E’ stato diffuso il trailer di
Man on a Ledge, thriller prodotto dalla Summit Entertainment con
Sam Worthington, Elizabeth Banks, Jamie Bell,
Kyra Sedgwick, Anthony Mackie e Ed Harris.
Man on a Ledge Trailer: con Sam Worthington e Ed Harris!
Don Cheadle e Bruce Greenwood in Flight di Robert Zemeckis!
Il cavaliere oscuro il ritorno: ancora foto di Batman e Catwoman!
Dal set di Christopher Nolan arrivano nuove foto di Batman e Catwoman in azione. Questa volta però un piccolo particolare ma di estrema importanza si presta ad alcune interpretazioni.
Robocop: Michael Fassbender protagonista?
Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno: Batman e Catwoman insieme in azione!
Le riprese del Cavaliere Oscuro
– il Ritorno continuano a pieno regime e come di consuetudine ormai
arrivano foto proveniente dal set. Nelle immagini compaiono in
bella vista Anne Hathaway, con il costume di Catwoman, Gary
Oldman nei panni di Gordon e Christian Bale con il costume.
Nicolas Winding Refn a Roma presenta Drive
Appena Fulvio Lucisano ha visto Drive al Festival di Cannes è corso dal regista Nicolas Winding Refn e ha comprato il film per l’Italia. “E’ un film bellissimo” ha detto alla conferenza stampa romana, alla presenza del regista. Refn, completo nero e cravattino, è stato il protagonista dell’interessante dibattito con i giornalisti della Capitale, tutti positivamente colpiti dal suo Drive.
“Sergio Leone faceva film sulla mitologia americana con una sensibilità europea. Come è successo anche a Murnoe. Il cinema raggiunge il meglio quando si verificano queste condizioni – ha detto Refn – per me è il mix perfetto.” “Per realizzare Drive mi sono ispirato alle favole dei Fratelli Grimm – ha continuato – la struttura è quella: c’è un inizio che mette in scena valori puri, ma poi i toni si fanno cupi pur rimanendo l’esigenza di una morale finale. All’inizio abbiamo l’illusione di questa storia d’amore, ma poi irrompe la violenza che sconvolge lo spettatore, ed è così reale che secondo me rappresenta la vera essenza del cinema. Io come persona non sono violento, ma feticista si. Porto al cinema quello che mi piacerebbe vedere!”
– Come sono cambiate per lei le cose dopo il premio di Cannes?
“Se il premio te lo da De Niro dicendoti che il tuo è il miglior film dell’anno, l’effetto è notevole. Ma la vita continua, la mattina dopo mi sono ugualmente alzato alle sei per cambiare il pannolino alla mia figlia più piccola e sono andato al supermercato. E’ normale che se i produttori da oggi in poi volessero una garanzia del mio talento io direi ‘Eccola qui!’”.
– I colori del suo film, e del suo cinema in generale ricordano molto quelli di Dario Argento.
“Ero giovane negli anni ’80 e quei film sono parte della mia formazione culturale. Dopo aver realizzato i film mi rendo conto che ci sono dei riferimenti o atmosfere che ricordano quei film, ma lo faccio inconsapevolmente”.
– Qual è il messaggio che vuole dare nei suoi film?
“Non sono un regista politico, cerco solo l’emozione di ogni singolo spettatore”.
– L’amore è sempre e solo impossibile, quasi psicopatico?
“L’amore puro è un’emozione molto violenta, nel film c’è questo grande amore al quale si aspira, ma non è realizzato, è impossibile”.
– Il suo film ricorda The Driver, degli anni ’70. Si è ispirato a quello?
“In realtà l’ho visto poco prima di cominciare le riprese. Penso che lo scrittore del romanzo da cui è tratto Drive si sia ispirato a quel film. E’ un’influenza indiretta”.
– A che punto è il suo nuovo film?
“Si basa sempre su ciò che vorrei vedere, ma in questo caso non so ancora cos’è. Lavoro di nuovo con Ryan e poi con Kristin Scott Thomas”.
