Per il suo esordio dietro
la macchina da presa Jesse Eisenberg ha scelto sotto molti aspetti
di tornare alle atmosfere del film che lo ha lanciato, ovvero
Il calamaro e la balena di Noah
Baumbach. Anche When You Finish Saving the
World – scritto dallo stesso regista – mette in scena le
dinamiche e i conflitti interni a una normale famiglia
americana.
When You Finish Saving the World,
la trama
La trama si concentra in
particolar modo sul difficile rapporto tra Evelyn (Julianne
Moore) e suo figlio Ziggy (Finn
Wolfhard): se la donna vive infatti una vita fin
troppo impegnata nel gestire un istituto che accoglie donne vittime
di abuso, il ragazzo passa i suoi giorni componendo canzoncine
superficiali che lo hanno reso una piccola grande star dei social
media. Lo stile di vita radicalmente diverso ha portato i due a
sviluppare un rapporto fatto di incomprensioni e della difficoltà
nell’ascolto dell’altro.
Nel suo film Jesse Eisenberg è riuscito a inserire
quelle che fino a oggi sono state le sue migliori caratteristiche
come attore: una gentilezza del tocco accompagnata da quel pizzico
di nevrosi, di insicurezza esistenziale in grado di dare spessore a
un personaggio anche dietro la facciata dell’ironia. Nel procedere
col racconto Eisenberg dimostra di saper gestire con sapienza il
tono delle situazioni e la dimensione emotiva delle figure
rappresentate: il maggior pregio di When You Finish Saving
the World è quello di non forzare mai la mano, esponendosi
nella rappresentazione del dramma interiore dei personaggi senza
però mai cadere nel tranello di farsi inutilmente
melodrammatico.
Un film di grande delicatezza e
pudore
Ecco allora che lo
spettatore riesce a immedesimarsi con i pensieri, le azioni e anche
con gli errori di Ziggy ed Evelyn: in questo modo il film mantiene
un’atmosfera di verità che non viene mai a cadere, arrivando a
toccare il cuore del pubblico con delicatezza e pudore. Se
Eisenberg riesce nell’intento ciò è dovuto non soltanto alla
lucidità e all’equilibrio della sua esposizione ma anche grazie
all’interpretazione indiscutibilmente efficace dei due
protagonisti.
Julianne Moore si dimostra come sempre una
delle migliori interpreti del panorama americano contemporaneo
quando si tratta di restituire i dilemmi e le frustrazioni di un
personaggio femminile. E come al solito sa farlo soltanto
attraverso brevi, precisi tratti: l’attrice compone la mimica,
l’aspetto e il linguaggio del corpo di Evelyn in perfetta sintonia
con il tono scelto dal regista, dimostrando sia ammirevole nel
mettersi a disposizione del progetto attraverso una competenza
attoriale davvero non comune. Sorprendente anche la prova di
Wolfhard, il quale sa rendere il suo Ziggy superficiale e ingenuo
senza però trasformarlo mai in un personaggio
caricaturale.
Un’opera molto matura per essere un
esordio
When You Finish
Saving the World nel suo essere un film “piccolo”,
desideroso di raccontare una storia di frustrazioni e ordinarie
infelicità, si dimostra al tempo stesso un’opera sorprendentemente
matura per essere un esordio. Eisenberg compone un ritratto
familiare vero, toccante nella sua semplicità, esplorando la
complessità delle dinamiche umane senza necessariamente voler
trovare una soluzione alla stessa. Ottimo esempio di cinema
introspettivo.
Benedict
Cumberbatch reciterà in When there’s a Will,
commedia irlandese con Charlie Cox e Jenna Harrison diretta da
Maurice Philips.
Il film, descritto come simile a
Svegliati Ned con l’ironia di Un uomo Tranquillo (il film con John
Wayne del 1952) nasce da un’idea dell’attore Danny Midwinter che ha
lavorato sullo script per 5 anni.
“Benedict ha letto la
sceneggiatura e l’ha subito amata perchè il film è molto diverso da
qualsiasi cosa abbia fatto in passato”, ha dichiarato
Danny.
When there’s a Will
racconterà la storia di 3 fratelli che lasciano Londra per
precipitarsi in Irlanda convinti di avere ereditato un pub dal
padre, solo per scoprire che si tratta di un’impresa di pompe
funebri. Le riprese dovrebbero iniziare alla fine del 2012.
Il
Leone D’OroLav Diaz (The
Woman Who Left) presenta a Venezia 79 il suo nuovo
film: When the waves are gone (Kapag Wala
Nang Mga Alon). Il lungometraggio è un thriller poliziesco
dall’alto valore estetico che riesce allo stesso tempo a fare un
elogio al cinema e una critica alle forze armate filippine.
Di cosa parla When
the waves are gone?
Hermes
Papauran (John Lloyd Cruz) viene
considerato da tutti come uno dei migliori investigatori delle
Filippine. Le sue indagini come tenente della polizia lo mettono a
dura prova. La campagna antidroga messa in atto dall’istituzione a
cui appartiene prevede l’uccisione di ogni sospettato giovanissimo
spacciatore. Il conflitto morale interno a Papauran
si manifesta nel corpo con una violenta psoriasi che costringe il
tenente a congedarsi. Ma proprio
quando Papauran decide di prendere le distanze
dal sistema corrotto in cui è costretto, l’uscita di prigione del
suo insegnante della scuola di polizia lo costringe a fare i conti
con i demoni del passato…
La perfezione estetica di Lav
Diaz
When the waves are
gone è un film corposo, in termini di durata, di temi e di
rappresentazioni. Lav Diaz è noto per i
suoi lungometraggi capaci di durare anche dodici ore. Questa volta,
il regista realizza un’opera di tre ore totalmente costruita sul
montaggio: le sequenze si alternano, i flashback sono inseriti fin
dalle prime scene. Montaggi paralleli e alternati sono essenziali
nella comprensione della storia che, per buona parte, appare
alquanto confusa. All’inizio, Papauran e il suo maestro
non sembrano aver a che fare l’uno con l’altro, ma minuto dopo
minuto, le vicende riguardanti i due personaggi appaiono sempre più
interconnesse.
Il contrasto tra l’orrore e lo
squallore di quanto rappresentato – poliziotti corrotti, povertà
dilagante, prostituzione minorile, fotografi senza scrupolo – e la
precisione estetica di When the waves are
gone è evidente e apprezzabile. Il bianco e
nero è un tratto essenziale del film. Se da un lato
l’assenza di colore ammorbidisce e annebbia la violenza delle
immagini e delle scene, dall’altro è funzionale all’atmosfera
noir dell’opera: toglie il rosso sangue e aggiunge ombre
oscure sui personaggi e sugli avvenimenti.
L’ingiustizia che pervade le
istituzioni preposte alla giustizia
Con When the waves are
gone il regista porta sulla scena una serie di personaggi
moralmente discutibili. È impossibile provare affetto per un
qualsiasi membro della storia: ci si può impietosire, si percepisce
la vergogna e l’imbarazzo di Papauran e degli altri
membri del film, ma tutti sono almeno in parte corrotti e
spregevoli.
