Dopo il cambio di regista, da Patty
Jenkins ad Alan Taylor, la Marvel ha individuato chi si
incaricherà di riscrivere la sceneggiatura del secondo capitolo
della saga dedicata al Dio del Tuono: la scelta è caduta su Robert
Rodat, già autore di Salvate il soldato Ryan e, più recentemente,
ideatore della serie TV Falling Skies.
Dopo una prima stesura da parte di
Don Payne, uno degli sceneggiatori del primo episodio, la Marvel ha deciso di procedere ad
una revisione, scegliendo Rodat per il compito. L’uscita del
secondo film di Thor è prevista per metà novembre 2013; le riprese
dovrebbero cominciare in estate: del cast, oltre a Chris Hemsworth,
dovrebbero tornare a fare parte anche Anthony Hopkins, Natalie
Portman e Tom Hiddleston.
Robert Downey jr. ha parlato
brevemente di due suoi prossimi progetti: il sequel di Iron
Man 2 e le voci che lo vedono in lista per il
Pinocchio targato Warner e che potrebbe dirigere
Tim
Burton.
Il film di Paolo e
Vittorio Taviani, Cesare deve
morire e il film di Billy Bob Thornton,
Jayne Mansfield’s Car,che vede protagonisti oltre allo stesso
regista, Robert Duvall, John Hurt
e Kevin Bacon entrano a far parte del concorso del
62° Festival internazionale del cinema di Berlino. Nel primo
weekend della Berlinale 2012 sarà presentato anche il film
In the Land of Blood and Honey, che vede il
debutto di Angelina Jolie dietro la macchina da
presa.
Il film dei Taviani è una docufiction
sui laboratori teatrali realizzati nel Carcere romano di Rebibbia
dal regista Fabio Cavalli, autore di adattamenti
shakespeariani interpretati dai detenuti. Il film segue le prove e
la messa in scena finale del Giulio Cesare, ma anche le vite
quotidiane dei detenuti. Fra i film italiani che hanno tentato la
via berlinese Diaz di Daniele Vicari e
Romanzo di una strage di Marco Tullio
Giordana. Vedremo nei prossimi giorni se troveranno posto
alla prossima Berlinale.
Arrivano dalla Directors Guild le
prime nomination per la stagione dei premi che presto entrerà nel
vivo. L’associazione dei registi americani ha annunciato la
cinquina con la sorpresa David Fincher, regista di Millennium: uomini
che odiano le donne, che presto arriverà anche da noi.
Approderà nelle nostre sale il 13
gennaio, La chiave di Sara (Elle s’appelait
Sarah), film diretto da Gilles Paquet-Brenner ed
interpretato da Kristin Scott Thomas. La pellicola ripercorre
la storia di Julia Jarmond, giornalista americana
che vive in Francia da 20 anni e sta facendo un’inchiesta sui
dolorosi fatti del Velodromo D’inverno, il luogo in cui vennero
concentrati migliaia di ebrei parigini prima di essere deportati
nei campi di concentramento.
Lavorando alla ricostruzione degli
avvenimenti Sara si imbatte in una donna che aveva 10 anni nel
luglio del 1942, e ciò che per Julia era solo materiale per un
articolo, diventa una questione personale, qualcosa che potrebbe
essere legato ad un mistero della sua famiglia. A 60 anni di
distanza è possibile che due destini si incrocino portando alla
luce un segreto che sconvolgerà per sempre la vita di Julia e dei
suoi cari?
A volte una verità che
appartiene al passato comporta un prezzo da pagare nel
presente… è una delle frasi che recita nel film il personaggio
interpretato con grande bravura ed eleganza da
Kristin Scott Thomas, che con una performance
attoriale perfetta conduce per mano lo spettatore nelle ombre di
uno dei momenti più oscuri della storia contemporanea francese.
La chiave di Sara,
un film che guarda al passato senza remore
Il pregio più grande di La
chiave di Sara è forse la capacità di guardarsi indietro
senza remore, in maniera lucida e schietta, con l’intento di
riscrivere la storia così com’è avvenuta, senza la presunzione di
giudicare ma con il semplice obiettivo di raccontare la
verità, violenta e tragica che sia. Ne viene fuori un sorprendete
ritratto di una Francia in mano ai tedeschi e in completa devozione
a Hitler, mentre tutto il resto della popolazione semplicemente
cerca di sopravvivere, molto spesso chiudendo un occhio e forse
due.