Drive: recensione del film con Ryan Gosling
Driver è un uomo gentile e silenzioso, fa lo stuntman professionista e per arrotondare si presta a fare da ‘autista’ ai rapinatori che devono lasciare il luogo del crimine in pochi minuti. Ma per tutti arriva il momento delle scelte sbagliate, e per Driver sarà la rapina sbagliata, che lo trascinerà in un bagno di sangue.
Il decantato Drive del bravissimo Nicolas Winding Refn arriva anche in Italia, in 300 copie, con tutte le aspettative che gli hanno messo addosso i critici che l’hanno già visto a Cannes e soprattutto la Palma alla regia per l’olandese Refn. Il film, con atmosfere che ricordano molto gli anni ’80, e un cast in stato di grazia racconta con ansiolitica lentezza una storia cruda e nemmeno troppo complessa, ma sullo schermo straordinaria. Una città cupa, almeno quanto gli animi dei protagonisti, fa da perfetta cornice a un uomo con la sua auto e a tutta la violenza che riesce a scatenare la vendetta e la paura, ma anche l’amore. Un amore che per brevissime sequenze regala al film una profondità emotiva davvero impensabile, un contrasto interessante che impreziosisce la storia. Grande importanza viene data alla musica, molto invadente ed onnipresente che aiuta la costruzione della suspance, cifra distintiva si dall’inconsapevole inizio.
Drive, il film
Bellissime le interpretazioni, a partire dalla delicata Carey Mulligan, passando dal truce Ron Perlman, fino al grande silenzioso protagonista, Ryan Gosling che ipnotizza con i suoi silenzi e folgora con le sue parole. Intrecciando in diversi punti il presente con il prossimo futuro, Refn realizza una struttura filmica molto dinamica, che non sacrifica il peso e la durata di ogni inquadratura e che coinvolge e stravolge.
Lo scoppio della brutale violenza che si concentra in diversi momenti paralizza e disgusta ma mai ci fa mettere in dubbio la fondamentale gentilezza di questo laconico Driver. Con una grande leggerezza Refn si muove sia nello stretto abitacolo di una macchina sia alle sue spalle, segue con movimenti fluidi i personaggi in camere e corridoi, senza mai alterare il suo racconto anche quando il sangue scorre a fiumi. Belle le luci, cupe e calde, che raccontano, insieme agli intensi sguardi di Gosling una vita in bilico.
RomaFictionFest: Nuova edizione nuova vita!
ROMAFICTIONFESTE: Terra Nova in anteprima!
L’attesissimo kolossal
televisivo di Spielberg in anteprima assoluta al
RFF. Annunciata anche al presenza a Roma di un grande ospite
internazionale A sole 24 ore dalla messa in onda USA, FOX
(SKY, 111) presenta in anteprima assoluta al RomaFictionFest TERRA
NOVA, il kolossal tv firmato Steven Spielberg.
The Lone Ranger di Johnny Depp, Verbinski e Bruckheimer ha il via libera!
La Walt Disney Pictures ha dato il via libera a The Lone Ranger, adattamento della celebre serie tv western. Il progetto che vede coinvolto ancora una volta Gore Verbinski, Johnny Depp e il produttore JerryBruckheimer. Il film era stato bloccato alcune settimane fa per motivi di budget. Secondo Deadline: “il processo di rimodellazione del budget ha comportato anche nuove trattative per i loro contratti di tutti e tagli alla durata delle riprese e ai costi di produzione”.
L’inizio delle riprese è fissato per le prime settimane di gennaio 2012. A questo punto l’uscita prevista per Dicembre del 2012 potrebbe slittare. Nel cast rimangono coinvolti, anche Armie Hammer, Ruth Wilson, Helena Bonham Carter, Dwight Yoakam, Barry Pepper e Tom Wilkinson.
DreamWorks acquisisce i diritti de Il Grande Gigante Gentile!
