Continua la pre-produzione
dell’adattamento di Brilliance di
Marcus Sakey che vedrà come protagonista
Will Smith e prodotto dalla Legendary
Pictures per la Universal Studios.
Ebbene oggi arriva la notizia che il personaggio femminile
che affiancherà l’attore Will Smith potrebbe
essere affidato all’attrice Noomi Rapace.
Diretto da regista
nigeriano Julius Onah,
Brilliance si baserà su una
sceneggiatura scritta da David Koepp, e
racconterà la storia di un mondo dove un piccolo gruppo di persone
conosciute come i “brillanti” dotati di un potere che sottomette il
genere umano e che ha provocato una guerra civile.
Will Smith interpreterà l’agente
federale dotato di poteri che ha il compito di dare la caccia a un
gruppo di terroristi, mentre Noomi Rapace è in trattative per
interpretare il ruolo di una “brillante” accusata di essere
un’infiltrata terroristica.
Distributore del film
Universal Pictures le riprese del film dovrebbero
iniziare all’inizio dell’estate per la produzione di Joe
Roth e Palak Patel, al fianco di
Thomas Tull e Jon Jashni .
All’indomani dell’uscita della
seconda stagione di Stranger Things, in un mondo
che fa culto della tv e dei suoi prodotti, Kyle Mooney, stella
di Saturday Night Live, insieme a Kevin
Costello, scrive e interpreta Brigsby
Bear, diretto da Dave McCary, altra
stella del SNL.
James è un ragazzo di 30 anni che
vive in un mondo in cui l’aria è irrespirabile, per questo è sempre
chiuso in una casa bunker con i genitori. La sua unica finestra sul
mondo è una tv a tubo catodico e un show per bambini,
Brigsby Bear, che parla di un orso spaziale.
Quando la polizia arriva in casa e porta via James, scopriamo la
verità. Il ragazzo è stato rapito 25 anni prima dai suoi finti
genitori, che gli hanno costruito intorno un’esistenza finta e
nascosta, escludendolo dal mondo, a un livello tale di follia, che
persino Brigsby era tutta una loro invenzione, un loro prodotto.
L’uomo, con la mente e l’esperienza di un ragazzino, si ritroverà
quindi ricongiunto con la sua famiglia, con una sorella adolescente
che non ha mai incontrato e alle prese con un mondo che non
conosce. L’unica ancora di salvezza per sopravvivere e riuscire ad
adattarsi sembra quella di riportare in vita Brigsby.
L’unico riferimento e affetto di
James è uno show che non esiste, rappresenta tutta la sua vita, ma
tornare nel mondo reale lo mette in condizione di rinunciare alla
sua ancora e di imparare a vivere. La potenza che uno show, una
serie televisiva, può imporre sul mondo, sul mondo di James in
questo caso, viene così rappresentata nella sua totalità, nel
momento in cui diventa l’unica ragione di vita del protagonista.
L’esorcismo, per restituire realtà a Brigsby e libertà a James,
diventa quello di raccontare una storia su questo personaggio, che
esiste solo nella mente del protagonista. Sull’esempio di Be Kind
Rewind, James, con la sorella e gli amici, prova a
realizzare un film sull’orso spaziale, con conseguenze
disastrose.
La tenerezza e la semplicità con
cui viene raccontata la storia diventano il vero cuore di una
vicenda che diventa emblema anche della crescita e del passaggio.
Brigsby è così un simbolo ma anche uno sfogo.
Brigsby
Bear – il potere e la tenerezza dell’immaginazione
I toni sono appunto da commedia, in
una storia che non si prende mai troppo sul serio e che porta
addosso i segni di una comicità leggera, volta a raggiungere un
livello di intimità superiore rispetto alla sola risata. Le
situazioni comiche non mancano, ma sfociano sempre in momenti di
infinita tenerezza di cui James è il protagonista assoluto.
Nel cast del film, al fianco di
volti più o meno noti, come Claire Danes, Michaela Watkins e Greg
Kinnear, brilla Mark Hamill, nei panni del padre rapitore e
interprete di tutti i personaggi della serie realizzata per il
ragazzo. Il simbolo della cultura pop per eccellenza si dimostra
ancora una volta capace di dare vita a caratteri e personaggi con
il suolo utilizzo della sua voce.
Il terribile reato che scatena la
vicenda non viene “preso sul serio”, perché apparentemente
accessorio a tutto il racconto: serviva un’esca per accendere
l’argomento principale della storia, ovvero l’immaginazione, con le
sue potenzialità e il suo potere di dare vita a personaggi, vite,
sentimenti, il potere di liberare e svincolare le persone stesse
dai propri limiti e dalle proprie paure.
Con un linguaggio cinematografico
elementare e un’anima grandissima, Brigsby Bear
restituisce allo spettatore il piacere di immaginare e il piacere
di farsi raccontare una storia.
Quando, all’apice della sua
carriera come attrice, Brigitte Bardot, star internazionale del
cinema e bellezza ammirata globalmente, decise di abbandonare tutto
per dedicarsi alla causa animalista rimasero tutti sotto shock. La
Bardot, sempre una personalità controversa, per la prima volta
racconta con una sua inedita ed esclusiva testimonianza tracciando
con i suoi ricordi e immagini d’archivio un ritratto intimo:
Brigitte Bardon, Eterna Ribelle, è il documentario
in prima visione il 16 aprile alle 21.15 su
Sky Arte (canali 120 e 400 di Sky) e in
streaming su NOW, dove si ripercorrono l’abbandono di fama
e carriera in favore di un impegno profondo e di una dedizione
infinita per la protezione degli animali.
Brigitte Bardon, Eterna Ribelle, la trama
Nel 1973, a 39 anni, Brigitte
Bardot si trova sul set, quando dichiara che quello sarà il suo
ultimo lavoro come attrice, ha capito che quello non è un mestiere
che vuole continuare e che vuole dedicare tutto il suo tempo a una
causa che le sta più a cuore. Questa notizia sconvolse l’opinione
pubblica poiché nessuno sospettava che gli animali fossero il suo
più grande amore. La Bardot era la bellezza simbolo degli anni
della rivoluzione sessuale: un grande spirito libero, provocante ma
con occhi da cerbiatto capaci di stregare chiunque. Nata in una
famiglia benestante parigina la sua vita privata è stata tutt’altro
che convenzionale: si è sposata molteplici volte, ha avuto
chiacchierate avventure con i più famosi playboy dell’epoca, era
una figura talmente conturbante che chiunque la conobbe se ne
innamorò subito. Era l’incarnazione femminile dello spirito di quel
tempo.
Amante sincera di ogni specie
diventa tra le prime attiviste donne al sostegno di associazioni
animaliste. Il documentario racconta questo percorso, dalla
creazione della sua fondazione, al riconoscimento di questa da
parte dello Stato francese, sino ai giorni d’oggi. È la stessa
Brigitte Bardot che spiega, al pubblico che si è lasciata alle
spalle, le sue motivazioni, le sue aspirazioni e il suo impegno
costante per gli animali, in un’intervista sincera e diretta che
rivela l’intimo viaggio di una donna che è riuscita a diventare
simbolo del movimento ed è stata un pioniere della protezione
animali.
Prodotto da James Gunn,
regista di Guardiani della
Galassia e dell’atteso Superman: Legacy,Brightburn – L’angelo
del male ha catturato l’attenzione di tutti con i
suoi teaser trailer ispirati a L’uomo d’acciaio e ha
portato qualcosa di nuovo nel genere dei supereroi offrendo un film
horror che essenzialmente si chiedeva: “E se Superman fosse
malvagio?”. Il film ha poi avuto un discreto successo in sala,
guadagnando poco meno di 33 milioni di dollari su un budget
dichiarato di oltre 6 milioni di dollari. Questi non sono il tipo
di numeri che garantiscono necessariamente un seguito, ma Deadline riporta ora che
The H Collective/H3 Entertainment
ha in programma di realizzare un sequel.
Secondo l’azienda, la società di
produzione “intende incorporare nuove tecnologie nel processo
di produzione dei progetti che ha in fase di sviluppo, compreso un
sequel del film horror Brightburn“. Secondo quanto riferito,
questo includerà Metaverso, Web3 e… l’intelligenza artificiale.
Utilizzare l’intelligenza artificiale nella realizzazione di un
progetto è una mossa piuttosto controversa attualmente, soprattutto
considerando che attori e sceneggiatori sono attualmente in
sciopero affinché si regolamenti l’utilizzo di tale tecnologia a
Hollywood. Tuttavia, la società ha assicurato che intende
“rispettare i professionisti e i fan promuovendo al contempo
un’integrazione tecnologica responsabile“.
H3 ha poi aggiunto: “Incorporare
nuove tecnologie nel nostro flusso di lavoro significa migliorare e
integrare, non sostituire il tocco umano nella produzione
cinematografica. Il nostro impegno principale rimane con la nostra
forza lavoro qualificata. Siamo determinati a utilizzare la
tecnologia per assistere, non oscurare, l’insostituibile tocco
umano. nel cinema.” Riguardo il sequel di Brightburn
non è stato rivelato nient’altro, ma già nel 2019 il regista
David Yarovesky aveva affermato che “se
fossimo così fortunati da poter realizzare un seguito, vorrei non
dire a nessuno su cosa stiamo lavorando e poi sorprendere tutti con
alcune cose folli che nessuno avrebbe visto arrivare.”
Ecco il nuovo trailer di Brightburn, il film
horror prodotto da James Gunn, scritto dai suoi
fratelli Brian e Mark e diretto da un suo vecchio
amico, David Yarovesky.
