Home Blog Pagina 156

Venezia 74: Guillermo Del Toro e la fiaba di The Shape of Water

Trai titoli più attesi di Venezia 74, The Shape of Water ha segnato il ritorno di Guillermo Del Toro ad atmosfere congeniali, a una storia semplice, alla fiaba macabra, al suo amore, puro e cristallino, per il cinema.

Accompagnato dal suo cast (Sally Hawkins, Octavia Spencer e Richard Jenkins), il regista messicano ha definito il suo film un antidoto al cinismo dei nostri giorni, proprio grazie alla sua genuina natura di fiaba. “Dovremmo scegliere l’amore al posto della paura. La paura sta prendendo il sopravvento nel nostro mondo.”

D’altronde la fiaba è sempre stato il modo prediletto per raccontare grandi storia secondo Del Toro, che aggiunge: “Il cinema di oggi è fissato nelle indicazioni di tempo e luogo, nella fiaba invece c’è il ‘C’era una volta’ e questo la rende indeterminato e per questo sempre attuale.”

La musica di The Shape of Water

L’ambientazione del film è quella dell’America degli anni ’60, tuttavia un miscuglio di atmosfere, musiche e colori conferisce alla storia una atemporalità sospesa, che è stata ottenuto con il lavoro congiunto di una fotografia meticolosa insieme allo spettacolare lavoro di composizione musicale di Alexander Desplat.

“Il colore è importantissimo nel film. Bisogna avere sempre un’idea chiara di quello che si vuole, ma poi si deve anche lavorare a ciò che viene dalla collaborazione e dal confronto. Tutto ciò che circonda Eliza è verde e azzurro, come fosse una presenza sottomarina, mentre il rosso non c’è mai, ma rappresenta l’amore e lo vediamo nelle sue scarpe, nel vestito, nelle poltrone del cinema, ma non prima. Il lavoro con la luce è stato meticoloso. La scena della vasca, ad esempio, ha richiesto sei ore solo per l’illuminazione.”

Le musiche invece sono state costruite sull’esempio, tra gli altri, del lavoro di Nino Rota, sull’onda delle emozioni. Lo stesso Desplat ha registrato di sua propria bocca un fischio, scelto come “strumento” che riuscisse a cavalcare l’onda delle emozioni veicolate dal film stesso.

La Bella e la Bestia

Nell’ambito della fiaba, Del Toro spiega: “Il film ripercorre La Bella e la Bestia, ma ci sono due versioni di quella storia, una casta e romantica, l’altra violenta e torbida. A me non interessava nessuna delle due, io volevo raccontare una via di mezzo, perché la realtà è estremamente più complicata di così. La stessa Eliza è un personaggio completo, una donna normale che vive normalmente la sua sessualità, esiste ed è normale che sia così.”

Per quanto riguarda l’ambientazione invece, il regista ha spiegato: “Credo si tratti di quell’America piena di promesse a cui si riferisce chi dice di voler renderen ‘l’America grande di nuovo’. Era un periodo ricco di promesse e aspettative, c’erano molte cose belle ma non erano per tutti. La creatura rappresenta quell’alterità che io conosco bene da messicano che lavora anche in America. Si tratta di un mondo difficile in cui solo l’amore può essere una cosa abbastanza forte da salvare le persone. Sembra una frase assurda nel mondo cinico di oggi ma lo dicevano i Beatles e lo diceva Gesù, e credo sia difficile che si siano sbagliati entrambi.”

Hawkins, Spencer e Jenkins

A interpretare la protagonista, una donna orfana e muta, c’è Sally Hawkins, che con un lavoro magistrale consegna al cinema uno dei suoi migliori personaggi femminili degli ultimi anni. “Guillermo è molto generoso e alcune cose accadono esattamente quando devono accadere. Come l’incontro con lui, ad esempio. Io stavo scrivendo una storia su una donna che non sa di essere una sirena, e di punto in bianco arriva la chiamata del mio agente, che mi propone di lavorare a una storia, non ancora scrittza, pensata da Guillermo Del Toro, in cui si parla proprio di uomini pesce. Le idee si sono sovrapposte. È molto raro quando le cose coincidono in questo modo.”

Per Octavia Spencer, che nel film è Zelda, una donna delle pulizie, si è trattato di tornare indietro al personaggio che le ha regalato l’Oscar in The Help. L’attrice però ha spiegato: “Minni era una donna molto intelligente che però non aveva la sua voce. Con Zelda ho ritrovato un personaggio che pur essendo più disciplinato di Minni, ha una voce propria, e la utilizza per darla anche alla sua coraggiosa migliore amica, Eliza.”

A completare il novero degli ospiti, Richard Jenkins è intervenuto lodando in particolar modo lo script di The Shape of Water. L’attore è il vicino di Eliza; artista solitario e problematico, ma anche lui in cerca di affetto. “Tutto ciò che di buono ho fatto per il personaggio era nella sceneggiatura. Guillermo mi ha mandato la sceneggiatura e mi ha detto ‘dimmi se ami questo personaggio quanto lo amo io’, e il risultato è stato amore a prima lettura.”

Del Toro è famoso per scrivere delle biografie per i suoi personaggi e The Shape of Water non fa differenza: “Ho scritto delle biografie per ognuno di loro, tranne che per il personaggio di Sally e per la creatura. Con Sally ho lavorato gomito a gomito, abbiamo creato insieme Eliza. Per la creatura invece ho fatto un lavoro diverso. Se ci fate caso non ha neanche nome, e questo perché per ognuno rappresenta una cosa diversa, una specie di Teorema di Pasolini.”

the shape of waterIl futuro e Pinocchio

Nonostante al Lido The Shape of Water sia stato acclamato come il grande ritorno di Del Toro, il regista ha altri progetti estremamente nelle sue corde in cantiere, come il film in stop-motion su Pinocchio. “Ho i pupazzi e i concept pronti ma mancano i soldi. È anche vero che tendo a complicarmi la vita da solo, perché quando volevo fare Hellboy a nessuno piaceva l’idea di un film di supereroi, per Pacific Rim nessuno voleva vedere robot giganti combattere contro mostri e per il Labirinto del Fauna, nessuno voleva produrre un film su quel periodo della storia di Spagna. Ammetto che volendo raccontare la storia di un Pinocchio anti-fascista durante l’ascesa di Mussolini, anche io non mi rendo la vita facile. Mi servono 35 milioni di dollari. Se li aveste voi fareste di me un messicano contento. ”

Venezia 74: George Clooney sotto gli occhi dei fotografi

È il grande giorno di George Clooney a Venezia 74, dove l’attore e regista ha portato in concorso il suo ultimo film, Suburbicon, la realizzazione di una sceneggiatura dei Fratelli Coen. Nel cast del film Matt Damon e Julianne Moore.

Ecco le foto del photocall: [nggallery id=3158]

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74: George Clooney presenta Suburbicon, il suo nuovo film da regista

E’ stato presentato oggi alla stampa Suburbicon, film che vede George Clooney indossare ancora una volta i panni del regista, interpretato da Matt Damon e Julianne Moore, in concorso qui alla 74° Mostra del Cinema di Venezia. Sceneggiato dai Fratelli Cohen e diretto da Clooney, il film ha conquistato la critica grazie al suo aspetto così poco convenzionale e alle tematiche trattate. Si parla infatti di razzismo, intolleranza e violenza in una piccola cittadina della periferia americana degli anni cinquanta, argomento incredibilmente attuale nonostante l’ambientazione del film.

Data la natura del film e le pesanti accuse rivolte alla società americana ancora così poco tollerante verso le minoranze etniche e religiose, George Clooney ha voluto dire la sua e fare una piccola riflessione politica sulla tesissima situazione sociale negli States. “Pensavamo tutti che, dopo anni di battaglie e violenza, il razzismo fosse ormai stato quasi del tutto debellato e invece ancora assistiamo ad episodi come quello di Charlottsville […] Ambientare il film in una piccola città della periferia era una provocazione; nel film sono tutti impegnati a scacciare l’unica famiglia di colore, accusandola di portare scompiglio nella comunità quando il pericolo risiede altrove ed è molto più spaventoso”. Anche Matt Damon sembra condividere il punto di vista di Clooney e aggiunge: “In posti del genere puoi anche correre per strada sporco di sangue ma gli altri incolperanno sempre quelli che non si sono integrati, i diversi: è la definizione di White Privileged”.

Parlando di Matt Damon, che abbiamo già visto nel ruolo di protagonista nel film di apertura di Venezia 74, Downsizing, la sua incredibile trasformazione da bravo ragazzo ad assassino psicopatico ha sorpreso e deliziato il pubblico. “La cosa più divertente del film è proprio Matt Damon – ha dichiarato Clooney –, non è mai stato così spaventoso!”. Lo stesso Damon ha però poi ammesso: “Non mi capita spesso di interpretare ruoli da cattivo come questo ma tutto risulta più facile quando hai dalla tua un regista così talentuoso come George […] Ricordo che una volta Alexander Payne [regista di Downsizing] mi disse che il mio più grande pregio era il mio aspetto così poco da star, mi disse che sembravo un uomo comune e che proprio questa era la mia caratteristica più interessante”.

Alla bravura di Matt Damon si contrappone quella della bellissima Julianne Moore che per Suburbicon si è sdoppiata interpretando due sorelle gemelle omozigote, due facce della stessa medaglia. “Ho proposto io a George l’idea di interpretare da sola entrambe le sorelle. Mi incuriosiva il fatto che, nonostante i legami d’affetto e di sangue, una delle due desiderasse così ardentemente la vita dell’altra da ucciderla per coronare il suo sogno e realizzare una sua fantasia”. Nel film le due donne, oltre ad essere caratterialmente differenti, si distinguono anche dal colore dei capelli, biondo per Rose, la sorella buona, e castano scuro per Margaret, la sorella cattiva. “È stata sua [si riferisce a Julianne Moore] anche l’idea di far tingere di biondo i capelli di Margaret dopo la morte della sorella – confessa divertito il regista -, una delle cose più inquietanti del suo personaggio [ride]“.

C’è stato chi, pur amando il film, ha definito Suburbicon un film pieno di rabbia il cui scopo era distruggere il concetto di famiglia tradizionale americana. “Creare e girare un film solitamente porta via un paio di anni quindi la rabbia a cui si fa riferimento, che poteva esserci all’inizio delle riprese, con il tempo tende a scomparire o a cambiare ed evolversi – ha dichiarato il regista Clooney – ma, si, il nostro principale proposito era proprio quello di distruggere lo stereotipo della perfetta famiglia […] Quello che affascina della periferia è la possibilità di avere, per pochi soldi, una piccola e graziosa casa con un giardino e magari una piscina […] per noi quindi trasformare questo piccolo angolo di paradiso in un luogo pieno di violenza e depravazione era una provocazione […] volevamo mostrare che non sempre il male proviene da chi è diverso da noi ma anche da coloro che ci sono molto vicini poiché tutte le persone sono in grado di nascondere la propria vera natura […] I veri mostri non sono persone di aspetto sgradevole sempre intente a lisciarsi i baffi ma persone normali che fanno scelte sbagliate e diventano mostri. Un po’ come i nostri protagonisti; sono persone normali che assoldano due killer perché non sono in grado di uccidere e che poi di fatto si tramutano anch’essi in mostri. Quanto alla rabbia, beh, le persone oggi hanno tutto il diritto di essere arrabbiati”.

