In Ribelle – The Brave, un
nuovo racconto si confonde con la leggenda, quando Merida affronta
la tradizione, il destino e le bestie più feroci. Merida è la
principessa coraggiosa e ribelle, protagonista del prossimo film
Disney-Pixar. Decisa a seguire la propria strada, si oppone ad una
secolare tradizione sacra ai signori della terra scatenando il caos
nel regno del padre, Re Fergus. Ulteriori info nella nostra scheda:
Ribelle
Ribelle – The Brave – Trailer Ufficiale Italiano
Casablanca: 70° Anniversario: 2 Dischi Blu-ray!
Casablanca – Ritorna in edizione Blu-ray
uno dei Film più Amati al Mondo. Più Bello che Mai, Grazie
alle Meravigliede ll’Alta Definizione! Il cofanetto da
collezione contiene il film del 1942 con l’aggiunta di nuovi
documentari inediti e molte ore di contenuti speciali
esclusivi.
In più un Book fotografico di 60 pagine con note di produzione, rare immagini del set e immagini del dietro le quinte. Disponibile dal 18 Aprile, grazie a Warner Home Video
Casablanca: 70° Anniversario: 2 Dischi Blu-ray!
Il leggendario film Casablanca – definito dalla critica come “il miglior film di Hollywood di tutti i tempi”, con protagonisti Humphrey Bogart e Ingrid Bergman e vincitore di tre Oscar, tra cui quello al MigliorFilm (1944) – celebra il suo anniversario con l’imperdibile cofanetto da collezione Casablanca 70° Anniversario in vendita dal 18 Aprile grazie a Warner Home Video.
Questa nuova confezione da collezione include i due imperdibile documentari inediti: “Casablanca: Un Classico Improbabile” e “Michael Curtiz: Il Più Grande Regista Sconosciuto”. Questi nuovi documentari si aggiungono a una delle più complete raccolte di contenuti extra presenti in un cofanetto: tantissime ore di materiale bonus che include tra gli altri i tre lungometraggi: “The Brothers Warner”, “You Must Remember This: The Warner Bros. Story” e “Jack L. Warner: L’Ultimo Magnate”.
Il cofanetto da collezione Casablanca 70° Anniversario pensato per questa release contiene inoltre un imperdibile Book Fotografico di 60 pagine con note di produzione, rare immagini mai viste prima del set e immagini dal “dietro le quinte”.
CONTENUTI SPECIALI:
Commento di Roger Ebert
Commento di Rudy Behlmer
Introduzione di Lauren Bacall
Due NUOVI Documentari:
Michael Curtiz: Il Più Grande
Regista Sconosciuto
Casablanca: Un Classico Improbabile
Tre Lungometraggi:
You Must Remember This: The Warner
Bros. Story [Documentario – 2008]
The Brothers Warner [Documentario – 2008]
Jack L. Warner: L’Ultimo Magnate [Documentario – 1993]
Altri Contenuti Extra:
Al Cinema con Warner Bros.
Bacall parla di Bogart
You Must Remember This: Un Tributo a Casablanca
I Figli Ricordano
Scene Tagliate
Scene Inedite
Carrotblanca – cartone animato
Sessioni di registrazione
19/11/47 trasmissione Radio Vox Pop
Galleria di trailer
Informazioni sul Film
Casablanca è rimasto un film amatissimo da pubblico e critica per 7 lunghe decadi, è stato votato come la storia d’amore più bella mai vista sul grande schermo e il 3° film più bello di tutti i tempi dall’American Film Institute (AFI). Nel 1944 questo classico riuscì anche a vincere tre Oscar®: a Michael Curtiz per la Miglior Regia, a Julius J. Epstein, Philip G. Epstein e Howard Koch per la Migliore Sceneggiatura non Originale e agli Studios Warner Bros. per il Miglior Film.
Casablanca: facile arrivarci, molto più difficile andarsene, specialmente se si è ricercati dai nazisti! Così come lo è il leader della Resistenza Victor Laszlo (Paul Henreid), la cui unica speranza è Rick Blaine (Humphrey Bogart), un cinico Americano che non rischia la pelle per nessuno, specialmente per Ilsa, la moglie di Victor nonché l’amante che gli ha spezzato il cuore. Ilsa offre se stessa come ricompensa per portare Laszlo fuori dal paese e Rick dovrà decidere cosa conta di più, se la felicità personale o le innumerevoli vite in gioco.
CASABLANCA 70° ANNIVERSARIO
EDIZIONE 2 DISCHI BLU-RAY
Street Date: 18 Aprile 2012
Durata: 102 minuti circa
Lingue: 1080p High Definition 16×9 1.37:1. Dolby Digital: Italiano 1.0, Spagnolo 1.0, Francese 1.0, Portoghese 1.0, DTS-HD Master Audio: Inglese 1.0
Sottotitoli: Francese, Danese, Finlandese, Norvegese, Portoghese,Spagnolo, Svedese.
