Jon Favreau ha pubblicato dal suo twitter una nuova immagine dal set di Cowboys and Aliens, il cinecomic fanta-western con Daniel Craig, Harrison Ford e Sam Rockwell le cui riprese sono appena iniziate.
Gary Oldman di nuovo cattivo
Gary Oldman, tra i migliori attori
in circolazione, tornerà ad interpretare quel tipo di ruoli da
cattivo psicotico che l’hanno reso celebre.
Di Caprio sarà Hoover
Leonardo Di Caprio sarà J.Edgar
Hoover nel biopic che sarà il prossimo impegno registico del grande
Clint Eastwood.
Il segreto dei suoi occhi: recensione del film
Ha battuto (Il segreto dei suoi occhi) due rivali che sembravano dati per favoriti all’Oscar come migliore film straniero: l’Academy Award ha preferito al tedesco Il nastro bianco, apologo sull’ascesa delle idee naziste nella Germania dopo la prima guerra mondiale, e al francese Il profeta, dramma in prigione di un giovane immigrato, questo thriller argentino, all’apparenza più di maniera ma in realtà con numerosi punti di interesse.
Il segreto dei suoi occhi, è un thriller, certo, ma si presta a diversi altri livelli di lettura e il regista Juan José Campanella, già autore di altre pellicole in patria ma anche di alcuni episodi di telefilm statunitensi come Law and Order e il Dr House, mescola bene uno stile nordamericano da serial di ultima generazione ad elementi sognanti e stranianti tipici della parte latina dell’America, con ottimi risultati.
Ne Il segreto dei suoi occhi, Benjamin Esposito è un ex dipendente del Pubblico ministero e decide, una volta andato in pensione, di scrivere un libro sul caso che in assoluto gli era rimasto impresso, quello dello stupro e omicidio di Liliana, maestra e sposina novella adorata da un marito in cui Benjamin aveva visto l’amore assoluto. Un caso che peraltro era stato piuttosto brillantemente risolto da lui e dalla sua superiora Irene con l’incriminazione del responsabile, un conoscente d’infanzia di Liliana, sottratto poi alla giustizia perché era stato arruolato dalla polizia segreta. L’occasione della scrittura è anche quella di rimettere insieme i pezzi di una vita mai veramente vissuta fino in fondo, di rendere giustizia a chi non c’è più e di esprimere un amore mai vissuto fino in fondo per Irene, oltre che trovare consolazione, e forse giustizia.
Molti fan di telefilm americani potranno vedere analogie con un “Cold case”, in salsa argentina, con lo stesso scavo alla ricerca della verità e della giustizia innanzitutto per le vittime, c’è chi rievocherà nel rapporto tra i due protagonisti quello degli x-filiani Mulder e Scully, ma il film fa anche riflettere su che rapporto ci può essere tra memoria e vendetta, su come si può scegliere di elaborare un lutto o continuare a viverlo in un inferno quotidiano, oltre che rappresentare dal suo interno l’Argentina soffocata dalla dittatura, che interferisce anche nel cercare giustizia e verità.
Un film forse meno incisivo e scottante di Il nastro bianco e Il profeta, ma non per questo meno coinvolgente ed interessante, una riflessione sulla vita, le occasioni perse e ritrovate, e la possibilità ad un tratto di poter provare ad andare avanti, con colpi di scena non convenzionali e un finale che lascia i protagonisti perplessi, sconvolti ma forse finalmente liberi.
La Papessa – recensione del film di Sönke Wortmann
La Papessa – Dopo averci raccontato per decenni storie di principesse, regine e cortigiane, il cinema sembra ultimamente essere interessato anche a insolite figure femminili, che affrontarono percorsi contro corrente, spesso con esiti tragici, ma indubbiamente interessanti.
Dopo la filosofa e scienziata Ipazia in Agorà e la scrittrice ed erudita Christine de Pisan di Christine Cristina, è il momento de La Papessa, storia dell’unica donna che riuscì a salire al soglio pontificio nel IX secolo, dopo aver fatto carriera in ambito ecclesiastico travestita da uomo. Una figura che per secoli è stata considerata leggendaria, inventata per denigrare la Chiesa, e di cui solo recentemente è stata provata l’identità, grazie anche agli stimoli dati dal romanzo di Donna Woolfolk Cross, a cui il film è ispirato.
