Guarda la nuova clip di
Noi e la Giulia, il nuovo film di
Edoardo Leo con Luca Argentero, Edoardo Leo,
Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi e con Carlo
Buccirosso, che arriverà in sala il 19 febbraio 2015 con Warner
Bros. Pictures.
Trama: Diego (Luca
Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre
quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie
vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’impresa
di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio
Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa
(Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di
testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo
Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla
guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a
ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando
vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una
resistenza disperata …quella che tutti noi vorremmo fare… se ne
avessimo il coraggio.
Guarda due clip di Noi
e la Giulia, il nuovo film di Edoardo
Leo con Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio
Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi e con
Carlo Buccirosso, che arriverà in sala il 19
febbraio 2015 con Warner Bros. Pictures.
Trama: Diego (Luca
Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre
quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie
vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’impresa
di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio
Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa
(Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di
testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo
Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla
guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a
ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando
vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una
resistenza disperata …quella che tutti noi vorremmo fare… se ne
avessimo il coraggio.
Presentato oggi a Roma, Noi
e la Giulia, scritto,diretto e interpretato da
Edoardo Leo con Luca Argentero, Claudio
Amendola, Claudio Buccirosso, Stefano Fresi e Anna
Foglietta. La commedia dai toni tragicomici,
che narra le vicende di un gruppo di persone che si
scontra con la richiesta pressante del pizzo durante l’apertura di
un’attività, verrà distribuita in 380 copie in tutta Italia dal 19
febbraio 2015.
Noi e la Giulia
viene introdotto da Edoardo Leo, che si è
ritrovato in un triplice ruolo per l’occasione, sceneggiatore,
regista e interprete: “Il film gira intorno a due macro-temi:
il primo è un esortazione a provare a cambiare la tua vita, provare
a realizzare il proprio piano B, che non è mai troppo tardi. Poi
ovviamente c’è il tema della camorra, del pizzo, e in Italia
abbiamo degli autori bravissimi che hanno già affrontato questo
tema … Ma io faccio il commediante, e quindi l’ho affrontato a mio
modo: ho preso il bellissimo libro di Fabio Bartolomei e ne ho
creato un cinema fatto di attori, di persone, di personaggi che
anche nella loro natura di essere falliti facevano molto
ridere.”
Ci sono differenze
generazionali nei tipi di fallimenti?
“Sicuramente la questione
generazionale esiste: c’è una scena nel film nel film dove i
protagonisti raccontano i proprio fallimenti e quella scena è
esplicativa… perché vedi le sofferenze diverse nelle varie
generazioni.” commenta Claudio Amendola,
“Il fallimento è sicuramente la chiave di lettura di questo
film.” “C’è però da dire che tutti e tre i falliti, partono da un
fallimento lavorativo, e questo secondo me è il vero problema
comune di questa generazione. Se a me chiedono se sono felice, io
rispondo di si perché fortunatamente ho un lavoro che mi piace.
Mentre questi protagonisti falliscono come uomini perché falliscono
nel lavoro.” conclude Luca Argentero.
Edoardo Leo
continua a raccontare il lavoro dietro al film, “Io ho studiato
tantissimo la confezione del film, e l’ho fatto sia con la
produzione – per cui ringrazio molto Fulvio e Federica Lucisano-
che ha creduto tanto in questo progetto insieme alla Warner Bros,
ma anche con gli attori. Ho lavorato con loro nella
creazione dei personaggi… ad esempio gli ho stravolto i look e loro
hanno preso molto bene questo cambiamento! C’è chi si è fatto fare
la pelata, chi si è fatto crescere la barba, chi ha preso un
accento – Luca Agentero in realtà non molto volentieri, infatti mi
ha scritto una bellissima mail di 3 pagine in cui spiegava perché
non voleva che il suo personaggio avesse l’accento piemontese! Per
questo voglio sapere il cast sempre con grande anticipo, perché
voglio lavorare ad un personaggio insieme all’attore. Ad esempio
volevo tanto lavorare con Anna, ma lei sarebbe stata incinta di 7
mesi per il momento delle riprese, e quindi ho deciso di riscrivere
la sua parte e inserire questa gravidanza: abbiamo corso dei
rischi, ma questo ha aggiunto tanto alla sceneggiatura. Abbiamo
deciso tutti insieme di forzare un po’ questa commedia, ma sono
contento di dire che , tutti insieme,ci siamo riusciti.”
