Apple
TV+ ha svelato oggi le prime immagini della quarta
attesissima stagione di The
Morning Show, la serie pluripremiata e di grande
successo con protagoniste e produttrici esecutive
Reese Witherspoon e
Jennifer Aniston, insieme alla showrunner e
produttrice esecutiva Charlotte Stoudt e alla regista e produttrice
esecutiva Mimi Leder. La quarta stagione sarà composta da 10
episodi e farà il suo debutto il 17 settembre con il primo
episodio, seguito da un nuovo episodio ogni settimana fino al 19
novembre.
La
quarta stagione di The Morning Show è ambientata
nella primavera del 2024, quasi due anni dopo gli eventi della
terza stagione. Con la fusione tra UBA e NBN ormai completata, la
redazione si trova a dover affrontare nuove responsabilità,
motivazioni nascoste e l’elusiva natura della verità in un’America
sempre più polarizzata. In un mondo pieno di deepfake, teorie del
complotto e insabbiamenti aziendali, di chi ci si può fidare? E
come si può sapere cosa sia davvero reale? Oltre ad Aniston e
Witherspoon, il cast stellare della quarta stagione include
Billy Crudup, Karen Pittman, Nicole Beharie, Nestor
Carbonell, Mark Duplass, Greta Lee, Marion Cotillard, Jeremy Irons,
Aaron Pierre, William Jackson Harper, Boyd Holbrook e il
ritorno dell’amatissimo Jon Hamm.
La
serie è guidata dalla showrunner e produttrice esecutiva Charlotte
Stoudt e diretta e co-prodotta da Mimi Leder. Prodotta dallo studio
Media Res, è inoltre co-prodotta da Michael Ellenberg e Lindsey
Springer per Media Res, insieme a Stoudt e Leder; Witherspoon è
produttrice esecutiva con Lauren Neustadter per Hello Sunshine;
Aniston e Kristin Hahn per Echo Films; anche Zander Lehmann e Micah
Schraft figurano tra i produttori esecutivi.
Attualmente in streaming su Apple
TV+, la terza stagione di “The Morning Show” ha ricevuto 16
nomination agli Emmy, vincendo il premio per Miglior attore non
protagonista in una serie drammatica grazie alla performance di
Billy Crudup nel ruolo di Cory Ellison. Crudup ha inoltre vinto un
Critics Choice Award per lo stesso ruolo nella terza stagione. La
stagione è stata anche inserita dall’American Film Institute (AFI)
nella prestigiosa lista dei dieci migliori programmi televisivi del
2023.
“The Morning Show” ha ricevuto nomination agli Emmy nelle
categorie: Miglior attrice protagonista in una serie drammatica
(Reese Witherspoon), Miglior attore non protagonista in una serie
drammatica (Billy Crudup, che ha vinto anche per la prima
stagione), Miglior attrice guest star in una serie drammatica
(Marcia Gay Harden), e Miglior regia per una serie drammatica (Mimi
Leder). L’interpretazione intensa di Jennifer Aniston nel ruolo di
Alex Levy le è valsa un SAG Award come Miglior attrice in una serie
drammatica.
Apple TV+
ha svelato oggi il trailer ufficiale dell’attesissima terza
stagione di The
Morning Show, interpretata e prodotta da
Jennifer Aniston e
Reese Witherspoon e in uscita il 13 settembre con i
primi due episodi dei dieci totali, seguiti da nuove puntate
settimanali ogni mercoledì, fino all’8 novembre.
Nella terza stagione di The
Morning Show, il futuro della rete è messo in
discussione e la lealtà dei singoli protagonisti è spinta al limite
quando un gigante della tecnologia mostra interesse verso la UBA.
Si formano alleanze inaspettate, le storie private vengono
utilizzate come armi e tutti sono costretti a confrontarsi con i
propri valori e principi, dentro e fuori dalla redazione. Insieme
ad Aniston e Witherspoon, il cast stellare della terza stagione è
guidato da Billy Crudup, Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen
Pittman, Greta Lee, Jon Hamm, Nicole Beharie e Julianna
Margulies.
La serie, vincitrice di Emmy, SAG e
Critics Choice Award e già confermata per una quarta stagione, è
diretta e prodotta da Mimi Leder, con Charlotte Stoudt come
showrunner e produttrice esecutiva. “The Morning Show” è prodotto
dallo studio Media Res e prodotto a livello esecutivo da Michael
Ellenberg con Media Res, insieme a Stoudt e Leder. Jennifer Aniston
e Kristin Hahn producono esecutivamente attraverso Echo Films e
Reese Witherspoon e Lauren Neustadter con Hello Sunshine.
La seconda stagione di The
Morning Show, disponibile su Apple
TV+, ha ricevuto una nomination agli Emmy come Miglior
attrice protagonista in una serie drammatica per Reese Witherspoon,
una nomination come Miglior attore non protagonista in una serie
drammatica per Billy Crudup, che lo aveva già vinto per la prima
stagione, e una candidatura a Miglior guest star femminile in una
serie drammatica a Marcia Gay Harden.
Nella prima stagione, Billy Crudup,
nei panni di Corey Ellison, ha vinto un Emmy come Attore non
protagonista in una serie drammatica, oltre a un Critics Choice
Award, mentre, grazie all’interpretazione di Alex Levy, Jennifer
Aniston ha ricevuto un SAG Award per la Migliore interpretazione in
una serie drammatica. La serie ha anche ricevuto la nomination
dalla Television Critics Association come Outstanding New Program e
un TV Choice Award per Best New Drama.
Apple
TV+ ha rilasciato le prime immagini dell’attesissima
seconda stagione della serie vincitrice di Emmy, SAG e Critics
Choice, The
Morning Show“, con Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, che sono anche produttrici
esecutive dello show. La serie, che svela le dinamiche di potere
sul posto di lavoro del network televisivo UBA farà il suo ritorno
venerdì 17 settembre su Apple TV+.
The Morning Show, la seconda
stagione
Nella seconda stagione di 10
episodi – che sarà presentata con il primo episodio, seguito da un
nuovo episodio settimanale, ogni venerdì – il team del Morning Show
riemerge dalle macerie delle azioni di Alex (Jennifer Aniston) e
Bradley (Reese Witherspoon), con una UBA rinnovata e un mondo in
mutamento, dove l’identità è tutto e dove entra in gioco la
differenza tra come ci presentiamo e chi siamo veramente. Insieme a
Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, nel cast troviamo Steve
Carell, Billy Crudup, Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen
Pittman, Bel Powley, Desean Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e
Marcia Gay Harden. Ad unirsi a loro nella seconda stagione ci sono
anche Greta Lee nei panni di “Stella Bak”, un prodigio del mondo
tecnologico che si è unito al team di UBA; Ruairi O’Connor nei
panni di “Ty Fitzgerald”, una star di YouTube intelligente e
carismatica; Hasan Minhaj che interpreta ‘Eric Nomani’, un nuovo
membro del team del Morning Show; il vincitore dell’Emmy Award
Holland Taylor nei panni di “Cybil Richards”, l’esperta presidente
del consiglio di amministrazione dell’UBA; Tara Karsian come ‘Gayle
Berman’, una produttrice; Valeria Golino nel ruolo di ‘Paola
Lambruschini’, regista di documentari; e la vincitrice dell’Emmy e
del SAG Award Julianna Margulies nei panni di “Laura Peterson”, una
nuova presentatrice di UBA.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a Jennifer
Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo Films, Reese Witherspoon
e Lauren Neustadter, con Hello Sunshine, e Mimi Leder, che dirige
anche diversi episodi. Nella prima stagione, Billy Crudup, nei
panni di “Corey Ellison”, ha vinto un Emmy nella categoria attore
non protagonista in una serie drammatica, oltre a un Critics Choice
Award. Grazie all’interpretazione di ‘Alex Levy’ Jennifer Aniston
ha ottenuto un SAG Award per la migliore interpretazione in una
serie drammatica. La serie ha anche ricevuto la nomination dalla
Television Critics Association come Outstanding New Program e un TV
Choice Award per Best New Drama.
