Ormai non passa giorno in cui non
arrivi qualche notizia riguardo ai nuovi impegni di Michael
Fassbender: ultima in ordine di tempo, quella della conferma della
sua partecipazione come protagonista a The Counsellor, che segnerà
l’esordio dello scrittore Cormac McCarthy in vesti di
sceneggiatore, e che sarà diretto da Ridley Scott. Il progetto sta
prendendo vita in maniera molto rapida: in gennaio McCarthy si
è presentato ai propri editori non con un nuovo romanzo, ma
con la sua prima sceneggiatura cinematografica; in seguito Ridley
Scott ha bruciato tutti sul tempo nell’assumersi l’onore e l’onere
di dirigere la pellicola.
L’inizio delle riprese è fissato
per maggio. The Counsellor racconterà la storia di un avvocato di
successo che pensa di essere abbastanza scaltro da poter entrare
nel business del traffico di droga continuando a indossare il suo
manto di rispettabilità, ma le cose non andranno esattamente
come previsto… Secondo quanto anticipato in precedenza, nel film
avranno un ruolo – due donne, forti figure femminili in un mondo
estremamente maschilista. Oltre a quella Fassbender, al
momeno non vi sono altre conferme riguardo il cast.
A settembre torna la terza edizione di
Corto e Fieno, Festival di cinema rurale di Ameno, Armeno e Miasino
(NO). Da sempre Corto e Fieno cerca sguardi che raccontino
In attesa del nuovissimo film di Tim
Burton FRANKENWEENIE, è ora disponibile il teaster poster del
film! Dal genio creativo di Tim Burton (“Alice in Wonderland”,
“The Nightmare Before Christmas”) arriva “Frankenweenie”, una
commovente favola su un ragazzo e il suo cane.
Anche i protagonisti de L’era
glaciale sono in attesa della serata dei premi Oscar
di domenica prossima, 26 febbraio. Per celebrare questo evento, è
disponibile un nuovo corto, con protagonista Scrat, dal titolo
“The Scratist”.
Tratto da una storia vera,
Quasi Amici racconta la storia di Dris che si
ritrova a fare da badante a Philippe, un ricchissimo paraplegico
completamente incapace di prendersi cura di se stesso, a causa
dell’incidente di parapendio che l’ha ridotto su una sedia a
rotelle, immobile dalla base del collo in giù.
Dris è ciò che di meno appropriato
si possa immaginare per prendersi cura di un uomo in quello stato:
rozzo, un po’ ignorante, di modi bruschi e senza alcuna pietà…ma a
pensarci bene, è proprio quello che cerca il ricco Philippe,
nessuna pietà, nessun riguardo particolare o delicatezza eccessiva
per la sua condizione. Così il giovane, un ragazzo di colore che
vive in un piccolo appartamento con tantissimi fratelli e sorelle,
si ritroverà solo in una elegante stanza di un palazzo a fare da
badante a questo ricco signore che non può muoversi.
All’inizio il loro rapporto sembra
fare attrito e genera la preoccupazione di coloro che da sempre
sono intorno a Philippe, ma a poco a poco Dris farà breccia in lui
e trai due nascerà un vero affetto, basato soprattutto sulla
particolare vitalità del giovane capace di riportare alla vita
un’intera famiglia prima soppressa dal peso dell’immobilità del
capofamiglia.
Quasi Amici, il film
Il film, raccontatoci da
Eric Toledano e Olivier Nakache, anche
sceneggiatori, si offre con grande appetibilità all’occhio
regalando grandi immagini paesaggistiche ma riuscendo anche ad
entrare letteralmente nel dettaglio dei personaggi, avvicinandoci a
loro e facendoci affezionare. E tutta la storia è una continua
cascata di battute divertentissime, senza peli sulla lingua e
decisamente dissacranti.
Ad interpretare i due protagonisti
abbiamo Francois Cluzet, nei panni di Philippe e
Omar Sy in quelli di Dris. La bravissima coppia
mette in scena due mondi separati, che hanno ben poco in comune ma
che riescono a capirsi e a diventare comunicanti. Le musiche,
affidate all’italiano Einaudi accompagnano con eleganza le scene
aggiungendo profondità al racconto.
Quasi Amici però
racconta anche il disagio sociale di chi è costretto a fare delle
scelte, di chi pur avendo tutto non possiede nulla e queste due
realtà vengono messe a confronto e compenetrandosi mettono in piedi
un grande affresco emotivo in questo film che già in Francia ha
sbancato il box office. Quasi amici racconta di
una storia semplice, forse assurda nelle sue dinamiche ma realmente
accaduta, il che rende il film più romantico e gradevole.