Mediterraneo Video Festival: dal 23 al 25 settembre
Jane Eyre: recensione del film con Michael Fassbender
Arriva al cinema distribuito da VIDEA Jane Eyre il film diretto da Cary Fukunaga, con Mia Wasikowska e Michael Fassbender. E’ uno dei romanzi più acclamati dell’800’, definito da molti come un capolavoro e da altri come una delle storie d’amore più belle e più tormentate che la letteratura abbia mai concepito. E come ogni romanzo che si rispetti ha avuto un interminabile numero di trasposizioni, sia sul grande che sul piccolo schermo. Ed ecco arrivare l’ultima in ordine di tempo: Jane Eyre di Cary Fukunaga.
Una delle prime considerazione su Jane Eyre è certamente il tentativo di rendere un po’ più moderna la storia, lasciandosi alle spalle i suoi centosettant’anni di vita. Va dato atto al regista di esserci in parte riuscito, perlomeno per quel che riguarda la struttura narrativa. Un racconto frammentato fatto di ricordi, di azioni e di sensazioni, che però non riesce a venire fuori totalmente troppo ingabbiato nelle istanze discorsive del romanzo originale. Il miglio pregio di questa trasposizione è quello di aver ripreso con sfrontatezza il lato gotico del romanzo che in molti hanno tralasciato negli anni addietro. Quindi risalta agli occhi il tentativo per niente timido di calcare la mano su generi decisamente lontani dal sentimentale, cioè il thriller e il mistero.
Tutto questo rende di gran lunga molto più interessante la storia, liberandola dalle catene della tradizione e rivelandone il suo grande potenziale narrativo, aiutata certamente da una fotografia molto interessante e da una messa in scena di tutto rispetto, così come un grande cast, che conferma ancora una volta il talento sobrio e sorprendente di Mia Wasikowska, quasi perfetta nelle vesti di Jane, accompagnata dall’ormai onnipresente Michael Fassbender e dalla veterana Judi Dench, che si dimostra essere una garanzia sotto ogni aspetto.
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, Jane Eyre non riesce a scrollarsi di dosso il pesante fantasma tradizionalista delle storia, e alla fine il coraggio iniziale diventa un timido servo della narrazione classica, aggiungendo ben poca modernità alla pellicola, rilegandola ad un mero esercizio di stile. Peccato, forse si è persa l’occasione di dare maggiore vitalità ad una storia che ormai è diventata un po’ scontata.
Casey Affleck Arcangelo Gabriele!
Casey Affleck, sarà l’Arcangelo Gabriele nel Paradise Lost di Alex Proyas. Il film racconterà come sappiamo la guerra nei cieli tra gli arcangeli Michele e Lucifero, portati sullo schermo rispettivamente da Benjamin Walker e Bradley Cooper. Il progetto, che prende sempre più forma come un action visionario da girare in 3D, potrebbe arricchirsi anche della presenza di Camilla Belle, l’eroina di 10.000 a.C., nella parte di Eva.
Dark Shadows: prima foto ufficiale!
La Warner Bros ha diffuso finalmente una prima foto ufficiale di Dark Shadows, ultimo film attualmente in lavorazione di Tim Burton. Dopo le prime foto di Johnny Depp rubate dal set inglese di Dark Shadows, ora riusciamo meglio a concepire il design del film.
E’ Entertainment Weekly a pubblicarla. Nella foto vediamo Johnny Depp e agli altri membri del cast che vengono ritratti tutti insieme all’interno, del Collinwood Manor.
Scritto da Seth Grahame-Smith e una storia dello stesso Grahame-Smith e John August. Il film è prodotto e diretto da Tim Burton. Nel cast oltre a Johnny Depp, Eva Green, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Jackie Earle Haley, Bella Heathcote. Il film uscirà l’11 maggio 2012 negli Stati Uniti.
Iron Man 3: nuova vita, nuove location!
Si sono appena concluse le
riprese de I Vendicatori. Ora LatinoReview riporta la notizia
che i Marvel Studios sono entrati in
pre-produzione avanzata per Iron Man 3, e stanno iniziando a
fissare le location per le riprese del film di Shane Black (al
posto di Jon Favreau alla regia).