Ma se la rabbia, l’odio, la violenza e una certa dose di sadismo sembrano governare su Suburbicon, la speranza sopravvive ancora negli occhi di Nicky. Dopo aver assistito a eventi terribili e traumatici c’è l’ultima scena del film, in cui il bambino gioca con il ragazzino di colore della casa accanto, che per il regista George Clooney e il compositore Alexandre Desplat ha un significato molto particolare. “Era sempre stata una nostra idea utilizzare questa scena a chiusura del film […] Non volevamo chiudere una storia così turbolenta con un finale classico come l’adozione del piccolo Nicky da parte di un’altra famiglia per questo motivo abbiamo scelto i due bambini. Il fatto che entrambi, dopo aver passato la notte peggiore delle loro vite, avessero ancora la forza di giocare insieme a baseball, era per noi il finale perfetto. Anche la musica per quella scena era di vitale importanza; fui proprio io a parlare ad Alexander quello di cui avevo bisogno e lui compose per il film una stupenda melodia, dolce, spensierata e carica di speranza”.

LEGGI ANCHE: Suburbicon recensione del film di George Clooney

Venezia 74: fuori concorso Casa D’altri di Gianni Amelio

0
Venezia 74: fuori concorso Casa D’altri di Gianni Amelio

Sarà presentato oggi a Venezia 74 fuori concorso – proiezione speciale Casa D’altri di Gianni Amelio, l’ultimo film del regista italiano con protagonisti nel cast Emidio Bernardi, Mario Agostino, Francesco Buonasorte, Francesca Coltellese, Elena D’Angelo, Fabio Magnifici, Giorgia Moriconi, Claudia Quaranta e Valter Ranucci.

Casa D’altri di Gianni Amelio

Siamo entrati in “casa d’altri” col timore di disturbare. Non volevamo invadere un territorio ferito con l’occhio della curiosità fine a se stessa. I cittadini di Amatrice, i pochi rimasti, ci hanno aperto la porta, ci hanno accolto senza lacrime, ci hanno offerto ospitalità e affetto. A un anno di distanza dal terremoto, il dolore si sta acquietando, si pensa a ricostruire. Le macerie però non sono state rimosse, ci vuole tempo, dicono. E il futuro, forse, è ancora lontano.

 

Venezia 74: fuori concorso BRAWL IN CELL BLOCK 99

0
Venezia 74: fuori concorso BRAWL IN CELL BLOCK 99

Oggi sarà presentato fuori concorso BRAWL IN CELL BLOCK 99, il film che vede protagonista un inedito e violento Vince Vaughn. Nel cast anche Jennifer Carpenter, Don Johnson, Marc Blucas, Udo Kier, Fred Melamed, Mustafa Shakir, Dion Mucciacito, Thomas Guiry, Geno Segers, Devon Windsor, Clark Johnson.

Nel film l’attore interpreta Bradley, un ex pugile, perde il lavoro come meccanico di auto, e anche il suo tormentato matrimonio è in pericolo. In questo momento difficile, non vede davanti a sé altre scelte se non quella di lavorare come corriere per un trafficante, sua vecchia conoscenza. La situazione migliora fino al giorno tremendo in cui si trova coinvolto in una sparatoria tra un gruppo di poliziotti e i suoi spietati alleati. Bradley è gravemente ferito e finisce in prigione, dove i suoi nemici lo costringono ad atti di violenza che trasformeranno quel posto in un brutale campo di battaglia.

BRAWL IN CELL BLOCK 99

Il regista del film S. Craig Zahler, ha così commentato: Sono molto fiero di Brawl in Cell Block 99, il mio secondo lungometraggio come sceneggiatore, regista e compositore. Come in Bone Tomahawk, in questo film hanno lavorato i produttori Jack Heller e Dallas Sonnier, il direttore della fotografia Benji Bakshi, lo scenografo Freddy Waff, il montatore Greg D’Auria e Jeff Herriott, il compositore con il quale ho scritto la colonna sonora. Mi ritengo molto fortunato ad aver collaborato con Vince Vaughn, le cui qualità come attore e come essere umano hanno superato le mie già alte aspettative. Sono rimasto molto colpito da come abbia affrontato le riprese dei combattimenti, che sono state molto impegnative dal punto di vista fisico, e anche abbastanza pericolose, e che sono state elaborate dal bravissimo Drew Leary.

Vaughn ha eseguito tutte queste riprese con pochissimi tagli di montaggio e nessuna manipolazione. Volevo che queste sequenze apparissero diverse da quello che si vede nei film di oggi, e ci siamo riusciti. Il film segue Bradley attraverso tragedie, successi, incarcerazione, mistero e violenza, ma il cuore pulsante della storia è nel rapporto con sua moglie Lauren.

La interpreta Jennifer Carpenter, che dimostra ancora una volta di avere pochi colleghi alla sua altezza grazie al toccante lavoro che ha svolto in questo film, a vari livelli. Sono stato fortunato anche perché ho lavorato con Don Johnson, Udo Kier e Marc Blucas. Il mio vecchio sogno di scrivere musica soul con Jeff Herriott si è finalmente avverato con la colonna sonora originale di questo film. Leggende del soul come The O’Jay’s e Butch Tavares, insieme a una nuova leva come Adi Armour hanno cantato i pezzi, che danno energia e colore all’ambiente. Sono tutti questi elementi a costruire il mondo strano e brutale di Brawl in Cell Block 99. Preparatevi.

Venezia 74: Franco Colomba interpreta Árpád Weisz in Nobili Bugie, l’intervista

“L’incursione nel mondo dello spettacolo è stata particolare, sono stato piacevolmente impressionato” Così ha esordito Franco Colomba, ex calciatore del Bologna FC e interprete, in Nobili Bugie, di Árpád Weisz, allenatore della stessa squadra, tragicamente morto nelle camere a gas di Auswitz nel 1944.

“Ho girato una piccola parte e anche in quella mi sono reso conto dell’impegno che ci vuole per quelle poche scene è notevole, per tantissime persone. Si tratta di un lavoro di tanti mesi che serve a mettere in piedi un film di un paio d’ore.”

Il film è stato presentato alla 74° Mostra di Venezia, dove ha ricevuto il premio Kinèo. In questa occasione abbiamo incontrato Colomba che ha commentato così l’importanza di Weisz nella storia del calcio e del Bologna soprattutto: “Essendo di Bologna e avendo giocato e allenato il Bologna e avendo avuto come allenatori da ragazzino i giocatori di quell’epoca, ero già abbastanza documentato su quello che è stato Árpád Weisz. Un allenatore che ha vinto due scudetti, una coppa campioni che a quei tempi aveva il valore della Champions League adesso, quando mi ricapitava di vincere due scudetti e una coppa? Ho accettato subito. Anche perché ha sofferto moltissimo, era sulla cresta dell’onda quando è morto. Si è trovato perseguitato con la famiglia, nella noncuranza del mondo dello sport che si è dimenticato di lui. E questo si vede nel film, nella piccola parte che interpreto. Tengo a precisare che tutto è accaduto nella dimenticanza.”

Colomba ci tiene anche a ricordare il libro di Matteo Marani, Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo: “Un paluso va a Marani che ha scritto un libro su di lui e che ha permesso alla storia di XX di venire fuori. Altrimenti tutti lo avremmo dimenticato.”

Ambientato durante la seconda guerra mondiale sui colli bolognesi, Nobili Bugie racconta di una famiglia di nobili decaduti sopravvissuta al proprio declino economico nell’unico luogo che ancora possiede: la tenuta di Villa La Quiete. Il Duca Pier Donato Martellini e la Duchessa Romola Valli, stanchi e avviliti, risiedono nel loro podere con la servitù ormai ridotta ai minimi termini: un giovane giardiniere cieco e un maggiordomo sordo, entrambi reduci di guerra; e Giovanna, la cuoca costantemente arrabbiata ed eternamente innamorata. Come se non bastasse devono prendersi cura del figlio Jean-Jacques, un immaturo cinquantenne che passa le sue giornate a comporre poesie con un unico tema ricorrente: il Bologna FC. La soluzione a tutti i problemi si presenta alla villa in un pomeriggio qualsiasi: un uomo e due donne in fuga, chiedono rifugio ai Duchi. Sono ebrei, si chiamano Beniamino, Anna e Stefania. Sono disposti a pagare con un lingotto d’oro ogni mese di permanenza e promettono di migrare altrove subito dopo la fine della guerra.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74: Downsizing con Matt Damon apre il concorso

Venezia 74: Downsizing con Matt Damon apre il concorso

Downsizing, diretto da Alexander Payne e interpretato da Matt Damon, Christoph WaltzHong Chau e Kristen Wiig, è il film di apertura, in Concorso, della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2017). Downsizing sarà proiettato in prima mondiale mercoledì 30 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.

Downsizing segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre.

Paramount Pictures presenta una produzione Ad Hominem Production / Gran Via Productions. Downsizing è un film di Alexander Payne, interpretato da Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig; prodotto da Alexander Payne, p.g.a. Mark Johnson, p.g.a. Jim Taylor, p.g.a.; scritto da Alexander Payne e Jim Taylor; diretto da Alexander Payne; produttori esecutivi: Megan Ellison, Diana Pokorny, Jim Burke; music supervisor: Dondi Bastone; la musica è composta e diretta da Rolfe Kent; costume designer: Wendy Chuck; montaggio: Kevin Tent, ACE Production; scenografia: Stefania Cella; direttore della fotografia: Phedon Papamichael, ASC, GSC.

Venezia 74: Darren Aronofsky con Lawrence, Bardem e Pfeiffer, racconta Mother!

Darren Aronofsky racconta del suo nuovo film Mother!, presentato oggi in concorso alla Mostra del Cinema. Un’opera molto discussa, che ha diviso nettamente critica e pubblico, infervorando gli animi e dando luogo a discussioni, spesso anche furiose. In poche parole, in giro per la mostra da qualche ora non si parla d’altro. Il regista è accompagnato da uno dei produttori, dal protagonista Javier Bardem e dalle due splendide interpreti  Jennifer Lawrence e Michelle Pfeiffer, arrivate in un tripudio di fans, accampati fuori del Palazzo del Cinema dall’alba, nella speranza di scattare una fotografia o ottenere un autografo. E’ paradossale, perché riportano la mente ad alcune situazioni descritte nel film.

Darren Aronofsky  dice che la prima stesura della sceneggiatura l’ha buttata giù d’istinto, in soli cinque giorni. Dalla prima fase di scrittura ha sempre voluto creare qualcosa dove il pubblico non si sentisse mai al sicuro, ma fosse dominato da una straniante sensazione di disagio, di pericolo, esattamente come si sente la protagonista.

Il cuore pulsante di Mother! è il mistero. Il film deve apparire e deve essere percepito come un continuo mistero.

Jennifer Lawrence sostiene di aver interpretato un personaggio completamente differente da tutto quello che ha fatto fino a questo momento nella sua carriera. Ma anche una donna molto diversa da se stessa, da quello che lei è nella vita di tutti i giorni. Ha lavorato duramente per allontanarsi, anche con l’aiuto del regista, che l’ha indirizzata nella direzione da seguire, facendola entrare in contatto con una parte sconosciuta di lei, portandola in superficie.

A lei e a Michelle Pfeiffer viene chiesto come vivono l’assedio costante dei fans. Se lo avvertono, soprattutto ora dopo aver vissuto l’esperienza di Mother! come una possibile minaccia. Entrambe rispondono che lavorano per loro, che sono grate del loro entusiasmo, quando questo non diventa naturalmente morboso e tenda a invadere le sfere private della loro vita. I fans alimentano l’ego dell’artista e caricano di necessaria carica vitale per continuare a fare questo lavoro. Jennifer Lawrence li definisce un umanità vitale e insaziabile ed è felice di loro. Si parla di allegoria del narcisismo, del bisogno carnivoro di nutrire il proprio ego artistico, del rapporto sacrificale musa-artista. Javier Bardem concorda con tutto questo e parla di una sorta di vampirismo di chi è impegnato in un atto creativo, di qualsiasi natura questo sia. Sottolinea che il film è un apparato estremamente  complesso,  composto di tanti strati e infiniti livelli di lettura.