Domani arriva su Apple
TV+ la terza stagione di The
Morning Show, interpretata e prodotta da
Jennifer Aniston e
Reese Witherspoon. La serie di successo, vincitrice di
un Emmy, debutterà con i primi due episodi dei dieci
totali, seguiti da nuove puntate settimanali ogni
mercoledì, fino all’8 novembre.
Nella terza stagione di The
Morning Show, il futuro della rete è messo in
discussione e la lealtà dei singoli protagonisti è spinta al limite
quando un gigante della tecnologia mostra interesse verso la UBA.
Si formano alleanze inaspettate, le storie private vengono
utilizzate come armi e tutti sono costretti a confrontarsi con i
propri valori e principi, dentro e fuori dalla redazione. Insieme
ad Aniston e Witherspoon, il cast stellare della terza stagione è
guidato da
Billy Crudup, Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen Pittman,
Greta Lee,
Jon Hamm, Nicole Beharie e Julianna Margulies.
The
Morning Show, già confermata per una quarta stagione,
è diretta e prodotta da Mimi Leder, con Charlotte Stoudt come
showrunner e produttrice esecutiva. La serie è prodotta dallo
studio Media Res e prodotto a livello esecutivo da Michael
Ellenberg con Media Res, insieme a Stoudt e Leder. Jennifer Aniston
e Kristin Hahn producono esecutivamente attraverso Echo Films e
Reese Witherspoon e Lauren Neustadter con Hello Sunshine.
Apple TV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple
TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente
originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in
anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più
velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i
film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati
con 376 vittorie e 1.567 nomination ai premi, tra cui la
commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar®
come Miglior film a “CODA”.
Apple
TV+ ha rilasciato oggi il trailer della
seconda stagione dell’acclamata e pluripremiata serie Apple
Original, The
Morning Show. Interpretata e prodotta da Jennifer
Aniston e Reese Witherspoon, la seconda stagione di 10 episodi
uscirà in tutto il mondo venerdì 17 settembre su Apple TV+ con il
primo episodio, seguito da un nuovo episodio settimanale, ogni
venerdì.
Ripartendo dopo gli eventi
imprevedibili della prima stagione, il team del Morning Show
riemerge dalle macerie delle azioni di Alex (Jennifer
Aniston) e Bradley (Reese Witherspoon),
con una UBA rinnovata e un mondo in mutamento, dove l’identità
è tutto e dove entra in gioco la differenza tra come ci
presentiamo e chi siamo veramente.
Insieme a Jennifer Aniston e Reese
Witherspoon, nel cast troviamo Steve Carell, Billy Crudup,
Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen Pittman, Bel Powley, Desean
Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e Marcia Gay Harden. Ad unirsi a
loro nella seconda stagione ci sono anche Greta Lee nei panni di
Stella Bak, un prodigio del mondo tecnologico che si è unito al
team di UBA; Ruairi O’Connor nei panni di Ty Fitzgerald, una star
di YouTube intelligente e carismatica; Hasan Minhaj che interpreta
Eric Nomani, un nuovo membro del team del Morning Show; il
vincitore dell’Emmy Award Holland Taylor nei panni di Cybil
Richards, l’esperta presidente del consiglio di amministrazione
dell’UBA; Tara Karsian come Gayle Berman, una produttrice; Valeria
Golino nel ruolo di Paola Lambruschini, regista di documentari; e
la vincitrice dell’Emmy e del SAG Award Julianna Margulies nei
panni di Laura Peterson, una nuova presentatrice di UBA.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttrice esecutiva, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a
Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo
Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello
Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.
Nella prima stagione, Billy Crudup,
nei panni di Corey Ellison, ha vinto un Emmy nella categoria Attore
non protagonista in una serie drammatica, oltre a un Critics Choice
Award. Grazie all’interpretazione di Alex Levy Jennifer Aniston ha
ottenuto un SAG Award per la migliore interpretazione in una serie
drammatica. La serie ha anche ricevuto la nomination dalla
Television Critics Association come Outstanding New Program e un TV
Choice Award per Best New Drama.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a Jennifer
Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo Films, Reese Witherspoon
e Lauren Neustadter, con Hello Sunshine, e Mimi Leder, che dirige
anche diversi episodi. The Morning Show 2 in
streaming debutterà da venerdì 17 settembre su
Apple TV+.
Apple TV+ ha rilasciato le
prime immagini dell’attesissima terza stagione di The
Morning Show, interpretata da Reese Witherspoon e Jennifer Aniston che sono anche produttrici
esecutive, e ha annunciato che sarà presentata in anteprima
mondiale mercoledì 13 settembre con i primi due episodi. La terza
stagione in 10 episodi della serie vincitrice di Emmy, SAG e
Critics Choice Award, che è stata già confermata per una quarta
stagione, è diretta e prodotta da Mimi Leder, con Charlotte Stoudt
come showrunner e produttrice esecutiva.
In questa stagione, il futuro della
rete e la lealtà dei singoli vengono messi in discussione quando un
gigante della tecnologia mostra interessa verso la UBA. Si formano
alleanze inaspettate, storie private vengono utilizzate come armi e
tutti sono costretti a confrontarsi con i propri valori e principi,
sia dentro che fuori dalla redazione. Insieme ad Aniston e
Witherspoon, il cast stellare della terza stagione è guidato da
Billy Crudup, Mark Duplass,
Nestor Carbonell, Karen Pittman, Greta Lee, Jon Hamm,
Nicole Beharie e Julianna Margulies.
The
Morning Show è prodotto dallo studio Media Res e
prodotto a livello esecutivo da Michael Ellenberg con Media Res,
insieme ad Aniston e Kristin Hahn con Echo Films e Witherspoon e
Lauren Neustadter con Hello Sunshine. Mimi Leder è anche
produttrice esecutiva.
La seconda stagione di The
Morning Show, disponibile su Apple
TV+, ha portato una nomination agli Emmy Award come miglior
attrice protagonista in una serie drammatica a Reese Witherspoon,
una nomination come miglior attore non protagonista in una serie
drammatica a Billy Crudup, che lo ha vinto per la prima stagione, e
una candidatura a miglior guest star femminile in una serie
drammatica a Marcia Gay Harden.
Nella prima stagione, Billy Crudup,
nei panni di Corey Ellison, ha vinto un Emmy come attore non
protagonista in una serie drammatica, oltre a un Critics Choice
Award. Grazie all’interpretazione di Alex Levy, Jennifer Aniston ha
ottenuto un SAG Award per la migliore interpretazione in una serie
drammatica. La serie ha anche ricevuto la nomination dalla
Television Critics Association come Outstanding New Program e un TV
Choice Award per Best New Drama.
Chi interpreterà Marion Cotillard
in The Morning Show 4?
Secondo Deadline, la Cotillard ha firmato per interpretare un ruolo
chiave durante un importante arco narrativo della quarta
stagione di The Morning
Show. Il suo personaggio si chiama Celine
Dumont, che viene descritta come “un’esperta operatrice
proveniente da una famiglia europea di grande prestigio“.
Questa è la prima serie importante
della Cotillard dopo una breve apparizione nella
serie antologica Extrapolations del 2023. La
vedremo poi nel prossimo film biografico Lee,
con Kate Winslet nel ruolo di una fotoreporter che
racconta la Seconda Guerra Mondiale.
The Morning
Show è una serie drammatica e sincera che analizza il
posto di lavoro moderno attraverso la lente delle persone che
aiutano a svegliare l’America. La Cotillard si unirà ai
protagonisti della serie, Jennifer
Aniston, Reese
Witherspoon e Billy
Crudup. La serie vede anche il ritorno delle star
Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen Pittman, Bel Powley,
Desean Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e Marcia Gay
Harden.
