Inizia a prendere forma il cast
dell’adattamento del Bestseller di Max Brooks (figlio di Mel
Brooks) World War
Z. Oltre ai già confermati Brad Pitt
e Mireille Enos, il regista Marc Forster potrebbe
avere a disposizione anche Ed Harris e
Matthew Fox.
Infatti, secondo alcune fonti
attendibili, i due attori sarebbero alle fasi finali della
trattativa per entrare nel film. Oltre a loro anche l’attrice
francese Julia Levy-Boeken. Brad Pitt, interpreterà un
membro delle Nazioni Unite che indaga sul conflitto mondiale
scaturito dall’epidemia di zombie, accaduto 10 anni prima degli
eventi narrati nel libro. Non sono ancora noti i ruoli di Harris e
Fox.
Come anticipato sarà Jamie
Foxx molto probabilmente il sostituto di Will Smith
come protagonista del prossimo film di Quentin Tarantino,
Django
Unchained. Se verranno confermate le voci
insistenti, Foxx interpreterà il ruolo di Django, uno schiavo
affrancato che vuole disperatamente riunirsi alla moglie. Ad
aiutarlo a liberarla dal perfido proprietario di una piantagione
Calvie Candie, Leonardo Di Caprio, un cacciatore di taglie tedesco,
interpretato da Christoph Waltz. Ricordiamo nel cast anche
Idris Elba e Samuel L. Jackson, mentre Di Caprio è ufficialmente
della partita. Le riprese iniziaranno questo autunno.
Da poco avevamo parlato di
quanto Aronofsky fosse intenzionato a dare priorità nei suoi
progetti al film biblico su Noè. Ora giunge notizie che in
trattativa per interpretare il patriarca ci sarebbe nientemeno che
Christian Bale. Inoltre si sa anche che il copione scritto dallo
stesso regista, sarà revisionato da john Logan (The Avietor, Hugo
Cabret). Si parla di un budget per il Noè di circa 130 milioni.Si
attendono ulteriori notizie.
Nonostante il cambio di regola vecchio di un
paio d’anni, l’Academy ha annunciato che per l’edizione del 2012 ci
saranno ulterioti cambi di regolamente per la categoria Miglior
film.
Dopo l’ultima impegnativa fatica di
Leoni per Agnelli, torna dietro la macchina da
presa Robert Redford. E lo fa alla grande con
The Conspirator: pellicola di grande
spessore sociale che conferma il grado di maturità del cinema
americano. Questo film è l’occasione per Redford
di tornare a raccontare un po’ di storia(macchiata) americana.
Lo ha fatto come attore e lo sta
facendo da regista. Solo che questa volta ritorna un po’ indietro
nel tempo, per raccontare uno dei momenti più bui della storia
americana: l’assassinio di Abraham
Lincoln.
A seguito dell’assassinio del 16°
Presidente degli Stati Uniti, sette uomini e una donna sono stati
arrestati con l’accusa di far parte di un gruppo di cospiratori che
ha organizzato l’assassinio di Lincoln,
del Vice-Presidente e del Segretario di Stato. Il giovane avvocato,
Frederick Aiken, di 28 anni, eroe di guerra, accetta riluttante di
difendere davanti a un tribunale militare Mary Surratt, la donna di
42 anni accusata dell’assassinio. Aiken realizza che la sua cliente
potrebbe essere innocente e che viene usata come esca al fine di
catturare l’unico cospiratore che è sfuggito ad una massiccia
caccia all’uomo…
The
Conspirator
The
Conspirator analizza con tremenda lucidità la
reazione di una nazione all’assassinio brutale del proprio
presidente in un momento molto critico in cui il paese era
profondamente diviso fra Nord e Sud. Ma il merito di Redford e del
film è di sapere individuare e analizzare imparzialmente quello che
accadde e tutti gli strascichi politico-sociali che l’evento più
sconvolgente della storia americana aveva provocato.
