Hayao Miyazaki
– A ventisei anni dalla sua uscita al cinema in
Giappone e ad oltre dieci anni da una timida uscita per l’home
video, arriva nelle nostre sale finalmente Il castello del
cielo di Hayao Miyazaki, noto ai fan come
Laputa, uno dei primi e più amati lungometraggi del
maestro dell’animazione giapponese, che l’anno scorso ha
festeggiato i settant’anni di una carriera coronata da successi e
riconoscimenti non solo a livello giapponese.
Hayao
Miyazaki è riuscito a convincere i peggiori detrattori
dell’animazione giapponese sulla validità della sua produzione
artistica, che va oltre a quelli che sono indubbiamente alcuni dei
limiti evidenti degli anime, quali la serializzazione e la
sudditanza, spesso, all’industria del marketing per vendere gadget
e simili, caratteristica comunque non certo aliena alla produzione
animata a stelle e strisce.
Una carriera di oltre quarant’anni,
la sua, che ha toccato l’animazione giapponese dagli anni Sessanta
ad oggi, creando film e personaggi unici e portando il suo tocco a
personaggi e storie di altri. Ma occorre andare per ordine, per
ricostruire le tappe di un percorso ancora non certo concluso,
anche se negli ultimi anni Hayao Miyazaki sembra più interessato a
supervisionare.
Il fabbricatore di sogni
dal paese del Sol Levante: Hayao Miyazaki
Nato nel 1941 a Tokyo, pochi mesi
prima dell’entrata del Giappone in guerra, che influenzerà lui e
altri colleghi suoi coetanei, sia pure in maniera diversa,
Hayao Miyazaki cresce in una famiglia dove il
padre ha una fabbrica di componenti per aerei, che gli farà nascere
una passione poi presente nella maggioranza delle sue opere per il
volo, gli aerei, il cielo. Un altro fatto che influenza la sua
infanzia è una grave malattia che colpisce la madre, tema che si
ritroverà in film come Tonari no totoro e il recente
Arietty.
Negli anni Cinquanta,
sull’onda dell’opera che sta facendo Osamu Tezuka di creazione di
fumetti made in Japan, simili a tratti ma molto diversi dai loro
omologhi a stelle e strisce, Hayao Miyazaki, da sempre bravo
disegnatore, si appassiona al mondo delle nuvole parlanti, e dopo
essersi laureato in Scienze politiche entra a lavorare alla Toei,
allora la più importante casa di produzioni animate.
Il suo primo lavoro importante è
come animatore chiave e scenografo per Horusu no daiboken,
uscito in italiano con i due titoli La grande avventura del
piccolo principe Valiant e Il segreto della spada del
sole, che segna anche l’inizio del suo sodalizio con il
collega e amico Isao Takahata. Nel1971 Hayao Miyazaki collabora
alla prima serie di Lupin III, dal manga di Monkey Punch,
e dal 1973 con Isao Takahata inizia invece un sodalizio con la
Zuiyo Pictures, poi Nippon Animation, adattando in animazione
alcuni classici per bambini occidentali, quali Heidi del
1974, Marco da Dagli Appennini alle Ande di De
Amicis e Anna dai capelli rossi, che lo faranno conoscere
non solo in Giappone.
Nel 1978 decide di adattare il
romanzo di fantascienza per ragazzi The incredible tide di
Alexander Key, che diventa la serie Conan, il ragazzo del
futuro, considerato a tutt’oggi uno dei migliori anime
giapponesi seriali di sempre, per il quale Hayao Miyazaki è
regista, disegnatore, scenografo e supervisore degli storyboard. Il
suo primo lungometraggio come regista è dell’anno successivo ed è
Lupin III il castello di Cagliostro, per molti fan il
migliore film dedicato al celebre ladro in salsa nipponica, che
stravolge le atmosfere del manga in chiave favolistica e steam
punk.
Dopo alcuni lavori in serie
televisive, come Il fiuto di Sherlock Holmes, coprodotto
con la Rai nel 1982, Hayao Miyazaki pubblica sulla rivista Animage
il manga fantasy post apocalittico Nausicaa nella valle del
vento, che poi decide di trasporre in animazione nel 1984. Il
successo di questa storia di un’eroina che, in un mondo medievale
post nucleare, dove le scorie hanno creato nuove creature e dove
l’avidità di conquista vorrebbe risvegliare le antiche armi, è
grandissimo e spinge Miyazaki con Isao Takahata a fondare un loro
studio, lo studio Ghibli, che produrrà tutte le loro opere
successive.