Il Ranger Solitario: prima foto ufficiale di Johnny Depp e Armie Hammer!
Le riprese di The Lone Ranger, kolossal diretto da Gore Verbinski sono iniziate da un paio di settimane, oggi arriva la prima foto ufficiale dal set pubblicata niente meno che dal produttore del film Jerry Bruckheimer dal suo profilo Twitter.
La foto ritrae Johnny Depp e Armie Hammer nei panni dell’Indiano Tonto e del Ranger:
Fonte: Twitter
Motor City: Jake Gyllenhaal al posto di Dominic Cooper?
Zorro Reborn: De Montreuil in lizza per la regia
Alexandre Aja porterà Undying Love sul grande schermo
Biancaneve – Trailer Italiano
Chronicle 2: confermato Max Landis
La sorgente dell’Amore: recensione del film di
In La sorgente dell’amore in un ameno e sperduto villaggio arroccato sulle montagne di un non meglio precisato paese tra il nord Africa e la penisola arabica, le donne della piccola comunità sono costrette a scarpinare per centinaia di metri in salita pur di raggiungere l’unica sorgente d’acqua disponibile. Come per le loro madri e le madri delle loro madri, così è per loro; mentre i mariti disoccupati bivaccano al bar a bere the, le donne, giovani, vecchie ed addirittura gravide sono costrette a questo faticosissimo supplizio giornaliero pur di garantire acqua alla famiglia. Tutto questo sino a quando la giovane e bella Leila (Leila Bekhti), nata nel sud, nelle terre del grande deserto, spingerà le compagne a dire basta e a reagire a quello stato di cose. Leila convincerà le altre donne del villaggio a cominciare una singolare forma di sciopero: lo sciopero dell’amore. Come previsto gli uomini del villaggio, soprattutto i più anziani ed i più integralisti, non la prenderanno bene e cercheranno con ogni mezzo di intimorire e spegnere l’ardore rivoluzionario delle agitate consorti.
Radu Mihaileanu dirige e co-produce questo interessantissimo La sorgente dell’amore che affronta con serietà e profondità la questione della donna e del suo ruolo all’interno della società musulmana. La sorgente dell’amore, che figura nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2010, espone con una certa completezza di argomenti l’attualissimo dibattito inerente alla donna nel mondo arabo, sezionando la questione da diversi punti di vista e confrontando le varie interpretazioni coraniche.
E’ giusto che alla donna sia vietato di istruirsi, di crearsi delle opinioni e di avere un ruolo attivo nella società musulmana? E’ proprio vero che il Corano impedisce ad essa di parificarsi ai diritti propri dell’uomo? La sorgente dell’amore parte dalla circoscritta lotta per l’acqua per giungere ad un dibattito dal respiro più ampio e complesso come testimoniano gli interessantissimi dialoghi finali tra le donne del villaggio e l’Imam locale.
Radu Mihaileanu è un regista francese di religione ebraica che ha partorito questa storia prendendo spunto da un episodio accaduto realmente e recentemente in un piccolo villaggio della Turchia. Il bravo regista francese per documentarsi a dovere sulla realtà che stava andando a rappresentare ha trascorso diversi mesi girando e visitando piccoli villaggi montani sparsi per il territorio arabo; molti dei personaggi del film hanno contorni e caratteristiche ispirati a personaggi realmente conosciuti. Ottimo il risultato e soprattutto la scelta degli interpreti trai quali spiccano la bella protagonista Leila Bekhti e il giovane ed aitante marito Saleh Bakri. Interpretazioni convincenti e spontanee accompagnate ad un’ineccepibile ricostruzione scenografica.
La sorgente dell’amore di Mihaileanu se difetta in qualcosa è in una lunghezza forse eccessiva ma lascia un segno importante nella mente dello spettatore il quale ha modo di conoscere meglio e da un’angolazione nuova una società chiusa e tanto diversa come quella del film. Ne La sorgente dell’amore non si vuole accusare o additare tutto il mondo musulmano, al contrario si vuole dare voce ad un islamismo illuminato e liberale che esiste e che l’occidente deve aiutare ad emergere.
In uscita nelle sale italiane il prossimo 9 marzo, La sorgente dell’amore è un film coinvolgente e ben fatto, un film che difficilmente troverete nei multisala, ma che merita di essere cercato e visto.
Centenario Universal: nuovo logo e nuova animazione!
Prometheus: nuova spettacolare foto!
