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Penélope Cruz: da musa del cinema spagnolo a “piratessa” dei Caraibi

Penélope Cruz è una delle attrici oggi più amate, in Europa e in America. Musa di Almodóvar, che l’ha lanciata, e ora anche di Woody Allen per cui ha interpretato il personaggio che le è valso l’Oscar. È quasi un’icona in Spagna – la sua patria, alla quale è molto legata – ma ha saputo adattarsi ottimamente al rutilante mondo di Hollywood.

Gli Usa l’hanno accolta a braccia aperte e lei ricambia l’affetto: ama New York e suo figlio è nato a Los Angeles. Ha conquistato pubblico e critica di tutto il mondo con interpretazioni intense e ritratti leggeri, incarnando personaggi delicati, così come donne forti e passionali, senza pregiudizi di sorta nei confronti del ruolo affidatole, ma con la voglia di capirlo a fondo e mettere al suo servizio la bellezza, il talento e la bravura di cui è dotata.

Penélope Cruz, castigliana doc, nata a Madrid il 28 aprile del ’74, figlia del commerciante Eduardo Cruz e della parrucchiera Encarna Sánchez. È la maggiore di tre figli: dopo di lei, la sorella Mónica – oggi nota ballerina di flamenco e attrice – e il fratello Eduardo, musicista.

Piccola di statura, mora, profondi occhi scuri, la tipica bellezza mediterranea, e un temperamento esuberante. Ha le idee chiare fin da piccola Penélope: osserva attentamente il variegato caleidoscopio femminile che popola il negozio della madre e ne conserva informazioni, che utilizzerà poi nella sua carriera di attrice. Sa di volersi esibire davanti a un pubblico e per farlo, sceglie inizialmente di seguire la sua passione per la danza. Frequenta infatti per molti anni scuole di vario genere – il Conservatorio Nazionale spagnolo di danza classica, la scuola di Angela Garrido, il corso di danza jazz di Raul Caballero, fino alla scuola di ballo e recitazione di Cristina Rota che seguirà a New York. Da qui, passando attraverso l’esperienza della moda, maturerà la decisione di diventare attrice. Lascia dunque la scuola senza completare gli studi superiori, e si dedica completamente alla recitazione. Diventa in breve tempo assai popolare nella tv spagnola, grazie a video musicali – tra cui quello de La fuerza del destino del gruppo spagnolo Mecano, col cui leader Nacho Cano avrà una lunga relazione – film per la tv e trasmissioni per ragazzi.

Di lì a poco, nel 1992 a soli diciotto anni, esordisce al cinema, diretta da Bigas Luna in Prosciutto, prosciutto. La pellicola, che riunisce accanto alla giovane esordiente anche due italiane di fama come Stefania Sandrelli e Anna Galiena, ha due meriti: far conoscere Penélope ad altri registi, spagnoli e non, che poi la vorranno per i loro film, e farle incontrare Javier Bardem, che sposerà, ma solo diciott’anni più tardi. Tornerà a lavorare con Luna nel ’99 per altri due film. Lo stesso anno è diretta anche da Fernando Trueba in Belle époque, ambientato in Spagna negli anni ’30. L’attrice è una delle quattro sorelle che si contendono l’amore del giovane protagonista, Fernando. Dissacrante nei confronti della morale spagnola, della prima metà del Novecento e non solo, la pellicola ottiene l’Oscar come Miglior Film straniero, contribuendo a portare alla ribalta la giovane Penélope. Tornerà sotto la direzione di Trueba nel ’99 per La niña dei tuoi sogni.

