“Il primo film in assoluto che
ricordo di aver visto al cinema è Hook di Steven Spielberg e avrò avuto sì e no sei
anni. Il fatto che Peter Pan volasse mi sembrava incredibile, tanto
che per diverso tempo ho creduto che Robin
Williams avesse la capacità di volare.” Così esordisce
Lorenzo Pedrotti, quando gli chiediamo di
raccontarci com’è nato il suo desiderio di fare l’attore. L’attore,
classe ’86, si sta affacciando adesso sulla scena nazionale, prima
con il suo ruolo da protagonista in Krokodyle, film indipendente
diretto da Stefano Bessoni, che ha fatto incetta di premi
all’estero, poi con l’horror in 3D targato Manetti Bros, in uscita
il 15 giugno.
“Nel ’93 a Voghera, la mia città
natale, in un cinema che purtroppo hanno chiuso da anni, ho visto
Jurassic Park. Lo andai a vedere perché adoravo i
dinosauri e ai tempi il mio sogno era quello di diventare
paleontologo. Sono rimasto incantato davanti a quelle immagini così
reali. Guardando il backstage del film, ho scoperto che era tutto
finto, tutto ricostruito, niente dinosauri veri, com’era possibile?
Da lì in poi mi appassionai a guardare il dietro le quinte dei film
per cercare di capire come venisse svolto quel lavoro fantastico.
La recitazione è arrivata in un secondo momento, mi è sempre
piaciuto fare imitazioni, creare personaggi, però potrei dire di
aver iniziato alla scuola media. Da lì è diventato un chiodo fisso.
Sono sempre stato un bambino abbastanza timido, ma la possibilità
di recitare mi permetteva di evadere da me stesso ed esplorare
altre personalità. Paradossalmente ancora oggi mi sento più sicuro
nei panni di un personaggio che in quelli di Lorenzo, infatti le
interviste mi spaventano molto.”

– Hai modelli a cui ti
ispiri? Nella vita reale, nella storia del cinema?
“I
modelli sono tanti. Quando devo costruire un personaggio la prima
cosa che faccio è farmi due passi e guardarmi intorno. La risposta
a quello che cerco c’è ed è là fuori, devo solo riuscire a vederla,
a cogliere le sfumature dalle persone che osservo, che ascolto di
nascosto per strada, nei bar, in metrò. Poi leggo, guardo film,
vado a teatro, parlo con gli amici. Questi sono i veri modelli a
cui mi ispiro. Nella storia del cinema invece è diverso, ci sono
tantissimi attori e attrici che ammiro, ma sono sempre un po’
scettico ad usarli come punto di riferimento perché ho paura di
imitarli e penso sia sbagliato.”
– Nella tua filmografia
ufficiale (MyMovies) il tuo primo film è Imago Mortis. Mi racconti
la tua esperienza su quel set? È stata la tua vera prima volta o ci
sono state altre esperienze minori?
“Mi è capitato, anche per il fatto
che studiavo recitazione, di fare piccole esperienze in
cortometraggi o mediometraggi, ma considero Imago Mortis
il primo vero film, anche perché, pur avendo una piccolissima
parte, l’esperienza del set è stata completamente diversa dalle
altre. Innanzitutto è il primo lavoro da attore dove sono stato
pagato, il primo che è uscito al cinema e che aveva una grossa
produzione alle spalle. Avevo conosciuto il regista Stefano Bessoni
ad una scuola di cinema a Roma, dove frequentavo un corso di
recitazione, a volte mi imbucavo alle sue lezioni di regia ed ero
rimasto affascinato dal suo immaginario e avevo sentito parlare di
quel progetto. Era rimasta scoperta la parte di Sebastiano, un
fantasma muto, loro cercavano un ragazzo torinese per ammortizzare
i costi dell’alloggio, quando ho detto che avevo appoggi a
Torino, dove veniva girato l’intero film, mi hanno subito preso,
senza incontrarmi, ma visionando semplicemente alcune mie
foto. In realtà di appoggi in quella città non ne avevo,
così, per 15 giorni mi sono svegliato alle 5 di mattina per partire
da Milano ed essere sul set alle 7 per il trucco e quasi tutto il
mio compenso se n’è andato in autostrada e benzina.”
– Sia Imago Mortis che
Giallo sono stati due set internazionali, delle coproduzioni con
l’estero: ci sono differenze rispetto a quelli completamente
italiani? Il tuo approccio è stato diverso?
“Per quanto riguarda Imago
Mortis la cosa che mi ha colpito è che se giravo l’angolo
potevo trovarmi faccia a faccia con Geraldine Chaplin, la figlia
del grande Charlie, o fare due chiacchiere con sua figlia Oona. In
Giallo ho una piccolissima parte che recito in americano a
tu per tu con Emmanuelle Seigner ed Adrien Brody, ma sono stato
solo due giorni sul set e non ricordo molto. Sono un attore
esordiente, magari riuscirei a risponderti meglio alla domanda tra
qualche anno, sempre che riesca a continuare a fare l’attore, però
l’approccio per me è sempre lo stesso che avrei nel più piccolo dei
film indipendenti con attori sconosciuti: ascoltare il regista, gli
attori, essere specifico nelle azioni, restare concentrato e dare
il massimo.”
