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Noi e la Giulia: nuova clip con Luca Argentero

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Noi e la Giulia: nuova clip con Luca Argentero

Guarda la nuova clip di Noi e la Giulia, il nuovo film di Edoardo Leo con Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi e con Carlo Buccirosso, che arriverà in sala il 19 febbraio 2015 con Warner Bros. Pictures.

Amendola Noi e La giuliaTrama: Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata …quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio.

Noi e la Giulia: due clip con Luca Argentero

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Noi e la Giulia: due clip con Luca Argentero

Guarda due clip di Noi e la Giulia, il nuovo film di Edoardo Leo con Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi e con Carlo Buccirosso, che arriverà in sala il 19 febbraio 2015 con Warner Bros. Pictures.

noi e la giuliaTrama: Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata …quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio.

Noi e la Giulia conferenza stampa del film di e con Edoardo Leo

Noi e la Giulia conferenza stampa del film di e con Edoardo Leo

Presentato oggi a Roma, Noi e la Giulia, scritto,diretto e interpretato da Edoardo Leo con Luca Argentero, Claudio Amendola, Claudio Buccirosso, Stefano Fresi e Anna Foglietta. La commedia dai toni tragicomici, che narra le vicende di un gruppo di persone che si scontra con la richiesta pressante del pizzo durante l’apertura di un’attività, verrà distribuita in 380 copie in tutta Italia dal 19 febbraio 2015.

Noi e la Giulia viene introdotto da Edoardo Leo, che si è ritrovato in un triplice ruolo per l’occasione, sceneggiatore, regista e interprete: “Il film gira intorno a due macro-temi: il primo è un esortazione a provare a cambiare la tua vita, provare a realizzare il proprio piano B, che non è mai troppo tardi. Poi ovviamente c’è il tema della camorra, del pizzo, e in Italia abbiamo degli autori bravissimi che hanno già affrontato questo tema … Ma io faccio il commediante, e quindi l’ho affrontato a mio modo: ho preso il bellissimo libro di Fabio Bartolomei e ne ho creato un cinema fatto di attori, di persone, di personaggi che anche nella loro natura di essere falliti facevano molto ridere.”

Ci sono differenze generazionali nei tipi di fallimenti?

“Sicuramente la questione generazionale esiste: c’è una scena nel film nel film dove i protagonisti raccontano i proprio fallimenti e quella scena è esplicativa… perché vedi le sofferenze diverse nelle varie generazioni.” commenta Claudio Amendola, “Il fallimento è sicuramente la chiave di lettura di questo film.”
“C’è però da dire che tutti e tre i falliti, partono da un fallimento lavorativo, e questo secondo me è il vero problema comune di questa generazione. Se a me chiedono se sono felice, io rispondo di si perché fortunatamente ho un lavoro che mi piace. Mentre questi protagonisti falliscono come uomini perché falliscono nel lavoro.” conclude Luca Argentero.

Edoardo Leo continua a raccontare il lavoro dietro al film, “Io ho studiato tantissimo la confezione del film, e l’ho fatto sia con la produzione – per cui ringrazio molto Fulvio e Federica Lucisano- che ha creduto tanto in questo progetto insieme alla Warner Bros, ma anche con gli attori. Ho lavorato con loro nella creazione dei personaggi… ad esempio gli ho stravolto i look e loro hanno preso molto bene questo cambiamento! C’è chi si è fatto fare la pelata, chi si è fatto crescere la barba, chi ha preso un accento – Luca Agentero in realtà non molto volentieri, infatti mi ha scritto una bellissima mail di 3 pagine in cui spiegava perché non voleva che il suo personaggio avesse l’accento piemontese! Per questo voglio sapere il cast sempre con grande anticipo, perché voglio lavorare ad un personaggio insieme all’attore. Ad esempio volevo tanto lavorare con Anna, ma lei sarebbe stata incinta di 7 mesi per il momento delle riprese, e quindi ho deciso di riscrivere la sua parte e inserire questa gravidanza: abbiamo corso dei rischi, ma questo ha aggiunto tanto alla sceneggiatura. Abbiamo deciso tutti insieme di forzare un po’ questa commedia, ma sono contento di dire che , tutti insieme,ci siamo riusciti.”

Noi_e_la_Giulia_Edoardo_Leo_foto_dal_set_1_midSi può dire che Noi e La Giulia sia un’altro tipo di risposta al problema che si poneva Sydney Sibilia  in Smetto Quando Voglio, quindi la difficoltà nel trovare il lavoro, e reinventarsi?
“Non penso che il cinema debba essere didattico e dare un messaggio. Non avevo nessun messaggio da lasciare ai posteri con questa commedia. Sicuramente ci tengo a fare dei film non sradicati dal momento storico, ma io voglio raccontare una bella storia e voglio divertire ed emozionare. Se ci riesco, allora ho fatto il mio lavoro. Tocca poi allo spettatore trarre le proprie conclusioni.”

Che tipo di riferimenti ha avuto durante la stesura e le riprese di Noi e la Giulia?
“Questa per me è la terza regia e per me è stato come un crocevia: o cercavo di fare un film che significasse davvero qualcosa o dovevo parlarne con Federica Lucisano e mettere in dubbio il mio futuro da regista. Sicuramente in questo film c’è stata l’influenza di Ettore Scola, ma anche esempi moderni come American Hustle: mi faceva molto ridere come avessero ridicolizzato sex symbol come Bradley Cooper e Christian Bale. Infatti io ho preso Amendola e Argentero e li ho disintegrati!
Non siamo troppi registi quarantenni e dobbiamo cercare per forza di mescolare l’eredità della commedia italiana con ispirazioni più moderne, che diano magari un ritmo diverso. Questo film è stato girato in sequenza, seguendo la storia passo per passo, in maniera quasi teatrale. Non è una cosa comune, ma in questo modo ci siamo accorti di scene che non andavano e le abbiamo tolte subito, perché eravamo immersi nello sviluppo della storia come poi voi l’avete vista sullo schermo.”

“Questo fatto di girare in sequenza ha sicuramente aiutato ad entrare nei personaggi, perché noi attori arrivavo sul set quando il nostro personaggio doveva entrare in scena. E a proposito di questo, quando sono arrivato c’erano Luca e Edoardo che avevano appena avuto un attacco di ridarella, e saranno stati mezz’ora a ridere, bloccando così le riprese. Quindi io sono entrato proprio con l’atteggiamento severo di Sergio, perché pensavo veramente ‘ma dove sono capitato?’” commenta Claudio Amendola, e ci racconta di quanto è vicino al suo personaggio, un nostalgico comunista, “Conosco bene il mio personaggio. Conosco il dramma interiore. La sua rabbia repressa, le sue magliette (proprio le mie!). Edorardo mi aveva dato il libro di Bartolomei e quando ho iniziato a capire il personaggio di Sergio mi veniva da ridere perché mi ci rivedevo, rivedevo in lui i miei amici. Quindi è stato importante per me fare questo personaggio e dargli la giusta autoironia. Per me è un personaggio che mi ha fatto piacere interpretare e mi ha fatto capire quanto mi stia bene la barba.”

E gli attori protagonisti, hanno mai avuto un Piano B?

Anna Foglietta: “Io sì, ma ero ben preparata, perchè dopo 5 anni di provini non andati a buon fine, ero un po’ scoraggiata,ma alla fine la chiamata è arrivata. Ma proprio al limite!”
Claudio Amendola: “Io non ho fatto in tempo ad avere un piano B, perché non ho avuto tempo nemmeno di avere un piano A. Tutto quello che mi è successo dai 18 anni in su, che poi a 30 anni ho capito sarebbe stato per sempre, è stato incredibile. Io sono stato tanto tanto fortunato nella mia vita, e in certi momento ho provato a fare altro, ma ho sempre fallito, quindi alla fine ho capito che morirò facendo l’attore. Tardi spero!”
Luca Argentero: “Io sono al piano F! Seguo tutti i miei piani con passione e costanza. Spero di non ricalcare le orme di Amendola e spero che vadano a buon fine! Io ci convivo con i miei piani, ad esempio ho una piccola casa di produzione, una digital factory a Torino, un brand di moda e in tutto questo cerco sempre di dare fiducia ai giovani.”
Carlo Buccirosso: “Io ho un bel piano B, che sto mettendo in atto, ma non posso svelarvi nulla.”
Stefano Fresi: “Ad 11 anni volevo fare atletica leggera, quindi sono già nel mio piano B! Sono in pieno piano B. Però sicuramente penso anche ad uno C!”
Edoardo Leo: “Io oggi realizzo un sogno, quindi non ce la faccio a parlare di piano B. Per me non è normale tutto quello che mi sta accadendo negli ultimi anni, quindi sono contento così come sto adesso.”

Noi due arriva al cinema, ecco l’elenco delle sale in cui vederlo

Dopo Drive My Car, un nuovo, intenso road movie per la Tucker Film: il 5 maggio arriva al cinema Noi due (Here We Are), firmato dall’israeliano Nir Bergman e coprodotto dall’italiana Rosamont. A viaggiare attraverso Israele – in bici, in pullman, in treno – sono un padre e il figlio ventenne. Un giovane uomo, speciale e complicato, che deve fare i conti con un disturbo dello spettro autistico. E con la prima (grande) scelta della propria vita…

Noi due, la trama

Tel Aviv. Oggi. Aharon, ex disegnatore di talento ed ex marito di Tamara, ha rinunciato alla carriera e ai legami per dedicarsi totalmente al figlio Uri. È una dimensione parallela ed esclusiva, quella dentro cui camminano assieme, fatta di complicità e di abitudini incrollabili, di giornate rassicuranti e sempre uguali. Uri, per Ahron, è ancora un bambino, un bambino che ama la pasta a forma di stella, i pesci del suo acquario e “Gloriadi Umberto Tozzi, ma Tamara sa che il tempo ha bussato alla porta: Uri, piccolo adulto, ha bisogno di aprirsi lentamente al mondo. Agli altri. Alla condivisione di nuovi riti e di nuovi spazi. Una prospettiva, la “nuova casa”, che spezza il cuore del padre e terrorizza il figlio. Accettare il trasferimento in un centro specializzato o tentare di fuggire, maldestramente, negli Stati Uniti?

 Selezionato a Cannes e premiatissimo in patria, Noi due affronta il tema dell’autismo con la tenerezza leggera di una commedia on the road e l’intensità poetica di un dramma familiare, mettendo in campo un cast luminoso (a cominciare dai due straordinari protagonisti: Shai Avivi e Noam Imber) e alternando, senza strappi, commozione e sorrisi. Una riflessione a tutto campo sull’amore, sulla libertà e sulle fragilità che abitano dentro ognuno di noi.