Penélope Cruz: da musa del cinema spagnolo a “piratessa” dei Caraibi

L’attrice riscuote apprezzamento anche in Italia, dove viene subito reclutata da Giovanni Veronesi, che la vede bene nei panni di Maria, accanto a Diego Abbatantuono nel suo Per amore solo per amore (1993) – adattamento dell’omonimo romanzo di Pasquale Festa Campanile – e, lo stesso anno, da Aurelio Grimaldi per La ribelle. Seguono una serie di collaborazioni con registi spagnoli. Finché nel ’97 non viene scelta  dal suo maestro, Pedro Almodóvar, per una piccola parte in Carne tremula. L’incontro è senza dubbio uno dei più importanti della carriera dell’attrice, che corona così un suo sogno. Ha dichiarato, infatti, che a scatenare in lei la passione per la recitazione fu proprio un film del regista spagnolo: Légami!, che vide a soli quattordici anni. Dopo la visione di quel film, ha affermato, si attivò subito per intraprendere il mestiere d’attrice, e presto incontrò quella che sarebbe diventata la sua agente, iniziando così il percorso nel mondo del cinema. Il sogno di lavorare con Almodóvar, dunque, diventa realtà nel ’97 e darà il via a un proficuo sodalizio, ricco di soddisfazioni per entrambi. Lo stesso anno, l’attrice è scelta invece dal regista Alejandro Amenábar per il ruolo più corposo di Sofia nel thriller psicologico Apri gli occhi.

Il film ha una trama complessa, è incentrato sulla figura di Cesàr/Eduardo Noriega e sul suo amore per Sofia, la cui possibilità sembra stroncata dal tragico evento che lo vede protagonista. Un sentimento però così forte, che va anche al di là della realtà, sconfinando nella dimensione visionaria, e scavando nei meandri della psiche di Cesàr. Il film ottiene in Spagna un grandissimo successo e diventa un cult anche altrove. Anni dopo Penélope sarà chiamata a interpretare nuovamente il personaggio di Sofia, stavolta nel remake americano del film, Vanilla Sky (2001), accanto a Tom Cruise, per la regia di Cameron Crowe. La pellicola non sarà però efficace quanto l’originale. Sarà invece l’occasione per l’inizio di un legame sentimentale con Cruise. La vicenda renderà i due oggetto di gossip per diverso tempo. Intanto, in questi secondi anni ’90, incontra anche il regista inglese Stephen Frears, che la dirige in Hi-Lo Country (1998).

Ma il vero spartiacque nella carriera dell’attrice, quello che la fa conoscere al grande pubblico e le dà la prima vera notorietà, è il secondo lavoro che la vede diretta da Almodóvar, e certamente uno dei migliori del regista spagnolo: Tutto su mia madre (1999). Si tratta, come spesso nel miglior Almodovar, di una storia tutta al femminile, caleidoscopica ed eccentrica, allegra, ma allo stesso tempo tragica, dove non trovano posto stereotipi, ma anzi la loro demolizione. Abbiamo una madre, Manuela/Cecilia Roth, che vive la tragica morte del figlio Esteban in un incidente stradale, trova il suo diario e va alla ricerca della sua attrice preferita, Huma Rojo/Marisa Paredes. Poi scoprirà che è stata proprio la macchina dell’attrice a investire accidentalmente Esteban. Intorno alla protagonista, si muovono una miriade di personaggi, tutti efficacemente caratterizzati e ben scelti per rappresentare le sfaccettature dell’essere umano. Dunque un film profondamente vitale, sull’esistenza umana, nei suoi aspetti più piacevoli e amari, allegri e tristi, le sue contraddizioni. Un film profondamente anticonformista. Emblema ne è, tra gli altri, proprio il personaggio della Cruz, Rosa: una giovane suora che rimane incinta dopo aver avuto una relazione con un uomo, divenuto poi il transessuale Lola e che, malato di Aids, l’ha contagiata. L’interpretazione dell’attrice, seppur non dello spessore di quelle che seguiranno, riesce a rendere la delicatezza e l’ingenuità della suora, incredibilmente non scalfite dalla sua esperienza di vita. Il film raccoglie numerosi riconoscimenti: primo fra tutti l’Oscar come Miglior Film straniero, il Golden Globe nella stessa categoria e la Palma d’Oro alla sapiente regia di Almodóvar al Festival di Cannes. Penélope, che lavora qui al fianco di Marisa Paredes, da sempre musa del regista, entra così a far parte del gruppo di attrici che egli predilige, e tornerà a dirigere più volte, sempre con grande sensibilità.

Due anni dopo, la nostra attrice sbarca oltreoceano, essendo reclutata da Ted Demme per Blow, dove interpreta Mirtha, la moglie del narcotrafficante George Young/Johnny Depp, da John Madden per Il mandolino del capitano Corelli, che la vede accanto a Nicholas Cage, e, come detto, da Cameron Crowe per Vanilla Sky. La più riuscita delle tre pellicole è forse la prima, che racconta la parabola discendente, vera nell’ispirazione, di George Jung: dalla vita spericolata dello sballo e dei soldi facili ottenuti grazie alla gestione del narcotraffico, al carcere e alla solitudine. Vicenda umana dai molteplici risvolti che vede, accanto a Johnny Depp, Penélope Cruz cimentarsi con un ruolo di moglie non certo convenzionale, in un rapporto non facile, spesso conflittuale.

