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Where To Invade Next: annunciata la data d’uscita del film di Michael Moore

Where to invade next, l’ultimo film di Michael Moore, inizierà la sua avventura in alcune sale statunitensi il 23 Dicembre, ma è di poche ore fa che la notizia che la sua uscita in tutto il resto del paese è stata fissata al 12 Febbraio.
Il documentario segna il ritorno di Moore dietro la camera dopo ben sei anni, e sarà distribuito dalla compagnia ancora senza nome fondata da Tom Quinn e Jason Janego. Il film verrà rilasciato una sola settimana a Los Angeles e New York, in modo da rendere il film eleggibile per la corsa agli Oscar, prima di approdare nelle altre sale il prossimo anno.

Il film è già stato selezionato dall’ Academy come uno dei 15 finalisti per la corsa alle cinque caselle per la nomination a Miglior Documentario.

Il film presenterà una campagna pubblicitaria differente dai precedenti lavori di Moore, che intende attraversare i 50 stati statunitensi con una première diversa per ogni stato. Quello del regista americano sembra quasi un tour da rockstar, ed inizierà il 4 Gennaio il suo percorso. Per un eventuale uscita italiana, invece, non si sa ancora nulla.

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Where to invade next recensione del film di Michael Moore

Where to invade next 2Dopo Capitalism: A Love Story, Michael Moore torna al cinema con un film esilarante e scomodo: un documentario sugli Stati Uniti e le sue controversie ma anche e soprattutto sulle bellezze nascoste in altri Paesi del Mondo.

Il regista Premio Oscar s’immagina di dover gestire una crisi del Pentagono e si cala nel ruolo d’invasore con una missione particolare in cui nessun’arma è coinvolta e l’unico obiettivo è quello di “raccogliere fiori, anziché erbacce”. Moore ci accompagna a scoprire le bellezze di alcuni Paesi come l’Italia, la Francia e la Tunisia, invitando gli spettatori di qualunque nazionalità a riflettere su pregi e difetti della propria nazione.

È curioso osservare come il sogno americano è in realtà un’ideale prettamente europeo che nel Paese che gli dà il nome ha perso lo smalto. Per rimediare a tutto ciò, Moore ironicamente attraversa l’oceano e invade alcuni Paesi per riportare in patria diritti che europei e tunisini danno per scontati come, ad esempio, la maternità pagata o un sistema di salute pubblica gratuito, e che in America, invece, sono sconosciuti alla maggior parte della popolazione.

Se da un lato, il regista ci invita alla riflessione, dall’altro è impossibile non ridere di fronte alle sue reazioni di genuino stupore in situazioni che per noi sono del tutto naturali. Il documentario induce a riflettere sull’enorme discrepanza fra media americani e media europei: se i primi evitano di mostrare i difetti del proprio Paese, sottolineando come dall’altra sponda dell’oceano si paghino più tasse; i secondi sembrano sempre pronti ad esaltare i difetti del Vecchio Continente, decantando i pregi americani. Moore azzera queste differenze, alternando le sue esperienze in Europa a video autentici, a volte cruenti, e a spunti di riflessione più reali sulla grande America. Ne esce una visione autentica e controversa del Paese, in cui il tema della schiavitù è quasi ancora un tabù e l’educazione ha un prezzo altissimo. Gli argomenti trattati, inoltre, interessano qualunque società e forniscono uno spunto di riflessione attuale indipendentemente dalla nazionalità dello spettatore.

Nonostante le critiche, il regista riesce a mostrare un punto di vista ottimista, una visione del Mondo in cui tutto, anche il cambiamento più radicale e assoluto, sembra davvero possibile. Moore riesce nell’ardua impresa di mostrare i problemi del suo Paese in modo produttivo e quasi inusuale, ovvero attraverso le soluzioni a questi ultimi, infondendo allo spettatore una dose di fiducia verso il futuro. Dopo aver visto questo documentario, infatti, si esce dalla sala convinti che il proprio Paese non è sicuramente perfetto ma del tutto migliorabile.

Where to invade next è distribuito in Italia da Nexo Digital e Good Film e sarà nelle sale italiane solo per tre giorni, dal 9 all’11 maggio.Where to invade next

 
 

When You’re Strange: recensione del film di Tom Dicillo

When You're Strange

When You’re Strange è il documentario diretto da Tom Dicillo sui Doors, la band statunitense che in 54 mesi ha cambiato per sempre la storia del rock. Protagonista assoluto di When You’re Strange è Jim Morrison, da timido e sensibile poeta, a star eccessiva e incredibilmente carismatica, che è riuscito a splendere con tanta intensità da bruciarsi immediatamente, a 27 anni, con Jimi Hendrix e Janis Joplin, per sempre giovane nella memoria dei fan di tutto il mondo.

When You’re Strange prende le mosse dall’incontro di Morrison con Ray Manzarek e parla della successiva fondazione del gruppo, per il quale Jim scelse un nome dalle poesie di William Blake. La bruciante ascesa e il crollo immediato, parabola consueta delle star del rock, assume per Morrison la forma di un destino ineluttabile, costellato da alcool e draghe di ogni tipo che ne hanno alla fine determinato la caduta, e forse, anche la morte.

When You’re Strange, il film

Con uno stile piuttosto piatto Dicillo ci conduce in un montaggio di sequenze di repertorio, senza troppo aggiungere con la voce narrante che in originale è di Johnny Deep, mentre da noi è quella di Morgan. Una voce che si limita a raccontare quello che viene anche mostrato, lasciando inalterate le emozioni che le immagini offrono. When You’re Strange raggiunge i suoi livelli più alti solo quando lascia parlare la musica, che anche per coloro che non conoscono i Doors, o non ne sono fan appassionati, rappresenta un esempio particolare e interessante, degno del successo che ha avuto e che continua ad avere(80 milioni di dischi venduti nei 54 mesi di ‘vita’ della band e 10 milioni ancora oggi ogni anno).

Astenendosi dal giudizio umano, When You’re Strange mette in risalto la figura dell’artista, degli artisti, sottolineando in particolari sequenze proprio la natura ibrida della preparazione musicale di ogni componente del gruppo, alla quale si attribuisce lo stile e le sonorità originalissime che li hanno reso il gruppo famigerato. Tom Dicillo fa vivere il suo film soprattutto del grande mito dei Doors in sé, e di Morrison soprattutto, senza apportare grande valore aggiunto ad una storia che, per la sua eccezionalità, non ne ha affatto bisogno.

Il documentario uscirà al cinema il 21 giugno, il 3 luglio, anniversario della morte di Morrison, andrà in onda su Studio Universal e il 6 luglio uscirà in DVD in una doppia versione: la prima edita da Feltrinelli accoppiata al volume I Giorni del Caos, e la seconda edita da Universal.

 
 

When You Finish Saving the World, recensione dell’esordio alla regia di Jesse Eisenberg #Sundance22

When You Finish Saving the World recensione

Per il suo esordio dietro la macchina da presa Jesse Eisenberg ha scelto sotto molti aspetti di tornare alle atmosfere del film che lo ha lanciato, ovvero Il calamaro e la balena di Noah Baumbach. Anche When You Finish Saving the World – scritto dallo stesso regista – mette in scena le dinamiche e i conflitti interni a una normale famiglia americana.

