Il regista di The Wrestler ha messo
in cantiere The General film dedicato al primo Presidente degli
Stati Uniti; Adam Cooper e Bill Collage si stanno occupando della
sceneggiatura; negoziati sono in corso con la Paramount.
Il progetto non sembra comunque
destinato a prendere il via in tempi brevi, dato che Aronofsky è al
momento impegnato col film dedicato a Noè, interpretato da Russell
Crowe, al quale dovrebbe partecipare anche Jennifer Connelly.
George Washington non è il solo storico Presidente U.S.A. sulla
vita del quale è in preparazione un film: Steven Spielberg sta infatti lavorando su un
analogo progetto dedicato a Lincoln, protagonista Daniel
Day-Lewis.
Prendete Melancholia, toglieteci la
patina di pesante autorialità che Von Trier porta sempre con sé,
aggiungeteci un’attrice semisconosciuta dalla bellezza delicata e
dallo sguardo intenso e avrete Another Earth, un’altra Terra, il posto in cui ognuno
ha una seconda possibilità, o meglio, una seconda vita.
Deadline annuncia a sopresa che in
pole per aggiudicarsi i diritti dell’adattamento del famoso
franchise di Need For
Speed c’è niente meno che la DreamWorks. La major
sarebbe vicina a trovare l’accordo con la Electronic Arts,
proprietario della saga motoristica per Playstation 3. Per la casa
fondata da Spielberg sarebbe un ottimo colpi visti il recente
blocco causato dal partner finanziario Reliance, che ha
ridimensionato il suo apporto economico. Inoltre, sembra che la
DreamWorks stia per soffiarli niente meno che alla Paramount.
Disegnatore ed autore complesso,
creatore di mondi profondamente personali ed autobiografici, il
cinema di Tim Burton è popolato da inquietanti
ombre che si riflettono sul volto, quasi sempre pallido ed
infossato, dei suoi protagonisti, teneri mostri incompresi
caratterizzati da sentimenti spesso molto più umani rispetto a
quella controparte di persone “normali” che tanto li rifiutano e
fuggono.
Tim Burton, filmografia
L’intera filmografia di
Tim Burton è attraversata da una linea
allo stesso tempo macabra e gentile, spaventosa ma divertente, come
a voler esorcizzare demoni e paure nascoste quali la morte, il
diverso, una dimensione in cui i “freaks”
burtoniani si rifugiano per allontanarsi da un mondo che li ha
attirati a sé spinto dalla curiosità, per poi rinnegarli
brutalmente data la loro natura avulsa e anticonformista; calati in
scenografie contorte e surreali, che riflettono pienamente il loro
stato d’animo in perenne conflitto tra luce ed ombra, questi “figli
del diverso e dell’incompreso“, una volta cacciati da quel mondo
ordinario che avevano tentato di approcciare, scelgono di tornare
nella loro dimensione oscura spesso con una mal celata serenità:
nonostante la profonda sofferenza e solitudine cui saranno
destinati, il conforto di poter vivere in una dimensione “altra” e
tutta loro è innegabile, un sollievo che gli permette di gettare
uno sguardo personale e distorto su quel mondo esterno non
dimostratosi all’altezza della loro struggente sensibilità, un
luogo che, forse, è più consigliabile sognare piuttosto che
vivere.
Tim Burton, biografia
Nato nel 1958 a Burbank,
Timothy William Burton vive un’infanzia popolata
dalla visione di tutti i classici Horror prodotti dalla Universal Pictures e
dalla Hammer Film Productions ,
lasciando che la potenza evocativa di quelle immagini conquisti la
sua fervida mente: sin da piccolo dimostra infatti una crescente
attrazione nei confronti dei più famosi mostri cinematografici di
sempre, dal Frankestein di Boris
Karloff al Dracula di Bela
Lugosi, passando poi per un’infinità di pellicole di serie
b che contribuiranno ad accrescere il suo immaginario personale.
Appena diciottenne, frequenta la California Institute of
Arts, per poi essere assunto dalla Disney come
animatore, un’esperienza che però si rivelerà molto frustrante per
lui, costretto a piegarsi alle esigenze artistiche di un mondo,
quello della casa di Topolino, stilisticamente ben lontano dal
suo.
Nel 1982 gira “Vincent”,
il suo primo cortometraggio realizzato con la tecnica dello
stop motion, ispirato al leggendario attore
Vincent Price; atmosfere lunari e cupissime, eventi macabri e
conditi da un’ironia spesso crudele e compiaciuta, danno vita a
questo prodotto dalla breve durata ma efficacissimo nel
tratteggiare alcune delle ossessioni più ricorrenti di Burton. Due
anni dopo è la volta di “Frankeweenie”,
tenera rivisitazione del mito di Frankestein in
cui un bambino tenta di riportare in vita il suo cane recentemente
investito da una macchina. Il conflitto società-mostro emerge
ancora una volta, immergendo lo spettatore in una fiaba nera che
ribalta ogni convenzione che ci si possa aspettare di trovare in
una storia sull’amicizia tra un cane ed il suo padrone, tingendo di
nero e di esperimenti folli un cortometraggio dall’atmosfera
straniante e divertente allo stesso tempo.
Tim Burton, la filmografia
Nel 1985, finalmente,
Tim Burton realizza il suo primo lungometraggio,
“Pee-wee’s Big adventure”, basato sul personaggio
televisivo di Pee-wee Herman, un giovane uomo dal temperamento
estremamente fanciullesco e gioviale, deciso ad intraprendere un
viaggio ricco di strambe avventure al fine di ritrovare la sua
bicicletta rubata, verso la quale nutre un amore quasi maniacale;
coloratissimo e surreale, il film è un grandissimo successo sia di
critica che di pubblico, oltre a rappresentare la prima
collaborazione tra Burton ed il musicista Danny
Elfman, che diverrà un suo collaboratore quasi fisso.