Uscita giovedì 23
febbraio – Adisa o la storia dei mille anni: Un viaggio
attraverso le regioni montuose della Bosnia centrale dove vivono
alcune comunità di rom kaloperi: famiglie stanziali che possiedono
una casa, guardano con sospetto gli zingari dediti al nomadismo e
non parlano volentieri la lingua romanì. Di villaggio in villaggio,
vengono scrutate attentamente tutte le abitudini più ordinarie dei
membri delle varie famiglie e vengono registrate alcune
testimonianze: esperienze e pensieri di differenti generazioni che
cercano di aprire un nuovo sguardo sulla diversità e la ricchezza
dei popoli rom.
L’acclamato regista Jason
Reitman (Juno, Tra le nuvole) ritorna sul
grande schermo con una nuova pellicola, ancora una volta scritta
dalla sceneggiatrice premio Oscar Diablo Cody.
Anche in questa opera Reitman conferma il suo
enorme talento nella commedia dalle tinte amare, dimostrandosi fra
i registi americano più interessanti della nuova generazione.
La pellicola dal titolo
Young Adult racconta con sorprendente delicatezza
e con naturalezza le vicende di Mavis Gray, una scrittrice di libri
per ragazzi che sente di non avere alcuna identità autoriale.
Decide così di tornare nella sua vecchia città del Minnesota, in
cerca della se stessa di un tempo: incapace di crescere, vuole
riconquistare il suo vecchio ex, ora felicemente sposato. Al suo
fianco, un altro ex compagno di scuola.
Presentato al Festival di Berlino
di quest’anno, Young Adult si dimostra essere un film molto
interessante sotto tutti i punti di vista. La storia ben scritta e
soprattutto ben raccontata s’inserisce perfettamente nella
filmografia del regista che ormai è diventato uno specialista della
commedia amara, visti i fasti di Juno e
Tra le nuvole. Anche in questa pellicola
Jason Reitman conferma tutto il potenziale
dispiegato nei precedenti film, dimostrando forse una maturità
arrivata quasi al culmine del suo percorso.
Young Adult, il
film
Il regista è bravissimo a mettere
in scena un film che riesce ad arrivare in profondità al malessere
sociale che vive la protagonista, riuscendo in pieno a mostrare
perfettamente il suo sgretolamento fisico e psichico. Il suo è uno
sguardo riflessivo, che non vuole giudicare ma solo indagare a
fondo tutti gli aspetti che ruotano a torno a Mavis e che l’hanno
portata in una situazione di tremenda sofferenza. Nel suo intento,
sceneggiatrice e regista trovano lo straordinario apporto di
Charlize Theron che ritorna a un livello
attoriale elevatissimo. La sua performance dona ulteriore
profondità al personaggio, senza considerare la sua eccezionale
bellezza che gli permette di muoversi in una cornice colma di
sofferenza con straordinaria eleganza.
In Young
Adult, Reitman sorprende anche per l’abile utilizzo del
montaggio, che si sostituisce completamente al dialogo nell’intento
comico, diventando un veicolo per marcare in maniera sobria la vena
ironica del film, consentendogli di mantenere un perfetto
equilibrio fra le due nature presenti, quella ironica e quella
tragica.
Young Adult ci
regala un film che racconta l’insoddisfazione di una vita passata a
rincorrere una felicità ingannevole e che si dimostra essere
difficile da raggiungere. La vera felicità diventa quasi un
miraggio e quel che rimane è un’esistenza vuota e sofferente,
almeno fino a che non si riesce a comprendere alla perfezione il
disagio che ci attanaglia, e l’unico modo per sopravvivere è
affrontarlo, con tutto quello che ne consegue, solo così forse alla
fine si ritornerà ad essere vivi e a respirare.
Saranno Orlando Bloom e
Djimon Hounsou i protagonisti d’eccezione di
Zulu, nuovo progetto del regista francese
Jérôme Salle ispirato all’omonimo best seller di Caryl Férey.
Il crime thriller, ambientato in un
sofferente e tormentato Sudafrica appena uscito dal periodo buio
dell’apartheid, è costruito sulla storia di due poliziotti,
interpretati da Bloom e Hounsou, chiamati a investigare sulla morte
della figlia diciottenne del giocatore di rugby degli Sprikboks.