Dietro La chiave di
Sara c’è una regia che racconta attraverso un
continuo alternarsi tra flashback e flashforward le vicende delle
due protagoniste in maniera quasi sempre efficace. Forse la seconda
parte del film viene eccessivamente oberata da una carica emotiva
che in qualche modo condiziona la lucidità del racconto ma è
altrettanto vero che è quasi inevitabile dover fare i conti con un
presente che non è altro che il prodotto del nostro passato. Quindi
si può perdonare una seconda parte un po’ scontata e non
altrettanto sorprendete come la prima.
Tutto sommato però questo non
limita la pellicola che riesce nell’intento di raccontare una
storia ancora oggi avvolta in un velo di assordante silenzio.
Guardarsi indietro con coraggio è sinonimo di crescita e maturità
che la cinematografia francese sembra possedere, come quella
americana, al contrario della nostra che è ben lungi dall’essere
lucida, schietta e matura.
Non avere paura del
buio: Sally Hurst (Bailee Madison), una solitaria figlia
introversa, è appena arrivata a Rhode Island per vivere con suo
padre Alex (Guy Pearce) e la sua nuova fidanzata Kim (Katie Holmes)
presso al palazzo del 19 ° secolo che stanno restaurando. Mentre
esplora la tenuta tentacolare, la ragazza scopre una cantina
nascosta, indisturbata sin dalla scomparsa del costruttore del
palazzo un secolo fa. Quando Sally lascia involontariamente liberi
una razza di antiche creature che dimorano nell’oscurità e che
cospirano di trascinarla giù nelle profondità senza fondo della
casa misteriosa, dovrà convincere Alex e Kim che non è una sua
fantasia prima che la malvagità che si nasconde nel buio li consumi
tutti.
Shame: Brandon ha
un problema di dipendenza dal sesso che gli impedisce di condurre
una relazione sentimentale sana e lo imprigiona in una spirale di
varie altre dipendenze. Nulla traspare all’esterno: Brandon ha un
appartamento elegante, un buon lavoro ed è un uomo affascinante che
non ha difficoltà a piacere alle donne. Al suo interno, però, è un
inferno di pulsioni compulsive. Va ancora peggio alla sorella
Sissy, bella e sexy, ma più giovane e fragile, la quale passa da
una dipendenza affettiva ad un’altra ed è sempre più incapace di
badare a se stessa o di controllarsi.
La talpa: Londra,
1973. Control, il capo del servizio segreto inglese, è costretto
alle dimissioni in seguito all’insuccesso di una missione segreta
in Ungheria, durante la quale ha perso la copertura e la vita
l’agente speciale Prideaux. Con Control se ne va a casa anche il
fido George Smiley, salvo poi venir convocato dal sottogretario
governativo e riassunto in segreto. Il suo compito sarà scoprire
l’identità di una talpa filosovietica, che agisce da anni
all’interno del ristretto numero degli agenti del Circus: quattro
uomini che Control ha soprannominato lo Stagnaio, il Sarto, il
Soldato e il Povero.
Succhiami: Parodia
di Twilight. Dopo 3 film e 5 anni di bacetti al chiaro di luna,
Edward e Bella si danno alla pazza gioia spaccando spalliere dei
letti in luna di miele! Jacob smette di gridare “Al Lupo, Al Lupo”
e amareggiato e depresso abbandona anni di palestra per buttarsi
sui carboidrati. Tutto sembra finito, ma dei valori del sangue
sballati regaleranno nuove sorprese al triangolo amoroso più
tormentato della storia.
L’incredibile storia di
Winter il delfino in 3D: L’incredibile storia di Winter il
delfino di Alcon Entertainment è ispirato alla storia vera del
delfino Winter e della compassionevole comunità che si unisce per
salvargli la vita. Mentre nuota libero, un giovane delfino rimane
impigliato in una trappola per granchi e riporta gravi ferite alla
coda, viene soccorso e trasportato al Clearwater Marine Hospital,
dove gli viene dato il nome Winter. Ma la sua lotta per
sopravvivere è solo all’inizio. La perdita della coda può costargli
la vita e saranno necessarie l’esperienza di un appassionato
biologo marino, l’ingegno di un brillante medico esperto di
prostetica e l’incrollabile devozione di un ragazzo per portare a
compimento un miracolo – un miracolo che non solo ha salvato
Winter, ma è riuscito ad aiutare migliaia di persone in tutto il
mondo.