Vengono chiesti dei riferimenti letterari o visivi. Ne vengono citati molti, alcuni dei quali sconosciuti al regista e agli interpreti, ma in particolare Darren Aronofsky   nomina alcuni racconti di Edgar Allan Poe, Barbablù e tanti libri illustrati per bambini. Dice di essere stato influenzato da opere che ha trovato intrise di un mondo febbrile da sogno. Parla poi anche di femminismo ambientalismo, di un America schizofrenica nella quale stenta a riconoscersi. Si definisce comunque un ottimista.

Venezia 74: Mother! recensione del film con Jennifer Lawrence

Gli si chiede del ciclo di vita e morte che ha creato nella sua opera e lui risponde semplicemente che ha continuato a ragionare su un discorso che aveva già aperto con The Fountain. Anche se afferma che quel suo film era già esaustivo e dava molte risposte sul suo modo di pensare.

Quando gli viene fatto notare che il film è stato accolto da molti fischi e critiche negative, Darren Aronofsky   risponde in grande semplicità, che sa bene come funziona, che fa parte del gioco, che accetta le critiche e ne fa tesoro. Avverte però che non è un film per tutti, che bisogna essere aperti e ben disposti. E’ come andare sulle montagne russe.

Venezia 74: annunciate le quattro giurie del Festival

Sono state definite le composizioni delle quattro Giurie internazionali (Venezia 74, Orizzonti, Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, Venice Virtual Reality) della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (30 agosto – 9 settembre 2017), diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

Venezia 74

Le personalità chiamate a fare parte della Giuria del Concorso di Venezia 74, oltre alla presidente, l’attrice statunitense Annette Bening, sono:

  • la regista e sceneggiatrice ungherese Ildikó Enyedi; con Il mio XX secolo vince la Caméra d’or per la miglior opera prima a Cannes e il film viene incluso tra i migliori 12 film ungheresi di tutti i tempi. In Concorso a Venezia nel 1994 con Magic Hunter e a Locarno nel 1999 con Simon mágus, con il suo ultimo film, On Body and Soul, ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino nel 2017.
  • il regista, produttore e sceneggiatore Michel Franco; nato e cresciuto in Messico, è autore di cinque lungometraggi, quattro dei quali presentati a Cannes. Después de Lucía e Las hijas de Abril vincono rispettivamente il premio per il miglior film e il Premio della Giuria di Un Certain Regard, mentre Chronic, presentato in Concorso, vince il premio per la miglior sceneggiatura. Ha prodotto Desde allá di Lorenzo Vigas, Leone d’oro a Venezia nel 2015.
  • l’attrice inglese Rebecca Hall; si alterna tra Gran Bretagna e Stati Uniti dove ha lavorato con registi come Christopher Nolan, Steven Spielberg e Woody Allen, grazie al quale ottiene una nomination ai Golden Globe per Vicky Cristina Barcelona. È apparsa inoltre in The Town, Una promessa, Iron Man 3. Per la sua interpretazione di Christine, ottiene il plauso della critica e una serie di importanti riconoscimenti a livello internazionale.
  • l’attrice Anna Mouglalis, volto iconico del cinema francese d’autore. Ancora giovanissima, appare in La captive (2000) di Chantal Akerman. Diventa celebre in Italia grazie al suo ruolo in Romanzo criminale (2005) di Placido. Si divide tra Italia e Francia in film di autori quali Arnaud Desplechin, Mario Martone, Philippe Garrel, ed è nel cast di Gainsbourg (Vie héroïque), protagonista ai César 2011.
  • il critico cinematografico anglo-australiano David Stratton; ha diretto per quasi vent’anni il Sydney Film Festival e ha fatto parte delle giurie dei più importanti festival mondiali tra cui Venezia, Cannes e Berlino. Per vent’anni collaboratore di Variety, Stratton ha prodotto e condotto importanti show televisivi dedicati al cinema.
  • l’attrice Jasmine Trinca, una delle più importanti interpreti italiane della sua generazione. È stata protagonista in opere di Nanni Moretti, Marco Tullio Giordana, Michele Placido, i Taviani. Nel 2009 a Venezia ha vinto il Premio Marcello Mastroianni per Il grande sogno, mentre nel 2017 è stata miglior attrice di Un Certain Regard a Cannes per Fortunata. Ha inoltre vinto due Nastri d’argento.
  • Edgar Wright, regista e sceneggiatore inglese dell’iconica Trilogia del Cornetto, con Simon Pegg e Nick Frost, iniziata con L’alba dei morti dementi (2004), che ha rivitalizzato la parodia di genere. Nel 2010 ha diretto Scott Pilgrim vs. the World, originale esperimento tra cinema e fumetto. Attualmente è nelle sale Usa con Baby Driver – Il genio della fuga che sta ottenendo grande successo. Il film uscirà in Italia il 7 settembre.
  • il regista, produttore e sceneggiatore Yonfan; cosmopolita, cresciuto a Taiwan e attivo a Hong Kong, ha scritto, diretto e prodotto tutti e tredici i suoi film, tra i quali Breaking the Willow (2003) e Prince of Tears (2009), presentati a Venezia, il secondo in Concorso, contribuendo poi al progetto Venezia 70 – Future Reloaded. Ha lavorato con le maggiori star cinesi tra cui Maggie Cheung, Chow Yung-fat e Daniel Wu, lanciato con Bishonen.

La Giuria Venezia 74 assegnerà ai lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali:

Leone d’Oro per il miglior film, Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria, Leone d’Argento – Premio per la migliore regia, Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, Premio per la migliore sceneggiatura, Premio Speciale della Giuria, Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente.

Orizzonti

La Giuria internazionale della sezione Orizzonti è composta da:

  • il regista italiano Gianni Amelio (Presidente). Debutta al cinema con Colpire al cuore (1982), in Concorso a Venezia, dove vincerà il Leone d’oro nel 1998 con Così ridevano, tornandovi in seguito altre tre volte. Altre sue opere includono Il ladro di bambini (Gran premio della giuria a Cannes, 1992), Lamerica e Le chiavi di casa. Quest’anno La tenerezza è stato Nastro d’argento per il miglior film.
  • Rakhshan Banietemad, una delle più importanti registe iraniane, autrice di numerosi documentari e film di finzione come Under the Skin of the City e Our Times, opere fondamentali per il cinema iraniano. Nel 1995 The Blue Veiled vince il Pardo di bronzo a Locarno, mentre Tales riceve il Premio per la sceneggiatura a Venezia 71.
  • la regista statunitense Ami Canaan Mann, autrice di tre lungometraggi. Debutta nel 2001 con Morning, poi presenta Le paludi della morte in Concorso nel 2011 a Venezia, dove torna tre anni dopo con Jackie & Ryan, selezionato in Orizzonti. Ha diretto episodi di alcune serie TV tra cui Robbery Homicide Division e, più recentemente, Shots Fired e Sneaky Pete.
  • il regista, sceneggiatore e curatore irlandese-scozzese Mark Cousins. Ha realizzato numerosi documentari ed è celebre in particolare per il monumentale The Story of Film: An Odyssey, viaggio di 930 minuti nella storia del cinema. Anche autore di cortometraggi e opere sperimentali, è inoltre docente universitario e saggista. Il suo primo film di finzione è Stockholm, My Love del 2016.
  • lo sceneggiatore, architetto e curatore artistico argentino Andrés Duprat, che ha scritto le sceneggiature di L’artista (2008), El hombre de al lado (2010), Querida voy a comprar cigarrillos y vuelvo (2011) e Il cittadino illustre (2016), tutti film diretti da Mariano Cohn e Gastón Duprat. Il cittadino illustre ha permesso al protagonista Oscar Martínez di vincere la Coppa Volpi a Venezia. Andrés Duprat è curatore del Padiglione Argentina della 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale Venezia.
  • la regista e sceneggiatrice belga Fien Troch. Esordisce nel lungometraggio nel 2005 con Someone Else’s Happiness presentato a Toronto, dove ritorna anche con il successivo Unspoken. Il suo ultimo film, Home, vince il Premio per la regia della sezione Orizzonti a Venezia nel 2016.
  • Rebecca Zlotowski, sceneggiatrice e regista francese, autrice di tre lungometraggi. Il suo primo film, Belle épine, viene presentato nel 2010 a Cannes, dove torna di nuovo nel 2013 con Grand Central in Un Certain Regard. Planetarium, opera del 2016 con Natalie Portman, è stato presentato Fuori Concorso a Venezia.

La Giuria Orizzonti assegnerà –  senza possibilità di ex-aequo – i seguenti premi:

Premio Orizzonti per il miglior film, Premio Orizzonti per la migliore regia, Premio Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile, Premio Orizzonti per la migliore interpretazione femminile, Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura, Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio;

Venezia 74 – Segui il nostro speciale sulla Mostra del Cinema di Venezia

Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, è composta da:

  • il regista e sceneggiatore francese Benoît Jacquot (Presidente), più volte presente in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con Le septième ciel nel 1997, Pas de scandale nel 1999, L’intouchable nel 2006, grazie al quale la protagonista Isild Le Besco si aggiudica il premio Marcello Mastroianni, e 3 coeurs nel 2014.
  • il critico, professore e programmatore cinematografico inglese Geoff Andrew, a lungo redattore e prima penna di Time Out, nonché collaboratore di Sight & Sound. Andrew è stato il responsabile della programmazione del National Film Theatre (ora BFI Southbank) e consulente alla programmazione del London Film Festival.
  • Albert Lee, una delle figure più esperte e versatili dell’industria cinematografica di Hong Kong. Ha lavorato come produttore con registi quali Herman Yau, Dante Lam, Benny Chan e Jeff Lau. È conosciuto per la sua lunga collaborazione con il regista cinese Jiang Wen, iniziata nel 2007 con The Sun Also Rises, presentato in Concorso a Venezia.
  • l’attrice italiana Greta Scarano, protagonista nel film Senza nessuna pietà di Michele Alhaique, presentato a Venezia nel 2014, nella sezione Orizzonti. Premiata col Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro come rivelazione dell’anno per la sua interpretazione in Suburra di Stefano Sollima, Greta Scarano interpreta il personaggio di Elisa nella serie cult di Sky In Treatment.
  • Yorgos Zois, regista greco che ha lavorato come assistente di Theo Angelopoulos. Il suo primo corto, Casus Belli, viene presentato nel 2010 a Venezia, dove torna due anni dopo con Out of Frame che ottiene la nomination agli European Film Awards 2012, oltre a numerosi altri premi internazionali. Il suo primo lungometraggio, Interruption, è stato presentato nella sezione Orizzonti nel 2015.

La Giuria del Premio Venezia Opera Prima assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele), il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore.