La serie è creata e prodotta
esecutivamente da Michael Ellenberg (The
Leftovers), con Kerry Ehrin come sceneggiatore. I produttori
esecutivi sono Witherspoon, Aniston, Ehrin, Mimi Leder, Kristin
Hahn, Lauren Levy Neudstadter, Adam Milch ed Erica Lipez.
Jennifer Aniston torna alla conduzione di
The Morning Show 3, la serieApple
TV+, come Alex Levy. In questa nuova stagione
rivediamo la troupe al completo: Reese Witherspoon è Bradley Jackson e insieme
a Billy Crudup come Cory Ellison e Julianna Margulies nei panni di Laura Peterson
completano il cast. Una stagione che abbraccia gli argomenti di
grande attualità così come le precedenti. Se, infatti, nella scorsa
stagione al centro di tutto c’era il COVID-19, in The
Morning Show si parla di tecnologia, acquisizioni,
elezioni politiche. Sembra quasi di essere in un episodio di
Succession solo senza Logan e la famiglia Roy al
completo.
The Morning Show 3, la trama
In questi primi due episodi di
The Morning Show 3 lasciamo i protagonisti dove li avevamo
lasciati. Alex conduce l’edizione delle news della mattina e si sta
preparando a volare nello spazio a bordo di una navicella spaziale
turistica, mentre il proprietario miliardario della tecnologia,
Paul Marks (interpretato da Jon Hamm) sta negoziando l’acquisto della rete
insieme a Cory. Nel giro di poco cogliamo uno dei
riferimenti all’attualità: un miliardario che cerca di acquisire
un’importante azienda che si occupa di comunicazione. Avvenuto
tutto alle spalle di Alex, la giornalista fa
saltare la trasmissione all’ultimo minuto, costringendo
Bradley a lanciarsi in orbita senza alcun
addestramento o preparazione precedente.
Al personaggio interpretato da
Reese Witherspoon è lasciata l’edizione della
sera a cui cerca di dare un’identità ben precisa nello stile
giornalistico d’assalto per il quale è diventata famosa. Ma anche
se possiede diverse libertà deve continuare a far fronte alla
censura che il network le mette davanti quando vuole parlare di
argomenti di attualità rilevanti. Bradley è stata
in prima linea all’assalto al Campidoglio nel 2021 e mentre la sua
vita privata va in mille pizze, lasciando intendere che qualcosa di
scandaloso e importante sia successo nella sua vita, la giornalista
viene premiata per il suo lavoro.
Tra finzione e realtà
L’arrivo del personaggio di
Jon
Hamm non lascia molti dubbi su quella che sarà una
stagione concentrata sì sull’attualità e grandi e importanti eventi
che scuotono l’opinione pubblica degli Usa ma anche su una lotta
per il controllo dell’azienda e sul suo futuro. Succession lo ha
spiegato bene: ci sono accordi sottobanco e pugnalate alle spalle,
chi cambia bandiera in base a dove soffia il vento e chi invece
giocherà il suo gioco in solitaria. Due episodi di The Morning
Show 3 sono ancora troppo poco per comprendere l’andamento
delle storie in corso ma per quel poco che abbiamo visto la serie
non si allontana molto dal suo problema principale: troppe storie,
troppa carne al fuoco senza centrare mai davvero il focus, fatta
eccezione per la prima stagione.
Il risultato, soprattutto in questi
due episodi, è un guazzabuglio di storie, di stili e di generi dove
trovare il bandolo della matassa è davvero complicato. The
Morning Show 3 è allo stesso tempo critica alla società
americana, critica al sistema politico, alle istituzioni, ai poteri
forti, il tutto condito con note velatamente mistery e thriller.
Abbandonando il lato che l’ha resa un punto di forza del palinsesto
di Apple
TV+, il lato più The Newsroom, la serie ha perso parte
della sua identità. Il cambiamento è sacrosanto ma bisogna anche
scegliere una linea narrativa e seguirla. Questo aspetto rispecchia
anche e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi soprattutto
quello Bradley che appare senza uno scopo.
Il potere è donna
Abbracciato però questo nuovo lato
di The Morning Show 3 gli aspetti positivi che la serie
mette in scena sul piccolo schermo sono comunque fonte continua di
riflessione. Pensiamo alla relazione complicata tra
Alex e Bradley nella prima
stagione. Tra alti e bassi le due hanno reso la trama avvincente
all’inizio. Poi però la serie si è divertita a trovare una zona
franca tra le due, il rapporto lavorativo ha preso una piega
diversa e così anche quello personale. Adesso Alex e Bradley sono
due amiche e confidenti che nel tempo libero parlato di tappezzeria
e arredamento per la casa. I loro continui scambi di battute è
quello che fin da subito ha convinto di The Morning Show,
e anche quello che mancava dalla seconda stagione.
Quasi la stessa dinamica si è poi
riflessa su tutte le protagoniste femminili della serie che hanno
tutte una posizione di potere. La stessa amicizia tra Mia e Stella
è sorprendente ma non inaspettata. D’altro canto, The Morning
Show parlando fin da subito delle tematiche femminista ha
posto l’accento sui toni della serie. Il problema della serie è
quello di mettere tante storie sul tavolo e talvolta concentrarsi
su quelle sbagliate. Ma questo è solo l’inizio, i primi due episodi
– su dieci – sono disponibili su Apple TV+
e l’uscita seguirà il rilascio settimanale.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a
Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo
Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello
Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a
Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo
Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello
Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.
The Morning Show 2: quando esce e
dove vederla in streaming
The Morning Show 2 in
streaming debutterà da venerdì 17 settembre su
Apple TV+.
The Morning Show 2: trama e
cast
Nella seconda stagione di 10
episodi – che sarà presentata con il primo episodio, seguito da un
nuovo episodio settimanale, ogni venerdì – il team del Morning Show
riemerge dalle macerie delle azioni di Alex (Jennifer
Aniston) e Bradley (Reese Witherspoon), con una UBA
rinnovata e un mondo in mutamento, dove l’identità è tutto e dove
entra in gioco la differenza tra come ci presentiamo e chi siamo
veramente.
Nel cast di The Morning
Show 2 insieme a
Jennifer Aniston e
Reese Witherspoon, nel cast ritroviamo
Steve Carell,
Billy Crudup, Mark Duplass, Nestor Carbonell, Karen
Pittman, Bel Powley, Desean Terry, Janina Gavankar, Tom Irwin e
Marcia Gay Harden. Ad unirsi a loro nella seconda stagione ci sono
anche Greta Lee nei panni di “Stella Bak”, un prodigio del mondo
tecnologico che si è unito al team di UBA; Ruairi O’Connor nei
panni di “Ty Fitzgerald”, una star di YouTube intelligente e
carismatica; Hasan Minhaj che interpreta ‘Eric Nomani’, un nuovo
membro del team del Morning Show; il vincitore dell’Emmy Award
Holland Taylor nei panni di “Cybil Richards”, l’esperta presidente
del consiglio di amministrazione dell’UBA; Tara Karsian come ‘Gayle
Berman’, una produttrice;
Valeria Golino nel ruolo di ‘Paola Lambruschini’, regista di
documentari; e la vincitrice dell’Emmy e del SAG Award
Julianna Margulies nei panni di “Laura Peterson”, una
nuova presentatrice di UBA.
Arriva anche in Italia il tour
promozionale di The Monuments Men,
il nuovo film di George Clooney e dopo
l’ospitata di ieri sera a Che tempo che fa ecco il cast del film in
visita al Museo di Milano. Presenti George Clooney,
Matt Damon, Bill Murray e Jean
Dujardin. In attesa del nostro resoconto della
conferenza gustiamoci queste foto.
[nggallery id=366]
Con The
Monuments Men, la sua ultima fatica nelle vesti
di regista, sceneggiatore, produttore e attore, George
Clooney non parteciperà alla stagione dei premi
in corso a causa di tempistiche difficilmente conciliabili con le
ultime fasi della post-produzione del film. Così l’uscita della
pellicola è slittata al 2014, ma il trampolino di lancio sarà
comunque prestigioso: The Monuments
Men debutterà infatti alla 64^ edizione
del Festival di Berlino per poi uscire
in tutto il mondo.
