Ecco il primo poster di The Monuments
Men, film che segna il ritorno alla regia di
George Clooney dopo la felice parentesi produttiva
con Argo.
Basato sul romanzo The
Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest
Treasure Hunt in History di Robert M.
Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied
composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene
incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una
serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda
Guerra Mondiale.
Al fianco di George
Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett,
John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville
e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney
insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista
collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La
pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo
18 dicembre, mentre in Italia arriverà il
30 gennaio 2014.
Vi ricordiamo che prima di
The Monuments Men, vedremo George Clooney
sugli schermi italiani il 3 ottobre con
Gravity, sci-fi di Alfonso
Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di
Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova
edizione del Festival del Cinema di Venezia.
The Monuments Men uscirà
nel 2014, ma nel frattempo un nuovo trailer internazionale ci
proietta nuovamente nella pellicola di George Clooney con un cast
stellare.
Dopo le prime foto ufficiali e il
trailer, ecco nuovi scatti promozionali di The Monuments
Men, il nuovo film diretto da George Clooney, incentrati su
Jean Dujardin.
Stando a quanto riportato
dall’Hollywood Reporter, The Monolith
arriverà sul grande schermo. Secondo la fonte, la Lionsgate si
occuperà dell’adattamento cinematografico del fumetto DC di
Jimmy Palmiotti e Justin Gray, pubblicato originariamente tra il
2004 e il 2005.
La trasposizione cinematografica
sarà diretta da Dave Wilson, il direttore creativo
della Blur Studios di Tim Miller (Deadpool), mentre la
sceneggiatura porterà la firma di Barnett Brettler. Il film segnerà
il debutto dietro la macchina da presa di Wilson. Erwin Stoff
(13 Hours, Il sapore del successo) si
occuperà della produzione.
The
Monolith ha come protagonista il personaggio di Alice
Cohen, un’ex-tossicodipendente che riceve in eredità dalla nonna
defunta una casa a Brooklyn. Nella casa Alice scopre il suo diario,
imbattendosi in una storia di amore e di vendetta che inizia nelle
fabbriche di New York durante la depressione e che mostra la
creazione di un mostro in cerca di vendetta per l’uccisione di un
uomo buono e onesto.
La serie The
Monolith durò dodici numeri. Dopo la pubblicazione da
parte della DC Comics, i diritti tornarono a Jimmy Palmiotti e
Justin Gray.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Secondo Deadline, la
star di The White
LotusTheo
James è stata scelta per essere il protagonista del prossimo
adattamento di una storia di
Stephen King, The Monkey. Il progetto
proviene dal creatore di The Conjuring
James Wan, che produrrà il film attraverso il suo società Atomic
Monster.
“Stephen King è il padrino del
genere horror. Ha avuto un’enorme influenza su di me da
bambino e per tutta la mia carriera, ed è sempre stato un sogno
contribuire a dare vita a una delle sue storie“, ha dichiarato
Wan in una nota. “The Monkey è
uno dei miei preferiti, con la sua presunzione semplice, iconica e
incredibilmente commerciabile. E non riesco a immaginare
nessuno migliore di un fan del genere visionario e da una vita come
Osgood per dare vita a questo.
Questo è la seconda notizia di un
adattamento di Stephen King in una
settimana. Tom
Hiddleston e Mark Hamill
hanno firmato per
recitare in The Life of Chuck di Mike
Flanagan, basato su un altro racconto di King. Il film
Monkey sarà scritto e diretto dall’attore-regista
Osgood Perkins. Perkins è meglio conosciuto
per il suo lavoro su film horror come The Blackcoat’s
Daughter, I Am the Pretty Thing That Lives in
the House e Gretel &
Hansel. La storia è incentrata su due fratelli
gemelli le cui vite cambiano dopo aver scoperto una misteriosa
scimmia giocattolo che suona i piatti. Il casting è ancora in
corso per il progetto.
“Quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono la vecchia
scimmia giocattolo del padre in soffitta, intorno a loro iniziano
una serie di morti raccapriccianti”, si legge nella sinossi.
“I fratelli decidono di buttare via la scimmia e andare avanti
con le loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma
quando le morti misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi
per trovare un modo per distruggere la scimmia per sempre prima che
tolga la vita a tutti quelli a loro vicini.
The Monkey è prodotto da Brian
Kavanaugh-Jones, Fred Berger, Chris Ferguson, Peter Luo, Nancy Xu e
John Friedberg. Proviene da Atomic Monster, Stars Collective e
Black Bear International, con C2 Motion Picture Group che
finanzia il progetto.
Come riportato da Deadline, si sono ufficialmente
concluse le riprese del film The Monkey,
adattamento dell’omonimo racconto di StephenKing contenuto nella raccolta Scheletri.
Il progetto, annunciato per la prima volta nel maggio del 2023, è
scritto e diretto da Osgood Perkins di
Longlegs e prodotto da James Wan. Protagonista del film è
Theo James (The White
Lotus,
The Gentleman), il quale recita accanto a Tatiana
Maslany (She-Hulk:
Attorney at Law), Elijah Wood (Il
Signore degli Anelli), Christian Convery
(Sweet Tooth), Colin O’Brien
(Wonka), Rohan Campbell (The Hardy
Boys) e Sarah Levy (Schitt’s
Creek).
Di cosa parla The Monkey?
In The Monkey
quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono in soffitta la
vecchia scimmia giocattolo del padre, una serie di morti
raccapriccianti inizia a verificarsi intorno a loro. I fratelli
decidono dunque di buttare via la scimmia e di andare avanti con le
loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma quando le morti
misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi per trovare un
modo per distruggere definitivamente la scimmia prima che si prenda
le vite di tutti i loro cari.
“Stephen King è il padrino del
genere horror“, ha detto Wan a proposito del progetto. “Ha
avuto un’enorme influenza su di me da bambino e nel corso della mia
carriera ed è sempre stato un sogno contribuire a portare in vita
una delle sue storie. ‘The Monkey’ è una delle mie preferite, con
la sua idea semplice, iconica e incredibilmente vendibile. E non
posso immaginare nessuno meglio di un visionario e appassionato di
genere da sempre come Osgood per dare vita a questa
storia“.
“Non potremmo essere più
entusiasti di collaborare con Osgood, James, Brian Kavanaugh-Jones
e i nostri amici della Black Bear International per presentare ‘The
Monkey’ di Stephen King. Questo film è perfettamente in linea con
ciò che sta funzionando sul mercato in questo momento e sarà un
prodotto di grande successo“, hanno aggiunto i produttori
Jason Cloth e Dave Caplan. “Non vediamo l’ora che il pubblico
veda Theo James in questo ruolo che lo ha messo a dura prova
portandolo però a dar vita ad un’interpretazione
straordinaria“.