Venice Virtual Reality

La Giuria internazionale della sezione Venice Virtual Reality è composta da:

  • il regista John Landis (Presidente), figura chiave del cinema americano degli ultimi quarant’anni. Landis ha influenzato generazioni di cineasti grazie a film quali Animal House, The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra e Una poltrona per due. Tutto in una notte, uno dei suoi film più celebri, verrà presentato quest’anno alla Mostra in versione restaurata. Nel 2008 John Landis è stato membro della giuria del Concorso, alla 65. Mostra del Cinema di Venezia.
  • Céline Sciamma, sceneggiatrice e regista francese. Naissance des pieuvres, sua opera prima, è stata presentata a Cannes nel 2007, così come Diamante nero sette anni dopo. È diventata celebre con il suo secondo lungo, Tomboy, presentato a Berlino e vincitore di numerosi premi. Tra le sue sceneggiature anche La mia vita da zucchina, candidato all’Oscar per l’animazione.
  • l’attore e regista Ricky Tognazzi. Ha vinto nel 1991 con Ultrà un Orso d’argento per la regia, ex aequo con Il silenzio degli innocenti, e un David nella stessa categoria, bissato due anni più tardi con La scorta, selezionato in Concorso a Cannes. Nel 2011 ha presentato a Venezia Tutta colpa della musica. Tra le sue interpretazioni, Una storia semplice e Caruso Pascoski di padre polacco.

La Giuria Venice Virtual Reality assegnerà i seguenti premi:

Miglior Film VR, Gran Premio della Giuria VR, Premio per la Migliore Creatività VR.

Venezia Classici

Inoltre, come già annunciato, il regista italiano Giuseppe Piccioni (Fuori dal mondo, Luce dei miei occhi, Questi giorni) sarà il Presidente della Giuria di studenti di cinema che assegnerà i premi Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato e per il Miglior Documentario Sul Cinema.

Venezia 74: Annette Bening presidente di Giuria

Sarà l’attrice statunitense Annette Bening (I ragazzi stanno bene, La diva Julia, American Beauty, Bugsy, Rischiose abitudini) a presiedere la Giuria internazionale del Concorso della 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2017), che assegnerà il Leone d’oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali. La decisione è stata presa dal Cda dellaBiennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera.

Ha dichiarato il Direttore della Mostra Alberto Barbera: “Era tempo che la lunga serie di presidenze maschili della Giuria internazionale della Mostra del Cinema di Venezia venisse interrotta per far posto a una donna di grande talento, intelligenza e ispirazione. Sono particolarmente lieto che Annette Beningabbia accettato questo ruolo, che saprà svolgere in virtù del talento manifestato in una carriera da star hollywoodiana contraddistinta da scelte sempre interessanti e spesso coraggiose. Attrice raffinata e istintiva, capace di sfumature complesse, Annette Bening conferisce ai ruoli da lei interpretati un calore e una naturale eleganza che rendono la visione dei suoi film un’esperienza straordinaria. Le do il benvenuto a Venezia”.

Annette Bening ha dichiarato: “È un onore per me essere stata chiamata a ricoprire il ruolo di Presidente della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Aspetto con impazienza di guardare i film e lavorare insieme ai miei colleghi giurati per celebrare il meglio del cinema mondiale di quest’anno”.

La settantaquattresima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia si svolgerà al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Venezia 74: Alexander Payne apre la Mostra con Downsizing

Venezia 74: Alexander Payne apre la Mostra con Downsizing

Downsizing, diretto da Alexander Payne (Sideways, Paradiso amaro, Nebraska) e interpretato da Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig, è il film di apertura, in Concorso, della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2017), diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Downsizing sarà proiettato in prima mondiale mercoledì 30 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.

Downsizing segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre.

Venezia 74: Annette Bening presidente di Giuria

Paramount Pictures presenta una produzione Ad Hominem Production / Gran Via Productions. Downsizingè un film di Alexander Payne, interpretato da Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig; prodotto da Alexander Payne, p.g.a. Mark Johnson, p.g.a. Jim Taylor, p.g.a.; scritto da Alexander Payne e Jim Taylor; diretto da Alexander Payne; produttori esecutivi: Megan Ellison, Diana Pokorny, Jim Burke; music supervisor: Dondi Bastone; la musica è composta e diretta da Rolfe Kent; costume designer: Wendy Chuck; montaggio: Kevin Tent, ACE Production; scenografia: Stefania Cella; direttore della fotografia: Phedon Papamichael, ASC, GSC.

Venezia 74: Alessandro Borghi padrino della Mostra

0
Venezia 74: Alessandro Borghi padrino della Mostra

Esploso proprio al Lido due anni fa, grazie a Non essere Cattivo, Alessandro Borghi è tornato a Venezia 74 in veste atipica di padrino della Mostra. Ecco gli scatti della sua presentazione al palazzo del Casinò: [nggallery id=3158]

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74: al via le Giornate degli Autori

Venezia 74: al via le Giornate degli Autori

Ci siamo: decollano le Giornate degli Autori. Come nell’immagine di quest’anno, il corpo dell’aspirante supereroe senza mantello è teso in avanti e guarda al futuro: uno slancio fatto di novità e tradizione, perché di una storia lunga 14 anni si deve raccontare anche il passato. Da lì tornano registi che avevano già scommesso insieme alle Giornate e che oggi festeggiano i loro nuovi film. Sono autori affermati come Faouzi Bensaidi che presenta Volubilis e Vincenzo Marra che porta L’equilibrio e giovani talenti come Pengfei (con The taste of rice flower ) e il duo Botrugno-Coluccini (Il Contagio) che in questa edizione lanciano le loro opere seconde. Torna in scena anche Celia Rowlson-Hall con un corto della collezione MIU MIU Women’s Tales dopo MA, il suo lungometraggio d’esordio (alle GdA nel 2015). Ritorna anche Sami Blod di Amanda Kernell, opera prima in concorso lo scorso anno riproposta dal Premio LUX del Parlamento europeo (di cui è tra i film vincitori).  Lo zaino in spalla delle Giornate contiene un passato che segna la “fidelizzazione” degli autori che qui trovano una casa da cui lanciarsi verso l’industria internazionale, sempre a caccia di quel mix eccellente di piglio commerciale e talento.

Sono ventiquattro i film di questa edizione, da ventuno paesi (molte le coproduzioni), dodici lungometraggi in concorso e dodici tra eventi e proiezioni speciali, di cui due cortometraggi di casa MIU MIU e uno firmato da un volto noto del cinema italiano che passa eccezionalmente dall’altra parte della macchina da presa (Claudio Santamariacon The Millionairs). Due opere prime: M di Sara Forestier e Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini. Due i registi di fama internazionale che, dopo i successi alla Mostra negli anni passati, scelgono le GdA per i loro film del 2017: l’eclettica artista iraniana Shirin Neshat con Looking for Oum Kulthum e Pen-ek Ratanaruang, un’eccellenza nel cinema tailandese, che torna al Lido con Samui Song e apre il calendario di proiezioni (domani alle 14.00 in Sala Perla).

Il film di Pen-ek è la storia di un’oppressione. Lei, Viyada, è un’attrice di soap opera, bella e fragile, sposata con un uomo soffocante, seguace di una setta che circuisce anche lei costringendola a subire in silenzio. Viyada cerca di mettere fine a una tortura costante, fino al punto di accettare l’aiuto di uno sconosciuto capace di far sparire le persone. Il secondo film di domani è Longing (iSala Perla alle 16.45), dell’israeliano Savi Gabizon: la storia di un uomo che scopre di essere padre solo dopo la morte del figlio. La notizia la riceve dalla stessa madre del ragazzo, una fidanzata di venti anni prima. Una drammatica riflessione sul ruolo di padre con uno humour inatteso.

“Il poliedro che è diventato la nostra sezione – dicono Roberto Barzanti (presidente delle Giornate) e Giorgio Gosetti (direttore) – si articola ogni anno di più, forte della grande fedeltà dimostrata dall’industry e dagli autori. Il nostro mestiere è scoprire i talenti, metterli in dialogo,  valorizzare il coraggio di chi fa cinema e siamo lieti di veder tornare “a casa” quei giovani che abbiamo sostenuto in passato e gli autori del futuro che vogliono partire proprio da qui”.

3, 2, 1: venite a volare con noi verso il magico altrove del cinema.

Venezia 74: a Stephen Frears il premio Jaeger-LeCoultre

La Biennale di Venezia e Jaeger-LeCoultre annunciano che è stato attribuito al grande regista inglese Stephen Frears (Philomena, The Queen, Le relazioni pericolose) il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2017, dedicato a una personalità che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.

La 74. Mostra di Venezia si tiene al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2017, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

La consegna del premio a Stephen Frears avrà luogo domenica 3 settembre alle ore 22.00 in Sala Grande(Palazzo del Cinema), prima della proiezione Fuori Concorso del suo nuovo film Victoria & Abdul, in prima mondiale a Venezia. Il film è ambientato alla fine dell’Ottocento, quando il giovane commesso Abdul Karim si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro dell’anziana Regina Vittoria. Arrivato a Londra, Abdul si ritrova sorprendentemente nelle grazie della sovrana; i due instaurano un’improbabile e devota amicizia, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia della sovrana cercano di ostruire. Abdul diventa rapidamente insegnante, consigliere spirituale e amico devoto della Regina, mentre il loro rapporto si rafforza e Vittoria comincia a vedere il mondo con occhi diversi, riscoprendo con gioia anche la propria umanità.

A proposito di questo riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato:

“Prolifico e imprevedibile, eclettico e provocatorio, Stephen Frears sembra sfidare la possibilità stessa di una definizione monolitica del suo cinema. È tra le figure più vibranti e rappresentative del cinema inglese contemporaneo (accanto a Ken Loach e Mike Leigh), ma a differenza di molti non teme di apparire contradditorio, passando con nonchalance dal realismo sociale degli anni ’80 alle biografie, dalle commedie ai drammi storici, alternando film inglesi e americani, produzioni a basso costo e grandi budget, cinema e televisione, ogni volta a proprio agio. È forse questo palese contrasto a costituire l’aspetto più interessante del suo lavoro, insieme con le qualità che tutti gli riconoscono: una sensibilità non comune nel dirigere gli attori, l’abilità nel trarre il meglio dal rapporto con scrittori affermati (Alan Bennet, Christopher Hampton, Hanif Kureishi, Nick Hornby), l’apparente modestia che consiste nel subordinare lo stile all’esigenze del materiale. Grande narratore di storie, dalle quali emergono tematiche ricorrenti come l’attenzione per personaggi di oppressi e marginali, Frears possiede il dono non comune di offrire nei suoi film migliori un ritratto della società Britannica aspro, pungente, non convenzionale, capace di risultare allo stesso tempo disturbante e divertente.”

Stephen Frears

Regista tra i più versatili, capace di spaziare tra un’ampia varietà di stili, tematiche e generi, Stephen Frears (Leicester, Inghilterra, 1941) si costruisce una solida reputazione lavorando per tutti gli anni settanta tra episodi di serie tv e film televisivi. Esordisce al cinema nel 1984 con Vendetta, facendo scoprire al mondo il talento di Tim Roth. Con il suo film successivo, il provocatorio My Beautiful Laundrette (1985) con Daniel Day Lewis, raggiunge il successo internazionale e ottiene una candidatura agli Oscar per la sceneggiatura, mettendo per la prima volta in luce il suo talento negli adattamenti letterari. Il film che lo consacra al grande pubblico è Le relazioni pericolose (1988) con John Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer, che si aggiudica tre Oscar tra cui quello per la miglior sceneggiatura non originale, insieme a molti altri premi internazionali. Con il successivo Rischiose abitudini (1990) riceve la sua prima nomination agli Oscar come miglior regista, sancendo il definitivo sodalizio con Hollywood, al quale continuerà sempre a intervallare produzioni inglesi. Nel 1998 vince l’Orso d’argento per la miglior regia a Berlino con The Hi-Lo Country, mentre nel 2000 dirige Alta fedeltà ed è presente per la prima volta in Concorso a Venezia con Liam, per il quale l’attrice Megan Burns vince il Premio Mastroianni. Due anni dopo torna in Concorso con Piccoli affari sporchi e poi di nuovo nel 2006, quando riceve la sua seconda nomination agli Oscar per la regia di The Queen, film sulla Regina Elisabetta II per il quale Helen Mirren vince la Coppa Volpi e l’Oscar come miglior attrice protagonista. Con Philomena (2013) vince il premio per la miglior sceneggiatura a Venezia e il film viene candidato a quattro Oscar.