Sullo sfondo, una dolente Cape Town asfissiata dal caos per la
mancanza di regole e alla prese con un ordine da ricostruire.
Le riprese del film dovrebbero
iniziare il prossimo luglio. Intanto, se sembra naufragato per
Hounsou il progetto di interpretare l’angelo della morte
nell’adattamento di Paradise Lost della Legendary Pictures, Orlando
Bloom sarà doppiamente impegnato nel dramma Cities con
Kirsten Dunst nonché nel suo leggendario ruolo di Legolas ne Lo
Hobbit, il tanto atteso prequel della trilogia de Il
Signore degli Anelli.
Nelle ultime rivelazioni di Mark
Canton, produttore dell’action movie The
Tomb, ad affiancare l’indomabile duo
Stallone-Schwarzenegger ci sarà Jim Caviezel. Conosciuto dai più
per
33 Dias (33
giorni) è il progetto in fieri del regista Carlos Saura
dedicato a una delle più brillanti e geniali figure del secolo
scorso, il maestro spagnolo Pablo Picasso. Ad
avere
Com’è bello far
l’amore si conferma al primo posto, seguito dal buon
debutto di In
Time e Paradiso Amaro.
Esordio non positivo per War Horse.
Considerando gli incassi, il
vincitore del weekend è Com’è bello far
l’amore, che dopo dieci giorni sfiora i 5 milioni di
euro totali con gli ultimi 1,5 milioni raccolti nei tre giorni. Ma
a ottenere la migliore media del fine settimana è In
Time, che debutta al secondo posto con 1,3 milioni
incassati in 280 sale (contro le oltre 550 della commedia
italiana).
Buon terzo posto per
Paradiso Amaro, candidato a 5 premi
Oscar: il fim con George Clooney ottiene 1,1 milioni e punta al
passaparola.
Hugo
Cabret scende al quarto posto: il film di Martin
Scorsese mostra una buona tenuta con 1 milione raccolto negli
ultimi tre giorni, per 5,3 milioni complessivi.
War Horse
apre in quinta posizione. Il film di Steven Spielberg ottiene 545.000 euro in 280
sale: un debutto non particolarmente incoraggiante per una
pellicola che forse non incontra i gusti dello spettatore medio
italiano…
Inizia la parabola discendente di
Benvenuti al Nord, che dopo cinque
settimane arriva a ben 26,6 milioni totali con altri 534.000
euro. Tre uomini e una pecora scende al settimo
posto, arrivando a 1,5 milioni con altri 479.000 euro.
Jack e
Jill esordisce in ottava posizione con un risultato
mediocre: 338.000 euro raccolti in 206 sale; il numero di copie
disponibili per la commedia con Adam Sandler è decisamente
eccessivo.
Chiudono la top10
Mission: Impossible – Protocollo Fantasma
(261.000 euro) e 40 carati (179.000
euro), giunti rispettivamente a 5,7 milioni e 722.000 euro.
La 62ma edizione del Festival di Berlino
si è chiusa ieri, domenica 19 febbraio, con l’assegnazione
dell’Orso d’Oro al film Cesare deve morire dei
fratelli Paolo e Vittorio Taviani.
Denzel Washington
è una sicurezza per il box office, oltre che assicurare un’ottima
interpretazione, questa volta di un agente della CIA corrotto, ma
in fondo neanche troppo, che lo vede protagonista in Safe
House del quasi esordiente Daniel Espinosa.
Il film arriva in prima posizione
del botteghino statunitense con un incasso di 24 milioni di dollari
questa settimana, per un totale di 78. Le atmosfere d’azione e
di sparatorie del primo in classifica si contrappongono
specularmente alle atmosfere drammatiche e di amore impossibile che
promette The vow, in cui un uomo deve
riconquistare sua moglie dopo che questa ha perso la memoria a
causa di un incidente.
