Buongiorno a tutti, oggi inizio
mettendo qualche puntino sulle i sulle polemiche di questi giorni,
e poi vorrei rivolgermi direttamente alle lettrici del blog, perché
lo sapete, un post a festival è dedicato a voi. Anche questo blog
ha bisogno di un tocco di femminile, di qualche chiacchiera tra
donne, ma soprattutto ho bisogno della vostra solidarietà su quello
che accade qui a Venezia.
Intanto partiamo col dire una cosa,
e questa valida per tutti.
Al lido si sta tenendo la
Mostra Internazionale d’Arte CinematograFICA, e
insomma stetece, vi chiediamo venia se solo quest’anno ci siamo
ricordati il vero senso da dare a questa kermesse, ma meglio tardi
che mai, no? Se si chiama così è inutile scandalizzarsi se ci sono
ragazze che sfilano vestite con il costume che ti mette l’estetista
quando fai la ceretta all’inguine. E’ così, un po’ ce deve sta, per
folklore. A Roma il festival si chiama Festa del Cinema di Roma,
quindi prendetevela con gli organizzatori, ma smettetela di fare
gli indignati che non mi sembra proprio il caso, ci sono cose
peggiori nella vita da sopportare e a tal proposito se volete vi
passo il numero del mio ginecologo così capite a cosa mi
riferisco.
Mi rivolgo soprattutto ai
maschietti, che ho percepito ancora più accaniti verso questa
faccenda, prendetela bene, e non sentitevi esclusi. Potete fare due
cose: o mettervi anche voi un costume da
Borat e farve una vasca per il lungomare,
oppure smetterla di fare i leoni da tastiera contro ogni cagata
mediatica che succede. Ma ancora ve turbate?
Detto questo, ragazze, oggi vi parlo
dell’evento del giorno. La novità è che non parlo dello sbarco al
Lido di Rocco Siffredi (A quello ci pensa
Ang. Voci sicure affermano che per farlo scendere dalla lancia non
abbia usato nemmeno la passerella ma si sia esibito in un salto con
l’asta, tra una folla esultante in visibilio), ma di qualcosa di
ancor più sconvolgente. Mi riferisco al vero film antagonista del
documentario dedicato al re dei film porno, che gli organizzatori
del festival hanno piazzato guardaunpò la sera prima, e che si
chiama La regiòn salvaje. Entrando in
sala capisci da una manciata di secondi che il titolo ha poco a che
vedere con un documentario su un ritorno alla natura, o con un film
di denuncia verso il consumismo. Ti siedi in sala e per cento
minuti vedi solo scene di sesso spinte: anale, vaginale, orale,
lasciate spazio alla fantasia.
Quello che non sapete in realtà è
che il mondo dei film porno ha adesso un nuovo re indiscusso, ci
spiace Rocco, ma devi accettarlo, il protagonista di questa
pellicola ti ruba la scena.
Siete impazienti di sapere chi è,
vero? Tutto inutile, vive in un capanno sperduto nel niente, e per
appagarvi sessualmente dovete piacergli, perché altrimenti vi
perfora come uno scolapasta. Quando vuole fare del sesso vi chiama
a se in una maniera molto comoda: tu puoi stare seduto in salotto a
guardà Narcos, o in auto bloccato sulla
Colombo (non puoi sapere mai quando arriverà ‘la chiamata’,
eccheccazzo siete le prescelte, accontentatevi!) che si manifesta,
comoda e discreta, facendoti venì le fregole. Squirtando senza
ritegno, ti ritrovi così, benedetta tra le donne in questa
imbarazzante acqua santa, e non puoi fare altro che trovare il
primo mezzo di locomozione (se stai a Roma cazzi tuoi) possibile e
raggiungerlo, per trovare finalmente la pace dei sensi in un
rapporto sessuale dopo il quale perdi 10 kg e entri finalmente in
quel paio di jeans del 1985 che continui ostinatamente a non voler
buttare via. Ma a te non frega niente, praticare sesso con il
protagonista del film è un’attività totalizzante. Se hai la fortuna
di essere prescelta non riesci più a farne a meno, e la tua vita
perde di senso, perché, care amiche, vi troverete perennemente in
lotta con i vostri impulsi sessuali e nessun altro potrà mai
appagarvi così tanto.
Va bene, ve lo confesso. Chi è
questo Adone?
È un polipone de ‘na tonnellata, che
vive accartocciato su una trave.
Certo, ogni tentacolo corrisponde in
sostanza a un’appendice fallica sbavante, quindi in effetti il suo
charme va considerato anche alla luce di questo elemento.
Ma non trovate anche voi che
sia una storia bellissima? Non trovate anche voi un senso
metaforico sublime, in questo doppio livello di narrazione che
rimanda alla caducità dei rapporti umani, e al bisogno di
semplificazione massima?