Uno dei più celebri romanzi della
letteratura cinese è Il Viaggio in
Oriente, un racconto epico che mescola le tradizioni
della Cina con le sue leggende più importanti. Ormai parte della
cultura popolare, ne tempo sono stati numerosi gli adattamenti più
o meno liberi di tale opera, tra cui una recente serie live action
di Netflix dal titolo The New Legends of
Monkeys. Ora, però, sempre su Netflix è arrivato il film
d’animazione The Monkey King, che
riprende quel racconto per riproporlo sotto forma di commedia
d’azione, nella quale si possono naturalmente ritrovare tutti gli
insegnamenti più importanti del romanzo.
È dunque questo uno dei nuovi film
d’animazione dello streamer intorno al quale si è generata molta
attesa. In particolare perché i recenti film animati dell’azienda,
da Klaus fino a Il mostro dei mari e il vincitore
agli Oscar Pinocchio hanno saputo
affascinare grazie a tecniche d’animazione nuove, da cui si
sprigionano numerose novità estetiche. The Monkey King va
ad inserirsi in questo elenco, riproponendo dunque una storia
d’avventura con forti elementi esistenziali alla sua base. A
dirigerlo, d’altronde, vi è un esperto d’animazione come
Anthony Stacchi, già regista di
Boxtrolls, sceneggiatore del Pinocchio di
del Toro e animatore di Missing Link.
Stacchi è dunque una garanzia e
anche in questo caso ha realizzato un film visivamente gioioso,
curato fino al minimo dettaglio. Basti pensare che la pelliccia del
protagonista è caratterizzata da ben 390,302 peli, a dimostrazione
di quanta cura si possa ritrovare in The Monkey King.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile
approfondire alcuni dettagli relativi ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile ritrovare informazioni sulla
trama e il cast di doppiatori, ma
anche il suo rapporto con il romanzo Il Viaggio in
Oriente. Infine, si elencheranno i passaggi da
compiere per poter vedere il film su Netflix.
La trama di TheMonkey King
The Monkey King narra la
storia di Sun Wukong, meglio conosciuto come
Monkey King, una scimmia estremamente orgogliosa a
cui è stato rubato il suo bastone magico da combattimento. Il
colpevole è Dragon King e per riprenderselo Wukong
dovrà prima affrontare e sconfiggere centinaia di demoni. Ma
l’ostacolo più grande è dentro di sé, si tratta del suo ego
smisurato. L’incontro con una ragazzina di un villaggio, di
nome Lin, gli farà capire che ogni azione,
anche la più insignificante, ha grandi conseguenze e che dovrà
mettere da parte il suo orgoglio per raggiungere il suo scopo.
The Monkey King e IlViaggio in
Oriente
Come anticipato, il film è
liberamente ispirato ad uno dei più celebri classici della
letteratura cinese, ovvero Il Viaggio in
Occidente. Pubblicato intorno al 1590, il romanzo
racconta, in versione mitizzata, il viaggio di un monaco buddhista,
ispirato al personaggio storico Xuánzàng. Costituisce una
riflessione su quanto il buddhismo cinese avesse unito le genti,
fondendo aspetti del Taoismo e del Confucianesimo in Cina.
Rappresenta, inoltre, un vero e proprio percorso di purificazione
dei vari personaggi, che alla fine del viaggio giungeranno
all’illuminazione.
Il monaco è accompagnato nel suo
viaggio da tre discepoli: il re scimmia Sun
Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone
fluviale Sha Wujing. Insieme, in un’avventura che
varrà a ciascuno una purificazione, combattono decine di mostri e
demoni. Un’avventura dunque ripresa dal film, dove proprio Sun
Wukong figura come personaggio principale con l’obiettivo di
sconfiggere centinaia di demoni per potersi guadagnare il rispetto
degli dei. I primi capitoli del romanzo, d’altronde, sono tutti
dedicati alla storia di Sun Wukong, cosa che fa di lui l’effettivo
protagonista del racconto.
The Monkey King è dunque un
libero adattamento proprio di quei primi capitoli, cosa confermata
ulteriormente anche dal finale, dove Wukong incontra poi il monaco,
il maiale e il demone fluviale, collegandosi dunque a quella parte
del romanzo in cui i quattro intraprendono un’unica epica
avventura. Non è dato sapere se ci sarà un sequel di The Monkey
King, che adatterà dunque i rimanenti capitoli del romanzo
Il Viaggio in Oriente, ma se il film dovesse avere
successo ciò potrebbe invogliare Netflix ad investire ulteriormente
in tale racconto.
Il cast di doppiatori di The Monkey King
A dare voce al personaggio Sun
Wukong, vi è l’attore hongkonghese Jimmy O. Yang,
noto per aver recitato anche in Crazy & Rich,Fantasy Island, Love Hard e nella serie
Space Force. L’umana
Lin ha invece la voce di Jolie Hoang-Rappaport,
mentre il Dragon King è doppiato dall’attore Bowen
Yang, noto per la sua partecipazione al Saturday Night
Live. Vi sono poi Jo Koy come voce di Benbo,
Ron Yuan nel ruolo di Babbo e Andrew
Pang per il personaggio del sindaco. L’attrice
Stephanie Hsu, candidata all’Oscar per Everything Everywhere All at
Once dà invece voce alla moglie del sindaco.
Il trailer di The Monkey
King e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, è possibile fruire
di The Monkey King unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 3° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità
e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti
gli altri prodotti presenti nella piattaforma.
The Monk and the
Gun è il nuovo film di Pawo Choyning Dorji che torna alla ribalta
internazionale, la Festa del
Cinema di Roma 2023, dopo il successo del suo film
precedente, Lunana, candidato agli Oscar come miglior film
Internazionale. Questa nuova avventura cinematografica si muove
abilmente tra la tradizione e la modernità del Bhutan, offrendo uno
sguardo critico e multiforme, ma sempre ironico, sulla
democratizzazione e la globalizzazione. Il regista costruisce una
trama con più punti di vista, ed esplora il conflitto, profondo ma
mai esternato in toni aspri o battaglieri, tra l’antica
spiritualità del Bhutan e l’influenza sempre più invadente della
cultura occidentale.
The Monk and the Gun, la trama
The Monk and the Gun è
ambientato nel 2006, in un Bhutan rurale e ancora dall’animo
monarchico che ha appena appreso la decisione del re di abdicare in
favore della democrazia. Questo cambiamento radicale ha portato con
sé l’introduzione nel Paese di una serie di innovazioni, tra cui la
televisione, Internet e il cinema, spaccati di Occidente, di quel
mondo consumistico che fino a quel momento non era arrivato sin lì.
In questo contesto storico-geografico, seguiamo le vicende di
diversi personaggi, dalle storie e dagli scopi diversissimi, che in
modi più o meno goffi devono imparare a navigare le acque della
novità.