La critica va in primo luogo alla
polizia, un’istituzione che, nonostante abbia il compito di
proteggere la cittadinanza e assicurare il rispetto delle leggi, si
rende responsabile di uccisioni extragiudiziali e
rapimenti. Diaz punta i riflettori sulle
Filippine e sul presidente Rodrigo Duterte, ma il
film serve come spunto per un discorso più ampio e globale. Il
tenente Hermes Papauran si carica della sofferenza
dell’animo filippino e, in generale, dell’animo umano. Secondo
Diaz, la brutalità a cui abbiamo assistito negli
ultimi tempi non può e non dovrebbe lasciare indisturbati. Con la
sua opera, il regista vuole far aprire gli occhi non solo alle
masse ‘ignoranti’, ma anche agli intellettuali. Le onde
di When the waes are gone simboleggiano il
flusso dei poteri malvagi e dell’ignoranza dilagante nel popolo e
nella classe politica. L’augurio, come dice il titolo del film, è
che queste onde passino quanto prima.
È strano svegliarsi il giorno dopo
aver perso qualcuno di importante nella propria vita. Non sembra
possibile che quest’ultima, che il mondo intero, possano andare
avanti mentre c’è chi rimane indietro, strappato all’affetto dei
suoi cari senza che si possa mai davvero essere pronti per questo
momento. Ciò che resta è un vuoto impossibile da colmare, con cui
si può solo imparare a convivere sapendo che sarà sempre difficile
trovare le parole per spiegarlo, comprenderlo, accettarlo. Il film
When the Light Breaks (titolo internazionale di
Ljósbrot) tenta di fare proprio questo, raccontare
l’irracontabile: quel senso di lutto capace di far sentire smarriti
come nient altro al mondo.
Il regista islandese
Rúnar Rúnarssonpresenta
questo suo nuovo lungometraggio nella sezione Un Certain
Regard del Festival di Cannes 2024. Anche
nei suoi precedenti lavori egli affrontato momenti spartiacque
nella vita dell’essere umano: dalla riconciliazione di un uomo con
i suoi figli e la moglie al capezzale di quest’ultima
(Volcano, 2011) allo stravolgimento nella vita di un
adolescente al momento del suo trasferirsi dalla città ad un
piccolo villaggio (Passeri, 2015). Ma anche con i suoi
cortometraggi Two Birds (2008) e Anna (2009),
Rúnarsson ha ribadito il suo interesse nei confronti del passaggio
da un’età ad un’altra, con tutte le speranze e le paure che tale
trasformazione porta con sé.
La trama di When the Light Breaks
Protagonista del film è Una
(Elín Hall), studentessa di arti performative e
membro di una band in cui vi è anche il suo amico Diddi
(Baldur Einarsson). Ma tra di loro c’è ben più che
una semplice amicizia. I due si sono innamorati e vivono quel loro
amore con l’intensità di cui solo i giovani sono capaci. Sono però
costretti a tenere segreto il loro rapporto, in quanto Diddi è in
realtà fidanzato con Klara (Katla Njálsdóttir),
dalla quale però è pronto a separarsi. Proprio durante il viaggio
con cui intende raggiungerla per annunciarle la fine del loro
rapporto, un terribile incidente lo strappa alla vita. Per Una,
Klara e i loro amici ha così inizio la giornata più lunga della
loro vita, durante la quale dovranno fare i conti con quella
scomparsa.
Il racconto di When the
Light Breaks si svolge nell’arco di 24 ore, iniziando con
un tramonto e terminando con quello del giorno successivo. Un
intervallo temporale nel quale la vita dei protagonisti cambia per
sempre in modi inaspettati. Dalle risate e dalle tenerezze iniziali
si passa agli occhi gonfi di lacrime, alla voce rotta e a quella
sensazione di cuore in pezzi che puo rivelarsi molto più concreta
di quel che si potrebbe pensare. Per Una, in particolare, si
manifesta anche un sentimento di estraneità, proprio per via di
quel suo segreto che sembra ora destinato a rimanere per sempre
tale.
Rúnarsson sottolinea questo suo
stato d’animo seguendola con la macchina da presa sempre alle sue
spalle, negandoci in più occasioni il suo volto quasi come volesse
proteggerla dagli sguardi indagatori del pubblico. Nei suoi occhi
rossi si nasconde quella verità che deve essere protetta. Queste
premesse narrative potrebbero far pensare ad un inevitabile
confronto tra le due ragazze ma più si procede nella visione più
diventa chiaro come l’intento del regista non sia quello di
giungere ad un climax di questo tipo, bensì mostrare come un comune
dolore possa permettere di appianare ogni divergenza in virtù di un
reciproco sostengo.
È così che in When the
Light Breaks si susseguono una serie di scenari con cui i
giovani protagonisti cercano di venire a patti con quel dolore,
sfogandosi come loro possibile. Che sia bevendo in onore dell’amico
scomparso o danzando fino allo stremo, il regista li raffigura
sempre con un’innocenza disarmante, che porta a chiedersi come sia
possibile che ragazzi così giovani debbano confrontarsi con
qualcosa di così grande e spaventoso. Ma è solo un’altra domanda a
cui non c’è risposta, per cui non resta che lasciarsi andare e
abbracciare l’ignoto.
When the Light
Breaks cerca dunque di catturare uno stato d’animo e
riproporlo sul grande schermo e l’impressione è che, seppur non
porti a compimento tutte le sue idee, riesca in ogni caso a
restituire il dolore e la paura dei suoi protagonisti. Nel
raccontarli, il regista riesce a farlo grazie ad una serie di
immagini e battute che difficilmente non faranno scattare nello
spettatore la molla dell’immedesimazione. Si ricerca dunque un
senso alla morte, ancora oggi incomprensibile e inaccettabile,
specialmente nel momento in cui ci costringe a confrontarsi su ciò
che resta – in noi o nel mondo – di chi se ne va.
Come si diceva, non tutte le
situazioni proposte da Rúnarsson si risolvono o sembrano apportare
ulteriore valore al racconto, ma grazie anche alla breve durata del
film e alla bravura dell’attrice Elín Hall,
silenziosa e profondamente espressiva, si segue con attenzione
quest’opera “piccola” intenzionata a parlare di cose grandi.
L’aspetto più bello, però, è il fatto che il regista riesca ad
affrontare un argomento pesante come questo con quella grazia e
quella tenerezza che sembrano essere due dei possibili ingredienti
per superare la morte.
La Sony Pictures
ha diffuso il primo trailer del dramma
sportivo When the Game Stands
Tall di Thomas
Carter già regista di Coach Carter.
Protagonisti di questo nuovo film ambientato nel football
americanoJim
Caviezel, Michael Chiklis, Alexander Ludwig, Clancy
Brown e Laura Dern.
Ispirato da una storia vera, “When the Game Stands Tall”
racconta il viaggio straordinario del leggendario allenatore di
football Bob Ladouceur (Jim Caviezel), che ha preso gli Spartans
del liceo De La Salle risollevando la squadra e portandola a 151
vittorie consecutive frantumando tutti i record per qualsiasi sport
americano.
Ecco il primo trailer di
When Marnie Was There, la prima
produzione dello Studio Ghibli da quando il maestro Hayao
Miyazaki ha deciso di ritirarsi dal grande schermo, dopo
il suo ultimo capolavoro Kaze Tachinu
(Si alza il vento). Il film arriverà nei
cinema nipponici il 19 luglio. Il trailer inizia dal secondo 25,
nel video sottostante.
