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Trent Reznor diventa attore?

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Trent Reznor, probabilmente ancora emozionato per aver strappato l’Oscar al più meritevole Hans Zimmer, potrebbe passare dalla sala di registrazione al set. Pare infatti che il compositore della colonna sonora di The Social Network e leader dei Nine Inch Nails voglia diventare un attore.

Treno di Notte per Lisbona: recensione

Treno di Notte per Lisbona: recensione

“Se così fosse, che viviamo solo una piccola parte della nostra vita, cosa succede al resto?”. Questo si domanda Amadeu Prado, lo scrittore del libro trovato da Raimund. E se lo domanda anche il regista Bille August, che ha tradotto in immagini le pagine del best-seller tedesco Treno di notte per Lisbona, con l’aiuto del fidato Jeremy Irons – tornato a collaborare con lui dopo il successo de La casa degli spiriti – e di un nutrito cast di attori, che danno vita ai numerosi personaggi ritratti nel romanzo di Pascal Mercier. Qualche nome? Jack Houston (nipote di quel John Houston), Mélanie Laurent (Bastardi senza gloria), Martina Gedeck (Le vite degli altri), Bruno Ganz (Il cielo sopra Berlino), Christopher Lee (alias Dracula… o Saruman), Charlotte Rampling e Lena Olin. Tutti chiamati ad accompagnare il professor Gregorius nel suo singolare viaggio alla scoperta di un autore sconosciuto, ma soprattutto alla scoperta di se stesso e delle incredibili possibilità che la vita può offrire in qualsiasi momento, anche quando si pensa sia troppo tardi.

In Treno di Notte per Lisbona, la vita di Raimund Gregorius (Jeremy Irons) è grigia come il cielo della sua città, e come gli abiti che indossa ogni giorno per andare alla scuola dove insegna latino a studenti annoiati quanto lui. Una mattina, però, il professore si trova a salvare una giovane donna in procinto di gettarsi da un ponte e la sua esistenza cambierà per sempre. Nella tasca del soprabito della ragazza, infatti, l’uomo trova il libro di uno scrittore portoghese e il biglietto per il treno che dà il titolo al film: un notturno diretto a Lisbona che il professore prende d’impulso, stregato dalle parole dell’autore, a tal punto da abbandonare su due piedi la sua vita monocolore per andare a cercarlo. Ecco che la vita di Raimund comincia ad assumere nuove, imprevedibili sfumature.

Come dice Prado nel suo libro, il Caso è il dio che governa le vite degli uomini. E Raimund lo sperimenta in prima persona, quando per caso s’imbatte nella giovane suicida, ritrovandosi per le mani l’opera di uno scrittore portoghese, le cui parole esprimono pensieri che hanno popolato per anni la mente del professore senza mai trovare un vero sfogo. Raimund è un uomo di mezza età, convinto di aver ormai vissuto quello che c’era da vivere, e rassegnato a veder trascorrere passivamente i suoi giorni. Una consapevolezza repressa da tempo, la sua, che però emerge prepotentemente non appena i suoi occhi si posano sulle pagine scritte da Prado.

I dilemmi del poeta sono gli stessi di Raimund e lui non può continuare ad ignorarli.  Non vuole farlo. Ha preso un treno per Lisbona con un biglietto trovato per caso; ha lasciato quel poco che aveva, spinto da una forza tanto inspiegabile quanto irresistibile.  Il Caso gli ha offerto una possibilità del tutto inaspettata e lui ha saputo coglierla anche se non era in grado di comprenderla fino in fondo. Ha fatto un salto nel buio, non è rimasto a guardare. Finalmente ha agito e il Caso lo ha ricompensato, conducendo Raimund là dove non avrebbe mai pensato di arrivare, dando inizio ad un nuovo percorso: una vita tutta da scoprire.

E se per caso ve lo state chiedendo, Treno di notte per Lisbona esce nelle nostre sale il 18 aprile.

Tremors: in lavorazione il sesto capitolo del franchise

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Tremors: in lavorazione il sesto capitolo del franchise

Sulla pagina ufficiale di Facebook di Michael Gross si legge l’annuncio definitivo. Il franchise di Tremors arriverà a un sesto capitolo per il cinema in cui saranno coinvolti Burt Gummer, Jamie Kennedy e il regista Don Michael Paul, che aveva già diretto Tremors 5: Bloodlines nel 2015.

Ecco l’immagine dei tre:

Coinvolta nel progetto c’è anche la Universal Studios Entertainment. Non sappiamo molto del progetto né se il film entrato in produzione sarà legato in qualche modo alla serie tv annunciata tempo fa.

Di seguito vi riportiamo la trama del primo film del franchise, Tremors, del 1990, con Kevin Bacon:

Nevada. Alcune strane e gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più grande Bixby.

Pronti per partire, Val e Earl si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri, che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le armi, che però abitano in una casa isolata.

Sono tutti all’emporio di Chang quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang, Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri si rifugiano sui rispettivi tetti.

Poco dopo, Val e Earl contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto. A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor, sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato. Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati. Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo tutti a cercare rifugio su una roccia.

Val ha una violenta discussione con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa. Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid. Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante: la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e trasferirsi a Bixby.

Tremors 6: le riprese inizieranno la prossima settimana

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A oltre 27 anni dal suo folgorante esordio nel lontano 1990 e a poco meno di un anno e mezzo dal suo quinto discusso capitolo direct-to-video, la fortunata saga horror di Tremors si prepara a imbarcarsi in una nuova avventura per il grande schermo che tenterà di rilanciare un franchise rimasto a lungo in sordina in seguito alla conclusione della serie tv del 2003 targata Syfy. Dopo l’annuncio ufficiale da parte di Universal Studios Home Entertainment circa la volontà di concretizzare il progetto di un Tremors 6, ecco che l’attore Michael Gross ha fatto sapere tramite la propria pagina Facebook che le riprese sarebbero pronte per iniziare in Sud Africa già durate la prossima settimana.

Tremors 6

Fin dai suoi esordi nel 1990 grazie alla regia di Ron Underwood e alla coppia Kevin BaconFrad Ward, la saga di Tremors ha reso i celebri vermoni delle sabbie denominati Graboid vere e proprie icone orrorifiche del cinema di genere a cavallo degli anni ’90 e del nuovo millennio, generando un franchise che conta ben due sequel cinematografici (Tremors 2 Aftershocks del 1995Tremors 3 Ritorno a Perfection del 2001), un prequel (Tremors 4 Agli inizi della leggenda del 2003), una serie tv in 13 puntate e un nuovo sequel direct-to-video (Tremors 5 Bloodlines). Dopo il fisiologico calo di interessa da parte del pubblico dei più giovani nel corso dell’ultimo decennio, ora Tremors 6 pare essere la carta vincente con cui poter rilanciare finalmente uno degli incubi cinematografici più famosi di sempre.

Tremors: in lavorazione il sesto capitolo del franchise

Malgrado il celebre personaggio del cacciatore di vermoni Burt Gummer interpretato da Michael Gross fin dagli esordi abbia sicuramente conquistato un posto d’ore nel cuore e nella mente dei fedelissimi della saga, dopo il tiepido esito commerciale di Tremors 5 molti fan si sono dimostrati alquanto dubbiosi circa un suo possibile ritorno nel prossimo Tremors 6, considerando proprio il ruolo di Gross uno dei meno adatti a svecchiare il franchise e dunque accusando il personaggio di essere uno dei punti più deboli del tentativo di rilancio del progetto Tremors.

Malgrado non si conosca ancora nulla di preciso circa la trama del nuovo Tremors 6 è logico pensare che, in quanto sequel, prenderà le mosse da dove la narrazione del precedente capitolo si era interrotta, sfruttando la medesima location sudafricana e preparando il terreno per una nuova attesissima e annunciata serie tv prodotta nientemeno che da Amazon, la quale si avvarrà nuovamente della collaborazione di Kevin Becon.

Fonte: Dread Central

Tremors 6: ecco il trailer del nuovo film Universal

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Tremors 6: ecco il trailer del nuovo film Universal

Arriverà direttamente in Home Video Tremors 6, che prende il titolo ufficiale di Tremors: A Cold Day in Hell. Si tratta del sesto adattamento del franchise e questa volta le creature mostruose del sottosuolo hanno scelto una location decisamente “fredda”.

Ecco il trailer diffuso da Universal Pictures Home Entertainment:

Di seguito vi riportiamo la trama del primo film del franchise, Tremors, del 1990, con Kevin Bacon:

Nevada. Alcune strane e gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più grande Bixby.

Pronti per partire, Val e Earl si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri, che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le armi, che però abitano in una casa isolata.

Sono tutti all’emporio di Chang quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang, Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri si rifugiano sui rispettivi tetti.

Poco dopo, Val e Earl contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto. A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor, sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato. Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati. Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo tutti a cercare rifugio su una roccia.

Val ha una violenta discussione con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa. Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid. Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante: la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e trasferirsi a Bixby.

Tremors 6 arriverà al cinema il 30 Gennaio 2018

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È lo stesso Michael Gross che annuncia, via Facebook, la data d’uscita di Tremors 6, attualmente in fase di lavorazione. Il sesto capitolo del franchise arriverà al cinema il 30 Gennaio 2018.

 

Coinvolta nel progetto c’è anche la Universal Studios Entertainment.

Di seguito vi riportiamo la trama del primo film del franchise, Tremors, del 1990, con Kevin Bacon:

Nevada. Alcune strane e gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più grande Bixby.

Pronti per partire, Val e Earl si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri, che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le armi, che però abitano in una casa isolata.

Sono tutti all’emporio di Chang quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang, Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri si rifugiano sui rispettivi tetti.

Poco dopo, Val e Earl contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto. A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor, sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato. Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati. Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo tutti a cercare rifugio su una roccia.

Val ha una violenta discussione con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa. Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid. Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante: la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e trasferirsi a Bixby.

Tremila anni di attesa: la spiegazione del finale del film

Tremila anni di attesa: la spiegazione del finale del film

Diretto da George Miller, regista di Mad Max: Fury Road e il più recente Furiosa: A Mad Max Saga, e basato su The Djinn in the Nightingale’s Eye di A.S. Byatt, il film fantasy Tremila anni di attesa segue Alithea (Tilda Swinton), che trova un antico artefatto che libera un Djinn (Idris Elba), il quale racconta la sua lunga storia mentre attende i desideri di Alithea. Il film si conclude infatti con Alithea che esprime un altro desiderio: che il Djinn che ha imparato ad amare torni al suo posto, “ovunque esso sia”.

Il Djinn, che all’inizio si rifiuta di lasciarla a Londra, alla fine acconsente. Mentre il Djinn si lascia quindi la città alle spalle, il finale del film conferma che torna a far visita ad Alithea di tanto in tanto. In generale, quest’opera di George Miller presenta molte sfumature, ricche di significato e di intrighi. Il film si conclude con una nota lieta, ma le cose che accadono sono talmente tante da richiedere un’ulteriore analisi. In questo approfondimento, dunque, proponiamo una spiegazione del finale e il suo significato generale.