When You Finish Saving the World, la trama

La trama si concentra in particolar modo sul difficile rapporto tra Evelyn (Julianne Moore) e suo figlio Ziggy (Finn Wolfhard): se la donna vive infatti una vita fin troppo impegnata nel gestire un istituto che accoglie donne vittime di abuso, il ragazzo passa i suoi giorni componendo canzoncine superficiali che lo hanno reso una piccola grande star dei social media. Lo stile di vita radicalmente diverso ha portato i due a sviluppare un rapporto fatto di incomprensioni e della difficoltà nell’ascolto dell’altro.

Nel suo film Jesse Eisenberg è riuscito a inserire quelle che fino a oggi sono state le sue migliori caratteristiche come attore: una gentilezza del tocco accompagnata da quel pizzico di nevrosi, di insicurezza esistenziale in grado di dare spessore a un personaggio anche dietro la facciata dell’ironia. Nel procedere col racconto Eisenberg dimostra di saper gestire con sapienza il tono delle situazioni e la dimensione emotiva delle figure rappresentate: il maggior pregio di When You Finish Saving the World è quello di non forzare mai la mano, esponendosi nella rappresentazione del dramma interiore dei personaggi senza però mai cadere nel tranello di farsi inutilmente melodrammatico.

Un film di grande delicatezza e pudore

Ecco allora che lo spettatore riesce a immedesimarsi con i pensieri, le azioni e anche con gli errori di Ziggy ed Evelyn: in questo modo il film mantiene un’atmosfera di verità che non viene mai a cadere, arrivando a toccare il cuore del pubblico con delicatezza e pudore. Se Eisenberg riesce nell’intento ciò è dovuto non soltanto alla lucidità e all’equilibrio della sua esposizione ma anche grazie all’interpretazione indiscutibilmente efficace dei due protagonisti.

Julianne Moore si dimostra come sempre una delle migliori interpreti del panorama americano contemporaneo quando si tratta di restituire i dilemmi e le frustrazioni di un personaggio femminile. E come al solito sa farlo soltanto attraverso brevi, precisi tratti: l’attrice compone la mimica, l’aspetto e il linguaggio del corpo di Evelyn in perfetta sintonia con il tono scelto dal regista, dimostrando sia ammirevole nel mettersi a disposizione del progetto attraverso una competenza attoriale davvero non comune. Sorprendente anche la prova di Wolfhard, il quale sa rendere il suo Ziggy superficiale e ingenuo senza però trasformarlo mai in un personaggio caricaturale. 

Un’opera molto matura per essere un esordio

When You Finish Saving the World nel suo essere un film “piccolo”, desideroso di raccontare una storia di frustrazioni e ordinarie infelicità, si dimostra al tempo stesso un’opera sorprendentemente matura per essere un esordio. Eisenberg compone un ritratto familiare vero, toccante nella sua semplicità, esplorando la complessità delle dinamiche umane senza necessariamente voler trovare una soluzione alla stessa. Ottimo esempio di cinema introspettivo. 

 
 

When there’s a Will: una commedia per Benedict Cumberbatch

Benedict Cumberbatch reciterà in When there’s a Will, commedia irlandese con Charlie Cox e Jenna Harrison diretta da Maurice Philips.

Il film, descritto come simile a Svegliati Ned con l’ironia di Un uomo Tranquillo (il film con John Wayne del 1952) nasce da un’idea dell’attore Danny Midwinter che ha lavorato sullo script per 5 anni.

“Benedict ha letto la sceneggiatura e l’ha subito amata perchè il film è molto diverso da qualsiasi cosa abbia fatto in passato”, ha dichiarato Danny.

When there’s a Will racconterà la storia di 3 fratelli che lasciano Londra per precipitarsi in Irlanda convinti di avere ereditato un pub dal padre, solo per scoprire che si tratta di un’impresa di pompe funebri. Le riprese dovrebbero iniziare alla fine del 2012.

 
 

When the waves are gone: recensione del film di Lav Diaz

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Il Leone D’Oro Lav Diaz (The Woman Who Left) presenta a Venezia 79 il suo nuovo film: When the waves are gone (Kapag Wala Nang Mga Alon). Il lungometraggio è un thriller poliziesco dall’alto valore estetico che riesce allo stesso tempo a fare un elogio al cinema e una critica alle forze armate filippine.

Di cosa parla When the waves are gone?

Hermes Papauran (John Lloyd Cruz) viene considerato da tutti come uno dei migliori investigatori delle Filippine. Le sue indagini come tenente della polizia lo mettono a dura prova. La campagna antidroga messa in atto dall’istituzione a cui appartiene prevede l’uccisione di ogni sospettato giovanissimo spacciatore. Il conflitto morale interno a Papauran si manifesta nel corpo con una violenta psoriasi che costringe il tenente a congedarsi. Ma proprio quando Papauran decide di prendere le distanze dal sistema corrotto in cui è costretto, l’uscita di prigione del suo insegnante della scuola di polizia lo costringe a fare i conti con i demoni del passato…

La perfezione estetica di Lav Diaz

When the waves are gone è un film corposo, in termini di durata, di temi e di rappresentazioni. Lav Diaz è noto per i suoi lungometraggi capaci di durare anche dodici ore. Questa volta, il regista realizza un’opera di tre ore totalmente costruita sul montaggio: le sequenze si alternano, i flashback sono inseriti fin dalle prime scene. Montaggi paralleli e alternati sono essenziali nella comprensione della storia che, per buona parte, appare alquanto confusa. All’inizio, Papauran e il suo maestro non sembrano aver a che fare l’uno con l’altro, ma minuto dopo minuto, le vicende riguardanti i due personaggi appaiono sempre più interconnesse.

Il contrasto tra l’orrore e lo squallore di quanto rappresentato – poliziotti corrotti, povertà dilagante, prostituzione minorile, fotografi senza scrupolo – e la precisione estetica di When the waves are gone è evidente e apprezzabile. Il bianco e nero è un tratto essenziale del film. Se da un lato l’assenza di colore ammorbidisce e annebbia la violenza delle immagini e delle scene, dall’altro è funzionale all’atmosfera noir dell’opera: toglie il rosso sangue e aggiunge ombre oscure sui personaggi e sugli avvenimenti.

L’ingiustizia che pervade le istituzioni preposte alla giustizia

Con When the waves are gone il regista porta sulla scena una serie di personaggi moralmente discutibili. È impossibile provare affetto per un qualsiasi membro della storia: ci si può impietosire, si percepisce la vergogna e l’imbarazzo di Papauran e degli altri membri del film, ma tutti sono almeno in parte corrotti e spregevoli.

La critica va in primo luogo alla polizia, un’istituzione che, nonostante abbia il compito di proteggere la cittadinanza e assicurare il rispetto delle leggi, si rende responsabile di uccisioni extragiudiziali e rapimenti. Diaz punta i riflettori sulle Filippine e sul presidente Rodrigo Duterte, ma il film serve come spunto per un discorso più ampio e globale. Il tenente Hermes Papauran si carica della sofferenza dell’animo filippino e, in generale, dell’animo umano. Secondo Diaz, la brutalità a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi non può e non dovrebbe lasciare indisturbati. Con la sua opera, il regista vuole far aprire gli occhi non solo alle masse ‘ignoranti’, ma anche agli intellettuali. Le onde di When the waes are gone simboleggiano il flusso dei poteri malvagi e dell’ignoranza dilagante nel popolo e nella classe politica. L’augurio, come dice il titolo del film, è che queste onde passino quanto prima.