Omoide no Marnie
(When Marnie Was There) è la prima produzione di Miyazaki
dopo il suo ultimo lavoro Kaze Tachinu (Wind Rises). Hiromasa
Yonebayashi ha già diretto The Secret World of Arrietty , che ha
guadagnato 145 milioni dollari a livello mondiale, di cui quasi 20
milioni di dollari Usa. L’ultimo film di Miyazaki ha invece
incassato 120 milioni di dollari solo in Giappone ed è probabile
possa contendere ai lavori animati di tutto il globo il prestigioso
premio Oscar. Nel corso del 2013 lo Studio Ghibli ha rilasciato
anche The Tale of Princess Kaguya, del co -fondatore Isao Takahata,
che però non è riuscito ad avere il successo sperato, passando solo
una settimana in vetta al botteghino, rispetto ai due mesi di Wind
Rises.
When Marnie Was
There è la trasposizione di una storia di Robinson, che
parla di una ragazza adottata, che fa una spettrale amicizia in
riva al mare inglese, che ovviamente sarà trasportata in
Giappone.
La fine della serie di Harry Potter
non ha segnato la fine del mago nel mercato mondiale, poichè il
prossimo 11 novembre arriverà in Blu Ray e DVD il film, con un
documentario girato sul set de I Doni della Morte.
Ci sono
horror che puntano sulla potenza delle atmosfere per arrivare a
colpire l’immaginazione dello spettatore e scuoterla. Altri invece
preferiscono puntare su una messa in scena maggiormente esplicita,
capace magari di scioccare l’esposizione della violenza e della
corruzione fisica e morale. L’argentino When Evil
Lurks (in originale Cuando Acecha la
Maldad) è tra i pochi che riesce a coniugare entrambi gli
aspetti, principalmente grazie a una coerenza tra forma e contenuto
che risulta sempre più difficile trovare in questo tipo di
produzioni.
When Evil Lurks, la
trama
La vicenda si svolge
nelle campagne argentine: i due fratelli Pedro (Ezequiel
Rodriguez) e Jimi (Demián Sallomón)
scoprono un ragazzo posseduto da un demone che minaccia di
infettare l’intero paese. Il tentativo di liberarsi del corpo
martoriato dall’entità porterà allo spargimento di caos e violenza
inaudita non soltanto nel piccolo paese ma anche nelle zone
circostanti.
Lo sceneggiatore e
regista Demián Rugna sa esattamente cosa
raccontare e come farlo, senza scendere ad alcun tipo di
compromesso. La sceneggiatura di When Evil Lurks
possiede un’intensità narrativa del tutto particolare, la quale
concentra l’azione nella prima parte quando i personaggi tentano di
arginare il male che si propaga, mentre invece rallenta nel finale
al fine di lasciare il dovuto spazio alla sensazione di
predestinazione a cui i sopravvissuti vanno incontro. Si tratta di
una scelta narrativa che possiede una sua efficacia specifica, la
quale non sminuisce la tensione o la presa emotiva. E questo perché
fin dal principio Rugna sviluppa una messa in scena capace di
soffocare lo spettatore, fargli respirare l’aria infetta che i
personaggi respirano, immergerlo in un’atmosfera di oppressione e
follia malvagia. Visivamente When Evil Lurks è un
film potente senza diventare mai eccessivo, anche quando sceglie di
seguire alcune scelte narrative piuttosto radicali, anche per il
genere stesso.
Il protagonista Pedro, un essere
umano “tangibile”
Altro notevole punto a
favore del lungometraggio è la definizione del protagonista Pedro,
interpretato con adesione febbrile da Rodriguez: si tratta di un
uomo con mezzi fisici, morali e mentali limitati che di fronte a
una situazione molto più grande delle sue possibilità mostra tutti
i propri limiti. Un uomo spaventato che registe in maniera più
istintiva che logica, che cavalca la paura invece di sottometterla
alla saggezza. I suoi sbagli nel corso del film sono quelli di un
essere umano tangibile, non di un antieroe costruito per andare
comunque incontro all’empatia del pubblico. Rodriguez aderisce a
questo personaggio con una potenza emotiva ammirevole, fornendo una
prova fisica e psicologica di spessore, rabbiosa quanto stridente.
Quella di Pedro è una lenta e inesorabile discesa all’inferno a cui
lui tenta di opporsi con la sua brutale umanità, opponendo una
resistenza ottusa se non addirittura egoista. L’attore riesce ad
esplicitare tutto questo con una prova destinata a mettere a
disagio forse ancor più degli elementi propriamente
terrificanti.
When Evil
Lurks possiede poi la capacità di mettere in discussione
quello che succede nel nostro presente attraverso momenti
fortemente allegorici, i quali però mai perdono di coerenza
rispetto alla trama o alla visione che il film stesso propone.
Rugna ha avuto il coraggio di non piegare il genere alle esigenze
di un pubblico più ampio che in fondo anela la catarsi attraverso
questo tipo di prodotti. Al contrario When Evil
Lurks si allinea con coerenza agli orrori che viviamo nel
nostro tempo, dove anche coloro che dovrebbero essere comunque
tutelati e tenuti al sicuro dalla violenza ne sono vittime
innocenti. Il propagarsi incontrollato dell’odio irrazionale,
infondato, o meglio fondato sulla menzogna, è un aspetto dei nostri
giorni che Rugna sceglie di problematizzare senza assolutamente
scendere a compromessi, anzi.
When Evil Lurks non scende
a compromessi
Dotato di un paio di
sequenze portentose e di altre capaci di mettere a dura prova lo
spettatore più smaliziato quando si tratta di horror, When
Evil Lurks si è rivelato una delle sorprese horror del
recente passato. Dopo l’attenzione ricevuta giustamente dal
pubblico di affezionati in giro per il mondo, fa veramente piacere
veder arrivare nelle sale italiane un horror che rispetta il genere
stesso nell’evitare di scendere a compromessi.
Cari fan di When Calls the Heart, è
tempo di festeggiare. Hallmark Channel ha
rinnovato la sua serie originale più longeva, When
Calls the Heart, per una dodicesima stagione. La stagione
sarà composta da 12 episodi e la produzione inizierà a luglio.
Quando chiama il cuore (When Calls the Heart) è
tutt’ora in onda con l’undicesima
stagione.
“Sono felicissima che ‘When
Calls the Heart’ torni per una dodicesima stagione“, afferma
la star e produttrice esecutiva
Erin Krakow. “I nostri fantastici scrittori, il cast e la
troupe non potrebbero essere più entusiasti di iniziare le riprese
della prossima stagione! Siamo orgogliosi di raccontare storie che
scaldano i cuori nelle case di tutto il mondo e siamo molto grati
ad Hallmark per essere i campioni di questa positività. Avere il
sostegno degli Hearties negli ultimi dieci anni è stata una vera e
propria testimonianza di ciò che questo show rappresenta: comunità
e amore. Non vediamo l’ora che i nostri fan vedano cosa ha in serbo
Hope Valley!“.