Se in una precedente pellicola in tema, Pope Joan del 1972, la Papessa veniva rappresentata come una assatanata sessuale e corrotta, qui Giovanna, fanciulla germanica cresciuta tra un padre cristiano bigotto e una madre che porta avanti le credenze matriarcali pagane, è vista come una luce in mezzo a barbarie e corruzione, una donna assetata di sapere e di vicinanza con Dio fin dall’infanzia, che si traveste da uomo per portare avanti il suo progetto di vita, facendo anche del bene a poveri, malati e al Papa stesso, salvo poi pagare una volta diventata Papa l’unico cedimento della sua vita con il solo amore carnale che ha avuto, un suo antico protettore che ha ritrovato anni dopo, morendo per i postumi di un parto prematuro.
La Papessa – recensione del film di Sönke Wortmann
Giovanna ha le sembianze androgine e poco patinate di Johanna Wokalek, già terrorista degli anni Settanta ne La banda Baader Meinhof, attorniata dal più decorativo ex capitano di Gondor David Wenham, e dell’ottimo Papa Sergio di John Goodman: la regia di Sonke Wortmann costruisce un kolossal in cui non mancano concessioni allo spettacolo e all’avventura, oltre ad un discorso indubbiamente protofemminista e ad una contrapposizione tra una visione della religione dogmatica, dura e che esclude molti (le donne in testa, ma anche i malati e gli emarginati) e un approccio alla religione più vera e meno corrotto, simboleggiato appunto da Giovanna, spirito illuminato in tante occasioni. Gli effetti speciali al computer ci sono ma si notano poco, e la Roma ricostruita in Marocco ha un suo fascino non stereotipato.
Il romanzesco è un elemento importante della vicenda, rigorosa e struggente, tragica e cruda, ma la ricostruzione storica non è fatta male, ricostruendo un’epoca in maniera non didascalica e noiosa ma nemmeno dando tutto per scontato come ha fatto Ridley Scott in Robin Hood.
L’elemento più interessante del film è indubbiamente Giovanna, in anticipo sui tempi, portatrice di una visione più aperta di cultura, fede, ruolo delle donne e apertura al prossimo, una delle tante ragazze vestite da uomo che da anni per non dire secoli popolano l’immaginario, tra realtà e finzione. Del resto furono tante le donne che in epoche buie si vestirono da uomo per poter seguire strade che erano loro precluse o semplicemente per portare a casa più facilmente la pagnotta, ed è tutto un settore in cui il cinema potrebbe trovare ispirazione per storie interessanti e anche insolite: chissà quante siamo dice alla fine un personaggio caro a Giovanna. Lei fu scoperta, ma altre no.
Uscite al cinema 18 Giugno 2010
A-Team: quattro ex membri delle forze speciali degli USA, quattro veterani della guerra in Iraq sono i protagonisti di questo film che ovviamente si rifà alla famosissima serie televisiva.
Capeggiati da Hannibal Smith (Liam Neeson), la squadra A-Team composta da: Sberla (Bradley Cooper); B.A. (Quinton Jackson); H.M. Murdock (Sharlto Copley), dovrà ripulire il suo nome. Infatti Hannibal, Sberla e B.A. sono sospettati di aver commesso un grave crimine durante la guerra e per questo sono stati incarcerati. I tre riescono però a scappare dalla prigione e si uniscono a Murdock, pilota di ricognizione, e tentano di sfuggire al colonnello Sosa (Jessica Biel), ex amante di Sberla, mentre tentano di riabilitare il loro nome.
Finalmente arriva al cinema la vecchia serie televisiva anni ’80, certo ora gli effetti speciali e le riprese saranno sicuramente migliori, ma per i nostalgici della serie speriamo che il film non sia deludente. Le battutine sagaci, i combattimenti e le sparatorie…sono sempre gli stessi, unica differenza gli attori.