Ecco una nuovo foto dell’attesissimo e misterioso Prometheus. In realtà si tratta del fotogramma ad alta definizione dell’ultimo trailer del film che rappresenta la stanza delle carte stellari.
Al centro dell’immagine (che potete vedere ad alta risoluzione clikkandoci sopra) si scorge anche la sagoma di Noomi Rapace.
Ecco l’immagine:
Fonte: Collider
Leslie Mann e Taissa Farmiga in The Bling Ring
Sofia Coppola continua ad assemblare il cast del suo prossimo film, incentrato sulle vicende di un gruppo di giovani ladre: della partita sono recentemente entrate a far parte Leslie Mann, Taissa Farmiga, Israel Broussard, Katie Chang, Claire Pfister e Georgia Rock. Il film si ispira alla storia reale di un gruppo di ragazze che, per emulare quanto letto sui giornali e visto in televisione, si dedicarono ai furti nelle ville di alcuni vip Hollywoodiani, tra cui Lindsay Lohan e Orlando Bloom.
In precedenza, era entrata nel cast Emma Watson; Chang, Pfister, Rock saranno le sue ‘compagne di avventura’, aiutate dal più ‘esperto’ Israel Broussard; la Farmiga una loro compagna di scuola, mentre Leslie Mann la madre di due di loro. Le riprese dovrebbero cominciare in primavera. Leslie Mann, vista recentemente a fianco di Jason Bateman in Cambio Vita, sarà sugli scermi in dicembre con This Is Forty di Judd Apatow, una sorta di spin-off di Molto Incinta, che vedrà protagonisti i personaggi interpretati in quel film dalla stessa Mann e da Paul Rudd.
Fonte: Empire
Lily Collins in Writers
Dopo aver rinunciato a partecipare al remake de La Casa, Lily Collins non è rimasta con le mani in mano: nella lista dei suoi prossimi impegni, allo shakespeariano Rosaline, si è aggiunto ora Writers di Josh Boone, in cui l’attrice inglese reciterà a fianco di Greg Kinnear, Jennifer Connolly, e Kristen Bell. Writers sancirà il debutto dietro la macchina da presa di Boone, che si è scritto anche la sceneggiatura.
Kinnear, nel ruolo del protagonista, sarà un famoso romanziere ossessionato dalla ex moglie (Connolly); Lily Collins sarà la loro figlia, anch’essa oggetto di un’ossessione amorosa, da parte di un coetaneo, interpretato da Logan Lerman. La storia, a cavallo tra commedia e dramma, si snoderà seguendo le varie vicende dei membri della famiglia; a quanto pare, il film si fregerà di un cameo eccellente: quello di Stephen King.
Fonte: Empire
Forrest Whitaker maggiordomo alla Casa Bianca?
Il vincitore dell’Oscar per L’ultimo Re di Scozia conferma la propria predisposizione a interpretare personaggi storicamente esistiti: è di qualche settimana fa la notizia che lo dà come probabile del biopic dedicato all’Archivescovo sudafricano Desmond Tutu diretto da Roland Joffe, mentre il prossimo ruolo potrebbe essere quello di Eugene Allen, il maggiordomo che ha servito presso la Casa Bianca tra il 1952 e il 1986, mettendosi a disposizione di ben otto Presidenti USA.
Il film, diretto da Lee Daniels, è tatto da un lungo articolo scritto da Wil Haygood nel 2008 per il Washigton Post, intitolato A Butler Well Served By This Election. Daniels stare assemblando un cast del quale tra gli altri farebbero parte Oprah Winfrey, Hugh Jackman, John Cusack e David Oyelowo, recitando ruoli di primo piano o semplici cameo. La Winfrey dovrebbe avere il ruolo della moglie di Allen, Oyelowo recitare la parte del figlio. Per quanto riguarda Whitaker, due sono i progetti in dirittura di arrivo: Pawn e The Last Stand, entrambi acrion thriller ed entrambi in fase di post-produzione; il primo uscirà entro l’anno, il secondo nel 2013. The Paperboy, altro thriller, è invece il titolo del prossimo film firmato da Daniels.
Fonte: Empire
Boy Scout contro Zombie per Etan Cohen
I primi ‘rumours’ riguardo la commedia horror Boy Scouts vs Zombies risalgono al 2010: dopo un lungo periodo di silenzio, se ne ricomincia a parlare a cominciare dal regista, per il quale si fa il nome di Etan Cohen: attenzione, l’ortografia è quasi la stessa, ma non si tratta di uno dei famosi fratelli, bensì del quasi omonimo sceneggiatore di Idiocracy e Tropic Thunder.