Il film incassa 23 milioni questa
settimana portandosi ad un totale di oltre 85. In terza
posizione troviamo il nuovo Ghost rider: Spirit of
vengeance, che vede ancora una volta protagonista Nicolas
Cage. Il film incassa 22 milioni di dollari. Al quarto posto
resta più o meno stazionario Journey 2: The mysterious
Island, con un incasso totale di 53 milioni di
dollari. A metà classifica si ferma This means
war che oltre alla regia di McG, quasi un brand per i film
d’azione, vanta un cast alquanto allettante: Reese Witherspoon, Tom
Hardy e Chris Pine. Il film incassa 19 milioni di
dollari. Scende anche la riedizione in 3D di Star
Wars: A phantom menace, che aggiunge quasi altri 8
milioni di dollari al suo incasso complessivo che raggiunge così
quota 33.7 milioni di dollari, ma che gli consegna la sesta
posizione. In settima invece troviamo
Chronicle, che dopo aver detenuto la prima
posizione nella prima settimana di uscita, alla terza lo troviamo
ben oltre la metà della classifica, con un incasso settimanale
di 7.5 milioni di dollari e un totale di 51. In ottava
posizione scende anche The woman in black, con un
incasso totale di 45 milioni di dollari e in nona appare
Arrietty, una produzione Ghibli Studio dell’anno
scorso che riesce ad entrare nella classifica dei film più visti
negli Stati Uniti. Il suo incasso è di 6 milioni di
dollari. Supera la boa della quarta settimana in classifica,
oltre che di uscita The grey, che chiude in decima
posizione, con un incasso settimanale di 3 milioni di dollari e uno
totale di 48.
La prossima settimana
usciranno: The forgiveness of blood, una
coproduzione americano-albanese diretta da Joshua Marston che
sembra fare da contrappeso al film di Angelina Jolie sulla guerra
nei Balcani, La fèe, film indipendente, ma che
sembra suscitare molto interesse e Wanderlust, una
nuova commedia con Jennifer Aniston.
Dopo aver scelto Steve Coogan come
protagonista, Michael Winterbottom sta completando il cast del suo
nuovo film, King of Soho: recentemente si sono unite al progetto
Anna Friel, Tasmin Egerton e Imogen Poots. Il film segnerà un
ritorno alle atmosfere di 24 Hour Party People, prendendo le mosse
da una vicenda reale, quella del proprietario di locali ed editore
di riviste per adulti Paul Raymond, una delle figure più influenti
nel sottobosco culturale londinese tra la fine degli anni ’50 e
l’inizio dei ’90.
Proprietario del primo strip-club
britannico, ed editore tra le altre di Mayfire, risposta inglese a
Playboy o Penthouse, Raymond fu poi battezzato ‘Il re di Soho’. La
sceneggiatura del film è stata scritta Matt Greenhalgh (Control);
Anna Friel reciterà nel ruolo della prima moglie di Raymond, Jean
Bradley, la Egerton sarà la modella glamour Fiona Richmond, mentre
Imogen Poots interpreterà la figlia Debbie, morta per un’overdose
di eroina nel 1992.
Con film come United 93, Green Zone
e due capitoli della saga di Jason Bourne, Paul Greengrass è stato
uno dei registi che hanno più spesso affrontato le conseguenze
politiche degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Il
regista inglese torna sull’argomento anche col suo nuovo lavoro,
Captain Phillips, quasi interamente girato sulle acque dell’Oceano
Indiano.
Il film sarà incentrato sulla
vicenda realmente accaduta del sequestro della nave Maersk Alabama
da parte di un gruppo di pirati somali. Ton Hanks sarà il
progatonista, nel ruolo del Capitano Richard Phillips. Come già in
Green Zone e United 93, Greengrass sarà affiancato da Barry
Ackroyd, incaricato di portare sullo schermo l’atmosfera
claustrofobica dei corridoi della nave, trasformatasi in una
terrificante trappola per topi. Dopo le riprese nell’Oceano
Indiano, la produzione si sposterà a Malta, per le riprese nei
bacini artificiali della Mediterranean Film Studios e, infine, in
Marocco per le scene ambientate sulle spiagge.
Dopo aver visto la propria carriera
decollare definitivamente, grazie a una grande versatilità, che
l’ha portato a vestire i panni del supercriminale marvelliano
Magneto, dare vita al sofferto protagonista di Shame e, in ultimo,
partecipare a Knock Out – Resa dei Conti di Soderbergh, Michael
Fassbender sembra ora intenzionato a portare sugli schermi un
propria idea: un racconto basato sui miti del guerriero celtico
Cuchulain. Fassbender sarebbe già al lavoro con Ronan Bennett
(Nemico Pubblico).
Le avventure di Cuchulain rientrano
nei cicli celtici risalenti all’ottavo secolo: Cuchulain è un
guerriero dalle ascendenze divine, per certi versi assimilabile a
Ercole. Il progetto è al momento in fase embrionale, il regista
deve andora essere scelto; nel frattempo, Fassbender tornerà sugli
schermi ai primi di giugno in Prometheus di Ridley Scott.