Un altro incontro importante nella vita dell’attrice madrilena avviene nel 2004, ed è quello con Sergio Castellitto, che la vuole in Italia per il suo Non ti muovere, tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini. Una storia di forte impatto emotivo, estrema, in cui c’è posto per il dolore e la sofferenza da una parte, ma anche per la travolgente passione, per l’amore e l’affetto in tutte le loro possibili declinazioni, dall’altra. La vita del chirurgo Timoteo/Sergio Castellitto è sconvolta quando la figlia adolescente ha un incidente in motorino e finisce in coma. Nelle lunghe ore di apprensione e di angoscia per la sorte della figlia, il protagonista sente vicina la presenza della donna che più ha amato. Non la bella moglie in carriera Elsa/Claudia Gerini, con cui pure ha avuto la figlia, ma Italia: una Penélope Cruz quasi irriconoscibile, un brutto anatroccolo raccolto ai margini della società, prima violentata, usata; poi scoperta nella sua umanità fragile e forte allo stesso tempo, e amata. Amore ricambiato da lei, che sembra non averne mai conosciuto prima d’allora, proprio perché non se ne considerava e non ne era considerata degna. Passione per la quale il medico rischia di mettere a repentaglio la sua stabilità familiare con Elsa. Le due donne rimangono incinte, ma Italia, che vede Timoteo allontanarsi, decide di abortire clandestinamente. Lui lo scoprirà troppo tardi, quando immancabilmente tornerà da lei. Pur facendo tutto il possibile, non riuscirà a salvarla dalle conseguenze dell’aborto improvvisato. Una storia intensa dunque, e anche dolorosa, che torna alla mente del protagonista proprio quando in ballo c’è la vita della persona cui, dopo Italia, tiene di più al mondo: sua figlia. Notevole la capacità di Castellitto regista di riuscire a trasformare Penélope Cruz in Italia: capelli corti, sguardo scavato, andatura sghemba e abbigliamento kitch – e un italiano con inflessione apparentemente regionale, che in realtà è l’accento spagnolo della Cruz, italo parlante senza doppiaggio per una felice intuizione. L’interpretazione è intensissima e coinvolgente e segna senza dubbio una crescita artistica dell’attrice, che riceve il David di Donatello come Miglior Attrice protagonista e il People’s Choice Award alla Miglior Attrice europea agli EFA. Lei stessa ha ribadito l’importanza dell’esperienza sul set con Castellitto, affermando di aver imparato molto interpretando Italia. Non ci ha pensato perciò due volte, prima di accettare la proposta del regista di essere protagonista del suo Venuto al mondo, targato 2011, ancora una volta tratto da un testo della Mazzantini, di cui s’attende l’uscita nelle sale.

Due anni dopo Non ti muovere, intanto, l’attrice ritrova Almodóvar per Volver, una pellicola che le dà ancora grandi soddisfazioni, grazie al personaggio di Raimunda, che interpreta. Ambientato nella Mancha, con più di un occhio alle origini dello stesso regista,  il film è l’ennesimo omaggio al mondo femminile, e a quella capacità, tutta delle donne, di far fronte con pragmatismo alle vicende della vita, senza farsene abbattere. Sentita e notevole, anche qui, l’interpretazione di Penélope, in veste di madre e figlia al contempo, alle prese con fantasmi del passato e del presente. La Cruz vince la Palma d’Oro a Cannes per la migliore interpretazione femminile, assieme alle altre donne del cast, il Premio Goya in patria e l’EFA per la Miglior Attrice. Il film – tra i migliori di Almodóvar – ottiene il Nastro d’Argento come miglior pellicola europea. Penélope sarà diretta ancora da lui ne Gli abbracci spezzati (2009).

