quello che succederà, la curiosità non esiste più, il trucco del “non mostrare” è stato paradossalmente già mostrato, lo stile del mockumentary è stato utilizzato in ogni modo negli ultimi anni (da Rec a Cloverfield passando per Il quarto tipo) e il cast sconosciuto non aiuta di certo. Al termine dopo essersi agganciato al primo film, Paranormal Activity 2 da prequel si trasforma in sequel regalandoci qualche minuto localizzabile dopo la fine del primo film, qui troviamo di nuovo Katie e ci viene mostrato quanto è succeso dopo.

In sostanza è un prodotto che nulla toglie e nulla aggiunge al primo film e che può benissimo trovare la sua collocazione nel gruppo dei “prequel/sequel inutili”, quello che ci si augura e che fra uno, due o cinque anni non ci troveremo alle prese con un terzo capitolo.

Paranormal Activity 2: recensione del film Tod Williams

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Paranormal Activity 2: recensione del film Tod Williams

Paranormal Activity 2 – Dopo appena un anno di distanza dalla distribuzione del primo capitolo, ritroviamo in sala un non tanto atteso (quanto utile) prequel del fortunato franchise ideato dal regista israeliano Oren Peli  che in questa occasione passa alla produzione lasciando la regia a Tod Williams.

Questa volta la linea temporale arretra di circa sessanta giorni dalla morte di Micah e si sposta nell’abitazione di Kristi, la sorella di Katie, in cui vive con suo marito, i suoi due figli e il cane Abby. Dotata di un sistema di videosorveglianza, la casa sarà il fulcro di una serie di eventi paranormali che coinvolgeranno tutta la famiglia.

Oren Peli, qui in veste di sceneggiatore e produttore, non cambia una virgola rispetto al suo esordio, la sceneggiatura è pressochè identica alla precedente, nulla di nuovo e pochissimi elementi che torneranno utili ai fini dell’opera vista nel complesso. Quello che viene da chiedersi è quale sia lo scopo di questo film e l’unica risposta che pare essere sensata è che sia l’ennesima trovata commerciale per recuperare più denaro possibile da un franchise di successo.

Paranormal Activity 2

Paranormal Activity 2Con soli 15000 dollari spesi, Paranormal Activity ha guadagnato milioni su milioni arricchendo Peli e i suoi attori e ha fatto centro nel cuore della Paramount Pictures che annunciò immediatamente un secondo capitolo con un budget decisamente più alto che si è aggirato intorno ai 3 milioni, tuttavia un budget simile per un mockumentary come questo ha potuto permettere a tutti quanti di stare molto comodi e magari di tenersi anche il resto.

Ritroviamo anche Katie Featherston e Micah Sloat, che interpretano piccoli ruoli di contorno al nuovo cast composto da Sprague Grayden su tutti che comunque non rende come l’efficace coppia vista in precedenza.

Le aspettative per questa pellicola sono poche, già si sa quello che potrebbe succedere e quello che succederà, la curiosità non esiste più, il trucco del “non mostrare” è stato paradossalmente già mostrato, lo stile del mockumentary è stato utilizzato in ogni modo negli ultimi anni (da Rec a Cloverfield passando per Il quarto tipo) e il cast sconosciuto non aiuta di certo. Al termine dopo essersi agganciato al primo film, Paranormal Activity 2 da prequel si trasforma in sequel regalandoci qualche minuto localizzabile dopo la fine del primo film, qui troviamo di nuovo Katie e ci viene mostrato quanto è successo dopo.

In sostanza è un prodotto che nulla toglie e nulla aggiunge al primo film e che può benissimo trovare la sua collocazione nel gruppo dei “prequel/sequel inutili”, quello che ci si augura e che fra uno, due o cinque anni non ci troveremo alle prese con un terzo capitolo.

Paranormal Activity 2

Box Office ITA al 24/10/2010

Prime due posizioni invariate nella top10 italiana dei film piu’ visti del weekend, con le tenute di Benvenuti al sud e Cattivissimo Me. Wall Street guadagna il terzo posto, mentre le altre new entry ottengono buoni risultati, senza eccellere.

