I Marvel Studios hanno ufficializzato un nuovo banner per The Avengers, che come al solito mostra l’intero cast di spuer eroi in assetto da combattimento.
Due nuovi banner per The Avengers
Jack e Jill – Trailer italiano
Arriva il trailer italiano di Jack e Jill, una commedia di Dennis Dugan, con Adam Sandler, Katie Holmes e Al Pacino. Dal 10 febbraio al cinema.
The Whistleblower: recensione del film con Rachel Weisz
The Whistleblower è tratto da una storia vera e racconta le vicende di una poliziotta del Nebraska (Rachel Weisz) che entra a far parte dei corpi di pace delle Nazioni Unite nella Bosnia del dopoguerra civile. Si troverà a portare alla luce uno scandalo legato alla tratta di esseri umani, che persino l’ONU tenta di insabbiare.
Il punto di forza del film è senza dubbio la solida interpretazione di Rachel Weisz. L’attrice britannica conferma ancora una volta il suo talento sobrio e versatile, riuscendo a dare profondità a un personaggio complesso, segnato da un passato difficile e catapultato in una realtà brutale e inadeguata rispetto alle sue aspettative. È il suo personaggio il vero fulcro del film: con forza e tenacia si batte contro chi vorrebbe relegare questi crimini a semplici incidenti di percorso, nascosti come polvere sotto il tappeto.
Rachel Weisz è affiancata da un cast di tutto rispetto: Vanessa Redgrave, David Strathairn e Monica Bellucci. Quest’ultima, spesso ricordata più per la sua bellezza che per le sue doti interpretative, si cimenta qui in un piccolo ruolo, offrendo comunque una prova convincente.
Il film segna un buon esordio alla regia per la canadese Larysa Kondracki, che accompagna la narrazione con sobrietà, evitando inutili artifici. La storia, già di per sé cruda e sconvolgente, non ha bisogno di orpelli: lo spettatore assiste impotente a ciò che può accadere in luoghi devastati dalla guerra e dimenticati dall’umanità, dove persino chi dovrebbe proteggere i deboli sceglie di chiudere gli occhi di fronte all’efferatezza.
The Whistleblower è un film necessario, perché accende i riflettori su una realtà scomoda, spesso rimossa tanto dalla politica quanto dal cinema. Denuncia il silenzio colpevole delle istituzioni, mette in discussione il ruolo degli organismi internazionali e racconta senza filtri quanto possa essere difficile, per una singola persona, opporsi a un sistema corrotto.
In un panorama in cui il cinema civile trova sempre meno spazio nella distribuzione italiana, sorprende e amareggia che un’opera così importante, e sorretta da un cast di primo piano, resti quasi invisibile nel nostro Paese.
1921 – il mistero di Rookford: recensione del film con Rebecca Hall
Un po’ come accade quando si parla di morte e visioni senza riuscire a non pensare a Il sesto senso, 1921 – Il mistero di Rookford richiama, per certi versi, molti di quei film che hanno segnato profondamente il sottogenere della ghost story. Quando si affronta una storia di fantasmi ambientata in una spettrale villa di campagna circondata da uno sterminato giardino, è inevitabile pensare a pellicole come The Others o, più recentemente, The Orphanage.
Ambientato nell’Inghilterra del 1921, alla fine della Prima Guerra Mondiale, 1921 – Il mistero di Rookford racconta la storia di Florence, una donna estremamente razionale e scettica che viene chiamata in una scuola di campagna per indagare su un crimine inspiegabile. Un ragazzo è morto e alcune fotografie successive al decesso mostrano, sullo sfondo, una figura sfocata e misteriosa. I ragazzi della scuola parlano di presunte apparizioni di un fantasma. Quando Florence crede di aver confutato ogni teoria soprannaturale, si troverà invece faccia a faccia con una creatura che metterà in crisi tutte le sue certezze razionali.