Ne viene fuori un intelligente
affresco critico verso se stessi e la propria storia. Capace di
guardarsi indietro con trasparenza e lealtà, ammettendo talvolta
gli orrori commessi, ma strizzando l’occhio a cosa poteva essere e
non lo è stato. Riconoscere i propri errori è il primo passo per
poter crescere. The Conspirator in sé può
piacere o meno, ma ciò non ridimensiona questo importante assunto:
tutti pensano di conoscere la storia, ma ci siamo chiesti qualche
volta che forse non è così? … forse noi italiani in tal senso
potremmo(dovremmo) fare di più.
Oltre a raccontare i fatti narrati,
questo il film è anche una storia di fedeltà e devozione. Fedeltà
da parte del protagonista Frederick Aiken (interpretato
rigorosamente da James McAvoy) verso la costituzione, devozione
di una madre (impeccabile Robin Wright) nei confronti del proprio
figlio, che fa di tutto per proteggere nonostante sia colpevole,
aggrappandosi a concetti come il dovere, l’onore e la lealtà.
Seppur con qualche difficoltà
iniziale, The Conspirator viene
fuori nella seconda parte in maniere decisiva, dimostrando tutto il
suo potenziale. Ricco di un cast di caratteristi (fra tutti
Tom Wilkinson) che contribuiscono a regalarci uno
storico affresco di una delle pagine più buie di storia, il film di
Redford si dimostra capace di raccontare i fatti
lasciando allo spettatore la possibilità di intraprendere la via
giusta.
La
Sirenetta (The Little Mermaid) di Ron Clements,
John Musker, 1989 – Con Jodi Benson: Ariel
– Christopher Daniel Barnes: Eric – Pat Carrol:
Ursula
Trama: Ariel è la
figlia del re del mare, una sirena che però invece di amare gli
abissi sogna il giorno in cui potrà vivere sulla terra ferma e
conoscere tutto dello straordinario e curioso mondo degli umani.
Innamoratasi a prima vista del principe Eric Ariel sarà
disposta a tutto, persino a rinunciare alla sua magnifica voce pur
di potergli stare accanto e con l’aiuto dei suoi amici il pesce
Flounder, il granchio Sebastian e il gabbiano Scuttle,
cercherà di fare innamorare Eric entro soli tre giorni. Intanto
Ursula, la strega del mare alla quale Ariel ha ceduto la voce in
cambio delle gambe, trama nell’ombra per impossessarsi del potere
negli abissi e conquistare il principe…
La Sirenetta, il film
La Sirenetta (The Little Mermaid)
non è solo il ventottesimo classico Disney secondo il canone
ufficiale, ma soprattutto il lungometraggio che ha segnato l’inizio
di un decennio, fortunato e proficuo, per la Casa di Topolino; dopo
i disastrosi incassi del sottovalutato La bella addormentata nel
bosco che nel lontano 1959 avevano quasi portato lo Zio Walt e la
sua azienda sull’orlo della bancarotta, nonostante siano sempre
stati prodotti nuovi lavori senza interruzione fu unanime la
decisione di mettere da parte a data da destinarsi il mondo delle
fiabe, tradizionalmente inteso, per puntare su progetti
alternativi meno sofisticati ma comunque incantevoli e
pregevolissimi.