Dove vedere Noi Due

  • Ascoli Piceno – Nuovo CineTeatro Piceno
  • Bergamo – Auditorium
  • Bologna – Cinema Teatro Galliera
  • Catania – Multisala King
  • Firenze – Cinema Stensen
  • Genova – Cinema Sivori, Sala Filmclub
  • Gorizia – Kinemax
  • Mantova – Il cinema del carbone
  • Mestre – Cinema Dante
  • Milano – Anteo Palazzo del Cinema
  • Modena – Cinema Astra
  • Napoli – Multicinema Modernissimo
  • Padova – Multiastra
  • Perugia – PostModernissimo
  • Pesaro – Cinema Solaris
  • Pescara – Cineteatro Massimo
  • Pordenone – Cinemazero
  • Rimini – Cinema Settebello
  • Roma – Cinema Giulio Cesare
  • Sesto San Giovanni – Cinema Rondinella
  • Spoleto – Cinema Sala Pegasus
  • Torino – Ambrosio Cinecafè
  • Trieste – Cinema Ariston
  • Udine – Visionario

Noi Credevamo: il film di Mario Martone

Noi Credevamo: il film di Mario Martone

In Noi Credevamo Cilento, Regno delle due Sicilie. In seguito ai falliti moti rivoluzionari del 1828, facilmente e duramente repressi dall’esercito borbonico, tre ragazzi decidono di affiliarsi alla neonata setta clandestina della Giovine Italia fondata dal repubblicano Giuseppe Mazzini (Toni Servillo). Domenico e Angelo figli di nobili e Salvatore figlio del popolo saranno i tre protagonisti da cui si dipanano le vicende narrate in questo film il quale abbraccia un ampio periodo della nostra storia risorgimentale. I tre protagonisti ci accompagnano infatti dal primo e fallimentare tentativo insurrezionale del 1834 in Savoia sino al drammatico episodio dell’Aspromonte nel 1862 quando i fucili del neonato esercito italiano spareranno sulle giubbe rosse garibaldine.

Noi Credevamo, una parabola lunga trent’anni in cui Domenico, Angelo e Salvatore saranno interpreti di una storia fatta di grandi speranze, illusioni, paura, solitudine, esilio e tradimenti.Angelo(Valerio Binasco) rappresenta il mazziniano irriducibile e fanatico, pronto a cedere ad una impulsiva e irrazionale violenza che lo porterà ad uccidere il suo caro amico Salvatore (Luigi Pisani) da lui sospettato di tradimento. L’omicidio lo costringerà ad un’intera vita fuggiasca e solitaria sempre vissuta nel rimorso e nella paura; sarà questo stato disperato che lo spingerà verso l’interpretazione più estrema della teoria mazziniana “del pugnale” arrivando così a progettare insieme a Felice Orsini (Guido Caprino) il folle attentato alla vita di Napoleone III.

Domenico (Luigi Lo Cascio) sarà in prima linea nella breve e illusoria parentesi della Repubblica Romana nel 1849 alla caduta della quale sarà fatto prigioniero dalle truppe borboniche e incarcerato insieme ad altri dissidenti politici. In carcere Domenico avrà modo di conoscere importanti individualità del mondo sovversivo, da Carlo Poerio (Renato Carpentieri) al duca Sigismondo di Castromediano (Andrea Renzi) ma sopratutto avrà occasione di  realizzare come l’ideale repubblicano non sia più ritenuto imprescindibile da coloro che lo avevano precedentemente sostenuto. L’unità d’Italia è ora l’obbiettivo più impellente e monarchici e non vedono nel re di Sardegna, Vittorio Emanuele,  l’unico sovrano in grado di patrocinare la causa unitaria.

Noi credevamo Toni Servillo

Uscito dal carcere Domenico continuerà a frequentare gli ambienti clandestini di stampo repubblicano. Prima di rispondere alla chiamata di Garibaldi in Aspromonte avrà modo di assistere, a Parigi, all’esecuzione capitale inflitta all’amico Angelo in seguito all’attentato all’imperatore di Francia. Nel 1862, ad Unità raggiunta, Domenico si aggregherà ai volontari che il gen. Garibaldi raccolse dalla Sicilia alla Calabria con il preciso intento di dirigersi verso Roma e liberarla dal giogo del papato, facendone così la nuova capitale d’Italia. Il viaggio di Domenico attraverso il meridione “liberato” gli darà modo di constatare come i piemontesi interpretarono quell’annessione come una sorta di conquista e assisterà sgomento alle prime e tragiche vicende del brigantaggio.

La spedizione garibaldina fallirà tragicamente, fermata dai cannoni italiani per ordine dell’imperatore francese; i disertori saranno passati per le armi e lo stesso Garibaldi ferito gravemente. Ormai disilluso e tradito nei suoi originari sentimenti repubblicani, Domenico farà un ultimo viaggio a Torino dove assistendo ad una seduta del parlamento unitario ascolterà con disgusto un discorso filo-monarchico del vecchio mazziniano Francesco Crispi (Luca Zingaretti).

Noi credevamo un ampio ed importante affresco storico

Noi credevamo è un ampio ed importante affresco storico della durata di 2 h e 50 min, in cui Mario Martone cerca con impegno e coraggio di illustrare la complessa quanto contraddittoria storia del Risorgimento italiano. Il punto di vista da cui  lo spettatore può assistere alle vicende narrate è quello più prettamente repubblicano, essendo i tre protagonisti convinti seguaci di Mazzini. E’ un’ ovvia conseguenza che il film sia pervaso, sopratutto nel finale, da una forte venatura critica, da una marcata disillusione verso quello che poteva essere e non è stato.

L’immagine finale di un Crispi, un tempo protagonista della causa mazziniana prima e garibaldina poi, che dal suo scranno di un parlamento desolatamente vuoto improvvisa un retorico quanto appassionato discorso filo-monarchico, è la chiosa che il regista vuole imprimere alla storia accentuando la delusione di coloro che, come Domenico – Lo Cascio, avevano sacrificato la vita per ben altri ideali.

Rimanendo collegati alle polemiche attuali tra i ferventi difensori della storia risorgimentale e i revisionisti dell’ultima ora che invece vedono nel processo unitario l’origine dei mali sia per l’Italia settentrionale che per quella meridionale, Martone mantiene una posizione più neutra e critica anche se, forse, velatamente a difesa dell’ideale unitario e indipendentista.
Il regista si guarda bene da cadere in facili tentazioni di retorica patriottarda, che oggi la critica avversa come un male assoluto, ed imposta il film sulla base di lunghi e ricercati dialoghi i quali ne conferiscono un carattere più spiccatamente teorico. Infatti le più importanti vicende risorgimentali, le battaglie di indipendenza, le Repubbliche temporaneamente instauratesi a Venezia e Roma nel ’49, sono solo raccontate da una voce narrante, fanno come da sfondo ai fatti a cui lo spettatore assiste. La quasi totale mancanza di azione è, a mio avviso, la lacuna principale del film Noi credevamo il quale rinuncia sistematicamente ad avventurarsi in sequenze di movimento. Considerata la durata del lungometraggio questo limite si accentua particolarmente.

Noi credevamo Guid Caprino e Luca Zingaretti

Detto questo è sicuramente da apprezzare la fotografia curata da Renato Berta oltre al soggetto liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Anna Banti e la ricostruzione scenografica che ha riprodotto con efficacia le ambientazioni. Pregevoli le singole interpretazioni degli attori cui spiccano per passione e intensità il Mazzini di Toni Servillo e il repubblicano Domenico – Lo Cascio. Riguardo ad un paio di apparenti sviste come la scalinata in stile moderno che porta alla ghigliottina o alle case in costruzione in cemento armato nel Cilento, sembrano troppo clamorose e grossolane per non nascondere un significato simbolico.

Personalmente credo che si debba in ogni caso ringraziare Mario Martone per aver portato nelle sale dei cinema italiani, non di moltissimi purtroppo, un film di tale spessore trattante il tema del Risorgimento nazionale. In aggiunta se grandi protagonisti di quel preciso periodo storico, come Cavour o come Garibaldi, non vengono interpretati da alcuno ( in verità il Generale si intravederà in controluce e da lontano in una fugace sequenza ) Martone dà un significativo risalto ad altri protagonisti meno noti ma comunque importanti nella storia risorgimentale come la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, paladina dei valori democratici e benefattrice degli esuli rivoluzionari.

In un momento storico come quello attuale dove i 150 anni dell’unità hanno, ad oggi, avuto il solo risultato di creare polemiche, sterili dibattiti e riacceso tristi quanto puerili vagiti secessionisti sia al nord che sopratutto al sud, dove sta proliferando una nuova letteratura “storica” filo-borbonica, questo film è di grande utilità. Infatti se è vero che Noi credevamo spinge a riflettere su una vecchia quanto ormai assodata distinzione tra un Risorgimento dei vincitori ed uno dei vinti, uno ufficiale ed uno popolare come scrisse a suo tempo Carlo Rosselli, questo film di Martone rende onore e merito verso quelle migliaia di uomini e donne, giovani e meno giovani che diedero la vita, la loro vita, per costruire questo paese. Il Risorgimento, ci dice Martone, non fu perfetto ma pieno di contraddizioni, ma non finì con quel 1862, aggiungo io, ma si completerà solo 76 anni dopo con il referendum per la Repubblica. Noi credevamo non è un film retorico o pedissequo verso il Risorgimento italiano ma è un film sul Risorgimento italiano e se anche un solo giovane studente lo andrà a vedere…beh è già un buon inizio.

Noi ce la siamo cavata: recensione del docufilm

Noi ce la siamo cavata: recensione del docufilm

A trent’anni dal grande successo di Io speriamo che me la cavo, diretto da Lina Wertmüller, Noi ce la siamo cavata, di Giuseppe Marco Albano, racconta che ne è stato dei bambini che interpretavano la classe del maestro Sperelli, Paolo Villaggio, veri protagonisti assieme a lui di quel caso cinematografico, targato 1992. Presentato in anteprima fuori concorso al 40 Torino Film Festival, il film arriva dal 5 gennaio al cinema.

La trama di Noi ce la siamo cavata

Il documentario nasce dalla mente del protagonista Adriano Pantaleo, assieme al regista e produttore Giuseppe Marco Albano, che poi hanno sceneggiato Noi ce la siamo cavata con Andrej Longo. È Pantaleo, che nel film di Wertmüller interpretava il piccolo Vincenzino – tra coloro che hanno proseguito nella carriera di attori, come Ciro Esposito, Raffaele – a voler rispondere alla domanda che spesso gli viene rivolta da chi lo ferma per strada: che fine hanno fatto i tuoi “compagni di classe” della terza B di Corzano? Inizia così il suo percorso, nel quale ricontatta gli ex compagni di set – Luigi L’Astorina, Totò, Carmela Pecoraro, Tommasina, Mario Bianco, Nicola, Pier Francesco Borruto, Peppiniello, Maria Esposito, Rosinella, tra gli altri – per capire che strada hanno preso le loro vite, a 30 anni di distanza da quel film.