About Elly: Ahmad è un iraniano che vive da tempo in Germania ma, dopo un matrimonio fallito con una donna tedesca, decide di tornare per qualche giorno a Teheran. Qui i suoi amici e compagni universitari decidono di organizzare un week end sulle rive del mar Caspio. Ad organizzare tutto ci pensa Sepideh, che all’insaputa di tutti invita alla gita Elly, maestra di sua figlia,per farle conoscere Ahmad. Infatti l’uomo vorrebbe risposarsi con una donna iraniana e vivere una vita tranquilla proprio come i suoi amici…ma succede qualcosa di imprevisto. La casa che avevano prenotato per la vacanza non è più disponibile e il gruppo si deve quindi adattare a vivere dentro una casa chiusa da tempo, dopodiché, mentre i genitori di uno dei bambini escono per fare spese incaricando Elly di sorvegliarlo, il bambino rischia di affogare! Tutti iniziano a cercare Elly per chiedere spiegazioni ma inaspettatamente Elly è scomparsa!
Il film del giovane Asghar Farhadi ci offre una visione dell’Iran fuori dai soliti stereotipi e ci mostra la vita e le dinamiche esistenziali che intercorrono tra giovani trentenni. Farhadi esamina i rapporti di amicizia che da un lato sembrano simili a quelli di qualunque altra persona, ma che d’altra parte sono differenti perché pian piano emergono le restrizioni e le varie regole dettate dalla loro religione.
5 appuntamenti per farla innamorare: Genevieve è una giovane donna che vive nel cuore di Brooklyn, possiede un negozio di fiori, ama il romanticismo e il giorno di San Valentino, ma, dopo mille delusioni amorose e molte sofferenze, non crede più nei rapporti stabili. Ha una regola: non frequentare un uomo per più di 5 appuntamenti, così evita di far entrare qualsiasi persona nel suo cuore. Un giorno però incontra Greg, un uomo attraente, divertente e affascinante. Si è trasferito in città dopo aver aperto un ristorante e aver lascito alle spalle la carriera da avvocato. Greg è single perché non riesce a capire le regole del corteggiamento di una donna e non capisce come fare ad essere romantico. Dopo che i due escono insieme, Genevieve spiega a Greg la sua teoria dei 5 appuntamenti, Greg incuriosito, tenta la nuova tattica ma….i due non sanno che ben presto scatterà tra loro la scintilla e che dovranno arrendersi all’amore.
Una nuova commedia romantica per la protagonista del film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, Nia Vardalos fiancheggiata ancora una volta da John Corbett . Una commedia che ci fa ridere e riflettere su i rapporti d’amore.
Lei è troppo per me: Kirk è un ragazzo un pò impacciato, lavora come agente di sicurezza di un aeroporto e vive una vita monotona e ordinaria; Molly è una ragazza bella, intraprendente, una donna di successo….due opposti che sono destinati ad unirsi. Infatti dopo che Kirk salva Molly dalle attenzioni moleste del suo capo, la ragazza rimane affascinata dalla gentilezza di lui e decide di dargli un appuntamento. I due ben presto si innamorano mentre tutto intorno le persone rimangono sbalordite dalla strana coppia….come fa una ragazza bellissima ad innamorarsi di un ragazzo così ordinario? Persino Kirk si ripete in continuazione: “lei è troppo per me!”…tra mille difficoltà, però, la coppia riuscirà ad andare oltre sciocchi pregiudizi.
Jim Field Smith con una commedia romantica ci fa riflettere su uno dei pregiudizi della società: la bellezza. Una bella donna non può innamorarsi di un uomo senza che questi sia necessariamente bello? Un uomo non può aumentare la stima per se stesso confrontandosi con un mondo diverso dal suo e con la bellezza di una donna? E una donna può, anche se oggettivamente bella, essere intelligente e ammettere di avere anche lei dei difetti? Beh secondo Smith si e ce lo dimostra con il suo primo film.
L’imbroglio nel
lenzuolo: siamo nel 1905 in Sicilia, un ragazzo, Federico,
studia controvoglia medicina, la sua vera passione è la scrittura
di storie d’amore per il cinematografo, la grande invenzione che
riflette la vita su un lenzuolo. Stanco di studiare, Federico si
improvvisa direttore di scena nel teatro di Don Gennarino Pecoraro,
un impresario napoletano che da sempre desidera scrivere una storia
da proiettare. Così Don Gennarino commissiona al ragazzo una storia
che scopra nuove bellezze siciliane e che ne mostri le grazie.