I personaggi delle storie dei Djinn sono realmente esistiti

Molti dei personaggi di Tremila anni di attesa a cui il Djinn fa riferimento nelle sue storie sono realmente esistiti. La maggior parte di essi sono figure storiche reali dell’epoca dell’Impero Ottomano. Mustafa era un principe ottomano del XVI secolo, erede del padre, il sultano Solimano, che ordinò l’esecuzione del figlio. Tuttavia, non fu a causa del desiderio di un Djinn, ma a causa dei disordini tra lui e suo padre e delle tensioni politiche interne alla sua famiglia.

Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa
Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

In linea con gli eventi di Tremila anni di attesa, Mustafa fu infine ucciso perché il sultano Solimano era convinto che se non lo avesse eliminato egli lo avrebbe ucciso. La matrigna Hürrem, l’influente moglie del sultano Solimano, strinse poi alleanze per garantire che i suoi figli fossero favoriti come eredi, e Mustafa ne pagò il prezzo con la vita. Allo stesso modo, anche Murad IV, suo fratello Ibrahim e sua madre Kösem Sultan sono personaggi realmente esistiti. Murad IV, ad esempio, era un sultano dell’Impero Ottomano nel XVII secolo.

Era noto per aver ripristinato il potere dell’impero e per la sua brutalità in battaglia. Kösem fu invece reggente fino a quando Murad non prese il controllo del trono. Dopo la morte di Murad, Ibrahim, tenuto in gabbia nel palazzo come potenziale successore, divenne effettivamente sultano. Infine, Re Salomone fu un’importante figura storica e, sebbene l’esistenza della Regina di Saba sia contestata, è una figura chiave nel Giudaismo, nell’Islam e nel Cristianesimo.

Alithea si innamora del Djinn

Alithea ama le storie e la narrazione. Anche se una volta era sposata è, per sua definizione, una creatura solitaria. Avendo trascorso molto tempo da sola e senza stringere relazioni profonde con gli altri, non comprende appieno le emozioni e l’amore. Alithea non prende nemmeno molto sul serio la storia della sua vita, raccontandone i dettagli al Djinn piuttosto velocemente, senza assaporarla o approfondire le emozioni che potrebbe aver provato nel corso della sua vita.

Idris Elba e Tilda Swinton in Tremila anni di attesa
Tilda Swinton e Idris Elba in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Tuttavia, trova emozioni e amore nelle storie che legge e ascolta. Attraverso la narrazione, Alithea comprende ciò che non sempre sente, anche se il personaggio di Idris Elba sostiene che tutti hanno un desiderio, anche se non ne sono consapevoli. Il Djinn aiuta Alithea a confrontarsi con le emozioni e il concetto di amore. Forse perché il Djinn è un narratore eccezionale o perché Alithea sente la profondità del desiderio, del dolore e dell’amore che il Djinn ha provato un tempo per la Regina di Saba e Zefir.

Alithea si innamora quindi del Djinn perché riconosce che anche lui è una creatura solitaria che non sta mai a lungo con gli altri. Possono condividere la loro solitudine e viverla insieme senza essere completamente soli. Alithea potrebbe dunque imparare di più dalle storie del Djinn e dal suo desiderio d’amore, poiché prova le stesse emozioni che le sfuggono in altri aspetti della sua vita.

Djinn non può rimanere a Londra nonostante il desiderio di Alithea

Per amore, il Djinn accompagna Alithea a Londra, dove vive con lei per un lungo periodo. Lì impara a conoscere meglio l’umanità (e tutto ciò che avevano realizzato) dall’ultima volta che era scomparso nel suo contenitore. Tuttavia, a Londra c’erano molte frequenze elettromagnetiche – dai telefoni cellulari alle torri elettriche, dai satelliti alle onde radio – che bombardavano e disturbavano il Djinn. Dopo tutto, egli non è umano ed composto da particelle elettromagnetiche. Non può quindi sopportare più di tanto un mondo che ronza costantemente con tali frequenze. Nonostante il suo desiderio, Alithea non può sopportare di vederlo soffrire.

Si rende anche conto che è egoista da parte sua chiedergli di restare per un suo desiderio. Non era questo l’amore, e quindi desidera che lui torni al suo posto. Sebbene Djinn e Alithea non possano stare insieme in senso tradizionale, il fatto che Djinn torni occasionalmente a Londra per vedere e passare del tempo con Alithea dimostra quanto si amino. La loro compagnia è ora del tutto volontaria, senza i vincoli creati dai tre desideri. La partenza del Djinn da Londra lo rende dunque libero e approfondisce il legame già forte tra lui e Alithea.

Idris Elba in Tremila anni di attesa
Idris Elba in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

I Djinn ed Enzo sono reali o Alithea li ha immaginati?

All’inizio di Tremila anni di attesa, Alithea racconta al Djinn di Enzo, un essere simile a un amico immaginario che le è apparso per il suo bisogno di immaginare. Enzo, raffigurato come un ritaglio di carta, è stato scritto e disegnato da Alithea. Ma lei si convinse che la sua esistenza era sciocca e bruciò tutto ciò che aveva scritto su di lui, cancellandolo per sempre dalla sua vita. Come Enzo, è possibile che il Djinn del film non sia reale e sia semplicemente un frutto dell’immaginazione della protagonista, nato a causa del suo bisogno di immaginare.

Dopotutto, aveva visto vari Djinn nel corso della giornata e poteva aver bisogno di una storia che li spiegasse. Detto questo, è probabile che il Djinn sia reale perché Alithea lo ha presentato ai suoi vicini, che hanno potuto vedere l’antico essere. Se non fosse stato reale, il Djinn probabilmente non avrebbe avuto bisogno di indossare un cappuccio per coprire le orecchie a punta che lo rivelavano. Nonostante Enzo non fosse reale, l’amico immaginario di Alithea e il Djinn soddisfano il suo desiderio di compagnia in un momento in cui ne ha bisogno.

Ma non tutti riescono a vedere i Djinn. Le storie confermano che coloro che hanno sangue Djinn, figli di un Djinn e di un umano, possono sentire la presenza dei Djinn (anche se non sempre possono vederli). A tal fine, è possibile che Alithea fosse una discendente di un Djinn, anche se non ci sono prove evidenti in tal senso. Il fatto che Alithea possa avere questa discendenza, potrebbe spiegare perché può vedere gli altri Djinn mentre gli altri no. Oppure, l’amore di Alithea per le storie, l’accresciuto senso dell’immaginazione e la vicinanza alla tradizione dei Djinn a Istanbul sono probabilmente il motivo per cui ha potuto improvvisamente vedere e sentire la presenza dei Djinn.

Alyla Browne in Tremila anni di attesa
Alyla Browne in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Il vero significato del finale di Tremila anni di attesa

Il vero significato di Tremila anni di attesa riguarda, in ultima analisi, il potere della narrazione. Nel corso dei millenni, le persone si sono tramandate narrazioni che hanno insegnato lezioni morali, confortato e intrattenuto. L’umanità ha trovato un significato profondo nella narrazione e continua a farlo. Come Alithea, che riesce a comprendere le emozioni attraverso le narrazioni di varie culture, anche i libri, i film e i programmi televisivi possono creare empatia.

La narrazione è un modo per far capire alle persone cose che potrebbero non far parte della loro vita quotidiana. Espande la mente, muove l’immaginazione e crea connessioni attraverso i confini e le lingue. In particolare, la narrazione muove le persone a livello emotivo, suscitando dolore, rabbia, desiderio, empatia, speranza, felicità e persino amore. Il potere delle storie è importante per la comprensione degli altri e per la connessione con il mondo e la storia dell’umanità, proprio come si vede in Tremila anni di attesa.

Tremila anni di attesa: il film è tratto da una storia vera?

Tremila anni di attesa: il film è tratto da una storia vera?

Si è speculato molto sul fatto se Tremila anni di attesa possa essere basato su una storia vera o meno. Uscito nel 2022, questo film fantasy è un potente dramma con Idris Elba nei panni di un magico Djinn che racconta la storia della sua vita a una famosa accademica. Il film ha ricevuto rapidamente un grande successo di critica grazie alle sue interpretazioni commoventi, alla creatività visiva e alla narrazione poetica, che si uniscono per dare alla storia d’amore fantastica di George Miller (regista di Mad Max: Fury Road Furiosa: A Mad Max Saga) un’atmosfera del tutto unica e ipnotica.

C’è però molta confusione su quanto Tremila anni di attesa sia effettivamente una storia reale, soprattutto a causa dell’implicazione nella scena di apertura che tutto ciò che seguirà è basato sulla realtà. I numerosi elementi di fantasia del film dissipano rapidamente qualsiasi idea che il racconto sia interamente reale, ma il film mantiene la posizione che la sua storia sia fondata sulla verità, lasciando molti spettatori incerti su quali parti della storia siano realmente accadute.

LEGGI ANCHE: Tremila anni di attesa: la spiegazione del finale del film

La trama e il finale di Tremila anni di attesa

Il film segue Alithea (Tilda Swinton), che trova un antico artefatto che libera un Djinn (Idris Elba), il quale racconta la sua lunga storia mentre attende che Alithea esprima i suoi desideri. Il film si conclude infatti con Alithea che esprime un altro desiderio: che il Djinn che ha imparato ad amare torni al suo posto, “ovunque esso sia”. Il Djinn, che all’inizio si rifiuta di lasciarla a Londra, alla fine acconsente. Mentre il Djinn si lascia quindi la città alle spalle, il finale del film conferma che torna a far visita ad Alithea di tanto in tanto.

Idris Elba e Tilda Swinton in Tremila anni di attesa
Tilda Swinton e Idris Elba in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Tremila anni di attesa non è una storia vera

Va dunque chiarito che, contrariamente a quanto affermato nelle scene iniziali, il film di Miller non è basato su una storia vera. Nonostante i migliori tentativi del cast di Three Tremila anni di attesa di vendere la veridicità di questa storia, in realtà c’è ben poco di reale dietro la narrazione: il film è adattato dalla popolare novella di A.S. ByattThe Djinn in the Nightingale’s Eye”, che racconta cinque brevi storie piene di magia, fantasia e messaggi più profondi sullo scopo dell’umanità nell’universo. La raccolta è stata pubblicata per la prima volta nel 1994 e Miller si è fortemente ispirato a questi racconti per la realizzazione dei suoi.