Quando nel 1989 dopo anni e anni di
rinvii la Disney decise di rimettersi in gioco adattando la nota e
tragica fiaba della Sirenetta di Hans Christian Andersen, le
premesse erano quanto mai azzardate: per la prima volta si era
raggiunta la consapevolezza che quel pubblico che sia apprestava a
salutare gli anni 80′ era cambiato, cresciuto e maturato e chiedeva
nuovi modi di raccontare storie, capaci di adattarsi al gusto dei
tempi attraverso forme di intrattenimento di grande impatto
audiovisivo; ecco quindi la nascita della sedicenne sirena Ariel
(modellata sulle fattezze dell’allora giovanissima Alyssa Milano),
principessa del popolo del mare vivace e curiosa, adolescente
ribelle in perenne contrasto con un padre che la vorrebbe
ubbidiente e pacata, sorella ideale di ogni giovane ragazza alla
ricerca di un posto del mondo, in lotta contro la famiglia per
affermare la propria identità e indipendenza: non dunque la solita
damigella in pericolo che attende nel castello che le cose cambino
ma una ragazza testarda e volitiva che, pur rispettando la regola
tipica disneyana di innamorarsi a prima vista del principe Eric, è
disposta a sacrificare tutto pur di poter realizzare il suo sogno
di vivere sulla terra ferma insieme al suo grande amore.
Se il character design
cambia per sempre per avvicinarsi di più a quello dei cartoni
giapponesi a mezzo di linee più spigolose rispetto ai disegni
morbidi e “umani” della vecchia guardia, la pellicola prende il
largo e trionfa grazie a un universo subacqueo colorato e luminoso,
ricco di personaggi immortali e unici (dal mitico granchio
Sebastian alla strega Ursula, terribilmente moderna nella sua
cattiveria di fingere di dare alle persone l’aspetto che più
desiderano e che non può non richiamare alla nostra memoria la
“terribile” televenditrice Vanna Marchi) e vive di trovate geniali
e assolutamente riuscite (memorabile il duello tra Sebastian e il
cuoco).
Tuttavia, a farci fare davvero il
salto nel blu è il dono prezioso, quello a cui Ariel è disposta a
rinunciare ben volentieri, che si rivela più che mai funzionale per
realizzare i nuovi orizzonti della Walt Disney Pictures: una voce
incantevole, il canto della sirena che rimane nella mente del
principe e nello spettatore, che accompagna il kolossal
d’animazione nello straordinario mondo dei musical e trova nel
compositore Alan Menken e nel paroliere Howard Ashman, novelli
autori di Broadway freschi del successo della Piccola bottega degli
orrori, i suoi menestrelli; un viaggio, vibrante ed
emozionale, attraverso storiche melodie (la vincitrice del premio
Oscar Under the sea su tutte ma anche la
commovente Part of my world e la tenera Kiss
the girl), per un film che proprio nella voce celestiale della
sirenetta trova il centro della narrazione per raccontarsi col
cuore a grandi e piccini.
Mentre Menken avrebbe
lavorato ancora lungo con la Disney, Howard Ashman ci ha
lasciato troppo presto a causa dell’Aids nel 1991, dopo aver
terminato il lavoro per La bella e la bestia(che gli fruttò un
altro Oscar postumo per la miglior canzone) che chiude i suoi
titoli di coda con una commovente dedica :”Al nostro amico
Howard, che diede ad una sirena la sua voce e ad
una bestia la sua anima, ti saremo sempre
grati.“. Grazie davvero Howard, per questo piccolo
capolavoro della storia dell’animazione con il quale tutti noi
siamo cresciuti e che non dovrebbe essere dimenticato dalle nuove
generazioni.
Wayne Wang, già regista di
Smoke e Chinese box, porta sul
grande schermo la sua ultima fatica: Il ventaglio
segreto. In questo lavoro, ci racconta la Cina
dell’Ottocento con un’attenta ricostruzione antropologica. La
sceneggiatura si basa, infatti, su un romanzo di Lisa See, che
prende spunto dalla tradizione cinese del laotong, per
raccontare dell’amicizia e dell’affetto tra donne nella società
cinese del diciannovesimo secolo. Protagoniste della pellicola due
bambine cui sono stati fasciati i piedi nello stesso giorno: Fiore
di Neve e Giglio Bianco.