Pawo Choyning Dorji decide di assumere un
punto di vista esterno, da osservatore, servendosi principalmente
dell’ironia per mettere in scena l’impatto che democrazia e
consumismo hanno sulla popolazione locale. La prima viene vista
come un oggetto strano, qualcosa da imparare ad amministrare, di
cui prendersi cura in qualche modo e che richiede impegno, tant’è
che vengono organizzati dei veri e propri corsi di
democratizzazione dell’elettorato, con istruzioni per votare, per
manifestare e per sostenere un partito invece che un altro. Il
consumismo, invece, viene semplicemente accolto, abbracciato e
subito con grande facilità e felicità: sono numerosi i momenti che
il film spende a inquadrare gruppi di persone sedute davanti alla
tv, a guardare Quantum of Solace e a sorseggiare “acqua nera” (la
Coca-Cola).
Ron, il collezionista d’armi americano
In questa dualità, assume
spessore il personaggio di Ron, il collezionista d’armi
statunitense che arriva in Bhutan per acquistare un fucile d’epoca.
Interpretato da Harry Rorton, Ron rappresenta
l’occhio esterno che osserva con stupore questo mondo arcaico. La
sua ricerca del cimelio del XIX secolo si scontra però con la
mancanza di avarizia della popolazione locale, e con la sua
devozione al Lama e allo spiritualismo buddhista che per loro
regola i tempi e i momenti della vita. La trama principale si
sviluppa quindi intorno a una cerimonia della Luna Piena, durante
la quale il Lama, che cerca con insistenza una o più armi,
organizzerà una cerimonia. Questa sua decisione si scontra con i
desideri di Ron di entrare in possesso di quella che sembra l’unica
arma presente nell’intera regione, ma si incontra con le esigenze
dei funzionari che cercano di convincere le persone ad aderire alle
liste elettorali per votare.
Pawo
Choyning Dorji gioca con il paradosso tra
modernizzazione e ruralità, e, sempre armato di ironia, racconta
l’ammirazione con cui la popolazione locale osserva l’americano, un
sentimento di stima ingiustificato agli occhi dello spettatore
Occidentale smaliziato, che conosce bene invece le contraddizioni
della società americana (in particolare in merito alla diffusione e
all’uso delle armi). Siamo ovviamente molto vicini alla dualità
netta e manichea che vede contrapporsi un Oriente sano e vitale,
legato allo spiritualismo, con in Occidente viziato da denaro e
desiderio di possesso. Tuttavia, i toni sempre leggeri che il
regista sceglie di adottare sottolineano quanto, in fondo, questa
contrapposizione sia realistica, senza scadere nella maniera.
Democratizzare il Buthan
The Monk and the
Gun sottolinea anche un aspetto insolito alle orecchie di
quei Paesi che hanno lottato per libertà e democrazia e cioè che il
Buthan ha accolto questo nuovo status con grande diffidenza, quasi
con fatica, dal momento che la coscienza civile, in circostanze
così pacifiche e virtuose, difficilmente è un sentimento
dirompente, ma ha bisogno del suo tempo per crescere e diventare
duratura. Il film mette in dubbio l’idea che democrazia e modernità
possano attecchire rapidamente in luoghi con tradizioni
profonde.
La riflessione sociale si accompagna
poi a un ventaglio di volti molto espressivi, tutti attori per
circostanza, e contempla un apparato visivo, che si avvale di un
linguaggio cinematografico moderno e accattivante e di paesaggi
mozzafiato.
The Monk and the
Gun è un’opera audace e provocatoria, che sfida il
concetto di democrazia istantanea e suggerisce che la vera
democratizzazione richiede tempo e una base solida di valori
condivisi. Con una varietà di sentieri narrativi e una
sceneggiatura affinata dallo stesso regista, il film invita a
riflettere sulla complessità della modernizzazione in una società
tradizionale.
E’ uno dei veri maestri
del cinema orientale, riconosciuto in tutto il mondo per il suo
talento, la sua linea autoriale e soprattutto per la grande
prolificità artistica, è Takashi Miike che dopo
aver partecipato lo scorso anno al Festival di Roma come ospite
d’onore, quest’anno si presenta alla stessa manifestazione con un
film in concorso che ha letteralmente folgorato la platea di
spettatori. Stiamo parlando di The Mole Song Undercover
Agent Reiji, straordinario ed eclettico viaggio di
Miike nel mondo della yakuza giapponese. Il protagonista della
storia è Reiji, un agente di polizia senza nessuna qualità, che
viene scelto per diventare un agente sotto copertura per cercare di
stanare un noto boss dell’organizzazione mafiosa. Il ragazzo,
pasticcione, rumoroso e molto lontano dall’ideale di agente
infiltrato, riesce in qualche modo ad entrare nelle grazie dei boss
minori, sviluppando un certo legame con Crazy Papillon, un uomo
particolarmente pericoloso che ha una passione smodata per la
farfalle. Presto però il suo legame con questo personaggio losco lo
metterà davanti a scelte difficili che il nostro dovrà compiere
mentre su di lui pende la minaccia di una sanguinosa guerra tra
clan.
A prima vista la trama
del film fa pensare ad un ‘classico’ di Miike, che da sempre nei
suoi film si cimenta con storie di mafia e di faide, caratterizzate
da una violenza chiara e manifesta, senza mezzi termini. Questa
volta però i fan del regista giapponese devono prepararsi ad una
sorpresa, perchè The Mole Song Undercover Agent Reiji è
un viaggio delirante a metà tra cinema e fumetto, o meglio manga.
Infatti la storia è tratta dal manga di Noboru
Takahashi, che ha supervisionato la storia, e racconta le
vicende del protagonista in toni decisamente comici e grotteschi,
senza badare alla credibilità. La violenza, raccontata qui
attraverso scenografie colorate e costumi fuori dall’ordinario,
assume contorni comici e il protagonista (Toma
Ikuta) è un rutilante vulcano di invenzioni. Strizzando
l’occhio a noti personaggi provenienti dallo stesso mezzo di
comunicazione, il film si divide in due parti: all’inizio
prevalgono i toni grotteschi, pieni di inserti animati e di trovate
registiche straordinarie e innovative; poi il registro, senza
perdere il suo tono beffardo, si fa più serio e il film diventa un
(quasi) tradizionale film sulla mafia.
Con The Mole Song
Undercover Agent Reiji, Takashi Miike si conferma un
vero e proprio maestro del cinema, capace di spaziare trai generi e
gli stili senza perdere mai la sua verve creativa e ammaliando, e
in questo caso in particolare facendo molto ridere, un pubblico che
sempre più numeroso si avvicina alla sua arte.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (mist del titolo) scende su una
cittadina americana. Questo il misterioso prologo di
The Mist, che vede tornare alla regia
Frank Darabon (Le
ali della libertà), dopo quasi dieci anni
dall’uscita di
Il Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il
regista si occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen King, anche se ne modifica l’andamento
e soprattutto il finale, con l’entusiasta approvazione di King
stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter-horror fantascientifico con disgustosi mostri che divorano
indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve affatto in
questo. Con un lavoro di scrittura molto accurato, anche se a
tratti didascalico, Darabon entra nel
supermercato, scena principale del film, ed osserva le persone da
vicino. Frequenti infatti, molto più del necessario, i primi piani.