Domanda loro e si domanda: ce la siamo cavata? Vi sono anche le voci di chi interpretava gli adulti che si muovevano attorno a questo vivacissimo gruppo di bambini. Attori del calibro di Gigio Morra, il custode, Isa Danieli, la preside, Paolo Bonacelli, Ludovico, e ovviamente, il maestro, Paolo Villaggio, che compare in alcune interviste risalenti all’epoca del film. Gli autori inseriscono anche le voci di molti tra coloro che avevano collaborato al progetto Io speriamo che me la cavo. Dallo sceneggiatore Andrej Longo, di cui si è detto, all’assistente alla regia Stefano Antonucci, dal produttore Ciro Ippolito alla responsabile del casting Mariarosaria Caracciolo, al coach di recitazione che preparò i bambini. Non solo un bilancio di esistenze a trent’anni di distanza, dunque, ma soprattutto un omaggio a Io speriamo che me la cavo, alle forze creative che lo resero possibile, prima fra tutte quella della sua vulcanica regista, Lina Wertmüller, cui il film è dedicato.

Un appassionato viaggio a ritroso

Noi ce la siamo cavata è un film sentito, perché racconta qualcosa che ha veramente cambiato le vite di tutti i piccoli protagonisti che vi hanno partecipato. Non solo di chi poi ha fatto della recitazione il suo mestiere. Adriano Pantaleo è il primo a raccontare in modo appassionato la sua storia, a sentirsi baciato dalla fortuna nell’essere stato scelto per interpretare Vincenzino. C’è in tutti i protagonisti ed è evidente, l’emozione autentica nel rivedersi bambini sul set, nel tornare in un attimo indietro nel tempo. Ci si muove sul filo della memoria e anche un po’ della nostalgia. Tuttavia, a Giuseppe Marco Albano – autore di cortometraggi apprezzati in diversi festival e del lungometraggio Una domenica notte, del 2012 – non interessa un ricordo nostalgico e fine a sé stesso. Gli interessa invece il valore di un passato capace di proiettarsi verso il futuro. Alcuni giovani protagonisti fanno anche un po’ di critica a posteriori, specie Pantaleo ed Esposito, che affermano di aver sentito su di sé, con il successo del film, la responsabilità di essere presi ad esempio dagli altri, ed evidenziano come questo li abbia fatti crescere in fretta. Tutti, però, ripeterebbero senza esitazione l’esperienza.

Omaggio a Lina Wertmüller e Paolo Villaggio

Emerge poi il ritratto di Wertmüller come la regista di grande carattere nota al suo pubblico, dal metodo rigoroso e dai modi gentili, ma schietti, che pretendeva molto anche dai piccoli interpreti e vedeva in loro quella “pulizia di cuore” che a suo parere poteva rappresentare il vero valore aggiunto del film. Paolo Villaggio appare invece desideroso di esperienze attoriali diverse, che lo portassero lontano dal personaggio di Fantozzi. Emerge la sua voglia di partecipare a un film dove poter mostrare capacità diverse e diverse sfumature del suo carattere. Noi ce la siamo cavata è senz’altro un omaggio a queste due grandi figure del nostro cinema.

Napoli ieri e oggi

Affiora, infine, il ricordo di una Napoli fuori dallo stereotipo, in cui sembrava esserci ancora una speranza, riposta, nonostante tutto, proprio nei piccoli protagonisti. Una Napoli piena di contraddizioni e criticità, ma viva e vitale, come di fatto la città è, contrapposta a quella Napoli unicamente buia e tetra, spietata e disperata, che oggi emerge spesso dagli schermi. Noi ce la siamo cavata è forse anche un invito a tornare a guardare la città con uno sguardo disincantato, sì, ma non disperato, nonostante tutto ottimista, come quello di Lina Wertmüller, conoscitrice profonda di Napoli e convinta delle sue infinite capacità di rigenerazione. La stessa speranza di rigenerazione e rinnovamento è nutrita dal regista Albano, e la nuova generazione nata da coloro che un tempo furono i piccoli protagonisti di Io speriamo che me la cavo, ne è il simbolo.

Dove e quando vedere Noi ce la siamo cavata

Noi ce la siamo cavata di Giuseppe Marco Albano è prodotto da Mediterraneo Cinematografica e Terra Nera, con il contributo della Regione Campania, in collaborazione con Lo Scrittoio e la Film Commission Campania. È al cinema dal 5 gennaio 2023.

Noi anni luce: la recensione del film di Tiziano Russo

Noi anni luce: la recensione del film di Tiziano Russo

“Abbiamo i risultati delle analisi. Si chiama leucemia mieloide acuta.” – Noi anni luce

Quando si è giovani, la morte non è un pensiero che ci sfiora. Neanche per un attimo. Perché non è qualcosa che ci tocca da vicino, ma è parte della vita dei grandi, anagraficamente più prossimi a quel “punto di non ritorno”. Sono proprio quelli gli anni in cui ci si sente invincibili, in cui si crede di poter attraversare mari e monti instancabilmente, spingendosi oltre il limite. Ma quando la realtà, quella più brutta, si schianta addosso rallentandone il cammino, è un attimo a dover rimettere in prospettiva tutta un’esistenza. Basta un nano secondo, una semplice notizia, e la vita ti chiede di essere quell’adulto che guardavi da lontano e a tratti compativi.

Ed è questo che succede a Elsa in Noi anni luce, esordio alla regia di Tiziano Russo, che dopo essersi fatto strada nel mondo dell’audiovisivo con la serie SKAM Italia, arriva a guidare un teen movie che segue la traccia di quelli d’oltreoceano (non a caso prende spunto dall’australiano Matching Jack di Nadia Tass). Presentato nell’ambito del Giffoni Film Festival, ha come protagonisti due giovani stelle nascenti del cinema italiano, Carolina Sala e Rocco Fasano. La sceneggiatura di Noi anni luce è firmata da Isabella Aguilar e Serena Tateo. Il film sarà disponibile nelle sale dal 27 luglio, distribuito da Notorious Pictures.

Noi anni luce, la trama

Elsa (Carolina Sala) ha tanti sogni nel cassetto, primo fra questi diventare una stella del canottaggio. Ha una vita davanti e il futuro le sorride, fino a quando nel bel mezzo di una gara non ha un mancamento e sviene. Sarà qualcosa di semplice, pensa lei, magari un calo di zuccheri, carenza di qualche vitamina, troppo stress, ma dopo una serie di accertamenti i risultati non sono per niente buoni e rassicuranti: si tratta di leucemia. La vita della giovane ragazza cambia, costretta in una stanza d’ospedale e bisognosa di un trapianto di midollo, le giornate sembrano diventate incolori e insapori. Mentre aspetta un donatore che possa salvare la vita, Elsa incontra nel reparto di ematologia Edo (Rocco Fasano), un altro ragazzo che sta affrontando la sua stessa malattia. Da quella conoscenza, che si protrarrà oltre le mura ospedaliere, la ragazza troverà la forza per intraprendere – insieme a Edo – un viaggio alla ricerca del padre che, a detta della madre, le ha abbandonate sparendo nel nulla. Lui è l’ultima possibilità di Elsa per guarire, ma dovrà mettere a dura prova se stessa, mentre nel frattempo l’aria comincia a profumare di amore.

Noi anni luce Carolina Sala e Rocco Fasano

Un teen drama dai toni romance che non ingrana

L’atmosfera creatasi in Noi anni luce ha il sapore di molte pellicole americane teen che abbracciano il genere drama. Il film sembra infatti seguire lo stesso leitmotiv di storie come Colpa delle stelle, A un metro da te o Cosa mi lasci di te, incentrando la narrazione sulla malattia di due ragazzi che vivono il loro percorso – ospedialiero e di vita – con quel fardello pesante sulle spalle in maniera del tutto diversa. L’intento di mostrare il punto di vista di entrambi è dunque interessante, ma risulta essere un punto poco saldo all’interno del racconto. Il doppio point of view di Edo ed Elsa perde di forza nel corso della progressione degli eventi, ed è come se il film sentisse più l’esigenza di mostrare la storia d’amore fra i due, piuttosto che formulare un discorso più strutturato a livello drammaturgico.

La ricerca disperata del padre da parte di Elsa, accompagnata dalla visione diversa che ha lei sia della sua situazione che della lecuemia stessa rispetto a Edo, era un espediente narrativo efficace per esplorare più nell’intimo le differenti reazioni dei protagonisti riguardo la malattia e il concetto di vita, che sarebbero andati a confluire in un interessante coming of age. Cade però tutto in prescrizione, ogni spinta narrativa che tenta di aprire una parentesi più ampia ed elaborata sull’incombenza della morte e sul modo in cui due adolescenti cercano di aggirarla, è schiacciata troppo dalla componente romance (comunque poco accattivante) che incombe con prepotenza su tutto l’impianto del film, spegnendo quel poco di coinvolgimento da parte dello spettatore.

Un film che gira un po’ a vuoto

E allora se Noi anni Luce dà l’impressione di essere un film a metà è purtroppo a causa di una sceneggiatura traballante, a tratti dormiente e pusillanime, scritta soltanto per far muovere quasi per inerzia i suoi personaggi all’interno di una bolla che sembra essere sempre sull’orlo di scoppiare e farli cadere. Russo ci prova a dare un tono drammatico al film, ma è chiaro che non c’è una visione d’insieme e neppure un pilastro fisso tematico attorno al quale far ruotare il racconto. Edo ed Elsa sono i primi ad avere poca caratterizzazione, e il tutto va peggiorando quando si passa ai loro comprimari, i quali compaiono in alcune scene (come la madre o il padre di lei) senza apportare davvero un cambiamento essenziale ai fini della storia. Tutto si trova ad essere così un pretesto – inutile e spigoloso – per far funzionare una trama romantica che, alla fine, è solo pregna di cliché e frasi comuni, lì dove il finale, ma anche i turning point, sono già telefonati.

Il regista manca perciò di elaborare ciò che ha comunque inserito in Noi anni luce: la storia di una sportiva costretta a fermarsi a causa di un male più grande, il supporto e la condivisione di questo con un coetano di cui poi si innamora, e il rapporto padre-figlia, in cui la tematica dell’abbandono voleva essere forte ma invece risulta debole e scarna. Tutto, in favore di una velocità (anche nella love story, pur essendo preponderante) e di una poca determinazione che, inevitabilmente, annacquano l’opera, non dando modo al suo pubblico di poterla apprezzare come si deve, insabbiandone di conseguenza tutte le buone intenzioni.

Noi 4: recensione del film di Francesco Bruni

Noi 4: recensione del film di Francesco Bruni

Già guardando la grafica della locandina di Noi 4, nuovo film di Francesco Bruni (Scialla!), è facile intuirne l’atmosfera e la tematica principale. Su di una bacheca ricoperta di post it e pagine di calendario, viene messa in primo piano la foto di una famiglia felice, composta da Ettore (Fabrizio Gifuni), il padre, Lara (Ksenia Rappoport), la madre ed i due giovani figli Giacomo (Francesco Bracci Testasecca) e Emma (Lucrezia Guidone).