Basato sul romanzo The
Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest
Treasure Hunt in
Historydi Robert M.
Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo composto
da direttori di museo ed esperti d’arte che viene incaricato dal
governo statunitense di localizzare e recuperare una serie di opere
d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda Guerra
Mondiale.
La sceneggiatura del film è stata
scritta da George Clooney e Grant Heslov.
The Monuments
Men arriverà in Italia il 13 febbraio 2014.
Nuovi scatti dal set di The
Monuments Men di George Clooney con gran parte del cast in
missione sulla costa inglese…
Sono giunti online nuovi scatti
tratti dal set di The Monuments Men, il nuovo film
diretto da George
Clooney le cui riprese sono in corso da diverse
settimane. In queste foto scattate sulla costa meridionale
britannica, vediamo gran parte delle star del film nei panni di
coraggiosi volontari nell’atto di mettere in salvo alcune opere
d’arte sottraendole ai nazisti durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Ecco il primissimo trailer di
The Monuments Men, il prossimo film da
regista di George Clooney che interpreta anche uno
dei protagonisti accanto a Matt Damon e
John Goodman.
The Monuments Men trailer su Vimeo
Basato sul romanzo The
Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest
Treasure Hunt in History di Robert M.
Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied
composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene
incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una
serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda
Guerra Mondiale.
Al fianco di George
Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett,
John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville
e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney
insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista
collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La
pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo
18 dicembre, mentre in Italia arriverà il
30 gennaio 2014.
Vi ricordiamo che prima di The
Monuments Men, vedremo George Clooney sugli schermi italiani
il 3 ottobre con
Gravity, sci-fi di Alfonso
Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di
Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova
edizione del Festival del Cinema di Venezia.
La trama: in una corsa contro il
tempo, un team di storici dell’arte e curatori di musei tentano di
recuperare celebri opere d’arte trafugate dai nazisti prima che
Adolf Hitler possa distruggerle. Il thriller
sarà composto da un cast di primissimo ordine: oltre a
Clooney, infatti, avremo il piacere di vedere
all’opera attori del calibro di Matt Damon, Cate Blanchett,
Bill Murray e John Goodman.
Il film, prodotto dalla
Columbia Pictures in associazione con la
Smokehouse Pictures e Studio
Babelsberg, uscirà nelle sale cinematografiche a partire
dal prossimo 18 dicembre.
Arriva da Entertainment
Weekly la prima foto ufficiale di The
Monuments Men, il nuovo dramma co-sceneggiato,
prodotto, interpretato e diretto da George
Clooney.
Basato sul romanzo The
Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest
Treasure Hunt in History di Robert M.
Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied
composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene
incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una
serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda
Guerra Mondiale.
Al fianco di George
Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett,
John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville
e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney
insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista
collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La
pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo
18 dicembre, mentre in Italia arriverà il
30 gennaio 2014.
Vi ricordiamo che prima di The
Monuments Men, vedremo George Clooney sugli schermi italiani
il 3 ottobre con
Gravity, sci-fi di Alfonso
Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di
Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova
edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Ecco il primo poster di The Monuments
Men, film che segna il ritorno alla regia di
George Clooney dopo la felice parentesi produttiva
con Argo.
Basato sul romanzo The
Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest
Treasure Hunt in History di Robert M.
Edsel, il film racconta le vicende di un gruppo Allied
composto da direttori di museo ed esperti d’arte che viene
incaricato dal governo statunitense di localizzare e recuperare una
serie di opere d’arte rubate da Hitler nel corso della Seconda
Guerra Mondiale.
Al fianco di George
Clooney troviamo Matt Damon, Cate Blanchett,
John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville
e Bob Balaban. La sceneggiatura è opera di Clooney
insieme a Grant Heslov, con cui l’attore e regista
collabora dai tempi di Good Night, and Good Luck. La
pellicola verrà rilasciata nei cinema americani il prossimo
18 dicembre, mentre in Italia arriverà il
30 gennaio 2014.
Vi ricordiamo che prima di
The Monuments Men, vedremo George Clooney
sugli schermi italiani il 3 ottobre con
Gravity, sci-fi di Alfonso
Cuaron in cui l’attore premio Oscar recita al fianco di
Sandra Bullock. Il film aprirà l’imminente nuova
edizione del Festival del Cinema di Venezia.
The Monuments Men uscirà
nel 2014, ma nel frattempo un nuovo trailer internazionale ci
proietta nuovamente nella pellicola di George Clooney con un cast
stellare.
Dopo le prime foto ufficiali e il
trailer, ecco nuovi scatti promozionali di The Monuments
Men, il nuovo film diretto da George Clooney, incentrati su
Jean Dujardin.
Stando a quanto riportato
dall’Hollywood Reporter, The Monolith
arriverà sul grande schermo. Secondo la fonte, la Lionsgate si
occuperà dell’adattamento cinematografico del fumetto DC di
Jimmy Palmiotti e Justin Gray, pubblicato originariamente tra il
2004 e il 2005.
La trasposizione cinematografica
sarà diretta da Dave Wilson, il direttore creativo
della Blur Studios di Tim Miller (Deadpool), mentre la
sceneggiatura porterà la firma di Barnett Brettler. Il film segnerà
il debutto dietro la macchina da presa di Wilson. Erwin Stoff
(13 Hours, Il sapore del successo) si
occuperà della produzione.
The
Monolith ha come protagonista il personaggio di Alice
Cohen, un’ex-tossicodipendente che riceve in eredità dalla nonna
defunta una casa a Brooklyn. Nella casa Alice scopre il suo diario,
imbattendosi in una storia di amore e di vendetta che inizia nelle
fabbriche di New York durante la depressione e che mostra la
creazione di un mostro in cerca di vendetta per l’uccisione di un
uomo buono e onesto.
La serie The
Monolith durò dodici numeri. Dopo la pubblicazione da
parte della DC Comics, i diritti tornarono a Jimmy Palmiotti e
Justin Gray.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Secondo Deadline, la
star di The White
LotusTheo
James è stata scelta per essere il protagonista del prossimo
adattamento di una storia di
Stephen King, The Monkey. Il progetto
proviene dal creatore di The Conjuring
James Wan, che produrrà il film attraverso il suo società Atomic
Monster.
“Stephen King è il padrino del
genere horror. Ha avuto un’enorme influenza su di me da
bambino e per tutta la mia carriera, ed è sempre stato un sogno
contribuire a dare vita a una delle sue storie“, ha dichiarato
Wan in una nota. “The Monkey è
uno dei miei preferiti, con la sua presunzione semplice, iconica e
incredibilmente commerciabile. E non riesco a immaginare
nessuno migliore di un fan del genere visionario e da una vita come
Osgood per dare vita a questo.
Questo è la seconda notizia di un
adattamento di Stephen King in una
settimana. Tom
Hiddleston e Mark Hamill
hanno firmato per
recitare in The Life of Chuck di Mike
Flanagan, basato su un altro racconto di King. Il film
Monkey sarà scritto e diretto dall’attore-regista
Osgood Perkins. Perkins è meglio conosciuto
per il suo lavoro su film horror come The Blackcoat’s
Daughter, I Am the Pretty Thing That Lives in
the House e Gretel &
Hansel. La storia è incentrata su due fratelli
gemelli le cui vite cambiano dopo aver scoperto una misteriosa
scimmia giocattolo che suona i piatti. Il casting è ancora in
corso per il progetto.
“Quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono la vecchia
scimmia giocattolo del padre in soffitta, intorno a loro iniziano
una serie di morti raccapriccianti”, si legge nella sinossi.
“I fratelli decidono di buttare via la scimmia e andare avanti
con le loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma
quando le morti misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi
per trovare un modo per distruggere la scimmia per sempre prima che
tolga la vita a tutti quelli a loro vicini.