Quello che viene fuori è l’incondizionata e ingiustificabile
cattiveria umana. In The Mist, oltre ai
terribili mostri nascosti nella nebbia, sono gli esseri umani che
mostrano la loro peggiore essenza, la loro mostruosità. Numerose le
caratteristiche del racconto che ricordano la presenza di
King alla base della storia, come l’esistenza di
un mondo parallelo ed ostile, oppure come la figura della fanatica
religiosa (una Marcia Gay Harden particolarmente
in forma, inquietante), che genera il panico e che scatena la
violenza degli uomini contro i loro simili, indice efficace di
quello che nella cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al box
office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
The Mist
potrebbe essere molto di più di un horror poiché mette nudo i moti
dell’animo umano, prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite
risiede nel voler spiegare attraverso i dialoghi ciò che le
immagini e la storia mostrano in modo molto più efficace. La
cattiveria, la violenza, mostrate nella loro crudeltà non hanno
bisogno di essere spiegate, si mostrano autonomamente nella loro
incomprensibilità.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (The Mist del titolo)
scende su una cittadina americana. Questo il misterioso prologo
diThe Mist , che vede tornare alla regia
Frank Darabont (Le ali della
libertà), dopo quasi dieci anni dall’uscita di Il
Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il regista si
occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen
King, anche se ne modifica l’andamento e soprattutto il
finale, con l’entusiasta approvazione di King stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter – horror fantascientifico con disgustosi mostri che
divorano indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve
affatto in questo.
The Mist, tra suspance e
fantascienza
Con un lavoro di
scrittura molto accurato, anche se a tratti didascalico,
Darabont entra nel supermercato, scena principale
del film, ed osserva le persone da vicino. Frequenti infatti, molto
più del necessario, i primi piani. Quello che viene fuori è
l’incondizionata e ingiustificabile cattiveria umana. In
The Mist, oltre ai terribili mostri nascosti nella
nebbia, sono gli esseri umani che mostrano la loro peggiore
essenza, la loro mostruosità. Numerose le caratteristiche del
racconto che ricordano la presenza di King alla base della storia,
come l’esistenza di un mondo parallelo ed ostile, oppure come la
figura della fanatica religiosa (una
Marcia Gay Harden particolarmente in forma,
inquietante), che genera il panico e che scatena la violenza degli
uomini contro i loro simili, indice efficace di quello che nella
cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al
box office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
Il film potrebbe essere molto di
più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo umano,
prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel voler
spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la storia
mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la violenza,
mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere spiegate,
si mostrano autonomamente nella loro incomprensibilità.
The Mission un
film del 1986 diretto da Roland Joffé, vincitore
della Palma d’oro al 39º Festival di
Cannes e che vede protagonista Robert De
Niro.
La trama di The Mission
– Sud America, anno 1750. Il mercenario e mercante di
schiavi don Rodrigo Mendoza (Robert De Niro)
decide di rinchiudersi in una cella della prigione locale per
lasciarsi morire di inedia. A tormentare il suo animo, il terribile
senso di colpa generato dall’aver assassinato il fratello Felipe
(Aidan Queen) sorpreso a letto con la bella
Carlotta (Cherie Lunghi), amata dallo stesso
Rodrigo.
Per salvare l’anima di Rodrigo e
impedire che si lasci morire, viene chiamato padre Gabriel
(Jeremy Irons) missionario gesuita che ha appena
creato una nuova “missione” tra gli indios Guaranì nascosti sopra
le grandi cascate. Padre Gabriel convincerà Rodrigo a seguirlo
nella sua missione, facendogli percorrere il travagliato e
pericoloso tragitto appesantito di un carico d’armi, per espiare
così i suoi peccati. Giunto a gran fatica, e dopo un pellegrinaggio
drammatico, nella missione di San Miguel, l’ex mercenario si sente
liberato dal suo fardello interiore ed è così pronto ad iniziare
una nuova vita.
Chiede ed ottiene da padre
Gabriel di diventare egli stesso missionario gesuita e da prete
novizio collabora alla vita della missione al fianco di quegli
stessi indigeni che erano stati preda delle sue battute di caccia.
Ma sulla vita pacifica e felice della missione incombe l’ombra
dell’uomo bianco, del colonizzatore europeo che vede in queste
missioni un pericolo per la sua opera di sfruttamento che perdura,
ormai, già da oltre due secoli. Il vescovo spagnolo Luis Altamirano
(Ray Mc Anally) dovrà suo malgrado, e per la
sopravvivenza stessa dell’ordine gesuitico, dare il via agli
eserciti portoghesi e spagnoli intenzionati a smantellare tutte le
missioni e anche per la comunità di San Miguel si prospetta
un’ultima battaglia per la sopravvivenza.
E’ l’anno 1987 quando
Roland Joffè dirige questo meraviglioso film
celebrato e riconosciuto al Festival di Cannes con l’assegnazione
della Palma d’oro. Un film storico di una completezza e profondità
analitica straordinaria e che non si vedrà più per molti anni
forse, sino al recentissimo Lincoln di Steven Spielberg.
The Mission è un film che ha la pazienza di
affrontare un tema storicamente delicato e complesso in modo
preciso e ragionato, alternando sequenze d’azione o dalla grande
suggestione visiva, con altre più riflessive e introspettive di
quel dramma che fu lo sfruttamento e il conseguente sterminio delle
popolazioni pre-colombiane.
The Mission è un film capace di
incantare, istruire, addirittura far sorridere ma soprattutto
commuovere
Un montaggio ed una
fotografia da mozzare il fiato, aiutati da un paesaggio maestoso e
sublime come quello delle cascate dell’Iguazù, incredibile regione
pluviale al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
Ennio Morricone, che ha scritto le indimenticabili
note che compongono una delle colonne sonore più riuscite nella
storia del cinema, tentennò inizialmente nell’accettare l’incarico
offertogli da Joffè; il film era tanto perfetto e compiuto che non
necessitava dell’ausilio musicale, solo l’insistenza del regista lo
fece recedere dal suo iniziale rifiuto. Una perfetta ricostruzione
scenografica nella quale si muovono attori impeccabili ed
eccellenti nelle loro rispettive interpretazioni: De Niro è, al
solito, magistrale nel passare dal duro e cinico schiavista al
pacato e sereno uomo convertito nella fede e nel suo animo;
Jeremy Irons eccelle nelle vesti del missionario
vero portatore di pace e amore, che rifugge la violenza e le armi
anche quando tutto attorno è morte e pericolo.
The
Mission è un film capace di incantare, istruire,
addirittura far sorridere ma soprattutto commuovere…sino alle
lacrime. Un film di un’intensità incredibile e struggente che come
pochi altri trasmette un messaggio di pace e civiltà in risposta
alle brutture che hanno accompagnato la storia dell’uomo, in
particolar modo dell’uomo bianco.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia
di film di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy
Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al
thriller Il codice Da Vinci. Tra questi non manca poi il
western, rappresentato dal suo film del 2003 The
Missing. Con questo, Howard sovverte diversi canoni
del genere, dando vita ad un racconto che ha per protagonista una
figura femminile forte in un contesto tipicamente maschile e
selvaggio. Scritto da Ken Kaufman, questo non è
però una storia originale, bensì l’adattamento di un noto
romanzo.