Le storie contenute in “The Djinn in the Nightingale’s Eye” utilizzano il folklore tradizionale e i tropi delle fiabe per esaminare le questioni sociali dell’epoca, con la storia principale che fa riferimento alle opere di autori famosi come Shakespeare e Chaucer. L’intera opera è una celebrazione della letteratura e della narrazione in generale, tema che Miller ha adottato nel suo adattamento cinematografico, piegando il modo in cui i film utilizzano la narrazione lineare per raccontare una storia. Altri racconti della raccolta sono “La bara di vetro” e “La storia di Gode”, che utilizzano metodi intertestuali simili per commentare la natura stessa della narrazione.

Il film prende diverse libertà

Sebbene l’adattamento di Miller sia vagamente basato sul racconto principale della raccolta della Byatt, ci sono però molte differenze tra le due opere. Il film è molto più sensazionalizzato rispetto al testo originale, concentrandosi sugli eventi delle avventure di Djinn e cercando di rendere le storie il più emozionanti possibile. Tralascia gran parte del meta-commento sulla letteratura e sul folklore che guida la novella, scegliendo di utilizzare la storia d’amore centrale tra i personaggi di Elba e della Swinton come catalizzatore del film.

Anche il finale di Tremila anni di attesa è molto diverso da quello di “The Djinn in the Nightingale’s Eye”, poiché il film si conclude in modo molto soddisfacente e cinematografico. Si concentra sulla storia d’amore dei due protagonisti, dando una conclusione concreta alla loro relazione che non è presente nella novella originale, che invece si concentra sul proprio meta-commento della società contemporanea. Il film di Miller è molto più adatto al pubblico mainstream e la sua decisione creativa di spostare il focus su qualcosa di più accessibile è stata sicuramente intelligente.

Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa
Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

I personaggi delle storie dei Djinn sono realmente esistiti

Nonostante quella narrata nel film sia una storia di fantasia, molti dei personaggi di Tremila anni di attesa a cui il Djinn fa riferimento nelle sue storie sono però realmente esistiti. La maggior parte di essi sono figure storiche reali dell’epoca dell’Impero Ottomano. Mustafa era un principe ottomano del XVI secolo, erede del padre, il sultano Solimano, che ordinò l’esecuzione del figlio. Tuttavia, non fu a causa del desiderio di un Djinn, ma a causa dei disordini tra lui e suo padre e delle tensioni politiche interne alla sua famiglia.

In linea con gli eventi di Tremila anni di attesa, Mustafa fu infine ucciso perché il sultano Solimano era convinto che se non lo avesse eliminato egli lo avrebbe ucciso. La matrigna Hürrem, l’influente moglie del sultano Solimano, strinse poi alleanze per garantire che i suoi figli fossero favoriti come eredi, e Mustafa ne pagò il prezzo con la vita. Allo stesso modo, anche Murad IV, suo fratello Ibrahim e sua madre Kösem Sultan sono personaggi realmente esistiti. Murad IV, ad esempio, era un sultano dell’Impero Ottomano nel XVII secolo.

Era noto per aver ripristinato il potere dell’impero e per la sua brutalità in battaglia. Kösem fu invece reggente fino a quando Murad non prese il controllo del trono. Dopo la morte di Murad, Ibrahim, tenuto in gabbia nel palazzo come potenziale successore, divenne effettivamente sultano. Infine, Re Salomone fu un’importante figura storica e, sebbene l’esistenza della Regina di Saba sia contestata, è una figura chiave nel Giudaismo, nell’Islam e nel Cristianesimo.

Tremila anni di attesa di George Miller arriva su SKY e NOW

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Tremila anni di attesa di George Miller arriva su SKY e NOW

Dopo Mad Max: Fury Road, il Premio Oscar George Miller firma il fantasy visionario Tremila anni di attesa, in prima tv su Sky domenica 5 novembre alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Presentato fuori concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes, il film – basato sul racconto “The Djinn in the Nightingale’s Eye” di Antonia Susan. Byatt – vede protagonisti Idris Elba e Tilda Swinton, rispettivamente nei panni di un genio e di una colta ricercatrice. Con uno stile straordinariamente originale, il film tiene insieme elementi di avventura ed epica storica, per riflettere su realtà, fantasia e soprattutto sull’amore.

La trama di Tremila anni di attesa

La dottoressa Alithea Binnie (Tilda Swinton) è una ricercatrice soddisfatta dalla sua vita, che ha sempre uno sguardo scettico sul mondo. Mentre si trova a Istanbul per partecipare a una conferenza, incontra un genio (Idris Elba), che le propone di esaudire tre suoi desideri in cambio della libertà.

Questo però comporta due problemi: il primo è che Alithea non crede che il genio sia reale, il secondo è che, da profonda conoscitrice della storia e della mitologia, la dottoressa conosce l’insegnamento delle favole: esprimere desideri può finire male.

Il genio la supplica, narrandole storie straordinarie del suo passato. Alithea, sedotta dal suo racconto, alla fine formula un desiderio che sorprende entrambi.

Tree of life: parla Douglas Trumbull!

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Tree of life: parla Douglas Trumbull!

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Nonostante The tree of life di Terrence Malick sia uno dei film più attesi, se non il più attesso del 2011, ancora pochi dettagli si sanno. Ora arriva la notizia che a quanto pare il film è  ancora in fase di post-produzione, e che a supervisionare la realizzazione degli effetti digitali nella parte del film che riguarda la creazione del cosmo ci sia niente meno che: Douglas Trumbull; già autore di pellicole come 2001: Odissea nello spazio e Blade Runner.

Tree of life: foto di Sean Penn e Brad Pitt!

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In attesa che il trailer di The Tree Of Life arrivi online, ecco due immagini tratte dall’atteso film di Terrence Malick. Nelle foto vediamo i protagonisti Brad Pitt e Sean Penn!

Tree of Life nel 2011!

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Tree of Life nel 2011!

In molti speravano di vederlo prima al Festival di Cannes, poi a quello di Venezia o al Toronto Film Festival, e fino a poco fa c’era ancora qualcuno che sperava che The Tree of Life di Terrence Malick venisse distribuito in tempo per la stagione degli Oscar 2010, senza bisogno di un passaggio nel circuito dei festival.

Tredici vite: recensione del film di Ron Howard

Tredici vite: recensione del film di Ron Howard

Ron Howard torna alla regia con un film su un fatto realmente accaduto. Riprendendo l’incidente della grotta di Tham Luang avvenuto nel 2018, il regista si serve di un cast  multiculturale d’eccezione (Colin Farrell, Viggo Mortensen, Weir Sukollawat Kanarot) per narrare in modo documentaristico una storia vera ed incredibile. Il lungometraggio sarà disponibile su Prime Video a partire dal 5 agosto 2022.

La trama di Tredici Vite: una storia vera

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È il 23 giugno 2018 quando in Thailandia una squadra di calciatori adolescenti e il loro coach si avventurano nella grotta di Tham Luang per ”festeggiare” il compleanno di un membro del team. Una volta dentro, i dodici ragazzini e l’allenatore venticinquenne vengono sorpresi da una pioggia torrenziale che blocca la via d’uscita. Pur non essendo ancora la stagione dei monsoni, l’evento atmosferico è davvero potente. Dopo l’allarme lanciato da una madre per la scomparsa del figlio, parte un’operazione colossale per cercare di far uscire il gruppo dalla grotta. L’evento è seguito dai media di tutto il mondo e da ogni parte del globo arrivano persone per aiutare nell’impresa. Dopo ben diciotto giorni, tutte e tredici le anime vengono salvate. Il merito va principalmente a due soccorritori inglesi, John Volanthen e Richard Stanton, sommozzatori amatoriali che architettano un piano moralmente discutibile ma efficace per portare fuori i ragazzi.

Il racconto di Ron Howard

Nella realtà, l’operazione di salvataggio al centro di Tredici vite ha richiesto uno sforzo immenso e Ron Howard ha scelto di riportare tutto l’accaduto in modo realistico e schietto. Inizialmente, il film non rivela troppe informazioni su quello che sta accadendo ai personaggi e, man mano che si prosegue, l’attenzione si concentra sempre di più sui tecnicismi operativi e sui due soccorritori principali. Protagonisti del film sono infatti i sommozzatori inglesi John Volanthen e Richard Stanton, interpretati rispettivamente da Colin Farrell (Minority Report, Il sacrificio del cervo sacroDumbo) e Viggo Mortensen (Captain Fantastic, Green Book). Gli attori sono perfettamente calati nei propri ruoli: rappresentano bene gli uomini pragmatici che hanno architettato il salvataggio e fanno onore alla loro impresa. Entrambi i personaggi sono mostrati a tutto tondo, tra abilità, insicurezze, dubbi e conflitti morali.

Il cast del film è variegato: ci sono importanti nomi occidentali – oltre a quelli già citati si ricorda anche Joel Edgerton e Tom Bateman – ma non mancano i volti asiatici che, parlando nella propria lingua e muovendosi in gruppo, rendono ancora più realistica la rappresentazione. Il popolo thailandese è tutto racchiuso nella folla che aiuta e che osserva le operazioni.

Cosa manca a Tredici vite?

Guardano Tredici ci si appassiona alla storia scena dopo scena. Tuttavia, il focus è molto incentrato sui soccorritori, sui politici e sui media e lascia davvero poco spazio ai dispersi nella grotta e alle loro famiglie. Il gruppo si vede per troppo poco sulla scena e si hanno pochissime notizie dei ragazzini. Come sono sopravvissuti per undici giorni senza cibo? In che condizioni – fisiche e mentali – si trovano? Anche senza romanzare troppo la narrazione,  in quasi due ore e mezza di film era doveroso lasciare un po’ più di spazio a chi, in fin dei conti, è stato il motore dell’azione.

Anche a livello visivo, si ha la percezione che manchi un filo logico, un legame tra le varie ambientazioni di Tredici vite. Nonostante spesso compaiano sullo schermo cartine e scritte esplicative, la tratta e il piano dei sommozzatori appare chiaro solo a pochi. Forse Ron Howard ha scelto di raccontare il suo film dal punto di vista esterno dei genitori dei ragazzi, o da quello di uno spettatore che ha seguito l’evento al telegiornale, ma un pizzico di spiegazione aggiuntiva non avrebbe fatto male. In fin dei conti, stiamo pur sempre guardando un film che, per quanto fedele alla realtà voglia essere, nasce come intrattenimento.

Tredici Vite, guarda il trailer del film di Ron Howard

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Tredici Vite, guarda il trailer del film di Ron Howard

Ecco il trailer di TREDICI VITE, il nuovo film di Ron Howard per Prime Video, disponibile in tutto il mondo a partire dal 5 agosto prossimo.

TREDICI VITE racconta l’incredibile storia vera dell’enorme impegno globale per salvare una squadra di calcio thailandese rimasta intrappolata nella grotta di Tham Luang durante un improvviso temporale.