L’idea risale ormai a qualche anno
fa: fu infatti nel 2007 che i fratelli Paul e Chris Weitz
(produttori, sceneggiatori e registi che, soli o in coppia hanno
lavorato a film come American Pie, About a Boy, Mr. e Mrs. Smith,
American Dreamz) avevano espresso l’intenzione di portare sul
grande schermo le avventure di Elric di Melnibonè, protagonista di
una delle più importanti saghe del genere fantasy, opera dello
scrittore Michael Moorcock. Dopo essere stato lasciato in stand-by,
il progetto torna ora in auge, anche perché i due Weitz hanno già
ottenuto i diritti, nonché l’approvazione dello stesso Moorcock: vi
sarebbe già un abbozzo di sceneggiatura, che punta a rispettare lo
spirito ‘anarchico’ dell’opera dello scrittore londinese, ma
ovviamente ci vorrà ancora del tempo per giungere a un lavoro
compiuto. Elric nasce come un autentico antieroe: in molti l’hanno
visto come una risposta di Moorcock all’opera di Tolkien, che lui
considerava una sorta di inno al ‘conservatorismo classista’
inglese.
Il personaggio è apparso per la
prima volta all’inizio degli anni ’60 ed è stato protagonista di
una dozzina di libri; in seguito, è stato adattato più volte
per i fumetti; gli Hawkwind, sstorica band di space-rock
britannica, hanno più volte collaborato con Moorcock, dedicando uno
dei loro innumerevoli dischi proprio a Elric. Il personaggio trae
la sua forza dalla demoniaca spada Stormbringer, lottando per
impedire di venirne posseduto. In realtà, dopo il non esaltante
successo arriso al recente Conan (cui Elric per molti
versi è assimilabile), per il fantasy al cinema non sembra
essere un periodo così buono; tuttavia l’uscita de Lo Hobbit a fine
anno potrebbe segnare un rilancio per il genere.
E’ la mezzanotte del 21
luglio 2001, 400 poliziotti sfondano le porte della scuola
elementare Armando Diaz di Genova, all’interno dell’istituto sono
presenti 93 persone e alla fine del massacro si contano 70 feriti
di cui tre in prognosi riservata e una in coma. Questo il tragico
bilancio dell’incontro tra i potenti del mondo, il G8.
Per la rubrica film d’animazione ecco la recensione
di Rock and Rule
di Clive A. Smith, un vero e proprio cult del
genere, distribuito allora dalla MGM.
Anno: 1983
Regia: Clive A.
Smith
Trama: La storia è
ambientata in un futuro apocalittico dalle atmosfere che sembrano
omaggiare Blade Runner di Ridley Scott. In seguito ad un’esplosione
nucleare, il genere umano si è estinto e le città sono state
ripopolate da cani e topi mutanti, gli unici sopravvissuti a questa
tragedia. Mok, una folle rockstar in declino, vuole evocare
tramite le vibrazioni generate da una particolare sequenza di note
detta ‘Armageddon key’, un potentissimo demone proveniente da
un’altra dimensione. Egli è alla ricerca di una voce che riesca ad
emettere questa particolare melodia ed il caso vuole che si
imbatta in Angel, giovane vocalist in un gruppo di topi punk-rock.
La ragazza è l’unica in grado di cantare le fatidiche note
dell’Armageddon key.
Analisi: Rock and
Rule è un film d’animazione realizzato nel 1983 dallo studio
canadese Nelvana che due anni prima aveva prodotto Heavy
Metal, altro film cult del cinema d’animazione per adulti. Gli
ingenti capitali investiti in quest’ambizioso progetto, portarono
la Nelvana sull’orlo della bancarotta da cui riuscì a sollevarsi
grazie alla realizzazione della serie televisiva Care Bear, qui da
noi i famosissimi Orsetti del cuore. Inoltre la sfortuna volle che
la MGM, casa di distribuzione del film, venisse
acquisita dalla United Artists proprio in quel
periodo. I vertici del nuovo assetto aziendale, concentrati su
nuove e più pressanti priorità, si disinteressarono a Rock and Rule
e così il film non venne mai distribuito negli Stati Uniti. Fu
presentato ad un festival cinematografico in Germania, distribuito
in alcuni cinema del Canada senza troppa fortuna ( gli spettatori
di quel periodo non si aspettavano la presenza di parolacce e
contenuti trasgressivi in un cartoon ) ed infine ebbe alcuni
passaggi in emittenti televisive canadesi.