Mildred Pierce: recensione della Miniserie HBO firmata Todd Haynes
Mildred Pierce è la miniserie evento del 2011 diretta da Todd Haynes che vede protagonista un cast d’eccezione composto da Kate Winslet nei panni di Mildred Pierce, Guy Pearce nel ruolo di Monty Beragon e Evan Rachel Wood come Veda Pierce.
La trama di Mildred Pierce: Nella Los Angeles della Grande Depressione, dopo la separazione dal marito infedele Mildred Pierce lotta per mantenere sé stessa e le sue figlie: cambierà la sua esistenza e troverà amore e ricchezza grazie a una catena di ristoranti, ma la morbosa devozione verso la viziata primogenita Veda la trascinerà di nuovo verso un disastro privato e professionale.
Mildred Pierce, l’analisi: “to hell with her.”
Il pregiudizio che da sempre vorrebbe il piccolo schermo schiavo di produzioni di media qualità al fine di soddisfare i difficili palati degli spettatori crolla miseramente dinanzi alle grandi produzioni dell’ultima stagione televisiva americana: l’impeccabile HBO, già regina incontrastata grazie a Game of Thrones e Boardwalk Empire torna a stupire il suo pubblico con Mildred Pierce, miniserie in 5 puntate andata in onda sul canale in aprile e recentemente presentata al Festival di Venezia come omaggio al suo regista Todd Haynes, membro illustre della giuria, prima di debuttare per l’Italia su Sky Cinema dal 14 ottobre.
A quasi dieci anni dallo splendido Lontano dal paradiso (Far from heaven) Hanyes torna a raccontare ombre e ipocrisie del sogno americano con una storia tutta al femminile tratta dall’omonimo romanzo di James M. Cain (“il postino suona sempre due volte”) e già brillantemente trasposto da Michael Curtis con una Joan Crawford da Oscar come protagonista: un passato impegnativo, con quale la miniserie evita sapientemente il confronto abbandonando i toni noir della versione del 1945 per quelli del melodramma d’autore, complice una fedeltà al testo originale all’epoca soffocata dalla scabrosità dei temi trattati.
Il risultato è un prodotto che non ha nulla da invidiare a un’esperienza cinematografica e che sembra preferire il mezzo televisivo unicamente allo scopo di non porsi limitazioni nella fluidità del racconto: peccato allora, come spesso accade a registi di grande cinema prestati al piccolo schermo, che il tanto tempo a disposizione venga effettivamente dilatato oltre misura cadendo spesso in momenti di stasi decisamente evitabili; immersi in una messa in scena impeccabile che ricostruisce a New York la Los Angeles degli anni 30’ e forti dei costumi di Ann Roth (premio Oscar per il paziente inglese) e della fotografia di Edward Lachmann i personaggi si muovono con disinvoltura nel loro microcosmo, regalandoci scene di impatto devastante perfettamente sostenute dalle malinconiche musiche di Carte Burwell (dalla straziante morte della piccola Ray al disturbante colpo di scena finale) ma senza celare una generale difficoltà a empatizzare con lo spettatore, prima che il fulcro del racconto possa finalmente decollare ed esplodere in un’insana quanto necessaria conclusione.
La scalata di Mildred Pierce, moglie tradita che cerca l’indipendenza economica e sentimentale nell’ America della Grande Depressione, inizia tiepidamente come tante altre storie di riscatto sociale di inevitabile attualità, alla ricerca di un lavoro che le permetta di mantenere sé stessa e le sue figlie per poi culminare nella creazione di un vero e proprio impero economico, fonte di ricchezza e prosperità che si accompagna alla nascita di un amore finalmente appassionato e appagante; un percorso di crescita e cambiamento destinato a frantumarsi in un soffio, in favore di una devozione morbosa verso una figlia spietata e opportunista per il cui futuro tutto va sacrificato senza mai chiedere nulla in cambio.