L’industriale:
Proprietario di una fabbrica ad un passo dal fallimento,
l’ingegnere quarantenne Nicola Ranieri non può più ottenere
prestiti bancari per tamponare la situazione. Se la procedura di
una salvifica join venture con una compagnia tedesca è sempre più
incerta, per caparbietà e orgoglio rifiuta anche quell’aiuto
economico della ricca suocera che potrebbe salvarlo. Mentre gli
operai dimostrano comprensibile preoccupazione per il loro futuro,
la moglie Laura appare sempre più distante. L’industriale comincia
così a nutrire dubbi sulla fedeltà della consorte e si mette a
pedinare ogni sua mossa.
La chiave di Sara:
Julia Jarmond è una giornalista americana, moglie di un architetto
francese e madre di una figlia adolescente. Da vent’anni vive a
Parigi e scrive articoli impegnati e saggi partecipi. Indagando su
uno degli episodi più ignobili della storia francese, il
rastrellamento di tredicimila ebrei, arrestati e poi concentrati
dalla polizia francese nel Vélodrome d’Hiver nel luglio del 1942,
‘incrocia’ Sara e apprende la sua storia.
L’era legale: Anno
2020. Napoli è una città sicura, pulita e moderna, grazie
all’impresa straordinaria compiuta dal suo sindaco, Nicolino Amore.
Nato poverissimo, figlio di una contrabbandiera e di un
parcheggiatore abusivo alcolizzato, all’inizio della sua scalata
sociale Amore si lascia conquistare dai privilegi della bella vita
ma poi si ravvede e decide di occuparsi della sua gente e risolvere
una volta per tutte il problema più grave che da sempre affligge la
città: il narcotraffico. Dopo studi approfonditi, con l’aiuto di
una “madrina” camorrista pentita, Nicolino Amore legalizza la droga
e pone fine ai profitti e al dominio dei criminali.
Ritorna nelle sale italiane con
Non avere paura del buioGuillermo Del
Toro, qui in veste di sceneggiatore e
produttore.
Non avere paura del
buio racconta la storia di Sally Hurst, una bambina
introversa e solitaria appena giunta nel Rhode Island per vivere
con suo padre Alex e la sua nuova compagna Kim in una villa del 19°
secolo in ristrutturazione. Mentre esplora la grande residenza,
Sally scopre una cantina rimasta nascosta fin dalla misteriosa
scomparsa del costruttore della casa, avvenuta un secolo prima.
Libera così, involontariamente, malvagie creature che vogliono
trascinarla nelle oscure profondità dell’antica dimora. Sally deve
convincere Alex e Kim che non si tratta di una fantasia, ma di una
terribile realtà che incombe su tutti loro.
Per chi è abituato a grossi
intrecci e grandi attimi di tensione nel cinema di Del
Toro, forse troverà in quest’ultima opera poco o nulla dei
fasti che hanno portato alla ribalta il regista messicano. Già,
perché quest’opera nelle sue intenzioni non mira a sorprendere e
far sobbalzare (se non una volta) lo spettatore. Al contrario,
cuore pulsante della narrazione è la casa, vero centro dell’opera.
E’ da essa che vengono fuori le inquietudini che segnano
indelebilmente tutti i protagonisti del film. E’ intorno ad essa
che le relazioni di Sally, Kim e Alex cadono in un profondo stato
di malessere e che probabilmente non ritorneranno ad essere più
come prima, ma che in qualche modo faranno riavvicinare padre e
figlia, ricostruendo un rapporto fragile. E’ la casa che
concretizza le immagini favolistiche scritte da Del Toro e dirette
dall’esordiente Troy Nixey, agile nel muoversi con eleganza. E’
soprattutto grazie a una scenografia protagonista che il film
regala allo spettatore atmosfere misteriose, oscure, affascinanti.
Da questo punto di vista è forse un pregio la capacità della
pellicola di rievocare le atmosfere e i strabilianti set dei film
della famosa Hammer che tanto ha dato alla storia
del cinema di genere.