Il titolo la dice già lunga su ciò che il film promette: una squadra di Boy Scout dovrà vedersela con un branco di simpatici mangiacarne, dovendo usare le proprie abilità per salvare la loro cittadina… Carrie Evans ed Emi Mochizuki hanno scritto la scenggiatura; produttore sarà Andy Fickman (inizialmente indiziato per la regia). Non vi sono ancora date certe per l’avvio della riprese; Cohen ha nel frattempo collaborato a Men In Black 3 e al nuovo film di Ben Stiller, The Incredible Mr. Limpet.
Fonte: Empire
L’Era Glaciale 4 – Continenti alla Deriva Trailer Ufficiale Italiano
Ritornano tutti i
protagonisti dell’Era glaciale in una nuova, esilarante, fantastica
avventura. L’Era
Glaciale 4 – Continenti alla Deriva dal 28 Settembre al Cinema.
Ulteriori info nella nostra Scheda Film: L’era
Glaciale 4
The Double: recensione del film con Richard Gere
In The Double Un gruppo di russi attraversa la frontiera tra Messico e Stati Uniti, un Senatore americano viene ucciso con un taglio alla gola, un ex agente della CIA è richiamato in servizio per indagare sul caso a fianco di un giovane dell’FBI. Risultato: un thriller di spionaggio che, purtroppo, pur avendo tutte le carte in regola, non riesce mai a lasciare con il fiato sospeso.
In The Double Sam Shepherdson (Richard Gere) è un ex agente della CIA che, durante la Guerra Fredda, ha eliminato quasi tutti i più temibili killer russi in circolazione, i famigerati “Sette di Cassius”. Quasi, poiché Shepherdson non è mai riuscito a catturare ed uccidere i loro capo, Cassius. L’omicidio di un Senatore degli Stati Uniti, però, fa riemergere l’assassino dal passato dell’ex agente della CIA: il modo in cui il politico è stato ucciso -con un preciso taglio alla gola- fa infatti pensare ad un ritorno di Cassius in circolazione. A questo punto entra in gioco Ben Geary (Topher Grace), un giovane agente FBI che, desideroso di catturare il killer sovietico e affascinato dalla sua figura al punto di scrivere su di lui la sua tesi di laurea, riesce ad ottenere l’incarico di cercare Cassius insieme a Shepherdson. Le sue indagini, però, lo porteranno a rischiare la vita e a mettere a repentaglio quella della sua famiglia.
The Double, il film
The Double, debutto alla regia per Michael Brandt, nonostante si avvalga di un cast d’eccezione (con nomi del calibro di Richard Gere, Topher Grace e Martin Sheen) non riesce mai a decollare. Brandt, che oltre alla regia firma anche la sceneggiatura (scritta insieme a Derek Haas), in realtà non crea un film incisivo o avvincente, ma si gioca nella prima mezz’ora l’unico elemento “a sorpresa” della pellicola e poi lascia che la storia scorra tra indagini, sospetti, inseguimenti e crisi di coscienza (più o meno vere), che danno l’impressione di essere quasi elementi superflui. La parte più interessante del film si gioca invece sul filo del rapporto tra Shepherdson e Geary: il vecchio e il nuovo agente che rappresentano due facce della stessa medaglia, non tanto “il poliziotto buono e il poliziotto cattivo”, ma piuttosto il passato e il presente di un mondo -quello dello spionaggio- che, apparentemente immodificabile, riesce ad essere intaccato e superato dai sentimenti personali.
La sceneggiatura di Brandt e Haas (che, tra l’altro, avevano già collaborato alla stesura di Wanted-scegli il tuo destino e Un treno per Yuma) sembra dunque perdersi un po’: indecisa se seguire la pista del thriller o quella dei rapporti umani, se fare di The Double un film d’azione o meno, si trova ad essere poco incisiva su tutta la linea. Un film di facile fruizione, che non annoia ma nemmeno emoziona e che, grazie a dei flash-back particolari -ricreati con una luce fredda e tagliente- riesce, almeno a livello visivo, a mantenere desta l’attenzione dello spettatore.
Ferrari: ora lavorare per Festival di Roma!
Venom: Josh Trank di Chronicle alla regia?
Lorax: il guardiano della foresta: recensione del film
In Lorax: il guardiano della foresta Ted è un ragazzino innamorato di Audrey, la bella vicina. Un giorno scopre che per conquistarla basterebbe solo portarle un vero albero in giardino. Niente di più semplice, se non fosse che a Thneedville gli alberi non esistono, tutto è di plastica e l’aria si vende a taniche. Così Ted, sotto consiglio della nonna, parte alla ricerca di Onceler, l’unico che gli può spiegare dove trovare un albero di Truffula, con la chioma folta e morbida come seta. Il giovane innamorato allora lascia la città alla ricerca di questo losco signore che gli racconterà la sua storia e gli spiegherà finalmente come trovare l’ultimo albero.