The Monkey è prodotto da Brian
Kavanaugh-Jones, Fred Berger, Chris Ferguson, Peter Luo, Nancy Xu e
John Friedberg. Proviene da Atomic Monster, Stars Collective e
Black Bear International, con C2 Motion Picture Group che
finanzia il progetto.
Come riportato da Deadline, si sono ufficialmente
concluse le riprese del film The Monkey,
adattamento dell’omonimo racconto di StephenKing contenuto nella raccolta Scheletri.
Il progetto, annunciato per la prima volta nel maggio del 2023, è
scritto e diretto da Osgood Perkins di
Longlegs e prodotto da James Wan. Protagonista del film è
Theo James (The White
Lotus,
The Gentleman), il quale recita accanto a Tatiana
Maslany (She-Hulk:
Attorney at Law), Elijah Wood (Il
Signore degli Anelli), Christian Convery
(Sweet Tooth), Colin O’Brien
(Wonka), Rohan Campbell (The Hardy
Boys) e Sarah Levy (Schitt’s
Creek).
Di cosa parla The Monkey?
In The Monkey
quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono in soffitta la
vecchia scimmia giocattolo del padre, una serie di morti
raccapriccianti inizia a verificarsi intorno a loro. I fratelli
decidono dunque di buttare via la scimmia e di andare avanti con le
loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma quando le morti
misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi per trovare un
modo per distruggere definitivamente la scimmia prima che si prenda
le vite di tutti i loro cari.
“Stephen King è il padrino del
genere horror“, ha detto Wan a proposito del progetto. “Ha
avuto un’enorme influenza su di me da bambino e nel corso della mia
carriera ed è sempre stato un sogno contribuire a portare in vita
una delle sue storie. ‘The Monkey’ è una delle mie preferite, con
la sua idea semplice, iconica e incredibilmente vendibile. E non
posso immaginare nessuno meglio di un visionario e appassionato di
genere da sempre come Osgood per dare vita a questa
storia“.
“Non potremmo essere più
entusiasti di collaborare con Osgood, James, Brian Kavanaugh-Jones
e i nostri amici della Black Bear International per presentare ‘The
Monkey’ di Stephen King. Questo film è perfettamente in linea con
ciò che sta funzionando sul mercato in questo momento e sarà un
prodotto di grande successo“, hanno aggiunto i produttori
Jason Cloth e Dave Caplan. “Non vediamo l’ora che il pubblico
veda Theo James in questo ruolo che lo ha messo a dura prova
portandolo però a dar vita ad un’interpretazione
straordinaria“.
Uno dei più celebri romanzi della
letteratura cinese è Il Viaggio in
Oriente, un racconto epico che mescola le tradizioni
della Cina con le sue leggende più importanti. Ormai parte della
cultura popolare, ne tempo sono stati numerosi gli adattamenti più
o meno liberi di tale opera, tra cui una recente serie live action
di Netflix dal titolo The New Legends of
Monkeys. Ora, però, sempre su Netflix è arrivato il film
d’animazione The Monkey King, che
riprende quel racconto per riproporlo sotto forma di commedia
d’azione, nella quale si possono naturalmente ritrovare tutti gli
insegnamenti più importanti del romanzo.
È dunque questo uno dei nuovi film
d’animazione dello streamer intorno al quale si è generata molta
attesa. In particolare perché i recenti film animati dell’azienda,
da Klaus fino a Il mostro dei mari e il vincitore
agli Oscar Pinocchio hanno saputo
affascinare grazie a tecniche d’animazione nuove, da cui si
sprigionano numerose novità estetiche. The Monkey King va
ad inserirsi in questo elenco, riproponendo dunque una storia
d’avventura con forti elementi esistenziali alla sua base. A
dirigerlo, d’altronde, vi è un esperto d’animazione come
Anthony Stacchi, già regista di
Boxtrolls, sceneggiatore del Pinocchio di
del Toro e animatore di Missing Link.
Stacchi è dunque una garanzia e
anche in questo caso ha realizzato un film visivamente gioioso,
curato fino al minimo dettaglio. Basti pensare che la pelliccia del
protagonista è caratterizzata da ben 390,302 peli, a dimostrazione
di quanta cura si possa ritrovare in The Monkey King.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile
approfondire alcuni dettagli relativi ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile ritrovare informazioni sulla
trama e il cast di doppiatori, ma
anche il suo rapporto con il romanzo Il Viaggio in
Oriente. Infine, si elencheranno i passaggi da
compiere per poter vedere il film su Netflix.
La trama di TheMonkey King
The Monkey King narra la
storia di Sun Wukong, meglio conosciuto come
Monkey King, una scimmia estremamente orgogliosa a
cui è stato rubato il suo bastone magico da combattimento. Il
colpevole è Dragon King e per riprenderselo Wukong
dovrà prima affrontare e sconfiggere centinaia di demoni. Ma
l’ostacolo più grande è dentro di sé, si tratta del suo ego
smisurato. L’incontro con una ragazzina di un villaggio, di
nome Lin, gli farà capire che ogni azione,
anche la più insignificante, ha grandi conseguenze e che dovrà
mettere da parte il suo orgoglio per raggiungere il suo scopo.
The Monkey King e IlViaggio in
Oriente
Come anticipato, il film è
liberamente ispirato ad uno dei più celebri classici della
letteratura cinese, ovvero Il Viaggio in
Occidente. Pubblicato intorno al 1590, il romanzo
racconta, in versione mitizzata, il viaggio di un monaco buddhista,
ispirato al personaggio storico Xuánzàng. Costituisce una
riflessione su quanto il buddhismo cinese avesse unito le genti,
fondendo aspetti del Taoismo e del Confucianesimo in Cina.
Rappresenta, inoltre, un vero e proprio percorso di purificazione
dei vari personaggi, che alla fine del viaggio giungeranno
all’illuminazione.
Il monaco è accompagnato nel suo
viaggio da tre discepoli: il re scimmia Sun
Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone
fluviale Sha Wujing. Insieme, in un’avventura che
varrà a ciascuno una purificazione, combattono decine di mostri e
demoni. Un’avventura dunque ripresa dal film, dove proprio Sun
Wukong figura come personaggio principale con l’obiettivo di
sconfiggere centinaia di demoni per potersi guadagnare il rispetto
degli dei. I primi capitoli del romanzo, d’altronde, sono tutti
dedicati alla storia di Sun Wukong, cosa che fa di lui l’effettivo
protagonista del racconto.
The Monkey King è dunque un
libero adattamento proprio di quei primi capitoli, cosa confermata
ulteriormente anche dal finale, dove Wukong incontra poi il monaco,
il maiale e il demone fluviale, collegandosi dunque a quella parte
del romanzo in cui i quattro intraprendono un’unica epica
avventura. Non è dato sapere se ci sarà un sequel di The Monkey
King, che adatterà dunque i rimanenti capitoli del romanzo
Il Viaggio in Oriente, ma se il film dovesse avere
successo ciò potrebbe invogliare Netflix ad investire ulteriormente
in tale racconto.
Il cast di doppiatori di The Monkey King
A dare voce al personaggio Sun
Wukong, vi è l’attore hongkonghese Jimmy O. Yang,
noto per aver recitato anche in Crazy & Rich,Fantasy Island, Love Hard e nella serie
Space Force. L’umana
Lin ha invece la voce di Jolie Hoang-Rappaport,
mentre il Dragon King è doppiato dall’attore Bowen
Yang, noto per la sua partecipazione al Saturday Night
Live. Vi sono poi Jo Koy come voce di Benbo,
Ron Yuan nel ruolo di Babbo e Andrew
Pang per il personaggio del sindaco. L’attrice
Stephanie Hsu, candidata all’Oscar per Everything Everywhere All at
Once dà invece voce alla moglie del sindaco.