L’anno di Beetlejuice – Spiritello
porcello
Nel 1988 realizza il
divertentissimo “Beetlejuice – Spiritello porcello”,
commedia nera in cui una coppia di fantasmi, morta di recente, si
rivolge ad un bio-esorcista (interpretato da uno straordinario
Michael Keaton) al fine di scacciare una
famiglia di “vivi” venuta ad abitare nella loro casa; scurrile,
scorretto e pungente, il film colpisce per il suo continuo vizio di
ribaltare i luoghi comuni più abusati, tanto che chi osserva si
ritrova a parteggiare per una coppia di spettri innamorati.
Il film si aggiudicherà inoltre un
Oscar per il miglior Trucco. Il 1989 è un anno fondamentale per
Tim Burton, quando gli viene affidata la regia di
“Batman” : tra una produzione
estremamente preoccupata per lo stile troppo cupo del giovane
regista e numerosi problemi economici, Burton riesce comunque a
confezionare un film dalle atmosfere dense e nerissime, spogliando
l’uomo pipistrello da ogni scontata convenzione supereroistica,
rendendolo invece più simile ad un animale ferito e vendicativo,
spesso fuori controllo; ad ostacolarlo, un Jack Nicholson che regala una performance
strepitosa nel ruolo del Joker, storica nemesi di
Batman.
Nasce nel 1990 la Tim
Burton production che battezza il commovente
“Edward mani di
forbice”, pellicola personalissima per il
regista, sulla quale, grazie all’enorme successo di
“Batman”, ha un controllo pressoché
totale; in questa favola incantata ed incantevole, Tim
Burton tratteggia un personaggio struggente e dolcissimo,
una creatura che incarna tutte le caratteristiche “mostruose” dei
mostri cinematografici di un tempo, donandogli però un animo
purissimo ed innocente che dovrà, ancora una volta, fare i conti
con una società pronta a fagocitarlo e a corromperlo; alla
pellicola partecipa Vincent Price, leggendario
interprete di molti classici dell’horror, nel ruolo di uno
scienziato.
Per Tim
Burton è un sogno che si avvera: avrà infatti l’occasione
di lavorare con uno dei suoi miti di sempre. Il film rappresenta,
inoltre, la prima collaborazione con Johnny Depp (qui totalmente calato nella parte
del protagonista), dando vita ad un sodalizio tra i due proficuo ed
inossidabile.
Due anni dopo esce
“Batman il ritorno”, che però
non ottiene lo stesso successo del primo capitolo: il film è però
un capolavoro, di gran lunga più cupo del predecessore, con
Danny De Vito nei panni del Pinguino e
Michelle Pfeiffer in quelli di
Catwoman, mentre Michael Keaton è di
nuovo l’uomo pipistrello; trattando questi tre personaggi
principali come fossero creature animalesche solitarie e deviate,
Burton mette in relazione le ossessioni di ciascuno di essi, dando
vita ad un trio di “freaks” che, psicologicamente,
necessitano l’uno dell’altro per completare se stessi, il tutto
nella cornice di un impianto visivo onirico e distorto. Recuperando
una vecchia storia scritta ai tempi in cui lavorava alla Disney e
avvalendosi della collaborazione dell’amico e regista Henry Selick,
Tim Burton realizza “The
Nightmare before Christmas”, gioiello in stop
motion che segue le vicende della città di Halloween il cui
personaggio più popolare, Jack Skellington, stanco della solita
festa di paura da riproporre anno dopo anno, scopre che nella città
del natale le celebrazioni hanno tutt’altra atmosfera e deciderà
quindi di appropiarsene, con risultati disastrosi; il film è oggi
divenuto un classico senza tempo, una gemma di ritmo e humor
macabro, popolato da personaggi memorabili e impreziosito da una
colonna sonora straordinaria, che ci cala in un mondo dove, ancora
una volta, tutto viene visto attraverso gli occhi dei diversi, dei
rinnegati, dei perdenti.
Nel 1994 Tim
Burton omaggerà quello che oggi viene considerato come il
“peggio regista di tutti i tempi”, ovvero Edward D. Wood
Junior, autore, nella Hollywood degli anni ’50, di pellicole a
bassissimo budget particolarmente brutte, ma dotate di una certa
genuinità comica che permetterà al suo creatore di divenire un
personaggio di culto; Burton, decidendo di girare in bianco e nero,
crea un film che ripercorre le disavventure cinematografiche di
Ed Wood
(interpretato da Johnny Depp) e della sua sgangheratissima
troupe, in una pellicola che è un atto d’amore verso tutto quel
cinema di “bassa lega” che tanto Burton aveva amato da bambino.
Seguono “Mars Attack” (1996) e
“Il mistero di Sleepy
Hollow” (1999): il primo è un chiaro omaggio
alla fantascienza anni ’50 tanto cara al regista, un film di cui Ed
Wood stesso sarebbe stato fiero, dichiaratamente comico, demenziale
ed irriverente, che si prende gioco di tutti i tòpoi del
genere, con il chiaro intento di divertire (da ricordare che le
fattezze degli alieni del film sono ispirate ad una serie di
figurine pubblicate nel 1962).