Il castello del
cielo del 1986 è proprio il primo lungometraggio dello studio,
e finalmente si potrà vedere anche da noi su grande schermo questa
avventura che mescola Jonathan Swift e Jules Verne, tra pirati
dell’aria e mondi fluttuanti nel cielo, arcani e con tecnologie
incredibili e pericolose.
Nel 1988 Hayao Miyazaki realizza
invece il più intimista e fiabesco Il mio vicino Totoro,
dove due bimbe in una campagna reale ma incantata incontrano uno
spirito misterioso a forma di grosso gatto che le consola dei loro
problemi familiari. Totoro diventa il logo dello studio Ghibli, che
nel 1989 bissa il successo con la commedia fantastica Kiki’s
delivery service, storia di una streghetta che va in una
cittadina terrestre a fare il suo apprendistato e che si inventa
un’attività grazie alla sua scopa che le farà conoscere nuovi
amici.
Nel 1992 è la volta di Porco
rosso, film in cui l’autore dà libero sfogo alla sua passione
per l’aviazione, leit motiv di tutti i suoi film, storia di un
pilota da caccia con il volto di maiale che vive le sue avventure
nell’Europa tra Grande guerra e avvento dei totalitarismi.
Negli anni successivi Hayao
Miyazaki si occupa di sceneggiare, produrre e supervisionare altre
opere dello studio Ghibli, finché nel 1997 non fa uscire
Princess Mononoke, che batte ogni record d’incassi in
Giappone e lo fa finalmente conoscere ufficialmente al pubblico
internazionale, complice anche un doppiaggio statunitense con star
del calibro di Claire Danes, Minnie Driver e Gillian Anderson.
Princess Mononoke, fiaba ecologica dello scontro tra la foresta
magica e impenetrabile e un Giappone medievale ma metafora di
quello contemporaneo, con la sua voglia di costruire distruggendo
la natura, propone un’eroina selvaggia e guerriera, cresciuta dai
lupi e desiderosa di difendere il suo mondo anche se entra in
contatto con quello dei suoi simili.
Nel 2001 nuovo successo
con La città incantata, fiaba morale contro lo spreco di
cibo, tra antiche leggende e il mondo di oggi, che vale al maestro
l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e l’Oscar 2003 per il migliore
lungometraggio animato, che però Hayao Miyazaki non va a ritirare
per protesta contro la guerra in Iraq.
Nel 2004 è la volta della
trasposizione animata del romanzo fantasy di Diana Wynne Jones, una
delle ispiratrici di Jk Rawling per il suo Harry Potter, Il
castello errante di Howl, storia di una ragazzina intrappolata
nel corpo di una donna anziana che cerca di liberare un giovane
mago da una maledizione, un film che viene presentato a Venezia,
dove l’anno dopo, nel 2005, Miyazaki viene omaggiato con il Leone
d’Oro alla carriera.
Il suo ultimo film come regista è
la fiaba del 2008 Ponyo sulla scogliera, rilettura moderna
ed ecologista della Sirenetta ma non solo, film che viene
realizzato tutto con tecniche di disegno tradizionali a contrastare
l’uso della grafica computerizzata, ormai unica tecnica dei cartoni
animati della Disney, e largamente usata dagli anime.
Negli ultimi anni lo studio Ghibli
supervisiona Terramare, del film di Hayao Miyazaki, Goro,
tratto dal ciclo fantasy di Ursula K. Le Guin, mentre Hayao
Miyazaki sceneggia Arietty, favola anti spreco dal romanzo
di Mary Norton.
Nei suoi film Hayao Miyazaki parla
di rapporti tra le generazioni, di amore e rispetto per l’ambiente
e tutte le specie animali, di pacifismo e non violenza, di fantasia
partendo dalle cose più semplici, di fiaba e fantastico che nascono
nella vita di tutti i giorni, di sogni verso l’infinito del cielo e
di quotidianità, tra poesia e sogno, tra i colori del verde e dei
fiori e i richiami alla tradizione, tra leggende e classici steam
punk, con macchine sempre inserite in mezzo alla natura. Uno stile
lontano da molta altra animazione giapponese e da un mondo animato
occidentale sempre più dominato dall’informatica e da logiche di
vendita, che ha reso le opere del maestro amate come capolavori del
cinema tout court, oltre che legati all’animazione giapponese.
In attesa di nuove opere o
riproposizione di film di Miyazaki comunque è da vedere Il
castello nel cielo, tra avventura e sogno, riflessione sui
limiti della scienza e anelito verso l’infinito dei cieli e della
fantasia.