-La tua esperienza con
Stefano Bessoni, dopo Imago Mortis, si è replicata con un bel ruolo
da protagonista nell’indipendente Krokodyle. Come mai ti sei
interessato a quel progetto, pur essendo economicamente
rischioso?
“Sono molto affezionato a quel
film, è stato il mio primo ruolo da protagonista, la prima vera
occasione di esplorare appieno un personaggio. Sono un fan di
Bessoni, specialmente del mondo su carta che ha inventato in tutti
questi anni, essendo lui anche illustratore. Adoro le atmosfere da
favola nera dei suoi film e quando mi ha contattato per la parte di
Kaspar non ho esitato. Ci siamo incontrati a Torino per fare degli
screen test in un set dove avremmo girato alcune scene, oltre a
quelle previste su Roma e ho capito che la sua idea di Kaspar era
come quella a cui avevo pensato. È stato bello lavorarci, ho
conosciuto tanti professionisti con cui sono amico ancora oggi. In
più vincere tutti quei premi ai festival ci ha ripagato. Se la
sceneggiatura mi convince ed ho la possibilità di mettermi in
gioco, di osare, di rischiare con quel personaggio, accetto la
sfida. Se poi il personaggio è particolare o semplicemente
totalmente diverso da me è una grande occasione per tornare bambino
ed “evadere dal sé”.
-Con Paura 3D hai
aggiunto un tassello molto importante alla tua carriera. Il tuo
ruolo potrebbe essere definito da protagonista?
“Paura è un altro titolo
importante nel mio percorso, è il primo film dove sono protagonista
a venire distribuito mainstream. L’incontro coi Manetti Bros è
stato casuale, mi ero appena trasferito a Roma e mi hanno
contattato dopo pochi giorni, avendo visto una mia foto di scena
tratta da un cortometraggio: Versipellis di Donatello
Della Pepa. Gli era piaciuto il look che aveva quel personaggio,
così mi hanno fatto diversi provini, non ricordo se 5 o 6, ma ho
preso la cosa molto seriamente e anche se si tratta di un film
horror che omaggia quelli passati, discutendo con Marco e Antonio
abbiamo voluto che Simone fosse un personaggio reale e non una
semplice macchietta. Lavorare con loro è stato eccezionale, mi
sembrava di aver incontrato due vecchi amici che non vedevo da
tempo, mi sono divertito, ma abbiamo lavorato sodo ed è stato
impegnativo.”
– Fino ad ora i tuoi ruoli
sono stati tutti piuttosto seri, un caso o una scelta? Ti vedi bene
nei panni dell’attore comico?
“Direi un caso, anche come lo è
stato il fatto che fino ad ora ho preso parte a film per la maggior
parte di natura horror o fantasy. Mi piacciono quei generi, ma non
sono un vero fan, se voglio fare l’attore, però, devo comunque
lavorare ed essere poco schizzinoso e prendere quello che arriva,
specialmente all’inizio. Come attore comico? Perché no, come ti
dicevo prima bisogna sempre reinventarsi e mettersi alla prova,
solo rischiando si può crescere veramente. Certo riuscire a far
ridere un pubblico non è facile, però perché rinunciare a priori?
Ho appena girato un videoclip musicale in cui sono uno zombie (ti
giuro, il versante horror è sempre un caso…), che viene lasciato
dalla sua ragazza zombie e qui c’è dello humor, anche perché la
regia è del collega Claudio Di Biagio, creatore della webseries
Freaks! e secondo me genio comico.”
-Ogni grande attore, o
almeno la maggior parte, coltiva il sogno di passare dietro alla
macchina da presa. Tu cosa ne pensi?
“Penso non sia una cattiva idea.
Certo adesso sto intraprendendo la carriera di attore e voglio
concentrarmi su questo, che già è molto difficile e ora non sarei
in grado di fare il regista. Però in futuro chi lo sa, è comunque
una cosa molto interessante che mi affascina e io adoro l’idea di
raccontare storie. Nel tempo libero spesso scrivo e anche se non
pubblicherò mai questi lavori, scrivere mi aiuta molto a capire il
percorso che fa un personaggio in una storia, come si evolve, e
questo da attore mi serve non poco.”
-Quali sono le tue
ambizioni, i tuoi progetti, i tuoi prossimi impegni?
“Vorrei fare l’attore. Stare con
gli amici, con la famiglia. Esplorare, visitare più luoghi
possibili. Vivere la vita a pieno, attingere da essa nuove
ispirazioni. Continuare a sognare. A fine giugno, invece, girerò in
Piemonte E Fu Sera e Fu Mattina un film indipendente del
regista esordiente Emanuele Caruso, è una storia molto
interessante, scritta bene e ambientata in un paesino isolato nelle
Langhe, un’occasione di interpretare un personaggio diverso da
quelli precedenti.”
Ecco qualche immagine per conoscere
meglio Lorenzo:
in questa immagine è al
Sitges, il Festival internazionale del cinema fantastico della
Catalogna, dove il suo primo film da protagonista, Krokodyle, ha
vinto il Melies d’Argento