In questi anni, però, l’attrice spagnola che ha conquistato Hollywood, diventa anche una delle muse ispiratrici di un altro mostro sacro del cinema mondiale: Woody Allen. Sarà la collaborazione con lui a portarla a stringere tra le mani la statuetta più ambita del cinema. Il regista americano la vuole infatti accanto a Scarlett Johansson nella commedia Viky, Cristina, Barcelona. Film sull’amore, ambientato nella solare e viva Barcellona, dove il pittore José Antonio/Javier Bardem cerca consolazione per la fine del suo matrimonio con l’instabile Maria Elena/Penélope Cruz, proponendo a due giovani turiste – la morigerata Vicky/Rebecca Hall e la spregiudicata Cristina/Scarlett Johansson – una vacanza con lui a Oviedo, con tanto di noches calientes. L’ex moglie – una efficacissima Cruz, “variabile impazzita” della vicenda – giungerà però a dare risvolti imprevisti al tutto. L’interpretazione dell’attrice nei panni di Maria Elena le vale l’Oscar come Miglior Attrice non protagonista. A quanto pare, l’eccentrico Allen dev’essersi trovato bene con Penélope, se l’ha scelta anche per la sua prossima fatica, che sembra si girerà a Roma nel 2012. Altrettanto bene s’è trovata la coppia Bardem-Cruz. Javier e Penélope si sono sposati la scorsa estate, dopo aver tenuto, per quanto possibile, a riparo da indiscrezioni la loro storia. A confermare le voci al riguardo è stato lo stesso attore, solamente a maggio dello scorso anno, durante la passata edizione del Festival di Cannes. Ricevendo la Palma d’Oro per la Miglior interpretazione maschile, infatti,  non si è lasciato sfuggire l’occasione per una romantica dedica a Penélope. A gennaio 2011 è nato il loro figlio.

Per quel che riguarda il lavoro, negli ultimi anni, la Cruz è stata impegnata ancora in Usa per il musical di Rob Marshall Nine (2009), ispirato a Fellini e al suo Otto e mezzo. Occasione per l’attrice di rispolverare le proprie doti nel ballo, e di lavorare assieme alle colleghe Marion Cotillard, Nicole Kidman, Judi Dench e Sophia Loren.  Lo stesso Marshall che l’ha fatta entrare nel cast di Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare, in questi giorni nelle sale, dove l’attrice madrilena prende il posto di Keira Knightley e torna a lavorare al fianco di Johnny Depp. È così che, nell’edizione 2011 del Festival di Cannes, Penélope è presente, fuori concorso, proprio con la saga dei pirati – il cui ultimo capitolo è stato accolto, però, piuttosto freddamente dai critici. Mentre il suo maestro, Almodóvar, porta in gara un thriller di cui torna a essere protagonista – non succedeva dai tempi di Légami! – Antonio Banderas.

 

Cannes 2011: Palma d’oro a The tree of life di Terrence Malick!

Cannes 2011: Palma d’oro a The tree of life di Terrence Malick!

E’ stato annunciato pochissimi minuti fa la palma d’oro del 64 esimo Festival di Cannes. L’ambito premio va a The Tree of life di Terrence Malick. Miglior attrice a Kirsten Dunst, Miglior regia a Nicolas Winding Refn per Drive, miglior attore a Jean Dujardin per The Artist.

Nuovo spot per Super 8

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Nuovo spot per Super 8

 

Lo spot, pubblicato da IGN è ricco di scene inedite e altre che sono il continuo delle scene del trailer pubblicato in precedenza.

Un Certain Regard, vincono Kim Ki-Duk e Andreas Dresen

Il Festival di Cannes edizione 2011 sta volgendo al termine, domani infatti ci sarà l’assegnazione della palma d’oro e dei premi collaterali.

Una notte da leoni 2: clip italiana

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Una notte da leoni 2: clip italiana

Dal 25 maggio sarà al cinema il prossimo film di Todd Philipps, ma da Comingsoon.it arriva una clip in italiano di Una Notte da Leoni 2.

Lo sciopero di Radu Mihaileanu

Lo sciopero di Radu Mihaileanu

Oggi a Cannes presentato uno degli ultimi film in concorso, del regista di Train de vie.

This Must be the Place: reazione/allucinazione

This Must be the Place: reazione/allucinazione

Ieri è stata la volta di Paolo Sorrentino, uno dei più rappresentativi registi italiani nel mondo che con il suo This Must be  the Place, da il suo contributo artistico al 64 esimo festival di Cannes.

Tom Cruise per Harizons

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Deadline annuncia che Tom Cruise è stato ingaggiato dalla Universal Pictures come protagonista di Harizons, ennesimo adattamento da una graphic novel.