Il trailer di The Monkey
King e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, è possibile fruire
di The Monkey King unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 3° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità
e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti
gli altri prodotti presenti nella piattaforma.
The Monk and the
Gun è il nuovo film di Pawo Choyning Dorji che torna alla ribalta
internazionale, la Festa del
Cinema di Roma 2023, dopo il successo del suo film
precedente, Lunana, candidato agli Oscar come miglior film
Internazionale. Questa nuova avventura cinematografica si muove
abilmente tra la tradizione e la modernità del Bhutan, offrendo uno
sguardo critico e multiforme, ma sempre ironico, sulla
democratizzazione e la globalizzazione. Il regista costruisce una
trama con più punti di vista, ed esplora il conflitto, profondo ma
mai esternato in toni aspri o battaglieri, tra l’antica
spiritualità del Bhutan e l’influenza sempre più invadente della
cultura occidentale.
The Monk and the Gun, la trama
The Monk and the Gun è
ambientato nel 2006, in un Bhutan rurale e ancora dall’animo
monarchico che ha appena appreso la decisione del re di abdicare in
favore della democrazia. Questo cambiamento radicale ha portato con
sé l’introduzione nel Paese di una serie di innovazioni, tra cui la
televisione, Internet e il cinema, spaccati di Occidente, di quel
mondo consumistico che fino a quel momento non era arrivato sin lì.
In questo contesto storico-geografico, seguiamo le vicende di
diversi personaggi, dalle storie e dagli scopi diversissimi, che in
modi più o meno goffi devono imparare a navigare le acque della
novità.
Pawo Choyning Dorji decide di assumere un
punto di vista esterno, da osservatore, servendosi principalmente
dell’ironia per mettere in scena l’impatto che democrazia e
consumismo hanno sulla popolazione locale. La prima viene vista
come un oggetto strano, qualcosa da imparare ad amministrare, di
cui prendersi cura in qualche modo e che richiede impegno, tant’è
che vengono organizzati dei veri e propri corsi di
democratizzazione dell’elettorato, con istruzioni per votare, per
manifestare e per sostenere un partito invece che un altro. Il
consumismo, invece, viene semplicemente accolto, abbracciato e
subito con grande facilità e felicità: sono numerosi i momenti che
il film spende a inquadrare gruppi di persone sedute davanti alla
tv, a guardare Quantum of Solace e a sorseggiare “acqua nera” (la
Coca-Cola).
Ron, il collezionista d’armi americano
In questa dualità, assume
spessore il personaggio di Ron, il collezionista d’armi
statunitense che arriva in Bhutan per acquistare un fucile d’epoca.
Interpretato da Harry Rorton, Ron rappresenta
l’occhio esterno che osserva con stupore questo mondo arcaico. La
sua ricerca del cimelio del XIX secolo si scontra però con la
mancanza di avarizia della popolazione locale, e con la sua
devozione al Lama e allo spiritualismo buddhista che per loro
regola i tempi e i momenti della vita. La trama principale si
sviluppa quindi intorno a una cerimonia della Luna Piena, durante
la quale il Lama, che cerca con insistenza una o più armi,
organizzerà una cerimonia. Questa sua decisione si scontra con i
desideri di Ron di entrare in possesso di quella che sembra l’unica
arma presente nell’intera regione, ma si incontra con le esigenze
dei funzionari che cercano di convincere le persone ad aderire alle
liste elettorali per votare.
Pawo
Choyning Dorji gioca con il paradosso tra
modernizzazione e ruralità, e, sempre armato di ironia, racconta
l’ammirazione con cui la popolazione locale osserva l’americano, un
sentimento di stima ingiustificato agli occhi dello spettatore
Occidentale smaliziato, che conosce bene invece le contraddizioni
della società americana (in particolare in merito alla diffusione e
all’uso delle armi). Siamo ovviamente molto vicini alla dualità
netta e manichea che vede contrapporsi un Oriente sano e vitale,
legato allo spiritualismo, con in Occidente viziato da denaro e
desiderio di possesso. Tuttavia, i toni sempre leggeri che il
regista sceglie di adottare sottolineano quanto, in fondo, questa
contrapposizione sia realistica, senza scadere nella maniera.
Democratizzare il Buthan
The Monk and the
Gun sottolinea anche un aspetto insolito alle orecchie di
quei Paesi che hanno lottato per libertà e democrazia e cioè che il
Buthan ha accolto questo nuovo status con grande diffidenza, quasi
con fatica, dal momento che la coscienza civile, in circostanze
così pacifiche e virtuose, difficilmente è un sentimento
dirompente, ma ha bisogno del suo tempo per crescere e diventare
duratura. Il film mette in dubbio l’idea che democrazia e modernità
possano attecchire rapidamente in luoghi con tradizioni
profonde.
La riflessione sociale si accompagna
poi a un ventaglio di volti molto espressivi, tutti attori per
circostanza, e contempla un apparato visivo, che si avvale di un
linguaggio cinematografico moderno e accattivante e di paesaggi
mozzafiato.
The Monk and the
Gun è un’opera audace e provocatoria, che sfida il
concetto di democrazia istantanea e suggerisce che la vera
democratizzazione richiede tempo e una base solida di valori
condivisi. Con una varietà di sentieri narrativi e una
sceneggiatura affinata dallo stesso regista, il film invita a
riflettere sulla complessità della modernizzazione in una società
tradizionale.
E’ uno dei veri maestri
del cinema orientale, riconosciuto in tutto il mondo per il suo
talento, la sua linea autoriale e soprattutto per la grande
prolificità artistica, è Takashi Miike che dopo
aver partecipato lo scorso anno al Festival di Roma come ospite
d’onore, quest’anno si presenta alla stessa manifestazione con un
film in concorso che ha letteralmente folgorato la platea di
spettatori. Stiamo parlando di The Mole Song Undercover
Agent Reiji, straordinario ed eclettico viaggio di
Miike nel mondo della yakuza giapponese. Il protagonista della
storia è Reiji, un agente di polizia senza nessuna qualità, che
viene scelto per diventare un agente sotto copertura per cercare di
stanare un noto boss dell’organizzazione mafiosa. Il ragazzo,
pasticcione, rumoroso e molto lontano dall’ideale di agente
infiltrato, riesce in qualche modo ad entrare nelle grazie dei boss
minori, sviluppando un certo legame con Crazy Papillon, un uomo
particolarmente pericoloso che ha una passione smodata per la
farfalle. Presto però il suo legame con questo personaggio losco lo
metterà davanti a scelte difficili che il nostro dovrà compiere
mentre su di lui pende la minaccia di una sanguinosa guerra tra
clan.
A prima vista la trama
del film fa pensare ad un ‘classico’ di Miike, che da sempre nei
suoi film si cimenta con storie di mafia e di faide, caratterizzate
da una violenza chiara e manifesta, senza mezzi termini. Questa
volta però i fan del regista giapponese devono prepararsi ad una
sorpresa, perchè The Mole Song Undercover Agent Reiji è
un viaggio delirante a metà tra cinema e fumetto, o meglio manga.
Infatti la storia è tratta dal manga di Noboru
Takahashi, che ha supervisionato la storia, e racconta le
vicende del protagonista in toni decisamente comici e grotteschi,
senza badare alla credibilità. La violenza, raccontata qui
attraverso scenografie colorate e costumi fuori dall’ordinario,
assume contorni comici e il protagonista (Toma
Ikuta) è un rutilante vulcano di invenzioni. Strizzando
l’occhio a noti personaggi provenienti dallo stesso mezzo di
comunicazione, il film si divide in due parti: all’inizio
prevalgono i toni grotteschi, pieni di inserti animati e di trovate
registiche straordinarie e innovative; poi il registro, senza
perdere il suo tono beffardo, si fa più serio e il film diventa un
(quasi) tradizionale film sulla mafia.