Il suo ultimo film, Victoria & Abdul, sarà presentato in anteprima mondiale Fuori Concorso a Venezia e segna il ritorno di Frears all’ambientazione della corte britannica dopo lo straordinario successo di The Queen e il ritorno del Premio Oscar Judi Dench nei panni della regina Vittoria. La sceneggiatura è firmata dal candidato agli Oscar Lee Hall (Billy Elliot) ed è basata sul libro del giornalista Shrabani Basu intitolato Victoria & Abdul: The True Story of the Queen’s Closest ConfidantVictoria & Abdul è un film presentato da Focus Features in associazione con Perfect World Pictures e BBC Films ed è una produzione Working Title in associazione con Cross Street Films.

Venezia 74: a Mektoub, My Love: Canto Uno il Mouse d’Oro

Venezia 74: a Mektoub, My Love: Canto Uno il Mouse d’Oro

La nona edizione del Mouse d’Oro – il premio dei siti di cinema – assegnato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia va a Mektoub, My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche, votato il miglior film del Concorso dai collaboratori degli oltre 80 siti di cinema che compongono la giuria, mentre il Mouse d’Argento al miglior film fuori della competizione va all’animazione Gatta Cenerentola di Ivan Cappiello, Dario Sansone, Marino Guarnieri, Alessandro Rak.

In passato il Mouse d’oro ha premiato grandi maestri internazionali, presenti al Lido anche quest’anno: William Friedkin, Frederick Wiseman, Tsai Ming Liang. Una giuria che ha saputo dimostrare di abbattere pregiudizi critici (Philomena, Il caso Spotlight, Her e la serie Olive Kitteridge) ma anche scovare perle di rara intensità.

La tradizione continua anche quest’anno con due riconoscimenti che vanno in una direzione all’apparenza semplice, ma in realtà molto ricercata. Mektoub, My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche che continua il percorso di ricerca dell’autore sul linguaggio motivo del corpo in risposta a quello razionale della parola. Mektoub, My Love: Canto Uno ha conquistato una media di 8,55, una delle più alte mai registrate nei nove anni del premio. Tra i film fuori dal concorso ufficiale la preferenza della giuria va all’inconsueta animazione italiana Gatta Cenerentola di Ivan Cappiello, Dario Sansone, Marino Guarnieri, Alessandro Rak (7,79).

Nato nel 2009 su idea di Hideout.it, il premio Mouse d’Oro è cresciuto nel corso degli anni, arrivando a coinvolgere una giuria sempre più numerosa e variegata per un totale di 81 siti italiani di cinema e oltre 150 giurati.

Il premio, nato per dare visibilità ai siti di cinema, è diventato un vero e proprio circuito di webzine, redazioni e blog che si occupano di informazione, critica  e servizi cinematografici. Un insieme di punti di vista e voci differenti, che attraverso il Mouse d’Oro “mediano” le loro preferenze, identificando film capaci di mettere d’accordo le diverse anime di un luogo vasto come il web. Un vero e proprio termometro che misura i gusti e le preferenze del pubblico interessato al cinema.

I giurati singoli esprimono un voto numerico da 1 a 10 per tutti i film presenti al Festival. La classifica viene stilata calcolando la media per sito di appartenenza che va quindi a formare il voto definitivo.

Venezia 74: a Ex Libris di Wiseman il premio FIPRESCI

Venezia 74: a Ex Libris di Wiseman il premio FIPRESCI

Ogni anno la FIPRESCI – Federazione Internazionale Stampa Cinematografica – assegna i suoi Premi interni alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia attraverso una Giuria selezionata che premia i migliori film all’interno delle due sezioni ufficiali del festival cinematografico.

Quest’anno la Federazione Internazionale è lieta di assegnare il Premio Fipresci per il Concorso Ufficiale a EX LIBRIS – THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY di Frederick Wiseman, documentario presentato in Concorso alla 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e che ha raccolto il plauso della critica durante il suo passaggio alla kermesse.

Il premio è stato assegnato con la seguente motivazione: “Essenziale e tempestivo tributo ai legami intellettuali condivisi dalle nostre comunità per la dedizione nei confronti di un bene cittadino consacrato alla conservazione della cultura e per il suo richiamo alla necessità di rinutrimento costante dello spirito di conoscenza e verità.”

Ex Libris: New York Public Library recensione del doc di Frederick Wiseman

Ex Libris del celebre documentarista Frederick Wiseman è dedicato ad una delle più celebri istituzioni culturali al mondo, luogo di conoscenza e apprendimento con le sue 92 filiali dislocate a Manhattan, risorsa reale per tutti gli abitanti della Grande Mela, città multiforme e cosmopolita. La New York Library è sinonimo di profonda fiducia americana nel diritto individuale di conoscenza e informazione. È una delle istituzioni più democratiche in America in cui tutti sono benvenuti.

A ritirare il premio presso l’Hotel Excelsior, per conto del regista Frederick Wiseman, Michele Casade Massari, Advisor della casa di distribuzione I Wonder Pictures che distribuirà prossimamente la pellicola in Italia in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Venezia 74, tutti i vincitori: Leone d’Oro a Guillermo del Toro

Venezia 74, tutti i vincitori: Leone d’Oro a Guillermo del Toro

La 74° Mostra del Cinema di Venezia è giunta al termine e stasera sono stati assegnati gli attesissimi premi. Ecco tutti i vincitori di Venezia 74.

I vincitori di Venezia 74

Leone d’Oro per il miglior film – The Shape of Water di Guillermo del Toro

Leone d’Argento per la migliore regia – Xavier Legrand per Jusqu’a la garde

Leone d’Argento, Gran premio della Giuria – Foxtrot di Samuel Maoz

Premio Speciale della Giuria – Sweet Country di Warwick Thorton

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile – Kamel El Basha per The Insult di Ziad Doueiri

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile – Charlotte Rampling per Hannah di Andrea Pallaoro

Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente – Charlie Plummer per Lean on Pete

Premio per la migliore sceneggiatura – Martin McDonagh per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Jusqu’a la garde di Xavier Legrand

Selezione Orizzonti

Premio Orizzonti – Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli

Premio Orizzonti alla regia – Vahid Jalilvand per No Date, No Signature

Premio Speciale della Giuria – Caniba di Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel

Premio migliore sceneggiatura – Los versos del olvido di Alireza Khatami

Premio Orizzonti Cortometraggio – Gros Chagrin di Céline Devaux

Premio alla migliore interpretazione maschile – Navid Mohammadzadeh per No Date, No Signature di Vahid Jalilvand

Premio alla migliore interpretazione femminile – Lyna Khoudri per Les Bienheureux di Sofia Djama

Venezia Classici

Miglior documentario sul cinema – The Prince and the Dybbuk

Miglior film restaurato – Idi i smorti

Premio VR Story

Arden’s Wake – Miglior Virtual Reality

Bloodless – Miglior storia

La camera insabbiata – Migliore esperienza VR

del toro

La 74ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica si è svolta a Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2017; anche quest’anno è diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Quest’anno, senza madrina, Venezia 74 ha dato il benvenuto ad un padrino d’eccellenza, l’attore italiano Alessandro Borghi. L’elenco dei film in programma alla 74ª Mostra è stato annunciato nel corso della conferenza stampa di presentazione che si è tenuta il 27 luglio 2017 a Roma. La giuria è presieduta dall’attrice americana Annette Bening.

Downsizing di Alexander Payne è stato selezionato come film d’apertura della manifestazione.

Venezia 74, red carpet: Helen Mirren e Donald Sutherland per The Leisure Seeker di Paolo Virzì

0

Helen Mirren e Donald Sutherland sono stati i protagonisti del tappeto rosso della serata di Venezia 74 che ha visto la presentazione di The Leisure Seeker, l’esordio in lingua inglese di Paolo Virzì

Venezia 74: The Leisure Seeker recensione del film di Paolo Virzì

Venezia 74, red carpet: gli scatti più belli dalla Mostra

Venezia 74, red carpet: gli scatti più belli dalla Mostra

Non solo film e sezioni, ma anche abiti, ospiti, eleganza e originalità. Anche questo è Venezia 74 e ve lo mostriamo in alcuni scatti realizzati durante la Mostra sul tappeto rosso che porta alla Sala Grande, dove viene presentata la magia del cinema. [nggallery id=3163]

Foto di Massimiliano Rocchi.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74, red carpet: George Clooney, Matt Damon e Julianne Moore

Hanno sfilato sul red carpet di Venezia 74 George Clooney in compagnia dei suoi attori protagonisti, Matt Damon e Julianne Moore, volti dell’oscuro Suburbicon (leggi la recensione), pellicola in concorso alla Mostra. Ecco le foto della premiere: [nggallery id=3158]

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74, red carpet: Amanda Seyfried, Sally Hawkins, Rebecca Hall

La seconda serata di Venezia 74 vede protagonisti tantissimi volti del firmamento di Hollywood, dal premio Oscar Octavia Spencer, alla giovane e talentuosa Amanda Seyfried, fino alla giurata Rebecca Hall e alla protagonista del film di Guillermo Del Toro, Sally Hawkins. [nggallery id=3158]

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Venezia 74, il programma: Clooney, Aronofski, Del Toro e Virzì

Venezia 74, il programma: Clooney, Aronofski, Del Toro e Virzì

Alla presenza del Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, e del Direttore della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Alberto Barbera, è stato annunciato il programma ufficiale di Venezia 74.

Dopo l’annuncio delle giurie e del titolo d’apertura, sono stati annunciati titoli molto attesi come Mother! di Darren Aronofski, Suburbicon di George Clooney, The Shape of Water di Guillermo del Toro, ma anche il musical dei Manetti Bros, Amore e Malavita, e l’esordio americano di Paolo Virzì. Ma anche KechicheMartin McDonagh e Alexander Payne in apertura.

