Guillermo Del Toro
ha fatto alcune dichiarazioni interessanti in merito al suo
prossimo e atteso sequel di Pacific
Rim.
“La direzione che il film sta
prendendo è molto diversa da quella del primo film. Tutto ciò che
posso dire è che alcuni dei personaggi che conosciamo torneranno,
altri no perchè abbiamo deciso di essere ambiziosi e ci siamo detti
‘giriamo tre film’, quindi i personaggi arriveranno alla fine del
secondo film, sperando che ci daranno una spinta per il terzo.
Spero che alle persone piaccia, ma sarà un film molto diverso dal
primo”.
“Abbiamo finito la prima stesura
della sceneggiatura ora, e passeremo i prossimi 4 o 5 mesi a
sistemarla prima di partire con la pre-produzione che cominceremo
il prossimo Agosto-Settembre. Cominceremo a girare tra Novembre e
Dicembre 2015.”
Ricordiamo che ad
interpretare Keane sarà l’attrice Amy Adams. Keane è nota per essere
una pittrice le cui creazioni si distinguono per la
rappresentazione di bambini dagli occhi grandi che sono diventati
il primo esempio di successo di massa nel mercato dell’Arte del
1950. Il film racconterà la vista dell’artista dal momento della
comparsa del movimento femminista che la porta ad affrontare una
dura causa con contro il marito, che avrà il volto di Christoph Waltz e che ha
sostenuto e finanziato la sua carriera di pittrice. Il ruolo
di Danny Huston, invece sarà quello di
un giornalista di pettegolezzi, ed è attualmente la stelle della
serie televisiva “Magic City”. Inoltre, la pellicola è stata
recentemente acquistata durante il Festival
di Cannes 2013 da Lucky
Red che lo distribuirà per in Italia.
Big
Eyes si baserà su una sceneggiatura scritta
da Alexander e Larry
Karaszewski, coppia di scrittori che ha già lavorato
con Tim
Burton in Ed
Wood.
Non solo la cerimonia
di ieri, ma anche l’accoglienza di oggi pomeriggio sono state
all’insegna dell’entusiasmo e dell’affetto che gli abitanti di Roma
provano nei confronti di questo camaleontico attore. Appena è
salito sul palco- dopo una clip celebrativa che raccoglieva alcune
delle sue interpretazioni più celebri- Milian ha ricevuto una
standing ovation generale con veri e propri cori da stadio e
dimostrazioni d’affetto collettivo, che l’attore ha cercato di
ricambiare elargendo baci e frasi d’affetto: per lui Roma è un vero
e proprio amore infinito verso una città che lo ha accolto e che ha
ricoperto la funzione di una seconda madre per lui, che non ha mai
ricevuto affetto dai genitori, troppo rigidi, tradizionalisti e
disinteressati al figlio.
Mentre racconta degli aneddoti sulla
sua infanzia, su sua moglie- scomparsa e alla quale ha dedicato il
premio di ieri- e su quali scelte lo hanno spinto ad intraprendere
il difficile mestiere d’attore, Milian si commuove spesso,
investendo anche il pubblico con la sua sincera onda emotiva.
Ricorda la sua scelta di passare da un cinema impegnato ed
intellettuale ad uno più popolare che gli ha garantito il successo
e l’amore del pubblico, grazie ai cult immortali che ha realizzato,
tra spaghetti western e poliziotteschi immortali, prima di essere
accolto definitivamente tra le braccia di Hollywood collaborando
con maestri come Steven Soderbergh, Steven Spielberg e Tony Scott (solo
per citarne alcuni). Si dilunga nel narrare di quando, una volta
terminato l’Actors Studio, cominciò a recitare in teatro in ruoli
complessi e rischiosi- arrivando addirittura a mettersi a nudo nei
primi anni ’60- prima di essere notato dal
compositore Gian Carlo Menotti che lo
portò in Italia per un provino, inaugurando così la sua carriera
grazie al cult di Mauro
Bolognini LaNotte
Brava.
Tra un ricordo dal sapore amarcord e
un altro, Milian trova anche il tempo di rivelare un suo grande
desiderio: tornare ad interpretare sul grande schermo il suo amato
Monnezza, magari insieme al figlio adottivo.
Kahil Gibran’s The
Prophet è il racconto di un’amicizia tra una
ragazzina dispettosa con un passato turbolento e un poeta
imprigionato per le sue idee di vita. Alla vicenda s’intrecciano le
celebri parole di Gibran tratte dal libro Il Profeta in
cui si riflette sulla vera natura dell’amore, del lavoro, della
libertà e del matrimonio.
Kahil Gibran’s The
Prophet scritto e diretto da Roger
Allers è una sceneggiatura divisa per scenari in cui ogni
volta visitiamo il pensiero del poeta attraverso diverse tecniche
di animazione. Queste sono racchiuse nella cornice di Mustafa e
Almitra, in essa troviamo rappresentate storie fittizie e
personaggi inventati che sono collocati in un luogo immaginario
(Orfalese) che è il frutto della fusione degli ambienti caotici del
Nord Africa e le tonalità calde del Sud d’Europa. La storia prende
vita in un unico giorno e segna, in maniera velata, la vita dei
grandi filosofi perseguitati per le loro idee “politiche” che
minacciano il potere del regime e svegliano la coscienza del
popolo.
Relegare il film in uno
stile, come quello dell’animazione, potrebbe essere un errore
poiché questo premia e valorizza la scelta di esprimere la poesia e
i messaggi che porta con sé il pensiero di Gibran. Le parole, molto
semplici e profonde, riflettono storie comuni e valori universali
che danno la possibilità di utilizzare diversi tipi di
animazioni.
Troviamo per esempio le recenti
animazioni in CGI nelle canzoni e nei passaggi tra uno scenario e
l’altro, ma anche l’uso dei pastelli per i frutti della natura,
fino all’utilizzo degli acquarelli per lo scenario relativo alla
libertà. Il film in queste digressioni temporali diventa una
potente allegoria, mai specificamente caratterizzata ma che fa leva
sull’immaginario collettivo e da modo allo spettatore di essere
trascinato nel turbinio e nel flusso di pensiero dell’autore.
Questo permette inoltre di caratterizzare il personaggio di Mustafà
in un simbolo, ponderato e saggio, amato da tutti e rispettato per
il suo “lavoro sulle parole”.
In Kahil Gibran’s
The Prophet sono presenti numerosi doppiatori quali:
Quvenzhané Wallis,
Salma Hayek, Alfred Molina, Frank Langella ma è nella
voce di Liam Neeson, nel ruolo del poeta, che spicca
il tono pacato e ipnotico, che rimarca la semplicità delle
personalità di Mustafa e il suo lavoro.
Kahil Gibran’s The
Prophet è un caleidoscopio di colori di colori e di
luci, in cui il flusso narrativo si unisce a quello della
coscienza. L’utilizzo di temi-capitoli ci da modo di sviscerare le
sfumature dei bisogni e dei desideri riscoprendo così il pensiero
universale di Gibran.
