Fino a un anno fa, quasi nessuno ne
aveva mai sentito parlare: star in patria, nel resto del mondo il
nome Jean Dujardin suscitava solo una domanda:
Jean, chi?
Il grande pubblico ignorava la sua
esistenza sino alla svolta del Festival di Cannes 2011:
Jean Dujardin è stato premiato come migliore
attore per The
Artist, il film muto in bianco e nero
acclamatissimo negli ultimi mesi. Da allora la notorietà
internazionale si è consolidata giorno dopo giorno e l’attore,
anzi, l’Artista, non fa che suscitare grande ammirazione come il
personaggio che ha segnato la sua consacrazione, l’affascinante
George Valentin.
Jean Dujardin, carisma, brio, ironia
e charme
Carisma, brio, ironia e charme:
sono solo alcune delle infinite qualità che contraddistinguono
questo attore francese dal volto senza tempo, la cui carriera ha
conosciuto un’inarrestabile ascesa, dalle serate di cabaret nei bar
parigini al Golden Globe appena conquistato a Los
Angeles. Jean Dujardin nasce il 19 giugno
1972 a Rueil-Malmaison, a nord di Parigi, ultimo di quattro figli
maschi. Bambino timido e insicuro, trova la sua dimensione nel
gioco, immagina di essere un cowboy o un eroe, mentre con gli anni
sviluppa il suo talento di comico e imitatore. Dopo essersi
diplomato in filosofia ed arti plastiche, svolge il servizio
militare durante il quale inizia a scrivere piccoli sketch che in
seguito propone in alcuni bar francesi, durante il cabaret della
sera. La prima apparizione di fronte alle telecamere avviene
nel 1996 al talent show televisivo Graines de star, in cui
si afferma come comico molto amato dal pubblico nei panni di Brice
de Nice, surfista ingenuo e sfrontato, che ripropone anche nella
compagnia Nous C Nous, di cui fa parte insieme a Bruno Salomone e
altri comici francesi; con loro realizza diverse parodie di boy
band in voga negli anni novanta.
Jean
Dujardin diventa poi un volto popolare della tv francese
nella serie Un gars, une fille (ovvero
Love Bugs), di cui è protagonista insieme ad Alexandra Lamy: con
oltre 400 episodi dal 1999 al 2003, l’affiatata coppia “Loulou e
Chouchou” si innamora anche nella vita reale. Dopo una precedente
relazione da cui nascono i figli Simon e Jules, Jean trova in
Alexandra la compagna della vita, si fidanzano nel 2003 e si
sposano nel 2009.
Dopo il successo in tv, arrivano i
primi ruoli al cinema: dapprima secondari poi, dopo
Mariages!, nel 2005 è protagonista di Brice de
Nice di James Huth, in cui ripropone
il personaggio da lui inventato e conquista il box office. Ma il
grande incontro della sua carriera è quello con il regista
Michel Hazanavicius, che nel 2006 lo sceglie come
protagonista del film OSS 117: Le Caire, nid
d’espions; Jean interpreta l’agente segreto Hubert
Bonisseur de la Bath, simil James
Bond: simpatico, francese fino al midollo, seduttore e anche un
po’ razzista, nei panni di OSS 117 Jean Dujardin
rivela ancora una volta le sue grandiose doti comiche, e in questa
divertente parodia ambientata negli anni cinquanta è affiancato da
Bérénice Bejo, con cui lavorerà nuovamente in
The Artist. Il film è un successo e se ne
ricorda soprattutto la scena culto in cui Jean canta “Bambino” di
Dalida in arabo. Per questo ruolo viene nominato al César come
migliore attore, il che accade raramente per una commedia.
Nel 2007 recita in 99
francs di Jan Kounen, adattamento
dell’omonimo romanzo di Frédéric Beigbeder in cui
interpreta Octave Parrango, cinico agente pubblicitario; in questa
commedia graffiante, il suo personaggio non vuole suscitare
simpatie (“Spero che mi disprezzerete per meglio disprezzare
l’epoca che mi ha plasmato”, dice Parrango). Nello stesso anno
interpreta per la prima volta un ruolo drammatico in
Contre-enquête, dove è un poliziotto che indaga sulla
morte della figlia, mostrandosi all’altezza di altri generi oltre
il comico. Produce e dirige Palizzi, una
serie tv di due stagioni che racconta a mo’ di documentario il
reinserimento nella società di un ex mafioso uscito di prigione
dopo quindici anni di reclusione.
Nel frattempo, divenuto uno degli
attori francesi più amati oltralpe, Jean recita a teatro con
Alexandra Lamy in Deux sur la balançoire. È inoltre attivo
nell’ambito umanitario contro il maltrattamento dei bambini,
partecipando alla Fondation Mouvement pour les Villages
d’Enfants. Il 2008 è l’anno di Cash – Fate il
vostro gioco, una sorta di Ocean’s
Eleven alla francese in cui è affiancato da
Jean Reno e
Valeria Golino. Diretto da Eric
Besnard, il film corale è una commedia poliziesca in cui
non mancano i colpi di scena.
Segue Un homme et son
chien, remake francese di Umberto D.
di Vittorio De Sica, dove recita con Jean-Paul
Belmondo, al quale Jean Dujardin è spesso
paragonato in patria. Torna poi nuovamente nei panni di
Hubert Bonisseur de la Bath in OSS 117: Rio ne répond
plus, sequel di successo ancora diretto da Michel
Hazanavicius, divenuto uno dei suoi migliori amici. Jean
ama infatti collaborare con professionisti di cui ha stima e
infatti nel 2009 ritrova James Huth, che lo dirige
nel western Lucky Luke, in cui interpreta con brio il
celebre cowboy solitario in grado di sparare più veloce della
propria ombra.