 
 

When the Game Stands Tall Trailer del dramma sportivo con Jim Caviezel

La Sony Pictures ha diffuso il primo trailer del dramma sportivo When the Game Stands Tall di Thomas Carter già regista di Coach Carter. Protagonisti di questo nuovo film ambientato nel football americano Jim Caviezel, Michael Chiklis, Alexander Ludwig, Clancy Brown e Laura Dern.

When the Game Stands Tall-filmIspirato da una storia vera, “When the Game Stands Tall” racconta il viaggio straordinario del leggendario allenatore di football Bob Ladouceur (Jim Caviezel), che ha preso gli Spartans del liceo De La Salle risollevando la squadra e portandola a 151 vittorie consecutive frantumando tutti i record per qualsiasi sport americano.

 
 

When Marnie Was There: ecco un trailer

Ecco il primo trailer di When Marnie Was There, la prima produzione dello Studio Ghibli da quando il maestro Hayao Miyazaki ha deciso di ritirarsi dal grande schermo, dopo il suo ultimo capolavoro Kaze Tachinu (Si alza il vento). Il film arriverà nei cinema nipponici il 19 luglio. Il trailer inizia dal secondo 25, nel video sottostante.

https://www.youtube.com/watch?v=AkQUM_h5z2k

when-marnie-was-thereOmoide no Marnie (When Marnie Was There) è la prima produzione di Miyazaki  dopo il suo ultimo lavoro Kaze Tachinu (Wind Rises). Hiromasa Yonebayashi ha già diretto The Secret World of Arrietty , che ha guadagnato 145 milioni dollari a livello mondiale, di cui quasi 20 milioni di dollari Usa. L’ultimo film di Miyazaki ha invece incassato 120 milioni di dollari solo in Giappone ed è probabile possa contendere ai lavori animati di tutto il globo il prestigioso premio Oscar. Nel corso del 2013 lo Studio Ghibli ha rilasciato anche The Tale of Princess Kaguya, del co -fondatore Isao Takahata, che però non è riuscito ad avere il successo sperato, passando solo una settimana in vetta al botteghino, rispetto ai due mesi di Wind Rises.

When Marnie Was There è la trasposizione di una storia di Robinson, che parla di una ragazza adottata, che fa una spettrale amicizia in riva al mare inglese, che ovviamente sarà trasportata in Giappone.

 
 

When Harry Left Hogwarts: il trailer del documentario

Harry Potter e i doni della morte

La fine della serie di Harry Potter non ha segnato la fine del mago nel mercato mondiale, poichè il prossimo 11 novembre arriverà in Blu Ray e DVD il film, con un documentario girato sul set de I Doni della Morte.

 
 

When Evil Lurks, recensione del film di Demián Rugna

When Evil Lurks recensione

Ci sono horror che puntano sulla potenza delle atmosfere per arrivare a colpire l’immaginazione dello spettatore e scuoterla. Altri invece preferiscono puntare su una messa in scena maggiormente esplicita, capace magari di scioccare l’esposizione della violenza e della corruzione fisica e morale. L’argentino When Evil Lurks (in originale Cuando Acecha la Maldad) è tra i pochi che riesce a coniugare entrambi gli aspetti, principalmente grazie a una coerenza tra forma e contenuto che risulta sempre più difficile trovare in questo tipo di produzioni.

When Evil Lurks, la trama

La vicenda si svolge nelle campagne argentine: i due fratelli Pedro (Ezequiel Rodriguez) e Jimi (Demián Sallomón) scoprono un ragazzo posseduto da un demone che minaccia di infettare l’intero paese. Il tentativo di liberarsi del corpo martoriato dall’entità porterà allo spargimento di caos e violenza inaudita non soltanto nel piccolo paese ma anche nelle zone circostanti.

Lo sceneggiatore e regista Demián Rugna sa esattamente cosa raccontare e come farlo, senza scendere ad alcun tipo di compromesso. La sceneggiatura di When Evil Lurks possiede un’intensità narrativa del tutto particolare, la quale concentra l’azione nella prima parte quando i personaggi tentano di arginare il male che si propaga, mentre invece rallenta nel finale al fine di lasciare il dovuto spazio alla sensazione di predestinazione a cui i sopravvissuti vanno incontro. Si tratta di una scelta narrativa che possiede una sua efficacia specifica, la quale non sminuisce la tensione o la presa emotiva. E questo perché fin dal principio Rugna sviluppa una messa in scena capace di soffocare lo spettatore, fargli respirare l’aria infetta che i personaggi respirano, immergerlo in un’atmosfera di oppressione e follia malvagia. Visivamente When Evil Lurks è un film potente senza diventare mai eccessivo, anche quando sceglie di seguire alcune scelte narrative piuttosto radicali, anche per il genere stesso.

Il protagonista Pedro, un essere umano “tangibile”

Altro notevole punto a favore del lungometraggio è la definizione del protagonista Pedro, interpretato con adesione febbrile da Rodriguez: si tratta di un uomo con mezzi fisici, morali e mentali limitati che di fronte a una situazione molto più grande delle sue possibilità mostra tutti i propri limiti. Un uomo spaventato che registe in maniera più istintiva che logica, che cavalca la paura invece di sottometterla alla saggezza. I suoi sbagli nel corso del film sono quelli di un essere umano tangibile, non di un antieroe costruito per andare comunque incontro all’empatia del pubblico. Rodriguez aderisce a questo personaggio con una potenza emotiva ammirevole, fornendo una prova fisica e psicologica di spessore, rabbiosa quanto stridente. Quella di Pedro è una lenta e inesorabile discesa all’inferno a cui lui tenta di opporsi con la sua brutale umanità, opponendo una resistenza ottusa se non addirittura egoista. L’attore riesce ad esplicitare tutto questo con una prova destinata a mettere a disagio forse ancor più degli elementi propriamente terrificanti.

When Evil Lurks possiede poi la capacità di mettere in discussione quello che succede nel nostro presente attraverso momenti fortemente allegorici, i quali però mai perdono di coerenza rispetto alla trama o alla visione che il film stesso propone. Rugna ha avuto il coraggio di non piegare il genere alle esigenze di un pubblico più ampio che in fondo anela la catarsi attraverso questo tipo di prodotti. Al contrario When Evil Lurks si allinea con coerenza agli orrori che viviamo nel nostro tempo, dove anche coloro che dovrebbero essere comunque tutelati e tenuti al sicuro dalla violenza ne sono vittime innocenti. Il propagarsi incontrollato dell’odio irrazionale, infondato, o meglio fondato sulla menzogna, è un aspetto dei nostri giorni che Rugna sceglie di problematizzare senza assolutamente scendere a compromessi, anzi.

When Evil Lurks non scende a compromessi

Dotato di un paio di sequenze portentose e di altre capaci di mettere a dura prova lo spettatore più smaliziato quando si tratta di horror, When Evil Lurks si è rivelato una delle sorprese horror del recente passato. Dopo l’attenzione ricevuta giustamente dal pubblico di affezionati in giro per il mondo, fa veramente piacere veder arrivare nelle sale italiane un horror che rispetta il genere stesso nell’evitare di scendere a compromessi.

 
 

When Calls the Heart rinnovato per la 12° stagione da Hallmark, la produzione inizierà a luglio

Quando chiama il cuore 11 (When Calls the Heart 11)

Cari fan di When Calls the Heart, è tempo di festeggiare. Hallmark Channel ha rinnovato la sua serie originale più longeva, When Calls the Heart, per una dodicesima stagione. La stagione sarà composta da 12 episodi e la produzione inizierà a luglio. Quando chiama il cuore (When Calls the Heart) è tutt’ora in onda con l’undicesima stagione.