Si tratta di The Last Ride,
scritto nel 1996 da Thomas Eidson. Il libro è il
seguito di St. Agnes’ Stand ed ha a sua volta avuto un
sequel intitolato All God’s Children. In quanto più
popolare e apprezzato degli altri due, però, solo The Last
Ride ha avuto la sua trasposizione cinematografica e poiché le
storie dei tre romanzi sono pressocché distinte tra loro,
l’adattamento non ha richiesto particolari modifiche. Il film
The Missing è però principalmente noto per via
dell’autentica presenza del linguaggio degli indiani Apache, che
viene qui proposto e in certo qual modo salvato dall’oblio.
Nonostante tali elementi che lo
distinguono da altri western più canonici, The Missing non
ha incontrato un ampio favore di critica né di pubblico, finendo
con l’essere pressoché dimenticato. Si tratta però di un film da
riscoprire, tanto per il suo valore narrativo quanto per le
bellezze che il suo genere di riferimento offre. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Missing: la serie TV
Prima di parlare del film, però, è
bene sottolineare come questo non abbia nessun rapporto con la
serie omonima The Missing. Di
carattere antologico, questa è stata ideata da
Harry e JackWilliams per il canale britannico BBC One e per il
canale statunitense Starz. Ad oggi questa si compone di
due stagioni, uscite rispettivamente nel 2014 e nel 2016 e in
Italia trasmesse sul canale Giallo, facente parte del gruppo
Discovery. In ogni stagione si affronta un caso di scomparsa, dando
così vita ad intricate indagini che mirano alla soluzione del
tutto. Particolarmente apprezzata da critica e pubblico, la serie
The Missing non va dunque confusa con il film western di
Howard.
The Missing: la trama del film
La vicenda narrata in The
Missing si svolge nel 1885, nel Nuovo Messico, ed ha per
protagonista Maggie Gilkeson, donna rispettata e
apprezzata dagli abitanti del luogo. Oltre a gestire la propria
fattoria, ella è infatti in grado di parlare fluentemente lo
spagnolo e di fornire la propria competenza medica a chiunque ne
abbia bisogno. Con lei ci sono le sue due figlie, l’adolescente
Lilly e la piccola Dot, ma anche
i collaboratori Emiliano e, soprattutto,
Brake, con il quale ha una relazione segreta. La
tranquilla routine di Maggie viene un giorno stravolta dal ritorno
di suo padre Samuel, che vent’anni prima aveva
abbandonato la famiglia per andare a vivere con gli Apaches.
L’uomo, ora anziano, è in cerca di
cure, che Maggie si offre di fornirgli a patto che poi non si
faccia più vedere. Quando però la figlia Dot verrà rapita da una
banda di disertori dell’esercito e indiani rinnegati, guidata dallo
sciamano Pesh-Chidin, per Meggie avranno inizio i
veri problemi. Nessuno sembra disposto ad aiutarla e la sua unica
possibilità è fare affidamento sul padre, che conosce come nessun
altro le usanze degli indiani. Prima che la piccola possa essere
venduta come schiava in Messico, padre e figlia dovranno riuscire a
ritrovarla, intraprendendo un viaggio difficile sotto più punti di
vista.
The Missing: il cast del film
Nel ruolo della protagonista Maggie
vi è l’attrice Cate Blanchett,
qui in una delle sue ultime interpretazioni prima di vincere
l’Oscar nel 2005 per il film The Aviator. Per prepararsi
alla parte per questo western, la Blanchett ha approfondito molto
il ruolo della donna in quel contesto storico e ha fatto pratica
con diverse delle attività che le si vedono compiere nel film, al
fine di risultare più realistica. Nel ruolo delle sue due figlie vi
sono invece le attrici Jenna Boyd, nota per la
serie Atypical, nel ruolo di Dot, e Evan Rachel
Wood, celebre invece per Westworld – Dove tutto è
concesso, nel ruolo di Lilly. Aaron Eckhart,
oggi noto per essere stato Harvey Dent in Il cavaliere
oscuro, è invece Brake.
Ad interpretare Emiliano, l’altro
aiutante di Maggie, vi è Sergio Calderon, mentre
Clint Howard (fratello minore del regista) è lo
sceriffo del luogo. L’attore Val Kilmer,
possessore di un vero ranch nel Nuovo Messico, ha un cameo nei
panni del tenente Jim Ducharme. Nel ruolo di Samuel, padre di
Maggie, si ritrova qui Tommy LeeJones. L’attore, che avrebbe poi a sua volta
diretto un western, The Homesman, si è preparato al ruolo
studiando la lingua degli Apache, prendendo lezione da due dei tre
rimanenti discendenti che la parlano fluentemente. Allo stesso modo
Eric Schweig, già noto per il film L’ultimo
dei Mohicani, si è cimentato con tale linguaggio per
interpretare Pesh-Chiding.
The Missing: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Missing è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Rai Play, Chili e Apple iTunes. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
20 giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Arriva il primo teaser promo di
The Missing 2, l’attes secondo ciclo di
episodi della serie televisiva prodotta per il canale britannico
BBC One e il canale statunitense Starz.
La serie antologica,
la cui prima stagione è stata accolta da recensioni molto positive,
è una co-produzione internazionale di società indipendenti, per lo
più britanniche. Ha esordito il 28 ottobre 2014 su BBC One. Il 16
dicembre 2014 è stata rinnovata per una seconda stagione, la quale
sarà incentrata su un nuovo giallo.
Trama: Nell’estate del 2006,
durante i campionati mondiali di calcio, Tony e Emily, una coppia
sposata inglese, si reca per una breve vacanza in Francia con il
piccolo figlio Oliver. Non molto tempo dopo essere entrati in
territorio francese, la loro auto ha un guasto che li costringe a
pernottare in una piccola città. Qui, in un locale, Oliver viene
rapito mentre era in compagnia del padre, il quale lo perde di
vista senza rendersi conto di quanto accaduto, in un locale
affollato in cui i presenti sono tutti distratti dalla partita di
calcio trasmessa in tv. Nel frattempo la madre li attendeva in una
camera d’albergo. Otto anni dopo Oliver non è ancora stato
ritrovato, la polizia ha smesso di occuparsene, Tony e Emily sono
divorziati. Lei ha provato a rifarsi una vita, formando una nuova
famiglia, mentre lui non ha mai smesso di cercare il figlio.
L’avvistamento di una sciarpa appartenuta al bambino fa emergere
una nuova traccia; Julien Baptiste, il detective, ora pensionato,
che conduceva le indagini nel 2006, lo aiuta a mettere insieme i
pezzi mentre la polizia riapre ufficialmente il caso.
È online il primo trailer ufficiale
di The Miseducation of Cameron Post,
vincitore del gran premio della giuria all’ultimo Sundance Film
Festival e secondo lungometraggio della regista americana
DesireeAkhavan.