Trasformers: Dark of the Moon trailer con nuove immagini!

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Trasformers: Dark of the Moon trailer con nuove immagini!

Ecco un trailer più esteso di Trasformers: Dark of the Moon. In sostanza il trailer è sempre quello, con l’aggiunta però di alcune immagini mozzafiato.

The Dark Knight Rises: Matthew Modine nel cast

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The Dark Knight Rises: Matthew Modine nel cast

Dopo l’arrivo della prima immagine ufficiale di Bane in The Dark Knight Rises, la Warner Bros. annuncia che al cast del film di Christopher Nolna si aggiungono tre nuovi attori.

This must be the place: una clip

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Dopo il grande giorno al Festival di Cannes, dove il film del nostro Paolo Sorrentino è stato presentato al pubblico e alla stampa, ecco una clip di This Must Be the Place

The Dark Knight Rises: prima foto ufficiale!

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The Dark Knight Rises: prima foto ufficiale!

La Warner Bros ha lanciato il sito ufficiale di The Dark Knight Rises in concomitanza con l’inizio delle riprese del film.

14^ edizione di CinemAmbiente: Cimino presidente di Giuria

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14^ edizione di CinemAmbiente: Cimino presidente di Giuria

La 14^ edizione di CinemAmbiente, il più importante festival di film a tematica ambientale diretto da Gaetano Capizzi e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino,

Grande accoglienza per Drive!

Accolto con grandissimo entusiasmo Drive, che ieri è stato presentato al Festival.

Finita la proiezione stampa di This Must Be the Place di Sorrentino

Giungono le prime reazioni da Cannes per This must be to place di Sorrentino.

Von Trier bandito da Cannes? ecco la sua difesa.

Dopo averne combinato una delle sue Lars Von Trier ieri è stato bandito ufficialmente da Cannes 2011, con tanto di comunicato ufficiale degli organizzatori.

Titanic ritorna in 3D il 6 Aprile 2012

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Arriva il comunicato: la Paramount Pictures, la Twentieth Century Fox e la Lightstorm Entertainment hanno reso noto  il giorno esatto in cui è prevista la ridistribuzione cinematografica di Titanic, uno dei più grandi successi della storia del cinema. La data rivelata è il 6 aprile 2012.  Il film di James Cameron tornerà nelle sale in formato 3D  riconvertito. Il 6 Aprile non è una data casuale, infatti nel 2012 ricorrerà il centenario della partenza del transaltantico sfortunato che partì per la precisione il 10 Aprile 1912.

Ecco alcuni dichiarazione di James Cameron:

“C’è un’intera generazione che non ha mai visto Titanic nel modo in cui era stato pensato per essere visto, cioè al cinema”, ha affermato Cameron, “E questo sarà un Titanic che non avete mai visto prima, rimasterizzato in digitale 4K e faticosamente riconvertito in 3D. Con una forza emozionale rimasta intatta e immagini più potenti che mai, sarà un’epica esperienza per i fan e per i nuovi arrivati”

Qualcuno di certo di si domanderà se ce n’era la necessità di riportarlo nelle sale? … non sono bastati un miliardo e duecento milioni di dollari?

Un remale per Carrie di Brian De Palma

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Un remale per Carrie di Brian De Palma

carrieE’ tra i pochi film venuti bene dall’infinita mole di produzione di Stephen King, ed è diretto da Brian De Palma nel lontano 1976. Ma anche Carrie purtroppo sembra sia finito nel mirimo del virus che contagia Hollywood di questi tempi.

Il gran giorno di Paolo Sorrentino.

Il gran giorno di Paolo Sorrentino.

E’ oggi il grande giorno di Paolo Sorrentino. Il regista italiano presenterà stamane il suo ultimo film This Must Be the Place con Sean Penn da protagonista.

Pedro Almodovar presenta La piel que abito

Pedro Almodovar presenta La piel que abito

Ieri era la volta di Predo Almodovar, che a Cannes per la prima volta presenta un film decisamente diverso dai precedenti del regista spagnolo. La piel que abito è un thriller con alcuni connotati horrorifici, come addirittura qualche giornalista che ha visto il film lo ha definito “cronenberghiano” nel vero senso del termine. Se il regista spagnolo sia intenzinato a cambiare completamente registro, questo non è dato saperlo. La pellicola ha avuto comunque un’ottima accoglienza, anche se ormai Almodovar è di casa  in quel di Cannes.