L’undicesima
stagione è attualmente in onda su Hallmark Channel ed è
diventata il programma via cavo di intrattenimento più visto ogni
settimana per quattro settimane consecutive tra le donne di età
superiore ai 18 anni. Secondo Nielsen, la stagione 11 ha raggiunto
4,7 milioni di spettatori totali non duplicati e una media di 2,1
milioni di famiglie, 2,5 milioni di spettatori totali e 1,8 milioni
di donne dai 18 anni in su.
“When Calls the Heart continua
a superare le nostre aspettative e il numero di fan e spettatori
continua a crescere ogni anno“, afferma l’EVP della
programmazione Lisa Hamilton Daly. “Dare vita alla dodicesima
stagione è un’enorme pietra miliare ed è una vera e propria
testimonianza del duro lavoro e della dedizione del cast e della
troupe negli ultimi dieci anni. Non vediamo l’ora che arrivi il
prossimo capitolo di Hope Valley, pieno di personaggi e storie
emozionanti!“.
A febbraio, Variety ha parlato con
la Hamilton Daly della prossima programmazione,
compresa la possibilità di espandere l’universo di “When
Calls the Heart“. (Il loro spinoff, “When Hope
Calls“, è passato a Great American Family e non va in onda
dal 2021).
“Discutiamo sempre di come
espandere la nostra IP. È una conversazione costante, ma per questo
sta andando ancora molto bene. È difficile pensare a chi
togliere“, aveva detto all’epoca. “Erin è davvero centrale
per lo show, come molti membri del cast. È possibile che, se la
serie dovesse giungere a una conclusione, potremmo pensare a cosa
fare, ma a questo punto abbiamo intenzione di andare
avanti“.
C’era una volta una
principessa, e adesso non c’è più. È come se il fumo che immerge il
volto di bambini diventati adulti, si elevi allo spegnimento di
ogni candelina a coltre nebbiosa che allontana il sogno, lasciando
spazio all’impatto con la realtà. Compleanno, dopo compleanno, ci
muoviamo in spazi desolati, sconosciuti; ci incamminiamo lungo i
sentieri dell’esistenza colmi di speranza, per poi inciampare
sempre sullo stesso ostacolo.
Imbastito da un’ironia
intelligente e dall’umorismo tagliente, (presentato in anteprima
alla 17.esima edizione della
Festa del cinema di Roma) non intende mostrarsi nelle vesti di
fiaba principesca, ma sguardo pungente sulla realtà. In Zoe
(Lily
James) scorre nelle vene quella speranza infantile di
vivere il proprio “e vissero felici e contenti”, sebbene a muoversi
silente nella mente sia l’eco di un monito che le ricorda la dura
legge della quotidianità. Le fiabe vanno strette nel mondo delle
donne di oggi; le loro pagine si sono ingiallite, e il racconto
infuso di sogni e sospiri ha lasciato spazio a una gomma che tutto
cancella, mentre gli occhi si svegliano dal sonno per affrontare il
grigiore della realtà.
What’s love got to do
with it: la trama
Zoe è una documentarista
inglese di successo, mentre il suo vicino di casa Kazim è un
oncologo di origine pakistana. Le loro famiglie sono cresciute
fianco a fianco nella Londra multietnica. Quando Kazim comunica a
Zoe di volersi sposare secondo la tradizione, ovvero lasciando
scegliere ai suoi genitori la sua sposa, Zoe decide di girare un
documentario sui matrimoni combinati (anzi, “assistiti”, come vuole
la nuova dicitura) dal titolo Love (contr)actually.
Quello che ne deriverà è uno scontro con i propri sentimenti e con
emozioni tenute per troppo tempo a freno.
Giostre di anime
perdute
Scorre silente e
leggiadra, tra gli inframezzi del film di Shekhar Kapur
un’ordinarietà che aspira a vivere di colori, ma che si ritrova, a
fatica, a ricercare nello spazio di un mondo che vive di ambizionim
ed è sovraesposto a continue aspettative la propria metà della
mela. La commedia di Kapur è un saggio sull’amore contemporaneo,
sulle difficoltà di trovare la propria anima gemella, o anche solo
un partner che possa compensare quel vuoto lacerante che si fa
spazio dentro di noi.
Siamo un mondo di anime
perdute, che vagano sole illuminate dallo schermo di un pc; anime
che passano incuranti le une di fronte alle altre, senza sapere che
il defibrillatore che potrebbe farci riprendere il proprio battito
cardiaco è lì, a pochi sentimenti da noi.
Un’incuranza che spinge
ancora molti giovani a riporre la propria fiducia su un matrimonio
combinato, nella speranza che sia il caso a svoltare il proprio
destino, livellando una mancanza interiore che si fa sempre più
profonda, sempre più insistente. Ed è inseguendo chi non crede
nell’amore, o chi lo cerca a tutti i costi, mentre le lancette
dell’esistenza scorrono inesorabilmente, che il regista di origine
indiana costruisce la propria giostra dell’amore. Un palcoscenico
colorato, illuminato da luci calde, accese e brillanti, e
pennellato, che eleva a perfetto correlativo visivo di due
personalità giovani, genuine ed estroverse come Zoe e Kazim. Due
anime incapaci, però, di farsi artefici del proprio destino,
lasciando che a illuminare quel percorso impervio chiamato vita,
sia la volontà e il desiderio imposto da altri. Ciechi e sordi,
vagano soli, perdendosi, fino a ritrovarsi, e insieme a squarciare
quel velo che impediva loro la vista reimparando a camminare mano
nella mano.
Sguardi riflessi
In questo gioco di luci e ombre, cuori che battono e altri che
attendono di riprendere il proprio ritmo regolare, non è un caso se
a inserirsi con discrezione, tra i raccordi di montaggio, è un
elemento meta-cinematografico dal forte impatto simbolico. Per una
donna come Zoe, che alla portata fantastica delle fiabe ha
preferito la registrazione diretta della realtà, la velleità
documentarista rivela uno slancio intimistico volto a ritrovare,
tra lo spazio di una videocamera, un portale diretto con le proprie
emozioni. Incapace di cogliere direttamente i segni che il mondo
circostante le lancia circa la propria vita personale e
professionale, è dalla riproduzione della propria opera, da quel
riflesso sullo schermo, che Zoe si pone a confronto con i propri
fantasmi interiori, e i propri
soffocati desideri. È il cinema che si fa specchio riflettente,
visione speculare di se stessi; una mano che desta la ragazza dal
torpore del sonno, per lanciarla finalmente nel proprio sogno
dell’esistenza.
Il viaggio
dell’amore
È una pellicola che vive
dei canoni imposti dalla commedia d’amore, What’s Love Got
To Do With It; un’adesione perfetta che non lascia spazio
a tentativi di sabotaggio, o ribaltamenti interni, da parte del
proprio regista nei confronti del genere di appartenenza. Senza
tradire le aspettative degli spettatori, l’opera si sviluppa su una
certa prevedibilità di fondo. Un viaggio di celluloide, durante il
quale lo spettatore non sente il timore di perdersi, perché ben
conscio di quale sarà la destinazione finale.