Un thriller soprannaturale tra atmosfere gotiche e inquietudine
Pur rimanendo un gradino sotto a The Orphanage e nonostante il tema già ampiamente esplorato, il film segna un buon esordio nel cinema di Nick Murphy, che riesce a raccontare una storia a tratti originale, senza rinunciare a richiami formali e tematici ad altre opere del genere. Questo risultato si deve anche a una sceneggiatura non perfetta per intreccio, ma interessante per dettagli e piccoli espedienti narrativi con cui accompagna lo spettatore attraverso gli eventi.
Se a questo si aggiunge la bravura del cast femminile, il giudizio complessivo non può che essere positivo. Su tutte spicca la straordinaria Rebecca Hall, che conferma il suo talento sobrio e raffinato, regalandoci un personaggio che si muove con eleganza in una cornice colma di dolore e inquietudine.
La sua interpretazione ha quella sottigliezza e profondità che rendono credibili anche gli elementi soprannaturali con cui viene in contatto. Al suo fianco troviamo Imelda Staunton, volto noto ai fan di Harry Potter, che con il suo carisma e la sua espressività arricchisce ulteriormente il cast. A completare il quadro, la poetica partitura di Daniel Pemberton, capace di donare al film ulteriore profondità emotiva: l’uso insistito del violino accompagna infatti la sofferenza dei personaggi e amplifica la dimensione perturbante dell’ambiente in cui si muovono, la casa, luogo privilegiato dell’horror, come insegna anche Invasati di Robert Wise.
L’unico limite del film è rappresentato dalla prima parte, che fatica a trovare il giusto ritmo per costruire la suspense. Fortunatamente, la narrazione prende presto vigore e riesce a restituire quell’azione necessaria a mantenere il film sui binari del thriller soprannaturale. Gli spettatori più avvezzi al genere troveranno in 1921 – Il mistero di Rookford un discreto thriller, con sprazzi efficaci di orrore.
Miracolo a Le Havre: recensione del film di Aki Kaurismäki
In Miracolo a Le Havre Marcel Marx un tempo era uno scrittore, ma ha abbandonato da anni la vita artistica per dedicarsi a una più modesta attività, quella di lustrascarpe nella città portuale di Le Havre; Idrissa è un giovanissimo ragazzino africano, sbarcato per caso in Normandia dentro un container diretto a Londra, dove vive sua mamma. L’incontro fortuito tra questi due sradicati e l’aiuto spontaneo che Marcel offre a Idrissa è solo la prima scintilla che spinge tutta la comunità a darsi da fare per mostrare un po’ di solidarietà, mentre le autorità lo cercano come fosse un soggetto pericoloso.
È di pochi saper trattare temi alti con sincerità e al tempo stesso leggerezza, e in questo sta la grandezza di Kaurismaki: nel riflettere sull’Europa senza frontiere e sull’immigrazione clandestina, sull’identità e sulla solidarietà sociale, rinuncia da subito ai toni predicatori e conferisce a Miracolo a Le Havre la giocosità di un fumetto. A questo fanno pensare sia il suo stile di regia, fatto di immagini quasi sempre fisse ma con colori così netti e vividi, sia la caratterizzazione dei personaggi, sempre fortemente tipizzati: il lustrascarpe vietnamita, il rocker Little Bob, il vicino spione, l’esilarante Commissario Monet che mantiene il suo volto impassibile anche girando per Le Havre con un ananas in mano. Il regista finlandese è aiutato in questo da un cast straordinario, con molti habitué dei suoi film, dei quali asseconda minuziosamente ogni gesto e mimica facciale.
Oltre alla levità di cui si è detto c’è un messaggio ottimista di fondo che, se ai più cinici può apparire forzato nella realtà attuale dell’Unione Europea, è in realtà sintomo di un umanesimo incrollabile: così come Marcel ha scelto di fare il lustrascarpe per vivere in mezzo alla gente (seguendo “i precetti del discorso della montagna” secondo le sue stesse parole), Kaurismaki racconta il quotidiano in modo essenziale e mai artificioso, ama tutti i suoi personaggi indistintamente perché vuole mostrarci come i gesti individuali abbiano un valore assai più incalcolabile della cecità dei sistemi e delle autorità costituite. Se la polizia di Le Havre non sa far altro che accogliere a mitra spianati dei poveracci che muoiono di fame, Marcel è lì a ribadirci che forse la scelta migliore è farlo con un panino al formaggio.