Di fronte a difficoltà insormontabili, una squadra di sommozzatori tra i più abili ed esperti al mondo – gli unici in grado di percorrere un labirinto di angusti tunnel allagati – si unisce alle unità di soccorso thailandesi e a più di 10.000 volontari per tentare uno straziante salvataggio dei dodici ragazzi e del loro allenatore. Con una posta in gioco incredibilmente alta e sotto lo sguardo del mondo intero, il gruppo intraprende la sua immersione più impegnativa, mostrando la grandiosità dello spirito umano.

Diretto da: Ron Howard
Scritto da: William Nicholson
Una storia di: Don Macpherson e William Nicholson
Prodotto da: P.J. van Sandwijk, Gabrielle Tana, Karen Lunder, William M. Connor,
Brian Grazer, Ron Howard
Executive Producer: Jon Kuyper, Carolyn Marks Blackwood, Marie Savare,
Michael Lesslie, Aaron L. Gilbert, Jason Cloth
Con: Viggo Mortensen, Colin Farrell, Joel Edgerton, Tom Bateman, Paul Gleeson, Pattrakorn Tungsupakul, Tui Thiraphat Sajakul, James Teeradon Supapunpinyo, Sahajak Boonthanakit, Weir Sukollawat Kanaros

Treason, la recensione della miniserie Netflix con Charlie Cox

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Treason, la recensione della miniserie Netflix con Charlie Cox

Charlie Cox interpreta Adam Lawrence, un agente dell’MI6 che è costretto a mettere in discussione tutto e tutti in seguito ad un evento sorprendente che sconvolgerà la sua vita. Il suo personaggio si cala nel mondo dell’intelligence segreta britannica per Treason di Netflix. Adam Lawrence, un ufficiale dell’MI6 diventa capo ad interim dopo che il capo dell’organizzazione viene avvelenato da una spia russa. Ancora una volta, dopo The Recruit, Netflix punta tutto su un thriller di spionaggio. Divisa in cinque episodi e creata da Matt Charman (che ha contribuito alla creazione de Il ponte delle spie) la serie ha una trama intricata e misteriosa che ha il compito di coinvolgere tutta la famiglia riunita per le feste alla ricerca della risoluzione. Tutti i cinque episodi che compongono Treason sono disponibile su Netflix a partire dal 26 dicembre.

Treason, la recensione

Addestrato e preparato dall’MI6, la carriera di Adam Lawrence sembra una favola. Ma una persona che fa parte del suo passato tornerà per tormentarlo. Kara (interpretata da Olga Kurylenko) è una spia russa con cui condivide dei turbolenti trascorsi. Il personaggio di Charlie Cox e allora costretto a mettere in discussione tutto e tutti nella sua vita. In particolare, il rapporto con la moglie Maddy (interpretata da Oona Chaplin) creando una specie di triangolo amoroso tra Adam, Maddy e Kara. La presenza ingombrante della spia russa si fa sentire e fa dubitare Maddy riguardo la fedeltà del marito. L’arrivo di Kara nella loro vita però è assolutamente premeditato. Scopriamo che è stata lei ad architettare il tentato omicidio al capo dell’MI6 Martin Angelis (interpretato da Ciarán Hinds) solo per arrivare a Adam.

Infatti, i due sono ex amati e complici, si conoscono già dai tempi di Baku, missione che ritornerà nel corso della serie perché è lì che si accede al punto di svolta dell’intera trama. Scopriremo che Kara è venuta a riscuotere tutti i favori – non richiesti – fatti a compagno. Parallelamente però la coppia ha una faccenda ben più grave da risolvere. La loro figlia maggiore, Ella (interpretata da Beau Gadsdon) è stata rapita e solo Kara conosce il modo per ritrovarla. Inizia così la strategia fatta di spionaggio e contro spionaggio dove la stessa Maddy ormai non si fida più del marito. Ormai venuta a conoscenza di informazioni riservate riguardo il passato di Adam, il personaggio interpretato da Oona Chaplin inizia a fare il doppio gioco. La storia è appena cominciata e non si prospetta essere così semplice.

La matassa da sbrogliare è così aggrovigliata che risulta complicato capirne l’inizio e la fine. Non abbiamo il quadro completo della situazione e così come i personaggi della serie non possiamo fidarci di nessuno. Infatti, se inizialmente siamo tentati di vedere Kara come una minaccia a poco a poco conosciamo i motivi delle sue scelte. La giovane che spia che prima teneva le redini di questa minaccia adesso a sua volta è minacciata. Al centro di tutto c’è Adam che cerca in tutti i modi di destreggiarsi tra le serate in famiglia e la sua ex mentre l’MI6 inizia a nutrire dei dubbi sulla sua fedeltà nei confronti dell’intelligence.

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Traseon – Immagine dal set. Crediti Netflix

Per il bene della famiglia

Essere uno stacanovista al lavoro non giova molto alla vita personale di Adam Lawrence. Inevitabilmente, quando sei “costretto” a prendere una posizione di potere ti ritrovi a governare da solo. Questa è una delle regole non scritte di chi comanda. Purtroppo, però per Adam la vita con la sua famiglia gli sta sfuggendo di mano. Il tema della famiglia non riguarda solo Adam. Una volta messa alle strette il Ministro Audrey Gratz (interpretata da Alex Kingston) è costretta a confessare: “È disumano vedere una persona che ami soffrire in quel modo”. La maschera dietro cui si nascondono questi personaggi che ricoprono un ruolo di potere, cade e non c’è più modo di nascondersi.

Cade anche la maschera di Martin Angelis che ha da sempre complottato contro Adam, che apparentemente considerava il suo braccio destro. Treason, infatti, è un grande enigma da risolvere dove la mente dello spettatore è continuamente bombardata da informazioni preziose. Si vengono a creare due fazioni ben distinte da una parte Adam e la sua famiglia che cercano in tutti i modi di aiutare Kara a raggiungere il suo scopo: scoprire chi ha ucciso i suoi uomini durante la missione a Baku e, dall’altra parte i federali e l’MI6. Buoni e cattivi, come in una vera fiaba. Al centro varie pedine che fanno parte di un gioco più grande come il Ministro degli Esteri, Gratz, e la migliore amica di Maddy, Dede. Non si tratta di amore, ma di senso di colpa.

Ci avviciniamo al finale della serie con tante domande senza risposta. E ci aspettiamo che un turning point finale dia una scossa alla trama di Treason. Adesso la serie ci mette di fronte a uno stallo in cui Adam e Kara si espongono in prima linea contro l’MI6 per recuperare i preziosi documenti che potrebbero mettere con le spalle a muro il capo dell’agenzia.

Chi sono i buoni?

Angelis ha da tempo iniziato la sua crociata contro Adam. Convinto che l’agente sia un traditore di nome Dorian e che abbia ucciso lui gli agenti in missione a Baku con Kara. Proprio sul finale Treason inizia a diventare ancora più interessante aggiungendo altri tasselli. Con Olamide fuorigioco, spalla destra di Angelis, recuperare l’hardisk con i documenti diventa semplice, forse troppo. Dede, infatti, ha teso una trappola a Adam dando a Maddy ultimatum che consacrerà nelle mani della donna il destino del marito. Adam muore, vittima di un’incomprensione talmente più grande di lui e al di fuori della sua portata. Così Maddy e Kara per riabilitare il suo nome dovranno cercare di scoprire chi è in realtà Dorian. Per una volta Angelis non è un passo avanti a tutti.

Consegnati i documenti compromettenti nelle mani di Audrey Gratz lo spettatore è pronto a rispondere a un’ultima domanda: chi sono i buoni? Adam, creduto un traditore, muore sacrificando la sua vita per i suoi affetti e la sua famiglia. Vittima delle stesse persone che fino a un momento prima chiamava amiche. Una di queste era Patrick che ha giocato sporco incastrando Adam e la sua famiglia. La famiglia e gli affetti sono quello che tiene le persone ancorate alla vita. È quello che ha fatto Kara, cercando per 15 anni la persona che ha premuto il grilletto, uccidendo i suoi amici. È quello che ha fatto Adam, cercando di proteggere la moglie e i figli da questa minaccia. Ed è quello che farà Maddy che continuerà a vivere per il bene dei suoi figli, pensando al giorno in cui si vendicherà.

Tre video sugli effetti speciali de Il Grande e Potente Oz!

Tre video sugli effetti speciali de Il Grande e Potente Oz!

Dopo il successo al cinema,  Il Grande e potente Oz sta per arrivare anche in homevideo. Negli stati uniti il film di Sam Raimi sarà in vendita dall’11 giugno, mentre in Italia bisognerà aspettare il 26. Intanto sono stati resi disponibili online alcuni filmati riguardanti uno degli aspetti più caratteristici della pellicola, gli effetti speciali, con il commento del  supervisore della Sony Pictures Imageworks, Scott Stokdyk. Ecco i filmati:

Con James Franco, Michelle Williams, Mila Kunis, Rachel Weisz, Abigail Spencer e Zach Braff e diretto da Sam Raimi (Spider-Man). Il Grande e Potente Oz arriva in Italia al cinema a marzo 2013. Quando Oscar Diggs (James Franco), il mago di un piccolo circo, grazie ad un trucchetto di troppo, si ritrova nel fantastico mondo di Oz, dovrà trasformarsi davvero nel grande e potente Mago, oltre che in un uomo migliore.

Vi ricordiamo che potete leggere la nostra recensione qui.

 

Tre uomini e una pecora: recensione del film di Stephan Elliott

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Tre uomini e una pecora: recensione del film di Stephan Elliott

In Tre uomini e una pecora David è un giovane inglese, la sua unica famiglia sono gli amici, Tom, Luke e Graham. Durante una vacanza incontra Mia, sua anima gemella, e decide di sposarla su due piedi. Inutile dire che questa decisione apparentemente avventata, mette nel panico gli amici, specialmente Tom, che si sente messo da parte. Abbandonate però per un attimo le incertezze i quattro partono per l’Australia, dove avverrà il matrimonio, e dove il ragazzo incontrerà per la prima volta la famiglia di Mia. Nessuno però si aspetta quello che sta per succedere, e sicuramente nessuno sa che il padre di Mia è nientemeno che Senatore. Le vicende precipitano e tra gag irreali ed esilaranti il matrimonio si rivelerà trai più divertenti mai visti al cinema.

Chris Marshall è il mattatore della commedia inglese, già visto in veri e propri cult come Love Actually e Un Matrimonio all’Inglese, in questo caso è il Best Man, il testimone dello sposo che manda a monte ogni tentativo dell’amico David, un annacquato Xavier Samuel, di fare bella impressione sull’inquietante suocero. Dopo aver rovinato un funerale (in Funeral Party) Marshall si cimenta con i matrimoni, e dobbiamo dire, lo fa decisamente bene. Pecore violate e spacciatori impazziti saranno gli special guest della cerimonia, oltre ad una mamma ‘stupefacente’, interpretata dall’evergreen Olivia Newton-John, trasgressiva e comicissima nei panni della madre della sposa.