Nel cast della pellicola figurano
Chloe Grace Moretz, la “Star” di American
HoneySasha Lane e Forrest
Goodluck.
L’uscita nelle sale americane è
fissata al 10 Agosto, sperando che venga distribuito anche in
Italia.
The Miseducation of Cameron Post –
il trailer
https://youtu.be/VEdngvMGjg0
La sinossi:
Basato
sul romanzo omonimo di Emily M. Danforth, The
Miseducation of Cameron Post racconta la vicenda di
Cameron (Chloe Grace moretz), adolescente che dopo esser stata
sorpresa insieme ad una sua compagna di scuola, viene inviata dalla
sua famiglia molto religiosa in un campo di terapia per “curare” la
sua omosessualità. L’esperienza porta Cameron a conoscere per la
prima volta una comunità gay e a stringere amicizia con due
compagni interpretati da Sasha Lane e Forrest
Goodluck.
Chloe Grace Moretz
(La Quinta Onda, Cattivi
Vicini 2) sarà protagonista di The
Miseducation of Cameron Post, tratto
dall’acclamato romanzo del 2012 di Emily M. Danforth.
Il film sarà diretto
da Desiree Akhavan, che avrà anche il
compito di co-scrivere la sceneggiatura con Cecilia
Frugiuele.
Il libro racconta la storia di una
ragazza dodicenne del Montana, rimasta improvvisamente orfana dopo
un incidente stradale che le ha portato via entrambi i genitori,
proprio nel periodo in cui stava scoprendo la propria
omosessualità. La ragazza viene affidata alla cure della nonna e
della zia, dalla visioni molto conservatrici, fino a che verrà
obbligata a frequentare un centro specializzato, dove seguirà una
terapia studiata per “convertire” le persone omosessuali.
Secondo Variety il
regista Peter Chelsom, che quest’anno ha
diretto The Space Between Us, scriverà è
dirigerà l’adattamento cinematografico di The Mirror
Thief.
Tinker Lindsay, che
ha scritto anche The Space Between Us con
Chelsom, co-scriverà la sceneggiatura.
Basato sul romanzo
di Martin Seay, la trama segue le vicende di
tre diversi uomini, tutti collegati da un libro misterioso. La
storia spazia dalla Venezia del sedicesimo secolo, dove
celebri vetrai perfezionarono una delle invenzioni più meravigliose
del mondo, lo specchio, la spiaggia di Venice Beach del 1950 e la
Las Vegas degli anni Duemila.
The
Miracle Club è stato un progetto che ha appassionato
lo sceneggiatore Jimmy Smallhorne per tutta la
vita. Egli ha infatti trascorso circa due decenni a cercare di
realizzare il film, nato con il titolo Pushers Needed nel
1999. Il progetto è passato alla HBO nel 2005, con Smallhorne alla
regia e all’epoca egli reclutò Maggie Smith,
Kathy Bates, Joan Allen,
Claire Danes e Brenda Blethyn
per i ruoli principali. Sebbene il film non sia mai andato avanti
con la HBO e il cast originale, il produttore Joshua D.
Maurer non ha mai perso le speranze e ha continuato a
cercare finanziamenti.
Alla fine, dopo una significativa
riscrittura da parte di Maurer e dello sceneggiatore
Timothy Prager, The
Miracle Club è stato preso e finanziato da Lionsgate
UK e Embankment Films. Sebbene la pandemia COVID-19 abbia ritardato
la produzione, la sceneggiatura rielaborata era abbastanza forte da
attirare nuovamente i membri del cast originale Smith e Bates nel
progetto quasi 20 anni dopo il loro primo legame. Nel frattempo, il
regista Thaddeus O’Sullivan – autore
di Niente di personale e Un perfetto
criminale – è stato assunto per dirigere il film.
Ha così preso vita un racconto
appassionante su tre donne intente a realizzare un sogno comune,
che nel perseguirlo riscoprono non solo la loro amicizia ma anche
il senso delle loro esistenze. Si tratta di un film da non perdere,
emozionante, divertente e carico di un contagioso senso di
speranza. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a The
Miracle Club. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attrici e ad
altre curiosità ancora. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di The Miracle Club
Ambientato nel 1967, The
Miracle Club racconta la storia di tre donne,
Chrissie, Eileen e
Lily, che hanno un sogno comune nel cassetto:
andare a Lourdes. Le tre sperano inoltre che durante la loro visita
nel luogo sacro possano assistere a un miracolo. Quando Chrissie,
Eileen e Lily riescono a vincere un viaggio che ha per meta proprio
la cittadina francese, partono con grande entusiasmo. Una volta
giunte a Lourdes, si imbattono però in una inaspettata sorpresa: la
figlia di una di loro si aggiunge inaspettatamente al viaggio. La
giovane new entry non solo complica le cose, ma porta a galla
diversi conflitti e traumi fino ad allora rimasti sopiti.
Il cast del film
Ad interpretare le tre protagoniste,
Chrissie, Eileen e Lily vi sono rispettivamente le attrici Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith. I
media irlandesi hanno leggermente criticato il fatto che due delle
protagoniste (Maggie Smith e Kathy Bates), che interpretano qui donne
irlandesi, non sia in realtà irlandesi (la Smith è scozzese e la
Bates americana). Anche Laura Linney è americana, ma l’accento del suo
personaggio viene spiegato nella storia. Nel ruolo di Dolly Dunne,
figlia di Eileen, vi è invece l’attrice Agnes
O’Casey, mentre Mark McKenna è suo
marito George Hennessy. L’attore StephenRea, invece, interpreta Frank Dunne, marito di
Eileen.
Kathy Bates e Stephen Rea
avevano 74 e 77 anni durante le riprese, ma nel film sono genitori
di sei bambini che sembrano avere un’età compresa tra i 10 e i 21
anni. Si tratta in realtà di un residuo di quando i produttori
tentarono di realizzare il film quasi vent’anni fa. Quando il
progetto è stato finalmente concretizzato, piuttosto che rifare le
parti con attori più giovani, i produttori hanno mantenuto le loro
scelte originali del 2005, ma gli attori sono stati pesantemente
truccati perché sembrassero molto più giovani di quanto sono in
realtà.
Le location del film: ecco dove è stato girato
Le riprese del film si sono svolte
in varie località, a partire da Dublino, capitale
dell’Irlanda, dove le tre protagoniste vivono e da dove ha inizio
il loro viaggio. The Miracle
Club è poi stato girato anche a
Wicklow, sempre in Irlanda, e presso la
Ardmore Film Factory, dove sono stati ricreati
alcuni luoghi iconici, tra cui la famosissima Grotta di
Lourdes. Per quest’ultima ambientazione, dunque, la
produzione non si è recata alla vera grotta, dove sarebbe stato
difficile se non impossibile ottenere i permessi per le riprese,
optando dunque per una sua ricostruzione in studio.
The Miracle Club è basato su una storia
vera?