Si intitola Resurrection
Z, Z Nation 1×06, il sesto
episodio della prima stagione della serie televisiva concorrente a
The Walking Dead e trasmessa dal network
americano SyFy.
http://youtu.be/R19cKYEHf9c
In Z Nation 1×06, I
superstiti finiscono per incrociare un gruppo di
sopravvissuti apparentemente troppo bello per essere vero, ma che
nasconde una setta religiosa davvero spietata.
L’incontro da inizio ad una serie di disperati
avvenimenti.
Nel secondo giorno della nona
edizione Festival Internazionale del Film di
Roma è stata presentata la serie tv The
Knick che porta con sé l’illustre firma di
Steven Soderbergh. Ambientata nella New
York del 1900, il brillante dottor John Thackery assume
la guida del reparto di chirurgia del Knickerbocker Hospital, noto
semplicemente come “The Knick”, dopo l’improvviso suicidio del suo
mentore, J.M. Christiansen. Thackery, medico di fama che opera con
innovative tecniche di chirurgia, è tuttavia afflitto da dipendenza
da cocaina. L’ospedale, gestito dalla figlia del principale
finanziatore, Cornelia Robertson, tenta di porre rimedio
all’indebitamento attirando pazienti benestanti, cercando di non
sacrificare la qualità delle cure. Cornelia è artefice, nonostante
le opposizioni di Thackery, dell’ingresso nell’equipe di chirurgia
di Algernon Edwards, medico di colore formatosi in Europa.
Nel cast troviamo: Clive Owen, André Holland, Juliet
Rylance, Eve Hewson e Michael
Angarano.
Nella sezione Gala è stato
presentato Still Alice film di
Richard Glatzer e Wash
Westmoreland. Alice Howland felicemente sposata e madre di
tre ragazzi, è una rinomata professoressa di linguistica che,
improvvisamente, inizia a dimenticare le parole. Quando le
diagnosticano una forma precoce di Alzheimer, Alice e la sua
famiglia vedono messi a dura prova i loro rapporti. La sua
battaglia per cercare di rimanere legata alla persona che era una
volta è terribile, commovente e ammirevole.
Nel cast troviamo: Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec
Baldwin, Kate Bosworth e Hunter Parrish.
La storia è
scritta dai vincitori, si dice, ma spesso i vincitori non dicono la
verità, e qualche volta chi dovrebbe far venire alla luce questa
discrepanza non è disposto, o non è in grado, di smascherare ‘le
bugie dei vincitori’. Forse è questa la chiave di The
Lies of the Victors, quarto lungometraggio del
regista tedesco Christoph Hochhäusler, che porta
al Festival di Roma 2014, nella sezione Cinema d’Oggi, la pellicola
che viaggia sulle frequenze del cinema politico, pur raccontandolo
dal punto di vista della stampa, con le sue imperfezioni e anche
con il suo potere.
Fabian Groys, giornalista d’assalto
di un settimanale politico, gode di grande libertà perché le sue
storie vendono. Dopo aver fallito uno scoop riguardante l’esercito
tedesco, il direttore gli affida una giovane tirocinante. Fabian,
che non sopporta di lavorare in coppia, la incarica di seguire
quello che si presenta come il classico servizio da tabloid: un
uomo si è suicidato gettandosi nella fossa dei leoni dello zoo.
Grazie alla caparbietà della ragazza, emergono indizi che
permettono di pensare che il caso cui stava lavorando Fabian e la
morte dell’uomo siano connessi.
The Lies
of the Victors manca clamorosamente il
bersaglio: un film che si muove sul limite tra vero e falso, che si
fonda su ritmi da thriller, che dovrebbe farci appassionare alla
causa e agli avventurosi protagonisti, si rivela invece confuso,
contorto, dispiegando una narrazione difficile da decifrare ed uno
stile registico forzosamente ricercato e invadente.
Eppure i temi che si prova a
‘scomodare’ sono importanti e di attualità, come il potere della
stampa, appunto, un potere immenso che contribuisce a formare
l’opinione pubblica, oppure la classica contrapposizione tra
singolo vessato dalla potente multinazionale. Argomenti di peso, di
grande attualità, che si risolvono in situazioni banalizzate dalla
continua necessità di mettere in mostra l’aspetto glamour di una
storia che poteva senza dubbio farne a meno.
Il principale peccato di
The Lies of the Victors è però la
mancanza di chiarezza, l’incapacità della storia di farsi seguire e
la mancata capacità di coinvolgere lo spettatore in una vicenda
potenzialmente molto interessante.
E’ arrivato a roma Clive
Owen per presentare i primi due episodi della serie
televisiva The Knick di Steven
Soderbergh che lo vede protagonista nei panni del geniale
chirurgo John Thackery. L’attore britannico (Golden Globe
per Closer, interprete di film come King Arthur,
Sin City, Inside Man) sarà sul red carpet alle
ore 19.30. Nel frattempo abbiamo avuto modo di incontrarlo.
Cosa ti ha convinto di
questo ruolo così impegnativo ?
Conoscevo Steven Soderbergh,
lui mi ha telefonato, ho questa sceneggiatura e voglio trasformarla
in una serie di dieci puntata. Leggila e dimmi cosa ne pensi. Io
non avevo intenzione di impegnarmi in una serie così lunga, un
lavoro così lungo. Dopo aver letto la sceneggiatura sapevo che
volevo farlo. Sapevo bene che l’epoca era così interessante e un
personaggio così non si può rifiutare. E’ veramente entusiasmante,
perché è un genio ma anche un arrogante e pieno di difetti. Ma
tutta la serie è una continua ricerca. Per essere onesto se fosse
stato un film, o un’opera teatrale l’avrei accettato ugualmente
perché la sceneggiatura è troppo bella.
Parte della sfida è renderlo simpatico
dunque?
Si è come cercare un
equilibrio. E’ un personaggio non simpatico ed è veramente
straordinario vedere fino a che punto può arrivare. Io non accetto
mai un personaggio pensando deve essere simpatico. Dobbiamo capirli
i personaggi, dobbiamo capire qual è la loro storia, conoscere i
punti deboli e i loro difetti. E questo è veramente stimolante,
arrivare a questo delicato gioco di equilibrio, e cercare di farsi
accompagnare da questo personaggio.
Un dottore deve essere stronzo, arrogante o drogato per
avere successo?
Allora, innanzitutto il motivo
del perché questi personaggio hanno avuto successo è perché hanno a
che fare con questioni di vita o di morte. La posta è sempre molto
alta e si parla in questo caso di un’epoca veramente
straordinaria,di progresso. Sperimentavano, andavano per istinto e
questo per me può spiegare tutto del mio personaggio anche se è
complesso, arrogante ma geniale. Non è convenzionale, non accetta
regole e non si ferma d’avanti a nulla. Ma se fosse simpatico e una
brava persona forse non interesserebbe poi molto.
Com’è stato lavorare con Soderbergh, esteticamente la
serie è incredibile..