Il laotong – vincolo che unisce due
donne in un’amicizia per la vita, più forte di un legame parentale
– è un vero e proprio contratto, che suggella l’unione tra le due
bambine. A cementarla ulteriormente, l’uso del nu shu: un
linguaggio segreto, di cui si serviranno per comunicare,
scrivendolo nelle pieghe di ventagli di seta bianca. L’amicizia tra
le due donne attraverserà prove difficili, ma le due si terranno in
contatto segretamente, attraverso lo scambio dei ventagli. Accanto
a questa, una storia moderna, ambientata ai giorni nostri, che vede
Nina e Sophia, unite anch’esse da laotong, nell’attuale
Shanghai.
Il ventaglio
segreto inanella tre livelli temporali: l’800, il presente
e gli anni ’90. Era dunque una bella sfida per il regista tenere
insieme tutta questa materia in maniera non lineare. Tuttavia, se
l’inizio può generare qualche confusione, presto tutto si
chiarisce: le due storie si svolgono in una sorta di gioco di
specchi. È stato Wang stesso a voler inserire la parte moderna,
ambientata a Shanghai, per attualizzare il tutto e fornire allo
spettatore anche un racconto più vicino alla sensibilità moderna.
Scelta senza dubbio felice, che sortisce l’effetto sperato, anche
grazie agli sceneggiatori che hanno curato questa parte della
storia (il premio Oscar Ron Bass e Michael Ray). Passato e presente
sono dunque, allo stesso tempo simili, perché simile è la storia
delle protagoniste, ma opposti, come inevitabilmente lo sono la
Cina dell’800 e quella di oggi.
Le due attrici offrono buone prove,
interpretando caratteri diversi, ma complementari, in maniera
intensa e convincente. Il regista ha tempo e modo di delineare i
personaggi in maniera precisa e dettagliata. Quello che Il
ventaglio segreto sconta però è un’eccessiva retorica, uno
smaccato sentimentalismo, certo gusto melodrammatico, evidente in
alcuni snodi della sceneggiatura e soprattutto nei dialoghi. Wang
riesce comunque a darci una lettura critica del presente asiatico
che, in tumultuosa crescita, rincorre il modello di sviluppo
occidentale, pagando però un prezzo per questo affanno verso
sviluppo, progresso e ricchezza, cioè quello del deterioramento dei
rapporti umani.
Il ventaglio
segreto è quindi un invito a riscoprire i valori umani, i
legami forti e autentici tra le persone, come l’amicizia e
l’affetto, e a mantenerli, perché davvero essi costituiscono
l’essenza della vita, al di là della realizzazione nel lavoro, del
denaro. Dal punto di vista estetico, il film è pregevole: molto
accurata la ricostruzione scenografica della Cina Ottocentesca,
vivissimi i colori, affascinanti i costumi e i materiali di scena.
Tutto è ricreato con particolare attenzione. Con altrettanta cura
si caratterizza l’ambiente moderno: una Shanghai sfavillante di
progresso, simboleggiato da grattaceli e lavori in corso. Una città
in continuo mutamento.
Le musiche, del premio Oscar Rachel
Portman ben si accordano con la vena melodrammatica del film. La
pellicola è distribuita da Eagle Pictures e sarà nelle sale
italiane dall’8 luglio.
In occasione del quarantesimo
anniversario della scomparsa di Jim Morrison (3 luglio 2011),
GA&A Productions, Studio Universal e Feltrinelli
presentano When you’re strange
Tom Cruise potrebbe ritornare a
lavorare con Christopher McQuarrie, che aveva co-sceneggiato
il film prodotto dallo stesso Cruise Operazione
Valchiria.
Sono state rilasciate diverse
foto di Transformers 3, che il 29 Giungo debutterà nei cinema di
tutto il mondo. Nelle foto vediamo finalmente altre immagini di
Patrick Depsey e John Malkovich.
SuperHeroHype ha rilasciato un promo
poster di The Avengers, l’atteso film dei Marvel Studios le cui riprese sono
in corso, per la regia di Joss Whedon e che riunisce un po’ tutti i
supereroi da Iron Man a Hulk.