Sono felicissima che ‘When Calls the Heart’ torni per una dodicesima stagione“, afferma la star e produttrice esecutiva Erin Krakow. “I nostri fantastici scrittori, il cast e la troupe non potrebbero essere più entusiasti di iniziare le riprese della prossima stagione! Siamo orgogliosi di raccontare storie che scaldano i cuori nelle case di tutto il mondo e siamo molto grati ad Hallmark per essere i campioni di questa positività. Avere il sostegno degli Hearties negli ultimi dieci anni è stata una vera e propria testimonianza di ciò che questo show rappresenta: comunità e amore. Non vediamo l’ora che i nostri fan vedano cosa ha in serbo Hope Valley!“.

L’undicesima stagione è attualmente in onda su Hallmark Channel ed è diventata il programma via cavo di intrattenimento più visto ogni settimana per quattro settimane consecutive tra le donne di età superiore ai 18 anni. Secondo Nielsen, la stagione 11 ha raggiunto 4,7 milioni di spettatori totali non duplicati e una media di 2,1 milioni di famiglie, 2,5 milioni di spettatori totali e 1,8 milioni di donne dai 18 anni in su.

When Calls the Heart continua a superare le nostre aspettative e il numero di fan e spettatori continua a crescere ogni anno“, afferma l’EVP della programmazione Lisa Hamilton Daly. “Dare vita alla dodicesima stagione è un’enorme pietra miliare ed è una vera e propria testimonianza del duro lavoro e della dedizione del cast e della troupe negli ultimi dieci anni. Non vediamo l’ora che arrivi il prossimo capitolo di Hope Valley, pieno di personaggi e storie emozionanti!“.

A febbraio, Variety ha parlato con la Hamilton Daly della prossima programmazione, compresa la possibilità di espandere l’universo di “When Calls the Heart“. (Il loro spinoff, “When Hope Calls“, è passato a Great American Family e non va in onda dal 2021).

Discutiamo sempre di come espandere la nostra IP. È una conversazione costante, ma per questo sta andando ancora molto bene. È difficile pensare a chi togliere“, aveva detto all’epoca. “Erin è davvero centrale per lo show, come molti membri del cast. È possibile che, se la serie dovesse giungere a una conclusione, potremmo pensare a cosa fare, ma a questo punto abbiamo intenzione di andare avanti“.

 
 

What’s love got to do with it, recensione del film con Lily James

C’era una volta una principessa, e adesso non c’è più. È come se il fumo che immerge il volto di bambini diventati adulti, si elevi allo spegnimento di ogni candelina a coltre nebbiosa che allontana il sogno, lasciando spazio all’impatto con la realtà. Compleanno, dopo compleanno, ci muoviamo in spazi desolati, sconosciuti; ci incamminiamo lungo i sentieri dell’esistenza colmi di speranza, per poi inciampare sempre sullo stesso ostacolo.

Imbastito da un’ironia intelligente e dall’umorismo tagliente, (presentato in anteprima alla 17.esima edizione della Festa del cinema di Roma) non intende mostrarsi nelle vesti di fiaba principesca, ma sguardo pungente sulla realtà. In Zoe (Lily James) scorre nelle vene quella speranza infantile di vivere il proprio “e vissero felici e contenti”, sebbene a muoversi silente nella mente sia l’eco di un monito che le ricorda la dura legge della quotidianità. Le fiabe vanno strette nel mondo delle donne di oggi; le loro pagine si sono ingiallite, e il racconto infuso di sogni e sospiri ha lasciato spazio a una gomma che tutto cancella, mentre gli occhi si svegliano dal sonno per affrontare il grigiore della realtà.

What’s love got to do with it: la trama

Zoe è una documentarista inglese di successo, mentre il suo vicino di casa Kazim è un oncologo di origine pakistana. Le loro famiglie sono cresciute fianco a fianco nella Londra multietnica. Quando Kazim comunica a Zoe di volersi sposare secondo la tradizione, ovvero lasciando scegliere ai suoi genitori la sua sposa, Zoe decide di girare un documentario sui matrimoni combinati (anzi, “assistiti”, come vuole la nuova dicitura) dal titolo Love (contr)actually. Quello che ne deriverà è uno scontro con i propri sentimenti e con emozioni tenute per troppo tempo a freno.

Giostre di anime perdute

Scorre silente e leggiadra, tra gli inframezzi del film di Shekhar Kapur un’ordinarietà che aspira a vivere di colori, ma che si ritrova, a fatica, a ricercare nello spazio di un mondo che vive di ambizionim ed è sovraesposto a continue aspettative la propria metà della mela. La commedia di Kapur è un saggio sull’amore contemporaneo, sulle difficoltà di trovare la propria anima gemella, o anche solo un partner che possa compensare quel vuoto lacerante che si fa spazio dentro di noi.

Siamo un mondo di anime perdute, che vagano sole illuminate dallo schermo di un pc; anime che passano incuranti le une di fronte alle altre, senza sapere che il defibrillatore che potrebbe farci riprendere il proprio battito cardiaco è lì, a pochi sentimenti da noi.

Un’incuranza che spinge ancora molti giovani a riporre la propria fiducia su un matrimonio combinato, nella speranza che sia il caso a svoltare il proprio destino, livellando una mancanza interiore che si fa sempre più profonda, sempre più insistente. Ed è inseguendo chi non crede nell’amore, o chi lo cerca a tutti i costi, mentre le lancette dell’esistenza scorrono inesorabilmente, che il regista di origine indiana costruisce la propria giostra dell’amore. Un palcoscenico colorato, illuminato da luci calde, accese e brillanti, e pennellato, che eleva a perfetto correlativo visivo di due personalità giovani, genuine ed estroverse come Zoe e Kazim. Due anime incapaci, però, di farsi artefici del proprio destino, lasciando che a illuminare quel percorso impervio chiamato vita, sia la volontà e il desiderio imposto da altri. Ciechi e sordi, vagano soli, perdendosi, fino a ritrovarsi, e insieme a squarciare quel velo che impediva loro la vista reimparando a camminare mano nella mano. 

Sguardi riflessi

In questo gioco di luci e ombre, cuori che battono e altri che attendono di riprendere il proprio ritmo regolare, non è un caso se a inserirsi con discrezione, tra i raccordi di montaggio, è un elemento meta-cinematografico dal forte impatto simbolico. Per una donna come Zoe, che alla portata fantastica delle fiabe ha preferito la registrazione diretta della realtà, la velleità documentarista rivela uno slancio intimistico volto a ritrovare, tra lo spazio di una videocamera, un portale diretto con le proprie emozioni. Incapace di cogliere direttamente i segni che il mondo circostante le lancia circa la propria vita personale e professionale, è dalla riproduzione della propria opera, da quel riflesso sullo schermo, che Zoe si pone a confronto con i propri fantasmi interiori, e i propri  soffocati desideri. È il cinema che si fa specchio riflettente, visione speculare di se stessi; una mano che desta la ragazza dal torpore del sonno, per lanciarla finalmente nel proprio sogno dell’esistenza.

What’s love got to do with itIl viaggio dell’amore

È una pellicola che vive dei canoni imposti dalla commedia d’amore, What’s Love Got To Do With It; un’adesione perfetta che non lascia spazio a tentativi di sabotaggio, o ribaltamenti interni, da parte del proprio regista nei confronti del genere di appartenenza. Senza tradire le aspettative degli spettatori, l’opera si sviluppa su una certa prevedibilità di fondo. Un viaggio di celluloide, durante il quale lo spettatore non sente il timore di perdersi, perché ben conscio di quale sarà la destinazione finale.