Il secondo, tratto dal classico
della letteratura statunitense di Washington Irving incentrato
sulla figura del cavaliere senza testa, è un horror splendidamente
realizzato e debitore delle atmosfere dei classici della Universal
anni ’30, di cui riprende anche i toni talvolta ironici,
mescolandoli abilmente a quelli spaventosi; la fotografia
estremamente desaturata dona alla pellicola un’aria sfuggente, come
fossimo sospesi in un incubo fatto di sangue e teste mozzate, in
cui Burton dà libero sfogo a tutto quell’immaginario gotico
accumulato durante gli anni. Segue il remake de “Il
pianeta delle scimmie” , un film su commissione che
si rivelerà essere anche uno dei meno riusciti di Tim
Burton, che darà vita ad una pellicola poco ispirata anche
se estremamente curata tecnicamente, verso la quale però dimostrerà
sin da subito scarso interesse, anche a causa di una produzione
invadente e non così disposta a garantirgli libertà di scelte
artistiche.
Con “Big
Fish” (2003), torna in territori a lui più congeniali,
adattando il romanzo di Daniel Wallace incentrato sulla storia di
un figlio che tenta di fare chiarezza sulla vita del padre,
instancabile narratore di storie fin troppo fantasiose e assurde
riguardanti varie vicende della sua esistenza; Burton firma il suo
film più “solare”, non rinunciando al suo solito tratto fiabesco e
surreale quando si tratta di tradurre in immagini le fantasie dei
personaggi. Complice forse anche la scomparsa del padre del
regista, avvenuta poco prima l’inizio della lavorazione, Big Fish è
sentito, toccante e malinconico nell’esplorare il rapporto
conflittuale del protagonista con suo padre, un rapporto
sicuramente non così diverso da quello che c’era tra Burton e suo
padre, verso il quale si è sempre sentito, per sua stessa
ammissione, umanamente “distante”. Due anni dopo adatta il celebre
racconto “La fabbrica di cioccolato” di
Roald Dahl, traendone un film profondamente diverso da quello
realizzato negli anni settanta con Gene Wilder nel
ruolo del cioccolatiere Willy Wonka;
Tim Burton segue fedelmente il libro, piegandolo
però totalmente al suo stile sia dal punto di vista visivo
(ottenendo risultati portentosi) che da quello narrativo,
aggiungendo variazioni in linea con le sue ossessioni: quello che
era un classico racconto di formazione, nelle sue mani diviene
anche un viaggio all’interno del mondo di un cioccolatiere
stralunato e malinconico, che ha fatto della sua fabbrica la sua
prigione per fuggire il mondo esterno. Nel ruolo di Willy Wonka, un
Johnny Depp superlativo e in grado di
cogliere ogni sfumatura del personaggio. Sempre del 2005 è
“La
sposa Cadavere” , altro film in stop motion
che ci presenta uno spassosissimo confronto tra il mondo dei vivi
(deprimente e grigio) e quello dei morti (festoso e coloratissimo)
quando il giovane Victor si ritrova sposato, per un grossolano
errore, con il cadavere di una dolce fanciulla. Si cimenta poi con
il musical “Sweeney Todd: il diabolico barbiere di
Fleet Street” (2007), adattando il leggendario spettacolo
teatrale di Broadway firmato da Stephen Sondheim, un musical
atipico che parla di vendetta, cannibalismo ed omicidi, con
personaggi sempre in bilico tra il comico ed il terrificante.
Ne esce uno dei film più disillusi
e violenti del regista, che sembra rinunciare in parte alla sua
solita dimensione da “sogno” per gettarsi nella cruda realtà di una
storia torbida e disperata, sfruttando i geniali testi delle
canzoni per condire il tutto con il solito umorismo, stavolta più
nero del solito.
Tim burton torna in Disney per Alice nel paese delle
meraviglie
Tornerà poi a lavorare su
commissione per la Disney con una nuova versione di
“Alice
nel paese delle meraviglie” , traendo spunto
anche dal successivo romanzo di Lewis Carroll
“Attraverso lo specchio” e fondendone insieme gli elementi: il
risultato è un clamoroso successo di botteghino, a discapito però
dell’integrità artistica in quanto, pur essendo un prodotto di
intrattenimento visivamente d’impatto, cede spesso il passo ad
esigenze commerciali strettamente legate alla casa di produzione;
gli elementi burtoniani non mancano, ma sono stavolta riconoscibili
solo da chi abbia seguito questo regista da sempre, rendendo il
film un strano mix di ottimi spunti ma anche di scontatezza, non
aiutato da un 3D pessimo che ne svalorizza il pregevolissimo
impianto visivo. Il 2012 sarà invece l’anno di “Dark
Shadows”, una horror/comedy tratta da una
famosa soap opera degli anni ’60 caratterizzata da vampiri,
licantropi e fantasmi e di una nuova versione in stop motion di
“Frankweenie”, entrambi ancora in lavorazione e
attesissimi.
Ecco il nuovo Trailer russo di
Prometheus, il filmato contiene molte immagini
inedite del film, manna dal celo per noi tutti che aspettiamo il
ritorno allo Sci-fi di Ridley Scott.
Uscite mercoledì 18 aprile –
Streetdance 2: Dopo essere stato sconfitto e umiliato
dal fortissimo gruppo americano degli Invincible, lo street dancer
Ash medita di prendersi la rivincita. Si mette quindi alla ricerca
dei migliorni ballerini per organizzare un numero unico nel suo
genere. Durante i suoi viaggi incontra e si innamora di Eva, una
strepitosa ballerina di salsa che gli farà scoprire la magia di un
mondo differente, ricco di incanto e passione.