Con The Mole Song
Undercover Agent Reiji, Takashi Miike si conferma un
vero e proprio maestro del cinema, capace di spaziare trai generi e
gli stili senza perdere mai la sua verve creativa e ammaliando, e
in questo caso in particolare facendo molto ridere, un pubblico che
sempre più numeroso si avvicina alla sua arte.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (mist del titolo) scende su una
cittadina americana. Questo il misterioso prologo di
The Mist, che vede tornare alla regia
Frank Darabon (Le
ali della libertà), dopo quasi dieci anni
dall’uscita di
Il Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il
regista si occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen King, anche se ne modifica l’andamento
e soprattutto il finale, con l’entusiasta approvazione di King
stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter-horror fantascientifico con disgustosi mostri che divorano
indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve affatto in
questo. Con un lavoro di scrittura molto accurato, anche se a
tratti didascalico, Darabon entra nel
supermercato, scena principale del film, ed osserva le persone da
vicino. Frequenti infatti, molto più del necessario, i primi piani.
Quello che viene fuori è l’incondizionata e ingiustificabile
cattiveria umana. In The Mist, oltre ai
terribili mostri nascosti nella nebbia, sono gli esseri umani che
mostrano la loro peggiore essenza, la loro mostruosità. Numerose le
caratteristiche del racconto che ricordano la presenza di
King alla base della storia, come l’esistenza di
un mondo parallelo ed ostile, oppure come la figura della fanatica
religiosa (una Marcia Gay Harden particolarmente
in forma, inquietante), che genera il panico e che scatena la
violenza degli uomini contro i loro simili, indice efficace di
quello che nella cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al box
office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
The Mist
potrebbe essere molto di più di un horror poiché mette nudo i moti
dell’animo umano, prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite
risiede nel voler spiegare attraverso i dialoghi ciò che le
immagini e la storia mostrano in modo molto più efficace. La
cattiveria, la violenza, mostrate nella loro crudeltà non hanno
bisogno di essere spiegate, si mostrano autonomamente nella loro
incomprensibilità.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (The Mist del titolo)
scende su una cittadina americana. Questo il misterioso prologo
diThe Mist , che vede tornare alla regia
Frank Darabont (Le ali della
libertà), dopo quasi dieci anni dall’uscita di Il
Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il regista si
occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen
King, anche se ne modifica l’andamento e soprattutto il
finale, con l’entusiasta approvazione di King stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter – horror fantascientifico con disgustosi mostri che
divorano indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve
affatto in questo.
The Mist, tra suspance e
fantascienza
Con un lavoro di
scrittura molto accurato, anche se a tratti didascalico,
Darabont entra nel supermercato, scena principale
del film, ed osserva le persone da vicino. Frequenti infatti, molto
più del necessario, i primi piani. Quello che viene fuori è
l’incondizionata e ingiustificabile cattiveria umana. In
The Mist, oltre ai terribili mostri nascosti nella
nebbia, sono gli esseri umani che mostrano la loro peggiore
essenza, la loro mostruosità. Numerose le caratteristiche del
racconto che ricordano la presenza di King alla base della storia,
come l’esistenza di un mondo parallelo ed ostile, oppure come la
figura della fanatica religiosa (una
Marcia Gay Harden particolarmente in forma,
inquietante), che genera il panico e che scatena la violenza degli
uomini contro i loro simili, indice efficace di quello che nella
cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al
box office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
Il film potrebbe essere molto di
più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo umano,
prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel voler
spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la storia
mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la violenza,
mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere spiegate,
si mostrano autonomamente nella loro incomprensibilità.
The Mission un
film del 1986 diretto da Roland Joffé, vincitore
della Palma d’oro al 39º Festival di
Cannes e che vede protagonista Robert De
Niro.
La trama di The Mission
– Sud America, anno 1750. Il mercenario e mercante di
schiavi don Rodrigo Mendoza (Robert De Niro)
decide di rinchiudersi in una cella della prigione locale per
lasciarsi morire di inedia. A tormentare il suo animo, il terribile
senso di colpa generato dall’aver assassinato il fratello Felipe
(Aidan Queen) sorpreso a letto con la bella
Carlotta (Cherie Lunghi), amata dallo stesso
Rodrigo.
Per salvare l’anima di Rodrigo e
impedire che si lasci morire, viene chiamato padre Gabriel
(Jeremy Irons) missionario gesuita che ha appena
creato una nuova “missione” tra gli indios Guaranì nascosti sopra
le grandi cascate. Padre Gabriel convincerà Rodrigo a seguirlo
nella sua missione, facendogli percorrere il travagliato e
pericoloso tragitto appesantito di un carico d’armi, per espiare
così i suoi peccati. Giunto a gran fatica, e dopo un pellegrinaggio
drammatico, nella missione di San Miguel, l’ex mercenario si sente
liberato dal suo fardello interiore ed è così pronto ad iniziare
una nuova vita.
Chiede ed ottiene da padre
Gabriel di diventare egli stesso missionario gesuita e da prete
novizio collabora alla vita della missione al fianco di quegli
stessi indigeni che erano stati preda delle sue battute di caccia.
Ma sulla vita pacifica e felice della missione incombe l’ombra
dell’uomo bianco, del colonizzatore europeo che vede in queste
missioni un pericolo per la sua opera di sfruttamento che perdura,
ormai, già da oltre due secoli. Il vescovo spagnolo Luis Altamirano
(Ray Mc Anally) dovrà suo malgrado, e per la
sopravvivenza stessa dell’ordine gesuitico, dare il via agli
eserciti portoghesi e spagnoli intenzionati a smantellare tutte le
missioni e anche per la comunità di San Miguel si prospetta
un’ultima battaglia per la sopravvivenza.
E’ l’anno 1987 quando
Roland Joffè dirige questo meraviglioso film
celebrato e riconosciuto al Festival di Cannes con l’assegnazione
della Palma d’oro. Un film storico di una completezza e profondità
analitica straordinaria e che non si vedrà più per molti anni
forse, sino al recentissimo Lincoln di Steven Spielberg.
The Mission è un film che ha la pazienza di
affrontare un tema storicamente delicato e complesso in modo
preciso e ragionato, alternando sequenze d’azione o dalla grande
suggestione visiva, con altre più riflessive e introspettive di
quel dramma che fu lo sfruttamento e il conseguente sterminio delle
popolazioni pre-colombiane.
The Mission è un film capace di
incantare, istruire, addirittura far sorridere ma soprattutto
commuovere
Un montaggio ed una
fotografia da mozzare il fiato, aiutati da un paesaggio maestoso e
sublime come quello delle cascate dell’Iguazù, incredibile regione
pluviale al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
Ennio Morricone, che ha scritto le indimenticabili
note che compongono una delle colonne sonore più riuscite nella
storia del cinema, tentennò inizialmente nell’accettare l’incarico
offertogli da Joffè; il film era tanto perfetto e compiuto che non
necessitava dell’ausilio musicale, solo l’insistenza del regista lo
fece recedere dal suo iniziale rifiuto. Una perfetta ricostruzione
scenografica nella quale si muovono attori impeccabili ed
eccellenti nelle loro rispettive interpretazioni: De Niro è, al
solito, magistrale nel passare dal duro e cinico schiavista al
pacato e sereno uomo convertito nella fede e nel suo animo;
Jeremy Irons eccelle nelle vesti del missionario
vero portatore di pace e amore, che rifugge la violenza e le armi
anche quando tutto attorno è morte e pericolo.
The
Mission è un film capace di incantare, istruire,
addirittura far sorridere ma soprattutto commuovere…sino alle
lacrime. Un film di un’intensità incredibile e struggente che come
pochi altri trasmette un messaggio di pace e civiltà in risposta
alle brutture che hanno accompagnato la storia dell’uomo, in
particolar modo dell’uomo bianco.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia
di film di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy
Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al
thriller Il codice Da Vinci. Tra questi non manca poi il
western, rappresentato dal suo film del 2003 The
Missing. Con questo, Howard sovverte diversi canoni
del genere, dando vita ad un racconto che ha per protagonista una
figura femminile forte in un contesto tipicamente maschile e
selvaggio. Scritto da Ken Kaufman, questo non è
però una storia originale, bensì l’adattamento di un noto
romanzo.