La fiaba nasce dalla geniale mente del Dottor Seuss e si chiama Lorax: il guardiano della foresta, è un favola ambientalista, sul valore della natura e sull’importanza dell’uso parsimonioso delle risorse che questa ci mette a disposizione. Ma chi l’ha portata sullo schermo? Ricordate Cattivissimo Me?
Lorax: il guardiano della foresta, il film
Ebbene la Illumination Entertainment, divisione d’animazione della Universal, torna a lavoro su un film in 3D, e anche questa volta fa centro realizzando un film tenero, divertente, edificante anche se un po’ didascalico, e tecnicamente meraviglioso. L’universo del Dr. Seuss è stato minuziosamente ricostruito con colori e atmosfere vivaci, luminose, ben caratterizzate, con una scenografia davvero notevole ed una regia, firmata da Chris Renaud (Cattivissimo Me), che sfrutta ogni momento possibile per valorizzare l’uso della stereoscopia, dalla gocciolina di bava che cade dalla bocca di un animale che dorme, al classico inseguimento mozzafiato su veicoli avvenieristici.
A firmare le musiche, molto belle e protagoniste in alcune sequenze da musical di Broadway, c’è John Powell già autore delle soundtrack di Happy Feet, L’era glaciale e Dragon Trainer. Quello che però fa davvero la differenza nel film è un doppiaggio davvero eccellente, realizzato da un bel cast di attori noti e meno noti: Danny de Vito è il Lorax, lo spirito della foresta arancione e rompiscatole; Zac Efron è invece il giovane Ted, ragazzo caparbio e deciso, grazie al quale la natura avrà un’altra possibilità; Onceler è invece doppiato da Ed Helms, attore semi-sconosciuto fino a quando nel 2009 non ha partecipato all’addio al celibato più famoso della storia del cinema in Una Notte da Leoni. A loro si aggiungono Taylor Swift per la bella vicina Audrey e Betty White per la divertentissima nonna Norma.
Lorax: il guardiano della foresta sarà sicuramente uno spasso per i più piccoli che troveranno dolcissime tutte le varietà di animaletti presenti nella Valle di Truffula: dagli enormi Citrigni, ai piccoli Pescetti (che ricordano molto i Minion nella voce), fino ai tenerissimi Barbalotti, animaletti pelosi simili agli orsi. Ma anche i più grandi avranno da ridere e da pensare, per un bellissimo film che fa bene agli occhi e al cuore.
John Carter: recensione del film con Taylor Kitsch
A 100 anni esatti dalla nascita, John Carter di Edgar Rice Burroughs approda finalmente sul grande schermo, con un budget da 250 milioni di dollari, prodotto e voluto fortemente dalla Disney, e presentato come il film che coniuga alla perfezione svariati generi.
La pellicola racconta la storia di John Carter (Taylor Kitsch), un veterano della guerra di secessione americana, che viene misteriosamente trasportato su Marte (Barsoom) dove scopre un pianeta diverso, i cui abitanti sono barbari alieni, verdi e alti tre metri. In precedenza Barsoom era un mondo simile alla Terra, diventato meno ospitale a causa della sua età avanzata: gli oceani sono evaporati e l’atmosfera si è assottigliata. L’imbarbarimento del pianeta è dovuto anche dai continui combattimenti tra gli abitanti, al fine di sopravvivere. Lungo il suo viaggio incontra Tars Tarkas, uno degli “alieni verdi”, e salva la principessa marziana Dejah Thoris, di cui si innamora, appartenente al popolo degli “uomini rossi”. Grazie alla sua forza e al suo coraggio, John Carter diventerà il leader di una guerra che divide le due diverse razze che popolano il pianeta.
John Carter, tra fascino e aspettative
Il film, molto atteso, segna il debutto in live action di Andrew Stanton, regista due volte premio Oscar, autore fra gli altri di Toy Story, Wall-E, Monsters & Co e Alla ricerca di Nemo. L’intento principale del film è quello di unire e mescolare diverse componenti in un’unica grande manifestazione, dall’avventura alla fantascienza, dal romanticismo, al fantasy. Tuttavia, spesso le buone intenzioni non fanno un grande film. E’ questo il caso di John Carter che riesce solo in minima parte a dar vita agli obbiettivi prefissate, e ai quali si aspirava soprattutto per il contributo letterario di partenza di Edgar Rice Burroughs.
Il film di
Stanton difetta prima di ogni altra cosa nella
sceneggiatura; si tratta infatti di uno script non proprio
brillante che ha nel precario intreccio il limite più grande, con
passaggi poco chiari e a tratti dati quasi per scontati. Questo si
aggiunge alla debolezza dei dialoghi che precludono la possibilità
di arrivare a quella componente di epica che ci si aspetta in un
film di queste proporzioni.