Venerdì 20 aprile al cinema
–
To Rome With Love: A Roma per una vacanza estiva la
giovane turista americana Hayley (Alison Pill) incontra e
s’innamora – ricambiata – di Michelangelo (Flavio Parenti),
avvocato dai radicati ideali sinistrorsi con padre beccamorto e
madre casalinga. Poco dopo, allertati sulla serietà della liaison
che potrebbe a breve trasformarsi in matrimonio, anche i genitori
di Hayley sbarcano a Roma: Jerry (Woody Allen), regista d’opera in
pensione e sua moglie Phyllis (Judy Davis), affermata psicanalista.
L’incontro con i futuri suoceri del Belpaese farà scattare in Jerry
la molla di un’idea che possa allontanare la minaccia della sua
morte professionale (secondo la moglie Phyllis per Jerry la
pensione è sinonimo di morte). Dopo aver infatti scoperto che
Giancarlo (il padre di Michelangelo, interpretato dal tenore Fabio
Armiliato) possiede sotto la doccia delle strabilianti doti di bel
canto, Jerry si metterà in testa di lanciarlo nel mondo operistico
come ‘tenore sotto la doccia’.
Nel mentre, il famoso architetto
John (Alec Baldwin) è in vacanza a Roma, città nella quale da
giovane ha vissuto per diversi anni. Alla ricerca delle strade e
delle memorie della giovinezza s’imbatterà in Jack (Jesse
Eisemberg), aspirante architetto scombussolato dall’arrivo di
Monica (Ellen Page) – attraente amica della sua ragazza (Greta
Gerwig) -, al quale farà da mentore e grillo parlante seguendo da
vicino il lento cedere di Jack alle pulsioni e corruzioni della
vita.
Sandrine nella
pioggia: Un noir ambientato in una Mantova piovosa dove si
intrecciano le storie di anime e di corpi che pur incontrandosi non
si trovano mai. Vicende del quotidiano di una città di provincia,
si tingono di un’atmosfera magica e surreale, dove Leonardo, nel
tentativo di inseguire Sandrine, la misteriosa ragazza che forse
viene dal passato, annulla il suo presente… Ma quale sarà il suo
futuro?
Quella casa nel bosco: Un gruppo di amici
decide di accamparsi in una casetta in mezzo al bosco ma presto
scopriranno che il luogo è infestato da presenze maligne. Scritto
in collaborazione con Joss Whedon (qui anche produttore ma
conosciuto soprattutto per essere uno dei principali registi della
serie tv Buffy – L’ammazzavampiri), è il primo film diretto da Drew
Goddard.
Leafie – La storia di un
amore: Una gallina di nome Leafie non sopporta la
cattività del pollaio. Quando finalmente riesce a fuggire e a
soddisfare la sua voglia di libertà scopre che il mondo è un luogo
ostile, popolato da predatori come la donnola One-Eye. Quando trova
un anatroccolo, rimasto orfano a causa di One-Eye, Leafie decide di
allevarlo come se ne fosse la madre, nonostante le innumerevoli
differenze che separano le due specie.
Una spia non basta: La storia di due migliori amici,
inseparabili fin dall’infanzia, che si innamorano della stessa
donna (Witherspoon). Il legame tra i due uomini si disintegra e la
loro successiva battaglia cresce in proporzioni gigantesche, con la
conseguente demolizione di New York City.
Il primo uomo: Lo scrittore Jean
Cormery torna nella sua patria d’origine, l’Algeria, per perorare
la sua idea di un paese in cui musulmani e francesi possano vivere
in armonia come nativi della stessa terra. Ma negli anni ’50 la
questione algerina però è ben lontana dal risolversi in maniera
pacifica. L’uomo approfitta del viaggio per ritrovare sua madre e
rivivere la sua giovinezza in un paese difficile ma solare. Insieme
a lui lo spettatore ripercorre dunque le vicende dolorose di un
bambino il cui padre è morto durante la Prima Guerra Mondiale, la
cui famiglia poverissima è retta da una nonna arcigna e dispotica.
Gli anni ’20 sono però per il piccolo Jean il momento della
formazione, delle scelte più difficili, come quella di voler
continuare a studiare nonostante tutte le difficoltà.
Sulla scia dell’incomprensibile
successo di Street Dance, film inglese del 2010,
Max (Giwa) & Dania (Pasquini) continuano a cavalcare l’onda dei
film sulla danza e raddoppiano portando sugli schermi uno
Street Dance 2 che, del prodotto originale,
conserva praticamente solo il titolo e la sciatteria della
sceneggiatura.
In Street Dance
2 il protagonista Ash (Falk Hentschel), uno
streetdancer che per vivere vende pop-corn, decide, insieme al suo
amico e manager Eddie (George Sampson), di ingaggiare i più grandi
ballerini d’Europa per formare un nuovo gruppo in grado di battere
la migliore dance crew in circolazione, i Surge. Il loro girovagare
alla ricerca di talenti, però, si arresta con i titoli di testa,
poiché, una volta arrivato a Parigi, Ash incontra Eva
(Sofia
Boutella), una bellissima ballerina di salsa che lo fa
innamorare e che gli mostra la via per vincere la sfida finale con
i rivali: fondere la streetdance e i balli latino americani.
Inutile dire che i due non solo diventeranno compagni di vita ma,
superando diversità e paure, usciranno vincitori dall’arena e
vivranno felici e contenti…
La vicenda, oltre ad essere di una
banalità sconcertante e totalmente prevedibile, è portata in scena
in modo assolutamente inadeguato: i personaggi si muovono come
burattini, le azioni che compiono non sono motivate in alcun modo e
i dialoghi sembrano appiccicati in maniera casuale come se fossero
degli intermezzi, scomodi ma necessari, tra un ballo e un
altro.