È facile chiedersi se il film sia
basato su una storia vera o se sia stato inventato di sana pianta.
La risposta è una via di mezzo tra le due cose, in quanto lo
sceneggiatore Jimmy Smallhorne, cresciuto in una
pittoresca cittadina irlandese, ha riproposto nel film il contesto
storico in cui è cresciuto, ovvero quello dell’Irlanda degli anni
Sessanta. “Il film si basa sui ricordi della famiglia di
Smallhorne e della sua crescita in una piccola città dell’Irlanda,
ma l’enfasi è chiaramente sulle donne di quella famiglia”,
viene riportato da Deadline. Le tre protagoniste,
però, non sono realmente esistite.
Smallhorne ha poi dichiarato al
Pat Kenny Show Podcast che:
“La prima metà di questo film è avvenuta quando avevo 8 anni,
sono uscito da scuola e ho visto una madre che penzolava da uno
sgabello, appendendo la carta da parati con un paio di mutandine in
testa per proteggersi dal soffitto appena dipinto. Ho guardato
questa donna e ho detto: “Questa donna è una star”. E tutte le
donne della strada di Ballyfermont erano così. E in quel momento ho
pensato: questo è un grande film“. Il film è dunque “un
omaggio alle resilienti e realmente esistite donne di una
generazione della classe operaia che sostenevano famiglie
numerose”.
Il trailer di The Miracle
Club e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire
di The Miracle
Club grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google
Play, Apple TV, Infinity+, Rai Play e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16
aprile alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
The Miracle Club, il film di
Thaddeus O’ Sullivancon un leggendario trio di attrici di diversa
generazione – i premi Oscar Maggie
Smith e Kathy
Bates, e la candidata all’OscarLaura
Linney – dopo l’anteprima al Tribeca Film
Festival, arriva in sala in Italia il 4
gennaio distribuito
da Europictures.
Un altro bellissimo ruolo per tre
attrici straordinarie, affiancate da un cast di prim’ordine di cui
fanno parte Agnes O’Casey, il candidato all’Oscar Stephen Rea e
Mark O’Halloran.
Ambientato nel 1967, The
Miracle Club segue la storia di tre amiche, Lily
(Maggie
Smith), Eileen (Kathy
Bates) e Dolly (Agnes O’Casey). Da
Ballygar, una comunità operaia della periferia di Dublino che
marcia al proprio ritmo, radicata in tradizioni di lealtà, fede e
unione, sognano di vincere un pellegrinaggio alla città sacra di
Lourdes per assaporare la libertà e sfuggire alla routine della
vita domestica. Poco prima del viaggio, la loro vecchia amica
Chrissie (Laura Linney) arriva a Ballygar per il funerale della
madre, dopo un lungo esilio negli Stati Uniti. Il suo ritorno
riapre vecchie ferite e le quattro devranno confrontarsi con il
loro passato, anche quando viaggiano alla ricerca di un
miracolo.
Ecco il trailer di
The Ministry of Ungentlemanly Warfare, il nuovo
film di Guy Ritchie con protagonista Henry Cavill. L’ex Superman si fa ancora
strada sul grande schermo interpretando una spia, mentre al cinema
lo aspettiamo in Argylle
di Matthew Vaughn.
Basato su una storia realmente accaduta raccontata da
Damien Lewis nel suo libro omonimo,
The Ministry of Ungentlemanly Warfare segue
un’organizzazione segreta fondata da Winston
Churchill e dall’autore di James Bond Ian
Fleming per indebolire e infine far deragliare il regime
nazista attraverso “sgarbate azioni non da gentiluomini”. Atti di
sabotaggio. Precursore delle moderne organizzazioni di operazioni
segrete, questo gruppo era composto da personale militare d’élite,
ma apparentemente disadattato, specializzato in attività non
convenzionali, cogliendo di sorpresa i nazisti e svolgendo un ruolo
importante nello sradicarli. Henry Cavill è stato nominato leader di questo
gruppo, anche se in questo caso il suo look non è quello della
superspia.
L’ex star di Superman salperà con un
talentuoso ensemble nell’ultimo film di Ritchie, con Hero
Fiennes Tiffin, Henry Golding, Alan Ritchson
e Alex Pettyfer tra coloro che si uniranno a lui
in acqua. Eiza González, Babs Olusamokun, Henrique Zaga,
Til Schweiger e Cary Elwes
completano il gruppo costellato di stelle.
Come riporta Deadline, la Lionsgate ha
annunciato che il nuovo film di Guy Ritchie, The Ministry Of
Ungentlemanly Warfare, uscirà in sala il 19 aprile.
Questa nuova pellicola del regista di The
Gentleman e Wrath of
Man è descritto come una commedia d’azione a stelle e
strisce ispirata a fatti realmente accaduti. Il film si basa su
file recentemente declassificati del Dipartimento della Guerra
britannico e racconta la storia della prima organizzazione di forze
speciali mai creata durante la Seconda Guerra Mondiale dal Primo
Ministro britannico Winston Churchill e da un
piccolo gruppo di ufficiali militari, tra cui lo scrittore
Ian Fleming.
L’unità di combattimento
top-secret, composta da un gruppo eterogeneo di furfanti e reietti,
intraprende un’audace missione contro i nazisti utilizzando
tecniche di combattimento assolutamente non convenzionali e
assolutamente “poco gentili”. Alla fine, il loro audace approccio
cambiò il corso della guerra e gettò le basi per il SAS britannico
e per la moderna guerra delle operazioni nere. A qualcuno questa
descrizione potrebbe ricordare il gruppo protagonista del film di
Quentin Tarantino, Bastardi senza gloria. Il fatto però
che quello di Ritchie sia un racconto ispirato ad una vicenda vera,
suscita ancor di più l’interesse verso questo progetto.
Un progetto che vanta poi un cast
di tutto rispetto, comprendente attori come Henry Cavill, Eiza González, Alan Ritchson,
Alex Pettyfer, Hero Fiennes Tiffin, Babs
Olusamokun, Henrique Zaga, Til
Schweiger, Henry Golding e Cary Elwes.
Ritchie ha diretto la sceneggiatura scritta insieme a Paul
Tamasy, Eric Johnson e Arash
Amel. Tra i produttori del progetto figurano Ritchie,
Jerry Bruckheimer, Chad Oman,
Ivan Atkinson e John Friedberg.
Alla luce di questa notizia, non resta ora che attendere di poter
vedere un primo trailer di The Ministry Of Ungentlemanly
Warfare.
Il network americano della FOX ha
diffuso le foto promozionali di The Mindy Project
4×01, il primo episodio della quarta attesa stagione
che si intitolerà “While I was Sleeping”:
Si intitola The Devil Wears
Lands’ End, The Mindy Project 3×05, il quinto episodio
della terza stagione della serie televisiva di successo trasmessa
dal network americano della FOX.
https://www.youtube.com/watch?v=JWzUJvSVknw
In The Mindy Project
3×05 Mindy mette se stessa e Danny
nei guai quando cerca di impersonare
l’immagine della pratica agli occhi
del nuovo capo dell’ospedale di
ostetricia. Nel frattempo, Peter mette il suo rancore contro Jeremy
da parte quando scopre che le abilità
nel birra pong del suo collega potrebbero aiutarlo a
battere ShondaRhimes (guest-starring
come lei stessa), la campionessa in carica del Dartmouth Alumni
Match.