Nota positiva invece è l’apparato scenografico, che si dimostra all’altezza delle aspettative. Rimangono di notevole fattura l’ambientazione e alcune scene concitante a bordo di navi che “solcano la luce”, pur accingendo spudoratamente ai concept di Star Wars e alla componente avventuristica tipica dei capolavori di Lucas. Di grande supporto è anche il cast, tra cui spicca Mark Strong, calato ormai nell’onnipresente maschera da cattivo con il quale è condannato a sopravvivere ad Hollywood.
Il film, pur rimanendo godibile, a stento riesce a decollare rimanendo ingabbiato nei limiti di un racconto poco lineare e forse poco originale, che non mantiene le aspettative rese sul piano dell’azione. Il contributo di Stanton si sente soprattutto per quel che concerne l’aspetto visivo della storia ma nulla può sugli evidenti limiti narrativi.
A Simple Life: recensione del film di Ann Hui
E’ stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia , A simple life, il film di Ann Hui.
Tao ha lavorato per sessant’anni come domestica per la famiglia Lee e ora si prende cura di Roger, che lavora come produttore nell’industria del cinema ed è l’unico membro della famiglia che ancora vive ad Hong Kong. Tao si occupa di lui come se fosse un figlio.
Quando viene colpita da un brutto malore, decide di andare in pensione e trasferirsi in una casa di riposo, dove trova una nuova stravagante e bizzarra famiglia fatta di persone sole, avvizziti Don Giovanni, golose signore e simpatiche amiche. Roger non fa che dedicare sempre più tempo e attenzioni ai bisogni di Tao, realizzando quanto lei significhi per lui.
A Simple Life è ispirato alla vera storia del produttore Lee ed è narrato con straordinaria sobrietà e misura emotiva, è una pellicola sulla gratitudine e sul rispetto, una commedia crepuscolare sull’amore filiale e sull’amicizia.
L’opera del regista Ann Hui, si rivela essere sempre incredibilmente vera, basata su eventi e persone reali, ritraendo la società e i rapporti interpersonali così come sono nella vita quotidiana di tutti i giorni. Di nuovo insieme sul grande schermo, il divo del cinema orientale Andy Lau e l’incredibilmente talentuosa Deanie Yip, (che è stata premiata all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con la Coppa Volpi come miglior attrice) offrono un duetto recitativo che regala grande tenerezza e una dolce commozione.
Vedendo A simple life lo spettatore si sentirà coinvolto in quello che è il dare e avere dei due protagonisti, entrambi di un’umanità spiazzante, intensa, dolce e disinteressata. Si rimane coinvolti dall’umanità con la quale Roger cerca di far capire tutta la sua gratitudine e il suo affetto per la semplicità con la quale Ah Tao ha guidato la sua vita, in un crescendo di sentimento, dall’inizio in cui il rapporto fra “padrone” e domestica è più formale, fino alla fine quando questa distanza viene sempre meno e fra i due si crea un vero rapporto.
Il consiglio sarebbe di vedere il film in lingua originale, per rendere giustizia alle varie sfaccettature e accenti della lingua cinese di Deanie Yip che accompagnano la sua splendida performance recitativa. Ma qual’ora non fosse possibile, speriamo che il doppiaggio le dia giustizia.
Men In Black 3 – Full Trailer ufficiale italiano
In Men in Black™ 3, gli
Agenti J (Will Smith) e K (Tommy Lee Jones) sono tornati
indietro…nel tempo. J ha visto cose inimmaginabili nei 15 anni
trascorsi nei Men in Black, ma non c’è niente, neanche gli alieni,
che renda J così perplesso come il suo sarcastico e reticente
collega. Quando la vita di K ed il futuro del pianeta sono in
pericolo, l’agente J dovrà viaggiare nel tempo per rimettere le
cose a posto. J scopre che ci sono segreti relativi all’universo
che K non gli aveva mai rivelato – segreti che scoprirà
collaborando con il giovane Agente K (Josh Brolin) per salvare il
suo collega, l’agenzia ed il futuro dell’umanità.
Guardia del corpo: in Blu-ray dal 4 Aprile!
A 20 anni dall’uscita
nei cinema, Warner Home Video celebra la straordinario talento di
Whitney Huston con la riedizione in Blu-ray del suo spettacolare
debutto cinematografico al fianco di Kevin Kostner. Non perdete la
voce femminile più bella di tutti i tempi in un film storico, oggi
impreziosito dalla qualità dell’alta definizione Blu-ray.