Venezia 74 programma

CONCORSO UFFICIALE

  • Downsizing di Alexander Payne (film d’apertura)
  • Human Flow di Ai Weiwei
  • Mother! di Darren Aronofski
  • Suburbicon di George Clooney
  • The Shape of Water di Guillermo Del Toro
  • L’Insulte di Ziad Doueri
  • Mektoub, My Love: Canto uno di Abdellatif Kechiche
  • La villa di Robert Guédiguian
  • The Third Murder di Hirokazu Kore-eda
  • Jusqu’à La Garde di Xavier Legrand
  • Lean On Pete di Andrew Haigh
  • Foxtrot di Samuel Maoz
  • Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
  • Hannah di Andrea Paloro
  • Angels Wear White di Vivian Qu
  • Amore e malavita dei Manetti Bros.
  • First Reformed di Paul Schrader
  • Sweet Country di Warwick Thornton
  • The Leisure Seeker di Paolo Virzì
  • Una Famiglia di Sebastiano Riso
  • Ex Libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman

ORIZZONTI

  • Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli
  • Disappearance di Ali Asgari
  • Espèces Menacées di Gilles Bourdos
  • Les Bienheureux di Sofia Djama
  • The Rape of Recy Taylor di Nancy Buirsky
  • Caniba di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel
  • Marvin di Anne Fontaine
  • Invisible di Pablo Giorgelli
  • Brutti e cattivi di Cosimo Gomez
  • The Cousin di Tzahi Grad
  • The Testament di Amichai Greenberg
  • La Nuit Ou J’ai Nagé di Damien Manivel e Igarashi Kohei
  • No Date, No Signature di Vahid Jalilvand
  • Los versos del olvido di Alireza Khatami
  • Krieg di Rick Ostermann
  • West of Sunshine di Jason Raftopoulos
  • Gatta Cenerentola di Alessandro Rak
  • Under the Tree di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
  • La vita comune di Edoardo Winspeare

FUORI CONCORSO

  • Casa d’altri di Gianni Amelio
  • Thriller in 3D di John Landis e Michael Jackson
  • Our Souls at Night di Ritesh Batra
  • Il signor Rotpeter di Antonietta De Lillo
  • Vittoria e Abdul di Stephen Frears
  • La Mélodie di Rachid Hami
  • Outrage Coda di Takeshi Kitano
  • Loving Pablo di Fernando Léon de Aranoa
  • Zama di Lucrecia Martel
  • La Fidèle di Michael R. Roskam
  • Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini
  • Brawl in Cell Block 99 di Craig Zahler
  • Diva! di Francesco Patierno
  • Cuba and the Cameraman di Jon Alpert
  • My Generation di David Batty
  • Piazza Vittorio di Abel Ferrara
  • The Devil and Father Amorth di William Friedkin
  • This Is Congo di Daniel McCabe
  • Wormwood (serie Netflix) di Errol Morris

CINEMA nel GIARDINO

  • Suburra – La serie (primi due episodi)
  • Manuel di Dario Albertini
  • Controfigura di Ra Di Martino
  • Woodshock di Kate e Laura Mulleavy
  • Tuers di Francois Troukens e Jean-Francois Hensgens
  • Nato a Casal Di Principe di Bruno Oliviero

PROIEZIONI SPECIALI

  • La lunga strada del ritorno di Alessandro Blasetti
  • Barbiana ’65 – La lezione di Don Milani di Alessandro G.A. D’Alessandro
  • Lievito madre – Le ragazze del secolo scorso

Venezia 74 – Segui il nostro speciale sulla Mostra del Cinema di Venezia

Venezia 74 si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre 2017 al Lido.

Venezia 74, giorni 1 e 2: fatti due calcoli

Venezia 74, giorni 1 e 2: fatti due calcoli

Bentrovati, sacchi di mucillaggine. Quest’estate ho fatto delle cose gravissime, tipo postare un paio di foto di me in costume sulla spiaggia e andare in fissa per Sarahah per ben tre giorni. Sono evidenti segni di scarsa professionalità ed egocentrismo, e quindi dovevo espiare.

Infatti, poco prima di partire, ed esattamente giovedì sera, dopo una giornata che se ve la dico non ce credete quindi faccio prima a riservarla per quando devo scrivere un racconto horror, ho avuto una violentissima colica renale, causata da due calcoli piccoli ma cattivi come l’Inferno, con conseguente visita al pronto soccorso e stop di due giorni che in realtà nemmeno mi è dispiaciuto, almeno i bagagli me li sono fatti con calma, una volta tanto.

Questo per dirvi che se improvvisamente durante una proiezione sentite qualcuno che guaisce non allarmatevi, non è un modo codificato prima di urlare ‘Allah Ackbar!’ prima di farvi saltare in aria, e nemmeno il Diavolo che possiede qualcuno come nel documentario di William Friedkin The Devil and Father Amorth, presentato oggi fuori concorso, sono io che ululo, chiamate solo l’ambulanza o almeno preparate un colpo letale così smetto di soffrire.

Ovviamente devo bere tantissimo – acqua, non Spritz, purtroppo. E a tal proposito vedete de non rompe er cazzo con i vostri ‘ma dai, un sorso non può farti male’ che già mi rode il culo abbastanza così – e la cosa più preoccupante sarà trovare il tempo per pisciare tra un film e una conferenza. Stavo pensando di farmi assegnare tutte le proiezioni della Sala Volpi e pisciare direttamente lì per terra, tanto puzza di marcio da sempre e nessuno se ne accorgerebbe. Come se non bastasse, ho l’ansia che i dolori ritornino, a ogni minima avvisaglia salto come se ci fosse Pennywise alle mie calcagna, quindi non preoccupatevi nemmeno se rispondo ‘Oh Cristo Aiuto!’ se mi chiedete l’ora.

La prima sera c’è solo un film di Lubitsch in edizione restaurata, un raffinato lavoro di altissimo valore intellettuale e morale, che non si è inculato nessuno, tutti troppo impegnati ad andare a mignotte per celebrare l’apertura o a strafogarsi di sgroppini e baccalà mantecati, anche insieme, tanto le papille gustative dei critici sono devastate da anni di dipendenza dal Maalox e ormai non si fa più caso a cose frivole come l’equilibrio dei sapori.

monumento al Gran Cazzo Che Me Ne Frega

Comunque, come inizio nemmeno male: il treno porta incredibilmente solo cinquanta minuti di ritardo. Noi siamo Vip e arriviamo tutti in Lancia. La città ci accoglie con un meraviglioso monumento al Gran Cazzo Che Me Ne Frega nella sua dorata e sbrilluccicante estensione, che useremo come stampo per la foggia del premio d’analogo nome che diamo a fine Festival. Nonostante cotanta onoreficenza, il tassista acquatico non possiede il pass per farci giungere in zona Casinò, dove si ritirano gli accrediti. Noi sì, ma siccome andare a nuoto negli acquitrinosi canali lidensi non è una grande idea siamo costretti ad arrampicarci su un dirupo pieno di sterpaglie con tanto di bagagli a carico, uscendo direttamente da un tombino come Indy ne L’ultima crociata.

Lì era a San Barnaba, ma sempre di Venezia si tratta. E meno male che il dottore s’è raccomandato ‘non strapazzarti troppo’. Preso possesso della casa è già tempo di accrediti e di constatare che i pluriennali petaloni rossi che adornavano il red carpet e il Palazzo del Cinema e avevano effettivamente scassato la minchia hanno lasciato spazio a una nuova brillante scenografia di pareti bianche e lampadari lucenti, che pare sostanzialmente un’esposizione di mobili Brianza dietro a Ikea sull’Anagnina.

La prima sera se ne passa tra una spaghettata alcoolica e una fintamente alcoolica, con me che, mio malgrado, mi faccio riempire il bicchiere una volta sola fingendo di attingervi per non cadere in tentazione, che io lo so, come funziona. Svuoti e riempiono, e da lì a evocare la colica il passo è breve. Perfino il nome del regista che apre Ufficialmente le proiezioni, Alexander Payne, mi suona come ‘Pain’ e dunque come tristo presagio. Il film, sebbene parta da un assunto che pare una cazzata gargantuesca, è in realtà l’esatto contrario.

In primis perché è una storia di gente che vive in un mondo dove la scienza ha scoperto come rimpicciolire l’umanità affinché rompa meno il cazzo. Poi perché tutto sommato non è male. Almeno per i primi quaranta minuti, poi si perde in una serie di smielati sentimentalismi tra Matt Damon e un’ignota signora vietnamita che alzano parecchio il livello di zuccheri, giusto per chi si era lamentato che La La Land era troppo sdolcinato.

Tornando invece al documentario di Friedkin, è una cazzata gargantuesca e basta. Anzi, diabolica. Che diciamocelo, esiste solo perché lui ha diretto L’Esorcista, e fargli fare un doc sugli esorcismi veri fa ridere.

Qualsiasi altro regista, compreso Spielberg, l’avrebbero mandato affanculo con tutte le scarpe a lui e al Diavolo. O al Diavolo con tutte le scarpe e a lui affanculo, scegliete voi. L’opera segue le vicissitudini di un’architetta di Alatri che non riesce a lavorare a causa della possessione diabolica, che in effetti, per un architetto, deve essere una cosa seccante. Tu sei lì tranquillo a fare i tuoi progetti e di punto in bianco inizi a contorcerti e bestemmiare. Le testimonianze a inizio film riportano scene spaventose di pance che si gonfiano fin quasi a scoppiare, voci orripilanti che parlano lingue sconosciute e volti che si deformano fino ad assumere tratti animaleschi.

Poi però, quando s’arriva al dunque, non si vede niente di tutto questo. Solo una povera crista che soffre tanto e si dimena – e questo mi dispiace – ma io l’altra sera con le coliche facevo peggio, anche in termini di bestemmie. La voce ha lo stesso effetto che aveva il mio cantante del gruppo del liceo quando facevamo le cover dei Cradle of Filth.

Con questo non intendo insinuare che sia stata ritoccata in post-produzione, solo che probabilmente il Diavolo ama il grind metal, cosa tra l’altro abbastanza comprensibile. Poi c’è una parte palesemente inventata – guarda caso non sono disponibili testimonianze video – in cui Friedkin racconta di come la poraccia abbia cominciato a strisciare e svolazzare nel perimetro di una chiesa minacciandolo di morte. Tranquilli, è la parte più bella. Grandi risate e applausi a scena aperta. È risaputo che il Diavolo non fa i coperchi ma stavolta, pure per le pentole, era meglio che chiamavate Mastrota.

Ang

la lancia deluxe

Il mio sbarco al Lido è stato, ehm, sobrio: il treno portava ritardo, che in condizioni normali già ti sanguinano occhi mentre guardi il tabellone, figuriamoci su un binario invaso dai tuoi bagagli manco dovessi andare in tour con Brosio per le capitali cattoliche.

In più avevo uno zaino che se perdi il baricentro te rovescia come una tartaruga (poi voglio vedè chi me gira), per cui ero anche un’arma pericolosissima se decidevo di voltarmi potevo far fuori chiunque senza il culo che se sta a fa Kim Jong-un co sti cazzo de missili. Così in preda al panico, in una situazione diciamo pericolosa, decido che è meglio che me levo da sto binario e mi butto su un primo Italo in partenza.

Da qui, diciamo che è tutto abbastanza discesa: considerando la mia settimana demmerda si vede che il karma si è guardato allo specchio, si è sputato in faccia e ha deciso di fare qualcosa di socialmente utile (tipo non infierire sulla Pettinato) perché riusciamo miracolosamente a essere ospiti su una lancia Deluxe e arrivare comodamente a destinazione. Per tutto il viaggio siamo stati umili e discreti come una performance di Beyoncé, che tra un po’ tiravo un calcioinculo al tizio della lancia e me mettevo al timone per farmi un selfie in mezzo al canale.

Man on Wire, Venezia Edition

Sì, perché quest’anno siamo ancora de selfie, ma ve lo racconteremo più in là, no spoiler. Sbarco traumatico con un fantastico tentativo di farci scendere su una passerella minuscola (che già me vedevo tipo ‘man on wire’, novella Petit col bilanciere per non fare un bagno nella melma, poi ovviamente nella mia versione cinematografica cadevo e morivo con dignità abbracciando la valigia con i miei vestiti, come metafora dell’attaccamento dell’uomo alle cose materiali). Ultimo aneddoto da raccontarvi: l’ospitalità è sempre unamerda, tranquilli.

Ieri mentre facevamo una serena e mite spaghettata verso le 21,45, ora in cui a Roma sei indecisa ancora se metterti le scarpe col tacco a spillo o più comodi plateau per annà a fa aperitivo, la vecchia del piano di sopra si affaccia e ce cazzia con la seguente motivazione: ‘ho sentito che ridevate’. Mo me spiego tante cose, tipo perché qua glie rode sempre il culo. Che tu chiedi una minima informazione e anche se non sanno invece di dirti un onesto, sincero, ‘boh’ comunque te devono imbruttì. Per loro ridere deve esse ‘na brutta cosa, tipo una sciagura, se ridi te arriva un’ondata de zanzare tigre dal canale e te gonfia come una zampogna. Forse gliel’hanno insegnato da piccoli.