Questa foto si riferisce però ad un passato in cui la famiglia ha vissuto un momento di perfetta armonia. Bruni dalle prime inquadrature ci getta direttamente all’interno della caotica esistenza di questa ex-famiglia unita e felice. Ettore e Lara, due persone agli antipodi dal punto di vista caratteriale, sono separati e, come spesso accade in queste situazioni, cercano tra mille difficoltà di gestire la responsabilità rappresentata dai due figli.

Noi 4, il film

Uno degli ostacoli principali è la completa inaffidabilità del padre (un Fabrizio Gifuni inedito in un ruolo comico/brillante) che crea non pochi problemi a Lara, la quale deve gestire i suoi impegni di lavoro e l’ansia di sentirsi ogni giorno meno attraente per via del tempo che avanza. Sullo sfondo una Roma afosa, caotica, confusionaria e stressante, la Roma vissuta quotidianamente dai cittadini, non quella sognante di chi è turista. Nonostante questo, però, è una città che può regalare visioni d’incanto inaspettate e dopotutto lo scopo di Noi 4 è proprio mostrare una famiglia (e forse anche una capitale) comune lontana dai suddetti cliche pubblicitari ma anche da una visione tragica che ha caratterizzato molti film italiani negli ultimi anni. Bruni ci riesce, anche se l’unità temporale dell’azione (si svolge tutto in un giorno) non aiuta  la continuità del film e le caratteristiche dei personaggi adulti vengono troppo enfatizzate: Lara è troppo ansiosa e nevrotica, Ettore è troppo un Peter Pan ed Emma, la figlia vent’enne, è troppo contestatrice. L’unico personaggio un po’ più realistico è quello di Giacomo, un ragazzino saggio e introverso alle prese con l’esame di terza media e col doversi dichiarare per la prima volta alla ragazza dei suoi sogni, Xiaolian (Giulia Li Zhu Ye), una ragazzina di origine cinese che frequenta la sua stessa scuola.

Noi 4 è un film nel complesso gradevole, parzialmente riuscito anche nel suo proporsi come commedia. Riesce a strappare qualche sorriso ma regala anche un po’ di amarezza nonostante il messaggio conclusivo di speranza. Un simbolo forte è la statuetta del Lare, per gli antichi romani nume protettore dell’unità familiare, ritrovata durante le escavazioni per la costruzione della metro, che Lara bacia, in una scena molto bella verso la fine del film. Con questa scena, forse, il regista vuole esprimere la speranza che l’armonia perduta possa essere ritrovata nonostante le incomprensioni.

Noi 4 Trailer del nuovo film di Francesco Bruni

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Guarda il trailer ufficiale di Noi 4, il nuovo film di Francesco Bruni con Fabrizio Gifuni, Ksenija Rapport, Lucrezia Guidone e Francesco Bracci, che arriverà in sala il 20 marzo con 01 Distribution.

Il 13 giugno è una giornata qualsiasi, ma anche una giornata diversa da tutte le altre. Oggi Giacomo, il figlio più piccolo di Ettore e Lara, ha gli orali degli esami di terza media. Se fosse un’altra famiglia, questa sarebbe l’occasione per stare tutti insieme a incoraggiare e sostenere il ragazzino. Non è però il caso dei nostri quattro, perché il padre e la madre di Giacomo e la sorella ventenne Emma, insieme non riescono proprio a stare. Perciò questa giornata funziona su di loro come un reagente chimico, che li manda in subbuglio. Si incontrano (e si scontrano) più volte fra loro. Eppure non possono fare a meno di cercarsi…

Noi 4

Noi 4 prima clip del film con Fabrizio Gifuni e Ksenija Rapport

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Vi presentiamo la prima clip di NOI 4, il nuovo film di Francesco Bruni con Fabrizio Gifuni, Ksenija Rapport, Lucrezia Guidone e Francesco Bracci, che arriverà in sala il 20 marzo con 01 Distribution.

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Il 13 giugno è una giornata qualsiasi, ma anche una giornata diversa da tutte le altre. Oggi Giacomo, il figlio più piccolo di Ettore e Lara, ha gli orali degli esami di terza media. Se fosse un’altra famiglia, questa sarebbe l’occasione per stare tutti insieme a incoraggiare e sostenere il ragazzino. Non è però il caso dei nostri quattro, perché il padre e la madre di Giacomo e la sorella ventenne Emma, insieme non riescono proprio a stare. Perciò questa giornata funziona su di loro come un reagente chimico, che li manda in subbuglio. Si incontrano (e si scontrano) più volte fra loro. Eppure non possono fare a meno di cercarsi…

Noi 4

 

 

Noi 4 conferenza stampa del film di Francesco Bruni

Noi 4Il cinema Barberini ha ospitato l’anteprima e la conferenza stampa di Noi 4, il nuovo film di Francesco Bruni meglio conosciuto come il regista di Scialla. In sala, alla fine della proiezione, arrivano per rispondere alle domande dei giornalisti il regista con gli attori protagonisti ed il produttore Beppe Caschetto.

Per Francesco Bruni: viste le tematiche affrontate in Noi 4, ovvero la famiglia ed il rapporto genitori/ figli, potrebbe quest’ultimo essere considerato una sorta di prolungamento di Scialla realizzato con altri mezzi?

FB: “Li considero, effettivamente, due film molto simili poiché entrambi si occupano dello stesso microcosmo, o meglio parlando di una metropoli com’è Roma, macrocosmo. E’ possibile ipotizzare che la scuola frequentata dal piccolo protagonista di Noi4, sia la stessa frequentata dal ragazzo di Scialla. Sono tematiche a me abbastanza care perchè prendono spunto da situazioni che mi riguardano da vicino o che riguardano le persone che conosco. L’idea di questo nuovo film mi è venuta pensando alla mia situazione familiare. Quando giunge il momento in cui i figli ormai grandi iniziano a prendere ognuno la propria strada, c’è come la sensazione che l’armonia che un tempo permeava la famiglia si stia rompendo. E’ in quel momento che senti il tuo ruolo perdere d’importanza e inizi a considerarti vecchio.”

Che criterio ha usato per scegliere gli interpreti di questi quattro personaggi?

FB: “Volevo degli attori che fossero credibili nel ruolo di una vera famiglia. L’idea alla base del racconto è anche quella di presentare un ritratto familiare che si discosti dalla visione troppo edulcorata o eccessivamente tragica che ha caratterizzato molti film con le stesse tematiche di Noi 4. Penso che il mio proposito sia riuscito molto bene soprattutto grazie al fatto che questi attori non schiacciano sotto il peso di una eccessiva notorietà i loro personaggi.

Agli attori: come ognuno di loro ha impostato il lavoro sul proprio personaggo?

Fabrizio Gifuni: Ho iniziato le riprese di Noi 4 dopo una settimana dalla conclusione di quelle de  Il capitale umano, film che ha tra i suoi sceneggiatori anche Francesco. Devo ammettere di essere stato davvero fortunato a poter interpretare due personaggi così differenti usciti dalla stessa penna! E soprattutto sono stato davvero entusiata di aver potuto recitare in una commedia dopo anni di incasellamento nel genere del dramma storico. Il mio personaggio è un cialtrone irresponsabile ma nonostante questo anche lui ha un aspetto positivo, ovvero quello di riuscire ad allegerire una situazione di per se complicata e stressante.”

Noi 4 filmKsenia Rappoport: “Ho conosciuto tante donne Lara sia in Russia che in Italia e devo ammettere che io per prima sono così, a volte divorata dall’ansia di dover rispettare gli impegni lavorativi ma anche di dover occuparmi della famiglia e dei figli. La vera difficoltà del ruolo è stata quella di dover interpretare una donna straniera che vive in Italia da circa 25 anni e che ha introiettato nel suo parlare anche espressioni dialettali romane.”

A Francesco Bruni: secondo lei a cosa è dovuto il fatto che nel cinema italiano sia proposta così di frequente una figura paterna eternamente affetta dalla sindrome di Peter Pan? In un certo senso era così anche il personaggio del padre inconsapevole in Scialla.

FB: “Considero quella dei padri eterni ragazzi un’evento epocale nella nostra società, una sorta di epidemia collettiva che colpisce il genere maschile, soprattutto di nazionalità italiana. Forse in parte ne sono affetto anch’io ma riesco a sublimare il Peter Pan che ho in me scrivendo questo genere di personaggi.”

Francesco Bruni, anche Noi 4 si può considerare un film che esalta la città di Roma?

FB: “Ho voluto raccontare Roma come la vivo io e forse molti altri, ovvero la città in grado di regalarti la grande bellezza ma anche la grande bruttezza, la visione dei meravigliosi monumenti e dei resti archeologici e lo stress,l’ansia, il caos del traffico urbano. Ho deciso di immergere i miei personaggi nella vera realtà urbana! E’ stato un po’ faticoso…ad esempio le persone che vedete nella scena alla stazione Termini, non sono comparse!”

Noelle arriverà in Italia su Disney+ il 27 novembre 2020.

Noelle arriverà in Italia su Disney+ il 27 novembre 2020.

Non è mai troppo presto per entrare nello spirito natalizio, soprattutto se Anna Kendrick si è già portata avanti. Il film di Natale Noelle arriverà in Italia su Disney+ il 27 novembre 2020.

Nella commedia natalizia di Disney+ Noelle, la figlia di Babbo Natale, Noelle Kringle (Anna Kendrick) è piena di spirito natalizio e di gioia per le feste, ma il suo più grande desiderio è realizzare qualcosa di “importante” come il suo amato fratello Nick Kringle (Bill Hader), che quest’anno erediterà il ruolo di Babbo Natale dal padre. Quando Nick è sul punto di sgretolarsi come un pezzo di pan di zenzero a causa del troppo stress, Noelle gli suggerisce di prendere una pausa e di partire… ma non vedendo tornare il fratello, Noelle decide di lasciare il Polo Nord per ritrovarlo e riportarlo indietro in tempo per salvare il Natale. L’improvvisa scomparsa del nuovo Babbo Natale getta il Polo Nord nel caos, tanto che la signora Kringle (Julie Hagerty) è costretta ad intervenire per tenere a freno il temporaneo sostituto hi-tech di Babbo Natale, il cugino Gabe (Billy Eichner). Nel frattempo, Noelle insieme all’elfo Polly (Shirley MacLaine), la tata pungente ma di buon cuore della famiglia, è al sud impegnata nella missione di ricerca e recupero, durante la quale si renderà conto di avere molto in comune con suo padre, cominciando così a capire il vero significato del Natale.

Scritto e diretto da Marc Lawrence, Noelle vede nel cast Anna Kendrick, Bill Hader, Kingsley Ben-Adir, Billy Eichner, Julie Hagerty e Shirley MacLaine. Il film è prodotto da Suzanne Todd con John G. Scotti come produttore esecutivo. Noelle debutterà in Italia il 27 novembre, in streaming solo su Disney+.