Colour from the Dark: recensione del film
In Colour from the Dark in un casolare sperduto nella campagna ferrarese vive una famiglia di giovani contadini: Pietro (Michael Segal), lavoratore instancabile e marito appassionato, sua moglie Lucia (Debbie Rochon), dolce e paziente, e la sorella di lei, Alice (Marysia Kay), sordomuta affetta anche da disturbi mentali. La ragazza, ormai ventenne, si comporta come fosse ancora una bambina, tanto che non si separa mai dalla sua bambola di pezza, Rosina: la usa quasi come ‘periscopio’, per sondare il mondo che la circonda. Un mondo pericoloso. C’è la guerra, il paese è occupato dai tedeschi, e chiunque offra asilo agli ebrei rischia la vita. Come il signor Giovanni (Gerry Shanahan) e la figlia Anna (Eleanor James), che hanno accolto l’ebrea Teresa (Alessandra Guerzoni) nella loro fattoria, mentre aspettano con ansia il ritorno dal fronte di Luigi (Emmet J. Scanlan), fratello di Pietro, nonché fidanzato di Anna.
Un giorno, quando Alice va a prendere l’acqua al pozzo, si intravede una strana luce che sembra sgorgare dal fondo. Il secchio rimane incastrato laggiù e deve intervenire Pietro. Nel tentativo di sbloccarlo, però, l’uomo inconsapevolmente libera una sorta di entità misteriosa destinata a cambiare per sempre tutto ciò con cui entra in contatto. Se all’inizio si assiste a veri e propri miracoli – Alice riacquista la parola, Pietro guarisce da una malformazione alla gamba che lo fa zoppicare, gli ortaggi nei campi crescono rigogliosi ad una velocità esorbitante – ben presto le cose si metteranno male. Per tutti. A cominciare dall’amabile Lucia. Tanto da richiedere l’intervento di Don Mario (Matteo Tosi). Riuscirà il giovane prete a scacciare questa forza soprannaturale malvagia e sfuggente?
Un casolare isolato, un pozzo profondo, una luce misteriosa, una bambola di pezza. Tutti gli indizi puntano all’horror. Per non parlare del soggetto alla base del film: un racconto del 1927, The colour out of space, di H.P. Lovecraft, maestro indiscusso del fantasy (horror incluso). Mentre però l’autore si concentrava su elementi fantascientifici per caratterizzare la sua storia, il regista di Colour from the dark, Ivan Zuccon – cultore di Lovecraft di lunga data, malgrado la giovane età – adatta il racconto in chiave più ‘intimista’, personalizzandolo. A partire dal teatro che fa da sfondo alle vicende: l’azione viene trasportata dalla provincia americana a quella ferrarese, che Zuccon conosce bene perché è proprio di quelle parti. Il trasferimento geografico presentava per lui un interesse particolare, quasi una sfida: offriva, infatti, la possibilità di calare il mito lovecraftiano dentro una realtà insolita, che non gli appartiene affatto, quella della tradizione cattolica italiana.
La rivisitazione di Zuccon è inoltre ambientata in un periodo molto particolare, nel pieno della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca. L’orrore vero del nazifascismo e della Storia del mondo viene dunque a fondersi con l’horror fantasy di questa piccola storia familiare. In fondo, il tema della guerra rappresenta il male dell’uomo, ed è proprio di questo che l’entità misteriosa si nutre. Tuttavia, il regista lascia in secondo piano eserciti e combattimenti, per concentrarsi sui suoi contadini. Dapprima uniti e solidali nel condurre una vita semplice e al tempo stesso faticosa, i personaggi si allontanano sempre più gli uni dagli altri, incapaci di comprendersi e riconoscersi.
“Cosa succede in una famiglia quando tutto va a rotoli?”. Questa l’intenzione ‘intimista’ che ha guidato l’adattamento cinematografico di Zuccon. Certo, non tutti avrebbero pensato all’horror come genere narrativo per trattare una crisi familiare. E, forse, agli occhi dello spettatore, non è proprio la crisi familiare a rappresentare il cuore della vicenda. Che sembra svolgersi seguendo una trama piuttosto banale, infarcita di tutti i must del film horror. Un forza malvagia arriva improvvisamente ad interrompere la tranquilla routine di una famiglia perbene, insinuandosi silenziosa nelle vite dei personaggi. Seguono possessioni più o meno demoniache, allucinazioni, morti trucide e compagnia bella. Certo, essendo un film di genere, è ovvio che vengano rispettati tutti i diktat che il genere stesso comporta. Ma con una tradizione ormai centenaria in materia di horror, ci si aspetterebbe qualcosa di più. Uno sguardo nuovo, un elemento-sorpresa in grado di stupirci davvero. E di spaventarci nel profondo.