Ma se la meta è certa, è
il modo in cui il viaggio si sviluppa, e le tappe intermedie che lo
tocca, che è tutto da scoprire; investendo di un umorismo
coinvolgente la propria opera, e affidandosi al talento dei propri
interpreti, il regista riesce là dove molti mancano: far ridere e
commuovere, senza scadere mai nell’esacerbato sentimentalismo.
Un’operazione riuscita nella sua semplicità, inserendo punti di
svolta e cadute dell’eroe a volte imprevedibili e capaci di
sorprendere. Il suo What’s Love Got To Do With
Itscorre pertanto senza intoppi lungo un
rettilineo asfaltato e puntellato di alacre freschezza. Un percorso
che ammalia, diverte e intrattiene, la cui destinazione alquanto
nota e prevedibile è solo un surplus interiore per un viaggio lungo
cui lasciarsi trainare e trasportare con allegria e commozione.
Tra gioie e
dolori
È un universo
perennemente in collisione, eppure in equilibrio su se stesso,
What’s Love Got To Do With It. Una costruzione
filmica che cerca il punto di declino, per risalire a testa alta,
donando una giusta dose di ottimismo al proprio pubblico. Infuso di
un calore domestico e familiare, il mondo di Zoe e Kazim è però
sempre minacciato dalla comparsa lancinante di un dolore; è una
sofferenza latente, che sbuca e distrugge dall’interno non appena
la consapevolezza dei propri errori fa il proprio agguato, e la
ragione lascia spazio all’emotività. Una fitta dolorosa che tutto
prende e raffredda, scolorendo i colori, e raffreddando i toni. Il
rosso dell’amore sperato, agognato, sognato, lascia spazio al blu
della notte della mente e del buio dell’anima. Un rapporto
dicotomico di uno scarto ambivalente di attrazioni represse, e
sentimenti sottaciuti. Un microcosmo che trova nel personaggio di
Zoe il proprio asse terrestre attorno al quale stabilire il proprio
moto rotatorio, lasciandosi cullare tra i suoi difetti e pregi,
vizi e tante virtù.
Lily James e la sua solarità donano un che di
magico, un tocco unico e particolare al mondo di Zoe, che perfetto
non è. Una vitalità pronta a lasciarsi adombrare dalle proprie
insicurezze, mentre fuori tutto pare una festa. Una lotta interna,
la sua, e in continua esecuzione, tenuta nascosta agli occhi del
mondo, soprattutto se a osservarla sono sguardi pieni di gioia e
irrefrenabile ottimismo come quelli della madre (una gioiosa e
inarrestabile Emma Thompson). Ne consegue un ulteriore
lettura empatica e interpersonale, dove al desiderio di coppia, si
affianca il rapporto a volte conflittuale, e colmo di
incomprensioni tra madre e figlia. Uno scarto generazionale, di
giovani che sentono il peso delle ambizioni genitoriali, e genitori
che riversano sui figli semi di sogni e speranze che loro stessi
non sono stati in grado di coltivare, e che fanno dell’opera di
Kapur una pellicola a tutto tondo, di cuore e di pancia.
Sebbene edulcorato nei
modi e nella risoluzione di conflitti complicati, il film di Kapur
riesce comunque ad ancorarsi al mondo che ci scorre attorno, non
cedendo mai alle grinfie dell’irrealtà, ma confezionando un abito
perfettamente aderente alla quotidianità tanto di Zoe, che del
proprio pubblico. Una realtà fatta di giovani sognatori, con gli
occhi pieni di speranze, che trovano nel riflesso di uno schermo
cinematografico quella fiamma bruciante che accendi il proprio
fuoco interiore e illumini loro il cammino.
Dai produttori
di Love Actually e Il Diario di Bridget
Jones arriva nelle sale dal 16 marzo, il nuovo film
What’s love? di Shekhar Kapur (Elizabeth, Le
quattro piume, Elizabeth – The Golden Age) con la candidata ai
Golden Globe Lily James (Pam & Tommy) nel ruolo
della video-maker Zoe e Shazad Latif (Star
Trek: Discovery, L’uomo sul treno) nei panni di Kazim. A
interpretare la bizzarra e divertentissima madre di Zoe, l’attrice
Premio Oscar
Emma Thompson. Il film ha ricevuto il Premio Ugo Tognazzi per
la Miglior Commedia alla scorsa
Festa del Cinema di Roma, che è stato consegnato al regista da
Carlo Verdone.
Nell’attesa dell’arrivo
in sala, What’s
love? presentaun mese
di amore e risate al cinema con cinque commedie che hanno fatto
sognare e innamorare, una ogni lunedì dal 13 febbraio al
13 marzo: Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, Love
actually, Questione di tempo e Yesterday. La rassegna si
concluderà il 14 marzo con la proiezione in anteprima
di WHAT’S LOVE?
La trama del
film
Due amici d’infanzia alla
soglia dei trent’anni devono fare i conti con le tradizioni
culturali delle loro famiglie, anche e soprattutto in tema di
amore. Zoe (Lily James) è alle prese con le richieste
dell’eccentrica madre Cath (Emma Thompson) e con gli appuntamenti
online, mentre Kazim (Shazad Latif) è spinto dai genitori verso un
matrimonio combinato. Zoe filma lo speranzoso viaggio di Kazim da
Londra a Lahore per sposare una sconosciuta e inizia a chiedersi se
potrebbe avere qualcosa da imparare da un approccio così diverso
alla ricerca dell’amore. Entrambi dovranno trovare la via giusta
per ascoltare il proprio cuore.
What’s
Love è il nuovo film del regista indiano Shekhar
Kapur, che ha raggiunto la fama internazionale dirigendo
il celebre Elizabeth del 1998, il suo seguito
Elizabeth: The Golden Age e
Le quattro piume del 2002, quest’ultimo con
protagonista lo splendido Heath Ledger.
Scritto dalla
giornalista e produttrice Jemima Khan, What’s
Love ha il titolo che in inglese aggiunge Got to
do with it, ed è proprio ispirato a parte della vita personale
della sceneggiatrice inglese che dal 1995 al 2004 è stata sposata
con l’ex giocatore di cricket e primo ministro pakistano Imran
Khan. Il respiro festoso e folkloristico è dunque appartenente
ad un’esperienza diretta, che vuole mostrare una facciata della
cultura varia e arricchente del Pakistan, per quanto si tratti
sempre del contesto di una commedia.
Il regista ha
abbracciato appieno il progetto e quello che ne è emerso è una
riflessione sull’amore combinato – “assistito”, come diranno i
protagonisti – in una Gran Bretagna che si ritrova a doversi
soffermare di fronte a idee e credenze estremamente distanti dal
proprio pensiero anglosassone.
What’s Love, la trama
La talentuosa Lily James è Zoe, amica d’infanzia di Kaz
(Shazad Latif). Lui è un medico professionalmente
stabile e affermato, lei invece è una documentarista poco
apprezzata finché, però, non riesce per il rotto della cuffia ad
attirare l’attenzione dei suoi produttori proprio con l’idea di
girare un documentario sul suo amico.
Vicini di casa,
cresciuti insieme giocando su una casetta su un albero, Zoe e Kaz
sono in realtà molto diversi perché mentre la famiglia di lei è
inglese, e la sua mamma è un’esilarante e magnifica
Emma Thompson, quella di lui è pakistana dalle
tradizioni molto vive alle quali tiene molto e che osserva con
passione e senza le minime diluizioni causate dal contesto. È
perciò che Zoe decide di seguirlo con la sua macchina da presa.