Oggi è la volta dell’italiano Paolo Sorrentino.

Il Concerto

Il Concerto

Il Concerto (Le Concert)

Di Radu Mihăileanu, 2009

Con

Aleksei Guskov: Andreï Filipov

Mélanie Laurent: Anne – Marie Jacquet

Dmitri Nazarov: Sacha

François Berléand: Olivier Morne Duplessis

Valeriy Barinov: Ivan Gavrilov

Trama:

Andrej Filipov era il più grande direttore d’orchestra che il Bolshoi avesse mai avuto: finché, durante il regime di Brežnev, il partito non ordina il suo licenziamento e quello di tutti i musicisti ebrei, costringendolo per trent’anni a lavorare in quello stesso teatro che l’aveva visto trionfare tante volte ridotto a semplice inserviente. Il destino bussa alla sua porta quando per caso trova un fax proveniente da Parigi che invita tutta l’orchestra a suonare a Parigi nel prestigioso teatro Chatelet, dandogli l’idea che potrà cambiare la sua vita: ricostruire la vecchia orchestra e presentarsi a Parigi, dove finalmente potrà ultimare il concerto per violino e orchestra di Čajkovskij interrotto tanto tempo prima e suonare con Anne – Marie Jacquet, promettente violinista alla quale Andrej deve rivelare un importante segreto…

Tutta colpa del Paradiso, il secondo film di Francesco Nuti

Tutta colpa del Paradiso, è il film del 1985 diretto da Francesco Nuti e con protagonisti nel cast Francesco Nuti, Ornella Muti e Roberto Alpi.

Romeo Casamonica esce di carcere dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli americani, dunque ha perso anche casa sua.

Decide comunque di mettersi nelle tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli donare.

Secondo film di Francesco Nuti, datato 1985, successivo a Casablanca Casablanca. Ci regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti. Ad affiancare Nuti, che si è sempre avvalso della compagnia di belle donne nei suoi film, la bellissima Ornella Muti; con la quale tornerà a lavorare due anni dopo con Stregati.

A tratti il film rallenta un pò troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui sopra.

Nel panorama del cinema italiano, Nuti ha scritto sicuramente alcune pagine importanti. Nei suoi lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”, riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

Tutta colpa del Paradiso

Molto spazio ha dedicato all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro, malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.

La sua pecca è stata forse quella di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto, sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi registi in grado di accattivare le nuove generazioni.

E con il pubblico, a voltargli le spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.

Per lui fatale, da un punto di vista salutare prima ancora che professionale, è stato Occhiopinocchio (1994), che può essere considerato uno spartiacque della vita di Francesco Nuti. Il clamoroso flop economico che ne conseguì (la Cecchi Gori group rasentò il fallimento causa le ingenti spese che il film girato in America richiese, non controbilanciato da adeguati ricavi) ha segnato la sua carriera successiva, fatta di film dalla tiepida accoglienza di critica e pubblico. Ma anche la vita privata, poiché cominciarono per lui, tra alti e bassi, l’abuso di alcool, depressione e vari tentativi di suicidio. Fino al tragico attuale epilogo.

Era il 2 settembre 2006, e proprio alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, Francesco cadde in casa con la testa a terra. Venne ricoverato e operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente dall’affetto della famiglia.

Ancora oggi non riesce a camminare né a parlare. Ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha regalato. E tra questi, Tutta colpa del Paradiso è forse il più riuscito.

Death of a samurai: Miike e il 3D a Cannes

Death of a samurai: Miike e il 3D a Cannes

Il 3D sbarca per la prima volta in competizione a Cannes. Up, presentato due anni fa in croisette, era infatti una proiezione fuori concorso.

Andrew Garfield rinuncia alla controfigura

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Andrew Garfield, prossimo Peter Parker, si sente così comodo nei panni di Spider-Man,  che pare abbia rinunciato  alla controfigura per le scene ‘pericolose’.