Inarrestabile il caso Benvenuti al sud. La commedia mantiene infatti la prima posizione dopo quattro weekend, ottenendo 2,7 milioni di euro nei tre giorni e sfiorando i 21 milioni totali! Un risultato assolutamente eccezionale, soprattutto se si considera che, nel panorama cinematografico italiano, il tetto dei 20 milioni è ormai una prerogativa dei cinepanettoni.

Cattivissimo Me conserva la seconda posizione anche nel suo secondo fine settimana: la pellicola d’animazione arriva a quota 7 milioni complessivi con altri 2,5 milioni.

La new entry che ottiene un maggiore successo è Wall Street: il denaro non dorme mai, che guadagna il terzo posto con 1.106.000 euro. Segue una novità molto attesa, ovvero Paranormal Activity 2, che dopo il successo del prequel dello scorso anno esordisce con 1.102.000 euro.

Step Up 3D scende al quinto posto con atri 735.000 euro, giungendo a quota 6,1 milioni: un risultato decisamente soddisfacente per il genere della pellicola.

La novità italiana del weekend, Figli delle stelle, debutta al sesto posto con 563.000 euro, ed è seguita da un’altra new entry di genere però ben diverso: Fair Game, con la coppia Naomi Watts/Sean Penn esordisce con 432.000 euro. Bisogna dunque considerare la tenuta del film nelle prossime settimane per giudicare se gli spettatori italiani hanno effettivamente poca voglia di vedere un prodotto di tale genere.

Adèle e l’enigma del faraone si rivela un mezzo flop in Italia: nel suo secondo weekend raccoglie altri 389.000 euro per un totale di 1,3 milioni nonostante il gran numero di sale in cui è distribuito.

Inception scende in nona posizione, ma con 363.000 euro può finalmente abbattere la soglia dei 10 milioni totali, decisamente un ottimo risultato nel nostro Paese per Christopher Nolan.
Chiude la top10 Buried – Sepolto, che arriva a 1,2 milioni con altri 283.000 euro.

I 100 Autori occupano la Casa del Cinema

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I 100 Autori occupano la Casa del Cinema

Casa_del_cinema

La notte tra venerdì e sabato, una riunione di 100 autori e di altre associazioni legate alle professioni del mondo del cinema e della televisione si è trasformata, a sorpresa, in una occupazione della Casa del cinema di Roma, come forma di protesta nei confronti delle politiche governative nei confronti della cultura e dell’industria audiovisiva.

Box Office USA al 24/10: successo rercor per Paranormal activity 2

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Bruce Willis, Jackass e attivitá paranormali.Con Halloween alle porte, il successo al box office del sequel di Paranormal activity era piú che prevedibile. La nuova uscita supera nel weekend lo sbaragliatore della scorsa settimana, Jackass 3d, che si attesta al secondo posto nella classifica dei maggiori incassi, guadagnando in questa settimana, 21 milioni di dollari. Paranormal activity 2, che é costato piú di 3 milioni di dollari, sempre un budget molto piccolo, ma enorme rispetto ai 15000 della prima produzione, vede il regista del precedente, Oren Peli nel ruolo di produttore. La struttura del film è in realtá un prequel, spiega infatti da dove viene la maledizione che ha colpito la protagonista del primo film, ma la resa tecnica é di fatto identica al precedente.

Bruce Willis é una grande sicurezza. Il film di cui é protagonista, Red,  insieme a un consistente cast di nomi interessanti, John Malkovich, Morgan Freeman e Richard Dreyfuss, tra gli altri, mantiene stretta la sua terza posizione, con 15 milioni di incasso. La seconda uscita importante di questa settimana la troviamo in quarta posizione: Hereafter di Clint Eastwood. É la storia di Matt Damon che ha il dono di sentire e parlare con le persone decedute, capacitá che lo mette in contatto con altre persone nel mondo, che arrivano a lui tramite il suo sito web e che hanno avuto a che fare la morte dei propri cari. Il resto della classifica é un insieme di situazioni giá viste. The Social Network, che probabilmente ormai é stato visto da tutti negli Stati Uniti, scende lentamente a metá classifica, mentre galleggiano ancora tra la metá e la bassa classifica Secretariat, in cui troviamo nuovamente John Malkovich, Life as we know it con Katherine Heigl, il film di Zack Snyder Legend of the Guardians: The Owls of Ga’Hoole, The Town e Easy A che chiude la classifica.