Federico sceglie come protagonista della pellicola Marianna, una
bella fattucchiera povera ed analfabeta che abita in una grotta su
di una collina insieme alla sorellina. Il film avrà molto successo
ma creerà anche molti problemi alla povera Marianna che in paese
verrà additata e disonorata.
Prodotto e interpretato da Maria Grazia Cucinotta, il film è tratto
dall’omonimo romanzo di Francesco Costa. Si racconta l’arrivo del
cinematografo in Italia e di come questo sconvolse la vita di tutti
i cittadini, sopratutto nei paesini dove stravolse i vecchi e
“buoni” costumi con i suoi spettacoli pruriginosi.
Una notte blu cobalto: Dino Malaspina è uno studente universitario fuori corso che non sa come mandare avanti la sua vita. Lasciato da Valeria, il suo grande amore, vive nel rimpianto e nel dolore. Ogni tentativo di riconquistare la ragazza fallisce miseramente e la vita universitaria non è migliore di quella sentimentale. Come fare per rialzarsi? Durante una passeggiata notturna Dino vede l’insegna di una pizzeria da asporto che non aveva mai notato. La pizzeria si chiama “Blu cobalto” e il proprietario cerca un ragazzo per le consegne. Dino accetta così il lavoro e durante la lunga notte consegnerà pizze a una serie di strani personaggi e riuscirà a riflettere sulla sua vita…
Questo primo film di Daniele Gangemi ci racconta la vita e le difficoltà di uno studente fuori corso come tanti ormai ai nostri giorni. Una commedia che ci mostra come un ragazzo tra mille difficoltà deve imparare a camminare da solo, a prendere le proprie decisioni e le conseguenze che da esse derivano per entrare finalmente nel mondo dei grandi. Qui puoi trovare la recensione
Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero trailer
Ecco il primissimo teaser trailer delle Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero, che verrà proiettato davanti alle copie americane di Toy Story 3: La Grande Fuga a partire da domani.
Il filmato, decisamente lungo, ci mostra le prime scene del terzo episodio della saga fantasy, e sembra essere un ritorno al grande fantasy del primo episodio della serie. Questa volta i protagonisti sono i più piccoli dei fratellini Pevensie, Lucy ed Edmund, e il loro terribile cugino Eustachio. Insieme finiranno in una avventura che li porterà ai confini degli oceani del mondo di Narnia, a bordo del magico Veliero.
Il film, diretto da Michael Apted, è prodotto dalla 20th Century Fox (tramite la divisione Fox Walden), che è subentrata alla Disney dopo che questa si è tirata indietro dal ruolo di co-finanziatrice e distributore.
Nicole e Nicolas insieme per Joel
Joel Schumacher, che ha già diretto
Nicolas Cage in 8 millimetri, collaborerà di nuovo con il
protagonista di Ghost Rider questa volta in coppia con
l’australiana Nicole Kidman.
Un thriller per Miley Cyrus
Dopo una tournèe che ha rifondato il suo look, facendola apparire decisamente più adulta che nei panni di Hannah Montana, Miley Cyrus è decisamente lanciata nel mondo del cinema, e dopo il film drammatico The Last Song,…
The A-Team: recensione del film con Bradley Cooper
Arriva al cinema distribuito da 20th Century Fox, The A-Team l’action film diretto da Joe Carnahan, con Bradley Cooper e Liam Neeson.
In The A-Team – nostalgici degli anni ’80 correte al cinema! Perché se nell’ultimo periodo si storce il naso quando una serie cult viene trasposta sul grande schermo (vedi effetto Star Trek), non sempre il risultato è piacevole come nel caso del redivivo The A-Team, corpo speciale ‘mercenario’ che nel film diretto da Joe Carnahan torna alla ribalta dopo 23 anni di silenzio per riabilitare il torto subito all’origine della serie.