Infatti, dopo una chiacchierata fatta insieme proprio su quella
casetta sull’albero nel giardino di Kaz, lui le confessa di aver
deliberatamente aderito all’idea di un matrimonio combinato con una
giovane pakistana, con tanto di agente preposto alla selezione
della candidata. L’incredulità di Zoe sarà l’oggetto del
documentario che lei girerà, alla quale ci affiancheremo noi
spettatori durante tutta la durata del film.
What’s
Love è veramente una commedia godibile, che alterna le
varianti di colori in base al personaggio di cui segue la storia
affiancandole alla leggerezza con qualche punta d’indagine su
alcuni temi per nulla superficiale. La videocamera di Zoe segue Kaz
e il suo bizzarro percorso sentimentale, mentre noi seguiamo lei e
il suo ben più caotico mondo affettivo.
Una romcom affatto banale
Shekar
Kapur gira una romcom affatto banale, che abbraccia tante
delle note attribuite all’idea di amore del nostro secolo. Il senso
della vita di coppia viene scandagliato ascoltando tantissime voci,
dalle più tradizionaliste a quelle più scanzonate, passando per
(quasi) ogni fascia d’età e raccogliendo più d’una massima, che non
hanno niente a che vedere con i Baci Perugina.
PH Robert Viglasky
La piccola rincorsa del
cinema di Zoe nel cinema del regista indiano, fa specchiare l’uno
nell’altro, evocando evidentemente l’esperienza di Jemima
Khan, ma anche le decine di modi di stare al mondo dei
personaggi con i microcosmi che incarnano. La messa in scena, il
ritmo, i colori, le luci e gli spazi sono posizionati sempre in
maniera armoniosa e guidati con piacevolezza, senza sbavature o
incoerenze.
La riprova della
riuscita di What’s Love è la conferma di
quanto uno strumento come quello della commedia riesca a veicolare
e stimolare tematiche molto più serie e attuali di quanto vengano
vendute. Così i dubbi, le confusioni, le ritrosie di due trentenni,
diventano molto facilmente quelle di milioni di donne e uomini del
nostro tempo. Con tutta la giocosa semplicità dei codici di
stile.
È stato pubblicato il trailer
dell’ultima stagione di What We Do in the Shadows. La sesta
stagione di What We Do In The Shadows arriverà questo
mese, mettendo fine al mockumentary che segue i vampiri di Staten
Island. La serie spinoff, basata sullo spettacolare film del 2014
con Taika Waititi, è interpretata da Harvey
Guillén (Guillermo), Kayvan Novak (Nandor), Matt Berry (Laszlo),
Natasia Demetriou (Nadja), Mark Proksch (Colin Robinson) e Kristen
Schaal (The Guide) e ha ottenuto oltre venti nomination agli
Emmy.
FX ha pubblicato
il trailer della sesta stagione. È pieno dei soliti scherzi
e delle solite diavolerie per cuiil gruppo di
vampiri è noto, con l’aggiunta di nuovi progetti che vanno
dagli esperimenti alla dottor Frankenstein al dominio del mondo. Il
cast che ritorna sembra essersi divertito con questo finale di
stagione e dà il benvenuto a volti noti che sono già apparsi nella
serie. Il trailer è una stravagante anticipazione di ciò che
accadrà nell’ultima stagione, che promette agli spettatori di
essere soddisfatti di questo finale.
Cosa rivela il trailer del
finale di stagione di What We Do In The Shadows
In particolare, Nandor, Laszlo e
Nadja provano nostalgia ora che Guillermo ha lasciato il nido, con
Laszlo che gli fa regali strani come uno speculum anale usato, e
con Nadja che lo va a trovare nel suo nuovo ufficio, dicendo che
sta imparando le “arti oscure dell’America aziendale”.
C’è anche l’aggiunta e la rivelazione di un altro compagno
di stanza, Jerry, che è rimasto in un super-sonno per
cinquant’anni. Questa assenza prolungata non è stata pianificata,
poiché Nadja dice che si sono dimenticati di svegliarlo, come è
tipico di loro, considerando la loro esilarante irresponsabilità
vista in tutta la serie.
L’introduzione di
Jerry porta a galla un punto della trama che incombe
dall’inizio di What We Do in the Shadows: la conquista del
nuovo mondo. Da quando Guillermo se n’è andato, sembra che Nandor
abbia abbastanza tempo a disposizione per prendere finalmente parte
all’azione oscura che avrebbero dovuto compiere fin dal loro arrivo
in America, e sembra che giocherà un ruolo vitale nella conquista,
che probabilmente andrà in fiamme. Laszlo, invece, sta cercando di
rianimare un corpo senza vita.
Taika Waititi,
regista dell’atteso Thor: Ragnarok con Chris
Hemsworth, ha annunciato il titolo del sequel di
What We Do in the Shadows, la commedia
del 2014 diretta in collaborazione con Jemaine
Clement e presentata allo scorso Sundance Film
Festival.
Secondo quanto dichiarato dallo
stesso Waititi in una recente intervista con Crave, infatti, il
sequel si intitolerà We’re Wolves. É
chiaro dunque che al posto dei vampiri, i protagonisti del seguito
saranno i lupi mannari. Il regista inizierà a lavorare al film
subito dopo aver terminato le riprese del terzo capitolo dedicato
al Dio del Tuono per volere della Marvel.
What We Do in the Shadows è
girato completamente in stile mockumentary. Il pretesto narrativo
vede una troupe televisiva che segue la vita dei vampiri per la
realizzazione di un documentario.
Il canale americano FX ha diffuso
l’inedito teaser “Flying” di What We Do In The
Shadows, l’annunciato adattamento
serialeWhat We
Do In The Shadows dell’omonimo film
di Jemaine Clement e Taika Waititi.
What We Do in the
Shadows è uno sguardo in stile documentario sulle vite
quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che hanno
“vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.
Il leader auto-nominato del gruppo
è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e
conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del
gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il
che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare
ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt
Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe
dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto
quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni
tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la
seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di
Laszlo.
Altro convivente nella famiglia dei
vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias
servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro
che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In
agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro
energico e coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa
feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti
c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno
studente di un vicino college.
Dopo una visita inaspettata dal
loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono
richiamati all’ordine su quello che era il loro compito
inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre
cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo
Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il
dominio? La troupe cinematografica seguirà i vampiri
mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito
assegnatoli.
Clement ha creato la serie che sarà
lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori
esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush.
What We
Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e
vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia
Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel
ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.
What We
Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario
sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che
hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.
Il leader auto-nominato del gruppo
è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e
conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del
gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il
che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare
ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt
Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe
dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto
quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni
tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la
seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di
Laszlo.
Altro convivente nella famiglia dei
vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias
servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro
che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In
agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro
energico e coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa
feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti
c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno
studente di un vicino college.
Dopo una visita inaspettata dal
loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono
richiamati all’ordine su quello che era il loro compito
inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre
cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo
Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il
dominio? La troupe cinematografica seguirà i vampiri
mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito
assegnatoli.