Di nuovo prigioniera delle convenzioni dopo Revolutionary Road, la fresca vincitrice dell’ Emmy Award Kate Winslet dà ancora una volta prova del suo indiscusso talento con una performance immensa e vibrante, nei panni di una donna ammirevole per la determinazione con cui affronta le difficoltà ma altrettanto detestabile nel suo continuo svalutarsi dinanzi della primogenita Veda, sulla quale Mildred riversa ogni aspirazione e sogno mai realizzato, accecata da una affezione incondizionata a dir poco insopportabile: perfida e diabolica, Evan Rachel Wood le si oppone come un serpente insidioso e infido, consapevole della sua effettiva mediocrità ma disposta a qualunque compromesso pur di emergere dalla realtà provinciale a cui appartiene, in uno scontro continuo di ingratitudine che sembra più addirsi ad una coppia di innamorati che a una relazione madre figlia; in palio, c’è il cuore di Monty Beragon (un Guy Pearce anche lui meritatamente premiato agli Emmy), secondo marito di Mildred affascinante ma pigro e incapace che avrebbe ben meritato la differente fine di fantasia riservatagli da Curtis.
Specchio di una generazione suo malgrado prigioniera della sconfitta che cerca disperatamente di ritrovare i propri sogni pur non avendo la forza necessaria, Mildred Pierce è dunque un altro esempio di grande cinema prestato al piccolo schermo, un piccolo gioiello che nella sua infinita perfezione formale non manca di qualche scalfittura, ma che non possiamo fare a meno di ammirare e invidiare.
This Must Be The Place distribuito in USA dai Weinstein!
New York, 21 settembre 2011 –
The Weinstein Company (TWC) ha annunciato oggi l’acquisizione per
la distribuzione negli Stati Uniti di This Must be the Place di
Paolo Sorrentino, presentato con successo allo scorso Festival di Cannes.
Jackie Earle Haley in Lincoln
Jackie Earle Haley (Watchmen e
il prossimo Dark Shadow) entra a far parte del colossale progetto
di Steven Spielberg dedicato a Lincoln. La
notizia arriva oggi e l’attore interpreterà Alexander Stephens
Krokodyle al Sitges in Catalogna
The Girl With the Dragon Tatoo Trailer 2: di David Fincher!
Un remake per Scarface?
Steven Spielberg riceverà il Selznick Award!
Steven Spielberg riceverà nel 2012 il
prestigioso premio David O. Selznick Achievement Award dalla
associazione produttori di Hollywood, la Producers Guild of
America. In un comunicato i due direttori dell’organizzazione,
Paula Wagner e Michael Manheim, hanno dichiarato:
L’alba del pianeta delle scimmie: recensione del film con James Franco
L’alba del pianeta delle scimmie è un film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, reboot della serie cinematografica tratta dal romanzo del 1963 Il pianeta delle scimmie, di Pierre Boulle.
L’alba del pianeta delle scimmie, la trama
Nel 1968 uscì al cinema Il Pianeta delle Scimmie, film fantascientifico in cui si ipotizzava una presa di potere dei primati su tutta la Terra. Nel 2011, in piena crisi creativa hollywoodiana, Rick Jaffa e Amanda Silver realizzano una sceneggiatura che ci spiega le ragioni del film di Schaffner del ’68. L’alba del pianeta delle scimmie è infatti il prequel del famoso classico di fantascienza e racconta i meccanismi che hanno generato un’intelligenza umana nelle scimmie.
Il protagonista di L’alba del pianeta delle scimmie è Will (James Franco), uno scienziato alle prese con un farmaco che mira a ricostruite le cellule danneggiate del cervello. Gli esperimenti vengono fatti sulle scimmie e quello che Will ancora non sa è che quel virus che lui ha sviluppato in laboratorio ha effetti incredibile sui primati, permettendo loro di sviluppare una super intelligenza, ma sugli esseri umani ha terribili conseguenze.
L’alba del pianeta delle scimmie, evoluzione tecnologica e drammaturgica
Un’affermazione ronza
nella testa di chi guarda L’alba del pianeta delle
scimmie, dal primo all’ultimo minuto: “E’ sbagliato”.