Noel Gallagher sarà tra i protagonisti della docuserie CAMDEN

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Noel Gallagher sarà tra i protagonisti della docuserie CAMDEN

Disney+ ha confermato che Noel Gallagher sarà tra i protagonisti della docuserie CAMDEN che debutterà mercoledì 29 maggio in esclusiva su Disney+.

Gallagher si unisce al cast già annunciato, che comprende alcuni dei più grandi artisti della musica mondiale, tra cui Dua Lipa, che è anche produttrice esecutiva della docuserie, Chris Martin dei Coldplay, Little Simz, Yungblud, Questlove, Pete Doherty e Carl Barat dei Libertines, Mark Ronson, Nile Rodgers, Boy George, Suggs dei Madness, Black Eyed Peas, Jazzie B dei Soul II Soul, Chuck D, Eliza Rose, Lauren Laverne e Sister Bliss dei Faithless.

Ambientata nel cuore pulsante della musica londinese, CAMDEN svela le storie inedite di come le vite e le carriere di alcuni degli artisti più iconici del mondo siano state influenzate da questo angolo di Londra. Attraverso filmati d’archivio e interviste verrà esplorata la ricca storia di Camden. Il pubblico potrà ascoltare musicisti di fama mondiale rivivere le loro esperienze a Camden: dai primi concerti al tutto esaurito, tra gli alti e bassi delle serate e di una gioventù trascorsa alla scoperta della musica.

La serie originale è prodotta da Lightbox, la società di produzione fondata dal produttore premio Oscar Simon Chinn e dal produttore premio Emmy Jonathan Chinn, in associazione con Day One Pictures, la società di produzione co-fondata da Nick Shymansky, manager originale di Amy Winehouse, e da Radical22. Asif Kapadia è il Series Director. I registi degli episodi sono Toby Trackman, Yemi Bamiro e Sarah Lambert. Il produttore della serie è Gaby Aung. I produttori esecutivi sono Simon Chinn, Jonathan Chinn e Suzanne Lavery per Lightbox, Nick Shymansky, Jasper Waller-Bridge e Ben Friedman per Day One Pictures e Dua Lipa e Dukagjin Lipa per Radical22.

Nocturne: Cortometraggio di Lars von Trier del 1980

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Non vi è dubbio che il viaggio erotico di Lars von Trier per The Nymphomaniac darà molto da parlare quando uscirà l’anno prossimo, ma fino ad allora, dovremo essere pazienti.

Nocturne, recensione del film con Sydney Sweeney

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Nocturne, recensione del film con Sydney Sweeney

Si intitola Nocturne il quarto e ultimo film della nuova serie tematica di Jason Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.

La storia è quella di una timida studentessa di musica, talentuosa ma ancora acerba, che inizia a superare in bravura e successo la sua gemella nel momento in cui mette le mani su un quaderno di studio una volta appartenuto a un altro studente, da poco deceduto. Nocturne si ambienta nei corridoi pervasi da veloci note di pianoforte della scuola dove studia la giovane protagonista, ma piano piano comincerà ad invadere anche gli anfratti inconsci della sua mente, portandola lentamente alla pazzia.

La recensione di Nocturne

Scritto e diretto da Zu Quirke, anche questo progetto di Welcome to the Blumhouse lavora sugli archetipi del genere horror. Il doppio, la competizione, l’oggetto misterioso, la maledizione, un giovane deceduto, una protagonista timida ma piena di vita e volontà, ogni elemento si posizione al posto giusto, ma soprattutto nell’ambiente gusto. La scuola di musica, che ricorda molto, più per atmosfere che per effettivi paragoni diretti, la scuola di ballo di Suspiria, è l’ambiente perfetto in cui sviluppare il morboso talento di Juliet, che piano piano scala la vetta e supera la sorella gemella, molto simile nei tratti (impressionante la somiglianza tra Sydney Sweeney e Madison Iseman) ma completamente diversa per carattere e temperamento.

Lo spunto orrorifico più importante è rappresentato dalla leggenda esoterica alle spalle del componimento protagonista della storia, Il trillo del diavolo, di Giuseppe Tartini, che entrambe le sorelle decidono di eseguire all’esame di ammissione alla scuola di musica. Solo che Juliet lo eseguirà studiando sugli appunti misteriosi che generano in lei un cambiamento, il perturbante sentimento di rintracciare qualcosa di sconosciuto dentro ad una realtà o in una persona che invece pensiamo di conoscere bene, la trasformazione del familiare in qualcosa di ignoto e che, non sappiamo perché, ci genera inquietudine.

A portare sulle spalle il film è la bravissima Sydney Sweeney, già vista in Euphoria. Qui, la giovane attrice rinuncia all’aspetto glamour e sensuale che l’aveva caratterizzata nella premiata serie HBO e si concentra su un ruolo molto diverso ma interpretato con altrettanta capacità.

Nocturne di Zu Quirke si basa su tutti gli archetipi del genere, dosa bene la tensione, sfrutta con intelligenza le location ed offre intrattenimento di buona qualità. Dal 13 ottobre su Amazon Prime Video.

Welcome to the Blumhouse:

The Lie – recensione

Black Box – recensione

Evil Eye – recensione

Nocturne – recensione

Nocturnal Animals: quattro nuovi character poster

Nocturnal Animals: quattro nuovi character poster

Focus Features ha pubblicato quattro character poster di  drammatico Nocturnal Animals, che segna il ritorno di Tom Ford dietro alla macchina da presa dopo il successo di A Single Man. Eccoli:

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Il progetto, prodotto dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright Tony e Susan e il cast comprende già Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim Basinger.

La storia racconta di una donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua opinione.

Il libro segue poi due storie: la storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.

Fonte: CS

Nocturnal Animals: primo trailer del film di Tom Ford

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Nocturnal Animals: primo trailer del film di Tom Ford

Ecco il primo trailer di Nocturnal Animals, il film diretto da Tom Ford e presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake Gyllenhaal e Amy Adams.

Ecco il trailer:

La versione italiana:

Venezia 73: Nocturnal Animals recensione del film di Tom Ford

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Il progetto, prodotto dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright Tony e Susan e il cast comprende già Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim Basinger.

Nocturnal AnimalsLa storia racconta di una donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua opinione.

Il libro segue poi due storie: la storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.

Nocturnal Animals: nuovo poster con Jake Gyllenhaal e Amy Adams

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Nocturnal Animals: nuovo poster con Jake Gyllenhaal e Amy Adams

È stato pubblicato online il nuovo poster di Nocturnal Animals, il film diretto da Tom Ford e presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake Gyllenhaal e Amy Adams.

Ecco il poster:

nocturnal-animals-poster

Venezia 73: Nocturnal Animals recensione del film di Tom Ford

Il progetto, prodotto dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright Tony e Susan e il cast comprende già Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim Basinger.

Nocturnal AnimalsLa storia racconta di una donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua opinione.

Il libro segue poi due storie: la storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.

Fonte: CS

Nocturnal Animals: Jake Gyllenhaal e Amy Adams nelle prime foto

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Nocturnal Animals: Jake Gyllenhaal e Amy Adams nelle prime foto

È Entertainment Weekly a mostrarci in esclusiva le prime immagini tratte da Nocturnal Animals, il dramma che segnerà il ritorno alla regia di Tom Ford dopo A Single Man. Le foto, che potete vedere nella gallery di seguito, ci mostrano i protagonisti del film, ossia Jake Gyllenhaal e Amy Adams.

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Venezia 73: anche Nocturnal Animals in programma?

Il progetto, prodotto dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright Tony e Susan e il cast comprende già Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim Basinger.

La storia racconta di una donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua opinione.

Il libro segue poi due storie: la storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.NOCTURNAL ANIMALS

Fonte: EW

Nocturnal Animals: Jake Gyllenhaal e Amy Adams in trattative

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Nocturnal Animals: Jake Gyllenhaal e Amy Adams in trattative

Due giorni fa vi avevamo comunicato che George Clooney produrrà il nuovo film di Tom Ford e ora vi possiamo dire che il progetto ha rapidamente attirato l’attenzione di alcuni tra i migliori attori oggigiorno al lavoro: Amy Adams e Jake Gyllenhaal sono in trattative per unirsi al cast di Nocturnal Animals, secondo film di Tom Ford (dopo A Single Man del 2009) tratto dal romanzo Tony e Susan di Austin Wright. Secondo The Hollywood Reporter Joaquin Phoenix e Aaron Taylor-Johnson sono corteggiati per il ruolo da protagonista.

La storia seguirà due narrazioni: la prima vedrà una donna di nome Susan ricevere un manoscritto dal suo ex marito desideroso di una sua opinione. Mentre la seconda vedrà la storia del libro stesso, ovvero quella di un uomo la cui vacanza con la famiglia diventa mortale. Le due narrazioni s’intrecceranno e Susan si ritroverà a riflettere sul suo primo matrimonio e a confrontarsi con verità oscure.

Sareste contenti di vedere Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel prossimo film di Tom Ford? Fatecelo sapere.

Fonte: Collider

Nocturnal Animals: Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel nuovo trailer

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Nocturnal Animals: Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel nuovo trailer

La Focus Features ha pubblicato in rete un nuovo trailer di Nocturnal Animals, il secondo film da regista di Tom Ford presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake Gyllenhaal e Amy Adams.

Ecco il video:

Venezia 73: Nocturnal Animals recensione del film di Tom Ford

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Il progetto, prodotto dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright Tony e Susan e il cast comprende già Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim Basinger.

Nocturnal AnimalsLa storia racconta di una donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua opinione.

Il libro segue poi due storie: la storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.

Fonte: CS

Nocturnal Animals: Aaron Taylor-Johnson e Michael Shannon nel cast

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Aaron Taylor-Johnson e Michael Shannon andranno ad affiancare Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel drammatico Nocturnal Animals, che segna il ritorno di Tom Ford dietro alla macchina da presa dopo il successo di A Single Man. Distribuito dalla Focus Features, Nocturnal Animals è prodotto dallo stesso Tom Ford, che ha inoltre curato l’adattamento per il cinema del romanzo Tony and Susan di Austin Wright del 1993.

Amy Adams interpreta la protagonista, Susan, che vent’anni dopo aver lasciato l’ex marito, riceve da lui le bozze di un romanzo intitolato proprio Nocturnal Animals. L’uomo le chiede un’opinione sul suo lavoro, storia di una vacanza in famiglia destinata a prendere una svolta piuttosto violenta. Il film, dalla struttura evidentemente metanarrativa, seguirà gli sviluppi del fittizio romanzo, di cui è protagonista Jake Gyllenhaal, ma anche della stessa Susan, che dovrà fare i conti con il passato, risvegliato dalla lettura del libro dell’ex marito.

Aaron Taylor-Johnson, visto in Avengers: Age of Ultron, dovrebbe interpretare un misterioso personaggio coinvolto nelle vicende della famiglia di Jake Gyllenhaal, mentre Michael Shannon (che vedremo in Freeheld con Julianne Moore ed Ellen Page e in Midnight Special di Jeff Nichols) sarà un detective impegnato nelle indagini relative ai drammatici risvolti che accadranno.