Questo é per ció che riguarda i guadagni dell’ultima settimana, perché se si analizzano igli incassi totali, Jackass 3d é il film che ha incassato di piú dal giorno della sua uscita, con 87 milioni di dollari, seguito da The Town di Ben Affleck, con 83 mentre il terzo incasso globale é The Social Network di David Fincher.

 Tra le attese della prossima settimana troviamo Monsters, dell’esordiente  e multitasking Gareth Edwards che oltre alla regia firma anche sceneggiatura, fotografia, suono ed effetti visivi. La storyline del film sembra mettere insieme District 9 e Cloverfield, date le dimensioni del mostro del titolo. Il tutto si svolge nella parte nord del Messico, “infettata” da un’invasione aliena. Metafore a gogo, d’altra parte la tematica del “mexican border” la vedremo prossimamente trattata (in modo probabilmente piú efficace) in Machete di Robert Rodriguez.

L’ultimo capitolo della saga di Saw, che verrá proposto in 3d é sicuramente l’uscita piú interessante della prossima settimana, vedremo come si comporterá al botteghino

Séraphine: recensione del film di Martin Provost

Séraphine: recensione del film di Martin Provost

A due anni di distanza dalla sua uscita in Francia, arriva anche in Italia Séraphine di Martin Provost. Séraphine ha raccolto un grande successo in patria, aggiudicandosi ben sette premi César, tra cui Miglior Film, Miglior Sceneggiatura – scritta dal regista assieme a Marc Abdelnour – e Miglior Attrice – la belga Yolande Moreau. E ha fatto riscoprire la figura e l’opera della pittrice naif Séraphine de Senlis, attiva tra le due guerre.

In Séraphine siamo in Francia, alla vigilia del primo conflitto mondiale. Séraphine Louis (Yolande Moreau), una serva non più giovane, si dedica con abnegazione al suo lavoro, sopportando fatica e umiliazioni. Ma nella sua vita non c’è solo questo. Nel chiuso della sua stanza, Séraphine dipinge, perché – dice – questa è la missione affidatale dagli angeli, le cui voci l’accompagnano da sempre. A cambiare la sua vita è l’incontro con il collezionista d’arte tedesco Wilhelm Uhde (Ulrich Tukur) – amante della pittura naif e scopritore di Rousseau – presso il quale Séraphine presta servizio. Per caso Uhde scopre il talento della donna e la incoraggia a dipingere. Tra i due nasce un forte legame ma, lo scoppio della Prima guerra mondiale riporta Uhde in Germania. Al suo ritorno in Francia, il collezionista si imbatte nuovamente nei dipinti di Séraphine e decide di sostenerla, anche economicamente. Nei primi anni ’30, però, Uhde, a causa della difficile congiuntura economica, non può più farsi carico delle spese di Séraphine ed è costretto a rimandare la mostra a lei dedicata. La pittrice cade allora in un profondo stato confusionale, che la porterà ad essere rinchiusa nell’ospedale psichiatrico di Clermont de-l’Oise, dove morirà nel ’42.