L’impressione generale, alla fine,
è quella di aver visto un lunghissimo videoclip e che la storia
serva soltanto da pretesto per mostrare le straordinarie doti,
innegabili, dei ballerini e soprattutto dei coreografi (Richmond ed
Anthony Talauega e Maykel Fonts). Tutto il film, infatti, non è
altro che un susseguirsi di piccoli pretesti che portano, come
conseguenza inevitabile, ad una serie di performance di danza. Del
resto la colonna sonora, che fa meritatamente da co-protagonista, è
composta da ben ventisei tracce e rende superflue le parole.
Visivamente, grazie al 3D e a una
fotografia piuttosto curata, l’effetto è interessante e
probabilmente per gli amanti del ballo in generale, o della street
dance e del latino americano in particolare, uno spettacolo di
danza di un’ora e mezza al prezzo del solo biglietto del cinema è
una vera gioia per gli occhi. Per tutti gli altri, invece, il film
è solo l’ennesimo prodotto scadente, figlio, più che del mondo
della danza o della strada, di quei talent show che trasformano e
riducono in “sfida” ogni genere di espressione artistica e che
usano il grande schermo come cassa di risonanza. Sarebbe stato più
apprezzabile, a questo punto, un film fatto solo di immagini e
musiche: nessuna storia insipida, nessun dialogo insulso, solo la
potenza della musica e della danza. Per fare qualcosa di diverso,
però, ci vogliono coraggio, voglia di rischiare al botteghino e
amore per il cinema e per i nuovi linguaggi… e qui, purtroppo,
mancano tutti e tre. Da evitare.
Arriva anche in
italiano il teaser trailer di The
Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2, che ricordiamo
uscirà in Italia due giorni prima che in America, il prossimo
14 novembre.
L’Hollywood Reporter durante la
promozione di The Avengers è riuscito a strappare
a Samuel L. Jackson qualche commento sul suo ruolo in
Django
Unchained, nuovo attesissimo film-western di
Quentin Tarantino. L’attore interpreta uno “schiavo di casa”. Ecco
le dichiarazioni
Per me rappresenta l’opportunità di esplorare un
luogo della mia storia sul quale non ho mai riflettuto molto, e
trattarlo in maniera onesta e molto drammatica. E’ una opportunità
lavorare con uno dei registi più iconici che abbiamo mai
avuto.
Il sito riporta anche alcune
indiscrezioni sulla preparazione di Samuel L.
Jackson. L’attore avrebbe visto Addio Zio Tom, film del
1971 falso documentario diretto da Gualtiero Jacopetti e
Franco Prosperi che sembra aver ispirato il regista di Pulp Fiction
nello sviluppo della storia.
Continua Jackson a questo
proposito: Ma Quentin fa sempre omaggi e citazioni a
diversi generi. E’ il suo punto di vista, la sua versione di quei
film. E in questo caso non si tratta di qualcosa che non faccia
parte del tessuto di questa nazione: è avvenuto
davvero.
Nel cast del film che uscirà il 25
Dicembre negli USA e il 4 Gennaio 2013 in Italia ci
sono Christoph Waltz, Don Johnson, Gerald
McRaney, James Remar, James Russo,Jamie Foxx, Kerry
Washington, Kurt Russell, Leonardo Di Caprio,Sacha Baron
Cohen, Samuel L. Jackson, Todd Allen, Tom
Savini, Tom Wopat. Ulteriori info nel nostro speciale dedicato
al film Django
Unchained.
Siamo ormai vicini alla
fatidica data d’uscita per uno dei titoli più attesi The Avengers. Dopo avervi mostrato le prime tre
clip, oggi vi mostriamo al quarta e la quinta pubblicata dalla
Marvel.
Seconda e terza clip
del film STREET DANCE 2, dal 18 aprile al cinema. Dopo essere
stato sconfitto e umiliato dal fortissimo gruppo americano degli
Invincible, lo street dancer Ash (Falk Hentschel, Innocenti bugie e
CSI) medita di prendersi la rivincita.
In American Pie: Ancora
Insieme A otto anni dal matrimonio, Jim e Michelle sono
due genitori ancora giovani ma un po’ “spenti”. Ognuno dei due
cerca il piacere in “solitaria” e non si accorgono che si stanno
allontanando. Di cosa parliamo? Sembra la premessa per un dramma
familiare o di coppia e invece si tratta dell’attesissimo quarto
episodio della straordinaria e licenziosa serie di American Pie,
inaugurata nel 1999 con il famosissimo film sugli adolescenti il
sesso e le prime volte.
Nel 2003 avevamo lasciato i nostri
due protagonisti al loro matrimonio, giovani belli e desiderosi
l’uno dell’altra; ora le cose sono cambiate, c’è di mezzo un figlio
e la riunione della classe 1999 rischia di far saltare gli schemi e
di far venire a galla tutti i problemi. Ma Jim non vede l’ora di
tornare a gozzovigliare con Oz, Finch e Kevin, oltre
all’immancabile Stifler che anche non invitato si intrufola ovunque
portando con sé caos e scompiglio. American Pie: Ancora
insieme è una grande operazione nostalgica, una commedia
ridanciana e sboccata e per questo estremamente divertente.