Beh quando lavoro con lui
bisogna riconoscere che è incredibile. Lui fa tutto, manovra le
luci, le riprese, il montaggio. Abbiamo lavorato ad un ritmo
frenetico e la prima volta che l’ho visto sono rimasto sconcertato
anch’io nel vedere la bellezza del prodotto finito. Grazie a lui ha
anche una squadra che lavora adattandosi al suo modo perché sono
veramente bravi. E poi la scenografia è incredibile, il dettaglio,
la bellezza. Sono veramente reali questi set, non sono solo di
facciata sono veri. Quando lavoro così si ha tutto il sostegno di
cui si ha bisogno, non ti serve nient’altro.
Invece per quanto riguarda il mezzo, c’è davvero
un grande fermento oggi in televisione …
Beh si, ci sono molti registi,
Steven aveva detto che non avrebbe più fatto cinema, poi tre
settimane dopo è arrivato l’annuncio che avrebbe fatto 1o ore di
televisione. Ha detto che se non l’avessi fatto io il prossimo al
quale sarebbe stato proposto l’avrebbe fatto e lo stesso vale per
me. Non intendevo rinunciare ad una parte così ben scritta solo
perché è una serie. Anzi, c’è più tempo per esplorare il
personaggio, arrivare nel profondo e forse si può essere anche più
pericoloso perché non si cerca di confezionare tutto in un formato
di 90 min o 2 ore e poi devi rimontare per trovare uno sbocco, un
mercato. Puoi rischiare di più e oggi l’epoca della televisione è
straordinaria. Ad essere onesto io non amo interpretare lo stesso
personaggio per troppo tempo, perché rischi di rivelare troppo, io
cerco di variare nella mia carriera. Ma io in questo progetto non
percepisco questo rischio. Fosse stato più lungo l’avrei accettato
perché lo script è davvero incredibile. Io non ho avuto molte
sceneggiatura di cui ti senti galvanizzato del motivo per cui fai
l’attore ma questo è uno di quei rari casi un cui lo sono stato.
Poi io giudico sulla base di come è scritta la sceneggiatura e chi
è il regista, non in base al mezzo.
Tornerai per una seconda stagione?
Si gireremo a Febbraio e Steven
dirige nuovamente tutti e dieci gli episodi e vi assicuro che
questa serie ha degli sviluppo veramente folli e selvaggi. Abbiamo
tutto il tempo ed è straordinario vedere fine a che punto possiamo
arrivare.
Presentato all’ultimo Festival del
cinema di Roma Still Alice racconta di una persona
inserita nel contesto sociale in cui vive si definisce, spesso, per
la professione, per il lavoro che fa e per il modo in cui gli altri
la vedono interagire con il suo ambiente. Cosa accade però quando
queste informazioni basilari vengono meno? Cosa succede, ad
esempio, ad un malato di Alzheimer che non riconosce più se stesso
e chi gli sta vicino a causa della perdita graduale della memoria e
dei ricordi?
È la domanda che si pongono i
registi e sceneggiatori di Still Alice,
Richard Glatzer e Wash
Westmoreland, che raccontano la storia della dottoressa
Howland, Alice, a cui viene diagnosticata una precoce e rarissima
forma del morbo di Alzheimer. La perdita graduale delle memorie del
proprio passato, delle parole, che tanto la contraddistinguevano
nel suo rapporto con il mondo (prima della diagnosi è una affermata
docente di Linguistica alla Columbia University), anche delle
nozioni più elementari, come i nomi dei suoi figli, costellano
l’inevitabile, inesorabile e dolorosissima discesa nell’oblio della
terribile malattia.
Glatzer e Wesmoreland dirigono un
film che ha dalla sua due elementi vincenti, per motivi differenti:
la storia, che tocca nel profondo lo spettatore e assume dei
contorni ricattatori; e la protagonista, una
Julianne Moore in stato di grazie che conferma,
ulteriormente, l’ipotesi che non per forza gli attori con più Oscar
sono i più bravi (lei è stata sempre scandalosamente snobbata
dall’Academy).
Nonostante un’alta percentuale di
successo, considerati i due elementi citati, il film non riesce a
fare breccia; commuove nel momento in cui sono messi in piazza
momenti e situazioni toccanti, che potrebbero anche coinvolgere il
vissuto di alcuni spettatori, senza però apportare nulla di nuovo o
personale ad un tema, la malattia in tutte le sue forme, che sembra
ultimamente un must del cinema, disposto a mettere in piazza ogni
singolo aspetto della vicenda umana, teso a estorcere lacrime e
tristezza allo spettatore ignaro.
Il racconto è delicato, il
procedere della malattia raccontato con equilibrio, ma il film non
si sforza di andare oltre, volendo probabilmente raccontare solo
l’evolversi del morbo. I rapporti umani, fondamentali in una tale
dinamica, non vengono approfonditi e l’empatia con la protagonista
si sviluppa più in nome della malattia stessa che per lei in quanto
Alice, persona definita in uno spazio-tempo preciso. Nel cast, con
la Moore, ci sono anche Kristen Stewart, che
sembra ormai crogiolarsi sempre negli stessi ruoli, Alec Baldwin e Kate Bosworth. Applaudito a Toronto e
presentato al Festival di Roma 2014, Still Alice
farà probabilmente parlare di sé durante la season awards 2014/2015
per la straordinaria performance della protagonista.
Secondo giorno del Festival di Roma
2014 e arriva la grande prima star internazionale, ovvero l’attore
Clive Owen che presenta al festival la serie
televisiva The Knick, firmata dal regista premio
Oscar Steven Soderbergh. Di seguito tutte le foto
del secondo giorno: [nggallery id=1118]
Il Festival
Internazionale del Film di Roma presenta in anteprima il
cineromanzo più importante e atteso dell’anno: domani,
venerdì 17 ottobre alle ore 20 presso la Sala Petrassi, nella linea
di programma Gala, saranno proiettati i primi due episodi della
serie televisiva “The Knick” di Steven Soderbergh.
Il nuovo lavoro del grande cineasta statunitense – premio Oscar®
per Traffic, Palma d’Oro a Cannes per Sesso, bugie e
videotape, autore di alcuni fra i maggiori successi
cinematografici degli ultimi anni (la trilogia di “Ocean”,
Erin Brockovich – Forte come la verità, Magic
Mike, Side Effects) – vede protagonista Clive Owen,
nei panni del geniale chirurgo John Thackery. L’attore britannico
(Golden Globe per Closer, interprete di film come King
Arthur, Sin City, Inside Man) sarà sul red
carpet alle ore 19.30: il giorno dopo incontrerà il pubblico
(sabato 18 ottobre) alle ore 18 presso la Sala Petrassi,
nell’ambito di una vera e propria “maratona cinematografica” in cui
sarà proiettata l’intera serie, con il finale di stagione in
contemporanea con gli Stati Uniti. I dieci episodi – scritti da
Jack Amiel e Michael Begler, sceneggiatori di Quando meno te lo
aspetti e Qualcosa di straordinario – andranno in
onda in esclusiva assoluta su Sky Atlantic HD in autunno.