Non bastano le musiche d’atmosfera,
né le scene splatter con litri di sangue al seguito. Tutto questo
ci è fin troppo familiare; ormai sappiamo prevedere ogni mossa. La
regia non è sufficientemente efficace nello spiazzarci. Zuccon ha
un indubbio gusto estetico e ci regala inquadrature assai
suggestive, ma nel quadro complessivo del genere non ci
spaventa. Forse perché l’opera vuole essere più intimista; forse
perché alcuni effetti visivi risultano quasi ‘datati’ (il film è
del 2008); o forse perché il ritmo non è quello classico,
incalzante, cui l’horror ci ha piacevolmente abituati (e di cui si
sente un po’ la mancanza).
Venduto all’estero in numerosi Paesi, Colour from the Dark esce soltanto adesso in Italia, sottotitolato, grazie al circuito di Distribuzione Indipendente.
Colour from the Dark: alla Casa del Cinema arriva l’horror made in Italy
Il regista Ivan Zuccon
(collaboratore fisso di Pupi Avati) presenta il suo
Colour from the dark, horror ispirato ad
un racconto del maestro del fantasy H.P. Lovecraft. Con lui, gli
attori Michael Segal (il protagonista, Pietro) e Matteo Tosi (nel
ruolo del prete, Don Mario), il compositore Marco Werba, la
co-produttrice Roberta Marrelli, e il distributore Giovanni
Costantino (Distribuzione Indipendente).
Only God Forgives: Ryan Gosling first look
Ecco la primissima immagini apparsa in rete del prossimo film di Nicolas Winding Refn, Only God Forgives che vedrà di nuovo Ryan Gosling in veste di protagonista.
Ti stimo fratello: recensione del film con Giovanni Vernia
In Ti Stimo Fratello Giovanni è un ingegnere elettronico che vive una vita di ripiego. Scappato da Genova per fare carriera a Milano si è accontentato di lavorare come pubblicitario grazie alla sua relazione con la figlia del capo dell’azienda. Suo fratello gemello Jonny invece è un discotecaro doc, che ha in testa solo la musica house e che, quando piomba a Milano per fare l’esame orale ed entrare nella Guardia di Finanza, manda a rotoli la vita apparentemente perfetta del fratello.
E’ questa la premessa semplice di Ti Stimo Fratello, esordio al cinema di Giovanni Vernia, il comico conosciuto a Zelig con il personaggio di Jonny Groove. I comici televisivi che si traferiscono al cinema sono sempre più frequenti e sempre più disarmante è il successo che riscuotono, esempio per tutti è quello di Checco Zalone che ha già all’attivo due lungometraggi e degli incassi da capogiro.
Così la Colorado ha pensato bene di investire su un altro di questi fenomeni, e Vernia si è fatto trovare pronto mettendosi in gioco con un doppio personaggio, oltre che in veste di sceneggiatore e regista, in collaborazione con Paolo Uzzi. La storia è autobiografica, con tanto di dedica finale alla mamma e la confezione del film fa venire in mente un preciso sostantivo: fretta. Ti Stimo Fratello è stato pensato e girato in tempi record e purtroppo quest’ansia di arrivare al cinema traspare dall’approssimazione delle riprese da “buona la prima” e dalla scarsissima conoscenza da parte di Vernia del mezzo cinematografico.
Il prodotto è assimilabile ad una
commedia scadente e, tanto per rendere l’idea, i cinepanettoni
risultano al confronto veri e proprio film d’autore, considerando
che anche se ripropongono sempre la stessa struttura, la stessa
volgarità e le stesse facce, a livello produttivo sono collaudati e
funzionano. Probabilmente se Ti Stimo Fratello avesse avuto una
produzione più ponderata e una regia più curata avrebbe sortito un
effetto diverso.
Il personaggio di Jonny Groove rivela tutti i limiti che appartengono alla categoria dei cabarettisti; la loro naturale brevità, adatta ai 5, massimo 10 minuti di sketch sul palco di Zelig, non può reggere in un lungometraggio (93 minuti raramente sono sembrati così lunghi) poiché in genere o ci si limita a reiterare le battute, come è capitato al pur eccellente Cetto La Qualunque di Albanese, oppure si dilata il numero da cabaret, con un risultato scontato: la noia.
Scontato dirlo, i personaggi migliori sono i comprimari, su tutti la zia di Giovanni e Jonny Carmela Vincenti e il veterano Maurizio Micheli, che interreta il padre dei gemelli. Piccoli ruoli anche per Diego Abatantuono e Paolo Sassanelli.
Ti Stimo Fratello si rivela purtroppo un esperimento fallito a livello cinematografico che potrebbe anche riservare sorprese se tutti i fan di Groove andassero a vederlo, ma che fa sentire il cinema italiano sempre più lontano dalla soglia dell’accettabile.