Séraphine, il film

La pellicola celebra dunque questa donna, che sentiva di dover compiere una missione, dettatale da potenze superiori, di cui era puro strumento. Celebra soprattutto un talento naturale, che rischiava di restare sconosciuto, a causa della condizione sociale dell’artista, ultima tra gli ultimi perché povera, donna e pazza. Ma il talento, evidentemente, va oltre tutto ciò. Séraphine però non ha i toni della celebrazione. Non è retorico. Anzi, si adegua alla protagonista, alla sua modestia: mostra il lavoro costante e instancabile di una donna semplice, che vuole dedicarsi a ciò  che per lei è vita: la pittura. C’è una sceneggiatura costruita su episodi di vita quotidiana di una donna qualunque, una serva. Episodi non eclatanti, senza colpi di scena o sensazionalismi. Una donna che però, insospettabilmente, ha qualcosa di speciale. Séraphine dipinge per necessità: per lei l’arte è un moto insopprimibile dell’animo e del corpo. E’ esigenza fisica, come quella di toccare le foglie e abbracciare gli alberi. Anzi, quasi un naturale proseguimento di quell’esperienza. Provost sottolinea quest’aspetto con suggestive inquadrature di Séraphine immersa nella natura, tra i boschi della campagna francese, lì dove raccoglie la materia prima per i suoi colori. Quindi campi lunghi, che la includono in quel tutto nel quale trova tranquillità e quiete. Nell’arte che nasce dalla natura la pittrice traspone la gioia di quei momenti, ma trova anche una catarsi al suo travaglio interiore. Questo valore catartico e il suo rapporto viscerale, corporeo con la tela ricordano – o precorrono, vista l’epoca –  quelli di Pollock),

A dare forza a Séraphine, senza dubbio, l’ottima interpretazione di Yolande Moreau, che abilmente passa dal tono dimesso della serva a quello ispirato dal furor artistico della pittrice; dall’involontaria ironia alla collera, alla commozione. La macchina scruta da vicino il volto della donna, per rivelarne la complessità. Emblematico lo sguardo di Séraphine/Yolande, spesso rapito dall’altrove che la accompagna, ma anche mobile, intenso, mutevole; spia di quel disordine mentale che la condurrà in manicomio. Misurata ed efficace anche l’interpretazione di Ulrich Tukur, nel ruolo di Uhde. L’attore dà corpo a un personaggio più enigmatico rispetto a quello della protagonista, ma anch’egli preda di conflitti interiori, tenuti nascosti (l’omosessualità, il senso di colpa, un carattere scostante, la condizione di straniero). Proprio questo mondo interiore inconfessabile e questa diversità, o divergenza dal canone sociale lo accomunano a Séraphine.

La pellicola ha un ritmo lento, non incalzante: il regista sembra non voler disturbare gli attori, invaderne troppo il campo d’azione con interventi drastici. Li segue con estremo rispetto. Così come non vuole da loro interpretazioni sopra le righe, eccessive, ma piuttosto –  lo dichiara lui stesso in un’intervista – “trattenute”. Il risultato è senz’altro notevole e colpisce proprio per questa sua non invadenza, che rispecchia anche il temperamento di Séraphine: dimesso, ma determinato. Séraphine  patisce forse qualche lungaggine, ma ciò non intacca l’efficacia complessiva dell’opera. Quella che Provost ci offre, infatti, è un’occasione da cogliere: oggi che non siamo più abituati a questo slow cinema, quanto piuttosto a montaggi incalzanti, ritmi veloci, primi piani con luci spietate sui volti degli attori, colpi di scena. Grazie al cinema francese, con Séraphine, possiamo invece immergerci di nuovo in un film “a misura d’uomo”. Scelta che, peraltro, va di pari passo con l’epoca trattata, in cui tutto scorreva più lento, più semplice, meno convulso. Un invito, dunque, anche a recuperare questi ritmi, nel cinema come nella vita.

Alien 3, il film di David Fincher e con Sigourney Weaver

Alien 3, il film di David Fincher e con Sigourney Weaver

Alien 3 è il  film del 1992 diretto da David Fincher. È il terzo capitolo della serie iniziata nel 1979 con Alien e proseguita con Aliens – Scontro finale (1986). 

“O morite qui con le chiappe a mollo o morite là fuori “

Alien 3 aveva il difficilissimo compito di non far rimpiangere l’eccezionale secondo capitolo e mantenere comunque qualche elemento in comune con il primo. Ci è riuscito? Non ci è riuscito?

Prima di tutto è giusto analizzare la genesi di quest’opera per capire le numerose problematiche che ne hanno portato la creazione. Dopo lo strepitoso successo nel 1986 di Aliens, si pensò subito ad un successore che potesse bissarne gli incassi, ma senza alcun dubbio si può dire che alien 3 è stato uno dei film in assoluto con più problemi prima dell’inizio delle riprese.