Ma se la meta è certa, è il modo in cui il viaggio si sviluppa,  e le tappe intermedie che lo tocca, che è tutto da scoprire; investendo di un umorismo coinvolgente la propria opera, e affidandosi al talento dei propri interpreti, il regista riesce là dove molti mancano: far ridere e commuovere, senza scadere mai nell’esacerbato sentimentalismo. Un’operazione riuscita nella sua semplicità, inserendo punti di svolta e cadute dell’eroe a volte imprevedibili e capaci di sorprendere. Il suo What’s Love Got To Do With It scorre pertanto senza intoppi lungo un rettilineo asfaltato e puntellato di alacre freschezza. Un percorso che ammalia, diverte e intrattiene, la cui destinazione alquanto nota e prevedibile è solo un surplus interiore per un viaggio lungo cui lasciarsi trainare e trasportare con allegria e commozione.

Tra gioie e dolori

È un universo perennemente in collisione, eppure in equilibrio su se stesso, What’s Love Got To Do With It. Una costruzione filmica che cerca il punto di declino, per risalire a testa alta, donando una giusta dose di ottimismo al proprio pubblico. Infuso di un calore domestico e familiare, il mondo di Zoe e Kazim è però sempre minacciato dalla comparsa lancinante di un dolore; è una sofferenza latente, che sbuca e distrugge dall’interno non appena la consapevolezza dei propri errori fa il proprio agguato, e la ragione lascia spazio all’emotività. Una fitta dolorosa che tutto prende e raffredda, scolorendo i colori, e raffreddando i toni. Il rosso dell’amore sperato, agognato, sognato, lascia spazio al blu della notte della mente e del buio dell’anima. Un rapporto dicotomico di uno scarto ambivalente di  attrazioni represse, e sentimenti sottaciuti. Un microcosmo che trova nel personaggio di Zoe il proprio asse terrestre attorno al quale stabilire il proprio moto rotatorio, lasciandosi cullare tra i suoi difetti e pregi, vizi e tante virtù.

Lily James e la sua solarità donano un che di magico, un tocco unico e particolare al mondo di Zoe, che perfetto non è. Una vitalità pronta a lasciarsi adombrare dalle proprie insicurezze, mentre fuori tutto pare una festa. Una lotta interna, la sua, e in continua esecuzione, tenuta nascosta agli occhi del mondo, soprattutto se a osservarla sono sguardi pieni di gioia e irrefrenabile ottimismo come quelli della madre (una gioiosa e inarrestabile Emma Thompson). Ne consegue un ulteriore lettura empatica e interpersonale, dove al desiderio di coppia, si affianca il rapporto a volte conflittuale, e colmo di incomprensioni tra madre e figlia. Uno scarto generazionale, di giovani che sentono il peso delle ambizioni genitoriali, e genitori che riversano sui figli semi di sogni e speranze che loro stessi non sono stati in grado di coltivare, e che fanno dell’opera di Kapur una pellicola a tutto tondo, di cuore e di pancia.

Sebbene edulcorato nei modi e nella risoluzione di conflitti complicati, il film di Kapur riesce comunque ad ancorarsi al mondo che ci scorre attorno, non cedendo mai alle grinfie dell’irrealtà, ma confezionando un abito perfettamente aderente alla quotidianità tanto di Zoe, che del proprio pubblico. Una realtà fatta di giovani sognatori, con gli occhi pieni di speranze, che trovano nel riflesso di uno schermo cinematografico quella fiamma bruciante che accendi il proprio fuoco interiore e illumini loro il cammino. 

 
 

What’s love?: trailer del film con Lily James e Emma Thompson: dal 16 marzo al cinema

Dai produttori di Love Actually e Il Diario di Bridget Jones arriva nelle sale dal 16 marzo, il nuovo film What’s love? di Shekhar Kapur (Elizabeth, Le quattro piume, Elizabeth – The Golden Age) con la candidata ai Golden Globe Lily James (Pam & Tommy) nel ruolo della video-maker Zoe e Shazad Latif (Star Trek: Discovery, L’uomo sul treno) nei panni di Kazim. A interpretare la bizzarra e divertentissima madre di Zoe, l’attrice Premio Oscar Emma Thompson. Il film ha ricevuto il Premio Ugo Tognazzi per la Miglior Commedia alla scorsa Festa del Cinema di Roma, che è stato consegnato al regista da Carlo Verdone.

Nell’attesa dell’arrivo in sala, What’s love? presenta un mese di amore e risate al cinema con cinque commedie che hanno fatto sognare e innamorare, una ogni lunedì dal 13 febbraio al 13 marzo: Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, Love actually, Questione di tempo e Yesterday. La rassegna si concluderà il 14 marzo con la proiezione in anteprima di WHAT’S LOVE?

La trama del film

Due amici d’infanzia alla soglia dei trent’anni devono fare i conti con le tradizioni culturali delle loro famiglie, anche e soprattutto in tema di amore. Zoe (Lily James) è alle prese con le richieste dell’eccentrica madre Cath (Emma Thompson) e con gli appuntamenti online, mentre Kazim (Shazad Latif) è spinto dai genitori verso un matrimonio combinato. Zoe filma lo speranzoso viaggio di Kazim da Londra a Lahore per sposare una sconosciuta e inizia a chiedersi se potrebbe avere qualcosa da imparare da un approccio così diverso alla ricerca dell’amore. Entrambi dovranno trovare la via giusta per ascoltare il proprio cuore.

 
 

What’s Love: recensione del film di Shekhar Kapur

What's Love recensione film

What’s Love è il nuovo film del regista indiano Shekhar Kapur, che ha raggiunto la fama internazionale dirigendo il celebre Elizabeth del 1998, il suo seguito Elizabeth: The Golden Age e Le quattro piume del 2002, quest’ultimo con protagonista lo splendido Heath Ledger.

Scritto dalla giornalista e produttrice Jemima Khan, What’s Love ha il titolo che in inglese aggiunge Got to do with it, ed è proprio ispirato a parte della vita personale della sceneggiatrice inglese che dal 1995 al 2004 è stata sposata con l’ex giocatore di cricket e primo ministro pakistano Imran Khan. Il respiro festoso e folkloristico è dunque appartenente ad un’esperienza diretta, che vuole mostrare una facciata della cultura varia e arricchente del Pakistan, per quanto si tratti sempre del contesto di una commedia.

Il regista ha abbracciato appieno il progetto e quello che ne è emerso è una riflessione sull’amore combinato – “assistito”, come diranno i protagonisti – in una Gran Bretagna che si ritrova a doversi soffermare di fronte a idee e credenze estremamente distanti dal proprio pensiero anglosassone.

What’s Love, la trama

La talentuosa Lily James è Zoe, amica d’infanzia di Kaz (Shazad Latif). Lui è un medico professionalmente stabile e affermato, lei invece è una documentarista poco apprezzata finché, però, non riesce per il rotto della cuffia ad attirare l’attenzione dei suoi produttori proprio con l’idea di girare un documentario sul suo amico.