Grande attenzione al cinema
fantastico italiano del presente alla XXXI edizione del
FANTAFESTIVAL (Mostra Internazionale dei Film di Fantascienza e del
Fantastico
Arriva al cinema Kung
Fu Panda 2 il secondo capitolo della serie
Kung Fu Panda prodotta dalla DreamWorks
Animation e diretto da Jennifer Yuh.
In Kung Fu Panda 2
Po (Jack
Black) è il Guerriero Dragone e protegge la Valle
della Pace con i Cinque Cicloni: sta vivendo il suo sogno. L’arrivo
del cattivo Lord Shen metterà però in pericolo la Cina e farà
tornare alla mente di Po ricordi che pensava di aver rimosso.
Arriva così per il tenero Panda il momento di combattere per
salvare la Cina, il kung fu e per scoprire finalmente le proprie
radici, sempre aiutato e sostenuto dai saggi consigli del maestro
Shifu (Dustin
Hoffman). Kung Fu Panda 2 ha tutti i
pregi e i difetti di un sequel di un film di successo. Ritroviamo i
personaggi che abbiamo amato nel primo film, primo su tutti il
simpatico e perennemente affamato protagonista. Una volta trovata
la sua strada nel primo film, qui Po deve fare i conti con il
proprio passato oscuro: perché un panda si ritrova ad essere
allevato da un’oca che cucina noodles?
Kung Fu Panda 2, il film
La scelta di approfondire l’origine
del personaggio si rivela vincente e la trama non è mai banale.
Aumentano le scene d’azione, e lo humor dei sei personaggi
combattenti (Po, Tigre, Scimmia, Vipera, Mantide e Gru) è
esaltante. Vero è che l’effetto sorpresa del primo film qui viene a
mancare , ma in un sequel è inevitabile. Al cast di stelle del
primo film, tra le quali ricordiamo
Angelina Jolie,
Lucy Liu, Jackie Chan,
Seth Rogen e Dustin Hoffman, si aggiungono in questo nuovo
capitolo le voci di
Jean-Claude Van Damme, Dennis Haysbert e
Victor Garber, oltre al bravissimo Gary Oldman che presta la voce al pavone Lord
Shen.
Il linguaggio pulito e i semplici
quanto profondi temi legati alla famiglia e al senso di
appartenenza ad un gruppo fanno di Kung Fu Panda 2
un film per piccoli e piccolissimi, ma che non dispiacerà a quegli
adulti che non dimenticano di coltivare la loro “miticità”. Il 3D
non aggiunge nulla ma, in un’animazione luminosa e dai colori
vivaci, non disturba la visione.
Un nuovo spot tv di
Transformers: Dark of the Moon, intitolato “New
Enemies” è stato trasmesso durante le finali dell’NBA. Nel video
presenti alcune scene nuove del film.
Secondo Collider la battaglia di Hogwarts nell’ultima parte di
Harry Potter,
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 sarà
davvero cruenta a giudicare dalla valanga di poster che stanno
circolando in questi giorni. Adesso Entertainment Weekly ne ha
diffuso un altro che vede i nostri eroi in primo piano con sgurdi
minacciosi posti in mezza alle macerie del castello.
Eccolo:
Tutto quello che c’è da sapere su
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2
Super 8, nato
dalla interessante collaborazione tra J.J. Abrams e Steven
Spielberg, debutta alla grande nei cinema americani, dove conquista
la prima posizione.
L’attesissimo titolo, uscito in
oltre tremila sale negli USA, ha incassato ben trentotto milioni di
dollari, facendo scendere dalla vetta X-Men: First
Class che ha ottenuto venticinque milioni di dollari per
un totale che sfiora i cento milioni di dollari in due settimane,
per la precisione 98.894.000 dollari. Oltre diciotto milioni
di dollari invece per Una Notte da leoni 2, che
scende in terza posizione: la commedia con Bradley Cooper arriva a
un totale di 216.560.000, seguita dal film d’animazione in 3D
Kung Fu Panda 2, con un complessivo simile di 216.