Alle ore 19.30, la Sala Santa
Cecilia ospiterà in prima europea la proiezione di
Still Alice di Richard Glatzer e
Wash Westmoreland, vincitori al Sundance del Premio del Pubblico e
del Gran Premio della Giuria conQuinceañera, autori di
Pedro, presentato ai Festival di Toronto e Berlino, e
The Last of Robin Hood (Festival di Toronto). Il film, nel
programma di Gala, ospita un cast di star formato, tra gli altri,
da Kristen Stewart, Julianne Moore e Alec Baldwin. Basata
sull’omonimo romanzo di Lisa Genova, la pellicola narra, senza
facili sentimentalismi e in uno stile che è stato paragonato al
cinema di Ozu, la vicenda di una donna di successo, tenace e
caparbia, a cui viene diagnosticato il morbo di Alzheimer.
Alle ore 22 (Sala Santa Cecilia,
linea di programma Gala), sarà proiettato
Eden di Mia Hansen-Løve: la giovane
cineasta francese, classificata da Variety tra i dieci registi
internazionali da conoscere “a tutti i costi”, premiata a Cannes
per il suo film d’esordio Tout est pardonné, autrice de
Il padre dei miei figli (sempre a Cannes nella sezione Un
Certain Regard) e Un amore di gioventù, ripercorre i passi
del “French touch” dal 1992 a oggi, rievocando una generazione che
è stata in grado di riscrivere le regole della musica dance grazie
a musicisti come i Daft Punk, Dimitri from Paris, Cassius, Alex
Gopher.
Gli occhi grandi e luminosi di
Emma Stone sono pronti a risplendere sulle tavole
del palcoscenico. L’attrice è pronta a fare il suo debutto a
Broadway dove sarà la protagonista di Cabaret, Sally
Bowles, per la Roundabout Theatre Company, e di seguito potete
vedere la prima foto di Emma con il costume di scena!
Che ve ne pare?
Lo spettacolo debutterà il prossimo
11 novembre e sarà replicato fino a febbraio 2015.
Al momento anche Michelle
Williams è impegnata nello stesso ruolo per la compagnia
Kander & Ebb.
Alla conferenza
stampa di Quando eu era
vivo erano presenti il
regista Marco e il
protagonista Antonio Fagundes. Proprio
perchè il film è in concorso, in questa nona edizione del festival,
nella sezione Mondo Genere la prima
domanda riguarda proprio l’argomento generi e dintorni. Dutra
risponde partendo da un episodio personale: quando noleggiava i
film in videoteca, i VHS erano sistemati su scaffali suddivisi in
base ai differenti generi. Solo successivamente, all’università, ha
appreso la grande differenza tra i film commerciali e d’essai,
distinzione che tutt’ora è molto forte in Brasile. Con i suoi film,
il regista cerca di utilizzare i codici stilistici di ogni singola
categoria cinematografica per abbattere qualunque barriera o
distinzione formale possa impedire ad una pellicola di avere
successo- ma soprattutto una distribuzione- anche all’estero.
Questo film è già stato
proiettato in Brasile con ottimi risultati, e adesso è pronto ad
affrontare una competizione internazionale.
L’ispirazione per la trama è venuta
dalla lettura del romanzo di un autore
brasiliano, Lorenzo
Mutarelli, intitolato L’Arte di
produrre effetti senza causa , e si tratta di
una delle poche incursioni dell’autore nella narrativa. Di solito,
infatti, si dedica ai fumetti: e proprio mentre Dutra stava
adattando un suo fumetto, gli fece la proposta di portare al cinema
il romanzo. Quando Mutarelli- che nel film fa una piccola
apparizione, nei panni di un autista- ha visto per la prima volta
il film, è rimasto sconvolto e meravigliato: non si aspettava di
vedere sul grande schermo un adattamento così diverso e dei
personaggi strutturati in un modo opposto rispetto a come li aveva
concepiti lui su carta. Il film è una sorta di
gemello del fumetto, presentandosi come una rilettura macabra della
parabola del figliol prodigo che torna a casa dal padre e cerca di
scoprire un passato sepolto.
Le vicende dei protagonisti si
muovono sullo sfondo di un perimetro domestico chiuso e sigillato:
una sorta di mappa o di puzzle delle perversioni- soprattutto
sessuali- del protagonista. L’attore Fagundes e Dutra non sono,
però, molto d’accordo su questo punto: un’ispirazione di natura
freudiana c’è (e il riferimento è al concetto
di Melancolia) ma il tema del sesso è marginale e non
molto presente, se non all’inizio, dove una scena di masturbazione
diventa metafora del voyeurismo implicito in ognuno di noi. Il
personaggio di Junior è una sorta di neonato “gigante”, un infante
che non riesce a superare il dolore per la perdita della madre e lo
compensa diventando l’oggetto stesso della perdita, e portando
avanti il desiderio di morte e vendetta della madre scomparsa.
Il 30 ottobre Koch Media porterà
nelle sale cinematografiche Annie Parker,
il film basato su una storia vera, quella di due donne, Annie
Parker (Samantha Morton) e Mary-Claire King
(Helen Hunt) che si troveranno a combattere una
comune lotta contro il tumore del seno. Una parte dell’incasso del
film sarà devoluta a sostegno dei progetti dell’associazione Susan
G. Komen Italia, per la lotta ai tumori del seno.
Basato su una storia vera, il film
Annie Parker conduce lo spettatore attraverso l’incredibile storia
di Annie Parker, una donna che per tutta la vita si è trovata ad
affrontare e combattere il cancro. Dopo aver perso la madre e la
sorella Annie si convince che anche lei sarà colpita dallo stesso
male e purtroppo, per ben tre volte, questa sua paura si tramuta in
realtà. Forte e tenace non si dà mai per vinta, non perde la
speranza e arriva a sconfiggere questo terribile male. La sua
storia, insieme a quella di moltissime altre donne, accompagna,
nella trama del film così come nella realtà dei fatti, gli studi
della dottoressa Mary-Claire King (Helen Hunt nel film), che la
portano alla sensazionale scoperta dell’esistenza di un
collegamento genetico in determinati tipi di cancro al seno e del
gene BRCA-1, di immenso valore anche nello studio di molte altre
malattie.
Still
Alice è il film protagonista della seconda giornata
del Festival di Roma 2014. La pellicola, che offre una grandissima
interpretazione della protagonista Julianne Moore,
racconta della Dottoressa Alice, una donna che scopre di essere
affetta da morbo di Alzheimer e deve imparare a fare i conti con la
malattia e con la perdita dei ricordi, della memoria e di quello
che la identificava in quanto se stessa.
Uno dei due registi, Wash
Westmoreland, è venuto a Roma a presentare il film, a
commentare la scelta di una grande attrice come protagonista e a
parlare di come è stato lavorare a un film che in qualche modo lo
ha toccato da vicino, anche nella sfera personale.
Come è stata scelta
Julianne Moore?
“Quando lavoravamo sulla
sceneggiatura, io e Richard
Glatzer (il co-regista) abbiamo
cominciato a pensare a quale attrice poteva offrire una performance
intensa quanto la storia richiedeva, che potesse anche essere un
volto internazionale per interpretare una docente di Linguistica
che non era più capace di parlare. E guardando il lavoro di
Julianne Moore ci siamo accorti che il suo curriculum è
incomparabile, con una straordinaria variazione di personaggi.
L’abbiamo incontrata per un altro progetto e ci abbiamo messo due
mesi per farle avere la sceneggiatura, e appena la avuta, dopo due
ore ci ha chiamati e ci ha detto si.”