La sceneggiatura, complice uno sciopero degli sceneggiatori del 1987, passò per molte mani, venendo spesso riscritta e rimaneggiata da nomi di spicco dell’epoca: Walter Hill (regista del cult-movie I guerrieri della notte), Renny Harlin che in seguito dirigerà Die Hard –  48 minuti per morire mentre nel 2000 la storia verrà riscritta da David Twohy escludendo dalla pellicola il personaggio principale interpretato da Sigourney Weaver, cosa che non sarà gradita dalla Fox, e che dopo una serie di altri innumerevoli sceneggiatori passò nella mani di Rex Pickett che miscelando elementi da tutte le precedenti versioni, riuscì a portare a termine quella su cui finalmente partiranno le riprese.

Ad un certo punto il progetto sembrò prendere una strada interessante sotto le mani di Andrew Ward, a questo sito: http://vincentwardfilms.com/concepts/alien-3/graphic-novel-in-8-parts/part-1/ è possibile vedere gli schizzi che lo sceneggiatore stava disegnando, si notano degli alien mutaforma, un concetto di alieno “diavolo” contro le vittime viste come fedeli/infedeli, insomma un qualcosa che almeno sulla carta avrebbe donato un certo grado di originalità, inglobando elementi filosofici lontani dai primi due capitoli, ma purtroppo proprio a causa di questa presunta lontananza,  la Fox decise di affidare il progetto ad altri e la sceneggiatura di Ward non fu mai più riutilizzata.

Per chi ha amato il secondo capitolo della serie all’inizio del film c’è subito una brutta notizia: la navicella sul quale si trovava l’equipaggio superstite ha un’avaria e atterra semidistrutta su un pianeta che è in realtà una colonia penale di ergastolani della peggior specie, il tutto mentre Ripley e gli altri erano in uno stato di ipersonno. Il caporale Hicks e la piccola Newt muoiono, il primo a causa dello schianto, la seconda perché annegata nel liquido della cabina. Ora, benché si possa considerare coraggiosa la scelta di far morire due personaggi così amati, è un stata principalmente una scelta sbagliata perché in un senso vanifica tutti gli sforzi dei nostri nel salvarsi dall’Alien nel capitolo precedente, e ritrovarli subito deceduti nel capitolo successivo non è il massimo della vita.

Purtroppo per l’unica sopravvissuta, la causa di tutto sarà di un Alien intrufolatosi nella navicella che non perdendo tempo, inizierà a far vittime anche tra gli ergastolani ma stranamente eviterà a più riprese di uccidere la Ripley…..

Alien 3, l’ultimo sequel riuscito

La sceneggiatura è piuttosto claudicante, manca appunto di personaggi particolarmente ispirati e si avverte la mancanza di una spalla decente della Ripley, sia il truce Dillon che il dottor Clemens non sembrano in grado di mantenere l’attenzione alta, poi a metà film quando uno dei due viene a mancare, l’attenzione cala ancora più nettamente lasciando spazio solo a ripetute scene d’azione ed ad un finale dove il piano dei detenuti per catturare l’Alien appare molto confusionario e spiegato male, ciò non fa altro che abbassare il livello già non altissimo di adrenalina.

Alien 3

Il film scorre così, senza lasciare particolari sussulti, anzi sembra una di quelle pellicole fantascientifiche di serie b riuscita non troppo male che magari dopo qualche anno diventano un cult, qui però c’erano sia i soldi sia gli attori per far bene ma il tutto risulta semplicemente sterile.

La pellicola dura due ore ma si poteva ridurre tranquillamente a 80-90 minuti,  gli assalti dell’Alien non mettono più tensione, non sono più sorprendenti, in gergo calcistico si direbbe che sono “telecomandati”.