Gli adolescenti che sono cresciuti
con i primi tre film, che li hanno visti otto anni fa con timore e
imbarazzo, guarderanno ora questo nuovo film sicuramente in modo
più smaliziato ma con tanta nostalgia, quasi a dire: “Guardate i
nostri ragazzi, come sono cresciuti!”. Ma non solo nostalgia poiché
dove la trama ha una solida struttura classica, la sceneggiatura e
i dialoghi si muovono con agilità sulle bocche dei personaggi che
continuano a divertirci e a sorprenderci. Merito di Jon Hurwitz e
Hayden Schlossberg, che insieme a Adam Herz, ideatore dei
personaggi stessi, hanno dato vita ad un film che forse fatica un
po’ ad ingranare la giusta marcia e che pur basandosi su stereotipi
un po’ triti riesce con grande agilità a superare la prova degli
anni, regalando ad ogni personaggio la sua cura, ad ogni situazione
il suo spazio e ad ogni battuta la sua grassa risata.
In American Pie: Ancora
Insieme tornano in formazione d’assalto tutti i
protagonisti: oltre ai magnifici cinque
Jason Biggs, Chris Klein, Thomas Ian Nicholas, Seann William
Scott e Eddie Kaye Thomas e alla rossa
Alyson Hannigan, arrivano anche Tara Reid e
Mena Suvari nei ruoli rispettivamente di Vicky e
Heater, tutti i gran forma. Ma grande spazio hanno in questa
riunione anche i genitori dei (furono) ragazzi: il padre di Jim e
la mamma di Stifler, già protagonisti a vario titolo dei film
precedenti, tornano qui con i loro problemi legati alla solitudine
e all’età che avanza regalandoci alcune delle scene più divertenti
del film. Su tutti Eugene Levy, unico attore presente anche in
tutti i film successivi ad American Pie Il Matrimonio e destinati
solo all’Home Video, si dimostra ancora una volta divertente,
teneramente impacciato e straordinariamente autoironico.
Un film veramente riuscito, che
raccoglierà nuovi fan ma che darà soddisfazione a tutti quelli che
hanno amato la prima trilogia. Nel finale si lascia aperta la porta
al futuro: che ci sia in programma una riunione all’anno?
Oggi vi proponiamo, in contemporanea
al lancio internazionale, il nuovo poster italiano di The Amazing Spider-Man, l’attesissimo
film in 3D che uscirà il 4 luglio e vedrà protagonista l’attore
Andrew Garfield nel ruolo del popolare supereroe amato da milioni
di fan in tutto il mondo.
Ecco una nuova clip per
The Avengers. In questa nuova sequenza che vi
mostriamo Loki (Tom
Hiddleston), cosciente dei suoi poteri, prende in
giro il leader dello S.H.I.E.L.D., Nick
Fury (Samuel L. Jackson).
Il dominio del box office delle
sale americane è dominato per la quarta settimana consecutiva da
Hunger games, che aggiunge altri 21 milioni di
dollari al suo incasso totale che ormai supera i 300 milioni di
dollari. In seconda posizione troviamo invece una nuova
uscita, l’ultima fatica dei fratelli Farrelly in preparazione da
molto tempo che riporta in scena un trio comico classico,
conosciuto da noi come I tre marmittoni,
The three stooges, che narra le vicissitudini di
tre goffi amici. Il film incassa 17 milioni di dollari. In
terza posizione troviamo un altro titolo sul quale c’è molto
interesse: l’horror Cabin in the woods, che
incassa quasi 15 milioni di dollari. In quarta posizione
riemerge da quindici anni fa il transatlantico
Titanic, e nella sua nuova veste in 3D, aggiunge
altri 11 milioni di dollari all’incasso di quest’anno, che è già di
44 milioni di dollari, che quindi contribuiscono a rendere ancora
più irraggiungibile la quota del film più visto di tutti i
tempi. A metà classifica si ferma la riunione di
American Reunion, il nuovo episodio di America
Pie, che ha quanto meno il merito di ridare occupazione a Tara
Reid, che dopo alcuni fallimentari film e reality era caduta
nell’oblio. Il film incassa un totale di quasi 40 milioni di
dollari. Scende in sesta posizione la prima versione di
Biancaneve uscita in sala: Mirror, mirror di
Tarsem incassa altri 7 milioni di dollari per un totale di quasi
50. In settima posizione scende anche Titan’s
Wrath, l’epica non sembra più avere peso, di sicuro meno
dell’horror nei gusti del pubblico nordamericano. Il film ha
incassato 7 milioni di dollari questa settimana per un totale di 71
milioni di dollari. In ottava posizione, dopo 5 settimane di
classifica scende anche 21 Jump street, che però
può vantare un incasso di 121 milioni di dollari. In nona
posizione, un action movie con Guy Pearce,
Lockout, che incassa 6 milioni di
dollari. Chiude la classifica The Lorax, che,
alla settima settimana di classifica, raggiunge i 204 milioni di
dollari di incasso.
La prossima settimana usciranno la commedia indipendente, che
quindi ha nel suo caste per forza di cose Toni Colette,
Jesus Henry Christ, che è passato all’ultima Festa
del cinema di Roma, il thriller The moth diaries,
questo invece visto all’ultimo Festival di Venezia ed una commedia
romantica con Zac Efron The lucky one.
Battleship conquista la testa
della classifica, seguito dal classico Titanic
3D. Biancaneve è terzo,
mentre le altre new entry ottengono risultati discreti.
Il weekend che si è appena concluso
registra un incremento di incassi al box office italiano, persino
superiore al weekend pasquale. Gli esercenti ringraziano dunque il
maltempo, visto che la ‘tradizionale’ fuga degli italiani dalle
sale cinematografiche è dunque rinviata.