Si può dire che Noi e La
Giulia sia un’altro tipo di risposta al problema che si poneva
Sydney Sibilia in Smetto Quando Voglio, quindi la difficoltà
nel trovare il lavoro, e reinventarsi? “Non penso che il cinema debba essere didattico e dare un
messaggio. Non avevo nessun messaggio da lasciare ai posteri con
questa commedia. Sicuramente ci tengo a fare dei film non sradicati
dal momento storico, ma io voglio raccontare una bella storia e
voglio divertire ed emozionare. Se ci riesco, allora ho fatto il
mio lavoro. Tocca poi allo spettatore trarre le proprie
conclusioni.”
Che tipo di riferimenti ha
avuto durante la stesura e le riprese di Noi e la
Giulia? “Questa per me è la terza regia e per me è stato come un
crocevia: o cercavo di fare un film che significasse davvero
qualcosa o dovevo parlarne con Federica Lucisano e mettere in
dubbio il mio futuro da regista. Sicuramente in questo film c’è
stata l’influenza di Ettore Scola, ma anche esempi
moderni come American Hustle: mi faceva molto
ridere come avessero ridicolizzato sex symbol come Bradley Cooper e
Christian Bale. Infatti io ho preso Amendola e Argentero e li ho
disintegrati! Non siamo troppi registi quarantenni e dobbiamo cercare per
forza di mescolare l’eredità della commedia italiana con
ispirazioni più moderne, che diano magari un ritmo diverso. Questo
film è stato girato in sequenza, seguendo la storia passo per
passo, in maniera quasi teatrale. Non è una cosa comune, ma in
questo modo ci siamo accorti di scene che non andavano e le abbiamo
tolte subito, perché eravamo immersi nello sviluppo della storia
come poi voi l’avete vista sullo schermo.”
“Questo fatto di girare in
sequenza ha sicuramente aiutato ad entrare nei personaggi, perché
noi attori arrivavo sul set quando il nostro personaggio doveva
entrare in scena. E a proposito di questo, quando sono arrivato
c’erano Luca e Edoardo che avevano appena avuto un attacco di
ridarella, e saranno stati mezz’ora a ridere, bloccando così le
riprese. Quindi io sono entrato proprio con l’atteggiamento severo
di Sergio, perché pensavo veramente ‘ma dove sono capitato?’”
commenta Claudio Amendola, e ci racconta di quanto
è vicino al suo personaggio, un nostalgico comunista, “Conosco
bene il mio personaggio. Conosco il dramma interiore. La sua rabbia
repressa, le sue magliette (proprio le mie!). Edorardo mi
aveva dato il libro di Bartolomei e quando ho iniziato a capire il
personaggio di Sergio mi veniva da ridere perché mi ci rivedevo,
rivedevo in lui i miei amici. Quindi è stato importante per me fare
questo personaggio e dargli la giusta autoironia. Per me è un
personaggio che mi ha fatto piacere interpretare e mi ha fatto
capire quanto mi stia bene la barba.”
E gli attori protagonisti,
hanno mai avuto un Piano B?
Anna Foglietta:“Io sì, ma ero ben preparata, perchè dopo 5 anni di provini non
andati a buon fine, ero un po’ scoraggiata,ma alla fine la chiamata
è arrivata. Ma proprio al limite!” Claudio Amendola:“Io non ho fatto in tempo ad
avere un piano B, perché non ho avuto tempo nemmeno di avere un
piano A. Tutto quello che mi è successo dai 18 anni in su, che poi
a 30 anni ho capito sarebbe stato per sempre, è stato incredibile.