Il difetto maggiore di Non
avere paura del buio sta nella parte centrale della
narrazione, incapace di mantenere il ritmo coinvolgente d’inizio
film e in un finale che è volutamente irresoluto, lasciando
accomodare la vicenda in una conclusione che lascia l’amaro in
bocca, soprattutto perché la sensazione è quella di aver lasciato
inespresse alcune potenzialità fantastiche della storia, che sono
invece il marchio di fabbrica di Del Toro.
Da segnalare il ritorno discreto di Katie Holmes, che regala una positiva
interpretazione assieme al suo co-protagonista Guy Pearce. Ma a sorprendere nel cast è senza
dubbio la bambina protagonista Sally, interpretata con grande
capacità da Bailee Madison, che regala quelle
sfumature al personaggio che lo rendono interessante e curioso.
Ne L’industriale
Nicola è un industriale torinese che sta affrontando, così come
tutto il Paese, un momento molto difficile a livello economico. La
sua fabbrica specializzata in produzioni di pannelli solari di
nuova tecnologia, non riesce ad ottenere nuovi finanziamenti e
l’uomo di trova stretto tra la morsa delle banche e i suoi operai
che fanno pressione per avere certezze sul loro futuro e sui loro
stipendi. Solo la moglie sembra essere l’unico punto fermo di
Nicola, che orgoglioso e volitivo, rifiuta ogni tipo di aiuto,
anche da lei, per riuscire a sopravvivere insieme alla sua azienda.
Ben presto anche la certezza del matrimonio vacilla, e Nicola
diventa sospettoso, tormentato, e tira fuori il peggio di sé.
La caratteristi importante di
questa sceneggiatura è che il protagonista, altoborghese
industriale, è un uomo corretto e buono, ha a cuore i suoi operai,
e cerca di combattere e fare ciò che è giusto per salvare tutti.
Caratteristica inusuale per il nostro cinema. Altra particolarità
del film è la fotografia: sembra un bianco e nero molto freddo, ma
a metà film cambia e i colori si saturano, per poi riprendere i
toni monocromatici dell’inizio. Questa scelta è interessante, anche
se sembra del tutto scollegata con il film se non addirittura
proprio un errore da parte dei tecnici addetti.
Pierfrancesco
Favino ancora una volta ci offre una buona
performance, l’attore riesce a portare a casa il ruolo con buona
pace dei suoi detrattori anche se in altre performance era stato
molto più convincente. Peccato invece per Carolina Crescentini, che interpreta la moglie
Laura, che non riesce a dare il giusto spessore al suo personaggio.
L’industriale sembra quindi un film a metà, decisamente
interessante da un punto di vista narrativo, addirittura può
sembrare innovativo ad un certo punto, ma si risolve in un finale
che lascia interdetti.
La sofferenza e il male che
esplodono alla fine della storia sono del tutto gratuite e un happy
end non avrebbe guastato, se non altro per andare contro il
pessimismo diffuso nel nostro cinema. Anche i cliché abbondano
dalla suocera cattiva al banchiere viscido. In
L’industriale anche Francesco
Scianna, a suo agio nei panni dell’ambiguo avvocato, e
l’ex Iena Elena di Cioccio nei panni della complice amica di Laura,
Marcella.
Arriva il 13 gennaio al cinema
Shame, il discusso e osannato film di
Steve McQueen che all’ultimo Festival di
Venezia è valso la Coppa Volpi al suo protagonista, un
Michael Fassbender alle prese con un ruolo
complicato e delicato, che mette letteralmente a nudo ogni lato
della sua complessa personalità.
Brandon è un affascinante trentenne
con dei ritmi di vita molto regolari e che nasconde un segreto: una
disperata dipendenza dal sesso che lui in prima persona vive con
metodicità, ma che l’irruzione della sorella Sissy gli farà vedere
con gli occhi dell’autocommiserazione. Shame è
principalmente un viaggio, dallo stretto punto di vista del
protagonista, di quanto in basso, nella propria considerazione e in
quella degli altri, possa scendere una persona prima di sentire la
necessità di una catarsi, prima psicologica e poi fisica. E così
seguiamo Brandon per le strade di New York, sempre alla ricerca di
sesso, in qualunque forma esso si presenti.