Il film racconta una storia di
supereroi “al contrario”, in cui una specie di Superman arriva
sulla Terra ma non si rivela l’eroe senza macchia che difende gli
umani. Ecco la trama ufficale:
“Cosa succederebbe se un bambino
di un altro mondo si schiantasse sulla Terra, ma invece di
diventare un eroe per l’umanità, dimostrasse di essere qualcosa di
molto più sinistro? Con Brightburn, il filmmaker visionario di
Guardiani della
Galassia e di Slither presenta una sorprendente, sovversiva
interpretazione di un genere radicalmente nuovo: l’horror
supereroistico.”
Uscito al cinema nel 2019, Brightburnè un film
horror che immagina un giovane ragazzo con abilità sovrumane che
usa i suoi poteri con intenzioni sinistre.
James Gunnè stato il produttore del film,
scritto dal fratello Brian Gunn e dal
cugino Mark Gunn.
Cinque anni dopo, un fan del film
ha chiesto a James Gunn su Threads se sarebbe uscito un sequel
di Brightburn, date le “così tante domande
senza risposta” che rimangono. Sfortunatamente, la risposta di
Gunn non è stata molto positivia: “Non ci sono piani
per questo in questo momento” .
In particolare, James Gunn non ha detto che
Brightburn 2 non
sarebbe mai stato realizzato, ma che non è in
programma in questo momento. Per lo meno, ciò suggerirebbe che
un potenziale sequel non avverrà nel prossimo futuro.
In ogni caso, è una risposta molto
meno entusiasta rispetto a quando James Gunn aveva precedentemente preso in giro
il progetto nei mesi successivi alla sua uscita iniziale nel 2019.
All’epoca, disse che era troppo occupato con The
Suicide Squad e Guardiani
della Galassia Vol. 3 per concentrarci
su Brightburn 2. Ovviamente, ora che è a capo del
DCU avrà ancora meno tempo ed è facile intuire
che il motivo per cui il sequel di Brightburn è stato
messo da parte nella sua lista di priorità.
La star di Brightburn voleva tornare per un
sequel
“So che c’è sicuramente
un po’ di buzz a riguardo nei media, ma non ne so più della persona
media, ma mi piacerebbe farne parte. Mi piacerebbe vedere dove
potrebbe essere portato, di sicuro“, ha detto anche
la star di BrightburnJackson
Dunn delle sue speranze per un sequel,
secondo Screen Rant, nel 2019.
“C’è davvero un elenco infinito di direzioni in cui il
personaggio può essere preso. il film è finito… Forse andrà alla
sua conquista, incontrerà ciò che può e lo affronterà, percorrendo
un arco narrativo come personaggio fuori dalla sua piccola casa a
Brightburn, Kansas.”
Netflix
ieri via Comic Con ha diffuso il nuovo trailer di
Bright è il nuovo film originale Netflix
con Will Smith, Joel Edgerton e
Noomi Rapace, diretto da David
Ayer, regista di Suicide
Squad e End of Watch.
Bright sarà disponibile su Netflix in
tutti i Paesi in cui il servizio è attivo a partire dal 22
Dicembre 2017.
E le novità non sono ancora finite:
“Bright: The Album” arriverà presto.
Atlantic Records e David Ayer, la
mente creativa della colonna sonora di grande successo di
Suicide Squad si riuniranno di nuovo in uno studio di
registrazione per dare vita a quella che sarà senza dubbi una
collezione di hit rivoluzionare, questa volta per accompagnare
Bright.
Il trailer di Bright darà
agli spettatori un primo assaggio dei toni dell’esclusiva colonna
sonora creata per il film.
Bright
trama
Ambientato in un presente
alternativo in cui umani, orchi, elfi e fate convivono dall’inizio
dei tempi, il thriller d’azione diretto da David Ayer (Suicide
Squad, End of Watch, writer of Training Day)
segue le vicende di due poliziotti unici nel loro genere.
Ward, un uomo (Will Smith), e
Jakoby, un orco (Joel Edgerton), si imbarcano in un pattugliamento
notturno che cambierà il futuro del mondo così come lo
conoscevano.
Lottando contro le proprie
differenze e i terribili attacchi dei loro nemici, i due poliziotti
dovranno lavorare insieme per proteggere una giovane elfa e una
preziosa reliquia, che se cadesse nelle mani sbagliate potrebbe
distruggere ogni cosa.
Il regista è David Ayer
(Training Day, End of Watch – Tolleranza zero, Suicide
Squad) e tra gli interpreti figurano Will Smith (Men in
Black), Joel Edgerton (Il grande Gatsby), Noomi
Rapace (Uomini che odiano le donne), Lucy Fry
(22.11.63), Edgar Ramirez (Hands of Stone, Zero Dark
Thirty), Margaret Cho (Drop Dead Diva) e Ike
Barinholtz (Suicide Squad). Scritto da Max Landis
(Chronicle) e prodotto da Ayer, Eric Newman
(Narcos) e Bryan Unkeless (Hunger Games).
Il film originale sarà disponibile
in esclusiva su Netflix a partire dal 22 Dicembre 2017.
il teaser trailer di
Bright, il film originale Netflix con
Will Smith e Joel Edgerton.
Il film sarà disponibile in tutti i
Paesi in cui il servizio è attivo da Dicembre
2017.
Sinossi:
Ambientato in un presente
alternativo in cui umani, orchi, elfi e fate convivono fin dalla
notte dei tempi, Bright è un film d’azione che stravolge i
canoni del genere.
Durante un pattugliamento notturno
di routine, due poliziotti di estrazione molto diversa, Ward (Will
Smith) e Jakoby (Joel Edgerton), incontrano una forza oscura che
cambierà il loro futuro e il mondo in cui vivono.
Bright è in arrivo
a dicembre, solo su Netflix.
Il regista è David
Ayer (Training Day, End of Watch – Tolleranza zero,
Suicide Squad) e tra gli interpreti figurano Will Smith
(Men in Black), Joel Edgerton (Il grande Gatsby),
Noomi Rapace (Uomini che odiano le donne), Lucy Fry
(22.11.63), Edgar Ramirez (Hands of Stone, Zero Dark
Thirty), Margaret Cho (Drop Dead Diva) e Ike
Barinholtz (Suicide Squad). Scritto da Max Landis
(Chronicle) e prodotto da Ayer, Eric Newman
(Narcos) e Bryan Unkeless (Hunger Games).
Guarda il secondo
trailer e la nuova foto di
Bright, l’attesissimo film originale
Netflix con Will Smith e Joel
Edgerton. Il trailer contiene due nuovi singoli estratti
da Bright: The Album, il nuovo disco prodotto da Atlantic
Records.
Brillante thriller d’azione diretto
da David Ayer (già noto per grandi successi come
Suicide Squad, End of Watch e Training
Day), Bright segue le vicende di due agenti di
polizia interpretati da Smith, nel ruolo dell’ufficiale Ward, e
Edgerton (ufficiale Jakoby), un duo alquanto improbabile che
collabora per mantenere sicure le strade di Los Angeles contro un
sinistro sottomondo pieno di bande violente e forze oscure.
Guarda il nuovo ed esplosivo
trailer di Bright, che debutta oggi includendo in
esclusiva un assaggio dei due nuovissimi brani della colonna sonora
originale del film: “Danger” di Migos & Marshmello, e
“Home” di Machine Gun Kelly, X Ambassadors & Bebe Rexha. I
due nuovi brani saranno inclusi in Bright: The Album,
disponibile al pre-ordine dal 9 Novembre. Bright: The
Album è prodotto da Atlantic Records e David Ayer, la mente
creativa dietro la celebre colonna sonora di Suicide Squad: The
Album.
Nel distretto del South Bank di
Londra si è tenuta la première europea di
BRIGHT. Il red carpet ha visto sfilare
Will Smith, Joel Edgerton e Noomi Rapace insieme al regista
David Ayer e ai produttori Bryan Unkeless e Eric
Newman.
Bright,
l’attesissimo film originale Netflix con
Will Smith e Joel Edgerton, che
sarà disponibile in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo dal
22 Dicembre 2017, è un film d’azione ambientato in
un presente alternativo in cui umani, orchi, elfi e fate convivono
fin dalla notte dei tempi.
Durante un pattugliamento notturno
di routine, due poliziotti di estrazione molto diversa, Ward
(Will Smith) e Jakoby (Joel
Edgerton), incontrano una forza oscura che cambierà il
loro futuro e il mondo in cui vivono.
Bright, il film
Il regista è David
Ayer (Training Day, End of Watch – Tolleranza zero,
Suicide Squad) e tra gli interpreti figurano Will
Smith (Men in Black), Joel
Edgerton (Il grande Gatsby), Noomi
Rapace (Uomini che odiano le donne), Lucy
Fry (22.11.63), Edgar Ramirez
(Hands of Stone, Zero Dark Thirty), Margaret
Cho (Drop Dead Diva) e Ike Barinholtz
(Suicide Squad). Scritto da Max Landis
(Chronicle) e prodotto da Ayer, Eric
Newman (Narcos) e Bryan Unkeless
(Hunger Games).
È
Deadline a riportare in esclusiva la notizia che sarà
Louis Leterrier, regista di
Now You See Me, a dirigere il sequel di Bright,
film originale Netflix con protagonisti Will Smith e Joel Edgerton, uscito nel 2017. Leterrier
andrà così a sostituire David Ayer, regista del
primo film che non tornerà dietro la macchina da presa.
All’inizio del mese di gennaio, David Ayer
aveva aggiornato sul sequel di Bright,
dichiarando: “Lo stiamo sviluppando e spero che saremo in
grado di iniziare i lavori sul film al più presto”. Al momento
non sono chiari i motivi che lo hanno spinto a rinunciare alla
regia (è probabile che voglia concentrarsi sull’annunciato remake
di Quella sporca dozzina), ma
lo stesso sarà comunque coinvolto nel sequel in qualità di
produttore.