Fonte: Variety

Nocebo: trailer carico di tensione per il nuovo film con Eva Green

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È stato rilasciato il trailer ufficiale di Nocebo, l’ultimo thriller del regista Lorcan Finnegan e prodotto da RLJE Films/Shudder. Il trailer offre agli spettatori uno sguardo all’atmosfera inquietante del film e alle tensioni che aumenta tra i vari personaggi. Nel film “Una stilista (Eva Green) soffre di una misteriosa malattia che confonde i suoi medici e frustra suo marito (Mark Strong) – finché non arriva l’aiuto sotto forma di una tata filippina (Chai Fonacier) che usa metodi che derivano da tradizioni popolari per guarirla ma questa strada porterà a rivelare una verità orribile ”, si legge nella sinossi del film.

Nocebo è scritto da Garret Shanley e diretto da Lorcan Finnegan. Nel casto protagonisti sono Eva Green, Mark Strong, Chai Fonacier e Billie Gadsdon. Il film uscirà negli USA in  anteprima nelle sale il 4 novembre e sarà disponibile in digitale e tramite video on demand il 22 novembre sempre negli USA. In Italia al momento non ha una data di uscita.

Nobody wants this: recensione della nuova serie Netflix

Nobody wants this: recensione della nuova serie Netflix

Ideata dall’attrice e sceneggiatrice Erin Foster (The O.C., Una  mamma per amica), Nobody wants this è la nuova serie romantica targata Netflix. Formata da una sola stagione di 10 episodi, ognuno da circa trenta minuti, la serie presenta in maniera interessante le tradizioni e la sacralità della religione ebraica, parallelamente a una storia d’amore tutt’altro che convenzionale. Nel cast si ritrovano diverse figure già note nel panorama cinematografico internazionale: i due protagonisti Joanne e Noah sono interpretati rispettivamente dall’americana Kristen Bell (Bad moms) e dall’affascinante Adam Brody (Una donna promettente, The O.C.). L’attrice Justine Lupe (La ragazza più fortunata del mondo, Succession) è nel ruolo di Morgan, sorella di Joanne.

Nobody wants this: un amore proibito

Joanne è una giovane senza filtri, estroversa e con una particolare inclinazione verso situazioni tossiche e inusuali quando si tratta di ragazzi. Non riesce a trovare la persona giusta con cui avere una vera relazione stabile, finché non incontra Noah. Attraente rabbino, lui riuscirà a conquistare il cuore di Joanne, ma l’amore tra i due sembra essere impossibile. Joanne non viene accettata dalla famiglia ebrea di Noah, ed il fantasma delle relazioni passate irrompe continuamente nelle vicende.

Rebecca, ex fidanzata di Noah, cerca, con l’aiuto di tutta la famiglia, di allontanarlo da Joanne per farlo ritornare da lei. Ma fin dove si spingerà Rebecca per riconquistare il suo amato? Noah e Joanne, così diversi eppure così innamorati, riusciranno a trovare il modo di stare insieme?

Nobody Wants This
NETFLIX – © 2024 Netflix, Inc.

Nobody wants this: dentro il giudaismo

L’elemento più rappresentativo della serie è certamente l’ebraismo in tutte le sue sfumature. Dai primi episodi l’idea che Noah sia un rabbino viene presentata in chiave più ironica, quasi paradossale: nella cultura di massa un rabbino sembra essere una persona molto più seriosa e altera di un giovane affascinante come Noah. All’inizio delle vicende viene quindi chiaro il confronto con un’altra serie, disponibile  su Prime, con un intreccio amoroso simile: si tratta di Fleabag. In Fleabag infatti la protagonista si innamora nella seconda stagione di un prete, interpretato da Andrew Scott. Il concept della storia d’amore impossibile con un uomo di religione sembra quindi essere un po’ ripetuto in Nobody wants this.

Andando avanti con gli episodi, la serie si  distanzia molto dalla profondità emotiva di Fleabag: l’amore tra Joanne e Noah non è tanto ostacolato da questioni religiose (i rabbini possono avere relazioni e sposarsi a differenza dei preti cristiani), quanto più dai pregiudizi  delle persone che li circondano. Joanne viene vista solo come una Shiksa, termine hyddish dispregiativo per indicare le donne non-ebree, e non viene accettata dalla famiglia per la sua stessa esuberanza e apertura di mente.

Momenti di comicità

Nobody wants this non è solamente una melensa storia d’amore: presenta in se tanti elementi comici e ironici che alleggeriscono le vicende. Il personaggio che rappresenta maggiormente la verve comica della serie è Sasha, fratello di Noah. Sasha viene continuamente comandato dalla moglie, molto gelosa, che gli impedisce di avere amiche. Un momento molto ironico è la scena in cui Sasha, dopo aver fumato della marjuana, si ritrova visibilmente strafatto a dover aiutare la figlia Miriam, pre-adolescente, a risolvere una questione di cuore.

Altro elemento comico per i fan della sit-com Two Broke girls è il cameo di Ryan Hansen (Candy Andy) come uno degli ex amanti o amici con benefici di Joanne. Si tratta di un breve momento in cui Joanne, in crisi con se stessa, contatta il ragazzo per sentirsi dire se è una brava persona.

NETFLIX – © 2024 Netflix, Inc.

Due mondi a confronto

Nobody wants this crea automaticamente un parallelismo tra due stili di vita differenti. Da un lato, Joanne è una giovane donna indipendente, con poca fede in alcuna religione, autonoma finanziariamente e emotivamente; basa la sia vita sulla distruzione dei taboo, è effettivamente ciò che fa nel suo podcast, parlando di sesso e sessualità. Joanne ha paura di impegnarsi seriamente in una relazione proprio per la paura di perdere se stessa, di divenire emotivamente dipendente dal proprio partner.

Dall’altro lato, Noah è più introverso, ha necessariamente una mentalità un po’ più ristretta rispetto a Joanne; essendo un rabbino, la religione ebraica ha una grande importanza per lui e, dalla sicurezza e trepidazione che trasmette nel parlare delle tradizioni giudaiche, emerge la sua sincera fede.

Due mondi, due persone apparentemente opposte riescono a trovare il modo di stare insieme imparando l’uno dall’altra. Nobody wants this si rivela essere una serie scorrevole e piacevole da vedere, pur marciando sempre sul solito prodotto della storia d’amore impossibile.

Nobody Wants This: la romantica storia vera che ha ispirato la serie con Kristen Bell e Adam Brody

La nuova commedia romantica di Netflix, Nobody Wants This (la nostra recensione), è stata ispirata da una storia d’amore reale. Con il cast di Nobody Wants This guidato da Kristen Bell e Adam Brody, lo show racconta la relazione romantica interculturale tra i due personaggi. Dato che alcuni aspetti di Nobody Wants This sembrano troppo belli per essere veri, il pubblico potrebbe chiedersi se la relazione tra Noah e Joanne abbia una base nella vita reale.

Nobody Wants This ha debuttato con ottime recensioni, con un impressionante punteggio su Rotten Tomatoes del 93%. Lo show include elementi e temi come l’essere in una relazione romantica con qualcuno che ha una visione diversa della vita con cui il pubblico può relazionarsi. Nobody Wants This esplora le difficoltà delle relazioni sentimentali senza essere troppo predicatorio.

Nobody Wants This è stata ispirata dalla storia d’amore reale di Erin Foster

Nobody Wants This è stato ispirato dalla storia d’amore reale della creatrice dello show, Erin Foster, e di suo marito, Simon Tikhman. La Foster, che ha avuto l’idea di Nobody Wants This mentre si stava convertendo all’ebraismo, voleva che lo show fosse una lettera d’amore al suo matrimonio. Noah di Nobody Wants This è in realtà basato sul marito della Foster. Parlando al suo podcast The World’s First Podcast, la Foster ha detto che voleva che il protagonista maschile della serie fosse “emotivamente disponibile, cavalleresco, all’antica… ma anche molto divertente e sicuro di sé”. L’educazione di Noah nella serie rispecchia anche la vita di Tikhman, che è figlio di immigrati ebrei-russi (via People).

Sebbene ci siano diversi aspetti della vita della Foster che si sono riversati nella serie, ci sono alcune differenze tra la relazione tra Noah e Joanne e quella tra Foster e Tikhman. Innanzitutto, Foster e Tikhman non hanno subito le pressioni della famiglia e degli amici come invece è accaduto a Noah e Joanne nella serie. Inoltre, nella vita reale Tikhman è un dirigente musicale, non un rabbino. Prima di sposare Tikhman, Foster si è convertita all’ebraismo, cosa che Joanne ha dovuto affrontare alla fine di Nobody Wants This (via Huffington Post).

Ciò che Nobody Wants This ha copiato dalla relazione tra Foster e Tikhman

Ci sono alcune cose che Nobody Wants This ha preso direttamente dalla vita reale della Foster. Nel sesto episodio della serie in 10 parti, intitolato “The Ick”, Noah incontra finalmente i genitori di Joanne. Deciso a far colpo su di loro, si presenta in tenuta da ginnastica con un mazzo di girasoli giganti. Il tentativo di Noah di impressionare i genitori di Joanne le provoca “lo schifo”, un termine coniato da lei e dalla sorella per indicare quando qualcosa che fa un partner romantico le fa perdere interesse.

Qualcosa di simile è successo a Foster e Tikhman quando lui ha incontrato i genitori di lei. Lui si presentò stringendo dei girasoli giganti, cosa che fece ripensare la Foster alla loro relazione. In un’intervista al New York Magazine, la Foster ha ricordato l’evento dicendo: “I fiori erano così lunghi e continuavano a cadere. Seduta lì, ho pensato: “Beh, se qualcuno si preoccupa così tanto, allora sembra una debolezza”” (via Vulture). Visto che la serie si è conclusa con il destino di Noah e Joanne in bilico, sarà interessante vedere cos’altro Nobody Wants This utilizzerà nella seconda stagione dalla storia d’amore reale della Foster.

Nobody Wants This, la spiegazione del finale: Noah e Joanne resteranno insieme?

Il finale di Nobody Wants This di Netflix dipinge l’immagine di una coppia che continua a lottare l’una per l’altra nonostante le difficoltà, portando avanti il messaggio centrale dello show sull’amore. La serie inizia con Joanne che decide di prendere decisioni più intelligenti nella sua vita sentimentale e Noah che rompe con la sua fidanzata di lunga data, Rebecca. Noah e Joanne si incontrano a una festa e si rendono subito conto che la loro religione renderà complicata la loro relazione. Nonostante le loro diverse esperienze di vita, le loro famiglie e le loro religioni, decidono di dare una vera possibilità alla loro relazione.