Una volta sul set, la Moore non è
stata soltanto un’attrice che recita un copione, anzi,
come ha dichiarato lo stesso regista “abbiamo considerato
Julianne come una partner creativa, con lei abbiamo discusso gli
aspetti della storia e di come la sua performance si sarebbe
evoluta in maniera molto informale, facendo tentativi. Era un
processo che richiedeva un cammino molto complesso per trovare
l’equilibrio e il giusto ritmo per la storia.”
Nel lavoro di
documentazione, avete tenuto conto anche degli addetti e degli
esperti?
“Abbiamo lavorato con degli
esperti e con le associazioni americane per la lotta contro
l’Alzheimer. Abbiamo raccolto tutta la documentazione scientifica
necessaria, ma abbiamo anche parlato con tante persone che si
prendono cura di malati e di malati precoci. Julianne ha stretto un
forte rapporto con una donna che come Alice era una docente che poi
ha scoperto di avere l’Alzheimer.”
“La battaglia principale che
affrontano il malati di Alzheimer è quella contro la perdita della
parola – ha continuato il regista – Man mano che la
malattia avanza, Julianne è stata bravissima a far trasparire lo
sforzo e la sofferenza di mostrare questa difficoltà, che per
il suo personaggio è raddoppiata dal fatto che prima di ammalarsi
lei si definiva proprio attraverso le sue parole.”
Ha pensato agli Oscar dopo
aver visto questa performance straordinaria di Julianne
Moore?
“Quando giravamo non ci ho
pensato per niente, anche se tutti capivamo che stavamo facendo
qualcosa di speciale. Il film al Festival di Toronto ha avuto un
successo incredibile. Ovviamente siamo tutti eccitati della
possibilità e lei è senza dubbio la più grande attrice americana
che non abbia ancora conquistato un Oscar. Come cineasta lo vorrei
davvero tanto, penso lo meriti e l’abbia meritato altre volte. Lo
stesso fatto che si parli tanto del film è un segnale
importante.”
Il Brasile continua ad affermarsi
come uno dei territori cinematograficamente inesplorati più
interessanti, attivi e prolifici. Stavolta, ce lo dimostra il
giovane regista Marco Dutra col
suo Quando eu era vivo (When I was
Alive), film di genere che allo stesso tempo supera i
generi stessi mescolando tra loro psicanalisi, santeria,
esoterismo, religione e rapporti umani.
Il protagonista è Junior, un uomo
che torna dal padre dopo il divorzio dalla moglie e la perdita del
lavoro. Nella vecchia casa dove prima vivevano in quattro- lui, il
fratello Pedro, il padre e la madre Miranda- si sente un vero
estraneo, considerando anche la presenza di una nuova attraente
inquilina di nome Bruna. La vita di Junior, al momento impantanata
in acque limacciose, cambia all’improvviso quando comincia a
ritrovare degli oggetti appartenuti a sua madre, una donna
misteriosa che credeva fermamente nell’esoterismo: da quel momento
in poi, la sua salute mentale sarà messa a dura prova da strane
forze che sfuggono alle normali leggi umane che regolano questo
mondo.
Il film è esteticamente competitivo
grazie ad una fotografia nitida e d’effetto, che gioca molto con il
contrasto tra buio e luce che caratterizzano l’ambiente domestico,
la casa che sembra diventare un simulacro del grembo materno
deviato e contorto.
il personaggio di Junior oscilla tra
psicanalisi, pazzia e santeria diventando l’icona riassuntiva
dell’intero film: sembra difficile distinguere il confine beffardo
tra follia freudiana e forze occulte e malvagie, elemento che
determina l’intero film regalando allo spettatore brividi, sussulti
e pensieri reconditi seppelliti nella memoria del complesso di
Edipo.
In
sintesi, Quando eu era
vivo è una rilettura personale e complessa della
parabola del figliol prodigo attraverso l’occhio di un maelstrom
oscuro e torbido.
Il film è in concorso alla nona
edizione del Festival di Roma nella sezione Mondo Genere.
Ecco un nuovo trailer del film diretto da Angelina
Jolie, Unbroken, basato
sull’incredibile vita di Louis “Louie” Zamperini
(Jack O’Connell).
Le foto del film [nggallery id=321]
Il Premio
Oscar Angelina Jolie dirige e
produce Unbroken, un dramma epico
che racconta l’incredibile storia dell’atleta olimpionico ed eroe
di guerra, Louis “Louie” Zamperini (Jack
O’Connell), che insieme ad altri due membri
dell’equipaggio, è riuscito a sopravvivere su una zattera per 47
giorni, in seguito ad un disastroso incidente aereo durante la
Seconda Guerra Mondiale, per poi essere catturato dalla Marina
giapponese e spedito in un campo di prigionia.
La regista Jolie ha iniziato
mercoledì 16 ottobre a girare alcune delle scene più drammatiche e
complicate, in alto mare a Moreton Bay in Australia, che vede
Zamperini (O’Connell) ed i suoi compagni aviatori
-Phil (Domhnall Gleeson) e Mac (Finn
Wittrock)- incredibilmente sopravvissuti, alla deriva nel
mezzo del Pacifico per diverse settimane.
Lavorando con le telecamere
installate su un impianto galleggiante in acque agitate, sfidando
le intemperie, con gli attori messi a dieta per mesi (per avere un
aspetto deperito così come richiesto dai personaggi interpretati),
la Jolie ha completato con successo la prima giornata di riprese,
in luogo che promette essere pieno di sfide ed altamente
impegnativo.
Tratto dal famosissimo libro di
Laura Hillenbrand (la stessa autrice di “Seabiscuit: An American
Legend”), Unbroken porta sul grande schermo l’incredibile e
suggestiva storia vera di Zamperini, e della sua forza d’animo.
Protagonisti al fianco
di O’Connell,
Gleeson e Wittrock,
appaiono Garrett
Hedlund e John
Magaro nelle vesti dei compagni prigionieri di
guerra, che vivono un cameratismo inaspettato durante il loro
internamento; Alex Russell interpreta il
fratello di Zamperini, Pete, mentre recita per la prima volta in
lingua inglese in un lungometraggio, l’attore giapponese Miyavi nei
panni della crudele guardia del campo, nota a tutti come “The
Bird”.
Il film è prodotto dalla stessa
Jolie, insieme a Matthew Baer (di “Colpevole d’Omicidio” – City by
the Sea), Erwin Stoff (di “Ultimatum alla Terra” – The Day the
Earth Stood Still), e Clayton Townsend (di “Questi Sono i 40” –
This Is 40). A guidare lo staff di esperti che lavorano dietro le
quinte, è il Direttore della Fotografia plurinominato agli Oscar®
(ben 10 volte), Roger Deakins (Skyfall).
I Premi
Oscar® Joel ed Ethan
Coen (“Non è un Paese per
Vecchi” – No Country for Old
Men) hanno riscritto la sceneggiatura delle versioni
precedenti di William Nicholson (Les Misérables) e Richard
LaGravenese (Behind the Candelabra della HBO).