Will Smith e Joel Edgerton torneranno rispettivamente nei
panni di Daryl Ward e Nick Jakoby, i due poliziotti protagonisti
della storia. Secondo le prime indiscrezioni, gli scenari in cui
opereranno i due personaggi nel sequel avranno un richiamo molto
più internazionale. Nonostante il primo film sia stato accolto
dalla critica in maniera contrastante, al suo debutto Bright
ha raggiunto oltre 60 milioni di visualizzazioni durante la sua
prima settimana sulla piattaforma di streaming.
Brightsegue
le vicende di due agenti di polizia interpretati da Smith, nel
ruolo dell’ufficiale Ward, e Edgerton (ufficiale Jakoby), un duo
alquanto improbabile che collabora per mantenere sicure le strade
di Los Angeles contro un sinistro sottomondo pieno di bande
violente e forze oscure.
Dopo Noomi Rapace,
anche Lucy Fry si è unita al cast di
Bright, prossimo film con protagonista
Will Smith. Con loro anche Joel
Egerton.
La Fry interpreterà
Tika, una ragazza che enterà sotto la protezione
dei due poliziotti, i quali dovranno ovviamente difenderla dai
“villain“.
Bright vedrà di
nuovo insieme David Ayer e Will
Smith
Secondo le prime indiscrezioni, il
film sarà a metà tra il fantasy e il poliziesco,
poiché ambientato in un mondo dove orchi e fate vivono tra gli
esseri umani. Il protagonista del film sarà un orco poliziotto.
Secondo la fonte, la Warner Bros. sarebbe in prima film per acquistare i
diritti di distribuzione della pellicola.
Ricordiamo che
Bright vedrà riuniti Will Smith e
David Ayer dopo Suicide Squad, in arrivo nei nostri
cinema ad agosto.
Abbiamo visto Lucy
Fry nella mini-serie 22.11.63 e nel film
The Darkness, al fianco di Kevin Bacon e Radha Mitchell.
Il poeta John
Keats, vissuto brevemente dal 1795 al 1821, è uno dei più
celebri poeti britannici di sempre, considerato tra i più
significativi letterati del periodo storico e culturale noto come
Romanticismo. A lui, e alla struggente storia d’amore con l’amata
FannyBrawne, è dedicato il film
Bright
Star, diretto nel 2009 dalla regista
neozelandese Jane Campion, premio Oscar per il
film Lezioni di piano, suo
film più celebre. All’interno di questo, attualmente suo ultimo,
lungometraggio, la regista ha inserito tutti i temi a lei più cari,
dallo sguardo femminile ai riferimenti alla letteratura dell’epoca,
dalle forti passioni che sconvolgono i protagonisti siano all’amore
capace di superare il tempo.
Per dare il titolo al film, la
Campion, qui anche sceneggiatrice, ha scelto il sonetto d’amore di
Keats intitolato Bright Star, would I were steadfast as thou
art, che il poeta scrisse durante la sua relazione con Fanny.
Arricchito da grandi ricostruzioni scenografiche e nel costume, il
film si presenta dunque come un brillante ritratto dell’epoca,
all’interno del quale vengono racchiusi sentimenti ed emozioni
spesso di difficile rappresentazione. Presentato in concorso al
Festival di Cannes, il film raccolse da subito ampi consensi,
portando la sua regista ad essere ulteriormente considerata come
una delle autrici più brillanti del cinema mondiale.
Delicato come una poesia, Bright
Star è ancora oggi, a più di un decennio dalla sua uscita, uno
dei titoli biografici incentrati sul Romanticismo che più sanno
raccontare quell’epoca. Per gli amanti del genere, è un titolo
imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori ed alle
sue frasi più belle. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Bright Star: la trama del film
La vicenda si svolge nel 1818, nelle
verdi e pacifiche campagne nei pressi di Londra. La bella
Fanny Brawne è la primogenita di una famiglia
agiata, che affronta però non poche difficoltà in seguito alla
prematura morte del padre. Nel tentativo di non restare isolati,
Fanny, sua madre e i fratelli entrano in contatto con i vicini di
casa, il facoltoso Charles Brown e il suo amico e
protetto, il poeta John Keats. Pur se dotato di
grande intelligenza, quest’ultimo non si presenta propriamente come
un buon partito, essendo orfano, povero e gravemente malato di
tisi. Nonostante le resistenze di Brown, il quale mal considera
Fanny, la giovane inizia ad avvicinarsi sempre più al poeta.
In breve, tra i due nasce una
relazione segreta, favorita anche dal loro sentirsi anime affini
nati in contesti a loro modo problematici. Con la scusa di poter
ricevere lezioni di poesia, Fanny inizierà a passare sempre più
tempo con John, destando però non pochi timori nella famiglia di
lei. I tentativi di separarli sembrano però del tutto vani, poiché
troppo forte è ormai il sentimento che li lega. Questo, però, dovrà
inevitabilmente fare i conti con la malattia di John, che rischia
di porre fine a tutto. La loro storia d’amore, segnata dalle
difficoltà, troverà però conforto nella poesia e nella sua
immortalità.
Bright Star: il cast del film
Ad interpretare il celebre poeta
John Keats è l’attore Ben Whishaw,
divenuto noto proprio grazie a questo ruolo e affermatosi negli
anni successivi grazie al personaggio di Q in Skyfall e
nei suoi sequel. L’attore venne scelto in particolare per il suo
aspetto delicato e gentile, che si sposava perfettamente con la
natura del personaggio. Al fine di interpretarlo in modo il più
convincente possibile, Whishaw studiò a fondo l’opera di Keats, e
si documentò sulla malattia di cui questo era afflitto. Nel film,
nei panni della madre di Fanny è invece presente l’attrice
Kerry Fox, mentre la sorella Margaret ha il volto
di Edie Martin e il fratello Samuel quello
dell’attore Thomas Sangster, noto per aver
recitato nei panni di Newt nella trilogia di Maze Runner.
Ad interpretare Fanny Brawne vi è
invece l’attrice Abbie Cornish.
Oggi nota per i suoi ruoli in film Tre manifesti a Ebbing,
Missouri e W.E. – Edward e Wallis, questa fu la prima
interprete a presentarsi per il ruolo. Dopo un mese dal suo
provino, seppe di aver ottenuto la parte, grazie alla quale è poi
diventata celebre. Nei panni del vicino Charles Brown, vi è invece
l’attore Paul Schneider. Questi si fece notare in
particolare per il film L’assassinio di Jesse James per mano
del codardo Robert Ford, presentato nell’edizione del Festival
di Venezia che aveva proprio la Campion come presidentessa di
giuria. Colpita dall’attore, decise subito di offrirgli il ruolo.
Jonathan Aris, infine, è presente nei panni del
poeta Leigh Hunt, grande amico di Keats.
Bright Star: le frasi più belle, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Bright Star è infatti
disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Tim Vision e Rai Play. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 30
marzo alle ore 21:15 sul canale
Rai 5.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più
belle del film:
Vorrei quasi che fossimo
farfalle e vivessimo appena tre giorni d’estate, tre giorni così
con te li colmerei di tali delizie che cinquant’anni comuni non
potrebbero mai contenere… (John Keats)
Una cosa bella è una gioia per
sempre, cresce di grazia, mai passerà nel nulla. (Fanny
Brawne)
L’arte della poesia è una
carcassa, un’impostura. Se la poesia non nasce naturalmente come le
foglie su un albero, allora è meglio che non nasca affatto.
(John Keats)
Una poesia deve
essere compresa attraverso i sensi: lo scopo di tuffarsi in un lago
non è di nuotare immediatamente a riva, ma restare nel lago,
assaporare la sensazione dell’acqua. Non si comprende il lago, è
un’esperienza al di là del pensiero. La poesia lenisce l’animo e lo
incita ad accettare il mistero. (John Keats)
“La mia modesta speranza è che
il prezzo della lezione di poesia non sia il poeta.” (Charles
Brown)
Bright
Star è una elegante pellicola firmata Jane
Campion, l’acclamata regista di Lezioni di piano,
la quale ha anche scritto la sceneggiatura del film. Presentato al
Festival
di Cannes 2009, Bright Star
racconta la contrastata storia d’amore fra il poeta romantico
John Keats e la sua
vicina di casa Fanny Brawne. Il titolo del film riproduce quello
dell’omonima poesia che Keats ha scritto ispirandosi alla sua
innamorata e musa, che dà impulso alla sua creatività.
In Bright
Star la vicenda si svolge a Londra a partire dal
1818, anno in cui iniziò la breve e intensa relazione tra il poeta
inglese e la sua musa esperta di moda. La travagliata storia dei
due protagonisti durò soltanto tre anni, giacché Keats morì di
tubercolosi a Roma a soli venticinque anni, ma dette vita a una
appassionata corrispondenza tra i due che alimentò le rispettive
vite colmandole di un sentimento vigoroso e duraturo che oltrepassa
il tempo.
Bright Star, il film
Bright Star si
dipana in due ore che risultano appassionanti anche per chi non
conosce la vicenda o il celebre poeta; inoltre si fa apprezzare
anche da chi non ama la poesia, ma non può che rimanerne soggiogato
guardando Bright Star, film che omaggia i
sentimenti e la sacralità degli affetti. Chi ne resterà deluso
probabilmente è prigioniero di freddezza emotiva, poiché è
impossibile non rimanere catturati dall’esposizione dei versi o dal
dolce sentimento che avvolge i protagonisti, gli ottimi Ben Whishaw e Abbie Cornish.