McQueen non solo
offre al suo amico e protagonista un ruolo impegnativo, ma lo
coinvolge anche in piani sequenza decisamente difficili da reggere,
e il nostro Fassbender se la cava alla grande soprattutto
quando è in compagnia sullo schermo di Carey
Mulligan, che interpreta la disturbata Sissy, anche lei
straordinaria in un ruolo a metà tra la dolcezza dell’infanzia e la
follia dell’età adulta insoddisfatta e sofferente.
Shame non si sofferma
ad indagare le ragioni intime e i rapporti interpersonali che
intercorrono trai soggetti, ne mostra solo il lento disfacimento,
l’inesorabile discesa verso un baratro che sembra apparentemente
inevitabile. Come sempre più spesso accade, nel finale non ci è
dato sapere quale sarà la sorte del nostro eroe. Dopo aver toccato
il fondo e rischiato irreversibile, Brandon torna alla sua vita
regolare e monotona, ma il suo sguardo è davvero cambiato?
McQueen sceglie di lasciarci nel dubbio e per una
storia che scende così a fondo nella perversione della psiche umana
probabilmente dare un finale esplicativo sarebbe stato impossibile,
o quantomeno riduttivo.
Del film resta senza dubbio una
buona regia, che predilige la sequenza lunga e il racconto
integrale, senza ricostruire dialoghi e situazioni attraverso il
montaggio, e l’interpretazione di
Fassbender e Mulligan,
senza dubbio la migliore, forse per entrambi.
Il film arriva accompagnato da un
ingiustificato scalpore, legato principalmente al nudo integrale di
Fassbender che a Venezia ha gettato in un
panico divertito critica e pubblico, ma che in realtà non aggiunge
né toglie molto ad un film in cui, oltre alle grazie di Fassbender si notano anche molte donne
completamente nude, ma, si sa, il nudo femminile ormai non fa
parlare più nessuno.
Dopo le feste, cambia anche la
classifica dei film più visti negli Stati Uniti questa
settimana. The devil inside infatti scalza in
un sol colpo il primo in classifica delle ultime quattro settimane,
Mission Impossible: Ghost protocol, superando
l’incasso di quest’ultimo di ben 14 milioni di dollari. Il
thriller/horror sugli esorcismi ambientato in Italia incassa
infatti la cifra record di 34 milioni contro i 20 dell’ultimo
capitolo delle avventure di Ethan Hunt, che però si consola, in
seconda posizione, con un incasso totale che ha ormai raggiunto i
170 milioni di dollari. In terza posizione rimane saldo
Sherlock Holmes: A game of shadows che aggiunge
altri 14 milioni al suo totale che arriva così a 157 milioni di
dollari realizzati in 4 settimane. Dopo invece tre settimane
di classifica e 77 milioni di dollari di incasso, la versione di
David Fincher della trilogia Millennium di Stieg Larsson, riportata
al grande schermo con il primo capitolo The girl with the
dragon tattoo resta in quarta posizione. Il terzo
film sui criceti canterini Alvin e i suoi fratelli, protagonisti di
Alvin superstar 3: Chipwrecked è a metà classifica
con un totale di 112 milioni di dollari incassati, mentre la più
recente fatica di Steven SpielbergWar Horse,
non riesce a salire nella classifica, resta ancorata alla sesta
posizione con un incasso totale di 57 milioni di dollari.
In settima posizione resta anche il
nuovo film di Cameron Crowe, che non decolla neanche grazie alla
presenza di Matt Damon e Scarlett Johansson nel cast, forse è
troppo borderline la storia di We bought a zoo,
che dopo 3 settimane di classifica ha un incasso totale di 56
milioni di dollari. In ottava posizione, l’altra recente
fatica di Spielberg, ma in formato motion capture: The
adventures of TinTin rimane nelle zone basse della
classifica con però un incasso totale di quasi 62 milioni di
dollari. La spy story che ha avuto una buona accoglienza
all’ultimo festival di Venezia e che segna l’esordio
oltreoceano di Thomas Alfredson, regista del dramma romantico con
vampiri Let me in e ora di Tinker,
Sailor, Soldier, Spy, riappare in classifica in nona
posizione e un incasso totale di 10 milioni di dollari. Chiude
la classifica un film smaccatamente creato per le feste appena
trascorse: New year’s eve, in decima posizione,
con 52 milioni di dollari di incasso racimolati in 5 settimane di
presenza in sala, ma solo 3, ottenuti questa settimana.