Inevitabile in questo caso l’avversione e la critica alla
sperimentazione sugli animali, nessuno ne conosce le conseguenze.
Ma ancora più grave è per l’uomo pensare di poter dominare una
natura selvaggia che per quanto umanizzata, resta pur sempre
soggetta agli istinti.
E’ quanto succede a Cesare, straordinario scimpanzé protagonista, interpretato in motion capture dall’attore che ormai ha fatto di questa tecnica una missione personale: Andy Serkis. Incredibili gli effetti speciali, realizzati dalla Weta, che ormai fa sembrare obsolete le scene di massa de Il Signore degli Anelli, che tanto avevano sorpreso il pubblico all’epoca.
L’alba del pianeta delle scimmie, l’inizio di una nuova saga
Oltre le implicazioni morali, che in un blockbuster sono quasi sempre secondarie, il film diretto da Rupert Wyatt si rivela un gran bel lavoro, che coniuga intrattenimento nella forma più banale dell’action, con la costruzione di dinamiche intime trai personaggi che permetto l’identificazione con le situazioni. Anche in questo film è buona la prova di James Franco, scienziato benintenzionato che non riesce a far valere l’etica sull’economia, e di incredibile realtà è il suo rapporto con Cesare, che diventerà poi il capo della ribellione.
L’alba del pianeta delle scimmie si conclude con il preludio, l’alba di quello che troveranno gli astronauti che vengono dichiarati persi nello spazio, una volta riatterrato sul loro pianeta. Anche in questo caso, come già per Harry Potter e i Calice di Fuoco, Patrick Doyle compone una colonna sonora di tutto rispetto, che coinvolge e sostiene il racconto senza mai invaderlo. Nel cast di L’alba del pianeta delle scimmie anche Tom Felton in un piccolo ruolo che però ci fa apprezzare le sue discrete doti, John Lithgow e Freida Pinto.
Alla fine Cesare troverà la sua casa e Will si dovrà serenamente rassegnare a lasciar andare il suo amico dagli occhi luminosi, ignaro che il primate sarà da li a poco la causa di una conquista ben più grande. A chi era rimasto deluso dal Il Pianeta delle Scimmie targato Burton diciamo: andate a vedere come tutto ebbe inizio!
Ma come fa a far tutto? recensione del film con Greg Kinnear
Ma come fa a far tutto? è tratto dall’omonimo romanzo di Allison Pearson del 2002, l’inno nazionale delle madri lavoratrici ci fa visita anche sul grande schermo. Kate Reddy (Sarah Jessica Parker) è una madre che cerca disperatamente di destreggiarsi tra il matrimonio, i due figli ed un lavoro ad alto stress in una società di gestione finanziaria. Come la definisce il marito Richard (Greg Kinnear) un’autentica equilibrista. Ma quando i due ottengono incarichi lavorativi sempre più importanti si troveranno sull’orlo di un precipizio: riuscire a tenere insieme i pezzi di una vita sempre più affollata diventerà ancora più difficile. Chiamatelo Carrie Bradshaw 2.0. Sarah Jessica Parker è ormai schiava del personaggio di Sex and the City ed il rischio di far tornare alla mente degli spettatori la donna in carriera newyorkese è molto alto.
A rendere tutto ancora più complicato è il tono che il regista Douglas McGrath da alla pellicola: le caratteristiche principali della serie ci sono tutte. Questo genere di commedia si basa soprattutto sulla rappresentazione in ambiente familiare e lavorativo di personaggi che interagiscono emotivamente tra di loro e questo lungometraggio rispecchia perfettamente queste caratteristiche ricordandoci la serie andata in onda dal 1998 al 2004. Gli unici che mantengono la loro dignità in ambito cinematografico sono Pierce Brosnan (Jack Abelhammer) e Greg Kinnear, i quali si dimostrano ottimi interpreti di quell’universo maschile relegato in un piccolo angolo per tutta la durata del film.
