Ultimatum alla
Terra è il film del 1951 di Robert Wise
con protagonisti nel cast Michael Rennie, Patricia
Neal, Hugh Marlowe, Sam Jaffe, Billy Gray, Frances Bavier, Lock
Martin, Frank Conroy, James Hong e Olan
Soulé.
Ultimatum alla Terra, la
trama
Trama: Klaatu è un
alieno. Lasciato il suo pianeta natio decide, spronato dalla
nobiltà dei suoi intenti, di intraprendere un lungo viaggio che lo
condurrà sulla Terra. Atterrato con il suo disco volante a
Washington, Klaatu è infatti intenzionato a persuadere i terrestri
a ripudiare, senza ulteriori esitazioni, la guerra, sollecitandoli
a disfarsi definitivamente delle armi di distruzione di massa.
Il suo arrivo è però accolto con
diffidenza e timore ed i suoi propositi finiscono presto per
scontrarsi con gli interessi, di ben altra natura, dei capi di
Stato a cui si rivolge. Questi ultimi, avvinti dalle controverse
dinamiche della Guerra Fredda in corso, rinunciano ad incontrare
l’alieno, sottovalutando la sua missione ed il peso delle sue
parole.
Klaatu, dopo aver affrontato
molteplici traversie, nel tentativo estremo di concretizzare
comunque i propri scopi, è infine pronto per il viaggio di ritorno.
Nel salire sul suo disco volante, rivolge l’ultimo ammonimento alla
Terra ed ai suoi abitanti, ricordando loro l’ultimatum della
Confederazione Galattica: rinunciare subito alla guerra pena la
distruzione del pianeta.
Analisi: Classico
del cinema di fantascienza, Ultimatum alla Terra è
un film del 1951, diretto da Robert Wise e tratto
da “Farewell to the Master”,
racconto del 1940 di Harry Bates. Nel 1949, a
pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ed in piena
Guerra Fredda, il produttore della 20th Century Fox,
Julian Baustein, avendo colto nell’opera di Bates stimolanti spunti
di riflessione, di facile rimando alle contingenze storiche
dell’epoca, incarica Edmund H. North di trarne una
sceneggiatura.
Ultimatum
alla Terra, uscito pochi anni dopo, finisce per
discostarsi così tanto dal racconto di Bates, da indurre
quest’ultimo a rifiutare la paternità del soggetto, nonostante
l’incontrovertibile successo riscosso dalla pellicola.
Considerato, tra i capostipiti del
genere, uno di quelli più meritevoli di attenzione, Ultimatum alla
Terra conserva, anche a fronte di una odierna visione, lo spessore
dei suoi contenuti. Prendendo a modello le criticità storiche degli
anni cinquanta ed inserendovi un motivo di ulteriore instabilità,
si sofferma sul dannoso potere di suggestione dei media, insistendo
anche sui timori e le diffidenze che minano l’indole umana a
discapito di saggezza e lungimiranza.
Servendosi poi, su esplicita
ammissione dello sceneggiatore, dell’allegoria religiosa
Klaatu-Messia, salvatore che muore e ‘risorge’, il film si fa
portatore di un indubbio messaggio di pacifismo, prendendo
apertamente le distanze da qualsiasi tentativo di sobillazione e
muovendo una critica, per nulla velata, alla visione maccartista,
dominante nel secondo dopoguerra. Ultimatum alla
Terra, evocativo e spettrale, per quanto possa vantare
tutt’oggi una struttura narrativa più che solida, poco o nulla può
condividere invece, dal punto di vista tecnico-artistico, con i
moderni titani del genere.
La fotografia di Leo
Tover, seppur pregevole, non è infatti sufficiente a
compensare le lacune del film, spesso così evidenti da risultare
quasi imbarazzanti. Gli effetti speciali ridotti ai minimi termini
e le numerose imprecisioni sul piano scientifico, spostano
inevitabilmente l’attenzione dello spettatore sui contenuti, gli
stessi per cui Ultimatum alla Terra è ancora
ricordato, insieme naturalmente all’espressione “Klaatu, Barada,
Nikto!”, citata più volte in film, telefilm e persino
videogiochi.