Ma a noi ce piace ride, quindi daje de Autan, almeno fino a quando la signora non ci rovescerà le proprie analisi delle urine dal balcone. In chiusura novità veloci veloci: Il lido è sempre il solito posto inospitale, dicevamo. Allo Spazio Universal non fanno più lo spritz con l’olivetta e non ti danno manco le patatine (rimedieremo presto con una raccolta di firme) I petali del red non ci sono più. Quest’anno palle. Che di sera, dicono, si colorano di mille luci trasformando il mobilificio Brianza in un carosello di magia. Verificheremo. Ieri eravamo troppo ubriachi.  Sarà un rebus? Le soluzioni nel prossimo numero del blog.

Venezia 74 acclama Robert Redford e Jane Fonda, tutte le foto

I giornalisti di Venezia 74 hanno acclamato oggi Jane Fonda e Robert Redford, i divi sono arrivati per ricevere il Leone d’Oro alla Carriera e per presentare il loro ultimo film Our Souls at Night.

[nggallery id=3159]

In Our Souls at Night Addie Moore ha una singolare proposta da fare a Louis Waters. Sono entrambi oltre l’età della pensione e vedovi da qualche tempo. Entrambi vivono in una tranquilla città del Colorado dove la cosa migliore è che tutti conoscono tutti. E la cosa peggiore è che tutti conoscono tutti.

Anche se sono vicini di casa da molto tempo, la loro conoscenza è poco più che casuale, finché un giorno Addie propone a Louis di dormire insieme, solo per farsi compagnia, per avere qualcuno con cui parlare al buio, per sentire la presenza di un’altra anima accanto a sé, per favorire il sonno. Quando Louis acconsente, Addie è allo stesso tempo sorpresa e felice.

Our Souls at Night trama

Nella penombra della notte riportano alla luce storie rimaste a lungo sepolte, che si raccontano a vicenda. È solo confessandosi il proprio passato che possono liberarsi del senso di colpa per le occasioni perdute – parole ed emozioni pensate ma mai espresse – e superare il devastante effetto che la mancanza d’amore può avere sulla vita, arrivando a provare l’effetto positivo che la riscoperta dell’amore può avere sull’ultimo capitolo dell’esistenza.

Il regista RITESH BATRA  ha così commentato: L’opera di Kent Haruf ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore per la sua onestà e specificità. Sono stato onorato di adattare il suo ultimo romanzo per lo schermo, e di collaborare con Robert Redford e Jane Fonda nel raccontare questa storia di gente comune così marcatamente specifica e locale: caratteristiche che la rendono universale.

Abbiamo scelto gran parte del cast a livello locale, e la storia ci ha dato la possibilità di esplorare le specificità del Colorado orientale: il paesaggio che spinge questi personaggi a stare insieme, le cose che piace loro sentire alla radio, e il concetto senza tempo di famiglia “finta”. Lavorare con questi attori e con questa terra per raccontare la storia di Haruf su quel ciclo di amore e perdita che è la vita, ha rafforzato la mia convinzione che la grande letteratura altro non sia che la nostra vita quotidiana, come è sempre stato.

Venezia 74 – Orizzonti: Nico, 1988 il film d’apertura

Venezia 74 – Orizzonti: Nico, 1988 il film d’apertura

Nico, 1988 diretto da Susanna Nicchiarelli (CosmonautaLa scoperta dell’alba) è il film di apertura della sezione Orizzonti della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (30 agosto – 9 settembre 2017), diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennalepresieduta da Paolo Baratta.

Nico, 1988 sarà proiettato in prima mondiale nel pomeriggio del primo giorno di apertura della Mostra, mercoledì 30 agosto, in Sala Darsena, inaugurando il concorso di Orizzonti.

Il film è interpretato da Trine Dyrholm (Orso d’argento per la migliore attrice a Berlino nel 2016) – nata come cantante e poi attrice feticcio di Susanne Bier e Thomas Vinterberg – che fa rivivere l’artista-icona Nico interpretandola con la sua voce e trasformandosi fisicamente.

Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, Nico, 1988 è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico.

Musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La sua musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed ha influenzato tutta la produzione musicale successiva. La “sacerdotessa delle tenebre”, così veniva chiamata, ritrova veramente se stessa dopo i quarant’anni, quando si libera del peso della sua bellezza e riesce a ricostruire un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. Nico, 1988 racconta degli ultimi tour di Nico e della band che l’accompagnava in giro per l’Europa degli anni ‘80. È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.

Venezia 74 – Segui il nostro speciale sulla Mostra del Cinema di Venezia

La regista Susanna Nicchiarelli ha dichiarato: «Questa è la storia di Nico dopo Nico. Di lei di solito si parla solo in funzione degli uomini con cui è stata da giovane: Brian Jones, Jim Morrison, Bob Dylan, Alain Delon, Iggy Pop. Una volta in un’intervista lessi che “a 34 anni Nico era una donna finita”. Falso. Dopo l’esperienza con i Velvet Underground Nico diventa una grande musicista. Ho voluto raccontare la sua parabola al contrario: la perdita del consenso e il cambiamento della sua immagine, hanno significato la conquista della libertà».

I produttori sono Marta Donzelli e Gregorio Paonessa (“Le Quattro Volte” di Michelangelo Frammartino, “Via Castellana Bandiera” di Emma Dante, “Vergine giurata” di Laura Bispuri e “I figli della notte” di Andrea De Sica) – ed è prodotto da Vivo film con Rai Cinema e Tarantula in co-produzione con VOO e Be TV; con il supporto di Eurimages, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Direzione generale cinema; film realizzato con il supporto della Regione Lazio; con la partecipazione di Wallonia; prodotto con l’aiuto di Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel de la Fédération Wallonie-Bruxelles; con il supporto del Tax Shelter del Governo Federale Belga – Casa Kafka Pictures Empowered by Belfius; in associazione con AMER; sviluppato con il supporto del Programma Creative Europe – MEDIA dell’Unione Europea.

Le vendite internazionali sono di Celluloid Dreams.

Accanto a Trine Dyrholm, interpretano il film John Gordon Sinclair, Anamaria Marinca, Sandor Funtek, Thomas Trabacchi, Karina Fernandez, Calvin Demba.

Musiche originali e adattamenti di Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, interpretazione vocale di Trine Dyrholm, fotografia di Crystel Fournier, montaggio di Stefano Cravero, scenografia di Alessandro Vannucci con Igor Gabriel, costumi di Francesca e Roberta Vecchi.

Venezia 73: Zombi in 4K alla presenza di Dario Argento e Nicolas Winding Refn

Sarà proiettata in occasione di Venezia 73, a mezzanotte di venerdì 2 settembre, in Sala Giardino (Lido di Venezia) in prima mondiale la copia rimasterizzata in 4K del capolavoro di George A. Romero Dawn of the Dead – European Cut [Zombi, 1978] (Usa-Italia, 115’), nella versione montata e curata all’epoca da Dario Argento per il mercato europeo con le musiche dei Goblin.

La proiezione sarà preceduta da una presentazione dello stesso Dario Argento, produttore del film, e di Nicolas Winding Refn, grande estimatore di Dawn of the Dead e supervisore del restauro in alta definizione.

Dawn of the Dead – European Cut, cult del cinema horror alle origini dell’iconografia moderna dei morti viventi celebrata nella serie tv The Walking Dead, è incluso nella sezione Venezia Classici della 73. Mostra di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2016), e sarà proiettato in una versione rimasterizzata in 4K, realizzata da Koch Media in collaborazione con Norton Trust e Antonello Cuomo.

venezia 73

Dawn of the Dead [Zombi, 1978] è il secondo capitolo della quadrilogia sui morti viventi creata da George A. Romero nel 1968 con La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), ai quali avrebbero fatto seguito Il giorno degli zombi (Day of the Dead, 1985) e La terra dei morti viventi (Land of the Dead, 2005).

Dario Argento su Dawn of the Dead [Zombi]

“Sono particolarmente contento che Zombi venga riproposto dopo tanti anni. La Titanus, il distributore dell’epoca lo vedeva come un film molto strano, troppo movimentato: la musica era troppo estrema, pensava che sarebbe andato male e io ero un po’ impaurito da questa profezia orribile. Non sapevo che fare e allora dissi: «Vabbé, facciamo la prima a Torino che è una città che amo, perché ci ho fatto Profondo rosso; se va male lì, lo leviamo di mezzo». Era un venerdì pomeriggio e sono andato al cinema abbastanza terrorizzato; ma ricordo che venendo dall’albergo vedevo un sacco di gente e pensavo: allora la cosa non va male!… e infatti quando sono arrivato era pienissimo; sono entrato e ho ringraziato tutti di essere venuti. Il film arrivava dopo una lunga serie di disavventure in Italia, perché in censura mi fecero tagliare un sacco di scene e allora lo ritirai. Quello che mi chiedevano di eliminare era troppo; pensai, addirittura, che il montaggio sarebbe stato poco comprensibile e allora feci dei piccoli tagli, dei piccoli raffazzonamenti, e riuscii ad ottenere una procedura d’urgenza (di solito la censura rivede i film anche dopo sei mesi). Quando il film finalmente uscì ottenne un divieto ai minori di diciotto anni che, per me, era abbastanza grave, perché lo avevamo fatto pensando a un pubblico di ragazzi… Ho un ricordo meraviglioso di Zombi che è stato così importante per la mia carriera e per quella di George”.

Nicolas Winding Refn su Dawn of the Dead [Zombi]

“Ho sempre considerato Dawn of the Dead, ovvero Zombi, un chiaro esempio di grande cinema, allo stesso tempo innovativo e oltraggioso. È il più estremo e affascinante affresco sul consumismo americano mai portato sullo schermo e non esiste nient’altro di simile. Lo considero un grande onore presentare il restauro in 4K di questo capolavoro nell’edizione 2016 del Festival di Venezia, un luogo a me sempre molto caro”.

Dawn of the Dead [Zombi] sarà disponibile il prossimo autunno in Blu Ray 4k, Blu Ray e DVD, per l’etichetta Midnight Factory, all’interno di un cofanetto con contenuti extra, che conterrà anche le altre due versioni del film (la Extended e la Theatrical), anch’esse in alta definizione.

Venezia 73: Tutti a casa di Comencini, restaurato in versione integrale

0

Tutti a casa, il capolavoro con l’indimenticabile tenente Innocenzi di Alberto Sordi anticipa la sezione Venezia Classici della Mostra diretta da Alberto Barbera. Questo restauro, grazie al reinserimento di alcuni frammenti tagliati all’epoca dell’uscita del film nelle sale (1960), permette finalmente la proiezione della copia integrale a cui Comencini teneva molto perché quelle scene rimandavano le vicende narrate a degli avvenimenti storici ben precisi,  l’8 settembre 1943 e di lì a poco  “le quattro giornate di Napoli”.

Così Cristina Comencini, regista e scrittrice, una delle quattro figlie del Maestro: “Tutti a casa mi ha seguito in tutte le fasi della vita. È stato la mia prima esperienza di set (avevo pochi anni e papà mi nascose nell’armadio durante la famosa scena del bombardamento tedesco nella caserma); nella mia giovinezza ho assistito a innumerevoli proiezioni in piazza l’8 settembre; poi l’ho mostrato ai bambini e ai nipoti che nascevano, come esempio perfetto del racconto della nostra rinascita. Il film non ha mai deluso nessun pubblico: fa ridere, piangere, emoziona. È rimasto preciso, sintetico e umano come l’ha pensato e girato mio padre.”