L’eleganza formale della pellicola
si avvale delle struggenti musiche e dei costumi, ma è dominata da
scenografie incantevoli che danno vita a bucolici e suggestivi
scenari: prati fioriti, campi di grano, natura rigogliosa che
sboccia in gran parte delle inquadrature, fino a suggerire in un
paio di scene l’incanto della pittura impressionista. Pare una
primavera eterna e luminosa (che riflette il rapporto dei
protagonisti), talvolta intervallata da piccoli stralci di un
inverno che scorre in pochi secondi, finché giunge il drammatico
finale: il prematuro inverno dell’esistenza nella primavera di un
poeta che sapeva cantare la bellezza. Questa suggestione è
visivamente palesata nelle ultime scene, quando la fotografia si fa
fredda e gelida mentre l’inverno soffoca il paesaggio un tempo in
fiore. Non rimangono dunque che i ricordi e le parole. Le parole
accompagnano i titoli di coda, poetici in senso letterale, che
inducono lo spettatore a rimanere seduto fino al termine del loro
scorrere, con la mente avvinta agli incantevoli versi
decantati.
È un
ritratto a cuore aperto del rapporto tra Carrie Fisher e sua madre
Debbie Reynolds, quello che HBO ha realizzato con il documentario
Bright Lights la vita di Carrie Fisher e Debbie
Reynolds, girato prima della recente ed inaspettata morte
delle due star di Hollywood. Due icone del cinema che condividono i
ricordi di una vita sotto i riflettori e consentono agli spettatori
di entrare anche nel loro privato (ed eclettico) mondo,
concedendosi per un ritratto intimo, che le racconta in tutta
la loro eccentricità e nell’incontenibile – e anche complesso
– amore familiare che nutrivano.
Il
documentario, che andrà in onda in prima TV mercoledì 18 gennaio
alle 21.15 su Sky Cinema Hits HD e alle 23.30 su Sky Arte HD e
domenica 22 gennaio alle 23.15 su Sky Atlantic HD (all’interno
dell’appuntamento con Il Racconto del Reale), getta uno sguardo
delicato sulle vite estremamente connesse di queste duestardel cinema, purtroppo
e inaspettatamente morte ad un giorno di distanza nel dicembre
scorso, la Fisher, attrice e iconica interprete della principessa
Leila di Star
Wars e sua madre, la star di Singin’ in the rain (e di tanti
altri successi) Debbie Reynolds. Girato principalmente all’interno
del complesso di Beverly Hills dove entrambe hanno vissuto – con le
loro case collegate da una passerella – il documentario cattura
perfettamente la chimica unica e l’eccentricità che legava queste
due generazioni di star.
Bright Lights la vita di
Carrie Fisher e Debbie Reynolds, il DOC su SKY
I
registi Alexis Bloom e Fisher Stevens, grazie anche all’accesso
eccezionalmente avuto alle case e alla vita delle due donne,
mostrano lo spirito vivace e l’intelligenza che le due avevano in
comune, l’una orbitando intorno all’altra, vivendo vite separate
eppure tenute vicino da una attrazione gravitazionale fatta di
amore e senso della famiglia.
Il doc
è punteggiato da immagini d’epoca tratte da filmini privati di
famiglia che fanno rivivere il mondo iconico della Hollywood
dell’epoca, insieme alle tante immagini di vita reale, e mostra
come Debbie Reynolds, a 83 anni ancora in scena a Las Vegas per il
suo ultimo atto, si rende conto che il peso della performance
inizia a farsi sentire, e la reazione della sua Carrie è insieme
esilarante e straziante.
Sky
Cinema Hits HD proporrà una serata speciale mercoledì 18 gennaio:
si comincia alle 20.40 con lo speciale prodotto da Sky
Cinema e dedicato a Carrie Fisher, CARRIE FISHER – STORIA DI UNA
PRINCIPESSA. A seguire alle 21.15 la prima tv del
documentario BRIGHT LIGHTS: LA VITA PRIVATA DI CARRIE FISHER E
DEBBIE REYNOLDS, mentre in seconda serata (alle 22.55), verrà
riproposto il film STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA
FORZA.
BRIGHT LIGHTS: LA VITA PRIVATA DI CARRIE FISHER E DEBBIE
REYNOLDS – in prima tv, mercoledì 18 gennaio alle 21.15 su Sky
Cinema Hits HD e alle 23.30 su Sky Arte HD e domenica 22 gennaio
alle 23.15 su Sky Atlantic HD.
“Uomini si nasce, briganti si
muore”, dice il testo dell’esistente brano dei Musicanova,
colonna sonora di L’eredità della priora, sceneggiato Rai
del 1980 che vedeva come sfondo il brigantaggio post-unitario. Un
periodo difficile per il nostro Paese, pieno di malcontenti,
guerriglie e oppressioni che nascevano all’alba del nuovo Regno
d’Italia. È in questo contesto che si incasella
Briganti, dramma in
costume dallo spiccato retrogusto western di produzione
Netflix
creato dai GRAMS, collettivo di cinque giovani
artisti, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti, Giacomo
Mazzarini e Antonio Le Fosse che hanno inoltre lavorato sulla
sceneggiatura, con quest’ultimo in veste anche di regista insieme a
Steve Saint Leger e Nicola Sorcinelli.
Il progetto, sin dalla sigla
adattata allo spirito contemporaneo, è ambizioso, e punta a
fondarsi su una epicità di racconto che esalti una porzione di
Storia, seppur romanzata, di cui forse ancora poco si conosce. Le
atmosfere ci sono tutte. Siamo nel cuore del
Meridione, fra boschi, vallate, paesi dell’entroterra i
cui muri sporchi delle case sembrano aver trattenuto il passato e
il suo vissuto, con annessi dolori, speranze e resistenze. Il
territorio dei Sud, quello di oggi, terra dei briganti dell’800,
complice il suo buono stato di conservazione, è potuto diventare
così protagonista della narrazione senza che si
cercassero altre location da “spacciare” per quella terra, e questa
possibilità, oltre a far conoscere le bellezze paesaggistiche e
rurali delle sue regioni, è riuscita a dare più autenticità e
verità alla storia di cui si parla. Sia l’idea che alcune scelte
compiute sono buone, non c’è dubbio. Eppure, come vedremo in questa
recensione, non tutto è rimasto centrato, trasformando
Briganti in una serie non proprio in
equilibrio, ma di cui comunque non possiamo non apprezzarne il
valore intrinseco.
Briganti, la trama
Siamo nel 1962, in un’Italia
spaccata in due e con incolmabili differenze fra Nord e Sud. A
destare preoccupazione sono proprio alcuni civili del Meridione, i
quali hanno iniziato a risentire della povertà e delle mancate
terre che a loro spettano ma che invece rivedono nelle mani della
sola gente abbiente. In questo contesto, una donna, di nome
Filomena, è costretta a fuggire dal proprio villaggio dopo aver
commesso un reato che l’ha condannata per la vita. Addentrandosi
nei boschi si imbatte in un gruppo di briganti, i Monaco, i quali
dopo un iniziale tentennamento, e una prova di fedeltà, decidono di
accoglierla nel loro clan alla conquista dell’oro del Sud, che si
dice essere stato seppellito da qualche parte ed è l’unico che
possa liberarli dai governanti piemontesi. Nel frattempo, il
cacciatore dei briganti, detto lo Sparviero, si ritrova ad unirsi
alla banda dei Monaco, e alla fine, tutti loro, insieme a Michelina
Di Cesare, brigantessa famosa e considerata colei che farà
prosperare il Mezzogiorno, si alleeranno per sconfiggere il nemico
e riprendersi ciò che a loro appartiene di diritto.
La penisola dei briganti
L’Italia, nonostante l’Unità, era un
Paese diviso sotto diversi aspetti, incluso quello amministrativo.
Sul piano politico si era così optato per una gestione
centralizzata del Paese dopo la vittoria della allora
Destra storica, in cui il governo aveva pieno e assoluto potere.
Per farlo, si erano estese alle altre regioni le leggi del Regno di
Sardegna. Il fenomeno prese il nome di
piemontesizzazione dell’Italia.
Una decisione che sollevò non pochi problemi nel Mezzogiorno: in
questa parte della penisola le condizioni economiche dei contadini
erano preoccupanti, con l’aumento delle tasse e dei prezzi che
esacerbava una già evidente povertà, senza contare che c’era un
forte disinteresse dello Stato verso le classi sociali
svantaggiate.
Da qui iniziarono a formarsi i primi
gruppi di briganti, che insorsero e si rivoltarono per il mancato
sostegno, l’impoverimento e l’oppressione subita. Una spaccatura
che Briganti cerca di traslare nel
racconto seriale, impostando un canovaccio che si assesta sui
canoni di bene e male, esplorandone le sfaccettature. La rivalità,
sin da subito, è chiara: da una parte ci sono i piemontesi di
Pietro Fumel, generale protervo dai metodi poco ortodossi,
dall’altra i fuorilegge, con la banda dei Monaco e la brigantessa
Michelina Di Cesare. Figure – non dimentichiamo –
realmente esistite e affascinanti, che qui vengono
riadattate per esigenze di storyline.
Nel guardare lo show, quello che
lascia un po’ con l’amaro in bocca sono le sfumature interne a
questi banditi e soldati di cui si riportano le vicende, come ad
esempio le logiche dominanti nelle rispettive fazioni. Pur presenti
non vengono approfondite a dovere, preferendo spiegazioni più
sbrigative ai fini di giustificare gli scontri successivi, in
particolare nei primi episodi. La narrazione si solleva infatti
nell‘ultima parte, che risulta essere
migliore in termini di ritmo ed energia,
soprattutto nello showdown finale con annessa analisi
strategica. Qui si può apprezzare da un lato una battaglia ben
coreografata, e dall’altro una scrittura più corposa che meglio si
addentra nelle dinamiche dei briganti. Dove anche i personaggi
principali acquistano maggiore solidità.
Fra dialetti, omaggi al western e
caratterizzazioni
Anche se in realtà sono proprio
loro, i personaggi, su cui si intravede maggiore squilibrio. Al
netto di un’evidente forzatura nell’esprimersi in dialetto da parte
di molti, la banda dei Monaco è quella che risulta essere
più bilanciata e compatta rispetto agli altri comprimari.