Alla regia di Tre uomini e una pecora c’è un esperto di matrimoni, Stephan Elliott, che dopo Un Matrimonio all’Inglese, ritorna in Italia con una commedia irriverente che fa pensare molto ad Una notte da Leoni ma che, a quanto dichiarato dal regista, era stata scritta almeno 10 anni fa. Tre uomini e una pecora , raccontato con grande brio, riesce anche a offrire uno sguardo diverso al paesaggio australiano, senza mostrarne le canoniche cartoline, ma mettendone in evidenza l’aspetto selvaggio e apparentemente inesplorato. Le gag si susseguono più o meno verosimilmente, regalando ritmo e brio ad una commedia interessante e divertente, che dissacra anche l’inevitabile e scontato happy ending.

Tre uomini e una pecora – Trailer italiano

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Quando il giovane inglese David annuncia che sta per sposarsi con un’australiana, i suoi sciagurati compagni danno un significato completamente nuovo alla frase “nella buona e nella cattiva sorte”! L’ultra-caotico giorno delle nozze mette alla prova il matrimonio tra i due, il rapporto di David con i suoi tre testimoni, e rischia di trasformare quello che dovrebbe essere il più bel giorno della loro vita… nel peggiore di tutti. TRE UOMINI E UNA PECORA è un divertente “scontro di civiltà” tra gli amici di lui e la famiglia di lei perché…il sangue non è acqua!

Regia: Stephan Elliott
Cast: Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Tim Draxl, Olivia Newton-John, Laura Brent, Rebel Wilson, Jonathan Biggins e Steve Le Marquand

Tre uomini e una gamba: 10 cose che non sai sul film

Tre uomini e una gamba: 10 cose che non sai sul film

Tre uomini e una gamba è uno di quei film italiani che riuscito a entrare e rimanere nell’immaginario collettivo per tutti questi anni con le sue battute e con le riflessioni che vengono proposte. Giovani e vecchie generazioni rimangono attratte da questo film e dalle abilità comiche dei protagonisti ed è grazie a loro se conosciamo la cadrega, il Garpez e Ajeje Brazorf, oltre al fatto di aver reso ancora più famosi Sforza a Schillaci. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Tre uomini e una gamba.

Tre uomini e una gamba film

tre uomini e una gamba

1. Viene citato Marrakech Express. Il film di Gabriele Salvatores del 1987, viene citato da Aldo, Giovanni e Giacomo nel momento della partita a calcio in riva. In questo caso, la posta in gioco è la gamba di legno, mentre nel film citato l’obiettivo era conquistare un tubo di scarico.

2. Ci sono riferimenti a tanti film. Tre uomini e una gamba lascia, nel corso del film, una serie di riferimenti a film memoriabili, come Point Break (ovvero le maschere dei presidenti), ma anche ai Jefferson, a Il buono, il brutto e il cattivo, oltre i tanti riferimenti ai loro corti che avevano realizzato molto prima di questo film.

3. È un road movie. Questo film si sviluppa sulle tracce del road movie per come viene generalmente concepito. Ma non è tutto, perché i tre protagonisti, che sono stati anche registi del film insieme a Massimo Venier e che lo hanno anche co-sceneggiato, hanno voluto fare un omaggio ai generi da loro preferiti, come i noir, il neorealismo e il gotico.

Tre uomini e una gamba streaming

4. Il film è disponibile in streaming digitale. Chi volesse rivedere questo film o vederlo per la prima è possibile farlo grazie alla sua presenza sulla piattaforma di streaming digitale di Infinity.

Tre uomini e una gamba cast

tre uomini e una gamba

5. Marina Massironi e Giacomo Poretti hanno recitato da divorziati. Durante la realizzazione di Tre uomini e una gamba, i due attori avevano già firmato le carte di divorzio pur rimanendo molto amici tra loro. I due si erano sposati diversi anni prima, verso la fine degli anni ’80, per poi separarsi nel 1994.

6. Un cast fedelissimo. Questo film è stato il primo realizzato dal trio e il cast che ha reso possibile la realizzazione della pellicola è costituito da membri fedeli che seguiranno i tre comici anche nei film successivi. Oltre a Marina Massironi, nei film successivi si ritrovano Augusto Zucchi (il medico)e Mohamed El Sayed (l’ingegnere marocchino).

7. I protagonisti interpretano più personaggi. In questo film, il trio ha fatto in modo di portare sul grande schermo gli sketch che li avevano resi famosi al grande pubblico, come la scena del tram, il conte Dracula e i mafiosi. Dunque, i protagonisti hanno interpretato più personaggi: Aldo ha dato vita anche ad Al, Ajeje Brazorf Dracula, Giovanni a John, Il controllore e Gino, Giacomo a Jack, l’anziano e Michele, mentre Marina a Chiara e Giusy.

Tre uomini e una gamba trama

8. Un road movie italiano. Alla fine di luglio, Aldo, Giovanni e Giacomo si trovano a partire per raggiungere le loro famiglie in Puglia e per celebrare il matrimonio di Giacomo con la terza figlia del del Cavaliere Cecconi, proprietario della ferramenta in cui i tre lavorano e già suocero degli altri due. Tuttavia, il viaggio non va come previsto e una serie di inconvenienti ed imprevisti porteranno i tre a conoscere Chiara, a recuperare una gamba di legno del celebre scultore Garpez e a riflettere sulla loro vita.

Tre uomini e una gamba colonna sonora

9. Musiche dal carattere popolare. La colonna sonora del film si contraddistingue per un insieme di brani diversi stilisticamente, ma tutti dal carattere popolare. Curata parzialmente dai Negrita, la colonna sonora contiene brani come Luci a San Siro di Roberto Vecchioni, Vesti la giubba di Ruggero Leoncavallo, Ho imparato a sognare dei Negrita e Che coss’è l’amor di Vinicio Capossela.

Tre uomini e una gamba frasi

10. Un film fatto di frasi indimenticabili. Tre uomini e una gamba non poteva non essere un film carico di frasi uniche ed inimitabili, tale da rimanere nell’immaginario collettivo per tutti questi anni. Ecco, dunque, qualche esempio:

  • Mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute: due. (Giovanni)
  • “E così domani ti sposi?” “Sì, ma niente di serio.” (Chiara e Giacomo)
  • A volte dorme più lo sveglio che il dormiente. (Aldo)
  • Un latte macchiato tiepido, senza schiuma e con poco caffè… tiepido eh, non freddo! Poi gli chiedi le cose… (Giovanni)
  • Una rondine non vola solo e sempre a primavera. (Aldo)
  • “Cos’è sta roba? Scusate ma… 170 milioni per questa merdina qua? Ma dai, è una follia!” “Macchè follia, che follia! Ma lo sai che questo qui è un Garpez, uno dei più grandi scultori viventi?” “Ma scultore che cosa? Ma guarda che il mio falegname con 30mila lire la fa meglio, vah, non ha neanche le unghie!” (Giovanni e Giacomo)

Fonti: IMDb, Aforismi

Tre sorelle di Enrico Vanzina dal 27 gennaio su Prime Video

Tre sorelle di Enrico Vanzina dal 27 gennaio su Prime Video

Il 27 gennaio esce su Prime Video l’ultimo film di Enrico Vanzina Tre sorelle, una commedia tutta al femminile interpretata da Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini, Rocio Muñoz Morales e Fabio Troiano, con la partecipazione straordinaria di Luca Ward. Il film, prodotto da New International in collaborazione con RTI e Prime Video, è reduce dal successo ottenuto a Capri Hollywood dove è stato proiettato in anteprima, ed è un racconto ironico, tagliente e romantico sulla forza e le fragilità di tre donne che si ritrovano a dover fare i conti con le proprie vite.

Con questo film Enrico Vanzina offre una carrellata di sofisticati ritratti femminili in cui, ancora una volta, riesce a condensare lo spirito dei tempi. Il regista e sceneggiatore costruisce un tenero affresco corale ambientato tra Roma e il Circeo, dove con acume e con la giusta dose di “scorrettezza” racconta, come sempre ha fatto, l’evoluzione della nostra società, tra nevrosi piccolo-borghesi, inquietudini sentimentali, disavventure ed equivoci.

La canzone inedita “Io con me” presente nella colonna sonora del film è stata scritta da Umberto Smaila, Silvio Amato ed Enrico Vanzina, ed è cantata da Annalisa Minetti. Nel film presente anche un altro brano inedito dal titolo “Piccole donne” cantata dal giovane cantautore Guglielmo e scritta dallo stesso Guglielmo Rossi Scota insieme con Casini e Righi. Nel cast, tra gli altri, anche: Nadia Rinaldi, Massimiliano Rosolino, Eleonora Pedron.

La trama

Marina (Serena Autieri), una donna borghese, sposata con un primario di ortopedia, scopre che il marito ha una relazione con il suo assistente. Le crolla addosso il mondo. Le sue certezze borghesi vanno in frantumi. Disperata corre a confidarsi con sua sorella Sabrina(Giulia Bevilacqua), ma trova in lacrime anche lei: è stata lasciata dal marito dopo averlo tradito. Le due sorelle decidono così di trascorrere le vacanze estive insieme nella villa di Marina per trovare un nuovo equilibrio. Insieme a loro parte anche Lorena (Rocio Muñoz Morales), la giovane massaggiatrice di Marina, anche lei alle prese con un dramma sentimentale.  Si aggiungerà poi Caterina (Chiara Francini), la terza sorella.Ad interrompere la serenità di questa vacanza, però, sarà l’arrivo di Antonio (Fabio Troiano), il nuovo vicino di casa che romperà gli equilibri delle tre sorelle…

Note di Regia

Per me, Tre Sorelle ha rappresentato una grande sfida. Era la prima volta che mi trovavo a fare un film tutto “al femminile”, senza l’aiuto di qualche grande comico nazionale.

Si trattava di una commedia romantica e dover affidare la parte di “commedia” ad un cast quasi totalmente femminile rappresentava una grande novità. Alla fine, però, ho ottenuto il risultato che desideravo: avere in scena quattro donne che fanno davvero sorridere e talvolta addirittura ridere. Per riuscirci, ho dedicato molto tempo durante le riprese alla recitazione, per mantenere il “tono” sempre all’altezza delle intenzioni. E siccome le mie attrici erano bravissime hanno seguito la regia con rispetto e talento. Oltre alla commedia c’era il lato sentimentale. Per farlo venire fuori ho puntato tutto sulla sincerità delle interpreti. Ho chiesto loro di pescare nella loro sensibilità per far emergere le emozioni.