E quindi rieccoli Hannibal, Sberla, Barracus e Murdock, rinati con fattezze nuove ma decisamente convincenti a sfidare leggi fisico-balistiche realizzando i piani militari meglio riusciti di sempre. Carnahan, regista di Smokin’Aces, ribadisce il suo stile convulso con una scena d’azione dopo l’altra, aumentando sempre più la dose di esplosioni fino al finale letteralmente pirotecnico che trascina lo spettatore quasi attonito in una confusione, forse estranea ai toni dell’originale serie tv, ma che appaga i sensi fino a saturarli.
The A-Team – recensione del film con Bradley Cooper
Ovviamente qualcosa cambia, a partire dal target di riferimento, che si discosta molto dall’ambiente ‘domestico’ al quale era rivolta la serie dell’83, ma ovviamente anche lo scenario bellico cambia (dal Vietnam all’Iraq) e la tecnologia di cui usufruiscono i nostri eroi.
Più azione e più violenza,
ma il tutto è sdrammatizzato dallo spirito di gruppo e dalle
dinamiche caratteriali che sono rimaste intatte, merito di quattro
attori che abbracciano il loro ruolo quasi nella totalità fatte
piccole eccezioni: un Hannibal meno spiritoso quello di
Liam Neeson, ma che aggiunge sbruffoneria
all’originale;
Bradley Cooper è perfetto nella parte di
Sberla, seppure ne abbandona i modi sofisticati per adottare un
approccio più ‘fisico’ con lo spettatore; più minimal B.A. Barracus
(Quinton ‘Rampage’ Jackson), senza la sua classica
mole di collane, ma con interessanti sfumature psicologiche che si
addicono al suo personaggio sempre in conflitto (scherzoso) con
Sharlto Copley, eccezionale Murdock, più folle che
mai e sicuramente il personaggio meglio scritto ed interpretato.
Copley si cala completamente nel ruolo, diventando Murdock, non
interpretandolo e basta, e così per lui è facile rubare la scena al
resto del Team.
Nota positiva anche per Jessica Biel, che nonostante l’ingombrante bellezza, riesce a costruire un personaggio interessante ed inedito, una via di riscatto per i nostri simpatici eroi. Bello anche il ruolo dell’incerto agente della CIA Lynch (Patrick Wilson), che aggiunge comicità, a dimostrazione che seppure con più proiettili esplosi, il film non snatura poi così tanto lo spirito della serie.
Un reebot che percorre un cammino proprio ma che di continuo si guarda alle spalle, omaggiando l’originale, come nella clamorosa scena dell’evasione di Murdock che strappa ese non un applauso, almeno un sorriso nostalgico allo spettatore fedele. E per quello che riguarda la verosimiglianza delle scene d’azione, la realtà è che tutto l’A-Team per costituzione è un miracolo balistico, anche se il reastyling calca la mano e li rende più sbruffoni.
Una pecca del film è forse un montaggio un po’ squilibrato, poco ordinato nelle scene d’azione e un po’ troppo rapido in altri punti in cui lo spettatore forse esigeva qualche spiegazione in più, ma in definitiva il nuovo The A-Team intrattiene a tratti troppo rumorosamente ma allegramente per due ore lo spettatore e gli consegna un finale aperto che lascia più di una possibilità per un sequel che speriamo non si faccia attendere per altri 23 anni.
Dopotutto a tutti piacciono i piani ben riusciti!
E’ morto Odisseo
E’ morto all’età di 74 anni
l’attore di cinema e teatro Bekim Fehmiu, noto al pubblico italiano
per avere interpretato Ulisse nella splendida versione
dell’Odissea televisiva diretta da Franco Rossi nel
1968.
Bright Star: recensione del film di Jane Campion
Bright Star è una elegante pellicola firmata Jane Campion, l’acclamata regista di Lezioni di piano, la quale ha anche scritto la sceneggiatura del film. Presentato al Festival di Cannes 2009, Bright Star racconta la contrastata storia d’amore fra il poeta romantico John Keats e la sua vicina di casa Fanny Brawne. Il titolo del film riproduce quello dell’omonima poesia che Keats ha scritto ispirandosi alla sua innamorata e musa, che dà impulso alla sua creatività.