905. 000. Quinta posizione per Pirati dei Caraibi: oltre i
confini del mare, che questo fine settimana ha incassato
10.846.000, seguito da Bridesmaids che continua a
racimolare milioni di dollari. Esordisce in settima posizione
Judy Moody and the NOT Bummer Summer con
6.267.000. A chiudere la classifica sono Midnight in
Paris con oltre sei milioni di dollari nel fine settimana,
Thor con un complessivo di 173.600.000 e
Fast Five, fanalino di coda.
Deludente weekend d’esordio per
X-Men: L’inizio, che conquista il primo
posto, ma con un risultato al di sotto delle aspettative. Seguono
Una notte da leoni 2 e Pirati
dei Caraibi 4…
Non c’erano dubbi su chi avrebbe
guadagnato la prima posizione al botteghino italiano, ma di certo
l’incasso non può considerarsi soddisfacente. Infatti
X-Men: L’inizio apre con 1,3 milioni di
euro raccolti da mercoledì a domenica (solo 977.000 euro nei tre
giorni). Le aspettative generali erano piuttosto alte, e il prequel
della saga Marvel è stato l’uscita più forte
del fine settimana. Sarà difficile, a questo punto, prevedere un
risultato complessivo simile ai film precedenti, che avevano chiuso
sui 5 milioni.
Una notte da leoni
2 conferma ancora una volta il secondo posto,
raccogliendo altri 761.000 euro per ben 8,3 milioni totali.
Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del
mare scende dunque in terza posizione con altri
736.000 euro: il film disney abbatte quota 16 milioni
complessivi.
Seguono Paul (314.000 euro) e
ESP – Fenomeni Paranormali (298.000
euro), arrivati rispettivamente a quota 1,4 e 1,3 milioni.
London Boulevard debutta in sesta
posizione con 272.000 euro e ottiene la seconda migliore media per
sala. Subito dopo, The Tree of Life, che
con altri 231.000 fiora i 2,3 milioni totali. Garfield 3D scende all’ottavo posto e
supera il milione complessivo con 193.000 euro.
Nona posizione per Le donne del sesto
piano, che debutta in sole 37 sale ma raccoglie ben
144.000 euro ottenendo la media migliore del weekend.
Chiude la top10 Il ragazzo con la
bicicletta, che perde pochissimo, e con altri 67.000
euro giunge al totale di 520.000 euro.
Oliver Stone ha presentato oggi al
Taormina Film Festival l’ uncut version del controverso film
storico Alexander, la pellicola del 2004 fin’ora uscita in
tre differenti versioni. D- Questo nuovo taglio del
film parla finalmente con la voce di Stone?
Ben Affleck si appresta a tornare
dietro la macchina da presa, forte del suo ottimo esordio (Gone
Baby Gone) e del buon The Town, accolto con calore a Venezia lo
scorso anno.
Dopo l’enorme successo che ha avuto
il primo capitolo, ecco che Illumination Entertainment non ha perso
tempo e si è messa all’opera per realizzare Cattivissimo
Me 2.
Ecco infatti il primo teaser poster
che vede protagonista uno degli amati e divertentissimi
Minions:
La sala conferenze del Palazzo
dei congressi di Taormina, cornice del 57° International Taormina
Film Festival, si è trovata ieri ad ospitare un personaggio
d’eccezione
E’ stato trasmesso il nuovo
trailer originale di Cowboys and Aliens, adattamento del romanzo
grafico di Scott Mitchell Rosenberg, diretti da Jon Favreau (Iron
Man).
La Universal Studios è decisa a
sfruttare al meglio i diritti che detiene sul personaggio de l’uomo
lupo dopo il recente flop del film interpretato da Benicio del
Toro.
Sicko, ovvero il Cinema al servizio
dell’impegno politico e sociale, è un documentario inchiesta di
Michael Moore. Paladino di questo modo agguerrito di fare cinema, è
nato a Flint, il 23 aprile 1954.