Dopo l’annucio che la Wonder Woman del nuovo millennio, Gal
Gadot, interpreterà la protagonista femminile nel prossimo
remake di Ben-Hur (qui la notizia), arrivano anche
conferme che Pedro Pascal, l’ex Principe Oberyn
Martell di Game of Thrones, è in
trattative per interpretare il ruolo di Ponzio Pilato.
L’idea di vedere il caro Pedro nei
panni di Pilato, abbigliato alla romana maniera, solletica non poco
il nostro interesse, considerando che il piglio fiero e i colori
dell’attore lo renderebbero perfetto per il ruolo. Vi terremo
aggiornato.
Ben-Hur è prodotto dalla MGM e
diretto da Timur Bekmambetov.
In uscita il 26 febbraio
2016, il remake di Ben Hur si
baserà, esattamente come la pellicola originale, sul romanzo epico
di Lee Wallace del 1880, dal titolo: “Ben
Hur – A Tale of the Christ“.
Confermati nel cast del film, al
momento, ci sono Gal Gadot, Morgan
Freeman e Toby Kebbell.
Ecco un primo teaser
di Feast, il cortometraggio di
animazione che verrà proiettato prima di Big Hero
6, primo progetto di animazione che vedrà la Marvel e la Disney impegnate in una
collaborazione per in film d’animazione. Il tenerissimo
protagonista non tarderà a riscontrare l’amore incondizionato dei
fan e di tutti quelli che gli poseranno gli occhi addosso:
Eccoil video:
Big Hero 6
sarà diretto da Chris Williams e Don Hall e
vedrà nella squadra di produttori Roy Conli, che
aveva già lavorato alla Disney con Rapunzel e
Il Pianeta del Tesoro.
Vi ricordiamo
che Big Hero6 sarà
l’adattamento di una serie a fumetti Marvelideata
da Steven T. Seagle e Duncan
Rouleau e pubblicata a partire dal settembre 1998.
Realizzato in computer grafica e basato su di un 3D stereoscopico,
il film racconterò le avventure di Hiro Hamada, ragazzo
prodigio della robotica, che coadiuvato da un robot di nome Baymax
da egli stesso creato, dovrà salvare San Francisco da un intrigo
crimanale. Ai due, nel corso della pellicola, si aggregheranno
anche i personaggi di Gogo, Honey Lemon, lo chef sushi Wasaby ed il
fanboy Fred.
Big Hero
6 è atteso nei cinema il 7 novembre
2014.
L’attore
e regista Robert Redford è entrato a far parte del
cast di Elliott il drago invisibile,
remake dell’omonimo film della Disney che al momento vede
protagonisti due giovani attori: Oakes Fegley
e Oona Laurence.
Il ruolo di Redford sarà quello di
un uomo che conosce alcune buone storie che parlano di draghi.
Oakes Fegley ha già
partecipato a Boardwalk Empire, e lo
vedremo anche in un piccolo ruolo in This Is Where I
Leave You e in Fort Bliss;
sarà lui ad interpretare Pete, un orfano che arriva in un piccolo
paese con il suo drago magico, mentre cerca di sfuggire ai suoi
violenti genitori adottivi.
Oona Laurence sarà
invece Natalie, un personaggio inventato per questo rifacimento, e
sarà lamigliore amica del nostro eroe. La giovane attrice ha già
vinto un Tony Awards a Broadway per il musical Matilda, e
la vedremo sul grande schermo accanto a Jake
Gyllenhaal in Southpaw.
David Lowery, il
regista del film, e Toby Halbrooks, il
co-sceneggiatore, collaboreranno per realizzare la nuova storia,
con un taglio moderno e a quanto pare senza gli elementi musicali
del film originale, anche se il casting di un’attrice di Broadway
farebbe pensare il contrario!
Dopo Margot Robbie
(leggi qui), è Scarlett Johansson il nuovo nome
a finire sulla lista delle possibili candidate al ruolo di
protagonista dell’adattamento live action di Ghost in
the Shell. Il regista di Biancaneve e il
Cacciatore,Rupert Sanders, dirigerà
per la DreamWorks , l’adattamento live action
del cult Ghost in
the Shell, su una sceneggiatura di
William Wheeler girata in 3D. Il film sarà
prodotto da Avi Arad.
Di seguito la trama del film:
Giappone, 2029: il mondo è completamente informatizzato e gli
impianti cibernetici amplificano le capacità fisiche e mentali
degli esseri umani, ma li rendono anche suscettibili a nuovi
attacchi. Sfrutta queste tecnologie il misterioso signore di
pupazzi, un terrorista che prende controllo, attraverso vie
informatiche, delle menti degli uomini. Su di lui indagano gli
uomini della sezione 9, comandati dal machiavellico Aramaki e
capitanati sul campo dalla bella e decisa Motoko Kusanagi.
Dopo tanto cinema e qualche annuncio
di ritiro arriva in anteprima il nuovo lavoro di Steven
Soderbergh, The Knick,
serie televisiva period dramacreata da
Jack Amiel e Michael Begle e
trasmessa dal network via cavo Cinemax e in arrivo in Italia
grazie Sky Atlantic dall’11 novembre
2014. Protagonista l’attore Clive Owen che
sarà al Festival di Roma per presentare lo show.
Soderbergh approda
alla serialità televisiva dopo aver lungamente manifestato il suo
interesse verso la libertà creativa che lo show televisivo può
garantire.
Ambientato
nella New York del 1900, la serie televisiva parla del brillante
dottor John Thackery che è costretto ad assumere la guida del
reparto di chirurgia del Knickerbocker Hospital, noto semplicemente
come “The Knick”, dopo l’improvviso suicidio del suo mentore, J.M.
Christiansen. Thackery, medico di fama che opera con innovative
tecniche di chirurgia, è tuttavia afflitto da dipendenza da
cocaina. L’ospedale, gestito dalla figlia del principale
finanziatore, Cornelia Robertson, tenta di porre rimedio
all’indebitamento attirando pazienti benestanti, cercando di non
sacrificare la qualità delle cure. Cornelia è artefice, nonostante
le opposizioni di Thackery, dell’ingresso nell’equipe di chirurgia
di Algernon Edwards, medico di colore formatosi in Europa.
Partendo dalle premesse, qualcuno
potrebbe pensare che si tratti del classico medical drama, ambientao però all’inizio
del ‘900. Niente di più sbagliato.
Lo show si dipana su due binari
paralleli, seguendo una struttura che raramente in uno show tv
sono abilmente bilanciati come in questo caso. Il fulcro della
storia è John Thackery (Clive Owen), illustre
chirurgo stacanovista, impegnato a innovare il mondo della medicina
e alle prese con la sperimentazione di nuove tecniche, nuovi arnesi
da sala operatoria e soprattutto nuova conoscenza dell’anatomia
umana. In secondo piano c’è invece la natura umana, intesa come i
rapporti che si sviluppano, si sgretolano e si ricompongono come
accade proprio alle tecniche sperimentare dal protagonista. Il
punto più alto del lavoro di Soderbergh è senza dubbio la messa in
scena, che è di pregevole fattura, e sia gli ambienti che le
atmosfere accompagnano lo spettatore con immediatezza nella New
York di inizio XX secolo, facilitando anche l’approccio con la
natura più medical del drama targato Cinemax. A tutto
questo fanno da eco invece i movimenti di macchina e la regia di
Soderbergh sempre virtuosa, ma anche servizievole e incalzante
secondo le necessità.