Io sono stato tanto tanto fortunato nella mia vita, e in certi
momento ho provato a fare altro, ma ho sempre fallito, quindi alla
fine ho capito che morirò facendo l’attore. Tardi spero!” Luca Argentero: “Io sono al piano F! Seguo
tutti i miei piani con passione e costanza. Spero di non ricalcare
le orme di Amendola e spero che vadano a buon fine! Io ci convivo
con i miei piani, ad esempio ho una piccola casa di produzione, una
digital factory a Torino, un brand di moda e in tutto questo cerco
sempre di dare fiducia ai giovani.” Carlo Buccirosso: “Io ho un bel piano B, che
sto mettendo in atto, ma non posso svelarvi nulla.” Stefano Fresi: “Ad 11 anni volevo fare
atletica leggera, quindi sono già nel mio piano B! Sono in pieno
piano B. Però sicuramente penso anche ad uno C!” Edoardo Leo: “Io oggi realizzo un sogno,
quindi non ce la faccio a parlare di piano B. Per me non è normale
tutto quello che mi sta accadendo negli ultimi anni, quindi sono
contento così come sto adesso.”
Dopo Drive My Car, un nuovo, intenso road
movie per la Tucker Film: il 5
maggio arriva al cinema Noi due (Here We
Are), firmato dall’israeliano Nir
Bergman e coprodotto dall’italiana
Rosamont. A viaggiare attraverso Israele – in
bici, in pullman, in treno – sono un padre e il figlio ventenne. Un
giovane uomo, speciale e complicato, che deve fare i conti con un
disturbo dello spettro autistico. E con la prima (grande) scelta
della propria vita…
Noi due, la
trama
Tel Aviv. Oggi. Aharon, ex
disegnatore di talento ed ex marito di Tamara, ha rinunciato alla
carriera e ai legami per dedicarsi totalmente al figlio Uri. È una
dimensione parallela ed esclusiva, quella dentro cui camminano
assieme, fatta di complicità e di abitudini incrollabili, di
giornate rassicuranti e sempre uguali. Uri, per Ahron, è ancora un
bambino, un bambino che ama la pasta a forma di stella, i pesci del
suo acquario e “Gloria” di Umberto
Tozzi, ma Tamara sa che il tempo ha bussato alla porta:
Uri, piccolo adulto, ha bisogno di aprirsi lentamente al mondo.
Agli altri. Alla condivisione di nuovi riti e di nuovi spazi. Una
prospettiva, la “nuova casa”, che spezza il cuore del padre e
terrorizza il figlio. Accettare il trasferimento in un centro
specializzato o tentare di fuggire, maldestramente, negli Stati
Uniti?
Selezionato a Cannes e
premiatissimo in patria, Noi due affronta
il tema dell’autismo con la tenerezza leggera di una commedia on
the road e l’intensità poetica di un dramma familiare, mettendo in
campo un cast luminoso (a cominciare dai due straordinari
protagonisti: Shai Avivi e Noam
Imber) e alternando, senza strappi, commozione e sorrisi.
Una riflessione a tutto campo sull’amore, sulla libertà e sulle
fragilità che abitano dentro ognuno di noi.
In Noi Credevamo
Cilento, Regno delle due Sicilie. In seguito ai falliti moti
rivoluzionari del 1828, facilmente e duramente repressi
dall’esercito borbonico, tre ragazzi decidono di affiliarsi alla
neonata setta clandestina della Giovine Italia fondata dal
repubblicano Giuseppe Mazzini (Toni
Servillo). Domenico e Angelo figli di nobili e
Salvatore figlio del popolo saranno i tre protagonisti da cui si
dipanano le vicende narrate in questo film il quale abbraccia un
ampio periodo della nostra storia risorgimentale. I tre
protagonisti ci accompagnano infatti dal primo e fallimentare
tentativo insurrezionale del 1834 in Savoia sino al drammatico
episodio dell’Aspromonte nel 1862 quando i fucili del neonato
esercito italiano spareranno sulle giubbe rosse garibaldine.