Merito, in particolare, della presenza di Ivana Lolito nei panni
dell’impavida e caparbia Ciccilla, che le dà il giusto spessore e
la più convincente interpretazione, ma anche di Gianmarco Vettori
nel ruolo del fratello Marchetta, il quale è fra tutti quello a cui
si riconosce di più lo sforzo – riuscito – nell’acquisire un timbro
calabrese. Non meno inferiore è lo Sparviero di Marlon Joubert, che
tanto ricorda (sarà forse un chiaro omaggio?) il pistolero di Clint
Eastwood nella trilogia del dollaro di Sergio Leone. È da dire che
in generale c’è un forte richiamo estetico, anche
qui riuscitissimo, agli spaghetti western.
A funzionare meno è invece Filomena,
che nella Storia è ricordata come una brigantessa senza scrupoli,
fredda e risoluta. In Briganti, invece,
il suo glow up non ha un crescendo convincente. Ci si approccia nel
primo episodio a una ragazza spaventata, fin troppo sensibile e
piena di remore. Un’indole che non cambia tanto nel corso del
tempo, finché non si trasforma repentinamente e all’improvviso,
rendendo lei poco credibile. Non se ne coglie così a pieno né la
crescita né l’evoluzione caratteriale, tanto che a un certo punto
viene persino da chiedersi come e quando lei abbia imparato a
essere brava nell’impugnare un fucile, a combattere o a essere
scaltra.
Un discorso simile lo si applica al
Generale Fumel di Pietro Micci e alla Michelina di Matilda Lutz,
entrambi personaggi validi ma non sfruttati al massimo delle loro
potenzialità. Dispiace più per Michelina, figura in cui si
intrecciano leggenda e realtà, vivendo in lei la profezia di una
donna che avrebbe salvato il Sud dai piemontesi restituendo l’oro
di quella terra alla sua gente. E che porta su schermo la tematica
chiave dell’intero dramma, ossia il desiderio di
libertà e la lotta per raggiungerla a qualsiasi
costo, anche sacrificarsi per il popolo.
Paesaggi, costumi, suggestioni
Nonostante alcuni problemi
strutturali, bisogna riconoscere che invece nella messa in
scena di trucco, scenografie e costumi, le rispettive
maestranze hanno svolto un lavoro ineccepibile. La
Puglia, location centrale delle riprese, è esaltata da una palette
di colori saturi che ne enfatizza il sapore suggestivo e d’antan
già in lei insito naturalmente, sia quando si tratta dei borghi,
con le loro vesti antiche e pittoresche, sia quando a essere
catturate sono radure, fiumi e foreste. La ricostruzione del
periodo storico, supportata da ottimi tournage, risulta
essere organica e attendibile, ed è l’operazione potremmo dire più
riuscita di Briganti.
Non da meno la
scelta – certosina – degli abiti di
scena, ricchi di dettagli e molto curati nel loro essere
sporchi e malandati. A colpire è in particolare l’associazione che
vi è fra i colori di alcuni capi dei protagonisti e la loro
personalità. Come per esempio l’arancione del mantello di Filomena,
che ne va a raffigurare l’energia (nonostante sia una particolarità
che emergerà verso la fine). O il rosso su Ciccilla, che ne
richiama la focosità e l’amore verso la famiglia. Oppure il verde
dell’abito di Michelina, che incarna la speranza su cui è costruito
il personaggio.
Arrivando al sesto episodio, le
considerazioni su Briganti sono dunque
molteplici: è chiaro che raccontare vicende così intricate come
quelle dell’Italia post-unitaria non sia facile, specie se in
chiave pop e moderna, e il coraggio di averci provato fa onore e va
riconosciuto. D’altra parte, in vista di una seconda stagione (il
cliffhanger che chiude l’episodio suscita curiosità), andrebbe
potenziata la sceneggiatura il cui intreccio resta buono,
focalizzandosi su una migliore caratterizzazione di alcuni main
characters e su turning point più incisivi. Ciò non
toglie l’evidente impegno, l’investimento per il progetto e la sua
capacità di intrattenere, portando sul piccolo
schermo – in ogni caso – uno spaccato di Storia del nostro Paese
importante, che sarebbe ideale raccontare o farsi raccontare magari
attorno a un fuoco.
Netflix
ha diffuso le foto ufficiali di Briganti,
la nuova serie Originale Netflix
italiana in arrivo quest’anno.
Ambientato nel Sud Italia di metà Ottocento, Briganti
è un racconto moderno, epico e ricco d’azione, sul fenomeno del
brigantaggio. Liberamente ispirata a persone, uomini e donne,
realmente esistite, divenute simbolo della rivoluzione contadina
nell’Italia postunitaria, la serie è un racconto corale di una
storia di lotta per la libertà degli ultimi.
Le riprese si sono svolte in
Puglia, tra Lecce, Melpignano, Altamura e Nardò grazie anche al
contributo dell’Apulia Film Commission, della Regione Puglia e
della Fondazione Apulia Film Commission. Briganti sarà disponibile
nel 2023 su Netflix, in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.
La sceneggiatura è firmata dai GRAMS*, il collettivo composto dai
cinque giovani autori Antonio Le Fosse, anche
regista della serie, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco
Raspanti e Giacomo Mazzariol. Alla regia Steve
Saint Leger (Vikings, Vikings: Valhalla, Barbarians), lo
stesso Antonio Le Fosse (Baby),
e Nicola Sorcinelli (Milosc).
1 di 4
Tra i protagonisti principali
Michela De Rossi nel ruolo di Filomena,
Ivana Lotito nel ruolo di Ciccilla e Matilda Lutz
nel ruolo di Michelina De Cesare; Marlon Joubert è Giuseppe
Schiavone e Orlando Cinque interpreta Pietro Monaco. Nel cast
anche: Gianmarco Vettori
(Marchetta), Federico Ielapi (Jurillo), Giulio Beranek (Francesco
Guerra), Adriano Chiaramida (Antonio Monaco) e Leon de la Vallée
(Celestino).
Netflix annuncia
l’inizio delle riprese di Briganti,
la nuova serie italiana, di genere crime-western, composta da 6
episodi e prodotta da Fabula Pictures in
associazione con Los Hermanos s.r.l.
Ambientato nel Sud Italia di metà
Ottocento, Briganti è un racconto moderno, epico e ricco
d’azione, sul fenomeno del brigantaggio. Liberamente ispirata a
persone, uomini e donne, realmente esistite, divenute simbolo della
rivoluzione contadina nell’Italia postunitaria, la serie è un
racconto corale di una storia di lotta per la libertà degli
ultimi.
Le riprese si terranno in Puglia,
tra Lecce, Melpignano, Altamura e Nardò grazie anche al contributo
dell’Apulia Film Commission, della Regione Puglia e della
Fondazione Apulia Film Commission. Briganti sarà
disponibile nel 2023 su Netflix, in tutti i Paesi in cui il
servizio è attivo.
La sceneggiatura è firmata dai
GRAMS*, il collettivo composto dai cinque giovani
autori Antonio Le Fosse, anche regista della
serie, Re Salvador, Eleonora
Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo
Mazzariol. Alla regia Steve Saint Leger
(Vikings, Vikings: Valhalla, Barbarians), lo stesso
Antonio Le Fosse (Baby), eNicola
Sorcinelli (Milosc).
Tra i protagonisti principali
Michela De Rossi nel ruolo di Filomena,
Ivana Lotito nel ruolo di Ciccilla e
Matilda Lutz nel ruolo di Michelina De Cesare;
Marlon Joubert è Giuseppe Schiavone e
Orlando Cinque interpreta Pietro Monaco. Nel cast
anche: Gianmarco Vettori (Marchetta),
Federico Ielapi (Jurillo), Giulio
Beranek (Francesco Guerra) e Adriano
Chiaramida (Antonio Monaco) e Leon de la
Vallée (La terra dei figli) nel ruolo di
Celestino.
Sulla scia di Spider-Man: Un Nuovo
Universo, secondo cui tutti, ma proprio tutti, possono
essere Spider-Man, anche Brie Larson si candida a
prossimo spara-ragnatele. Ovviamente l’attrice è ironica nel
presentare in questo modo il suo ultimo video su Instagram, in cui si cimenta in un free
climbing.
L’attrice premio oscar per
Room, che intepreterà Carol Danvers in
Captain Marvel, in arrivo l’8
marzo 2019, è da tempo dedita all’attività fisica in maniera
continuativa e intensiva, proprio per prepararsi al meglio al suo
ruolo di prima supereroina Marvel del grande schermo.
Spider-Man: Far From
Homeè stato diretto ancora una volta
da Jon Watts ed uscirà nelle sale
il 5 luglio 2019.
Confermati nel cast del film il
protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di Michelle.
Secondo IMDb, nel cast sono presenti
anche Jake Gyllenhaal, Michael Keaton, Samuel L.
Jackson e Cobie Smulders.
Le riprese del film sono durate
circa tre mesi, e nella maggior parte delle foto circolate in rete
abbiamo visto Peter Parker alle prese con Michelle
(Zendaya). Naturalmente il film vedrà tornare
anche Flash Thompson (Tony Revolori) e Ned
Leeds (Jacob Batalon), gli altri compagni di
scuola di Peter. Ma cosa conosciamo realmente della trama e quali
teorie circolano intorno al nuovo titolo dei Marvel Studios?
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron Spider.
vista in Avengers: Infinity War. Questa nuova
tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli occhiali al posto
delle orbite bianche, come da tradizione, questo perché è ovvio che
il personaggio abbia bisogno di una nuova maschera dopo che la sua
precedente è andata distrutta su Titano, durante il confronto con
Thanos e prima della sua disintegrazione.
Brie Larson è una
di quelle attrici che continuerà a fare storia nel mondo del
cinema. L’attrice americana ha sempre lavorato sodo, con molti
sacrifici, per arrivare dove si trova ora, forte del suo carisma e
del suo talento.