Ma perché invece de lamentarvi che
non c’avete uno straccio d’omo non andate al supermercato nel
reparto pesce?
Se siete curiose non preoccupatevi,
il film (ovviamente) uscirà in 20 lingue diverse. In Italia, per
fare una cosa simpatica, stanno pensando di titolarlo
‘Polpo e patate’.
Venite numerose.
(Vì)

Oggi è stato il giorno della svolta,
del ribaltamento di carte in tavola, del colpo di scena. Oggi ho
gridato ‘tutto ha un senso’ come Samuel L. Jackson nel finale di
Unbreakable, quando scopre di essere un cattivo da fumetto e non un
inenarrabile coglione come era apparso fino a quel momento. Oggi ho
scoperto che quel poliziotto sfigato con le orecchie a sventola è
Robin, che lo zoppo con il parrucchino che manco Pippo Baudo è
Kaiser Soze, che Bruce Willis sa recitare meglio da morto che da
vivo, oggi m’hanno accoltellato la protagonista nella doccia dopo
manco un quarto d’ora, ho trovato la mamma mummificata e l’usciere
segaiolo che la interpreta con la parrucca da vecchia, ho capito
che l’Arca dell’Alleanza sono solo polvere e spiriti e che quel
tizio nero e lucido non è un cesso ma è ‘tuo padre’.
Insomma, ci siamo intesi. E’ stato
il giorno che ha dato un significato a questa mia moscia Venezia 73
passata dietro a una sezione collaterale e poco ricca di momenti
entusiasmanti. Tutto portava a oggi, a incontrare Rocco Siffredi,
protagonista sì di tanti pornazzi che hanno allietato le ore più
dure della mia adolescenza, ma anche del serio e ben costruito
documentario Rocco di Thierry Demaiziere
e Alban Teurlai, dove si mette a nudo… no aspe…
dove tira fuori… no dai…dove scarica….
E niente. Non se po’ fa. Quando
parli di Rocco tutto diventa equivoco, e quindi sticazzi (vedete?),
sia quel che sia, si va avanti, liberi da ogni imbarazzo e consci
di tutte le battute che arriveranno quando pubblicherai il tuo
personalissimo porno-selfie con il divo dell’hard per eccellenza.
Io davanti, lui dietro, poi. Figurati quello che potranno dire,
accompagnato da grottesche e grasse risate alternate a degli
‘harrrr’ che manco il Pirata Barbanera. ‘L’hai usato il bastone da
selfie?’. Harrr harrr harrr. ‘E’ stata una cosa lunga?’. Harrr
harrr harrr. ‘Il microfono ce lo avevi tu o lo ha messo lui?’.
Harrr harrr harrr. ‘Nascerà un’amicizia profonda?’. Harrr harrr
harrr.
Ma non conta, perché per me
sinceramente Rocco non è tanto diventato un mito per le dimensioni
del suo pene e per il numero di donne che si è rotolato nel corso
degli anni, ma per il suo senso dell’ironia mentre lo faceva. Uno
dei suoi film che preferisco – non mi chiedete il titolo, aveva a
che fare con ‘Dai spingimelo!’ – era una produzione francese, dove
lui interpretava un artista italiano che non toglieva mai il
cappellino dalla testa, per non perdere questa sua connotazione
nazionale. Ovviamente le donne gli cadevano ai piedi perché era
italiano, al grido di ‘Roccò, tu est très romantique’ mentre lui
sfondava loro rovinosamente ogni pertugio disponibile. Glie l’ho
detto e lui ha riso e giurava pure che il film se lo ricordava, pur
avendone fatti miliardi tutti tutto sommato confondibili.
Probabilmente era per gentilezza.
Che poi, credeteci, è
veramente un tipo simpatico e abbiamo parlato di cose serie: di
come si vive la famiglia, il rapporto con sua moglie, i suoi figli,
il senso di colpa e la necessità di domare i suoi demoni, ma tanto
so che non potrete fare a meno de dì qualche cazzata a sfondo porno
– non vi giudico, lo farei anch’io – sul ‘domare i suoi demoni’,
per cui meglio che vi riporto che mi ha raccontato di quando ha
costruito un galeone di origami col cazzo costringendo quattro
Geishe a passarci la cera con la lingua cantando nel contempo la
sigla di chiusura di Ken il Guerriero.
Comunque, alla fine il selfie
l’abbiamo fatto ed io ero emozionato come bambino che scarta un
pacco la mattina di Natale. Sì, lo so. Ho detto ‘scartare un
pacco’. Certo che siete fissati.
Probabilmente vi dovreste liberare
il cervello con il film che ha visto Vì, quello del polpo
multinerchia. Anzi, facciamo una cosa, chiediamo a Rocco di farci
un crossover. Una cosa tipo Batman v Superman, in
cui i due prima si scontrano e poi devono collaborare, quando
scoprono di che cosa è veramente capace Martha.
(Ang)
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