Hypnosis è un film
‘di genere’, come in Italia ormai raramente si vedono: è quello in
cui si cimentano Davide Tartarini e Simone Julian Cerri
Goldstein – aka 12/77 – in occasione della loro prima
prova sulla lunga distanza, culmine di una collaborazione di oltre
dieci anni.
Hypnosis ci
racconta di Christian, trentenne proiezionista in un multisala,
privo di ogni ricordo di infanzia; per questo, è in cura da anni da
uno psicanalista, padre di una sua amica: sarà lei a convincerlo a
provare a cambiare terapia, rivolgendosi al suo compagno,
ricorrendo alla tecnica dell’ipnosi regressiva. L’esperimento
finirà per portare alla luce memorie rimosse, conducendo i tre in
un paese sperduto, alla scoperta di una verità da incubo, con
nefande conseguenze.
Hypnosis a cavallo
tra thriller paranormale e horror tutto sommato efficace: dà modo
ai più ‘suggestionabili’ di sobbalzare quelle due – tre volte dalla
poltrona, e offre agli appassionati l’opportunità di farsi qualche
risata, non disdegnando un approccio a tratti ironico al genere,
ponendosi se vogliamo, metà strada tra l’horror giapponese a base
di ‘presenze inquietanti’ che è andato per la maggiore negli ultimi
anni, e il gotico ‘padano’ di certi episodi del primo Avati
(complice anche la suggestiva e azzeccata ambientazione
archeo-industriale di Crespi d’Adda), il tutto condito con qualche
ulteriore citazione (una su tutte, quella del villaggio ‘infernale’
de “Il seme della follia” di Carpenter).
Il cast vede protagonisti volti,
noti al pubblico del grande e (soprattutto) piccolo schermo: il più
conosciuto è senz’altro quello di Daniela Virgilio, reduce dal
successo della versione televisiva di “Romanzo
Criminale” (dove interpretava Patrizia); assieme a
lei, Nicola Baldoni, (nel ruolo di Christian) visto ne
“L’ultimo ultras” di Calvagna e in varie fiction televisive e
Federigo Ceci, anch’egli attivo in televisione, ma anche sul set di
“Miracolo a Sant’Anna”. Tra i ruoli ‘di contorno’, da segnalare
quello di una veterana dei palchi, soprattutto teatrali (per quanto
non conosciutissima tra il grande pubblico), come Narcisa
Bonati.
Hypnosis paga
certo le inevitabili lacune derivanti da una produzione dal budget
limitato (sarà forse ozioso chiederselo, ma resta la domanda su
cosa sarebbe stato questo film con maggiori mezzi a disposizione),
con l’aggiunta di qualche passaggio un pò lento e di personaggi un
filo tagliati con l’accetta: la bella ragazza che per fare del bene
finisce per scoperchiare il classico ‘vaso di Pandora’, il giovane
traumatizzato, il medico che forse è più attirato dalle prospettive
di carriera che non dalla salute del proprio assistito… una ‘pecca’
da mettere in conto, quando la storia e il ‘come andrà a finire’
prendono il sopravvento sui protagonisti, oltre a un finale
che forse potrà risultare non immediatamente chiaro ai meno avvezzi
alla narrativa dell’orrore…. nonostante tutto però, è un film
che in fondo funziona e che si può andare a vedere anche solo per
premiare il tentativo di riproporre (anche attraverso un’ampia
distribuzione, con una cinquantina di copie, anche presso i
principali circuiti multisala) il ‘caro, vecchio, cinema di
genere’.