Ciliegina sulla torta è invece la
parte più macabra dello show, considerato che si parla pur sempre
di amputazioni, malformazioni congenite e deformità varie, che
senz’altro ingolosiranno gli appassionati più fervidi al genere
Horror. Infine, va menzionata la performance del protagonista,
Clive Owen, impeccabilmente a suo agio nella parte
di chirurgo costretto a prendere le redini di un ospedale in
continua lotta tra indebitamento e strozzinaggio.
Alle ore 22 (Sala Santa Cecilia, linea di programma Gala), sarà
proiettato Eden di Mia Hansen-Løve: la giovane cineasta francese,
classificata da Variety tra i dieci registi internazionali da
conoscere “a tutti i costi”, premiata a Cannes per il suo film
d’esordio Tout est pardonné, autrice de Il padre dei miei figli
(sempre a Cannes nella sezione Un Certain Regard) e Un amore di
gioventù, ripercorre i passi del “French touch” dal 1992 a oggi,
rievocando una generazione che è stata in grado di riscrivere le
regole della musica dance grazie a musicisti come i Daft Punk,
Dimitri from Paris, Cassius, Alex Gopher.
Si intitola, Scandal 4×04, il quarto episodi della serie
televisiva di successo trasmessa dal network americano della ABC e
con protagonista Kerry Washington.
In Scandal 4×04 Fitz (Tony
Goldwyn) chiede a Olivia (Kerry
Washington) di archiviare una situazione che potrebbe distruggere
la reputazione della famiglia Grant. Nel
frattempo, Huck (Guillermo Diaz)
e Quinn (Katie Lowes) si rendono conto
che c’è di più di quello che pensavano quando analizzano il caso di
Catherine. Rowan (Joe Morton) chiama un vecchio amico per
chiedergli di fare il suo sporco lavoro.
Cresce l’attesa per i prossimi episodi
di Revenge 4, l‘atteso quarto
ciclo di episodi della serie televisiva di successo trasmessa dal
network americano ABC. Oggi nell’attesa vi sveliamo alcune
anticipazioni.
In Revenge
4Nolan dovrà fare una
mossa azzardata per proteggereEmily e
scopriremo una strana abitudine di David
Clarke che l’uomo voleva tenere a tutti i costi
nascosta a Victoria
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Revenge è
una serie televisivastatunitense, liberamente ispirata al
romanzo Il conte di
Montecristo di Alexandre Dumas. Viene
trasmessa dal 21 settembre 2011 sul canale ABC. In Italia la serie va in onda a partire dal 30
novembre 2011 su Fox Life e in chiaro su Deejay
Tv dall’autunno2012. Nella Svizzera
italiana la serie va in onda in
chiaro a partire dal 30 maggio 2012 su RSI LA1. L’11
maggio 2012 la serie
è stata rinnovata per una seconda stagione che è andata in onda da
settembre 2012.
Una donna
misteriosa, Amanda Clarke, sotto la falsa identità di Emily Thorne,
si trasferisce negli Hamptons, in cerca di vendetta sulle
persone che hanno distrutto la sua famiglia.
Suo padre, David
Clarke, un ricco uomo d’affari con il quale ha passato la sua
infanzia negli Hamptons, in una residenza sul mare, fu accusato,
processato e condannato ingiustamente per aver partecipato a
un’azione terroristica. Ad incastrarlo i Grayson, titolari
della Grayson Global, società della quale David faceva
parte, in combutta con molti personaggi a loro vicini. La figlia
Amanda Clarke invece venne divisa tra famiglie affidatarie e infine
rinchiusa in un carcere minorile fino alla maturità. Uscita dal
carcere venne accolta nella società da Nolan Ross, amico del padre,
che le consegnò una scatola contenente i diari di David. Leggendoli
Amanda scoprì la vera storia del padre e, dopo aver scambiato la
sua identità con quella dell’amica Emily Thorne, intraprese il suo
cammino di vendetta contro tutti i traditori del padre.
Cresce l’attesa per i nuovi episodi
di Once Upon a Time 4, l’atteso
quarto ciclo di puntate della serie televisiva trasmessa dal
network americano della ABC. Ebbene oggi vi segnaliamo alcune
anticipazioni.
In Once Upon a
Time 4, non scopriremo prima della metà della quarta
stagione chi è l’autore del libro,
mentre Aurora ritornerà nei suoi abiti
comuni nel settimo episodio dello show, molto prima del ritorno
di Maleficent.
Nella quarta
stagione di Once Upon a
Time oltre a ritrovare come
protagonisti Jennifer Morrison, Lana
Parilla, Ginnifer Goodwin, Josh Dallas, Robert
Carlyle e Colin
O’Donoghue troveremo nuovi attori che presteranno i
loro volti per
l’universo Frozen.
Nei panni di Elsa troveremo
Elsa Georgina Haig, Elizabeth Lail
interpreterà il ruolo della principessa Anna, Tyler
Jacob Moore vestirà i panni di Hans
e Scott Michael Foster sarà Kristoff
mentre Elizabeth Michell vestirà i panni
di un personaggio ancora non rivelato dai sceneggiatori della
serie Edward Kitsis e Adam
Horowitz.
Cresce l’attesa per i nuovi episodi
di Grey’s Anatomy 11, l’atteso undicesimo
ciclo di puntate della serie di enorme successo trasmessa dal
network americano della ABC. Oggi nell’attesa vi segnaliamo alcune
anticipazioni.
In Grey’s Anatomy
11 Alex scoprirà di essere stato tradito
da due colleghi che pensava gli avrebbero guardato le spalle e la
cosa lo devasterà, specialmente quando scoprirà il motivo di questo
tradimento.
Grey’s Anatomy è una serie
televisiva statunitense prodotta dal 2005. È
un medical drama incentrato sulla vita della
dottoressa Meredith Grey,
una tirocinante di chirurgia nell’immaginario
Seattle Grace Hospital di Seattle. Il titolo di Grey’s
Anatomy gioca sull’omofonia fra il cognome della
protagonista, Meredith Grey, ed Henry Gray, autore del celebre
manuale medico di anatomia Gray’s
Anatomy (Anatomia del Gray). Seattle Grace è invece
il nome dell’ospedale nel quale si svolge la serie. I titoli dei
singoli episodi sono invece anche i titoli di una o
più canzoni.
Inizialmente partita come una serie
in midseason, Grey’s Anatomy ha ben
presto attratto pubblico, ricevendo anche numerosi premi e
riconoscimenti nel corso degli anni. Insieme a Desperate
Housewives e Lost, è considerata una
delle serie TV che hanno riportato al successo ilnetwork
televisivo statunitense ABC. Nel 2007 ha
generato uno spin-off, Private Practice, di cui è
protagonista Kate Walsh nel ruolo diAddison Montgomery.