Ligabue Campovolo 3D: un treno per i fan dritto all’anteprima di Roma!
Inti-Illimani – Dove cantano le nuvole. Incontro con la stampa
Inti-Illimani: dove cantano le nuvole
Kirsten Dunst in Red Light Winter di Adam Rapp
Kirsten Dunst, premiata come miglior attrice femminile al Festival di Cannes 2011 per l’interpretazione di Justine in Melancholia di Lars von Trier, entra
Niente Django Unchained per Michael K. Williams
Michael Kenneth Williams, l’Omar di The Wire, attore apprezzato e versatile, era stato inizialmente in lizza per il ruolo principale di Django Unchained, il nuovo film di Quentin Tarantino. Per questioni d’agenda, la parte era andata a Jamie Foxx. In seguito, era nata l’idea di un ruolo minore in Django per M. K. Williams. Tuttavia, ora pare ormai certo che, a causa degli impegni con la serie Boardwalk Empire, non vedremo l’attore afroamericano nel western di Tarantino. Niente paura per i fan dell’Omar Little di The Wire: nel 2012 sarà ugualmente sui grandi schermi con Snitch di Ric Roman Waugh.
Fonte: Deadline
Hugh Jackman: a Broadway con gli artigli di Wolverine
Hugh Jackman ha cominciato con Wolverine. Si può tranquillamente prendere per buona questa affermazione, se consideriamo che quello del mutante è il suo primo ruolo di una certa importanza e che gli ha dato anche notorietà. La sua carriera cinematografica, cominciata con il quasi sconosciuto Paperback Hero nel 1999, subisce nel 2000 una svolta decisiva con il film di Bryan Singer, e quest’anno, con un piccolo cameo in X Men: L’inizio, ha compiuto il suo undicesimo anno e chiuso una sorta di cerchio ideale.
Quella col personaggio di Wolverine è la tipica ‘identificazione’ che rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio: certo l’interpretazione, riuscitissima, del personaggio ha dato a Hugh Jackman una popolarità che forse altrimenti non avrebbe avuto, tuttavia vi è sempre il rischio che certi ruoli finiscano per ‘imprigionare’ l’attore, impedendogli di mostrare pienamente le proprie potenzialità.
A guardarli nel loro insieme, nel corso di questi undici anni abbiamo visto Hugh Jackman (nato a Sidney nel 1968) impegnato in due filoni principali: da una parte l’azione, quella certo della trilogia degli X-Men (meglio forse il primo e il terzo, più debole il secondo capitolo), ma anche di un film ambizioso quanto dagli esiti abbastanza scontati come Codice Swordfish, o il più riuscito Van Helsing, in cui ha vestito i panni del cacciatore di vampiri in una rilettura (forse un pò troppo libera) del personaggio di Bram Stoker. All’opposto, vi sono i film della categoria ‘commedie romantiche’, come Qualcuno come te, che lo ha visto recitare a fianco di Ashley Judd, o Kate & Leopold con Meg Ryan, in cui il nostro ha interpretato un gentiluomo ottocentesco catapultato ai giorni nostri.