Clement ha creato la serie che sarà
lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori
esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush.
What We
Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e
vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia
Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel
ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.
Il canale americano FX ha diffuso
l’History teaser di What We Do In The Shadows,
l’annunciato adattamento
serialeWhat We
Do In The Shadows dell’omonimo film
di Jemaine Clement e Taika Waititi.
What We
Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario
sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che
hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.
Il leader auto-nominato del gruppo
è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e
conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del
gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il
che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare
ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt
Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe
dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto
quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni
tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la
seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di
Laszlo.
Altro convivente nella famiglia dei
vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias
servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro
che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In
agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro
energico e coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa
feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti
c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno
studente di un vicino college.
Dopo una visita inaspettata dal
loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono
richiamati all’ordine su quello che era il loro compito
inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre
cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo
Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il
dominio? La troupe cinematografica seguirà i vampiri
mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito
assegnatoli.
Clement ha creato la serie che sarà
lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori
esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush.
What We
Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e
vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia
Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel
ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.
Cresce l’attesa per il debutto di
What We
Do In The Shadows, l’annunciato adattamento
seriale dell’omonimo film di Jemaine Clement e
Taika Waititi. Ebbene oggi il presidente della FX ha
rivelato che la serie sarà presentato in anteprima mercoledì
27 marzo alle 22.
What We
Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario
sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che
hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.
Il leader auto-nominato del gruppo è “Nandor The Relentless”
(Kayvan Novak), un grande guerriero e conquistatore dell’impero
ottomano, che ha preso il timone del gruppo nonostante molte delle
sue tattiche del Vecchio Mondo, il che ha portato a ciò che alcuni
potrebbero educatamente paragonare ad un bupki. Poi c’è il
vampiro britannico “Laszlo” (Matt Berry) – un po’ un ladro e un
dandy e un fop, si potrebbe dire. È un amante del male e delle
grandi serata, ma non tanto quanto ama vedere Nandor fallire
miseramente in ogni tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia
Demetriou): la seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al
Clyde di Laszlo.
Altro convivente nella famiglia dei vampiri è “Guillermo”
(Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias servitore/protettore
durante le ore diurne), che non vuole altro che diventare un vero
vampiro proprio come il suo padrone. In agguato c’è anche
“Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro energico e
coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa feste sugli umani,
ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti c’è un nuovo amico
di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno studente di un vicino
college.
Dopo una visita inaspettata dal loro oscuro signore e leader,
“Barone Afanas”, i vampiri vengono richiamati all’ordine su quello
che era il loro compito inizialmente assegnatogli con il loro
arrivo a Staten Island oltre cento anni fa: il dominio totale e
completo del Nuovo Mondo. Ma qual è esattamente il modo
migliore per ottenere il dominio? La troupe
cinematografica seguirà i vampiri mentre si mettono in cammino per
dare seguito a questa compito assegnatoli.
Clement ha creato la serie che sarà lunga 10 episodi. Clement,
Waititi e Paul Simms sono produttori esecutivi con Scott Rudin,
Garrett Basch e Eli Bush. What We
Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e
vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia
Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel
ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.
What
We Do in the Shadows è una commedia horror di
Jemaine Clement e Taika Waititi. Presentato in
anteprima al Sundance Film Festival la
pellicola racconta di un quartetto di vampiri, che vivono nella
moderna Wellington, in Nuova Zelanda, che invitano un gruppo di
documentaristi per essere filmati mentre preparano il loro ballo di
gala annuale, dove si incontrano morti viventi provenienti da tutta
la città per una serata all’insegna del divertimento. La pellicola
uscirà il 13 febbraio 2015.
FX ha diffuso due inediti teaser
promo di What We
Do In The Shadows, l’annunciata serie
tv basata sull’omonimo film di Taika Waititi,
regista di Thor Ragnarok.
What We Do In The Shadows,
la serie tv
What We
Do In The Shadows è scritta dagli autori del
film,Taika Waititi e Jemaine Clement e
racconta la vita di tre vampiri, compagni di stanza per centinaia
di anni a New York City. Nel cast Matt
Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou e Harvey
Guillen.
La prima stagione di
What We
Do In The Shadows sarà composta da 10 episodi e
dovrebbe debuttare su FX nella primavera 2019.
What We Do In The Shadows,
il film
Viago, Vladislav, Deacon e Petyr
sono quattro vampiri, di età molto diversa, e vivono nell’attuale
capitale della Nuova Zelanda, Wellington. Conducono un’esistenza
più o meno normale, litigando per questioni casalinghe (i turni nel
lavare i piatti) ma riuscendo nel complesso a far convivere le loro
personalità molto diverse. Fra vicissitudini comiche di varia
natura faranno la conoscenza di Nick, dopo averlo adescato per
farne una loro vittima, che diventerà parte integrante – una volta
vampirizzato – delle loro uscite notturne per la città.
Egli però, ancora non consapevole
delle invalidazioni legate alla vita vampirica, non esiterà nel
rivelare la sua nuova identità a chiunque capiti, attirando le
attenzioni di un cacciatore di vampiri che riuscirà a uccidere
Petyr, il più anziano del quartetto originale. Questa vicenda
porterà Nick ad essere processato dal rimanente trio di vampiri e
ad essere bandito, per un tempo indefinito, dalla loro casa.
Tuttavia resteranno invece in buoni rapporti con l’amico Stu, unico
umano a godere del diritto di poter presenziare al cospetto del
gruppo di vampiri senza essere ucciso, per via dell’affezione che
questi hanno imparato a provare nei suoi confronti.
Le strade di Nick e dei vampiri si
incroceranno nuovamente nei pressi di una festa esclusiva, dedicata
a vampiri, zombie, e creature mostruose di simile natura, ove Stu
rischierà di essere divorato poiché ancora vivo. In seguito a una
serie di peripezie il gruppo riuscirà a fuggire, incappando però in
un branco di lupi mannari (eterni rivali dei vampiri) che, essendo
una notte di luna piena, sembreranno uccidere barbaramente Stu. Sul
finale si scoprirà che Stu non è stato ucciso ma trasformato a sua
volta in lupo mannaro, e questo evento, nonostante alcune
resistenze iniziali, aprirà la strada per un processo di
pacificazione fra i due gruppi rivali,
La sesta stagione di
What
We Do in the Shadows, serie originale comedy horror di
FX, sarà la stagione finale. La notizia (via Vulture) arriva pochi
mesi dopo il finale della quinta stagione. Non è
ancora stata fissata una data di uscita per la sesta stagione,
anche se si prevede una prima nel 2024.
Creata da Jemaine
Clement e basata sul film del 2014 da lui creato insieme a
Taika Waititi,
What We Do in the Shadows è una serie in stile
mockumentary che segue le avventure notturne dei coinquilini
vampiri Nandor (Kayvan Novak), Laszlo (Matt Berry), Colin Robinson
(Mark Proksch) e Nadja (Natasia Demetriou) mentre progettano di
conquistare Staten Island con l’aiuto del loro familiare
umano Guillermo de la Cruz (Harvey Guillén).
La sinossi ufficiale di
What
We Do in the Shadows recita: “Uno sguardo in stile
documentario sulla vita quotidiana (o meglio, notturna) di un
gruppo di vampiri di Staten Island che “vivono” insieme da
centinaia e centinaia di anni“.