La prossima settimana usciranno: il
film catastrofico The divide, l’atteso ma già
criticato in terra d’Albione The iron lady, che
quanto meno offrirà ancora una volta una fantastica performance di
Meryl Streep, e il ritorno di Mark Whalberg al film d’azione in
Contraband.
Ottimo esordio per
Immaturi – Il viaggio nel week-end lungo
dell’Epifania, seguito dal testa a testa fra J.
Edgar e Alvin Superstar 3,
in un fine settimana che ha registrato complessivamente ottimi
incassi.
La Medusa Film apre col botto anche
quest’anno, sebbene con risultati distanti dal boom di Checco
Zalone durante l’Epifania 2011. Eppure, abbiamo già la prima
commedia italiana dell’anno che registra un risultato decisamente
soddisfacente al botteghino: Immaturi – Il
viaggio apre in testa alla classifica con 4,4 milioni
di euro incassati da venerdì a domenica, per 6 milioni totali nei
cinque giorni. Il film precedente di Paolo Genovese aveva ottenuto
un anno fa 15 milioni complessivi a fine corsa, un risultato che
potrebbe replicarsi per questo secondo capitolo.
Il week-end dell’Epifania ha
registrato un bel testa a testa fra J.
Edgar e Alvin Superstar 3– Si salvi chi può. Alla fine, a
conquistare la seconda posizione con 2.293.000 euro è il film di
Clint Eastwood, mentre la pellicola animata
segue con 2.236.000 euro. Considerando tuttavia quanto raccolto da
mercoledì a domenica, l’incasso totale maggiore è detenuto da
Alvin: 3,6 milioni contro 3,1 milioni ottenuti dalla pellicola con
Leonardo DiCaprio.
Seguono i film delle feste
natalizie, ovviamente in calo. Il Gatto con gli
Stivali raccoglie 1,6 milioni e giunge a quota 15,2
milioni, mentre Sherlock Holmes – Gioco di
Ombre si rivela infine il film di Natale con il
maggiore incasso in Italia: con 1,4 milioni arriva infatti a ben
17,3 milioni di euro.
Sesto e settimo posto per i due cinepanettoni:
Finalmente la felicità (818.000 euro)
sfiora i 10 milioni complessivi, mentre Vacanze di
Natale a Cortina (817.000 euro) arriva a 11,4
milioni; disastro era il primo week-end, disastro si conferma alla
fine delle feste. Che questi risultati facciano riflettere chi di
dovere…
Finalmente
maggiorenni apre in ottava posizione con 517.000 euro
(743.000 euro nei cinque giorni), mentre Capodanno a
New York (486.000 euro) arriva a 4,6 milioni
totali.
Chiude la top10 Le idi di marzo, che con
373.000 euro giunge a 3,4 milioni.
Il primo trailer ufficiale del film
“L’Industriale”, di Giuliano Montaldo, con Pierfrancesco Favino,
Carolina Crescentini, Eduard Gabia e Francesco Scianna.
L’incredibile storia di
Winter il delfino (Dolphin Tale) è un film del 2011 diretto da
Charles Martin Smith, basato sulla storia del delfino Winter. Il
film è ispirato alla vera e straordinaria storia di Winter, una
femmina di delfino che è stata salvata nel dicembre 2005 al largo
delle coste della Florida e presa in affidamento dalla “Clearwater
Marine Aquarium”. Dopo essersi aggrovigliata ad una corda legata ad
una trappola per granchi, ha perso la sua coda, la quale le è stata
sostituita con una particolare protesi. La storia di Winter è stata
scelta dai produttori perché fonte di ispirazione per migliaia di
persone che si trovano ad affrontare un handicap, e che tutt’oggi
visitano quotidianamente il delfino al Clearwater Marine
Aquarium.