Mr. Beaver: recensione del film di Jodie Foster

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Mr. Beaver: recensione del film di Jodie Foster

In Mr. Beaver Walter Black (Mel Gibson) è il presidente di un’azienda di giocattoli, ha una vita apparentemente perfetta, con una bella famiglia. Un giorno però cade in profonda depressione, finendo per minare i rapporti con i propri cari. Spossata dai cambi di umore del marito la moglie Meredith (Jodie Foster) lo allontana da casa, causandogli una profonda crisi, che lo porterà ad adottare un castoro di pezza come alterego attraverso il quale ricominciare a vivere e comunicare con il mondo.

Che Mel Gibson avesse una testa particolare lo avevamo capito; aldilà delle vicissitudini personali, divorzi, liti con i fotografi, ubriachezza molesta e poco felici uscite antisemite, anche da uno degli ultimi film in cui figurava come attore: in Cosa vogliono le donne, ultima commedia interpretata dal nostro, poco prima di dedicarsi alla regia e al genere drammatico, lo vedeva nei panni di un manager che grazie ad un incidente guadagna il potere di sentire i pensieri delle donne, con conseguente miglioramento della propria relazione con il gentil sesso di cui riesce a prevedere e assecondarne ogni comportamento.

In Mr. Beaver, che segna anche un altro ritorno, quello di Jodie Foster alla regia dopo quasi 20 anni dall’ultima prova, la commedia A casa per le vacanze, del 1995, a Gibson viene affidato un ruolo che viaggia sul limite tra la tragedia e la commedia; un uomo profondamente depresso che trova una cura autoindotta per uscire dal tunnel della malattia.

Il suo personaggio è potenzialmente un uomo felice: benestante, con una bella moglie professionista affermata, dettaglio confermato dai numerosi Mac presenti sui tavoli e dagli schemi da architetto che vengono mostrati in un paio di situazioni, un figlio tanto genio da poter scrivere il discorso di diploma alla più brava dell’istituto e un altro figlio amorevole. Tutta questa situazione non lo protegge però da un male molto diffuso e con cure molto lunghe e difficili oltre che non ancora definite.

Il film ha dalla sua alcuni momenti di commedia molto riusciti, soprattutto legati all’interpretazione di Gibson, per poi spostarsi sul dramma cupo, come a seguire la linearità della malattia che caratterizza il protagonista. La  sceneggiatura è molto curata anche nei personaggi secondari, oltre che avere spazio per  un cameo molto godibile del comico/anchor Jon Stewart, presentatore di The late show, molto popolare negli Stati Uniti.

L’unica nota decisamente stonata sono i tre discorsi di automotivazione, di stampo tipicamente e trionfalmente americano, presenti in tre momenti diversi del film, accuratamente divisi per generazione e uno dei quali proferito nientemeno che dal castoro di pezza.

Anche a Sarkozy il suo biopic, oggi a Cannes

Anche a Sarkozy il suo biopic, oggi a Cannes

Pochi politici hanno avuto l’onore (se così possiamo definirlo) di veder raccontata sullo schermo la propria vita e ascesa.

Nicola Piovani racconta la musica de La Conquete

In occasione della presentazione a Cannes del film “La Conquete”, vi inviamo una video intervista in cui Nicola Piovani, autore della colonna sonora del film,

Il Dilemma: recensione del film di Ron Howard

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Il Dilemma: recensione del film di Ron Howard

Come ti comporteresti se scoprissi che la moglie del tuo migliore amico lo tradisce? E se tutte le tue certezze sulla vita di coppia fossero basate su un matrimonio fedifrago? Sono le domande alle quali si trova costretto a rispondere Vince Vaughn, co-protagonista insieme a Kevin James di Il Dilemma, ultimo film di Ron Howard, dal 20 maggio al cinema.

Dopo la parentesi ‘browniana’ Howard ritorna alla commedia e lo fa con il suo stile sobrio, la sua limpidezza formale e la sua grande capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico attraverso lo scandagliamento viscerale dei suoi personaggi. Perché lontano dal trend di mercato, il buon vecchio Ron ci offre uno spaccato anche profondamente doloroso di una generazione che in America (come nel resto del mondo) non riesce più a trovare il suo posto all’interno della società, rivelandosi profondamente inadatto anche rispetto alla vita di coppia.