Si intitolerà Annette
Castellano Is My Nemesis, The Mindy Project
3×03, la terza puntata della serie televisiva di
successo trasmessa dal network americano della Fox. Promo e
anticipazioni:
In The Mindy Project
3×03 è tempo per Mindy di
dare il meglio di sé, dato che la madre
di Dannysi ferma in città per un breve
periodo di tempo e la ragazza è determinata ad ottenere la sua
approvazione; nel
frattempo, Morgan cerca di starsene per
conto suo e di non dare peso al rapporto
con Tamra.
Si intitolerà Crimes &
Misdemeanors & Ex-BFs, The Mindy Project
3×02, la seconda puntata della terza stagione
della serie televisiva The Mindy
Project, che andrà in onda sul network
americano Fox.
In The
Mindy Project 3×02, Mindy deve
affrontare il problema delle tasse ed ordisce un piano con
l’obiettivo di riaccendere la fiamma della sua finta relazione
con Cliff sperando di salvare la sua
pratica dal passato fraudolento; nel
frattempo, Peter e Jeremy entrano
in competizione, intenzionati a conquistare in maniera esclusiva le
attenzioni dell’affascinanteLauren.
Si intitolerà We’re a Couple Now,
Haters!, The Mindy Project
3×01, il primo episodio della terza stagione
di The Mindy Project. Di seguito il
promo e le anticipazioni sulla season premiere.
In The Mindy Project 3×01,
Mindy
e Danny a baciarsi sul tetto dell’Empire
State Builing. Li ritroviamo insieme, adesso sono una coppia e
sorgono i primi problemi. Mindy e Danny, infatti, tentano di
cercare il giusto equiibrio fra amore e lavoro. Il cugino
di Morgan, Lou, lo visita in
ufficio. Jeremy organizza un evento di
beneficienza per la ragazza
di Peter.
The Mindy
Project è una serie televisiva statunitense
del 2012, in onda dal 25 settembre su Fox. La commedia,
creata e interpretata da Mindy Kaling, è la prima sitcom
statunitense ad avere come protagonista una donna di origini
sud-asiatiche.
Dopo aver ordinato l’8 ottobre 2012
una stagione di 22 episodi per The Mindy
Project, l’emittente Fox il successivo 19 ottobre ordinò
la creazione di altri due episodi, portando così l’ordine ad un
totale di 24 episodi. 4 marzo 2013 la serie è stata
rinnovata per una seconda stagione per un totale di 22 episodi
conclusi il 6 maggio 2014.Il 7 marzo 2014 The Mindy Project è stata
rinnovata per una terza stagione di 15 episodi.
Si intitola How to Lose a Mom
in Ten Days, The Mindy Project 3×09,
la nona puntata dell’attesa terza stagione della serie televisiva
di successo trasmessa dal network americano FOX.
http://www.youtube.com/watch?v=NxENjLrSWKM
In The Mindy
Project 3×09 Mindy organizza alla mamma di Danny
un appuntamento al buio, ma le cose si complicano
quando la vita sentimentale di Annette inizia ad andare troppo
bene.
The Mindy Project è
una serie televisiva statunitense del 2012, in onda dal 25
settembre su Fox. La commedia, creata e interpretata da Mindy
Kaling, è la prima sitcom statunitense ad avere come protagonista
una donna di origini sud-asiatiche.
Dopo aver ordinato l’8 ottobre 2012
una stagione di 22 episodi per The Mindy Project,
l’emittente Fox il successivo 19 ottobre ordinò la creazione di
altri due episodi, portando così l’ordine ad un totale di 24
episodi. Il 4 marzo 2013 la serie è stata rinnovata per una seconda
stagione per un totale di 22 episodi conclusi il 6 maggio
2014. Il 7 marzo 2014 The Mindy Project è stata
rinnovata per una terza stagione di 15 episodi, portata poi a
21.
Si intitola, Diary of a Mad
Indian Woman, The Mindy Project
3×08, l’ottava puntata della terza stagione della
serie televisiva di successo trasmessa dal network americano della
FOX.
https://www.youtube.com/watch?v=stjfnjcGXvg
The Mindy
Project è una serie televisiva statunitense del 2012, in
onda dal 25 settembre su Fox. La commedia, creata e interpretata da
Mindy Kaling, è la prima sitcom statunitense ad avere come
protagonista una donna di origini sud-asiatiche. Dopo aver
ordinato l’8 ottobre 2012 una stagione di 22 episodi per The
Mindy Project, l’emittente Fox il successivo 19 ottobre ordinò
la creazione di altri due episodi, portando così l’ordine ad un
totale di 24 episodi Il 4 marzo 2013 la serie è stata rinnovata per
una seconda stagione per un totale di 22 episodi conclusi il 6
maggio 2014. Il 7 marzo 2014 The Mindy Project è stata rinnovata
per una terza stagione di 15 episodi, portata poi a 21.
Cresce
l’attesa per l’arrivo della seconda parte di stagione di The Mindy
Project 3, lo show di successo trasmesso dal network americano
della Fox. Ebbene oggi vi sveliamo alcune anticipazioni.
In The Mindy Project 3 dove
Alan,il padre di Danny, ritornerà
per una bizzarra riunione familiare con la madre del ragazzo,
Annette ed il tutto sarà condito da una notizia
incredibile per Mindy.
The Mindy Project è
una serie televisiva statunitense del 2012, in onda dal 25
settembre su Fox. La commedia, creata e interpretata da Mindy
Kaling, è la prima sitcom statunitense ad avere come protagonista
una donna di origini sud-asiatiche. Dopo aver ordinato l’8 ottobre
2012 una stagione di 22 episodi per The Mindy Project,
l’emittente Fox il successivo 19 ottobre ordinò la creazione di
altri due episodi, portando così l’ordine ad un totale di 24
episodi. Il 4 marzo 2013 la serie è stata rinnovata per una seconda
stagione per un totale di 22 episodi conclusi il 6 maggio 2014.Il 7
marzo 2014 The Mindy Project è stata rinnovata per una terza
stagione di 15 episodi, portata poi a 21.
Si intitola
Papa Was a Rolling Bone, The Millers 2×06, la sesta
puntata della seconda stagione della serie televisiva basata
sull’omonimo film e trasmessa dal network americano della CBS.
In The Millers 2×06 i
Millers decidono di trascorrere il Giorno
del Ringraziamento lontano gli uni dagli altri, ma
inizieranno a rimpiangere le vecchie tradizioni e la cena in
famiglia quando i loro piani per il giorno del
Tacchino iniziano ad andare a rotoli e si
ritroveranno a desiderare di avere la sgangherata famiglia unita
per quella festività.