Anche se Noah (Adam Brody) e Joanne (Kristen Bell) sono felici insieme, entrambe le loro famiglie sono contrariate da questa unione. La famiglia di Noah ama la sua ex fidanzata Rebecca e lo spinge a tornare con lei. La sorella e la madre di Joanne pensano che siano una coppia male assortita e dicono che Joanne non è una persona abbastanza buona per lui. Mentre la relazione della coppia si rafforza, i due devono iniziare a pensare al loro futuro, compresa la possibilità che Joanne si converta al giudaismo. Tra il forte cast di Nobody Wants This e la prospettiva degli amanti incrociati, lo show di Netflix costruisce una storia d’amore che scalda il cuore e che potrebbe continuare nella seconda stagione.

Noah e Joanne resteranno insieme alla fine di Nobody Wants This Stagione 1?

Nobody Wants This Stagione 1
NETFLIX – © 2024 Netflix, Inc.

L’episodio finale della prima stagione di Nobody Wants This è una montagna russa selvaggia che spinge ripetutamente Noah e Joanne ad unirsi e separarsi. Dopo le insicurezze dell’episodio precedente, Joanne decide di fingere una malattia per evitare il bat mitzvah. Cambia idea quando scopre le bugie di Rebecca. Quando arriva alla festa, annuncia a Noah che si convertirà. Dopo una difficile conversazione con Rachel, Joanne decide di non convertirsi e rompe con Noah. Tuttavia, Noah la cerca proprio alla fine e si baciano.

La narrazione a incastro dell’ultimo episodio di Nobody Wants This, stagione 1, episodio 10, “Bat Mitzvah Crashers”, sottolinea l’impatto delle pressioni della società sulla coppia interconfessionale e accenna alle difficoltà che potrebbero avere in futuro. Inoltre, mostra la profondità dei sentimenti di Noah e Joanne l’uno per l’altra. L’amore di Joanne per Noah si estende al suo lavoro, alla sua famiglia e alla sua cultura. È disposta a sacrificare la sua relazione per rendere la vita di Noah più felice e più facile. D’altra parte, Noah è disposto a spingere affinché la sua comunità accetti e rispetti Joanne così com’è.

Spiegazione della decisione di Joanne di convertirsi

Nobody Wants This
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Nel finale della prima stagione di Nobody Wants This, Joanne annuncia a Noah che si convertirà all’ebraismo per lui. La decisione è stata presa in fretta e furia, senza alcun tipo di riflessione, se non il desiderio di tenere Noah. Quando lo dice a Noah, lui le chiede se lo sta facendo anche per se stessa, domanda che lei ignora. Joanne sembra credere onestamente che sia semplice rivendicare un’etichetta, senza capire tutto ciò che comporta. Sembra moderatamente confusa quando Noah inizia a elencare le cose che imparerà durante il processo.

Tuttavia, in una svolta inaspettata, è necessaria una conversazione con Rebecca per rendersi conto del problema della sua decisione. Se si converte e sposa Noah, sarà considerata una rappresentante del tempio e un modello per le congregazioni. La sua decisione di convertirsi non avrebbe un impatto solo su se stessa, visto il potenziale lavoro di Noah come rabbino capo. Alla fine, Joanne decide che non può convertirsi perché sarebbe solo per Noah invece di qualcosa che vuole per se stessa, creando una barriera per la relazione tra i due in futuro.

Perché Joanne pensa che Morgan stia mentendo

Verso la fine della commedia romantica di Netflix, Morgan incontra Rebecca in un bar, pensando che l’ex di Noah non sappia chi sia. Per mettere in difficoltà Joanne e Noah, Rebecca racconta a Morgan numerose bugie, che Morgan trasmette a Joanne. Piuttosto che pensare che l’ex di Noah possa aver mentito, Joanne ipotizza che Morgan abbia inventato delle bugie per mettere zizzania tra Joanne e Noah. Ciò evidenzia problemi più profondi tra le sorelle e i conduttori del co-podcast che non erano stati affrontati in precedenza.

Joanne considera la sorella inaffidabile e non sembra mai apprezzare il duro lavoro svolto da Morgan. Inoltre, non considera i suoi contributi al podcast, un’estensione del problema di fondo. D’altro canto, Morgan sembra avercela con Joanne perché antepone altre priorità al loro lavoro e prende decisioni che hanno un impatto negativo su entrambe. Le sorelle cercano l’approvazione reciproca in modi diversi. Joanne vuole il sostegno di Morgan nella sua relazione, per cui si sente ferita quando pensa che Morgan abbia mentito. Al contrario, Morgan vuole l’elogio di Joanne per la sua affidabilità e premura, quindi è profondamente ferita quando Joanne dubita di lei.

Sebbene Joanne si scusi con Morgan per le accuse di menzogna, i due non riescono a gestire appieno la situazione di fondo. A meno che non riflettano internamente e non crescano dall’incidente, è probabile che il conflitto tra Joanne e Morgan si ripresenti nelle prossime stagioni di Nobody Wants This.

Come cambia il rapporto tra Joanne ed Esther nel tempo

Nobody Wants This
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Come si vede nel trailer di Nobody Wants This, Esther – la cognata di Noah – e Joanne non iniziano bene. Esther può sembrare a volte prepotente e cattiva, ma in realtà questo è diretto solo a Joanne – a causa della sua lealtà verso Rebecca – e a Morgan – perché la sorella è vista come un’estensione di Joanne. È affettuosa, più morbida e più premurosa nei confronti dei suoi amici e della sua famiglia. Il rapporto familiare di Esther con Rebecca le impedisce di aprirsi con la nuova ragazza di Noah. Alcuni momenti contribuiscono a creare un rapporto più positivo tra Joanne ed Esther.

Esther abbassa la guardia durante un gioco alcolico con le sue amiche, Joanne e Morgan. Alla fine del gioco, sembra essersi ammorbidita un po’. Il senso di colpa appare sul suo volto quando sale in macchina con Rebecca, a quel punto parla negativamente di Joanne per far sentire meglio la sua migliore amica. Esther vede ancora una volta il lato positivo di Joanne quando l’outsider convince Miriam che il tema del bat mitzvah potrebbe essere interessante. Le due sembrano rendersi conto che non devono essere nemiche, piantando semi emotivi che potrebbero crescere in un’amicizia.

Poi, alla cena di famiglia di Noah, Esther inizia a simpatizzare con Joanne quando Bina tratta quest’ultima come la “bambina cattiva” al posto suo. Questo momento mostra come la pressione di essere perfetta influisca su Esther. Purtroppo, tutto ciò che di buono c’era nel loro rapporto viene spazzato via in un momento alla fine di Nobody Wants This a causa delle azioni di Sasha. Ha agito alle spalle di Esther e ha rivelato le bugie di Rachel a Morgan e Joanne. Invece di indirizzare la sua rabbia verso di lui, Esther la proietta sulle sorelle.

Nobody Wants This è basato su una storia vera?

Nel descrivere Nobody Wants This, la creatrice, Erin Foster, lo definisce semi-autobiografico (via Tudum) piuttosto che una romanzatura della sua storia vera. La Foster è una donna bionda di Los Angeles che conduce un podcast con la sorella Sara. Alla fine ha avuto una relazione con un uomo ebreo di nome Simon Tikhman, sperimentando uno shock culturale quando si è confrontata con la comunità di lui. Prima del loro matrimonio del 2019, Erin Foster si è convertita all’ebraismo. Per spiegare il legame di Nobody Wants Thiscon la sua vita, Erin Foster ha dichiarato:

“Questo show si basa sull’unica buona decisione che abbia mai preso: innamorarmi di un bravo ragazzo ebreo. Ma ho capito che essere felici è molto più difficile che essere infelici – non c’è nulla di cui lamentarsi. Quindi, ho creato questo spettacolo basato su tutti i modi in cui trovare la persona giusta può essere così difficile”.

In definitiva, la storia di Nobody Wants This non è identica alle esperienze della stessa Foster. Per esempio, Tikhman non era un rabbino del suo tempio. Tuttavia, lo spettacolo arriva comunque alla verità emotiva del viaggio di Erin Foster.

Il vero significato del finale di Nobody Wants This

Alla fine della prima stagione di Nobody Wants This, Joanne e Noah decidono di impegnarsi nella loro relazione nonostante il fatto che potrebbe avere un impatto negativo sulla carriera di Noah. Questa è stata la forma di sacrificio di lui che ha bilanciato la volontà di lei di convertirsi per lui. In definitiva, la loro decisione di continuare la loro storia d’amore trasmette il chiaro messaggio che a volte i partner devono fare sacrifici e compromessi se vogliono continuare la loro relazione. Inoltre, ricorda al pubblico che la felicità non è necessariamente la scelta più facile, ma può essere la decisione più appagante nel lungo periodo.

Il finale di Nobody Wants This anticipa la seconda stagione

La prima stagione di Nobody Wants This prevede possibili cambiamenti di carriera sia per Joanne che per Noah. Il podcast di Joanne e Morgan potrebbe essere acquisito da Spotify, mentre Noah è in lizza per il posto di rabbino capo del suo tempio. La loro relazione rappresenta un ostacolo in entrambe le situazioni. Joanne sta sviluppando dei limiti su ciò che condivide nel podcast, a cui i suoi ascoltatori rispondono negativamente. Anche alcuni membri del tempio reagiscono negativamente al fatto che Noah esca con Joanne perché lei non è ebrea, il che potrebbe danneggiare le sue possibilità di ottenere la promozione. La seconda stagione dovrà approfondire la loro relazione e le loro carriere.

Inoltre, alla fine di Nobody Wants This, Bina ed Esther hanno deciso di farli lasciare, cosa che continuerà senza dubbio anche nella seconda stagione. Tra Esther e Sasha si sta preparando una lotta all’ultimo sangue. Un episodio della prima stagione lascia intendere che Miriam potrebbe avere una storia d’amore con un ragazzo di nome Caleb. Questi sono solo alcuni esempi di questioni che potrebbero essere esplorate in una possibile seconda stagione di Nobody Wants This.

Nobody Wants This rinnovato per una seconda stagione da Netflix

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Nobody Wants This rinnovato per una seconda stagione da Netflix

Netflix ha rinnovato la commedia romantica Nobody Wants This (qui la recensione), con protagonisti Kristen Bell e Adam Brody, per una seconda stagione. Il rinnovo, però, avviene con un cambio di showrunner, con l’ideatrice Erin Foster che rimarrà però voce creativa della serie. Al suo posto, gli ex allievi di Girls, Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan, sono saliti a bordo come produttori esecutivi e showrunner per la seconda stagione, guidando una writers room aperta da un paio di settimane. A loro si aggiungono Nora Silver, presidente della Jenni Konner Productions, che sarà produttrice esecutiva insieme al duo.

Gli accordi con Konner, Kaplan e Silver – come riportati da Deadline – sono stati stipulati prima dell’uscita della commedia il 26 settembre, uno dei lanci più forti di sempre per una serie comica originale Netflix. Debuttando al n. 2 nel weekend di apertura, Nobody Wants This è salita al n. 1 nella sua prima settimana completa, ottenendo ben 26,2 milioni di visualizzazioni nei suoi primi 11 giorni di uscita e cogliendo lo zeitgeist e innescando una conversazione.