Rock and Rule: recensione
del film d’animazione di Clive A. Smith
La riscoperta
di Rock and Rule avvenne anni
dopo grazie al passaparola ed alla circolazione di VHS condivisi
dai vari appassionati di questo genere che lo spacciarono come
opera del regista indipendente Ralph Bakshi (Fritz
il gatto, Il signore degli anelli). Rock and
Rule non arrivò mai nelle sale italiane ed allo stato
attuale le uniche copie in circolazione sono in lingua
inglese.
Sebbene il plot
sia piuttosto debole e non del tutto originale, ciò che affascina
in questo lavoro è lo stile grafico e la colonna sonora. Risultano
particolarmente curati sia il Character Design, sia la creazione
degli sfondi e delle ambientazioni. Viene fatto largo uso del
Rotoscoping uno stile d’animazione che consiste nel creare i
movimenti del personaggio ricalcando quelli di un modello in
carne ed ossa filmato precedentemente. Viene usato per rendere più
fluide e realistiche le movenze di figure antropomorfe ed è una
tecnica molto antica a cui, ad esempio, fece ricorso anche la
Disney in alcune scene di Biancaneve e i sette nani. Forse la voce
che uno degli autori fosse Ralph Bakshi è nata proprio da questa
caratteristica del film, infatti Bakshi è stato uno dei registi più
radicali nell’impiego del Rotoscoping nel cinema d’animazione. A
quest’uso tradizionale si affianca, però, anche una sperimentazione
delle nuove tecnologie elettroniche applicate al video che negli
anni ottanta vedono il loro maggiore sviluppo e che si evolveranno
poi, nella grafica in tre dimensioni del cinema d’animazione
contemporaneo.
Frutto della collaborazione con
grandi nomi del Rock, la colonna sonora voleva essere la maggiore
attrattiva di questa produzione. Infatti, subito dopo il prologo, i
primi nomi presenti nei titoli di testa sono quelli dei musicisti
che hanno collaborato alla sua realizzazione. Per citarne alcuni,
Debbie Harry vocalist del gruppo Blondie che interpreta le canzoni
di Angel (ed alla quale si ispirarono i disegnatori per il
character design di questo personaggio), Lou Reed e Iggy PoP che
interpretano le canzoni di Mok e gli Earth, Wind & Fire con un
brano inserito all’interno di una scena in discoteca (una delle più
incriminate e trasgressive del film).
Rock and
Rule è un film, quindi, al servizio della musica e
delle immagini in grado di ipnotizzare lo spettatore. Un opera dal
passato “difficile” ma che forse, grazie a questa sua recente
riscoperta, potrà riscattare in futuro.
La recensione del film
d’animazione Anastasia diretto
da Don Bluth e Gary Goldman e
targato Walt
Disney.
Anno: 1997
Regia:Don
Bluth e Gary Goldman
Con le voci di:
Meg Ryan/Tosca (Anastasia); John Cusack/Fiorello (Dimitri); Kelsey
Grammer/Franco Chillemi (Vladimir); Christopher Lloyd/Mauro Bosco
(Rasputin); Hank Azaria/Fabrizio Vidale (Bartok); Bernadette
Peters/Silvia Pepitoni (Sophie); Angela Lansbury/Alina Moradei
(Imperatrice-vedova Maria); Kirsten Dunst/Valentina Mari (Anastasia
da bambina).
Trama: Ambientato
nella Russia dei primi decenni del ‘900, Anastasia parla di una
giovane principessa fuggita durante la festa del trecentesimo
anniversario della dinastia Romanov per sottrarsi alla maledizione
lanciata dal perfido Rasputin contro la famiglia regnante.
Anastasia:
recensione del film diretto da Don Bluth e Gary Goldman
Con l’aiuto del coraggioso Dimitri,
la giovane figlia dello zar e la nonna della bambina, l’imperatrice
Maria, riescono a fuggire, ma durante la fuga Anastasia è
sopraffatta dalla folla e batte la testa, rimanendo esamine lungo
la strada.
Molti anni dopo la povera orfana,
certa di voler scoprire la sua vera identità, incontra Dimitri; il
giovane, allettato dalla ricca ricompensa messa in palio
dalla regina madre per chi le
avesse riportato la nipote scomparsa, nota immediatamente la
somiglianza con la bella principessa. Così inizia il loro viaggio
verso Parigi dove li attende però una regina diffidente e ormai
rassegnata dopo anni di inutili ricerche e giovani imbroglioni,
avidi di quel denaro.