Vicini di casa, cresciuti insieme giocando su una casetta su un albero, Zoe e Kaz sono in realtà molto diversi perché mentre la famiglia di lei è inglese, e la sua mamma è un’esilarante e magnifica Emma Thompson, quella di lui è pakistana dalle tradizioni molto vive alle quali tiene molto e che osserva con passione e senza le minime diluizioni causate dal contesto. È perciò che Zoe decide di seguirlo con la sua macchina da presa. Infatti, dopo una chiacchierata fatta insieme proprio su quella casetta sull’albero nel giardino di Kaz, lui le confessa di aver deliberatamente aderito all’idea di un matrimonio combinato con una giovane pakistana, con tanto di agente preposto alla selezione della candidata. L’incredulità di Zoe sarà l’oggetto del documentario che lei girerà, alla quale ci affiancheremo noi spettatori durante tutta la durata del film.

What's Love Lily James e Shazad Latif

What’s Love è veramente una commedia godibile, che alterna le varianti di colori in base al personaggio di cui segue la storia affiancandole alla leggerezza con qualche punta d’indagine su alcuni temi per nulla superficiale. La videocamera di Zoe segue Kaz e il suo bizzarro percorso sentimentale, mentre noi seguiamo lei e il suo ben più caotico mondo affettivo.

Una romcom affatto banale

Shekar Kapur gira una romcom affatto banale, che abbraccia tante delle note attribuite all’idea di amore del nostro secolo. Il senso della vita di coppia viene scandagliato ascoltando tantissime voci, dalle più tradizionaliste a quelle più scanzonate, passando per (quasi) ogni fascia d’età e raccogliendo più d’una massima, che non hanno niente a che vedere con i Baci Perugina.

What's Love film recensione
PH Robert Viglasky

La piccola rincorsa del cinema di Zoe nel cinema del regista indiano, fa specchiare l’uno nell’altro, evocando evidentemente l’esperienza di Jemima Khan, ma anche le decine di modi di stare al mondo dei personaggi con i microcosmi che incarnano. La messa in scena, il ritmo, i colori, le luci e gli spazi sono posizionati sempre in maniera armoniosa e guidati con piacevolezza, senza sbavature o incoerenze.

La riprova della riuscita di What’s Love è la conferma di quanto uno strumento come quello della commedia riesca a veicolare e stimolare tematiche molto più serie e attuali di quanto vengano vendute. Così i dubbi, le confusioni, le ritrosie di due trentenni, diventano molto facilmente quelle di milioni di donne e uomini del nostro tempo. Con tutta la giocosa semplicità dei codici di stile.

 
 

What We Do In The Shadows: trailer della sesta e ultima stagione in arrivo!

What We Do in the Shadows serie tv 2019

È stato pubblicato il trailer dell’ultima stagione di What We Do in the Shadows. La sesta stagione di What We Do In The Shadows arriverà questo mese, mettendo fine al mockumentary che segue i vampiri di Staten Island. La serie spinoff, basata sullo spettacolare film del 2014 con Taika Waititi, è interpretata da Harvey Guillén (Guillermo), Kayvan Novak (Nandor), Matt Berry (Laszlo), Natasia Demetriou (Nadja), Mark Proksch (Colin Robinson) e Kristen Schaal (The Guide) e ha ottenuto oltre venti nomination agli Emmy.

FX ha pubblicato il trailer della sesta stagione. È pieno dei soliti scherzi e delle solite diavolerie per cuiil gruppo di vampiri è noto, con l’aggiunta di nuovi progetti che vanno dagli esperimenti alla dottor Frankenstein al dominio del mondo. Il cast che ritorna sembra essersi divertito con questo finale di stagione e dà il benvenuto a volti noti che sono già apparsi nella serie. Il trailer è una stravagante anticipazione di ciò che accadrà nell’ultima stagione, che promette agli spettatori di essere soddisfatti di questo finale.

Cosa rivela il trailer del finale di stagione di What We Do In The Shadows

In particolare, Nandor, Laszlo e Nadja provano nostalgia ora che Guillermo ha lasciato il nido, con Laszlo che gli fa regali strani come uno speculum anale usato, e con Nadja che lo va a trovare nel suo nuovo ufficio, dicendo che sta imparando le “arti oscure dell’America aziendale”. C’è anche l’aggiunta e la rivelazione di un altro compagno di stanza, Jerry, che è rimasto in un super-sonno per cinquant’anni. Questa assenza prolungata non è stata pianificata, poiché Nadja dice che si sono dimenticati di svegliarlo, come è tipico di loro, considerando la loro esilarante irresponsabilità vista in tutta la serie.

L’introduzione di Jerry porta a galla un punto della trama che incombe dall’inizio di What We Do in the Shadows: la conquista del nuovo mondo. Da quando Guillermo se n’è andato, sembra che Nandor abbia abbastanza tempo a disposizione per prendere finalmente parte all’azione oscura che avrebbero dovuto compiere fin dal loro arrivo in America, e sembra che giocherà un ruolo vitale nella conquista, che probabilmente andrà in fiamme. Laszlo, invece, sta cercando di rianimare un corpo senza vita.

 
 

What We Do in the Shadows: svelato il titolo del sequel

Taika Waititi, regista dell’atteso Thor: Ragnarok con Chris Hemsworth, ha annunciato il titolo del sequel di What We Do in the Shadows, la commedia del 2014 diretta in collaborazione con Jemaine Clement e presentata allo scorso Sundance Film Festival.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Waititi in una recente intervista con Crave, infatti, il sequel si intitolerà We’re Wolves. É chiaro dunque che al posto dei vampiri, i protagonisti del seguito saranno i lupi mannari. Il regista inizierà a lavorare al film subito dopo aver terminato le riprese del terzo capitolo dedicato al Dio del Tuono per volere della Marvel.

What We Do in the Shadows è girato completamente in stile mockumentary. Il pretesto narrativo vede una troupe televisiva che segue la vita dei vampiri per la realizzazione di un documentario.

Fonte

 
 

What We Do In The Shadows: nuovo teaser “Flying “

What We Do in the Shadows serie tv 2019

Il canale americano FX ha diffuso l’inedito teaser “Flying” di What We Do In The Shadows, l’annunciato adattamento seriale What We Do In The Shadows dell’omonimo film di Jemaine Clement e Taika Waititi.

What We Do in the Shadows è uno sguardo in stile documentario sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.

Il leader auto-nominato del gruppo è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di Laszlo.

Altro convivente nella famiglia dei vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro energico e  coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno studente di un vicino college.

Dopo una visita inaspettata dal loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono richiamati all’ordine su quello che era il loro compito inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il dominio? La  troupe cinematografica seguirà i vampiri mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito assegnatoli.

Clement ha creato la serie che sarà lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush. What We Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.

 
 

What We Do In The Shadows: nuovo promo “Love…”

What We Do in the Shadows serie tv 2019

Il canale americano FX ha diffuso nuovo promo “Love…” di What We Do In The Shadows, l’annunciato adattamento seriale dell’omonimo film di Jemaine Clement e Taika Waititi.

What We Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.

Il leader auto-nominato del gruppo è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di Laszlo.

Altro convivente nella famiglia dei vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro energico e  coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno studente di un vicino college.

Dopo una visita inaspettata dal loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono richiamati all’ordine su quello che era il loro compito inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il dominio? La  troupe cinematografica seguirà i vampiri mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito assegnatoli.

Clement ha creato la serie che sarà lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush. What We Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.

 
 

What We Do In The Shadows: History Teaser

What We Do in the Shadows serie tv 2019

Il canale americano FX ha diffuso l’History teaser di What We Do In The Shadows, l’annunciato adattamento seriale What We Do In The Shadows dell’omonimo film di Jemaine Clement e Taika Waititi.