Un adattamento della serie in versione soap opera,
intitolato A Corazón Abierto, è andato in onda
in Colombia dal 26 maggio 2010.
La serie è trasmessa in prima
visione assoluta negli Stati Uniti da ABC. In lingua
italiana la serie viene trasmessa in Italia in prima
visione dal canale satellitare Fox Life, e in
chiaro da Italia 1 (fino alla settima stagione) e
da LA7 (dall’ottava stagione); in Svizzera è
invece trasmessa daRSI LA1.
Manca ancora molto all’arrivo
di Hart of Dixie 4, l’attesissimo
quarto ciclo di episodi della serie televisiva di successo con
protagonista l’attrice Rachel Bilson. Ebbene oggi nell’attesa vi
segnaliamo alcune anticipazioni.
In Hart of Dixie
4, quale il futuro è ancora particolarmente
incerto ed i produttori potrebbero essere preparati alla
possibile cancellazione dello show ed hanno annunciato per
questo che il finale è stato concepito per fare da epilogo e
concludere al meglio tutte le vicende degli abitanti
di BlueBell.
Hart of
Dixie è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 26
settembre 2011 sul network The CW, dopo che
l’episodio pilota era già stato distribuito online dal 12
settembre sulla piattaforma iTunes. In Italia, la
serie va in onda su Mya dal 4 settembre 2012 e
in chiaro su Canale 5 dal 18 maggio 2013. Lo
show è ambientato nella fittizia cittadina di Bluebell, situata
in Alabama.
Il primo episodio
della serie è stato girato a Wilmington (North Carolina)
dove erano già state girate Dawson’s Creek e One
Tree Hill, ma in seguito la produzione ha deciso di continuare a
girare la serie a Burbank (città nella Contea di
Los Angeles) all’interno degli studio della Warner Brothers
(dove sono stati girati anche “Pretty Little Liars” e “Gilmore
Girls”).
Si intitola Welcome to Paradise, The Vampire Diaries 6×03, il
terzo episodio della sesta stagione dello show di successo
trasmesso dal network americano della The CW.
https://www.youtube.com/watch?v=tUxYe0bHAqk
In The
Vampire Diaries 6×03 Nel tentativo di portare un po ‘di
divertimento nuovamente dentro la loro vita, Elena
(NinaDobrev) convince Caroline
(CandiceAccola) ad
incontrarla al foro di nuoto dove ha intenzione di presentarla a
Liam (guest
star JamesMarco).
Tyler (MichaelTrevino),
ancora lavorando sul controllo dei suoi problemi di rabbia, chiede
a Liv (guest starPenelope Mitchell) un favore ed è
sorpreso quando lei fa una confessione inaspettata. Stefan
(Paul Wesley) arriva di nuovo a Mystic Falls in
cerca di Enzo (Michael Malarkey) e viene preso
alla sprovvista quando nota uno strano cambiamento in Elena. Nel
frattempo, al lago, le azioni di Enzo portano Matt
(ZachRoerig) a fare una
rivelazione sorprendente, e Jeremy fa una scoperta
circa l’incantesimo anti-magia che
potrebbe potenzialmente messo la vita di Elena in pericolo.
Altrove, Damon
(IanSomerhalder) e Bonnie
(KatGraham) inciampano su
indizi che li portano a credere che non sono soli.
Cresce l’attesa per i nuovi episodi
di Bones 10, l’atteso decido cicli di puntate
della serie televisiva di successo trasmessa dal network americano
della FOX. Ebbene oggi nell’attesa vi segnaliamo alcune
anticipazioni.
In Bones 10 John
Boyd è ufficialmente un personaggio regolare dello
show, mentre nell’episodio numero duecento sicuramente non
ritornerà Zack.
Bones è
una serie televisiva statunitense prodotta
dal 2005.
Protagonista della serie
è Temperance “Bones” Brennan, un’antropologa forense che,
per via della sua bravura e competenza nell’analisi di resti umani,
viene spesso chiamata a collaborare con l’agente Seeley
Booth dell’FBI alla risoluzione di complicati casi
di omicidio. La serie è liberamente ispirata alle avventure
di Temperance Brennan, l’omonimo personaggio letterario
protagonista dei romanzi dell’antropologa
forense Kathy Reichs (essa stessa una delle produttrici
di Bones). Bones è trasmessa
in prima visione negli Stati Uniti da Fox dal
13 settembre 2005, mentre in Italia è
trasmessa in chiaro dai canali Mediaset e
sulsatellite da Fox Life.
Washington. La
dottoressa Temperance Brennan è un’antropologa
forense di fama internazionale che lavora con il suo staff per
il Jeffersonian Institute, oltre che essere una scrittrice di
romanzi di successo ispirati alla sua professione. Un giorno
Temperance viene contattata dall’agente dell’FBI Seeley
Booth per aiutarlo a risolvere un caso
di omicidio in cui il cadavere della vittima è in
condizioni molto deteriorate (decomposizione, combustione e
mummificazione), e per la cui identificazione è necessaria
l’analisi delle ossa; i due avevano già lavorato assieme in
passato, e non si erano presi in simpatia, ma stavolta decidono di
mettere da parte il loro risentimento e tornano a collaborare.
L’indagine viene presto risolta e, visti i risultati, da quel
momento “Bones” (“Ossa” – così Temperance viene soprannominata da
Booth) e la sua squadra iniziano a collaborare assiduamente con
Booth e il Bureau per risolvere casi di omicidio all’apparenza
molto complicati.
Cresce l’attesa per i nuovi episodi
di American Horror Story Freak Show,
il quarto ciclo di puntate della serie televisiva di successo
trasmessa dal network americano della FX.
In dove Dandy, il figlio del
personaggio di Frances Conroy, proverà ad
unirsi allo spettacolo e quando verrà rifiutato, la madre per
consolarlo porterà lo show dal figlio assumendo Twisty
the Clown ed i due andranno d’accordo e
fortunatamente per ora sembra che nessuno muoia in seguito a questo
sodalizio.
La
quarta stagione si chiamerà Freak show. Ambientata nel 1950 a Jupiter, in Florida, la stagione vedrà Jessica
Lange, nel ruolo di un’ex patriota tedesca, gestire uno
degli ultimi spettacoli di freak show negli Stati Uniti. Il gruppo
di suoi stravaganti artisti, salvati dalla donna, farà qualsiasi
cosa pur di mantenere attiva la propria attività.
American
Horror Story è una serie
televisiva statunitense di
genere horror trasmessa dal 5
ottobre 2011 sulla rete via cavo FX.
Richiamando
caratteristiche delle serie antologiche,
la fiction venne concepita in modo che ogni stagione
avesse trama, ambientazione e personaggi diversi. Al suo debutto,
la serie raccolse un’accoglienza mediamente positiva dalla critica
e un ottimo riscontro di pubblico; lapremière risultò la più
vista di sempre sulla rete FX.
In Italia il primo episodio è stato distribuito dal 31
ottobre 2011 sul sito internet di Fox, canale
televisivo della piattaforma pay satellitare Sky,
che trasmette la serie dall’8 novembre 2011. La prima stagione
viene trasmessa dal 3 febbraio 2013 su Deejay Tv.