Ma è nel musical che Hugh Jackman trova la sua vera vocazione. Nel 2002 canta il ruolo di Billy Bigelow nell’edizione di Carousel presentata alla Carnegie Hall mentre nel 2003 debutta a Broadway come protagonista dell’acclamato spettacolo The Boy from Oz. La sua interpretazione del musicista Peter Allen riceve grandi apprezzamenti da parte di pubblico e critica, ottenendo, nel 2004, il Drama Desk Award e il Tony Award come miglior interpretazione maschile in un musical. Per tre stagioni successive (2003, 2004 e 2005) presenta la cerimonia di premiazione dei Tony Awards (vincendo, nel 2004, l’Emmy come miglior presentatore). Nel 2003 la sua interpretazione di Peter Allen nell’ edizione newyorkese di The Boy from Oz gli vale il Tony Award come miglior interprete maschile e nell’estate del 2006 riprende il ruolo Peter Allen nello show Boy From Oz – Arena Spectacular, (un’ edizione speciale del musical, diretta da Kenny Ortega). Sempre nel 2006 esce una tripletta di lavori che, grazie soprattutto al livello della regia, hanno senz’altro contribuito alla crescita professionale dell’attore, che si è dedicato alla recitazione dopo gli studi di giornalismo: Scoop, secondo film londinese di Woody Allen, The Fountain (in italiano: L’albero della vita di Darren Aaronofsky) e soprattutto The Prestige di Christopher Nolan dove, complice anche il dividere la scena con Christian Bale, Jackman ha offerto una delle sue interpretazioni più convincenti.
Hugh Jackman: a Broadway con gli artigli di Wolverine
Poi è il turno di una scelta sbagliata: nel 2008 Baz Luhrmann mette insieme un cast di australiani per portare al cinema una grande epopea su quella terra, in stile Via Col Vento. Purtroppo però il film è un vero fiasco e Hugh si ritrova con la collega Nicole Kidman a dare volta al più brutto film di Luhrmann.
Non appare casuale, quindi, che il nostro sia spesso tornato ‘sul luogo del delitto’, interpretando a più riprese Wolverine, fino al film omonimo dedicato alle origini del personaggio, forse per restare ‘fedele’ (o cementare la fedeltà) del suo pubblico.
Nel corso di questi undici anni Hugh Jackman si è tolto qualche soddisfazione ‘importante’, come la conduzione della cerimonia degli Oscar nel 2009, qualche altra più ‘frivola’, come l’elezione a uomo più sexy del mondo da parte di “People” nel 2008, e ha forse visto svanire ‘l’occasione della vita’, essendo stato per qualche tempo trai ‘papabili’ per il ruolo di nuovo ‘007’, assegnato a Daniel Craig.
Più recenti sono i ruoli ne Il ventaglio segreto e in Real steel, variazione futuristica sul rapporto ‘padre – figlio’ che vedremo e breve sugli schermi italiani.
Per Hugh Jackman sembra che non sia ancora arrivata la grande occasione al cinema, uno di quei ruoli che consacrano un attore, e quindi per ora si impegna affinchè arrivi al cinema ancora una volta il suo personaggio feticcio, quel Wolverine che l’ha reso noto, con una produzione che però fatica a decollare. Per ovvie ragioni d’età non sappiamo quanto a lungo Hugh potrà ancora contare sul mutante artigliato, tuttavia speriamo che la sua vocazione musicale non venga accantonata.
Amy Adams in trattative per Trouble With the Curve
Sharon Stone nel biopic su Linda Lovelace
Sharon Stone interpreterà la madre di Linda Lovelace (1949-2002) nel film biografico Inferno: a Linda Lovelace Story, diretto da Matthew Wilder. Il film, che avrà come protagonista la svedese Malin Akerman (Watchmen), sarà basato sul libro Ordeal: An Autobiography by Linda Lovelace with Mike McGrady.
La Stone, prima di dedicarsi a Inferno, prenderà parte a The Mule, un thriller firmato Michael Radford.
Picchiarello sul grande schermo
Django Unchained: ecco montatore e direttore della fotografia
Quentin Tarantino, nel settembre 2010, ha perso la fedele montatrice di tutti i suoi film, Sally Menke, scomparsa a soli 56 anni. Ora sembra averne individuato il successore in Fred Raskin, che con Tarantino ha già collaborato in qualità di assistente al montaggio nei due Kill Bill.
Sciolto anche il nodo del direttore della fotografia: toccherà a Robert Richardson, già agli ordini di Tarantino nella saga di Bill e in Bastardi senza gloria, nonché vincitore di due premi Oscar per la miglior fotografia con The Aviator e JFK.
Fonte: Collider
Scrat’s Continental Crack-Up — Part 2 è online!