Con l’unico attore maschio del film, in un ruolo di uomo spregevole, ho seguito un sistema infallibile: non essere moralista, non metterlo alla gogna. Gli ho chiesto di interpretare il suo personaggio con leggerezza, rispettandone le ragioni anche se negative. È una vecchia regola della Commedia all’italiana. Non demonizzare eticamente i “cattivi”. La usavano Scola, Monicelli, Risi. Funziona ancora. Perché nella vita “anche” le ragioni degli altri esistono. Per quanto riguarda le riprese ho fatto scelte semplici. Nelle commedie il regista deve sparire. E deve curare soprattutto il ritmo. Se si sente la mano “autoriale” la commedia diventa ibrida. Sono molto soddisfatto del risultato finale. Ho fatto il film che volevo. Una commedia “vera”, sincera, che mette buonumore e ogni tanto commuove. Penso che in futuro continuerò a lavorare sull’umorismo delle donne. (Enrico Vanzina)

Tre sorelle – la recensione del ritorno alla regia di Enrico Vanzina

A lungo restio a dedicarsi alla regia dei tanti film realizzati insieme al fratello, dopo la scomparsa di Carlo anche Enrico Vanzina sembra aver cambiato idea in merito. E dopo aver rotto gli indugi con il tanto criticato esordio di Lockdown all’italiana (2020), regala il bis con il Tre sorelle destinato alla distribuzione in streaming, su Prime Video, dal 27 gennaio.

Un film nel quale l’esperto cineasta conferma pregi e difetti del suo cinema, passato e presente, con il merito di scegliere la destinazione televisiva per un prodotto che apparirebbe ancor più inadatto sul grande schermo. Un prodotto che lo stesso regista definisce “vero” e “sincero”, ammettendo di averlo realizzato operando “scelte semplici” proprio per favorire il “ritmo” a discapito della regia.

Un Vanzina tutto al femminile

Una nuova “prima volta” per lui, alle prese con un film “tutto al femminile”, al quale però non si può concedere più di tanto la benevolenza spesso riservata ai novizi. In primis per il curriculum vantato, ma soprattutto per la mancanza della verità tanto proclamata e di quella universalità che da sempre caratterizza le migliori commedie. Come in molte altre produzioni italiane, il mondo raccontato è molto specifico, e limitato a quella ‘Roma Nord’ entrata ormai anche nell’immaginario di chi abita fuori dal G.R.A. come sinonimo di terra di borghesi benestanti e maleducati.

In questo contesto si muovono Serena Autieri, Giulia Bevilacqua e Chiara Francini, tre sorellastre accomunate da uno stesso padre e riunite in un “villone esagerato” al Circeo per raccontarsi pene, condividere speranze e vivere siparietti che non han molto del “ironico, tagliente e romantico” promesso. Anzi la fuga di Marina, tradita dal marito con un uomo, Sabrina, lasciata dopo l’ennesimo tradimento (“la do gratis, sono come una Onlus”), e Caterina, attrice richiestissima da tutto il gotha del cinema italiano, mette insieme una troppo lunga sequela di luoghi comuni.

Da Checov e Tolstoj alle macchiette laziali

Vanzina parla di “sofisticati ritratti femminili”, ma anche la “forza” delle donne protagoniste sembra solo un espediente promozionale, visti gli stereotipi con i quali si gioca. E al netto di una innegabile autoironia – ammesso che fosse effettivamente quella l’intenzione del regista – lo sviluppo della vicenda procede su binari abbondantemente consunti e percorsi. Come anche la caratterizzazione dei personaggi, maschere e macchiette dagli accenti gravi, e grevi.

L’elemento su cui Vanzina gioca di più è forse la totale assenza della fatidica quarta parete, quasi a trascinare il pubblico a un maggior coinvolgimento chiamandolo continuamente in causa. In questo Inferno siamo infatti accompagnati sin dalle prime scene da una voce off, quasi più un promoter turistico – viste anche le splendide riprese aeree della Capitale e del litorale – che un narratore, e da una serie di figure di contorno, che abbandonato il loro ruolo sulla scena si trasformano in una sorta di coro greco.

Tre sorelle film 2021Tre Sorelle: ce n’è per tutti, poco

Tanto citata, l’unica “scorrettezza” che si ravvisa è quella scontatissima del solito maschio traditore ed egoriferito, qui lo scrittore di successo Fabio Troiano, più pratico di ospitate a Pomeriggio 5 che di congiuntivi. A meno che non si volesse ascriversi anche meriti di satira politica per la citazione di una “Sindaca” inadempiente o ‘sociale’ per la critica a una popolazione che legge poco (non la Autieri, intenta a leggere il suo Una famiglia italiana).

Un colpo al cerchio e uno alla botte. Tra borghesi illuminati, ma non radical chic, in fondo molto chiari nel tenere le distanze dal mondo che stipendiano, quello dei lavoratori, visti come la parte migliore di questa Italia, o almeno di Tre sorelle, e donne furbe, disilluse, un po’ matte, rompipalle, maniache del controllo e della perfezione. Ma sul banco degli imputati non va né la cultura maschilista né quella femminista, visto che sono gli stereotipi prodotti da entrambe a costituire il muro più alto da superare. Per i diretti interessati, e per Vanzina, deciso a continuare “a lavorare sull’umorismo delle donne”. La speranza, da spettatori, è che cerchi di raccontarle davvero, dal vero, perché se questo Tre sorelle per lui “ha rappresentato una grande sfida”, possiamo dire che l’ha persa.

Tre rivelazioni: la spiegazione del finale del film Netflix

Tre rivelazioni: la spiegazione del finale del film Netflix

Netflix ha recentemente aggiunto al suo catalogo il thriller sudcoreano Tre Rivelazioni, che pone diverse domande scottanti sulla moralità e sul crimine, ma la più importante è cosa sia successo ad A-yeong. Diretto da Yeon Sang-ho, regista dell’acclamato Train to Busan, Tre Rivelazioni segue le vicende di tre personaggi unici: un pastore troppo zelante, un detective traumatizzato e un criminale incompreso. Quando una giovane ragazza scompare, tutti e tre i personaggi vengono coinvolti in una rete contorta di segreti, violenza e, naturalmente, rivelazioni.

Il thriller coreano inizia con Min-chan, un pastore appassionato che accoglie nella sua congregazione un criminale incallito, Yang-rae. Tuttavia, quando Min-chan scopre che suo figlio potrebbe essere scomparso, sospetta immediatamente di Yang-rae e cerca di dargli la caccia, provocando però la sua scomparsa. Il giorno seguente, si scopre che il figlio di Min-chan è stato ritrovato, ma che in realtà è stato rapito un altro bambino. La detective Yeon-hee indaga, turbata dal caso di Yang-rae perché dietro la morte di sua sorella c’è proprio lui. Da qui, Yeon-hee tenterà dunque a scoprire il ruolo di Min-chan e Yang-rae nella scomparsa di A-yeong.

Cosa è successo ad A-yeong?

Il mistero più grande di Tre Rivelazioni è dunque cosa sia successo ad A-yeong. La dodicenne A-yeong appare per la prima volta nel film mentre si reca in chiesa, seguita da Yang-rae. Dopo la funzione, sembra tornare a casa con i suoi amici, ma la volta successiva che si parla di lei, si scopre che è stata rapita. Considerando l’inseguimento di Yang-rae, sembra chiaro che il colpevole sia lui. Solo alla fine del film il pubblico si accorge però che A-yeong è tenuta prigioniera in una casa destinata a essere demolita. Fortunatamente, poco prima che la casa venga distrutta, Yeon-hee salva la ragazza.

Nonostante la scomparsa di A-yeong sia il perno che lega Min-chan, Yeon-hee e Yang-rae, la ragazza è più un personaggio simbolico che una vera protagonista. Il rapimento non riguarda tanto A-yeong in sé, quanto piuttosto l’effetto che ha sugli altri personaggi. L’effetto più importante della situazione di A-yeong è che simboleggia ciò che è accaduto alla sorella di Yeon-hee, la quale si rimprovera di non essere stata in grado di salvare la sorella e, quando salva A-yeong, riesce finalmente a perdonarsi per il passato.

Ryu Jun-yeol e Shin Min-jae in Tre rivelazioni
Ryu Jun-yeol nel ruolo di Sung Min-chan, Shin Min-jae nel ruolo di Kwon Yang-rae in Tre rivelazioni. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2025

Il ruolo di Min-chan con Yang-rae nella vicenda

Uno degli elementi più complicati di Tre Rivelazioni è però il coinvolgimento di Min-chan con Yang-rae. Inizialmente, Min-chan vuole aiutare Yang-rae come membro della chiesa. Tuttavia, la sua buona volontà si trasforma rapidamente quando sospetta che Yang-rae abbia rapito suo figlio. Min-chan segue allora Yang-rae nel bosco e si scontra con lui, facendolo cadere in un burrone e provocandogli una grave ferita. Min-chan è terrorizzato, ma alla fine decide di spingere Yang-rae giù da un dirupo e sembra che lo faccia dopo aver visto un segno di Dio.

In definitiva, questa è la parte più importante della storia di Min-chan. Dopo aver visto un simbolo sul fianco di una montagna, Min-chan crede di dover uccidere Yang-rae perché è la volontà di Dio. Il suo pensiero è che sta liberando il mondo da un peccatore. Pertanto, quando Yang-rae finisce per sopravvivere e tornare, Min-chan è determinato a ucciderlo una volta per tutte. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che Yang-rae è l’unico a sapere dove si trova A-yeong, quindi una volta che Min-chan lo avrà ucciso, la polizia avrà meno possibilità di trovare A-yeong viva.

Perché Yeon-hee ha avuto le visioni di sua sorella

Mentre Min-chan si occupa di Yang-rae, Yeon-hee cerca di capire come questi due uomini siano collegati al rapimento di A-yeong. Nel corso di questa indagine, la detective è perseguitata dai suoi demoni, in particolare dal fantasma di sua sorella. Cinque anni prima, la sorella di Yeon-hee era stata rapita e torturata da Yang-rae. Riuscì a fuggire, ma alla fine si tolse comunque la vita. Yeon-hee ritiene dunque che sia colpa sua non aver salvato la sorella. Per questo motivo, il fantasma di lei le urla continuamente contro, chiedendo di sapere perché non era presente quando aveva più bisogno di lei.

La crescita di Yeon-hee in Tre Rivelazioni è forse una delle parti migliori del film. Yeon-hee è chiaramente angosciata dalla morte della sorella e dalla ricomparsa di Yang-rae. Tuttavia, approfondendo il caso di A-yeong, si rende conto che l’assassino è un essere umano proprio come lo era sua sorella e merita maggiore empatia. Di conseguenza, cerca di saperne di più su Yang-rae, il che la aiuta a capire dove è tenuta prigioniera A-yeong. Inoltre, si trova a fare i conti con il fatto che la morte di sua sorella non è avvenuta per mano sua, ma per qualcosa che è sfuggito al suo controllo.