La serie , che ha debuttato con
grande successo di critica nel 2019, ha ottenuto diverse nomination
agli Emmy e ha vinto un GLAAD Media Award per la categoria Miglior
Serie Comica.
Sebbene i dettagli della trama
della sesta stagione siano ancora sconosciuti, si prevede che la
serie approfondirà quanto accaduto a Guillermo durante la quinta
stagione, dopo che lotta per essere stato trasformato in parte in
vampiro, con Laszlo che ha usato il suo sangue per fare alcuni
esperimenti crudeli.
FX aveva precedentemente rinnovato la serie fino alla sesta
stagione nel 2022. What
We Do in the Shadows è prodotta esecutivamente da
Clement, Waititi, Paul Simms, Stefani Robinson, Sam Johnson,
Garrett Basch ed Eli Bush. La serie è prodotta da FX
Productions.
FX ha
rilasciato il trailer completo di What
We Do in the ShadowsStagione 5
per l’imminente ritorno della sua commedia mockumentary, dove
vedremo la transizione non così agevole di Guillermo nel diventare
un vampiro. La quinta stagione è prevista per il 13 luglio su FX e
Hulu. In Italia la serie è in programma su STAR, canale per adulti
di Disney+
Il video mostra Guillermo alle
prese con la sua trasformazione da vampiro dopo aver chiesto in
precedenza al suo amico Derek di trasformarlo finalmente in uno di
loro. Prende in giro anche la campagna politica di Colin Robinson e
il caotico viaggio del gruppo al centro commerciale. Dai
un’occhiata al trailer di What We
Do in the Shadows Stagione 5:
Basato sul mockumentary sui
vampiri del 2014 di Taika Waititi, What We Do in the
Shadows è incentrato su tre antichi vampiri. I
succhiasangue vivono insieme a Staten Island con il loro fedele
famiglio, Guillermo. La serie è interpretata da Kayvan
Novak, Matt Berry, Natasia Demetriou, Harvey Guillen, Mark Proksch
e Kristen Schaal.
“Nella quinta stagione, Nandor
sente il suo familiare (e talvolta amico) Guillermo scivolare via
mentre sembra passare molto più tempo con Laszlo, le cui abilità di
scienziato gentiluomo vengono messe alla prova mentre cerca di
risolvere il mistero dello strano e cambiamenti molto segreti che
Guillermo sta attraversando”, si legge nella
sinossi. “Nadja, subendo gli effetti di una maledizione
soprannaturale non diagnosticata in precedenza, si riconnette con
la sua famiglia – o almeno, una famiglia – dal Vecchio Paese, Colin
persegue il percorso di tanti vampiri prima di lui candidandosi per
una carica politica e The Guide cerca di capire dove si inserisce
come la nuova arrivata relativamente a questo gruppo affiatato che
si conosce da secoli.
La serie è scritta e prodotta da
Taika Waititi e Jemaine Clement. I produttori esecutivi sono
Clement, Waititi, Paul Simms, Stefani Robinson, Sam Johnson,
Garrett Basch ed Eli Bush. È prodotto da FX Productions.
Il canale americano
FX ha diffuso le anticipazioni di What We
Do In The Shadows 4×03, il terzo episodio della
quarta stagione della serie tv What We
Do In The Shadows.
In What We Do In The Shadows 4×03
che si intitolerà “The Grand Opening” La serata di apertura
del nightclub di vampiri di Nadja è minacciata quando il grande
ospite musicale annulla. Scritto da Sam Johnson e Chris Marcil;
diretto da Kyle Newacheck. In Italia What We Do
In The Shadows 4 in streaming uscirà su Star, canale
di Disney+.
What We Do In The Shadows
4 è l’annunciata quarta stagione della
serie comica What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il
canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e
Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
In What We Do in the
Shadows 4ritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano
FX dopo
il trailer ha diffuso le anticipazioni di What We Do In
The Shadows 4×02, il secondo episodio della quarta
stagione della serie tv What We
Do In The Shadows.
In What We Do in the Shadows 4×02 che si intitolerà “The Lamp”
La ricerca dell’amore di Nandor ha finalmente successo e Nadja
realizza la sua ambizione per tutta la vita di aprire una discoteca
di vampiri. Scritto da Wally Baram e Aasia LaShay Bullock; regia di
Yana Gorskaja. In Italia What We Do In The Shadows 4
in streaming uscirà su Star, canale di Disney+.
What We Do In The Shadows
4 è l’annunciata quarta stagione della
serie comica What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il
canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e
Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
In What We Do in the
Shadows 4ritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano FX dopo
il trailer ha diffuso le anticipazioni di What We Do In
The Shadows 4×01, l’atteso primo episodio della
quarta stagione della serie tv What
We Do in the Shadows.
In What We Do in the
Shadows 4×01 che si intitolerà “Reunited” I vampiri
tornano dai loro viaggi nel mondo per trovare la loro dimora
sull’orlo del collasso e una nuova creatura bizzarra nella casa.
Scritto da Stefani Robinson e Paul Simms; regia di Yana Gorskaja.
In Italia What We Do In The Shadows 4 in
streaming uscirà su Star, canale di Disney+.
What We Do In The
Shadows 4 è l’annunciata
quarta stagione della serie comica What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
In What We Do in the
Shadows 4ritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano FX ha diffuso il trailer di
What We Do In The Shadows 4, la quarta stagione
della serie tv What We
Do In The Shadows.
What We Do In The Shadows 4
What We Do In The Shadows
4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
In What We Do in the
Shadows 4ritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano
FX ha diffuso il promo e la trama di What
We Do In The Shadows 3×05, il quinto episodio della terza
stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do In The Shadows 3×05
che si intitolerà “The Chamber of Judgement” giustizia è
servita, sia per via vampirica che in tribunale per le controversie
di modesta entità . Scritto da William
Meny; Regia di Kyle Newacheck.
What We Do In The Shadows 3×05
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano
FX ha diffuso il promo e la trama di What
We Do In The Shadows 3×04, il quarto episodio della terza
stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do in the
Shadows 3×04 che si intitolerà “The Casino” I vampiri si
imbarcano in un viaggio da cui potrebbero non tornare mai più.
Scritto da Sarah Naftalis;
What We Do In The Shadows 3×04
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano
FX dopo
la season premiere ha diffuso le anticipazioni di What
We Do In The Shadows 3×02, il secondo episodio della terza
stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do In The Shadows 3×01
che si intitolerà “The Cloak of Duplication” Un artefatto proibito
viene utilizzato per aiutare Nandor a corteggiare un dipendente di
un centro benessere. Scritto da Sam Johnson e Chris Marcil; Regia
di Yana Gorskaja.
What We Do In The Shadows 3×02
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Il canale americano
FX ha diffuso le anticipazioni di What We
Do In The Shadows 3×01, l’atteso primo episodio della
terza stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do In The Shadows 3×01
che si intitolerà “The Prisoner” Il destino di Guillermo è in
bilico mentre i vampiri ricevono una promozione. Scritto da Paul
Simms; Regia di Kyle Newacheck.
What We Do In The Shadows 3×01
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.