Brie Larson ha fatto innamorare il
pubblico con la sua bellezza acqua e sapone e con una bravura nella
recitazione genuina, dando vita a ruoli di donne forte ed
indipendenti, che non devono chiedere scusa a nessuno per come
sono.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Brie Larson.
Brie Larson: i suoi film
1. Ha recitato in noti
film. La carriera cinematografica di Brie Larson è
iniziata ben presto, quando lei era ancora bambina: il primo film
in cui appare, infatti, è Special Delivery (1999). In
seguito, la Larson lavora in 30 anni in 1 secondo (2004),
Sleepover (2004), Hoot (2006), House Broken –
Una casa sottosopra (2009) e Lo stravagante mondo di
Greenberg (2010). Dal 2010, Brie Larson comincia a guadagnare
ruoli di maggior rilievo, prendendo parte a film come Scott Pilgrim vs. the
World (2010), 21 Jump Street (2012),
The Spectacular Now (2012), Don Jon
(2013), Short Term 12 (2013), The Gambler (2014) e
Un disastro di ragazza
(2015). Nel 2015 conquista il mondo con la sua interpretazione in
Room, per poi recitare
in Free Fire (2016),
Kong: Skull Island
(2017) e Il castello di vetro
(2017). Tra gli ultimi film, vi sono Captain Marvel (2019),
Avengers: Endgame
(2019), Unicorn Store (2019) e Il diritto di
opporsi (2019).
2. Ha lavorato anche in
televisione. Nonostante sia la carriera cinematografica
quella in cui Brie Larson ha più investito, in realtà il suo
debutto nel mondo della recitazione è avvenuto nel piccolo schermo.
L’attrice americana, infatti, è apparsa in diverse puntate al
The Tonight Show with Jay Leno nel 1998, per poi apparire
in alcuni episodi di diverse serie tv come Il tocco di un
angelo (1999), Popular (1999), Raising Dad
(2001-2002), Hope & Faith (2003), Ghost Whisperer
(2008), United States of Tara (2009-2011), The
League (2011) e Community (2013-2014).
Brie Larson è Captain Marvel
3. Si è fatta consigliare da
Chris Evans. Dare vita ad un personaggio come quello di
Captain Marvel non è cosa facile e, per
realizzarlo, Brie Larson si è sottoposta ad un allenamento
psicologico, oltre che fisico, facendosi consigliare anche da chi,
sotto questo aspetto, ci è già passato. Non ha caso, Chris Evans a
consigliato a Brie di concentrarsi sul personaggio senza badare a
ciò che la circonda, facendo sì che la popolarità e la fama siano
tutte cose bizzarre che accadono a qualcun altro.
4. Aveva inizialmente
rifiutato il ruolo di Captain Marvel. Per Brie Larson il
ruolo di Captain Marvel è molto importante perché non chiede scusa
per quello che è, vive nelle sue imperfezioni e fa ammenda per i
suoi errori. Tuttavia, in principio, la Larson aveva rifiutato il
ruolo, per il semplice fatto di non immaginarsi nei panni di un
supereroe, preferendo ruoli piccoli che le permettano di scomparire
all’interno dei personaggi. Alla fine, l’attrice si è lasciata
conquistare dalla descrizione e dalle sfaccettature del suo
personaggio nella sceneggiatura.
Brie Larson ha vinto un Oscar
5. Ha contattato Jennifer
Lawrence dopo aver vinto l’Oscar. Gli Oscar del 2016 sono
stati dominati dalla vittoria assoluta di Brie Larson che si è
guadagnata la statuetta come Miglior Attrice Protagonista per la
sua interpretazione in Room. Tuttavia, dopo la vittoria,
l’attrice ha ammesso di essersi sentita vulnerabile e di non sapere
come reagire in merito alle alte aspettative. Così, ha deciso di
chiamare l’amica Jennifer
Lawrence, che aveva vinto l’Oscar tre anni prima, che
l’ha tranquillizzata ammettendo di non pensare a quelle cose che,
ma di immaginare di aver ricevuto un semplice dottorato, una
certificazione.
Brie Larson in Scott Pilgrim
vs. The World
6. Ha voluto essere nel film
per lavorare con Edgar Wright. Brie Larson voleva essere
nel film Scott Pilgrim vs. The World perché era una grande
fan del regista Edgar Wright. Non aveva letto nessuno dei fumetti
dedicati a Scott Pilgrim, ma aveva visto un disegno di Envy Adams,
il personaggio per il quale si propose e che poi ottenne,
rimanendone affascinata. Larson ha deciso di guardare gli Adult
Video Awards per trarre ispirazione per questo. La maggior parte
delle star femminili mostrate, però, si comportavano in modo molto
vanitoso, quindi Larson ha basato la sua voce e il linguaggio del
corpo sui modelli.
Brie Larson in Room
7. Brie Larson ha emozionato
il mondo con Room. Nel marzo del 2016 anche
l’Italia ha potuto andare al cinema a vedere Room, film
che racconta la storia di Ma, una ragazza rapita in giovane età da
un maniaco e segregata in un bunker per anni, e di Jack, figlio di
Ma avuto da una delle tante violenze del suo sequestratore.
Entrambi vivono nel bunker e Ma cerca di creare un mondo di
fantasia per il suo bambino che continua a crescere e a fare
domande circa il mondo esterno. Per poter interpretare Ma, Brie
Larson ha parlato con alcune vittime di molestie e con associazioni
che le aiutano, cercando di entrare nella psicologia di un
personaggio forte e molto sfaccettato.
8. Brie Larson ha un legame
personale con Room. La vita da reclusi che Ma e
Jack sono costretti a vivere a Brie Larson ha ricordato di quando
da piccola viveva in un monolocale con sua sorella e sua madre.
Infatti, per assecondare la sua vocazione di attrice, la madre di
Brie (con le due figlie) decise di trasferirsi da Sacramento a Los
Angeles, vivendo in un monolocale con un letto ribaltabile, con un
guardaroba striminzito e mangiando surgelati e fagioli.
Brie Larson è su Instagram
9. Ha un profilo Instagram
ufficiale. Come moltit altri suoi colleghi, anche Brie
Larson ha un dato vita ad un account Instagram ufficiale, seguito
da 6,8 milioni di persone. Sulla sua bacheca, molto variegata e
piena di post molto ironici che la vedono spesso protagonista, sono
presenti anche molti video che la ritraggono durante i duri
allenamenti svolti per poter interpretare Captain Marvel. Ma, se
alla fine dell’allenamento ci sono le ciambelline, allora va tutto
bene.
Brie Larson è fidanzata
10. È nuovamente
fidanzata. Dopo circa sei anni di relazione con
Alex Greenwald, cantante dei Phantom Planet, lui e
Brie Larson hanno rotto il fidanzamento. I due si erano fidanzati
ufficialmente verso la metà del 2016, dopo tre anni di
frequentazione, e le nozze sembravano imminenti. Non sono chiari i
motivi della rottura e questo non sorprende: i due, infatti, sono
molto riservati circa la loro vita privata. Dal 2019, invece,
l’attrice ha una relazione con l’attore Elijah
Allan-Blitz.
Non ha rivelato granché sul
personaggio e sulla storia, ma in un’intervista con VarietyBrie
Larson ha raccontato dell’impatto umano dell’interpretare
Carol Danvers in Captain Marvel, eroina dai poteri
straordinari che si unirà presto all’universo cinematografico
Marvel.
“Prepararmi al ruolo mi ha fatto
rendere conto di quanto io sia forte, molto più di quanto credessi.
D’altronde capita solo quando giri un film che richiede così tanto
in termini di impegno e di tempo […] Ora riesco a
sollevare 215 libbre, e questo ha
davvero cambiato le mie prospettive e la comprensione che ho di me
stessa“.
Vi ricordiamo che alla regia del
cinecomic con protagonista Brie Larson,
ci saranno Anna
Boden e Ryan Fleck. Il film
invecearriverà al cinema l’8 marzo
2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima
volta nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno
degli eroi più potenti dell’universo. Quando la Terra viene
coinvolta in una guerra galattica tra due razze aliene, è lì che
Captain Marvel interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic
è un’avventura tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella
storia dell’universo cinematografico Marvel.
Secondo un’interessante
descrizione del film, Captain Marvel sarà “qualcosa di mai
visto prima nel MCU“:
“Anche
se Thor:
Ragnarok, Black
Panther e Avengers: Infinity
War erano tutti film diversi e originali, niente
sarà diverso e originale come Captain Marvel. Il film
di Anna Boden e Ryan
Fleck cambierà l’universo cinematografico Marvel
regalandoci qualcosa che nessuno ha mai visto prima nel MCU e
qualcosa che nessun fan si aspetta.“
Il report continua dicendo
che “SeWonder Woman è
stato ovviamente considerato un film molto importante per le donne,
Captain Marvel vi sorprenderà ancora di più, ridefinendo
completamente i film sui supereroi proprio come i Marvel Studios
hanno rivoluzionato il cinecomic nel 2008.“
La magica notte di Leonardo
DiCaprio, ma anche quella di Brie Larson:
avvolta in un semplice e leggiadro Gucci blu navy, impreziosito da
una cintura di prietre luccicanti e da un’acconciatura sobria ma
elegante, la radiosa protagonista di Room
ha ritirato il suo primo Oscar da attrice protagonista, un
riconoscimento giunto alla sua sua prima nomination e sin
dall’inizio dato per scontato, ma non per questo meno meritato
grazie alla straordinaria performance dell’attrice nei panni della
giovane madre Joy Newsone.