Aver ideato Nobody Wants This sarà per sempre un punto di forza della mia carriera”, ha dichiarato la Foster, che per la serie ha tratto ispirazione dalla sua esperienza personale. “L’incredibile cast, la troupe, i produttori e i dirigenti hanno fatto sì che questo show diventasse quello che è oggi, e sperimentare le reazioni degli spettatori a questa serie ora che è uscita nel mondo è stato più di quanto potessi sognare. Sono così fortunata a poter continuare questa storia e a farlo al fianco di Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan, di cui sono una grande fan dai tempi di Girls… Giustizia per le relazioni sane che sono anche le più romantiche!”

È un sogno lavorare a Nobody Wants This”, ha dichiarato invece Konner. “Erin è la rara creatrice con una voce cristallina e uno spirito genuinamente collaborativo. Sono una vera fan dello show di Erin e mi sento anche molto fortunata a tornare in una stanza con due dei miei preferiti, Bruce Kaplan e [la scrittrice] Sarah Heyward di Girls”. Kaplan ha aggiunto: “Sono entusiasta oltre ogni dire di far parte della seconda stagione di Nobody Wants This, creata dalla divertentissima Erin Foster. È uno show così unico e bello e mi sto già divertendo moltissimo a lavorarci”.

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Nobody Wants This con Kristen Bell debutta con un punteggio quasi perfetto su Rotten Tomatoes

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Nobody Wants This, la nuova commedia romantica di Netflix con Kristen Bell e Adam Brody, ha ottenuto un ottimo risultato su Rotten Tomatoes. Creata da Erin Foster, basandosi in parte sulle proprie esperienze di innamoramento del marito, la serie di 10 episodi è incentrata sull’improbabile storia d’amore che si forma tra la podcaster agnostica e di successo Joanne (Bell) e il rabbino anticonformista Noah (Brody) dopo il loro incontro a una cena. La Bell è anche produttrice esecutiva della commedia romantica, che ha debuttato di recente su Netflix.

Nobody Wants This ha debuttato con numeri impressionanti su Rotten Tomatoes, ottenendo un punteggio quasi perfetto, pari a 7/10 e una valutazione complessiva del 95%. La commedia romantica ha solo una recensione negativa su 19 al momento in cui scriviamo. Anche l’indice di gradimento del pubblico è alto, attualmente pari all’84%, anche se entrambi i dati sono soggetti a variazioni.

Cosa dicono le recensioni di Nobody Wants This

La nuova serie è stata esplicitamente proposta come un appuntamento imperdibile per coloro che sono cresciuti guardando gli attori principali come icone del teen drama. Nella sua recensione per TVLine, Dave Nemetz allarga l’appello a tutti coloro che amano il genere: “È una gioia vedere Bell e Brody rimbalzare l’uno sull’altro in questo modo, ognuno al top del proprio gioco. Ed è un’iniezione di fiducia per le commedie romantiche in generale”. Un plauso va anche al cast di supporto di Nobody Wants This , che comprende, tra gli altri, Justine Lupe, Timothy Simons e Sherry Cola.

Diverse recensioni avvertono che la serie ha problemi di ritmo e che le premesse sono troppo scarne per dieci episodi. Scrivendo per Variety, Alison Herman allude ad alcuni dei tratti più negativi della serie: “Molte persone vorranno guardare Nobody Wants This. Dubito solo che ne avranno un ricordo duraturo”. Tuttavia, la maggior parte delle valutazioni concorda sul fatto che si tratta di un’esperienza piacevole, rafforzata dagli attori principali.

Nobody Wants This 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Nobody Wants This 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

La nuova serie di commedie romantiche di Netflix Nobody Wants This (la nostra recensione) si sta già rivelando un successo, ma ci sarà una seconda stagione? Creata per il piccolo schermo da Erin Foster (basandosi vagamente sulla sua esperienza personale), la serie segue l’agnostica podcaster Joanne (Kristen Bell) che si innamora di un rabbino non ortodosso, Noah (Adam Brody), e la loro relazione anticonvenzionale fa arrabbiare non poche persone lungo il percorso. Esplorando alcuni argomenti tabù che spesso vengono lasciati fuori dalla maggior parte delle commedie romantiche (in particolare le differenze religiose), la serie stravolge il genere con molto umorismo e cuore.

Con una premessa così divertente e aperta, Nobody Wants This aveva un potenziale immediato per la seconda stagione, e sono già iniziate le speculazioni su dove Joanne e Noah saranno diretti. Inoltre, la serie si è dimostrata un grande successo di critica e il finale di Nobody Wants This – stagione 1 è stato tutt’altro che conclusivo. Questo pone le basi per una narrazione continua che potrebbe proseguire non solo in un’altra stagione, ma in un arco di più stagioni se Netflix decidesse di rinnovare. Tuttavia, allo stato attuale, la seconda stagione di Nobody Wants This non ha ancora ricevuto il via libera.

Le ultime notizie su Nobody Wants This 2

Mentre dietro le quinte di Netflix si sta valutando la possibilità di un secondo episodio, l’ultima notizia vede la creatrice della serie Erin Foster parlare della seconda stagione di Nobody Wants This. La Foster ha basato lo show sulla sua esperienza personale e questo rende lo sviluppo del progetto ancora più personale, visto che potrebbe andare avanti con altri episodi. La Foster ha fatto intendere che ci sarà un cambio di ritmo se la serie verrà rinnovata, rivelando che si sta già lavorando per sviluppare altri episodi se Netflix vorrà rinnovare Nobody Wants This. Tuttavia, la commedia romantica è ancora nel limbo fino a quando lo streamer non prenderà una decisione.
Leggete qui la dichiarazione completa della Foster:

Stiamo ricevendo una risposta molto positiva. E quindi credo che si sia iniziato a parlare di una potenziale seconda stagione. La storia della Stagione 1 si svolge molto lentamente. Quindi penso che se ci sarà una seconda stagione vorrei riprendere il discorso da dove l’abbiamo lasciato e continuare a farlo con calma, perché non voglio che ci spingiamo troppo avanti. Voglio dire, voglio che il mio show vada in onda il più a lungo possibile!

La seconda stagione di Nobody Wants This non è confermata

Nonostante la prima stagione di Nobody Wants This stia ottenendo ottimi voti dalla critica nei primi giorni dopo il suo debutto, non si è ancora parlato di una seconda stagione. Netflix raramente prende decisioni affrettate quando si tratta di rinnovare i propri show, e anche un successo sicuro come Nobody Wants This non è una garanzia. Tuttavia, il fatto che la creatrice Erin Foster sia entusiasta della seconda stagione e che la commedia romantica sia stata ben accolta, fa sì che la seconda stagione sembri meno improbabile.

In ultima analisi, la decisione si baserà sui numeri degli spettatori, che saranno chiari solo dopo che lo show sarà rimasto sulla piattaforma per un po’ di tempo. Sebbene la popolarità immediata sia positiva, gli spettacoli in streaming di solito acquistano slancio man mano che procedono e possono costruire un pubblico enorme nelle settimane o addirittura nei mesi successivi al lancio. D’altra parte, Nobody Wants This è il tipo di show che potrebbe rompere gli schemi e ottenere un rapido rinnovo.

Nobody Wants This
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Dettagli sul cast di Nobody Wants This 2

Il cast di Nobody Wants This è stato forse il suo punto di forza, e la chimica tra le star Kristen Bell e Adam Brody ha tutte le caratteristiche di una classica coppia di potere da commedia romantica. Per questo motivo, Kristen Bell dovrà tornare a interpretare la volitiva agnostica Joanne, mentre Adam Brody dovrebbe tornare a vestire i panni del rabbino eterodosso Noah. Oltre al duo principale, l’ensemble di Nobody Wants This è altrettanto importante, compresa la sorella di Joanne, Morgan (Justine Lupe), e Jackie Tohn nel ruolo di Esther, la sorella protettiva di Noah.

Dettagli sulla trama di Nobody Wants This 2

La conclusione della prima stagione ha lasciato la coppia su un terreno a dir poco incerto e ci sono ancora molte domande in sospeso che dovranno essere affrontate nella seconda stagione di Nobody Wants This . In primo luogo, la decisione di Joanne di non convertirsi all’ebraismo sarà sempre un punto dolente fino a quando non saranno cambiati molti cuori, anche se alla fine potrebbe fare il cambio per le giuste ragioni. Tuttavia, ci sono forze all’opera per allontanare la coppia e le bugie di entrambe le famiglie sono destinate a venire a galla. Il modo in cui la coppia supererà queste tempeste sarà la vera carne al fuoco della seconda stagione di Nobody Wants This .

Nobody Wants This – stagione 2 aggiunge due guest star, una da Gossip Girl

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Nobody Wants This ha due guest star di spicco per la seconda stagione. La serie romantica con Kristen Bell e Adam Brody è diventata rapidamente un grande successo di streaming per Netflix. Bell interpreta Joanne, una podcaster di sesso e appuntamenti che inizia a frequentare un rabbino, Noah Roklov (Brody). Nobody Wants This – stagione 2 vedrà Joanne e Noah continuare a sviluppare la loro relazione e farla funzionare nonostante l’opposizione di alcuni dei loro amici e familiari.

Secondo Variety, Leighton Meester e Miles Fowler si uniranno allo show come guest star nella seconda stagione. La Meester, che è sposata con Brody, interpreta Abby, “la nemesi di Joanne alle medie che ora è una mamma influencer su Instagram”. Il personaggio di Fowler è Lenny, “il compagno di squadra di Matzah Ballers di Noah (Brody) che viene sistemato con Morgan (Justine Lupe)”. Meester è nota per aver interpretato Blair Waldorf in Gossip Girl della CW, mentre Miles Fowler ha recentemente interpretato Jaylen in Man on the Inside di Netflix.

Cosa significa per Nobody Wants This

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Abby e Lenny possono inserirsi bene nella storia in corso

Il coinvolgimento della Meester aggiunge una nuova dimensione alla serie, dato che Brody probabilmente condividerà le scene con sua moglie. Sarà intrigante vedere come la loro dinamica sullo schermo contrasta con quella nella vita reale, soprattutto perché i loro personaggi non avranno una relazione sentimentale. La rivalità tra il personaggio della Meester, Abby, e Joanne sarà divertente e comica da guardare. Il loro conflitto, che risale ai tempi delle medie, probabilmente costringerà Joanne a confrontarsi con alcune insicurezze di lunga data che ora dovrà affrontare.

Per quanto riguarda il personaggio di Fowler, Lenny, può aiutare a rispondere a una delle domande più importanti di Nobody Wants This – stagione 2, ovvero cosa succederà tra Morgan e il fratello di Noah, Sasha (Timothy Simons). Il fatto che Morgan esca con Lenny indica che non avrà una relazione romantica con Sasha, nonostante sia interessata a lui. Noah potrebbe cercare di anticipare questa catastrofe facendo incontrare Lenny e Morgan, poiché non vuole che lei o Sasha mettano a rischio la sua relazione con Joanne.

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