In occasione del rilascio nelle
sale cinematografiche di Dark Shadows, ultima fatica della coppia
Tim Burton e Johnny Depp, Warner Home Video propone un
imperdibile Cofanetto da Collezione in Edizione Limitata,
contenente tutti i film Warner Bros.firmati dall’eccentrico e
visionario regista Tim Burton. Tra i titoli presenti anche
Pee-Wee’s Big Adventure.
Recensione di Chiara
Temperato
Pee-Wee’s Big Adventure
– Diretto nel 1985 da un giovane Tim Burton alle prese con
il suo primo lungometraggio, Pee-Wee’s Big
Adventure (ispirato al programma per bambini Pee-Wee’s
Playhouse andato in onda negli anni Ottanta) è un film
apparentemente slegato dalle altre opere del regista californiano
ma che, a uno sguardo più attento, rivela tutti i dettami narrativi
e le formule visive che hanno nutrito negli anni, il folto e
singolare universo filmico burtoniano, definendone una precisa
poetica e un inconfondibile stile.
Tra il mordace e il
farneticante, Pee-Wee’s Big Adventure affresca in
tono canzonatorio, la storia di un personaggio farsesco i cui
ghiribizzi ne punteggiano la realtà, confinandolo in un limbo
esistenziale tanto balzano, quanto rassicurante. Una figura “sui
generis” che funge un po’ da apripista, da pioniere dello sciame di
outsiders di cui Burton farcirà le sue opere successive.
Pee-Wee Herman, è una sferzante
macchietta – complici la sua duttilità fisica e il suo pallore
clowensco – che fa di ogni tipo di amenità e assurdità il suo pane
quotidiano e che spende l’intera vita ad assecondare l’ossessione
che ha per la sua bici rossa scintillante super accessoriata, alla
quale riserva quotidianamente le cure più morbose.
La sua casa, un trionfo di colori e
di ghirigori, trabocca di giocattoli, trastulli di ogni genere e
strambi ammennicoli (pensiamo all’assurdo dispositivo che gli
prepara la colazione) che, se da una parte esaltano il suo
atteggiamento puerile ed estroso, dall’altro sono testimoni della
sua insaziabile mania di distinguersi dall’amorfa e noiosa umanità,
e del suo inconfessabile bisogno di custodire quel candore
fanciullesco.
Che il suo circondarsi di
diavolerie – occhiali luminosi, boomerang-papillon, gomme truccate
– prendendo in giro se stesso e gli altri, non sia il tentativo di
esorcizzare il timore di essere contagiato dall’asfissiante
normalità che lo circonda e di perdere quello status di “diverso”
di cui va tanto fiero (e che invece la società ipercinetica tende a
sottovalutare)? E così, annidandosi in un universo brioso e
spumeggiante, anestetizza le difficoltà quotidiane e relega ai
margini del suo mondo gli altri, sostituendo ad essi un mucchio di
oggetti antropomorfizzati, con cui si diverte a comunicare.
Vestito sempre di tutto punto, con
tanto di papillon scarlatto e capigliatura gelatinata, Pee-Wee, con
il suo ghigno tagliente e le sue gags comiche, manda in sollucchero
gli amanti della slapstick comedy e strabilia per la nonchalance
beffarda con cui si relaziona agli altri: “Sono un lupo solitario,
sono un ribelle. Non sono adatto a te”, dirà alla sua ammiratrice
Dottie. Presto un’insolita sciagura manda in frantumi il suo
grottesco e caramelloso universo. L’improvviso furto del velocipede
che aveva mandato in orbita nugoli di individui, getta nello
sconforto il povero Pee-Wee che, dopo essersi rivolto invano alla
polizia, tenta la carta della chiaroveggenza affidandosi ad una
serpe lestofante che gli riempie la testa di scemenze,
incoraggiandolo a rincorrere la sua bici fino ad Alamo, in
Texas.
Uno sballato viaggio on the road
vedrà Pee-Wee barcamenarsi tra assurdi individui, dal criminale
evaso alla camionista fantasma, dalla graziosa cameriera francese –
a cui presta soccorso perché vittima della prepotenza del burbero
fidanzato – fino al club di satanisti che manda in visibilio con
un’improbabile ed esilarante balletto.
In un andirivieni di frizzi e lazzi
surreali, esasperati da scenografie e dialoghi stravaganti, Pee-Wee
ritrova la sua amata bicicletta, divenuta oggetto di scena sul set
di un film, negli studi della Warner Bros. Armato di un’insana
euforia e di una speciale mise, la recupera e fugge in sella
travestito da suora creando scompiglio sui set che gli capitano a
tiro. Una volta acciuffato, viene addirittura encomiato dal
presidente della Warner che decide di trasformare la sua storia
rocambolesca in un film di spionaggio.
Una spassosa commedia dal piglio
cartoonesco, in cui Pee-Wee (grazie alla piccola parte ottenuta nel
film a lui ispirato) riesce – almeno in parte – a riscattarsi dalle
beffe della vita, assaporando nel suo piccolo, il gusto di essere
una celebrità.
Contenuti: edizione ricca di contenuti per
Pee-Wee’s Big Adventure, con gli extra Commento di Paul Reuberns
che insieme al regista Tim Burton ripercorrono la lavorazione del
film, con simpatici aneddoti e ricordi. Ci sono da segnalare anche
le scene eliminate e un interessante Production Sketches, con
Storyboard. Concludono gli extra il commendo di Danny Elfman sulla
colonna sonora.