In Bright
Star la vicenda si svolge a Londra a partire dal
1818, anno in cui iniziò la breve e intensa relazione tra il poeta
inglese e la sua musa esperta di moda. La travagliata storia dei
due protagonisti durò soltanto tre anni, giacché Keats morì di
tubercolosi a Roma a soli venticinque anni, ma dette vita a una
appassionata corrispondenza tra i due che alimentò le rispettive
vite colmandole di un sentimento vigoroso e duraturo che oltrepassa
il tempo.
Bright Star, il film
Bright Star si dipana in due ore che risultano appassionanti anche per chi non conosce la vicenda o il celebre poeta; inoltre si fa apprezzare anche da chi non ama la poesia, ma non può che rimanerne soggiogato guardando Bright Star, film che omaggia i sentimenti e la sacralità degli affetti. Chi ne resterà deluso probabilmente è prigioniero di freddezza emotiva, poiché è impossibile non rimanere catturati dall’esposizione dei versi o dal dolce sentimento che avvolge i protagonisti, gli ottimi Ben Whishaw e Abbie Cornish.
L’eleganza formale della
pellicola si avvale delle struggenti musiche e dei costumi, ma è
dominata da scenografie incantevoli che danno vita a bucolici e
suggestivi scenari: prati fioriti, campi di grano, natura
rigogliosa che sboccia in gran parte delle inquadrature, fino a
suggerire in un paio di scene l’incanto della pittura
impressionista. Pare una primavera eterna e luminosa (che riflette
il rapporto dei protagonisti), talvolta intervallata da piccoli
stralci di un inverno che scorre in pochi secondi, finché giunge il
drammatico finale: il prematuro inverno dell’esistenza nella
primavera di un poeta che sapeva cantare la bellezza. Questa
suggestione è visivamente palesata nelle ultime scene, quando la
fotografia si fa fredda e gelida mentre l’inverno soffoca il
paesaggio un tempo in fiore. Non rimangono dunque che i ricordi e
le parole. Le parole accompagnano i titoli di coda, poetici in
senso letterale, che inducono lo spettatore a rimanere seduto fino
al termine del loro scorrere, con la mente avvinta agli incantevoli
versi decantati.
Cuaron alle prese con il 3D
Qualche tempo fa si era parlato del il film Gravity diretto da Cuaron e interpretato da Robert Downey Jr (dopo che la Jolie aveva declinato l’offerta).
Downey Jr. produce Yucatan
Robert Downey Jr., fondatore
assieme alla moglie Susan della società di produzione Team
Downey, produrrà il film Yucatan, uno heist movie sviluppato
all’epoca per Steve McQueen.
Prima immagine dei Puffi 3D
USA Today pubblica la prima foto di produzione de i Puffi 3D (un mix di live action e di CGI), che mostratre esserini blu nel bel mezzo di Time Square.
Tata matilda e il grande botto: recensione del film
Tata matilda e il grande botto – Chi potrà salvare dalla sicura rovina la vecchia e fatiscente fattoria dei Green? Forse una misteriosa e ben poco attraente governante apparsa dal nulla in una notte tempestosa? Tata Matilda armata del suo magico bastone e con l’immancabile compagnia di un nero ed inquietante corvo irrispettoso susciterà prima inquietanti interrogativi ma ben presto si rivelerà molto utile alla causa.
Ambientato in Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale Tata matilda e il grande botto: in un piccolo e sperduto villaggio della campagna inglese la giovane Mrs.Green (Maggie Gyllenhaal) ha il suo bel da fare nel crescere i tre scalmanati figlioli senza l’aiuto del marito partito per il fronte. La piccola fattoria di famiglia versa in pessime condizioni, un piccolo e vecchio trattore a rischio pignoramento è l’unica speranza per concludere il raccolto altrimenti Mrs.Green dovrà cedere alle quotidiane pressioni del viscido e mellifluo cognato, Zio Phil (Rhys Ifans), che cerca disperatamente di convincerla a vendere la proprietà per poter così saldare i suoi debiti di gioco.