L’opera, coproduzione italo-francese della Dino De Laurentiis Cinematografica con la Orsay Films, sceneggiata da Age e Scarpelli con Marcello Fondato e lo stesso regista, vede tra i protagonisti Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina, Eduardo De Filippo.

“ “Signor Colonnello, accade una cosa incredibile! I tedeschi si sono alleati con gli Americani. Ci stanno attaccando!’ L’immortale battuta di Alberto Sordi in Tutti a casa”, sottolinea il coordinatore della Cineteca Nazionale Sergio Toffetti, “fotografa il disorientamento del popolo italiano di fronte al ‘ribaltone’ meglio di qualunque analisi storica. Il tenente Innocenzi – uno dei tanti antieroi all’italiana immortalati da Sordi – intraprende il suo personale viaggio spinto da un insieme di coraggio e di viltà, di disincanto e di umana pietà, trasformando il capolavoro di Luigi Comencini (ideale contraltare del Paisà rosselliniano) in una fondamentale testimonianza dell’identità italiana.” 

Secondo Il Presidente di CSC – Cineteca Nazionale Stefano Rulli, “Il capolavoro comenciniano Tutti a casa ha contribuito a rompere quel silenzio omertoso negli anni Cinquanta sulla Resistenza, affrontando con coraggio un momento fondamentale della nostra Storia”. 

Il restauro è stato realizzato in 4k, con ritorno in pellicola 35mm, a partire dai negativi originali scena e colonna messi a disposizione da Filmauro. Le lavorazioni in digitale sono state eseguite presso il laboratorio Cinecittà Digital Factory di Roma, il ritorno in pellicola 35 mm presso il laboratorio Augustus Color, Roma. 

Tutti a casa è il primo della folta schiera di titoli che CSC – Cineteca Nazionale accompagna quest’anno alla Mostra di Venezia: a seguire due opere di Dino Risi (il cortometraggio inedito 1848 e Profumo di donna), Processo alla città di Luigi Zampa e Oci Ciorne di Nikita Michalkov.

Venezia 73: Tributo Speciale al produttore Chris Meledandri

Chris Meledandri venezia 73Venezia 73 annuncia un Tributo Speciale al produttore statunitense Chris Meledandri, nominato all’Oscar® e fondatore e CEO della Illumination Entertainment, per il suo straordinario contributo allo sviluppo del cinema d’animazione.

La cerimonia per la consegna del premio a Meledandri si terrà nell’ambito della 73. Mostra del Cinema lunedì 5 settembre 2016, alle ore 15, alCinema nel Giardino al Lido. Oltre al prestigioso riconoscimento, Meledandri sarà ospite di un’esclusiva “Conversazione”, seguita dalla proiezione di uno speciale filmato tratto dal prossimo film d’animazione SING (2017), prodotto da Illumination Entertainment.

Il tributo speciale inizierà con la proiezione in anteprima italiana di Pets Vita da Animali (2016, The Secret Life of Pets) prodotto da Illumination Entertainment, domenica 4 settembre alle ore 21, per il Cinema nel Giardino. Pets Vita da Animali uscirà nelle sale italiane il 6 ottobre 2016.

A proposito di questo riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato: “Chris Meledandri ha rivoluzionato il modo di concepire e realizzare il cinema d’animazione raggiungendo, con investimenti oculati e contenuti, risultati a dir poco eccellenti sia dal punto di vista qualitativo che degli incassi. Sotto la sua guida, la Illumination Entertainment si è imposta nel breve volgere di pochi anni tra i centri creativi più dinamici e innovativi che operano nel mondo dell’animazione. L’omaggio che la Mostra gli dedica intende sottolineare il contributo straordinario dell’artista, all’origine di successi planetari come Cattivissimo Me e Minions, destinati a modificare il nostro rapporto con l’immaginario deicartoons”.

Chris Meledandri, fondatore e CEO della Illumination Entertainment e nominato agli Academy Awards®, è l’autore dell’enorme successo di Cattivissimo me (Despicable Me, 2010), L’era glaciale (Ice Age) e della serie di animazioni di Dr. Seuss, che collettivamente hanno incassato quasi $6 miliardi in tutto il mondo. Meledandri ha portato la Illumination Entertainment a diventare una delle case di produzione leader dell’industria dell’intrattenimento e dei film rivolti a tutte le fasce di pubblico.

Illumination Entertainment, che ha un accordo esclusivo di finanziamento e di distribuzione con Universal Pictures, è autore dell’enorme successo della serie di film Cattivissimo me, che comprende Minions, il secondo film d’animazione per incassi di tutti i tempi, e del film nominato all’Oscar® come Miglior Film d’Animazione Cattivissimo me 2. In tutto, i film di Illumination Entertainment, fra i quali anche Hop (2011) e Lorax – Il guardiano della foresta (2012, Dr. Seuss’ The Lorax) hanno incassato più di $ 3,5 miliardi in tutto il mondo, e hanno impegnato alcuni dei talenti più rinomati del pianeta.

Fra i prossimi film di Illumination Entertainment si segnalano Sing (2016), Despicable Me 3 (2017) e Dr. Seuss’ How the Grinch Stole Christmas (2018).

Venezia 73: The Young Pope di Paolo Sorrentino fuori concorso!

0
Venezia 73: The Young Pope di Paolo Sorrentino fuori concorso!

Le prime due puntate della serie originale The Young Pope, scritta e diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino e interpretata dal due volte nominato all’Oscar Jude Law, dal premio Oscar Diane Keaton, da Silvio Orlando, Scott Shepherd, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Tony Bertorelli e da James Cromwell, saranno l’evento speciale, Fuori Concorso, della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2016), diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

The Young PopeE’ un grande piacere, oltre che un privilegio – ha dichiarato Alberto Barberapoter presentare alla Mostra del Cinema, in anteprima mondiale, le prime due puntate dell’attesissima serie televisiva di Paolo Sorrentino. Un autore che ha il coraggio di rischiare, affrontando da par suo – cioè, senza timori e con lo spirito di sempre: creativo e innovativo – il linguaggio della serialità che rappresenta la nuova frontiera espressiva con la quale molti autori, perlopiù stranieri, hanno già scelto di misurarsi. Il risultato non mancherà di suscitare emozioni sincere e, soprattutto, una grande, tonificante e inesausta sorpresa”.

Paolo Sorrentino ha dichiarato: «È un onore per me tornare a Venezia. Ci sono stato con il mio primo film e ci torno ora con la mia prima serie televisiva. Non credendo alle coincidenze penso piuttosto che, oggi come allora, la Mostra si prenda il rischio di scegliere. Quindici anni fa, lo fece selezionando l’opera prima di un giovane regista, quest’anno ribadendo la sua apertura verso la televisione riconoscendo alle serie il giusto ruolo nell’evoluzione del linguaggio visivo»

Le prime due puntate di The Young Pope saranno proiettate in prima mondiale il 3 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.

The Young Pope è una produzione originale Sky, HBO e Canal+ che andrà in onda da ottobre su Sky Atlantic in 5 Paesi (Italia, Regno Unito, Germania, Irlanda e Austria) e in Francia su Canal+.

The Young Pope è una serie prodotta da Wildside e coprodotta da Haut et Court TV e MEDIAPRO. I produttori esecutivi per Wildside sono Lorenzo Mieli e Mario Gianani insieme a John Lyons. I produttori esecutivi per Haut et Court TV sono Caroline Benjo, Carole Scotta e Simon Arnal; produttori esecutivi per MEDIAPRO sono Jaume Roures and Javier Mendez; produttori esecutivi per Sky Italia sono Nils Hartmann, Roberto Amoroso e Sonia Rovai. Il distributore internazionale è FremantleMedia International.

The Young Pope racconta la storia di Lenny Belardo, alias Pio XIII, il primo Papa americano della storia. Giovane e affascinante, la sua elezione sembrerebbe il risultato di una strategia mediatica semplice ed efficace del collegio cardinalizio. Ma, com’è noto, le apparenze ingannano. Soprattutto nel luogo e tra le persone che hanno scelto il grande mistero di Dio come bussola della loro esistenza. Quel luogo è il Vaticano, quelle persone sono i vertici della Chiesa. E il più misterioso e contraddittorio di tutti si rivela Pio XIII. Scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato, Pio XIII prova ad attraversare il lunghissimo fiume della solitudine dell’uomo per trovare un Dio da regalare agli uomini. E a se stesso.

Venezia 73: Terrence Malick e il suo viaggio nel tempo e nella vita

Voyage of Time 2Dopo decadi di gestazione, Terrence Malick ha messo la parola “fine” al suo progetto se non più ambizioso, almeno più discusso e chiacchierato, Voyage of Time: Life’s Journey, documentario che arriverà in sala nella doppia forma classica e IMAX.

Il film è stato presentato al Festival di Venezia 73 nella sezione del concorso, e a parlarne sono intervenuti Grant Hill e Sophokles Tasioulis, produttori fiduciosi che hanno affiancato Malick nel processo creativo complicato e lungo del film.

Questo documentario è un viaggio emotivo, emozionante, ma si basa anche sulla ricerca scientifica. Siamo abituati a produrre documentari e di solito lavoriamo con degli scienziati che si approcciano agli strumenti cinematografici. In questo caso abbiamo avuto un grande maestro del cinema che ha parlato con cosmologi, astronomi, scienziati. In questo modo Terry ha dato corpo alla sua visione con delle immagini affascinanti. Importante è stato anche il lavoro con il formato, che ci ha aiutati a mettere in scena determinate intenzioni ma ha anche rallentato molto la sua produzione.

Voyage of Time: nuovo trailer del doc di Terrence Malick

“Non abbiamo avuto mai nessun dubbio nei confronti del progetto o di Terrence. E se anche l’avessimo avuto, la sua dedizione e la sua energia ci avrebbero dissuaso. Siamo riusciti a realizzare alcune cose solo di recente, anche per questo il film ha avuto una produzione così lenta.”

Il film sarà, come anticipato, distribuito in due formati differenti, e naturalmente non si tratterà dello stesso documentario ma per il formato panoramico in IMAX è stata messa a punto una versione completamente diversa da quella presentata alla Mostra in cui la voice over narrante sarà quella che Brad Pitt, che figura anche trai produttori.

“Per Terry realizzare un film è come comporre una canzone. Si rivede, si riascolta, si lavora con le voci, con i dialoghi. Per questo film poi c’è stato un doppio lavoro per la versione in 45 minuti in IMAX. Nel caso della versione cinematografica abbiamo avuto a disposizione la voce di Cate Blanchett, che ha raccontato una storia legata all’emozione delle immagini. Per l’IMAX invece c’è Brad Pitt, che ci è sembrato più adatto perché è voce di un cut scientifico e razionale, con immagini diverse. Questo rispecchia anche le diverse intenzioni dei due formati. Lo scopo delle due versioni è inoltre completamente diverso, dal momento che il film tradizionale sceglie di raccontare in maniera specifica, mentre l’IMAX mostra, grazie allo schermo più grande, più cose contemporaneamente e in questo modo anche la fruizione dello spettatore è diversa, dal momento che l’immagine diventa quadro da scrutare e analizzare.”

Sulla necessità di coniugare tempi di produzione e esigenze artistiche, i produttori hanno spiegato: “I lunghi tempi di produzione non implicano per forza anche costi estesi, perché Terry non è mai andato fuori budget, nonostante le lunghe attese per il montaggio e la produzione di un film. Per Voyage of Time poi, il tempo era fondamentale, perché il montaggio ha richiesto tempo, ma anche le riprese in sé. Per un tipo di film del genere era inevitabile.”Voyage of Time