Ma dopo un’iniziale indifferenza
quel ciondolo regalatole anni or sono proprio dalla nonna durante
la festa dalla quale furono costrette a fuggire convince la regina
madre che Any sia la nipote perduta. Quella sera tutta l’alta
società assisterà al debutto di Anastasia, ma ancora una volta,
come anni prima, insieme all’affascinante Dimitri dovrà affrontare
le insidie del malvagio Rasputin e del suo assistente Bartok il
pipistrello, che tenteranno con ogni mezzo di ostacolarli.
Analisi:
Certamente uno tra i suoi progetti più ambiziosi, Don Bluth,
insieme al co-regista Gary Goldman, realizza con Anastasia un
cartoon in cinemascope che si propone come valida alternativa ai
classici della tradizione Disney, dove ha collaborato come
animatore per lungo tempo. Il tentativo di sradicarsi dalla
decennale tradizione disneyana e di proporre un cartoon destinato
ad un pubblico di più ampia fascia generazionale sfociano in una
commedia di caratteri nella quale alla cura e alla minuzia dei
ritratti similveri dei protagonisti, prevalgono una realisticità
sorprendente ed una attenzione quasi maniacale nella ricostruzione
di sfondi paesaggistici e di contorno assai distanti
dall’animazione sino ad allora
dominante. Eppure, nonostante gli sforzi di realizzare un cartoon
“evolutivo” sia dal punto di vista del racconto che dal punto di
vista della grafica, è innegabile che si riscontrino tracce della
lezione disneyana; a partire dalla bella favola, sebbene rivisitata
in chiave digitale, supervisionata dal guru italiano Giovanni
Colombo, la storia di una bella principessa derelitta per cui è
facile immaginare un lieto fine, così come la presenza di simpatici
co-protagonisti come il cagnolino che accompagnerà la giovane
Anastasia nel suo lungo viaggio e il pipistrello albino, aiutante
del malvagio Rasputin.
Ottima la scelta delle voci nella
versione italiana, Tosca nei panni della gran duchessa e Fiorello
nelle vesti dell’impavido Dimitri, perfettamente coerenti con la
tipologia dei personaggi pensati da Don Bluth. Il carattere sonoro
è persistente, quasi a voler sottolineare l’impronta teatrale e
edonistica del cartone, direzionato verso l’innovativa forma del
musical, e saranno proprio le voci dei due doppiatori ad
interpretare le musiche di David Newman e di Stephen Flaherty,
vincitori dell’Oscar nel 1998.
John Turturro
potrebbe raggiungere Dwayne Johnson, Mark Wahlberg, Ed
Harris e Rob Corddry in Pain and Gain,
thriller ambientata nel mondo dal culturismo. Alla regia ci sarà
Michael Bay che, prima di dedicarsi al mastodontico quarto capitolo
della serie Transformers, vuole concedersi con Pain and Gain
un’esperienza dal taglio decisamente meno roboante. Turturro, al
servizio di Bay in tutti i Transformers sin’ora realizzati,
andrebbe a interpretare l’uomo d’affari di Miami Marc Schiller,
rapito e torturato da una banda di body builders nota come Sun Gym
Gang. Il film è ispirato a fatti realmente accaduti ed è basato su
alcuni pezzi del giornalista del Miami New Times Pete Collins.
Kyle Chandler (Super 8), il protagonista
della fortunata serie televisiva Ultime dal cielo, potrebbe entrare
nel cast del film – il titolo dev’essere ancora
In Hysteria nel
1880 l’isteria era una delle malattie più diffuse tra le donne,
giovani e meno giovani, della medio alta borghesia londinese.
Almeno così pensava il Dottor Dalrymple (Johnathan
Pryce) che curava le sue pazienti con massaggi localizzati
… sotto le gonne. In suo aiuto arriva il giovane ed appassionato
Dottor Granville (Hugh
Dancy) che con l’aiuto di un suo facoltoso amico,
interpretato da Rupert Everett, ‘meccanizza’ il
processo di massaggio, arrivando alla straordinaria invenzione che
ha rivoluzionato la concezione della sessualità femminile, il
vibratore. Nel cast anche la bravissima e briosa Maggie Gyllenhaal, qui irrequieta figlia del
Dottor Dalrymple, Charlotte, che si batte con energia per
l’emancipazione della donna e per il sostegno verso i meno
fortunati.