La tecnologia non è ben utilizzata, in alcune scene finali dove tentano di rinchiudere l’Alien in un labirinto di cunicoli, si notano bene le scene in cui esso è chiaramente computerizzato perché di un verde quasi brillante invece di quelle rimanenti dove è nero e probabilmente è un pupazzone di plastica di due metri.

David Fincher alla regia, fa il suo dovere, ma con una trama del genere, è fin troppo difficile far spiccare il volo ad una pellicola con due capisaldi come predecessori, il personaggio di Ripley non mostra particolari evoluzioni caratteriali, se nel primo era un mascolino ma pacato ufficiale di bordo e nel secondo una sorta di rambo al femminile, qui non fa in tempo a piangere la scomparsa dell’amato Hicks che già si ritrova nel letto di Clemens….

Probabilmente con i due prequel in 3d già in fase di progettazione che vedranno Ridley Scott di nuovo dietro la macchina da presa ne vedremo delle belle, non ci resta che aspettare speranzosi almeno quelli….

Maschi contro Femmine: il cast presenta il film

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Maschi-contro-femmine

Quando una conferenza stampa si trasforma in un piccolo teatrino comico, quando l’atmosfera si fa leggera e rilassata, ci guadagnano tutti: gli attori, la stampa, il film. E così, tra una Cortellesi e un De Luigi che tengono banco, e un Vaporidis e una Felberbaum che sembrano addormentarsi da un momento all’altro, il regista, Fausto Brizzi, spiega che quello appena visto non è che il primo episodio di un dittico.

Maschi contro Femmine: recensione del film di Fausto Brizzi

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Maschi contro Femmine: recensione del film di Fausto Brizzi

“Un uomo e una donna sono le persone meno adatte a sposarsi tra di loro”: inizia così, con la frase pronunciata da Massimo Troisi nel finale di Pensavo fosse amore e invece era un calesse, Maschi contro Femmine, il quarto film di Fausto Brizzi. E lo si è capito, ormai, che il regista va forte nei titoli d’apertura: sulle note di una canzone composta ad hoc da Francesco Baccini, una cicogna animata trasporta, tra le nuvole e le scritte, un bambino. Parte così, con una nascita, la storia.

Maschi contro Femmine – Femmine contro mariti. Mariti contro mogli. Mogli contro amanti. Le storie che s’intrecciano sono quattro, gli attori tantissimi: i protagonisti di una vicenda diventano le comparse di un’altra. Lo schema e i temi sono sempre gli stessi, il finale è intuibile fin dal principio. Ma, se il metro di paragone sono le altre commedie italiane, dai cinepanettoni ai Vanzina & C., la pellicola riesce a fare pure una bella figura.

Se non altro Brizzi mette assieme un cast per cui vale la pena pagare il biglietto, un cast distante da quei personaggi alla Boldi con cui si tende a identificare la commedia italiana. Vince su tutti una Carla Signoris al centro di una crisi di mezza età, che, beccato il marito Pannofino in flagrante, inizia a pensare alla chirurgia estetica e non s’accorge del dolce corteggiamento di Cederna.

Maschi contro Femmine, il film

Paola Cortellesi, infermiera attivista e vegetariana, si trova alle prese con Preziosi, vicino di casa che colleziona i perizomi delle sue prede. Fabio De Luigi tradisce la moglie Lucia Ocone con la Würth, una delle sue pallavoliste. Vaporidis e la Francini, sotto gli occhi del coinquilino Paolo Ruffini, si contendono la sexy e bisessuale Sarah Felberbaum. Appaiono, per piccoli ruoli, Claudio Bisio, Paolo Solfrizzi, Luciana Littizzetto e una fortissima Nancy Brilli, che saranno protagonisti della pellicola che uscirà a febbraio, Femmine contro maschi, un contraltare che metterà in piazza i difetti della donne.

Nel primo atto, dunque, tocca all’infedeltà e all’irresponsabilità degli uomini, al loro rottamare un’auto per una a chilometri zero, meglio se straniera. Uomini che mettono le corna, uomini che si fanno pagare per una prestazione sessuale, che spingono le donne a rifarsi le tette e tutto il resto. Qualche risata, niente di nuovo, ma tanta piacevole leggerezza.

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