Shin Hyun-been nel ruolo di Lee Yeon-hui in Tre rivelazioni. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2025

La spiegazione del passato di Yang-rae e del suo tragico destino

Nella prima metà di Tre Rivelazioni, Yang-rae è dunque caratterizzato come un essere umano malvagio. È un noto criminale che ha torturato la sorella di Yeon-hee e rapito A-yeong. Tuttavia, al culmine del film, si scopre che Yang-rae ha sofferto di un’infanzia traumatica, che lo ha portato a questi comportamenti orribili. Lo psicologo di Yang-rae spiega che il padre lo picchiava ogni giorno, lasciandogli innumerevoli bruciature e cicatrici. Mentre queste percosse avevano luogo, la madre stava fuori dalla porta, cantando inni e pregando per lui. Questo ha lasciato Yang-rae in uno stato psicologico profondamente turbato.

Il dilemma morale con cui ci si confronta è dunque se Yang-rae possa essere perdonato o meno. Non c’è dubbio che abbia agito in modo malvagio quando ha commesso i suoi crimini; tuttavia, il film suggerisce che non era necessariamente in uno stato mentale sano. A causa del suo trauma infantile, Yang-rae potrebbe meritare la stessa compassione delle sue vittime. Yeon-hee sembra alla fine perdonarlo, mentre Min-chan rimane convinto che sia un peccatore senza possibilità di redenzione. Alla luce di ciò, gli spettatori sono quindi chiamati a dare il proprio giudizio su Yang-rae.

La verità sul “mostro con un occhio solo”

Al centro della tragica storia di Yang-rae c’è poi il “mostro con un occhio solo”. Quando le autorità visitano per la prima volta il suo appartamento, trovano un disegno terrificante di questo presunto “mostro con un occhio solo”, che sembra contenere diverse persone al suo interno. All’inizio si pensa che Yang-rae sia semplicemente pazzo, ma quando poco prima di morire dice a Yeon-hee che A-yeong è stata inghiottita dal “mostro con un occhio solo”, la detective si mette alla ricerca di cosa significhi. Alla fine, si rende conto che il mostro rappresenta le case con un’unica finestra a forma di occhio di pesce.

Sebbene il “mostro con un occhio solo” sia un luogo fisico e non un vero e proprio mostro come gli zombie di Train to Busan, ha un significato simbolico per Yang-rae. In gioventù, egli è stato maltrattato in una stanza con una sola finestra e il trauma subito ha trasformato un normale elemento abitativo in un vero e proprio mostro. Yang-rae credeva davvero che questo mostro fosse un pericolo per lui e forse sentiva di dovergli offrire più violenza per tenerlo a bada, motivo per cui ha commesso i suoi crimini.

Ryu Jun-yeol in Tre rivelazioni
Ryu Jun-yeol nel ruolo di Sung Min-chan in Tre Rivelazioni. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2025

La spiegazione dell’apofenia di Min-chan

In Tre Rivelazioni, Yeon-hee e la polizia scoprono che Min-chan ha tentato di uccidere Yang-rae. Viene quindi mandato in prigione per il suo crimine, nonostante le sue proteste sul fatto che Dio lo abbia influenzato. Più tardi, lo psichiatra di Yang-rae spiega a Yeon-hee che Min-chan probabilmente soffriva di apofenia, un fenomeno per cui le persone vedono schemi in cose che in realtà non esistono. Quando Min-chan vedeva i suoi segni da parte di Dio, in realtà non c’era nulla. Questa diagnosi viene confermata alla fine del film, quando Min-chan trova un altro “segno” nella sua cella.

Tre Rivelazioni conferma quindi che Min-chan soffre di apofenia, ma il pubblico potrebbe chiedersi se questa sia una copertura per il vero male di Min-chan. Forse Min-chan ha sviluppato l’apofenia solo come modo per permettersi di compiere atti di violenza. Questo avrebbe senso se si considera che la moglie lo tradiva, il che probabilmente gli ha fatto aumentare la rabbia e lo stress. In questo modo, i suoi crimini potrebbero essere stati anche peggiori di quelli di Yang-rae.

Il vero significato di Tre Rivelazioni

In definitiva, Tre Rivelazioni è un film tanto emozionante quanto illuminante. Attraverso le storie di Min-chan, Yang-rae e Yeon-hee, gli spettatori sono costretti a fare i conti con le proprie convinzioni sulla moralità. Devono decidere se chi commette un crimine è una persona veramente malvagia o se sta accadendo qualcosa di più complicato dentro di loro. Inoltre, il pubblico vede come un trauma possa avere un impatto pericoloso sulla vita di una persona. In definitiva, Tre Rivelazioni mette in crisi l’idea di bene e male puro.

Tre rivelazioni: guida al cast e ai personaggi del thriller di Netflix

Una recente aggiunta al catalogo di film di Netflix è Tre rivelazioni, un thriller con un piccolo ma notevole cast di star sudcoreane. In esso, il pubblico segue le vicende di due diversi personaggi. Uno è un pastore che crede che punire i criminali non solo sia necessario, ma sia un atto di intervento divino. Il secondo è un assassino a piede libero, il cui passato è però tormentato e la cui psiche è tutto fuorché a posto. Infine, c’è una giovane detective che è sulle tracce di un caso di persona scomparsa, ma che è impantanata dai ricordi della sorella che non è riuscita a salvare da un caso simile. In qualche modo, queste due persone diverse trovano la strada per entrare l’una nella vita dell’altra.

Tre rivelazioni potrà avere un piccolo cast, ma è compensato da grandi nomi. Ad esempio, il film è diretto da Yeon Sang-ho, la cui fama è dovuta soprattutto alla regia del film horror del 2016 Train to Busan. Da allora, Yeon ha continuato a realizzare film d’azione e di fantascienza dark, oltre a scrivere e dirigere popolari K-drammi di Netflix come Hellbound e Parasyte: The Grey. Yeon è affiancato da un premio Oscar d’eccezione quale Alfonso Cuarón, che ha prodotto il film ed è noto per titoli come Roma, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e Gravity. In questo articolo, scopriamo però di più sui tre protagonisti di Tre rivelazioni.

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Shin Hyun-been in Tre rivelazioni
Shin Hyun-been nel ruolo di Lee Yeon-hui in Tre rivelazioni. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2025

La trama di Tre rivelazioni

Il thriller coreano inizia con Min-chan, un pastore appassionato che accoglie nella sua congregazione un criminale incallito, Yang-rae. Tuttavia, quando Min-chan scopre che suo figlio potrebbe essere scomparso, sospetta immediatamente di Yang-rae e cerca di dargli la caccia, provocando però la sua scomparsa. Il giorno seguente, si scopre che il figlio di Min-chan è stato ritrovato, ma che in realtà è stato rapito un altro bambino. La detective Yeon-hee indaga, turbata dal caso di Yang-rae perché dietro la morte di sua sorella c’è proprio lui. Da qui, Yeon-hee tenterà dunque a scoprire il ruolo di Min-chan e Yang-rae nella scomparsa di A-yeong.

Il cast e i personaggi di Tre rivelazioni

Ryu Jun-yeol nel ruolo del pastore Min-chan

Ryu Jun-yeol è nato a Suwon, nella provincia di Gyeonggi, in Corea del Sud. Ha iniziato a recitare nel 2012, ricoprendo ruoli minori in cortometraggi e in televisione. Nel 2015 si è fatto notare per il suo ruolo nel thriller mistery Socialphobia e subito dopo ha ottenuto il ruolo di Kim Jung-hwan in Reply 1988. Negli ultimi anni, Ryu ha recitato in numerosi film, come A Taxi Driver, The Night Owl e Alienoid. È anche apparso nel dramma K 2024 di Netflix, The 8 Show. In Tre rivelazioni, interpreta il pastore troppo zelante Min-chan.

Ryu Jun-yeol e Shin Min-jae in Tre rivelazioni
Ryu Jun-yeol nel ruolo di Sung Min-chan, Shin Min-jae nel ruolo di Kwon Yang-rae in Tre rivelazioni. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2025

Shin Hyun-been nel ruolo della Detective Yeon-hee

Shin Hyun-been è un’attrice nata in Corea del Sud. Nel 2010, ha dato il via alla sua carriera apparendo nel film commedia nera He’s On Duty, che le è valso il premio come miglior attrice esordiente al 47° Baeksang Arts Awards. Poco dopo, ha fatto il salto di qualità recitando nel K-dramma Warrior Baek Dong-soo. Per i successivi anni Shin è passata un po’ inosservata, finché non ha avuto una seconda impennata di popolarità recitando nella serie crime mystery Confession e nel medical drama Hospital Playlist. Tre rivelazioni vede Shin nel ruolo della detective traumatizzata Yeon-hee.

Shin Min-jae nei panni dell’ex detenuta Yang-rae

L’ultimo membro importante del cast di Tre rivelazioni è Shin Min-jae. L’attore sudcoreano ha esordito nel 2016 con il musical Delta Boys. Da allora, ha assunto diversi ruoli minori in film come Night of the Undead e Smugglers. In particolare, Shin ha collaborato con il regista Yeon Sang-ho in tre diverse occasioni, apparendo in Jung_E, Parasyte: The Grey e ora in Tre rivelazioni. Il ruolo di Shin in quest’ultimo film è quello dell’assassino ed ex detenuto di nome Yang-rae, che potrebbe avere a che fare con il caso della persona scomparsa.

Tre piani: trailer del film di Nanni Moretti

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Tre piani: trailer del film di Nanni Moretti

Finalmente arriva il trailer ufficiale di Tre piani, l’ultimo film del regista Nanni Moretti con protagonisti Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Adriano Giannini, Alba Rohrwacher, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno – presentato in concorso alla 74a edizione del Festival e uscirà al cinema il  23 settembre.

Prodotto da Sacher Film e Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti, Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in Italia da 01 Distribution.

La trama di Tre piani

Al primo piano di una palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi. Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.

Tre piani: il film di Nanni Moretti al cinema dal 23 settembre

Tre piani: il film di Nanni Moretti al cinema dal 23 settembre

Arriverà al cinema il 23 settembre Tre piani, il nuovo film di Nanni Moretti con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno.

Prodotto da Sacher Film e Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, Tre piani sarà distribuito in Italia da 01 Distribution.

«E’ stato difficile in tutti questi mesi vedere lì fermo un film di cui si è tanto convinti e contenti» – dichiara Domenico Procacci, produttore per Fandango – «Finalmente Tre piani potrà incontrare, non virtualmente ma fisicamente, il suo pubblico».

Continua Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema: «Siamo felici di poter finalmente annunciare l’uscita di Tre piani di Nanni Moretti, uno dei film più attesi dell’anno di un grande autore del nostro cinema. Siamo certi che la sua uscita rappresenti un segnale forte per la piena ripresa della stagione autunnale e per la ricostruzione del rapporto di fiducia tra il pubblico e il cinema italiano».

Scritto da Nanni Moretti, Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo.