What We Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.

Il leader auto-nominato del gruppo è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di Laszlo.

Altro convivente nella famiglia dei vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro energico e  coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno studente di un vicino college.

Dopo una visita inaspettata dal loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono richiamati all’ordine su quello che era il loro compito inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il dominio? La  troupe cinematografica seguirà i vampiri mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito assegnatoli.

Clement ha creato la serie che sarà lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush. What We Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.

 
 

What We Do In The Shadows: ecco quando debutterà la serie

What We Do in the Shadows serie tv 2019

Cresce l’attesa per il debutto di What We Do In The Shadows, l’annunciato adattamento seriale dell’omonimo film di Jemaine Clement e Taika Waititi. Ebbene oggi il presidente della FX ha rivelato che la serie sarà presentato in anteprima mercoledì 27 marzo alle 22.

What We Do In The Shadows è uno sguardo in stile documentario sulle vite quotidiane (o piuttosto notturne) di quattro vampiri che hanno “vissuto” insieme per centinaia di anni. A Staten Island.

Il leader auto-nominato del gruppo è “Nandor The Relentless” (Kayvan Novak), un grande guerriero e conquistatore dell’impero ottomano, che ha preso il timone del gruppo nonostante molte delle sue tattiche del Vecchio Mondo, il che ha portato a ciò che alcuni potrebbero educatamente paragonare ad un bupki. Poi c’è il vampiro britannico “Laszlo” (Matt Berry) – un po’ un ladro e un dandy e un fop, si potrebbe dire. È un amante del male e delle grandi serata, ma non tanto quanto ama vedere Nandor fallire miseramente in ogni tentativo. E poi c’è “Nadja” (Natasia Demetriou): la seduttrice, la tentatrice, la vampira Bonnie al Clyde di Laszlo.

Altro convivente nella famiglia dei vampiri è “Guillermo” (Harvey Guillén), un succube di Nandor (alias servitore/protettore durante le ore diurne), che non vuole altro che diventare un vero vampiro proprio come il suo padrone. In agguato c’è anche “Colin Robinson” (Mark Proksch), un vampiro energico e  coraggioso, camminatore di tutti i giorni – fa feste sugli umani, ma non sul loro sangue. Trai personaggi inediti c’è un nuovo amico di Nadja, “Jenna” (Beanie Feldstein), uno studente di un vicino college.

Dopo una visita inaspettata dal loro oscuro signore e leader, “Barone Afanas”, i vampiri vengono richiamati all’ordine su quello che era il loro compito inizialmente assegnatogli con il loro arrivo a Staten Island oltre cento anni fa: il dominio totale e completo del Nuovo Mondo. Ma qual è esattamente il modo migliore per ottenere il dominio? La  troupe cinematografica seguirà i vampiri mentre si mettono in cammino per dare seguito a questa compito assegnatoli.

Clement ha creato la serie che sarà lunga 10 episodi. Clement, Waititi e Paul Simms sono produttori esecutivi con Scott Rudin, Garrett Basch e Eli Bush. What We Do In The Shadows è prodotto da FX Productions e vede la partecipazione di Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou, Harvey Guillén e Mark Proksch, che hanno recitato nel ruolo pilota prima di essere promosso a una serie regolare.

 
 

What We Do In The Shadows: è online il trailer del film

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È stato pubblicato online il trailer di What We Do in the Shadows di Jemaine Clement e Taika Waititi. Ve lo mostriamo:

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What We Do in the Shadows è una commedia horror di Jemaine Clement e Taika Waititi. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival la pellicola racconta di un quartetto di vampiri, che vivono nella moderna Wellington, in Nuova Zelanda, che invitano un gruppo di documentaristi per essere filmati mentre preparano il loro ballo di gala annuale, dove si incontrano morti viventi provenienti da tutta la città per una serata all’insegna del divertimento. La pellicola uscirà il 13 febbraio 2015.

Fonte: YahooMovies

 
 

What We Do In The Shadows: due teaser promo dalla serie

What We Do in the Shadows serie tv 2019

FX ha diffuso due inediti teaser promo di What We Do In The Shadows, l’annunciata serie tv basata sull’omonimo film di Taika Waititi, regista di Thor Ragnarok.

What We Do In The Shadows, la serie tv

What We Do In The Shadows è scritta dagli autori del film,Taika Waititi e Jemaine Clement e racconta la vita di tre vampiri, compagni di stanza per centinaia di anni a New York City. Nel cast Matt Berry, Kayvan Novak, Natasia Demetriou e Harvey Guillen.

La prima stagione di What We Do In The Shadows sarà composta da 10 episodi e dovrebbe debuttare su FX nella primavera 2019.

What We Do In The Shadows, il film

Viago, Vladislav, Deacon e Petyr sono quattro vampiri, di età molto diversa, e vivono nell’attuale capitale della Nuova Zelanda, Wellington. Conducono un’esistenza più o meno normale, litigando per questioni casalinghe (i turni nel lavare i piatti) ma riuscendo nel complesso a far convivere le loro personalità molto diverse. Fra vicissitudini comiche di varia natura faranno la conoscenza di Nick, dopo averlo adescato per farne una loro vittima, che diventerà parte integrante – una volta vampirizzato – delle loro uscite notturne per la città.

Egli però, ancora non consapevole delle invalidazioni legate alla vita vampirica, non esiterà nel rivelare la sua nuova identità a chiunque capiti, attirando le attenzioni di un cacciatore di vampiri che riuscirà a uccidere Petyr, il più anziano del quartetto originale. Questa vicenda porterà Nick ad essere processato dal rimanente trio di vampiri e ad essere bandito, per un tempo indefinito, dalla loro casa. Tuttavia resteranno invece in buoni rapporti con l’amico Stu, unico umano a godere del diritto di poter presenziare al cospetto del gruppo di vampiri senza essere ucciso, per via dell’affezione che questi hanno imparato a provare nei suoi confronti.

Le strade di Nick e dei vampiri si incroceranno nuovamente nei pressi di una festa esclusiva, dedicata a vampiri, zombie, e creature mostruose di simile natura, ove Stu rischierà di essere divorato poiché ancora vivo. In seguito a una serie di peripezie il gruppo riuscirà a fuggire, incappando però in un branco di lupi mannari (eterni rivali dei vampiri) che, essendo una notte di luna piena, sembreranno uccidere barbaramente Stu. Sul finale si scoprirà che Stu non è stato ucciso ma trasformato a sua volta in lupo mannaro, e questo evento, nonostante alcune resistenze iniziali, aprirà la strada per un processo di pacificazione fra i due gruppi rivali,

 
 

What We Do in the Shadows si concluderà con la sesta stagione su FX

What We Do in the Shadows serie tv 2019

La sesta stagione di What We Do in the Shadows, serie originale comedy horror di FX, sarà la stagione finale. La notizia (via Vulture) arriva pochi mesi dopo il finale della quinta stagione. Non è ancora stata fissata una data di uscita per la sesta stagione, anche se si prevede una prima nel 2024.

Creata da Jemaine Clement e basata sul film del 2014 da lui creato insieme a Taika Waititi, What We Do in the Shadows è una serie in stile mockumentary che segue le avventure notturne dei coinquilini vampiri Nandor (Kayvan Novak), Laszlo (Matt Berry), Colin Robinson (Mark Proksch) e Nadja (Natasia Demetriou) mentre progettano di conquistare Staten Island con l’aiuto del loro familiare umano Guillermo de la Cruz (Harvey Guillén).