Attraverso i propri documentari e
libri ha affrontato con spirito critico i problemi e le
contraddizioni del sistema politico, economico e sociale degli
Stati Uniti, conquistando un grande successo di pubblico, ma
procurandosi anche una folta schiera di detrattori, che ne hanno
messo in discussione idee e metodi. In questo documentario Moore
analizza con un occhio critico il Sistema di sanitario americano,
introdotto nel 1971 per iniziativa dell’allora Presidente Richard
Nixon. Sebbene questo sistema fu messo a punto con la nobile
intenzione di garantire le migliori cure sanitarie a tutti, nel
tempo è di fatto finito nelle mani delle potenti lobby assicurative
e farmaceutiche, le quali sono divenute ricchissime grazie a scelte
dettate unicamente da logiche di profitto, negando di frequente
cure mediche vitali o basando il loro diniego su piccoli cavilli
previsti nei contratti. Gli enormi profitti sono stati spesso
utilizzati per finanziare membri del Congresso e lo stesso
presidente Bush. Grazie all’azione corruttiva, le assicurazioni
mediche e le case farmaceutiche hanno guadagnato, nel 2003, il
totale controllo del mercato sanitario americano.
L’aspetto più toccante del film è
la testimonianza si di persone coinvolte a vario titolo in questo
sistema: dalle prive di copertura sanitaria costrette a lavorare
ben oltre l’età pensionabile per pagarsi i medicinali, alle persone
abbandonate sul ciglio di una strada da taxi appositamente
ingaggiati dagli ospedali, fino alle persone che, nonostante siano
assicurati con le più importanti compagnie americane, si vedono
negare il rimborso delle cure mediche perché le malattie di cui
soffrono sono croniche o prevedono cure molto lunghe.
Questo inumano sistema viene
confermato anche da alcuni ex addetti ai lavori, tra i quali la
dottoressa Linda Peeno che ha confessato dinanzi al Congresso di
aver negato spesso, durante la sua carriera di medico-chirurgo,
interventi che avrebbero salvato la vita dei pazienti. Molti di
loro, accortisi del sistema di cui facevano parte, anche nel ruolo
di semplici centraliniste, avevano deciso di licenziarsi e non fare
più parte di quel mondo.
Per confrontare i sistemi esteri,
il regista si recherà dapprima in Canada e poi nel Regno Unito,
dove la sua ricerca di uffici per il pagamento delle cure otterrà
in risposta l’ilarità di alcune persone; poi in Francia,
classificata al primo posto seguita dall’Italia per il miglior
sistema sanitario.
Tornato in patria, Moore racconterà
le storie dei soccorritori volontari nell’attentato alle Torri
Gemelle, i quali non possono curare le malattie causategli dai fumi
e dalle polveri inspirate mentre tentavano di salvare la vita di
centinaia di persone. Non a caso, molti di loro soffrivano di
patologie alle vie respiratorie, ma per non essere addetti ai
lavori, non gli è stato riconosciuto il diritto alle cure. Per
potergli offrire un’assistenza, Moore si reca nella base navale
americana di Guantanamo, dove alcuni terroristi responsabili
dell’attentato ricevono gratuitamente le migliori cure mediche. Non
ottenendo risposta, si recherà a Cuba, dove i volontari saranno
curati gratuitamente presso un ospedale locale. E questo sarà il
peggior schiaffo che potesse dare alla capitalista America.
Il documentario ha subìto le aspre
critiche dell’AMA (American Medical Association), una delle
associazioni di medici statunitensi ampiamente citata dal regista
per la sua riluttanza verso la nascita di un sistema sanitario
pubblico. Moore ha anche ricevuto importanti riconoscimenti
internazionali: un Oscar al miglior documentario con Bowling a
Columbine (2003) e la Palma d’oro al Festival di Cannes con
Fahrenheit 9/11 (2004).