Brave: il trailer dell’ulitmo film Pixar
Titanic 3D – Trailer Ufficiale
Il trailer ufficiale di “Titanic 3D”, riadattato in 3D da James Cameron, con Leondardo DiCaprio, Kate Winslet, Gloria Stuart, Billy Zane, Frances Fisher, Bernard Hill e Bill Paxton.
Titanic 3D: il trailer
Dopo il poster ecco il trailer, il Titanic di James Cameron si prepara a tornare più in forma che mai in un 3D che, siamo sicuri, sarà spettacolare. Ritroveremo Jack e Rose
Da Roma a San Francisco: incontro con Daniele Luchetti
Il NICE (New Italian Cinema Event) torna negli Stati Uniti. Il festival, fondato a Firenze nel 1991, era nato con l’idea di promuovere il nuovo cinema italiano all’estero, obiettivo che svolge eccellentemente da 21 edizioni. Inauguratosi all’Anthology Film Archives-Courthouse Theatre a New York il 10 novembre, si è trasferito a San Francisco al Landmark Embarcadero Center Cinema, il 13 novembre.
Young Adult – Trailer Italiano
Il primo trailer ufficiale del film “Young Adult” di Jason Reitman, con Charlize Theron, Patrick Wilson, J.K. Simmons, Elizabeth Reaser, Patton Oswalt, Emily Meade, Collette Wolfe e Louisa Krause.
Il buono, il matto, il cattivo: recensione del film
Il buono, il matto, il cattivo Kim Ji-woon è uno dei registi coreani più interessanti che ci sono in circolazione, noto per lo stile adrenalinico e sanguinolento dei suoi notevoli lungometraggi. Questa volta il talentuoso regista affronta il western alla Sergio Leone (citato sin dal titolo e ricordato nelle spettacolari sequenze iniziali della corsa del treno che danno il via alla storia), regista che rappresenta una inesauribile fonte di ispirazione per tantissimi maestri del cinema.
Ne esce un bizzarro action movie ambientato tra le valli desertiche della Manciuria durante gli anni ’30, che ricorda tanto il mitico Far West fasullo (e spagnolo) degli spaghetti western, popolato di loschi banditi mossi da avidità e sete di potere. Un bizzarro individuo (il matto del titolo, ossia la star Kang-Ho Song molto apprezzata in film come “Thirst”,“The host”, “Secret sunshine” e “Mr. Vendetta”) ruba ad un ricco contrabbandiere una famosa mappa che porterebbe al nascondiglio di un immenso tesoro nascosto nell’antichità.
Quest’ultimo assolda un killer (il cattivo, Byung.Hun Lee, attore feticcio di Kim Ji-woon che lo ha diretto sia in “Bittersweet life” che in “I saw the devil”) per recuperarla, ma sulle tracce di entrambi giunge un famoso e abilissimo cacciatore di teste (il buono), non del tutto indifferente all’idea di un bel malloppo di cui impadronirsi che si andrebbe da aggiungere alla taglia che pende sui due malviventi.
Lo scontro e la fuga tra i tre protagonisti sono rocamboleschi e si snoda in un crescendo di inseguimenti e sparatorie. Si deve ammettere che Ji-woon convince di più nei magnifici thriller che hanno preceduto questa bizzarra pellicola ma è importante ricordare che in Corea è conosciuto come un regista pop, capace di alternare horror e noir girando storie che viaggiano sempre a grandi velocità, tanto che in estremo oriente i suoi film sono dei blockbuster annunciati.
Il buono, il matto, il cattivo è un vero e ossequioso omaggio agli spaghetti western, in cui la ricerca di personaggi iconici sono parte di un teatrino variopinto e grottesco, in cui si possono intravedere le tracce di Sukyiaki Western Django di Takashi Miike. Mescolando il western e la pura avventura Kim stupisce soprattutto per le scelte registiche al limite dell’acrobatico, con piani sequenza ed altri spettacolari movimenti della macchina da presa che rivelano le grandi abilità tecniche del regista. Il buono, il matto, il cattivo arriva in Italia dopo aver incassato nel mondo ben 44 milioni di dollari, e vederlo in sala (rendendosi sempre conto che Sergio Leone è tutt’altra cosa) è la classica occasione da non perdere.