In Ma come fa a far tutto? è con la sceneggiatura di Aline Brosh McKenna, già vista all’opera in 27 volte in bianco, Il diavolo veste Prada e Morning Glory, che il romanzo diviene una piacevole pellicola cinematografica: tagliente e veramente ironica ci ricorda come la sceneggiatrice del New Jersey sia ancora una volta vicina a tutte quelle donne desiderose di felicità, amore e di un lavoro che le soddisfi. Di tutti gli aspetti della lavorazione di Ma come fa a far tutto? questo è sicuramente il più riuscito.
Interessanti sono le interviste fatte alle persone che conoscono Kate: interrompono il regolare corso della trama con intelligenza e la comicità che sprigionano ben si adatta alla vena di ilarità presente in Ma come fa a far tutto? ed hanno anche il compito di illustrarci l’universo in cui la protagonista vive. Le mamme di tutto il mondo hanno trovato un nuovo modello cui ispirarsi, e con certezza riempiranno le sale dal 23 Settembre 2011.
La pelle che abito: recensione del film di Pedro Almodovar
Dopo Gli abbracci spezzati, Pedro Almodovar ritorna al cinema con La pelle che abito, una storia di violenza, inflitta e subita, di sessualità disturbata, di vendetta, identità e sopravvivenza.
Ne La pelle che abito Robert Ledgard è un eminente chirurgo plastico che, sacrificando successo e denaro, smette di operare per dedicarsi alla ricerca. Le sue giornate si dividono tra il suo laboratorio e i convegni con i colleghi che vogliono carpire i suoi segreti. Ma cosa nasconde quest’uomo affascinante e dall’aspetto imperturbabile? La sua casa, un’immensa villa, ci svela il mistero: una donna che, segregata in casa, nasconde a sua volta un inconfessabile segreto.
La pelle che abito ritorno ai “classici fantasmi”
Il regista, coerentemente con se stesso, ripropone con intrecci diversi e stile sobrio i suoi classici fantasmi: una o più donne coinvolte in torbidi segreti, uomini che non riescono a vivere il sesso se non attraverso la violenza, una figura centrale di straordinaria forza che attraverso inimmaginabili sofferenze trova una via d’uscita. Pur facendo leva su tutti questi cardini narrativi largamente collaudati, Almodovar inciampa nella sua stessa storia, poiché non riesce a dare ai suoi personaggi spessore né drammaticità. Le tragedie che colpiscono i protagonisti non oltrepassano lo schermo, il racconto è sterile e per lo spettatore è come guardare un acquario nel quale nuotano i pesci/attori.
Dopo diverso tempo Almodovar ritrova Antonio Banderas, con il quale però non si ripetono i successi passati (Legami! e La legge del desiderio), ed al quale affida un personaggio complesso ma impassibile che rischia di far sembrare scarsa anche la performance dell’attore. Anche la struttura narrativa di La pelle che abito, un sistema a scatole cinesi che vanno a ritroso nel tempo, risulta forzata poiché invece di dare suspence al racconto lo appesantisce e lo rende prevedibile. Lo stesso Alberto Iglesias, compositore abituale per Almodovar, questa volta sbaglia, realizzando una soundtrack eccessiva e invasiva, che sovraccarica l’universo già affollato di oggetti e sentimenti di un brillante regista che ha avuto una caduta di stile.
Festival del film di Roma 2011: The Twilight Saga: Breaking Dawn Parte I!
Festival del film di Roma 2011: Richard Gere premio alla carriera e Michael Mann!
Sucker Punch – Edizioni Blu-ray e DVD in vendita dal 31 Agosto 2011
Steven Spielberg parla di Lincoln: inizio di riprese nei prossimi giorni!
Siamo ormai vicini
all’attesissimo ritorno di Steven Spielberg nelle sale cinematografiche
e lo farà con ben due titolo altrettanto attesi: War Horse e Le
avventure di Tintin: il segreto dell’unicorno. Nonostante ciò il
regista è già a lavoro sul suo prossimo film: l’atteso progetto
intitolato Lincoln, biopic sul carismatico presidente degli Stati
Uniti che sul grande schermo avrà il volto di Daniel Day Lewis.