Dopo un testa a testa fra due
pellicole “sul mare”, alla fine è
Battleship a conquistare la prima
posizione al botteghino italiano: lanciato in 420 sale, il film
sulla battaglia navale incassa ben 2,1 milioni di euro, staccando
di poco il classico del recente passato. Titanic 3D scende infatti in seconda
posizione con 2.035.000 euro. Nel fine settimana in cui ricorreva
il centenario dell’affondamento del translatlantico, Titanic
3D è il film con la migliore media del weekend: oltre 5000
euro. Il kolossal di James Cameron arriva dunque a 6,2 milioni
totali (che si aggiungono ovviamente ai 40 milioni di quindici anni
fa).
Biancaneve scende al terzo posto e perde
molto poco rispetto alla settimana d’esordio: la commedia fantasy
di Tarsem raccoglie 1,1 milioni e supera quota 4 milioni.
L’inarrestabile Quasi
amici conferma la quarta posizione: l’acclamato film
francese incassa altri 752.000 euro e supera il tetto dei 13
milioni totali. Un trionfo.
Diaz apre
al quinto posto con 665.000 euro: decisamente un risultato
apprezzabile, considerando il genere. Un tantino sopra le
aspettative il debutto di Bel Ami: il
film con Robert Pattinson incassa infatti 664.000 euro e si piazza
in sesta posizione.
Seguono pellicole in calo. Pirati! Briganti da strapazzo (610.000
euro) supera i 2 milioni complessivi, mentre La Furia
dei Titani (477.000 euro) giunge a quota 3,8
milioni.
Chiudono la top10 Act of Valor (460.000
euro), che arriva a 1,8 milioni, e Buona
giornata (337.000 euro), giunto a 2,8 milioni
totali.
Da segnalare infine il tredicesimo
posto di Ciliegine: il film di Laura
Morante ottiene una buona media, avendo incassato 176.000 euro in
meno di 50 sale.
Gianni Amelio
porta al cinema Albert Camus. Il romanzo in questione è Il Primo
Uomo, e il regista de Il Ladro di Bambini ne ha fatto un film
delicato e intimo, ma allo stesso tempo molto lucido. Il
giornalista e scrittore Jean Cormery torna in
Algeria, suo paese natale, alla ricerca di suo padre morto durante
la prima guerra mondiale. Tra i ricordi, le fotografie e i luoghi,
Jean trova il modo di ripercorrere anche la sua infanzia, la sua
formazione e di ricordare tutte le persone che hanno caratterizzato
la sua giovane vita che sembrava senza promesse né speranze.
Gianni Amelio
torna, dopo un’assenza di sei anni dal cinema, con un film che gode
del benestare internazionale, avendo già vinto il Premio della
Critica Internazionale al Festival di Toronto, ma che si rivela ben
presto un lavoro davvero particolare. Non era facile partire da un
romanzo autobiografico e incompiuto, perché nell’incompiutezza e
nell’impronta personale dell’autore l’opera trova una sublimazione
altrimenti rara, ma Amelio ne ha fatto un viaggio personale, una
ricerca individuale e sociale.
Il primo uomo, il film
Il primo uomo
riesce a rappresentare il singolo nel suo ambiente, parlando con
naturalezza e realtà delle relazioni intime e dei problemi sociali,
in un’Algeria lacerata tra i francesi e gli arabi che ne
rivendicavano la sovranità. Il primo uomo si apre
quindi ad un gioco di scatole cinesi in cui Jean, interpretato da
un ottimo Jacques Gamblin, è l’alter-ego di Camus stesso, ma allo
stesso tempo il personaggio è racchiuso da Amelio, nella sua
lettura del testo estremamente rispettosa dello spirito ma
assolutamente originale nella riappropriazione di una storia che
può appartenere a chiunque ricerchi la propria radice nel
passato.
In Il primo uomo
accanto a Gamblin, un’intensa Maya Sansa, nel ruolo della giovane madre di
Jean e il piccolo Nino Jouglet, nel ruolo del protagonista da
giovane, un ragazzino dagli occhi di un blu intenso, che con lo
sguardo divora il mondo e allo stesso tempo ne è mortalmente
intimorito. L’eleganza del cinema, quando riesce ad unire
particolare e universale, non ha frontiere e questo Amelio lo sa
bene, e lo dimostra pienamente con Il Primo Uomo.
Esordisce con il To
Rome with Love Cinefilos Tv, la web tv di Cinefilos.it. Qui
troverete le nostre interviste al cast dell’ultimo film di e con
Woody Allen direttamente dal red carpet romano, dove
venerdì 13 si è tenuta la premier mondiale del film.
L’attore, visto in Paul e Parto col
folle, oltre ad aver partecipato al cast vocale originale di
Cattivissimo Me e Kung Fu Panda 2, dovrebbe essere lo scrittore e
protagonista di Clown, remake di un film danese, tratto a sua volta
da una serie televisiva, di grande successo in Danimarca. Scritta e
interpretata da Casper Christensen e Frank Hvam, la serie è stata
portata sul grande schermo nel 2010.
La vicenda narra di due amici che
progettano un viaggio in canoa all’insegna di bevute e
trasgressioni varie; alla vigilia del viaggio uno dei due scopre
però che la propria compagna è incinta e non vuole tenere il
bambino: per provare di poter essere un buon padre, la convincerà a
lasciare andare con loro il suo altro figlio tredicenne, ovviamente
evitando di specificare la reale natura del viaggio…
A dieci anni esatti dalla sua
ultima regia (Unfaithful, con Diane Lane, Richard Gere e Olivier
Martinez) Adrian Lyne sarebbe in procinto di tornare dietro alla
macchina da presa per The Associate, film che segnerà un altro
ritorno, quello degli adattamenti delle opere di John Grisham.
Prodotto dalla Paramount, il film narrerà una tipica vicendà à la
Grisham: un giovane laureato di Yale apprende casualmente
informazioni fondamentali su un caso venendo così costratto a
lavorare per un grande ufficio legale.