Tata matilda e il grande botto, il film
Quando a tutto questo si aggiunge l’arrivo dei due ricchi ed impertinenti nipotini di città che i genitori spediscono in campagna da una Londra minacciata dagli attacchi aerei nemici, i guai si moltiplicano in quanto la convivenza tra i cugini si rivelerà da subito alquanto problematica e conflittuale. Così nel mezzo di tanta baraonda e quando il tutto sembra degenerare ecco comparire quasi dal nulla in una notte di tempesta, Tata Matilda (Emma Thompson), una misteriosa quanto inquietante governante ausiliaria dell’esercito che si offre di aiutare la povera e disperata Mrs.Green. Con l’immancabile collaborazione di un nero corvo dalla difficile digestione ed uno strano bastone dai magici ed incredibili poteri, la nuova e singolare ospite saprà dar loro aiuto nel respingere le quotidiane insidie di Zio Phil sempre intenzionato a portare al fallimento la fattoria. Ma su ogni cosa Tata Matilda saprà impartire a suo modo importanti ed indimenticabili lezioni di vita ai giovani protagonisti che tra maialini acrobati e motociclette volanti impareranno a comportarsi con coraggio, lealtà e rispetto reciproco.
Difficile se non
impossibile evitare confronti e parallelismi con la capostipite
delle governanti cinematografiche, Mary Poppins,
di cui Tata Matilda è una sorta di rivisitazione
noir; un tetro bastone al posto dell’ombrellino ma gli stessi
inquietanti e misteriosi poteri magici come strumento a volte, se
non sempre, poco ortodosso per convincere i giovani protagonisti a
comportarsi a modo.
Pur mancando dell’originalità, del ritmo e della genialità del vecchio capolavoro della Disney, Tata Matilda e il grande botto – diretta dalla regista Susanna White, si farà apprezzare comunque da un pubblico giovane se non giovanissimo in quanto permette di trascorrere poco meno di due ore in discreta allegria. La storia pur dal finale alquanto prevedibile ha comunque una sua struttura, i personaggi sono ben costruiti e la compresenza di interpreti dall’indubbio valore, da un irriconoscibile Emma Thompson, al bravo Rhys Ifans oltre alle partecipazioni di Ralph Fiennes e Maggie Smith, sicuramente alzano il livello qualitativo di una sceneggiatura piuttosto semplice.
Nolan ritorna a parlare di Batman 3 e Superman
Il regista Christopher Nolan ha parlato brevemente di Superman e Batman 3 durante l’Hero Complex Film Festival, dove ha rivelato anche qualche aneddoto sul Cavaliere Oscuro…
Per prima cosa Nolan ha parlato del suo coinvolgimento nel reboot di Superman: Geoff Boucher (il giornalista di LA Times) ha spiegato che probabilmente “è troppo presto per parlarne” ma ha chiesto comunque a Nolan come mai lui, i cui personaggi sono di solito tormentati, vuole essere coinvolto nel reboot di Superman, un personaggio che non è tormentato. Ha dichiarato che lui sarà solo il produttore e ha raccontato nuovamente la storia di David S. Goyer che gli ha fornito un idea interessante. Non ha voluto dire quale sia l’idea.
Nolan ha poi parlato di Batman 3, spiegando che non intende seguire nessuna delle teorie dei fan e assolutamente di non leggerle:
Hanno chiesto a Nolan se è divertito dei fan cast su internet. Nolan ha risposto che non va su internet e non ha nemmeno l’e-mail o il telefono cellulare. Ha imparato molto presto sul set di Batman Begins che non è una grande idea leggere cosa dicono i fan. Dopo aver spiegato che la scena preferita de Il Cavaliere Oscuro è quella dell’interrogatorio tra Joker e Batman, Nolan ha provato a spiegare il perchè del successo del film:
Nolan si è detto totalmente sorpreso dal successo ottenuto da Il Cavaliere Oscuro e ha spiegato che il successo è dovuto ad un paio di ragioni tra le quali Heath Ledger. Un altro motivo è che quando uscì Batman Begins le persone erano nervose per via dei film precedenti e perchè l’idea del reboot era ancora estranea, a quel tempo. Quando uscì il Cavaliere Oscuro, le persone erano pronte a fidarsi di più.