Stravinta la sfida cinematografica
dell’Epifania: ben 6 milioni di euro nei primi cinque giorni di
programmazione. Dopo la straordinaria escalation al botteghino
nazionale del gennaio di un anno fa, la banda di immaturi
raccontata da Paolo Genovese fa ancora una volta
centro. “Immaturi – Il viaggio”,
attesissimo sequel, sbanca il box office nazionale, annienta tutta
la concorrenza e si impone al primo posto in classifica con cifre
da manuale. Distribuita da Medusa Film in 700 copie a partire dallo
scorso 4 gennaio, la commedia di Genovese (prodotta da Marco
Belardi per Medusa) ha chiuso i primi cinque giorni di
programmazione in sala con ben 6 milioni di euro (6.025.972), vale
a dire con una media giornaliera di 1 milione e 200mila euro e una
media per copia di ben 7533 euro. Un successo che ha permesso al
film di essere il dominatore incontrastato della sfida
cinematografica dell’Epifania e il primo straordinario successo del
nuovo anno.
Hugo Cabret (Hugo) è un
film in 3D diretto da Martin Scorsese e con protagonisti Asa
Butterfield, Chloë Moretz, Ben Kingsley, Jude Law e Sacha Baron
Cohen, tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo
Cabret di Brian Selznick. Il film è uscito nelle sale statunitensi
a partire dal 23 novembre 2011. In Italia è stato presentato in
anteprima alla 6ª edizione del Festival Internazionale del Film di
Roma mentre l’uscita nel circuito delle sale cinematografiche,
prevista inizialmente per il 16 dicembre 2011 avverrà il 3 febbraio
2012, in linea con una possibile partecipazione del film agli
Academy Awards.
Arrivano da Collider ulteriori
informazioni sul remake in fase di riprese di Atto di Forza (Total Recall). Il giornale ha avuto la possibilità di
intervistare Kate Beckinsale durante la promozione del nuovo
capitolo della saga di Underworld, Underworld: il Risveglio.
L’attrice ha parlato del suo ruolo nel remake/reboot di
Total Recall (Atto di Forza):
In occasione del decino anniversario
dell’uscita al cinema de La Compagnia dell’Anello, Empire ha
organizzato un reunon degli Hobbit del film, che, rimasti amici
dopo l’incredibile esperienza
Le favole continuano a
invadere Hollywood: dopo Biancaneve, la strega Malefica e persino
Hansel e Gretel in versione cacciatori di streghe, potrebbe essere
Pinocchio il prossimo personaggio destinato a rivivere sul grande
schermo: il film, con la sceneggiatura di Bryan Fuller e la
produzione della Warner Bros, racconterà la storia unicamente dal
punto di vista di Mastro Geppetto, unico protagonista di un lungo e
avventuroso viaggio per ritrovare la sua marionetta.
A sorprendere sono però i grandi
nomi coinvolti dalla Warner: Tim Burton alla regia e Robert Downey
Jr come protagonista. Entrambi però sono allo stato attuale
decisamente richiesti e impegnati e nulla si sa in merito alla loro
risposta al progetto.
Nell’attesa Pinocchio sarà
protagonista di un’altra pellicola, già in produzione, da
realizzarsi in stop motion per la regia di Gris Grimley e con
la supervisione di Gulliermo Del Toro e della Jim Henson
Company.
Sarà Robert Stromberg
il regista di Maleficent, il nuovo film della Disney che racconterà
la fiaba della Bella Addormentata del Bosco dall’insolito e
affascinante punto di vista della Strega Cattiva
Malefica(Maleficent in lingua originale).
Dopo la delusione dell’abbandono di
Tim Burton e la mancata disponibilità di Darren Aronofsky e David
O. Russell, il progetto è stato dunque assegnato a un esordiente,
conosciuto soprattutto come scenografo di Avatar, Alice in
Wonderland e del prossimo Oz, the Great and the Powerful.
Le riprese non inizieranno comunque
prima del 2013 nell’attesa che Angelina Jolie, alla quale è
stata assegnata la parte di Maleficent, sia libera dagli impegni
con altre produzioni, come il Biopic su Geltrude Bell per la regia
di Luc Besson e la Cleopatra di David Fincher.
Ecco una nuova foto di Bilbo
Baggins/Martin Freeman tratta da Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato
pubblicata oggi da USA Today. L’attore riuscirà a prendere
il posto di Ian Holm
Pochi sanno che oltre
ad essere un regista visionario, fra i pochi in Italia, se non
l’unico da un po’ di anni a questa parte, è anche un formidabile
illustratore. Infatti, giunge notizia che il regista è attualmente
al lavoro su un nuovo libro illustrato ispirato alla famosa favola
ideata da Lewis Carroll: Alice nel paese delle meraviglie.