La storia di Brie è di quelle che
ben si iscrivono nella realizzazione del grande sogno americano:
nata a Sacramento l’1 ottobre 1989, Brianne Sidonie
Desaulniers ha solo 7 anni quando si trasferisce a Los
Angeles per vivere in uno squallido monolocale con la sorella e la
madre, disoccupata e in grosse difficoltà economiche; è proprio la
necessità ad avvicinarla ancora bambina alla recitazione, quando
compare per la prima volta in uno spot parodia dedicato alle Barbie
nel Tonight Show di Jay Leno. Dopo varie apparizioni
pubblicitarie, Brie approda al suo primo lavoro importante sul
piccolo schermo nel 2001, quando viene scelta per il ruolo di una
delle figlie del protagonista Bob Saget nella sitcom Raising
Dad: sul set ci sono anche le ancora sconosciute Kat
Dennings e Meagan Good.
Cambiato il suo nome in Larson,
nome di famiglia molto più semplice da ricordare e pronunciare che
sceglie anche in onore della popolare bambola americana Kirsten
Larson, nel 2004 Brie inizia una serie di apparizioni
cinematografiche che la vedranno spesso nei panni della ragazza del
liceo popolare, vanitosa e insopportabile a confronto con una più
genuina protagonista, come in Trent’anni in un
secondo (con lei c’era anche Ashley Benson di
Pretty Little Liars) o Sleepover; fra un
provino e l’altro, la Larson proverà anche senza successo a
ottenere il ruolo principale in film molto popolari come
Thirteen e Juno, non riuscendo però
a spuntarla contro Evan Rachel Wood e Ellen Page. Nel
2009 ottiene il ruolo di Kate Gregson nella serie tv di
Diablo Cody United States of Tara, grazie al quale
ha l’opportunità di far notare nuovamente le sue qualità musicali:
nel 2005 aveva già infatti inciso un album pop intitolato
Finally Out of P.E., anche se per sua stessa ammissione
Brie non ha mai creduto fino in fondo nell’opportunità di
costruirsi davvero una carriera come cantante; il cinema le offrirà
ancora una volta l’occasione di esibirsi in grande stile nel 2010
con Scott Pilgrim vs TheWorld di Edgar
Wright, dove completa di una chioma biondo platino interpreta
la temibile ex di Scott, Envy Adams, lanciandosi in una scatenata
performance.
Fra il 2010 e il 2012 Seguono
piccole parti in produzioni di fama come lo Stravagante
mondo di Greenberg di Noah Baumbach e l’irriverente
21 Jump Street, dove affianca il duo composto da
Channing Tatum e Jonah Hill nel ruolo della
studentessa appassionata di recitazione Molly Tracey, alternate a
pellicole di minore impatto come Rampart, una
sceneggiatura di James Elroy con Woody Hallerson
protagonista, e The Spectacular Now, romance con
gli allora poco noti Miles Teller e Shailene
Woodley.
Nel frattempo è coautrice e
coregista dei corti The Arm, vincitore del Premio
Speciale della Giuria al Sundance Film Festival, e Another
short, di cui è anche protagonista: in occasione
dell’uscita del film dichiara di essere molto interessata alla
scrittura e alla regia, forse più che alla recitazione.
Nel 2013, Joseph
Gordon-Levitt la sceglie per interpretare il ruolo di Monica
Martello, sorella del protagonista, nel suo debutto alla regia
Don Jon: una ragazza apparentemente disinteressata
che passa l’intera pellicola con gli occhi fissi sullo schermo del
suo cellulare interrompendo solo per aiutare Jon a capire cosa
voglia dalla sua vita e dall’amore, un piccolo ruolo che però
consente forse per la prima volta a Brie di poter lavorare davvero
sulle sfumature tutte interiori di un personaggio complesso e
apparentemente insignificante.
Un anno dopo attira l’attenzione
della critica grazie al cinema indipendente di Short Term
Twelve, un lavoro difficile che affronta il tema della
violenza su minori e delle tendenze autolesioniste degli
adolescenti: la parte di Grace, consulente in un centro per il
recupero di ragazzi difficili costretta a combattere contro il suo
stesso oscuro passato e incapace di aprirsi fino in mondo all’amore
e alla felicità che il futuro sembrerebbe riservarle le permette di
vincere il premio per la miglior interpretazione femminile al
Festival del film di Locarno.
In attesa di un ruolo che segni il
balzo definitivo nella sua carriera, Brie Larson
recita in The Gambler, pellicola finita
straight to video dove interpreta dove una brillante
studentessa universitaria nonchè amante del protagonista Mark
Walberg, Un Disastro di Ragazza di Jude Apatow
e Digging For Fire, film indipendente con
Rosemarie DeWitt e Anna Kendrick.
Il momento della
consacrazione arriva, finalmente, con Room di
Lenny Abrahamson, una produzione di Canada e Irlanda tratta
dal romanzo Stanza, letto, armadio, specchio di Emma
Donoghue, qui anche in veste di sceneggiatrice. Il ruolo di
Joy, derubata dell’innocenza e della gioventù da un maniaco che
l’ha tenuta segregata per ben 7 anni in un capanno dove poter
abusare di lei liberamente e senza scampo è un lavoro che mischia
nervosismo e rassegnazione, la consapevolezza di essere a un passo
dall’abisso e di non poter mollare la presa solo per amore di Jack
(bravissimo il piccolo Jacob Tremblay), figlio profondamente
amato e ansioso di conoscere quel mondo che credeva chiuso al
sicuro in una stanza; dopo la prima tesissima parte dedicata alla
cattività e alla fuga, la prova della Larson si fa più ardua quando
il ritorno di Joy nel mondo reale si rivela traumatico e
insostenibile più della prigionia stessa, lasciando la giovane
mamma in un mondo oscuro scritto nel vuoto del suo sguardo assente:
dopo aver collezionato tutti i più importanti riconoscimenti
nell’ultima stagione dei premi, l’Oscar è arrivato con facilità e
senza esitazioni.
Ora che le luci dell’After Party si
sono definitivamente spente, il miglior augurio che possiamo fare a
Brie Larson è di riuscire a continuare su questa
strada e trovare altri interessanti progetti di pregio in cui
mettere a frutto il suo talento, senza dimenticare i film indie che
l’hanno aiutata lungo il cammino e non escludendo nessuna
possibilità: dopo la straordinaria prova di
Room, nessuno potrebbe aspettarsi
diversamente.
Dopo il photocall della leggenda
del cinema Michael Douglas è toccato alla giuria della
76° Festival di Cannes a presentarsi davanti ai fotografi della
kermesse francese. Il presidente Ruben Ostlund e i
suoi colleghi e membri
Brie Larson, Julia Ducournau, Damián Szifrón, Atiq Rahimi,
Paul Dano, Rungano Nyoni, Denis Menochet e Maryam
Tozani si sono lasciati andare per una serie di scatti con
i fotografi accreditati.
Brie Larson, l’interprete di Captain
Marvel nell’Universo Cinematografico Marvel, non ha mai nascosto di
essere una grande fan di Samus Aran, la protagonista di
Metroid, il videogioco a
piattaforme del 1986 sviluppato e pubblicato
da Nintendo per Famicom Disk System.
Sono anni che l’attrice premio
Oscar per Room sostiene la realizzazione di un adattamento
cinematografico, sostenuta anche dai fan che la vorrebbero nel
ruolo dell’eroina protagonista. L’interesse dell’attrice nei
confronti del ruolo ha ovviamente fatto il giro del mondo, tanto da
spingere il celebre artista Boss Logic a realizzare una
fan-art che ha permesso ai fan di volare con la fantasia e di
immaginare come apparirebbe Larson nelle vesti di Samus
Aran.
Adesso, è stata la stessa attrice,
attraverso il suo account
Twitter, ha ricondividere la fan-art in questione e a suggerire
nuovamente che sarebbe disponibile per un eventuale adattamento.
Nella didascalia che ha accompagnato il post, infatti, Larson ha
scritto: “Facciamo in modo che accada!”.
Brie Larson su Metroid: “Samus
Aran era il mio personaggio preferito quando giocavo a Super Smash
Bros.”
In una recente
intervista, l’attrice aveva così parlato della possibilità di
interpretare Samus Aran al cinema: “Mi
piacerebbe tantissimo. Era il personaggio che interpretavo sempre
quando giocavo a Super Smash Bros., e l’amavo. Mi piacerebbe
davvero fare quel film. Assolutamente, mi piacerebbe partecipare.
Quindi, Nintendo, ancora una volta, sappi che amerei fare quel
film.”
Purtroppo, non ci sono notizie di
alcun tipo circa un possibile film basato su
Metroid in questo momento. Tuttavia, Nintendo sta
attualmente lavorando con Illumination ad un nuovo film dedicato a
Super Mario. Ciò non significa necessariamente che un film su
Metroid arriverà: semplicemente, il fatto che Nintendo sia al
lavoro su un nuovo film di Mario potrebbe spingere per
l’adattamento di altri franchise videoludici. Se Brie Larson dovesse davvero interpretare
Samus, questo potrebbe diventare il ruolo più importante
dell’attrice al di là di Captain Marvel.
Quello di Carol Danvers è stato
certamente un ruolo che ha cambiato la vita sia privata che
professionale diBrie
Larson. Più volte l’attrice ha dichiarato di aver inizialmente
nutrito dei dubbi in merito alla parte, ma dopo aver accettato di
entrare a far parte della grande famiglia Marvel ha anche spiegato
che il personaggio l’ha aiutata a diventare più forte. Ricordiamo
che l’attrice tornerà nei panni dell’eroina nell’annunciato
Captain Marvel 2, di cui però non si hanno ancora
molti dettagli: sappiamo soltanto che il film arriverà al cinema
l’8 luglio 2022.
Nonostante una carriera nata e
formatasi tra i film indipendenti, la Brie Larson
post-Oscar si muove con facilità da un piccolo a un grande
progetto. L’abbiamo vista in Kong: Skull Island e
la vedremo in Captain Marvel, ma non rinuncia ai
piccoli film e in particolare a coltivare la sua ambizione
registica.