Hysteria è una
commedia leggera, divertente che riesce ad intessere la sua trama
frivola, ma neanche poi tanto, di rilevanti questioni sociali,
prima tra tutte l’emancipazione femminile e l’uguaglianza tra i
sessi, con pari dignità, diritto alla conoscenza, libertà di parola
e desiderio di piacere fisico. La regista Tania
Wexler si limita a raccontare con una mano leggera ma
ligia alle regole una storia fatta di piccoli passi che con il
senno di poi hanno cambiato la società. A tutt’oggi il vibratore
resta il gadget erotico più venduto al mondo e l’isteria, come
diagnosi medica, è stata accantonata, poiché ha effettivamente (e
finalmente) preso piede la considerazione che i disturbi uterini
sono generati da insoddisfazione e non da una malattia vera e
propria.
Hysteria, il film
In
Hysteria tutti gli attori riescono a convogliare
nella loro recitazione il perfetto senso di divertito imbarazzo che
pervade la pellicola e che si riscontra negli sguardi timidi ma
coinvolti e compiaciuti di un pubblico mai così rumoroso in sala.
Su tutti spicca il sempre elegantissimo Rupert Everett, qui
mecenate della ‘medicina’, che con aria seriosa e allo stesso tempo
divertita si lascia trasportare in questa irriverente e avventurosa
scoperta.
Scontato, anche se come al solito
fondamentale, il sub-plot romantico che coinvolge i protagonisti
risente del clima scanzonato del film, e manda in tilt le
convenzioni di decoro e decenza che vigevano all’epoca dei fatti,
forse perché coinvolta è una Maggie Gyllenhaal su di giri in un ruolo che
le si addice in maniera particolare. Sceneggiatura e decor mandano
allegramente all’aria i canoni sociali dell’epoca, senza contare
gli anacronismi e le imprecisioni storiche, ma infondo
Hysteria non vuole essere una ricostruzione
documentaristica di un’invenzione ma un’allegra rilettura di un
evento storico fondamentale per l’emancipazione femminile. Come
sempre più spesso succede, occhio alle bonus scenes sui titoli di
coda! Si esce dalla sala ridendo di gusto.
Diaz, Non pulire questo
sangue’ di Daniele Vicari e’ uno dei tre film della sezione
Panorama che ha vinto il premio del pubblico. Il film che racconta
i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova e’ una
coproduzione Italia-Francia-Romania.
Da Berlino arrivano notizie
tremende per i fan della saga di Twilight. Il loro beniamino Robert
Pattinson in occasione della presentazione di Bel Ami ha rilasciato
alcune sorprendenti e spiazzanti dichiarazioni sulla sua futura
partecipazione al quinto capitolo della saga, che la stessa
Stephenie Mayer sta scrivendo.
La pre-produzione del
sequel di Percy Jackson procede a gonfie vele.
Attualmente la produzione sta lavorando sul casting del seguito che
si intitolerà
Percy Jackson e il Mare dei Mostri. Oggi arriva la
notizia che Douglas Smith, interprete della
serie tv Big Love della HBO, è in trattative per un ruolo da
co-protagonista.
Vi ricordiamo che
Percy Jackson e il Mare dei Mostri, in uscita il 26
marzo 2013, è scritto da Scott Alexander e Larry Karaszewski e
diretto da Thor Freudenthal (Diario di una schiappa, Hotel Bau).
Chris Columbus, che aveva diretto il primo film, tornerà in veste
di produttore. Fra i protagonisti confermati Logan
Lerman e Alexandra Daddario, ancora
nessuna conferma invece per il resto del cast: Brandon T.
Jackson, Sean Bean, Pierce Brosnan, Steve Coogan, Rosario
Dawson.
Non se ne parlava da molto
tempo ma oggi Deadline annuncia che la la Warner Bros. non ha
ancora rinunciato a sviluppare un sequel di Io Sono Leggenda.
Infatti lo studio ha appena chiuso un accordo con il produttore e
sceneggiatore Akiva Goldsman e con la Overbriook Entertainment di
Will Smith per la realizzazione di un seguito.
Sarà il volto di Gael García Bernal a
riportare all’opera il mitico giustiziere mascherato. Infatti,
l’attore è stato scelto dalla 20th Century Fox per rilanciare
il franchise di Zorro.