Si tratta di The Last Ride,
scritto nel 1996 da Thomas Eidson. Il libro è il
seguito di St. Agnes’ Stand ed ha a sua volta avuto un
sequel intitolato All God’s Children. In quanto più
popolare e apprezzato degli altri due, però, solo The Last
Ride ha avuto la sua trasposizione cinematografica e poiché le
storie dei tre romanzi sono pressocché distinte tra loro,
l’adattamento non ha richiesto particolari modifiche. Il film
The Missing è però principalmente noto per via
dell’autentica presenza del linguaggio degli indiani Apache, che
viene qui proposto e in certo qual modo salvato dall’oblio.
Nonostante tali elementi che lo
distinguono da altri western più canonici, The Missing non
ha incontrato un ampio favore di critica né di pubblico, finendo
con l’essere pressoché dimenticato. Si tratta però di un film da
riscoprire, tanto per il suo valore narrativo quanto per le
bellezze che il suo genere di riferimento offre. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Missing: la serie TV
Prima di parlare del film, però, è
bene sottolineare come questo non abbia nessun rapporto con la
serie omonima The Missing. Di
carattere antologico, questa è stata ideata da
Harry e JackWilliams per il canale britannico BBC One e per il
canale statunitense Starz. Ad oggi questa si compone di
due stagioni, uscite rispettivamente nel 2014 e nel 2016 e in
Italia trasmesse sul canale Giallo, facente parte del gruppo
Discovery. In ogni stagione si affronta un caso di scomparsa, dando
così vita ad intricate indagini che mirano alla soluzione del
tutto. Particolarmente apprezzata da critica e pubblico, la serie
The Missing non va dunque confusa con il film western di
Howard.
The Missing: la trama del film
La vicenda narrata in The
Missing si svolge nel 1885, nel Nuovo Messico, ed ha per
protagonista Maggie Gilkeson, donna rispettata e
apprezzata dagli abitanti del luogo. Oltre a gestire la propria
fattoria, ella è infatti in grado di parlare fluentemente lo
spagnolo e di fornire la propria competenza medica a chiunque ne
abbia bisogno. Con lei ci sono le sue due figlie, l’adolescente
Lilly e la piccola Dot, ma anche
i collaboratori Emiliano e, soprattutto,
Brake, con il quale ha una relazione segreta. La
tranquilla routine di Maggie viene un giorno stravolta dal ritorno
di suo padre Samuel, che vent’anni prima aveva
abbandonato la famiglia per andare a vivere con gli Apaches.
L’uomo, ora anziano, è in cerca di
cure, che Maggie si offre di fornirgli a patto che poi non si
faccia più vedere. Quando però la figlia Dot verrà rapita da una
banda di disertori dell’esercito e indiani rinnegati, guidata dallo
sciamano Pesh-Chidin, per Meggie avranno inizio i
veri problemi. Nessuno sembra disposto ad aiutarla e la sua unica
possibilità è fare affidamento sul padre, che conosce come nessun
altro le usanze degli indiani. Prima che la piccola possa essere
venduta come schiava in Messico, padre e figlia dovranno riuscire a
ritrovarla, intraprendendo un viaggio difficile sotto più punti di
vista.
The Missing: il cast del film
Nel ruolo della protagonista Maggie
vi è l’attrice Cate Blanchett,
qui in una delle sue ultime interpretazioni prima di vincere
l’Oscar nel 2005 per il film The Aviator. Per prepararsi
alla parte per questo western, la Blanchett ha approfondito molto
il ruolo della donna in quel contesto storico e ha fatto pratica
con diverse delle attività che le si vedono compiere nel film, al
fine di risultare più realistica. Nel ruolo delle sue due figlie vi
sono invece le attrici Jenna Boyd, nota per la
serie Atypical, nel ruolo di Dot, e Evan Rachel
Wood, celebre invece per Westworld – Dove tutto è
concesso, nel ruolo di Lilly. Aaron Eckhart,
oggi noto per essere stato Harvey Dent in Il cavaliere
oscuro, è invece Brake.
Ad interpretare Emiliano, l’altro
aiutante di Maggie, vi è Sergio Calderon, mentre
Clint Howard (fratello minore del regista) è lo
sceriffo del luogo. L’attore Val Kilmer,
possessore di un vero ranch nel Nuovo Messico, ha un cameo nei
panni del tenente Jim Ducharme. Nel ruolo di Samuel, padre di
Maggie, si ritrova qui Tommy LeeJones. L’attore, che avrebbe poi a sua volta
diretto un western, The Homesman, si è preparato al ruolo
studiando la lingua degli Apache, prendendo lezione da due dei tre
rimanenti discendenti che la parlano fluentemente. Allo stesso modo
Eric Schweig, già noto per il film L’ultimo
dei Mohicani, si è cimentato con tale linguaggio per
interpretare Pesh-Chiding.
The Missing: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Missing è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Rai Play, Chili e Apple iTunes. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
20 giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Arriva il primo teaser promo di
The Missing 2, l’attes secondo ciclo di
episodi della serie televisiva prodotta per il canale britannico
BBC One e il canale statunitense Starz.
La serie antologica,
la cui prima stagione è stata accolta da recensioni molto positive,
è una co-produzione internazionale di società indipendenti, per lo
più britanniche. Ha esordito il 28 ottobre 2014 su BBC One. Il 16
dicembre 2014 è stata rinnovata per una seconda stagione, la quale
sarà incentrata su un nuovo giallo.
Trama: Nell’estate del 2006,
durante i campionati mondiali di calcio, Tony e Emily, una coppia
sposata inglese, si reca per una breve vacanza in Francia con il
piccolo figlio Oliver. Non molto tempo dopo essere entrati in
territorio francese, la loro auto ha un guasto che li costringe a
pernottare in una piccola città. Qui, in un locale, Oliver viene
rapito mentre era in compagnia del padre, il quale lo perde di
vista senza rendersi conto di quanto accaduto, in un locale
affollato in cui i presenti sono tutti distratti dalla partita di
calcio trasmessa in tv. Nel frattempo la madre li attendeva in una
camera d’albergo. Otto anni dopo Oliver non è ancora stato
ritrovato, la polizia ha smesso di occuparsene, Tony e Emily sono
divorziati. Lei ha provato a rifarsi una vita, formando una nuova
famiglia, mentre lui non ha mai smesso di cercare il figlio.
L’avvistamento di una sciarpa appartenuta al bambino fa emergere
una nuova traccia; Julien Baptiste, il detective, ora pensionato,
che conduceva le indagini nel 2006, lo aiuta a mettere insieme i
pezzi mentre la polizia riapre ufficialmente il caso.
È online il primo trailer ufficiale
di The Miseducation of Cameron Post,
vincitore del gran premio della giuria all’ultimo Sundance Film
Festival e secondo lungometraggio della regista americana
DesireeAkhavan.
Nel cast della pellicola figurano
Chloe Grace Moretz, la “Star” di American
HoneySasha Lane e Forrest
Goodluck.
L’uscita nelle sale americane è
fissata al 10 Agosto, sperando che venga distribuito anche in
Italia.
The Miseducation of Cameron Post –
il trailer
https://youtu.be/VEdngvMGjg0
La sinossi:
Basato
sul romanzo omonimo di Emily M. Danforth, The
Miseducation of Cameron Post racconta la vicenda di
Cameron (Chloe Grace moretz), adolescente che dopo esser stata
sorpresa insieme ad una sua compagna di scuola, viene inviata dalla
sua famiglia molto religiosa in un campo di terapia per “curare” la
sua omosessualità. L’esperienza porta Cameron a conoscere per la
prima volta una comunità gay e a stringere amicizia con due
compagni interpretati da Sasha Lane e Forrest
Goodluck.