Nolan ha concluso spiegando di non apprezzare la tecnologia 3D (trovate maggiori informazioni su cosa ne pensa del 3D sul nostro blog 3D-Life.it), ma nell’ultimo reportage su Hero Complex Geoff Boucher ha concluso spiegando che non è un mistero che la Warner Bros. abbia intenzione di fare pressioni per distribuire Superman e Batman 3 in 3D nel 2012, e che Nolan speri che ci siano dei miglioramenti tecnologici nel campo del 3D ora di allora:
Sono piacevolmente colpito da come si presenta Inception, è molto chiaro e molto nitido, quindi se la tecnologia migliorerà, queste differenze [con il cinema 3D] non si faranno più sentire, e questo è quello che spero.
Fonte: collider.com
Nolan ritorna a parlare di Batman 3 e Superman
Il regista Christopher Nolan ha parlato brevemente di Superman e Batman 3 durante l’Hero Complex Film Festival, dove ha rivelato anche qualche aneddoto sul Cavaliere Oscuro…
Prima immagine ufficiale per The Tourist
Angelina Jolie e Johnny Depp sono protagonisti della prima immagine ufficiale di The Tourist, ambientata sui canali di Venezia…
David Yates regista dello Hobbit?
Secondo alcune voci riportate e diffuse da Slashfilm e l’ultimo numero di Production Weekly, David Yates avrebbe ricevuto l’offerta di dirigere Lo Hobbit, rimasto senza regista ormai da un paio di settimane dopo che Guillermo del Toro ha dovuto lasciare la produzione per rispettare i contratti che lo legavano ad altri progetti.
Harry Potter e il Principe MezzosangueYates ha appena terminato le riprese dell’ultimo film della saga di Harry Potter: dalla sua ha il fatto di essere un uomo della Warner Bros. (che possiede la New Line Cinema, proprietaria di buona parte dei diritti di produzione dello Hobbit) e di aver diretto una serie di kolossal adattati da libri molto amati (ovvero tutti i film di Harry Potter dal quinto in poi).
Ad ogni modo, gli agenti di Yates alla CAA hanno smentito categoricamente la notizia a The Wrap, e va detto che il regista sarà impegnato nella post-produzione di Harry Potter e i Doni della Morte: parte I e Harry Potter e i Doni della Morte: parte II fino alla metà del 2011, mentre attualmente si parla ancora di riprese alla fine del 2010 per Lo Hobbit.
Lo Hobbit uscirà in due parti: la prima a dicembre 2012, la seconda a dicembre 2013
David Yates regista dello Hobbit?
Secondo alcune voci riportate e diffuse da Slashfilm e l’ultimo numero di Production Weekly, David Yates avrebbe ricevuto l’offerta di dirigere Lo Hobbit, rimasto senza regista ormai da un paio di settimane dopo che Guillermo del Toro ha dovuto lasciare la produzione per rispettare i contratti che lo legavano ad altri progetti.
Incredibile featurette di Inception!!
E’ stata pubblicata una straordinaria Featurette di Inception, con Nolan e Di Caprio che parlano del film mentre scorrono immagini nel dietro le quinte della produzione. Per vederla..
Il finale aperto di Inception
Si è dibattuto a lungo e ancora si dibatte su quella trottola che gira a fine film. Si poserà, dimostrando che la missione è riuscita e Cobb è tornato alla realtà o continuerà a girare, svelando che si trova in un ulteriore livello del sogno? È questo il dubbio che attanaglia lo spettatore, rendendolo a tutti gli effetti parte del gioco. Questa l’idea che si è insinuata nella sua mente e non lo lascia, neanche dopo la conclusione del film. Come interpretare dunque questo finale sibillino?
Stante la possibilità per lo spettatore di costruirsi il proprio finale, proprio grazie alla scelta registica di lasciarlo aperto, si può decidere di dare a Cobb il suo lieto fine reale, immaginando che la trottola si posi, oppure un lieto fine solo sognato, dunque se possibile, ancora più inquietante di quanto fin qui la pellicola ha mostrato, poiché prevede un allontanamento definitivo del protagonista dal mondo reale. Resta però una terza via, forse la più accattivante.