Tra i lavori più recenti, possiamo
citare Le bruit des glaçons diretto da
Bertrand Blier e Les petits
mouchoirs di Guillaume
Canet: quest’ultimo film, presentato al Festival
del Film di Roma 2010, uscirà in Italia in primavera
con il titolo Piccole bugie tra
amici. Jean interpreta Ludo e, benché abbia un
piccolo ruolo accanto a un cast stellare che comprende
Marion Cotillard e François
Cluzet, il suo personaggio è l’anima di tutto il film.
Nel 2010 torna al genere drammatico
nello struggente Un balcon sur la mer di Nicole
Garcia: è il protagonista, l’agente immobiliare Marc
Palestro, che incontra una donna misteriosa (una bravissima
Marie-Josée Croze) che lui riconosce come Cathy, la ragazzina di
cui era innamorato durante l’infanzia trascorsa in Algeria: ma la
verità potrebbe essere un’altra… Nel cast anche Toni Servillo e
Claudia Cardinale. In questo film Jean offre la vibrante
interpretazione di un uomo tormentato dal suo passato, rivelandosi
eccezionale anche nel registro drammatico. Un talento che si
paleserà ancora di più nel ruolo della vita.
Il 2011 è infatti l’anno della
consacrazione. Michel Hazanavicius gli offre il
ruolo più difficile della sua carriera in un film nato come
‘impossibile’ e che il regista sognava di realizzare già da una
decina d’anni: si tratta di The Artist,
muto e in bianco e nero, che Hazanavicius dirige con maestria e in
cui Jean veste i panni del divo George Valentin, star del muto la
cui carriera subisce un inevitabile declino con l’arrivo del
sonoro, mentre la giovane comparsa Peppy Miller (una brillante
Bérénice Bejo, nel frattempo divenuta moglie del
regista) diventa una stella proprio grazie ai film parlati. Jean
dedica anima e corpo a questo ruolo, recupera i classici muti di
Murnau e Borzage, studia Douglais Fairbanks, Gene Kelly,
Clark Gable e Vittorio Gassman, prende
lezioni di tip tap per cinque mesi e incarna alla perfezione il
divo del muto che non vuole rinunciare alla sua integrità di
artista sia nelle parti briose che in quelle drammatiche,
conquistando critica e pubblico. Ottiene la Palma d’oro di migliore
attore a Cannes; mentre sale sul palco, si inchina al presidente di
giuria e suo mito personale, Robert De Niro, e
improvvisa qualche passo di tip tap. The
Artist ottiene riconoscimenti in numerosi festival
internazionali, sino alla recente vittoria ai Golden
Globe: 3 statuette, tra cui il premio a Jean
Dujardin come Migliore Attore in un film commedia o
musicale. Durante il discorso di accettazione, in un inglese
stentato – giacché sta studiando la lingua da pochissimo dietro la
pressione di Harvey Weinstein – si prende una
rivincita contro un agente che gli aveva pronosticato che non
avrebbe mai fatto nessun film: “Il tuo viso è troppo espressivo,
troppo grande”. La straordinaria espressività di Jean
Dujardin è, al contrario, uno dei suoi maggiori pregi: sin
dagli esordi, la sua recitazione è particolarmente basata sul
corpo; si trattava inizialmente di un complesso di inferiorità, non
avendo mai frequentato l’accademia d’arte drammatica, dunque la
recitazione fisica avrebbe dovuto compensare una presunta mancanza
di profondità. La profondità invece c’è, accompagnata da un talento
esplosivo che non lascia mai indifferenti e una versatilità da vero
Artista.
Amante del cinema italiano di un
tempo (soprattutto Vittorio Gassman e Dino Risi),
di Charles Baudelaire e del buon vino; battuta sempre pronta e
irresistibile sorriso smagliante, Jean affronta il cinema con la
genuinità tipica di un bambino: recitare è per lui un modo per
prolungare l’infanzia, affinché l’uomo che è diventato riesca ad
aiutare il bambino che fu a realizzare i propri
sogni. Nominato ai SAG e ai BAFTA per The
Artist, Jean non sogna affatto una carriera a
Hollywood: se otterrà proposte interessanti, come da lui affermato,
non esiterà ad accettare, ma non abbandonerà mai la sua umiltà
(“Del resto mi chiamo Jean Dujardin, John Of the
Garden, quindi rimango con i piedi per terra”). Né la sua amata
Francia. Infatti oltralpe il 29 febbraio uscirà Les
infidèles che ha scritto, prodotto, diretto e
interpretato insieme al collega e amico Gilles Lellouche: si tratta
di un film suddiviso in sette sketch incentrato sull’adulterio da
parte del sesso maschile.
Ma febbraio è anche il mese degli
Oscar: con una nomination praticamente certa per il suo
indimenticabile ruolo nel film muto, chissà se il 26 febbraio
l’Artista trionferà nella notte più magica che celebra la settima
arte. Nessun francese ha vinto l’Oscar come Migliore Attore
protagonista: questa potrebbe essere l’occasione più opportuna per
dimostrare che ancora oggi si può essere grandi attori anche senza
dire una parola.
Powered by 