Tre piani: dal cast al libro, tutto quello che c’è da sapere sul film

Nel 2021 Nanni Moretti dà vita ad un unicum nella sua carriera, ovvero il primo film non basato su un proprio soggetto originale ma su un’opera preesistente, ovvero il romanzo Tre piani dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Prende così forma il film Tre piani (qui la recensione), che attraverso tre episodi affronta il tema della solitudine e dello scontrarsi duramente contro quelle certezze apparentemente incrollabili su cui si fondano intere esistenze. Moretti porta dunque in scena numerosi personaggi, ognuno alle prese con proprie vicende, ma tutti accumunati da una certa tragicità.

Tre piani vanta pertanto un cast corale che comprende attori che collaborano frequentemente con Moretti e altri invece qui alla loro prima esperienza con il regista. Come suo solito, Moretti ha poi portato il film nel concorso del Festival di Cannes, presentandolo dunque a livello internazionale. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Tre piani. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il libro. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Tre piani finale
Adriano Giannini e Alba Rohrwacher in Tre piani. © 01 Distribution

La trama e il cast di Tre piani

Al primo piano di una palazzina vivono Lucio (Riccardo Scamarcio), Sara (Elena Lietti) e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna (Anna Bonaiuto) e Renato (Paolo Graziosi), che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive invece Monica (Alba Rohrwacher), alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio (Adriano Giannini) è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro.

Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio si troverà così dinanzi a scelte molto complicate. Dora (Margherita Buy) invece, è una giudice, come suo marito Vittorio (Nanni Moretti). Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea (Alessandro Sperduti). Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due.

La spiegazione del finale del film

Il primo episodio si conclude con Lucio che, in cerca della verità, finisce con l’essere a sua volta accusato di stupro nei confronti di Charlotte (Denise Tantucci), nipote di Giovanna e Renato. Solo anni dopo sua figlia, cresciuta, gli rivelerà che i suoi timori riguardo Renato erano infondati. Nel secondo, Monica fa perdere le sue tracce, scomparendo dalla vita dei suoi familiari. Giorgio è quindi costretto ad affrontare tutti i compiti genitoriali e casalinghi che prima erano ad appannaggio esclusivo della moglie. Nel terzo, invece, Dora sceglie Vittorio, allontanandosi dal figlio e ritrovandolo solo dopo anni. Con questi racconti, Moretti racconta dunque di un’umanità infelice e logorata dalle proprie cieche convinzioni.

Tre piani differenze libro
Nanni Moretti, Margherita Buy e Alessandro Sperduti in Tre piani. © 01 Distribution

Le differenze tra il film e il libro

Come anticipato, Tre piani è l’adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Nell’adattare il racconto del libro, sono state naturalmente effettuate una serie di modifiche a diversi aspetti strutturali, a partire dal cambio di ambientazione. Moretti sceglie infatti di trasportare la vicenda all’interno di un palazzo romano, dunque un constesto a lui più noto, rinunciando così ad uno dei tratti distintivi del libro. Nel romanzo, infatti, il tutto si svolge a Tel Aviv, con le vicende dei protagonisti che sono strettamente legate ad un periodo di grande tumulto nella città e nel paese. Nel film di Moretti questo legame tra protagonisti e periodo storico non viene invece rappresentato.

Altra differenza è la suddivisione dei singoli episodi. Il romanzo di Nevo è infatti diviso in tre parti ben distinte, con cesure fra un episodio e l’altro e nessuna correlazione fra di essi. Lo scrittore struttura inoltre il racconto con un continuo alternarsi tra flashback e racconti del presente, con ogni episodio che si arricchisce di riflessioni dei personaggi, giustificazioni del proprio operato e tentativi di scuse. Nell’isolare tra loro i tre episodi, Nevo li ha anche caratterizzati con uno stile e un lessico diversi in base alla personalità dei protagonisti. In Tre piani, invece, tra i tre episodi c’è una certa continuità e Moretti sceglie di affrontare i salti temporali optando per due ellissi narrative di cinque anni.

I premi vinti da Tre piani

Il film Tre piani è stato presentato in concorso al Festival di Cannes, dove ha ricevuto una standing ovation di undici minuti. Successivamente, è stato nominato come Miglior film ai Seville European Film Festival e ha poi ricevuto cinque nomination ai Golden Ciak Awards (Miglior film, Miglior regia, Miglior colonna sonora e Miglior attrice protagonista a Margherita Buy e Alba Rohrwacher). Buy è poi stata invece nominata come Miglior attrice non protagonista al BIFEST, il Bar International Film Festival. Al The Golden Linden International Film Festival è stato nominato come Miglior film, mentre ai David di Donatello è stato candidato per la miglior sceneggiatura non originale.

Il trailer di Tre piani e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Tre piani grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 23 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Tre piani, recensione del nuovo film di Nanni Moretti

Tre piani, recensione del nuovo film di Nanni Moretti

Nel romanzo di Eshkol Nevo, come nell’adattamento cinematografico che Nanni Moretti ne ha tratto nel suo ultimo Tre piani, i livelli sono molti di più di quelli catastali della palazzina in cui vivono vittime e carnefici di questo dramma corale. Che, se nel libro erano chiusi ciascuno nella storia che li riguardava, nel film diventano co-protagonisti di linee narrative che si intrecciano, incontrano e scontrano. Una scelta coraggiosa, che il regista romano affronta facendo un passo indietro, rinunciando a molto del suo cinema e lasciando spazio alla narrazione originaria. Con un’unica licenza, quella di portare gli accadimenti – lasciati in sospeso sulla carta – fino in fondo, per mostrarne le conseguenze e le ripercussioni sulla vita propria e degli altri.

Una scelta coraggiosa, ma che toglie qualcosa all’affresco, almeno a livello partecipativo. Più o meno tutte le vicende messe in scena, a prescindere dall’adeguatezza dei personaggi impegnati e dai dialoghi assegnati loro, tendono a essere sottolineate oltremodo. Potremmo definirlo un eccesso di didascalismo, volendo essere sintetici, ma con tante situazioni a rubarsi la scena la generalizzazione è riduttiva più che ingiusta. Conseguenza immediata ne è una sequela di confronti dai quali è difficile sentirsi coinvolti, spesso a causa di scambi o interpretazioni più banali del dramma che vorrebbero esprimere.

Ed è un peccato considerato i nomi messi in campo e la mano a dirigerli. Tra tutti, spiccano particolarmente – per equilibrio, misura e risultato – Elena Lietti (Sara) e Margherita Buy (Dora), moglie cinematografica scelta da Moretti a contrastare un personaggio che sullo schermo avrebbe forse potuto avere una parabola e una caratterizzazioni maggiori di quella consentitagli dal libro. Senza voler lontanamente ‘dare i voti’ a questo o quella, tutti ugualmente molto coinvolti e visibilmente appassionati al ruolo richiestogli, si resta spesso perplessi. Anche e soprattutto nei goffi tentativi di inserire un contesto sociale e politico, inevitabilmente distante anni luce da quello israelo-palestinese di Nevo, o una parentesi surreal-musicale (ma la salsa aveva funzionato meglio della milonga).

I Tre piani di Nanni Moretti: chi sono i protagonisti

Al primo piano di una palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione.

Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi.

Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.

Tre piani film 2020Una speranza per il futuro

Moretti lo aveva espressamente dichiarato a Cannes di non volere attori spontanei, e forse per non esagerare o ‘invadere’ il territorio di una storia cui voleva essere fedele si è scivolati nell’eccesso opposto. Resta sicuramente interessante il suo essersi messo alla prova con un testo che gli offriva molti limiti, e in sospeso la domanda se questa potrà essere una nuova strada sulla quale lo vedremo ancora. Anche se i suoi fan più tradizionalisti apprezzeranno che stia attualmente lavorando a un soggetto originale, di proprio pugno.

Nel quale potremmo trovare di nuovo alcuni dei topoi classici del suo cinema come altri elementi psicanalitici, piuttosto cari al regista, il quale in questo film stabilisce una evidente corrispondenza dei piani fisici e dei personaggi centrali delle tre storie con la tripartizione freudiana di Es, Io e Super-io. A conferma che anche in un film tanto criticato come quest’ultimo, continuano a essere molti gli spunti a disposizione degli spettatori meno superficiali, che non si fermeranno alla visione di figli manipolatori, uomini egoisti e donne in grado tanto di mettere da parte il proprio bene in nome di altre priorità quanto di riprendere in mano la propria vita e scegliere una nuova strada, anche dolorosa. Un modo per superare le ossessioni che ci affossano quotidianamente o di cedere loro definitivamente?

Tre Piani di Nanni Moretti in Concorso a Cannes 74, il teaser trailer

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Nanni Moretti torna al Festival di Cannes per l’ottava volta da regista con TRE PIANI. Il film – interpretato da Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno – sarà in concorso alla 74a edizione del Festival e uscirà al cinema il  23 settembre.

Prodotto da Sacher Film e Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti, Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in Italia da 01 Distribution.

Tre nuovi spot per L’Uomo d’Acciaio

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Tre nuovi spot per L’Uomo d’Acciaio

Ecco tre nuovi spot per L’Uomo d’Acciaio, dei video che mostrano parecchi momenti inediti del film si  Zack Snyder e che sicuramente faranno breccia nel cuore degli appassionati.

Nel primo video vediamo un commovente incontro tra Jor-El e suo figlio che riprende il discorso ascoltato nel primo full trailer del film; il secondo spot, dai toni action, mostra Superman in azione, e arriviamo, insieme ad una colonnello dell’esercito, alla conclusione che l’eroe kryptoniano è irrimediabilmente “hot”; nel terzo video invece sentiamo, ancor auna volta, la minacciosa voce di Zod che professa di fare tutto per il bene…del suo popolo, seguita da una dichiarazione definitiva del nostro eroe: ti fermerò!

Il film verrà presentato in Italia a Taormina, dove saranno presenti sia il regista Snyder che l’attore protagonista Henry Cavill.

Ecco i tre nuovi spot:

 

L’Uomo d’Acciaio, il film

Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures presentano L’Uomo d’Acciaio, con Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman, per la regia di Zack Snyder. Il film è interpretato anche da Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane, e il candidato all’Oscar Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”) in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la candidata agli Oscar Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il premio Academy Award Kevin Costner (“Balla coi lupi”).

A combattere contro il supereroe sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod, interpretato dal candidato agli Oscar Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora, interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van, interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick, Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil Hamilton. Tutte le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel.

Fonte: collider

Tre nuovi spot per il Musical Rock of Ages con Tom Cruise!

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Al cinema dal 20 giugno con Tom Cruise nel ruolo della rock star Stacee Jaxx “Rock of Ages” racconta di una ragazza di provincia, Sherrie, e di un ragazzo di città, Drew, che si incontrano sul Sunset Strip mentre cercano di realizzare i loro sogni a Hollywood. La loro storia è vissuta sulle note di successi di Def Leppard, Joan Jett, Journey, Foreigner, Bon Jovi, Night Ranger, REO Speedwagon, Pat Benatar, Twisted Sister, Poison, Whitesnake e molti altri.

 

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