Il trailer di Luck, la serie tv diretta da Michael Mann
Il Giorno In Più – Trailer Ufficiale
Tratto dal bestseller di Fabio Volo, dal 2 dicembre al cinema. La storia di Giacomo Bonetti: bravo nel lavoro, con le donne e soprattutto nell’evitare accuratamente ogni sorta d’impegno affettivo e sentimentale. La sua vita cambia quando incontra una ragazza su un tram (Isabella Ragonese): un’apparizione improvvisa in mezzo ai passeggeri, uno scambio di sguardi, una bellezza sfugg…ente che divengono presto una vera e propria ossessione. La incontra tutte le mattine andando a lavorare sul trenta barrato che attraversa la città. Ma si può amare una donna di cui non si conosce nemmeno il nome? Quando finalmente riesce a parlarle e passare una serata con lei viene a sapere che si chiama Michela e che è il suo ultimo giorno in Italia; sta per andare a vivere a New York dove le hanno offerto un incarico in una prestigiosa casa editrice. Un bacio lunghissimo e poi più niente, solo un saluto dal finestrino di un taxi. Si sono incontrati troppo tardi. A Giacomo propongono un grosso affare in Sud America, lui accetta, ma durante il trasferimento l’aereo fa scalo in una città non troppo distante da New York. È un attimo, un impulso irresistibile. È il cuore a comandare. Giacomo scende dall’aereo. La va a cercare…
Iniziate le riprese dell’opera prima Come Non Detto
Scialla! (Stai Sereno): recensione del Francesco Bruni
Poche volte ormai capita di uscire dal cinema con la faccia tirata da un sorriso di soddisfazione, soprattutto quando non ti aspetti di vedere un film che ti piacerà. Ma questo è quanto succede con Scialla! (stai sereno), esordio alla regia di Francesco Bruni, già sceneggiatore di successo con film importanti alle spalle (vedi La prima cosa bella, Tutta la vita davanti), inaspettata commedia ‘scialla’, ovvero rilassata, comoda e incredibilmente divertente, anche se attenta a problemi importanti e temi che toccano il quotidiano e la vita dei giovani e dei meno giovani.
In Scialla! (Stai Sereno) Luca è un coatto tipico, è svogliato, è un po’ scontroso e non ha ambizioni. La sua vita si incrocia con quella di Bruno, ex docente di lettere e impantanato in un lavoro (ghost-writer di biografie altrui) che sembra non dargli molta soddisfazione, che gli fa ripetizioni. Ben presto però una rivelazione porterà i due ad avvicinarsi così tanto, da cambiare per sempre il corso delle loro stesse vite. Bruni porta al cinema prima di tutto una bellissima sceneggiatura, con personaggi minuziosamente costruiti, verosimili e incredibilmente simpatici che coronano perfettamente l’idea di commedia che un ottimista amante di cinema ha nella testa.
Scialla! (Stai Sereno), il film
Con Scialla! (stai sereno) si ride e si riflette e il merito, oltre che alla sceneggiatura, va agli attori. Fabrizio Bentivoglio nei panni del professore Bruno riesce a trasmettere tutta la pigrizia, il senso di rinuncia e anche un po’ il disfattismo di un certo tipo di persona che arrivato alla soglia dell’anzianità si sente fallito, riuscendo poi piano piano a ringiovanire, nei movimenti, nell’abbigliamento ma anche e soprattutto nell’animo. Fa da contraltare un bravissimo Filippo Scicchitano, per la prima volta sullo schermo nei panni di Luca, che riesce a dare dolcezza e simpatia ad un prototipo di persona, l’adolescente medio romano, che il più delle volte, se incontrato per strada riesce a suscitare solo forte irritazione. Nel cast anche Barbora Bobulava (qui straordinariamente somigliante a Toni Collette) che interpreta l’ex prono diva dell’est Tina, amica di Bruno e per certi versi sua salvatrice.