La sinossi ufficiale di What We Do in the Shadows recita: “Uno sguardo in stile documentario sulla vita quotidiana (o meglio, notturna) di un gruppo di vampiri di Staten Island che “vivono” insieme da centinaia e centinaia di anni“.

La serie , che ha debuttato con grande successo di critica nel 2019, ha ottenuto diverse nomination agli Emmy e ha vinto un GLAAD Media Award per la categoria Miglior Serie Comica.

Sebbene i dettagli della trama della sesta stagione siano ancora sconosciuti, si prevede che la serie approfondirà quanto accaduto a Guillermo durante la quinta stagione, dopo che lotta per essere stato trasformato in parte in vampiro, con Laszlo che ha usato il suo sangue per fare alcuni esperimenti crudeli.

FX aveva precedentemente rinnovato la serie fino alla sesta stagione nel 2022. What We Do in the Shadows è prodotta esecutivamente da Clement, Waititi, Paul Simms, Stefani Robinson, Sam Johnson, Garrett Basch ed Eli Bush. La serie è prodotta da FX Productions.

 
 

What We Do in the Shadows 5: trailer dei nuovi episodi!

What We Do in the Shadows 5

FX ha rilasciato il trailer completo di What We Do in the Shadows Stagione 5 per l’imminente ritorno della sua commedia mockumentary, dove vedremo la transizione non così agevole di Guillermo nel diventare un vampiro. La quinta stagione è prevista per il 13 luglio su FX e Hulu. In Italia la serie è in programma su STAR, canale per adulti di Disney+

Il video mostra Guillermo alle prese con la sua trasformazione da vampiro dopo aver chiesto in precedenza al suo amico Derek di trasformarlo finalmente in uno di loro. Prende in giro anche la campagna politica di Colin Robinson e il caotico viaggio del gruppo al centro commerciale. Dai un’occhiata al trailer di What We Do in the Shadows Stagione 5:

Basato sul mockumentary sui vampiri del 2014 di Taika Waititi, What We Do in the Shadows è incentrato su tre antichi vampiri. I succhiasangue vivono insieme a Staten Island con il loro fedele famiglio, Guillermo. La serie è interpretata da Kayvan Novak, Matt Berry, Natasia Demetriou, Harvey Guillen, Mark Proksch e Kristen Schaal.

Nella quinta stagione, Nandor sente il suo familiare (e talvolta amico) Guillermo scivolare via mentre sembra passare molto più tempo con Laszlo, le cui abilità di scienziato gentiluomo vengono messe alla prova mentre cerca di risolvere il mistero dello strano e cambiamenti molto segreti che Guillermo sta attraversando”, si legge nella sinossi. “Nadja, subendo gli effetti di una maledizione soprannaturale non diagnosticata in precedenza, si riconnette con la sua famiglia – o almeno, una famiglia – dal Vecchio Paese, Colin persegue il percorso di tanti vampiri prima di lui candidandosi per una carica politica e The Guide cerca di capire dove si inserisce come la nuova arrivata relativamente a questo gruppo affiatato che si conosce da secoli.

La serie è scritta e prodotta da Taika Waititi e Jemaine Clement. I produttori esecutivi sono Clement, Waititi, Paul Simms, Stefani Robinson, Sam Johnson, Garrett Basch ed Eli Bush. È prodotto da FX Productions.

 
 

What We Do In The Shadows 4×03: anticipazioni dall’episodio

What We Do in the Shadows 4

Il canale americano FX ha diffuso le anticipazioni di What We Do In The Shadows 4×03, il terzo episodio della quarta stagione della serie tv What We Do In The Shadows.

In What We Do In The Shadows 4×03 che si intitolerà  “The Grand Opening” La serata di apertura del nightclub di vampiri di Nadja è minacciata quando il grande ospite musicale annulla. Scritto da Sam Johnson e Chris Marcil; diretto da Kyle Newacheck.  In Italia What We Do In The Shadows 4 in streaming uscirà su Star, canale di Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

What We Do in the Shadows 4×03

What We Do In The Shadows 4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

In What We Do in the Shadows 4 ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

 
 

What We Do in the Shadows 4×02: anticipazioni dall’episodio

What We Do in the Shadows 4

Il canale americano FX dopo il trailer ha diffuso le anticipazioni di What We Do In The Shadows 4×02, il secondo episodio della quarta stagione della serie tv What We Do In The Shadows.

In What We Do in the Shadows 4×02 che si intitolerà “The Lamp” La ricerca dell’amore di Nandor ha finalmente successo e Nadja realizza la sua ambizione per tutta la vita di aprire una discoteca di vampiri. Scritto da Wally Baram e Aasia LaShay Bullock; regia di Yana Gorskaja. In Italia What We Do In The Shadows 4 in streaming uscirà su Star, canale di Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

What We Do in the Shadows 4×02

What We Do In The Shadows 4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

In What We Do in the Shadows 4 ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

 
 

What We Do in the Shadows 4×01: anticipazioni dall’episodio

What We Do in the Shadows 4

Il canale americano FX dopo il trailer ha diffuso le anticipazioni di What We Do In The Shadows 4×01, l’atteso primo episodio della quarta stagione della serie tv What We Do in the Shadows.

In What We Do in the Shadows 4×01 che si intitolerà  “Reunited” I vampiri tornano dai loro viaggi nel mondo per trovare la loro dimora sull’orlo del collasso e una nuova creatura bizzarra nella casa. Scritto da Stefani Robinson e Paul Simms; regia di Yana Gorskaja. In Italia What We Do In The Shadows 4 in streaming uscirà su Star, canale di Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

What We Do in the Shadows 4×01

What We Do In The Shadows 4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

In What We Do in the Shadows 4 ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

 
 

What We Do in the Shadows 4: trailer della nuova stagione

What We Do in the Shadows 4

Il canale americano FX ha diffuso il trailer di What We Do In The Shadows 4, la quarta stagione della serie tv What We Do In The Shadows.

What We Do In The Shadows 4

What We Do In The Shadows 4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

In What We Do in the Shadows 4 ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

 
 

What We Do In The Shadows 3×05: promo e trama dall’episodio

What We Do in the Shadows 3

Il canale americano FX ha diffuso il promo e la trama di What We Do In The Shadows 3×05, il quinto episodio della terza stagione di What We Do In The Shadows.

In What We Do In The Shadows 3×05 che si intitolerà  “The Chamber of Judgement” giustizia è servita, sia per via vampirica che in tribunale per le controversie di modesta entità . Scritto da William Meny; Regia di Kyle Newacheck.

What We Do In The Shadows 3×05

What We Do In The Shadows 3 è l’annunciata terza stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

Nella terza stagione di What We Do In The Shadows ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

 
 

What We Do in the Shadows 3×04: promo e trama dall’episodio

What We Do in the Shadows 3

Il canale americano FX ha diffuso il promo e la trama di What We Do In The Shadows 3×04, il quarto episodio della terza stagione di What We Do In The Shadows.

In What We Do in the Shadows 3×04 che si intitolerà “The Casino” I vampiri si imbarcano in un viaggio da cui potrebbero non tornare mai più. Scritto da Sarah Naftalis;

What We Do In The Shadows 3×04

What We Do In The Shadows 3 è l’annunciata terza stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

Nella terza stagione di What We Do In The Shadows ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.