L’attrice sta infatti adesso
promuovendo il suo primo film dietro la macchina da presa,
Unicorn Store, in cui ha
diretto Samuel L. Jackson, Joan Cusack e
Bradley Whitford, e durante un’intervista
con Huffington
Post, ha espresso il suo desiderio di
poter dirigere anche un film Marvel.
“Questo è il mio piano, perché
no? – ha dichiarato Brien Larson– la mia
nuova filosofia di vita è non dirmi mai di no. Farà tutto quello
che voglio, fino a che sarà qualcun’altro a dirmi di no.”
La Larson si è sempre dimostrata una
giovane donna di grande tenacia e questa svolta nella sua carriera
potrebbe fornirle nuove prospettive. Che la Marvel
abbia in serbo qualche progetto per lei?
Alla regia del film, con
protagonista Brie Larson, ci
saranno Anna Boden e Ryan
Fleck. La pellicola sarà ambientata durante gli anni ’90 e
vedrà la partecipazione di Samuel L. Jackson che
torna nei panni di Nick Fury.
Scritto da Nicole
Perlman (Guardians of the Galaxy)
e Meg LeFauve (Inside
Out), Captain
Marvel arriverà al cinema l’8 marzo 2019.
Brie
Larson ha spiegato il vero motivo per cui ha accettato
di interpretare Captain
Marvel. Il coinvolgimento di Larson nel MCU è stato annunciato per la prima
volta nel 2019: Captain
Marvel è stato il primo film dei Marvel Studios con
protagonista un personaggio femminile. Nonostante il grande
successo riscosso dalla pellicola, Captain
Marvel non è stato esente da critiche, dal momento che il
lato più oscuro e tossico del fandom ha preso di mira il film
proprio per le sue tendenze femministe.
Captain
Marvel 2 è attualmente in fase di sviluppo, in attesa
dell’arrivo nelle sale previsto per il 2022. Larson riprenderà
ovviamente il ruolo di Carol Danvers, affiancata questa volta da
Teyonah Parris (attualmente co-protagonista di
WandaVision nei panni di Monica Rambeau) e da Iman
Vellani (che farà il suo debutto nel MCU entro la fine
dell’anno nella serie
Ms. Marvel).Nia DaCosta figurerà come
regista, andando così a sostituire Anna Boden e Ryan Fleck, registi
del primo film. Al di là del cast artistico e tecnico, i dettagli
sul sequel sono decisamente scarsi, ma la produzione dovrebbe
essere pronta a partire entro la fine dell’anno.
Di recente è stata la stessa
Brie
Larson a rivelare di aver cominciato ad allenarsi
proprio in vista dell’inizio delle riprese. Intervistata da
WWE, l’attrice premio Oscar ha avuto la possibilità di parlare
non soltanto dell’allenamento in vista del suo ritorno nei panni di
Carol Danvers, ma anche dei motivi che l’hanno spinta ad accettare
il ruolo della supereroina. Per Larson, quello di Captain Marvel è
un personaggio che trascende qualsiasi tipo di divisione, in grado
di toccare il cuore dei fan in tanti modi diversi. Per l’attrice,
tutto dipende dal modo in cui il personaggio che si sceglie di
interpretare è in grado di ispirare le persone a sentirsi più forti
e potenti.
“La cosa che davvero mi è aperto
il cuore è stato il numero di persone diverse che hanno risposto
così bene al personaggio di Carol. È più di quanto potessi
realmente immaginare. Più di quanto il mio corpo possa contenere.
Carol è un personaggio va oltre l’orientamento sessuale o le
questioni di genere o razza. Ed è stata questa la cosa più
eccitante per me. Il motivo per cui ho scelto di interpretare
questo ruolo era di per sé già una sfida. Volevo impegnarmi al
massimo per dare vita ad un simbolo che potesse significare
qualcosa di importante per le altre persone. Non riguardava
assolutamente me. Riguardava il personaggio e cosa poteva
significare.”
Tutto
ciò che sappiamo sul sequel di Captain Marvel
Captain
Marvel 2, il sequel del cinecomic con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’attesa serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: a quanto
pare, i Marvel Studios sarebbero interessati ad affidare la regia
del nuovo film ad una sola regista donna. Secondo la fonte, Boden e
Fleck potrebbero essere comunque coinvolti in una delle serie
Marvel attualmente in sviluppo e destinate a Disney+.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel diCaptain
Marvel arriverà l’11 novembre 2022.
Brie Larson
sostiturà Emma
Stone in Battle of the
Sexes, che si concentrerà sul famosissimo incontro di
tennis del 1973 tra Bobby Riggs, un giocatore avanti con l’età, e
la giovanissima Billie Jean King, incontro che diventò un evento
mediatico. Steve Carell interpreterà il ruolo di
Riggs, mentre Brie Larson sarà Billie Jean King.
La Stone ha dovuto lasciare il
progetto a causa di impegni già programmati da
tempo.Jonathan Dayton e Valerie
Faris (The Little Miss Sunshine, Ruby
Sparks) dirigeranno Battle of the
Sexes per una sceneggiatura di Simon
Beaufoy (The
Millionaire). In più, Danny
Boyle sarà produttore insieme a Christian
Colson, con le rispettive case di produzione, la Decibel
Films e la Cloud Eight.
Vin
Diesel ha annunciato con un post su Instagram che
Brie Larson è entrata a far parte del cast di
Fast
and Furious 10, allargando così la “famiglia”. Del
personaggio che interpreterà Larson non sappiamo ancora nulla, ma
da quanto spiega Diesel nel post di accompagnamento alla foto, sarà
un’aggiunta preziosa al film.
Vi ricordiamo che Fast
and Furious 10 sarà diretto da Justin
Lin e sarà scritto da Gary Scott Thompson. Confermati nel
cast al momento ci sono Nathalie Emmanuel nei panni di
Ramsey, Vin
Diesel come Dominic Toretto, Michelle Rodriguez che riprende i panni di
Letty Ortiz, Tyrese Gibson, Ludacris, e
Sung Kang che riprende il suo ruolo di Han. Tra le new
entry, Jason Momoa nel ruolo del villain e
Brie Larson in un ruolo non ancora
specificato.
Con un misero 62% su Rotten
Tomatoes e appena 206,1 milioni di dollari al botteghino mondiale,
The
Marvels non è stato all’altezza delle aspettative lo
scorso novembre e ora è il film con il minor incasso dei
Marvel Studios.
È ancora difficile dire cosa sia
andato storto: Captain
Marvel aveva incassato più di un miliardo di dollari
nel 2019 e sia Ms. Marvel che Photon sono stati
protagonisti di due serie televisive Disney+ acclamate dalla
critica.
Possiamo fare qualche ipotesi,
naturalmente. Probabilmente “Captain
Marvel” avrebbe dovuto figurare da qualche parte nel
titolo, mentre la campagna di marketing ha decisamente deluso le
aspettative dei fan. Per quanto riguarda il film in sé, la storia è
sembrata di dimensioni troppo ridotte e, in definitiva, non è stato
il tipo di evento di massa che porta la gente nelle sale al giorno
d’oggi.
Brie Larson, attrice di Carol
Danvers, ha passato anni a respingere i troll sessisti online
e sembra essersi disillusa sul suo posto nel MCU
(l’anno scorso sono diventati virali i commenti della vincitrice
dell’Oscar che si chiedeva se qualcuno la volesse di nuovo come
Captain Marvel).
Durante il fine settimana, in
occasione dei SAG Awards, a Brie Larson è stato chiesto cosa potesse dire
sul suo futuro nella Marvel e la sua risposta è stata rapida e
precisa.
“Non ho nulla da dire a
riguardo“, ha dichiarato alla fine del video qui sotto.
Durante il tour di promozione di
The
Marvels, Brie Larson è stata posta una domanda simile e
ha risposto: “Non voglio che la Marvel venga a prendermi. Ma
c’è qualcosa. C’è sicuramente qualcosa, per rispondere alla tua
domanda, che vorrei dire, ma non lo farò“.
È cambiato qualcosa da allora? È
difficile non fare ipotesi, soprattutto dopo il drastico calo di
vendite di The
Marvels(non è un segreto che il film sia stato vittima
di ampie modifiche apportate durante le riprese e la
post-produzione).
Ci aspettavamo che Captain
Marvel fosse una parte importante dei prossimi film sui
Vendicatori, soprattutto con Monica Rambeau
intrappolata nell’Universo X-Men. Con Destin Daniel
Cretton che non è più al timone di Avengers:
The Kang Dynasty e la riscrittura della
sceneggiatura da parte di Michael Waldron, molte
cose potrebbero essere cambiate.
The
Marvels, il sequel con protagonista il premio
Oscar Brie
Larson, è sceneggiato da Megan
McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie
WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non sono tornati dietro la macchina da presa: il
sequel, infatti, è diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci sono anche Iman Vellani(Ms.
Marvel)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreta il villain principale. Il film
è uscito in sala dall’ 8novembre
2023.
Secondo quando riportato da Variety, Brie
Larson è alle fasi finali delle trattative per ricoprire
un ruolo nel prossimo lavoro di Destin
Cretton, il regista con il quale ha già collaborato per
Short Term 12 e The Glass
Castle.
Già confermato nel cast
Michael B. Jordan insieme a Jamie
Foxx, mentre la sceneggiatura è stata scritta dallo stesso
Cretton a quattro mani con Andrew Lanham.
Just Mercy, questo
il titolo del film, adatterà per il grande schermo il romanzo di
Bryan Stevenson Just Mercy: A Story of Justice and
Redemption, basato sulla vera vita dell’autore durante i suoi
primi anni da avvocato e difensore dei diritti civili in
America.
La Larson ha appena terminato le
riprese di Captain Marvel, il cinecomic
targato Marvel Studios che uscirà l’8 marzo 2019 nelle sale, ed è
attesa la sua presenza anche in Avengers 4.