Il Dilemma che poteva trasformarsi in una già vista commedia degli equivoci, racconta invece con estrema lucidità e con un sorriso amaro il dilemma, appunto, di quest’uomo che si trova in una posizione difficile verso l’amico tradito dalla moglie, ma anche verso se stesso, poiché credeva nel matrimonio grazie all’apparente perfezione di quello del suddetto amico. Howard riesce anche a misurare con attenzione l’esuberanza di Vaughn e James, che sono abituati a tutt’altro tipo di risate, mentre sceglie con cura le due protagoniste femminili: Winona Ryder, la fedifraga isterica, sembra aver trovato una nuova giovinezza al cinema, mentre Jennifer Connelly riesce ancora ad offrire un ritratto onesto e sensibile di una donna comune, straordinariamente bella e perfetta.

Il finale sincero e realistico è in sintonia con il tono del film, rientrando in quei pochi casi in cui l’autore ha il coraggio di mostrare i fatti così come andrebbero se si trattesse di situazioni reali invece che di storie di finzione. Il Dilemma è un film da vedere, per ridere in maniera intelligente e per farsi anche un po’ trascinare dalla sua amarezza.

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano è il film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e con nel cast Emilio Cigoli, Luciano De Ambrosis, Isa Pola e Adriano Rimoldi.

Andrea e Nina sono una coppia sposata medio-borghese. Lei però vede clandestinamente Roberto, una vecchia fiamma che non vuole spegnersi. Il loro rapporto coniugale è così funestato da addii e ritorni, rancori e perdoni.

A farne le spese di questo matrimonio infelice il piccolo Pricò, 7 anni, il loro figlioletto che assiste con i suoi occhi innocenti, e spesso lacrimanti, ai peccati della madre. Finché tragedia non li separa. In questo film, Vittorio De Sica traspone il romanzo di C.G. Viola Pricò del 1924, incentrando tutta la storia proprio sul piccolo Pricò, che paga sulla propria pelle le colpe della madre e assorbe tutte le sofferenze e i tormenti del padre.

Diverse le scene toccanti, sebbene quella che tocca più di tutte le corde emotive sia proprio quella finale. De Sica ha spesso riservato spazi nei suoi lungometraggi ai bambini, ma questo film è completamente dedicato a loro (tanto quanto Sciuscià) e alle sciagure cui vanno incontro già in tenera età a causa degli egoismi degli adulti. Ancor più grave se a farli soffrire sono i loro stessi genitori. La pellicola è stata giudicata tra i precursori del neorealismo.

Tra gli attori protagonisti, è giusto dedicare qualche riga al piccolo Luciano De Ambrosis, che interpreta il triste e malinconico bimbo Pricò. Figlio di un operaio della Fiat di Torino, scelto dopo una lunghissima selezione fra centinaia di bimbi, Luciano esordisce all’età di sei anni in questo film. Considerato unanimemente, con Cesarino Barbetti, uno dei migliori attori-bambini del periodo bellico, come il suo giovanissimo collega percorre vie artistiche parallele costruendosi una discreta carriera in teatro, in televisione e soprattutto nel doppiaggio, senza accedere comunque mai alla notorietà divistica.

Dopo I Bambini ci Guardano  di De Sica, il piccolo attore partecipa ad alcuni film girati durante il periodo della Repubblica Sociale di Salò tra cui il dittico diretto da Giorgio Ferroni Senza famiglia dove è un intenso e angosciato Rémy. Dopo altri due film nel periodo postbellico con il “suo” scopritore De Sica, che non lo dirige ma gli è accanto come attore, Luciano De Ambrosis, già adolescente, preferisce ritirarsi dagli schermi cinematografici percorrendo la via più sicura e più gratificante del teatro. È accanto a Olga Villi, Ivo Garrani e Luca Ronconi nella prima, splendida edizione di Tè e simpatia di Robert Anderson nel ruolo di Ralph, il ragazzo sportivo che si diverte a tormentare il sensibile protagonista. L’anno successivo fa parte della formazione Carli-Villa recitando nella commedia di Noel Coward Week-end. Dopo il teatro, è il doppiaggio ad assorbirlo completamente ed ad assicurargli una continuità nel campo artistico.

Fra i tanti attori stranieri cui presta la voce, uno è Yorgo Voyagis, il Giuseppe di Gesù di Nazareth di Zeffirelli, poi attori americani come Burt Reynolds, Robert Mitchum, Tommy Lee Jones, il James Caan di Misery non deve morire, l’Andy Griffith della serie-tv Matlock e parecchi altri.