Di un adattamento di The Associate
si parla già da qualche anno: in passato al progetto sono stati
accostati i nomi di Tony Scott e Shya LaBeouf. Lyne sta nel
frattempo lavorando su un altro progetto, Back Roads, ancora nelle
prime fasi di sviluppo, probabili protagonisti Andrew Garfield e
Jennifer Garner. Lo stesso Garfield avrebbe espresso interesse per
il ruolo del protagonista di The Associate: Lyne potrebbe dunque
dare la priorità a questo progetto.
A fianco dell’assiduo impegno in 30
Rock, Tina Fey sta aggiungendo vari progetti sul grande schermo: la
sua partecipazione ad Admission di Paul Weitz è già data come
probabile da qualche tempo; ora il suo nome viene associato a The
Intern, nuova commedia di Nancy Meyer, regista di It’s Complicated.
La Fey interpreterà la fondatrice di un’azienda online del settore
della moda che decide di assumere un collaboratore: invece di un
ragazzo fresco di diploma o di un laureato, per il ruolo si
presenta un settantenne, annoiato dalla sua vita di pensionato e
ansioso di dimostrare di poter essere ancora utile.
La Meyer ha recentemente spiegato
di aver voluto incentrare il film su una donna molto più giovane di
lei, alle prese con le pressioni della vita lavorativa e della
famiglia, e sul punto di vista di un uomo più anziano, che ha già
vissuto tutti quei problemi. La Meyer ha attualmente in cantiere
anche un altro porgetto, The Chelsea, scritto da sua figlia Hallie
Meyers-Shyer, nel quale ha già coinvolto Felicity Jones.
Shutter Island si è rivelata per
Leonardo DiCaprio un’esperienza più che positiva:
l’attore potrebbe ora tornare ad impegnarsi in un film tratto da
un’opera del romanziere Dennis Lehane, Live By Night. Il libro, che
non raggiungerà gli scaffali prima ottobre, è la seconda parte di
una tiloriga avviata con The Given Day, ambientata nel modno della
polizia di Boston nei primi anni del ‘900, libro che si concludeva
col grande sciopero della polizia della città nel 1919.
Il nuovo libro si concentrerà
invece sulla lotta della polizia a un traffico illegale di rum
proveniente da Cuba durante gli anni del proibizionismo. La Warner
ha già prodotto con successo alcuni adattamenti delle opere di
Lehane, una tra tutte: Mystic River; la presenza di DiCaprio è
ovviamente molto ambita, ma bisognerà vedere se l’attore accetterà
di prendervi parte, anche considerando la sua folta lista di
impegni, che include tra l’altro il nuovo lavoro di Scorsese,
The Wolf Of Wall Street, e il tarantiniano Django
Unchained.
L’attore e regista è stato
associato nelle scorse settimane alla commedia politica Nathan
Decker, alla quale dovrebbe partecipare solo in veste di attore;
nel frattempo, la New Regency si sarebbe già assicurata la sua
partecipazione, a fianco di Justin Timberlake, in Runner, Runner,
ambientata nel modo del gioco d’azzardo via web.
Il film sarà probabilmente diretto
da Brad Furman (Lincoln Layer), su una sceneggiatura di Brian
Koppelman e David Levien, che già avevano affrontato il tema del
gioco d’azzardo, stavolta nel mondo ‘reale’, in Rounders. L’avvio
delle riprese tuttavia appare non essere imminente, visto che i due
attori sono al momento impegnati, Affleck nella post produzione di
Argo, thriller incentrato su un rapimento e Timberlake in Trouble
With The Curve con Clint Eastwood ed Amy Adams, dopo aper
concluso il lavoro su Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen.
Wentworth Miller, che molti
ricorderanno trai protagonisti della serie Prison Break, sembra
aver trovato la propria vera realizzazione nella scrittura
piuttosto che nella recitazione: mentre Stoker (con Nicole Kidman e
Mia Wasikowska) è in fase di post produzione, sembra che un altro
copione dello sceneggiatore inglese, The Disappointments Room, sia
in procinto di essere realizzato.
Il film viene descritto come un
thriller drammatico, protagnosita una famiglia che trasferitasi in
una vecchia casa, ne scopre l’oscuro passato. The Disappointments
Room verrà prodotto in collaborazione tra la Killer Films (I’m Not
There, The Notorious Bettie Page) e la Voltage Pictures,
responsabile della vendita sui mercat internazionali dei film di
Steven Seagal, ma anche di The Hurt Locker; a questo punto è
partita anche la ricerca del regista. Miller non ha comunque
abbandonato la carriera da attore, comparendo in Resident Evil:
Afterlife e in un episodio del Dr. House, ma al momento la
scrittura continua ad essere il suo interesse prioritario, al punto
di aver già cominciato a mettere mano al seguito di Stoker,
intitolato Uncle Charlie.
Ecco l’intervista a Rihanna, la pop
star racconta l’incredibile esperienza del set di Battleship,il
nuovo film di Peter Berg con Alexander
Skarsgård, Brooklyn Decker, Liam
Neeson, Rihanna, Taylor Kitsch. Battleship: dal 13 aprile
2012 al cinema.
Da oggi, lunedì 16
aprile, è disponibile in homevideo in esclusiva sul web il film
HAI PAURA DEL BUIO, l’esordio cinematografico di
Massimo Coppola: per la prima volta in Italia, in
accordo con Indigo Film, che l’ha prodotto, e Bim Distribuzione che
lo ha portato in sala, un film distribuito nei canali tradizionali
– prima la partecipazione alla 67.