I rapporti tra padre e figlio, la difficile adolescenze che i ragazzi vivono cercando di fare scelte diverse da quelle della massa, l’importanza del rispetto dovuto e non solo preteso, fanno di questa commedia un ottimo prodotto del nostro cinema, soprattutto perché la leggerezza e il non prendersi troppo sul serio sono il filo conduttore del film.
Bellissimo il piccolo ruolo ritagliato per Vinicio Marchioni, che qui interpreta un criminale soprannominato ‘er Poeta’, molto convincente nel prendersi in giro, il Freddo di Romanzo Criminale – la serie regala nella bonus scene alcune delle risate migliori.
Ultime novità sulla ‘Cleopatra’ con la Jolie
Del progetto di un nuovo film su Cleopatra si parla da quando il produttore Scott Rudin acquisì nel 2006 i diritti della biografia di Stacy Schiff “Cleopatra: A Life back”. Il progetto non è mai entrato in fase di realizzazione e vari sono stati i nomi di scrittori e registi associati di volta al film; l’unico punto fermo è restato quello della protagonista: Angelina Jolie. Se ne ritorna a parlare oggi: per scrivere la sceneggiatura, sarebbe stato contattato Eirc Roth, un ‘veterano’ che, tra gli altri ha lavorato su “Forrest Gump” e nella prossima versione cinematografica del romanzo di Jonathan Safram Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”, con Tom Hanks e Sandra Bulock.
Il film, come il libro, narrerà la vicenda di Cleopatra sotto un punto di vista strettamente femminile; ora si cerca il regista di quella che ovviamente sarà una produzione mastodoncita e costosa; tra gli altri, aveva mostrato interesse James Cameron (che ovviamente l’avrebbe girato in 3D), ma la Jolie e Rudin hanno da tempo cercato di coinvolgere David Fincher. Il regista di Denver ha da poco terminato di lavorare su “The girl with the Dragon Tattoo), adattamento del primo libro della trilogia “Millennium” di Stieg Larsson (uscito in Italia col titolo di “Uomini che odiano le donne”). Fincher ha tra l’altro già lavorato con Roth nel “Curioso caso di Benjamin Button”.
Fonte: EMPIRE
Nuovo progetto per Tim Burton?
Potrebbe essere l’adattamento del romanzo “Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children” di Ransom Riggs la prossima impresa nella quale si cimenterà Tim Burton. Il libro, uscito negli U.S.A. lo scorso giugno, è diventato subito un caso editoriale e la Fox non ci ha pensato due volte ad acquisire i diritti per la sua versione su grande schermo. Peraltro non è ancora chiaro se il libro avrà un seguito e se di conseguenza si profili all’orizzonte l’ennesima ‘saga cinematografica’.
Il protagonista della storia è il sedicenne Jacob, cresciuto ascoltano dal nonno le storie legate a Miss Peregrine, al suo orfanotrofio e ai suoi ospiti ‘particolari’, trai quali ragazze capaci di levitare, gemelli connessi psichicamente, o ancora individui capaci di toccare il fuoco senza bruciarsi. Quando il nonno di Jacob muore improvvisamente, il ragazzo si reca a casa sua, su una strana isola posta al largo delle coste gallesi: qui, trai resti dell’orfanotrofio, scoprirà che quelle non erano propriamente favole, che quel posto assomigliava più a una prigione per persone dotate di poteri pericolosi, e che il luogo non è del tutto disabitato.
Se Burton accetterà l’incarico, il passo successivo sarà cercare lo scrittore adatto e coinvolgere come al solito Johnny Depp, magari facendogli interpretare lo stesso Jacob, attraverso la tecnologia della ‘motion capture’. Il progetto dovrà tuttavia attendere, dato che Burton è attualmente impegnato a completare “Dark Shadows”, sempre con Johnny Depp protagonista, nei panni di un vampiro.
Fonte: EMPIRE