Noi Credevamo, una
parabola lunga trent’anni in cui Domenico, Angelo e Salvatore
saranno interpreti di una storia fatta di grandi speranze,
illusioni, paura, solitudine, esilio e tradimenti.Angelo(Valerio
Binasco) rappresenta il mazziniano irriducibile e fanatico, pronto
a cedere ad una impulsiva e irrazionale violenza che lo porterà ad
uccidere il suo caro amico Salvatore (Luigi Pisani) da lui
sospettato di tradimento. L’omicidio lo costringerà ad un’intera
vita fuggiasca e solitaria sempre vissuta nel rimorso e nella
paura; sarà questo stato disperato che lo spingerà verso
l’interpretazione più estrema della teoria mazziniana “del pugnale”
arrivando così a progettare insieme a Felice Orsini (Guido Caprino)
il folle attentato alla vita di Napoleone III.
Domenico (Luigi
Lo Cascio) sarà in prima linea nella breve e illusoria
parentesi della Repubblica Romana nel 1849 alla caduta della quale
sarà fatto prigioniero dalle truppe borboniche e incarcerato
insieme ad altri dissidenti politici. In carcere Domenico avrà modo
di conoscere importanti individualità del mondo sovversivo, da
Carlo Poerio (Renato Carpentieri) al duca
Sigismondo di Castromediano (Andrea Renzi) ma sopratutto avrà
occasione di realizzare come l’ideale repubblicano non sia
più ritenuto imprescindibile da coloro che lo avevano
precedentemente sostenuto. L’unità d’Italia è ora l’obbiettivo più
impellente e monarchici e non vedono nel re di Sardegna, Vittorio
Emanuele, l’unico sovrano in grado di patrocinare la causa
unitaria.
Uscito dal carcere Domenico
continuerà a frequentare gli ambienti clandestini di stampo
repubblicano. Prima di rispondere alla chiamata di Garibaldi in
Aspromonte avrà modo di assistere, a Parigi, all’esecuzione
capitale inflitta all’amico Angelo in seguito all’attentato
all’imperatore di Francia. Nel 1862, ad Unità raggiunta, Domenico
si aggregherà ai volontari che il gen. Garibaldi raccolse dalla
Sicilia alla Calabria con il preciso intento di dirigersi verso
Roma e liberarla dal giogo del papato, facendone così la nuova
capitale d’Italia. Il viaggio di Domenico attraverso il meridione
“liberato” gli darà modo di constatare come i piemontesi
interpretarono quell’annessione come una sorta di conquista e
assisterà sgomento alle prime e tragiche vicende del
brigantaggio.
La spedizione garibaldina fallirà
tragicamente, fermata dai cannoni italiani per ordine
dell’imperatore francese; i disertori saranno passati per le armi e
lo stesso Garibaldi ferito gravemente. Ormai disilluso e tradito
nei suoi originari sentimenti repubblicani, Domenico farà un ultimo
viaggio a Torino dove assistendo ad una seduta del parlamento
unitario ascolterà con disgusto un discorso filo-monarchico del
vecchio mazziniano Francesco Crispi (Luca
Zingaretti).
Noi credevamo un ampio ed importante affresco storico
Noi credevamo è un
ampio ed importante affresco storico della durata di 2 h e 50 min,
in cui Mario Martone cerca con impegno e coraggio
di illustrare la complessa quanto contraddittoria storia del
Risorgimento italiano. Il punto di vista da cui lo spettatore
può assistere alle vicende narrate è quello più prettamente
repubblicano, essendo i tre protagonisti convinti seguaci di
Mazzini. E’ un’ ovvia conseguenza che il film sia pervaso,
sopratutto nel finale, da una forte venatura critica, da una
marcata disillusione verso quello che poteva essere e non è
stato.
L’immagine finale di un Crispi, un
tempo protagonista della causa mazziniana prima e garibaldina poi,
che dal suo scranno di un parlamento desolatamente vuoto improvvisa
un retorico quanto appassionato discorso filo-monarchico, è la
chiosa che il regista vuole imprimere alla storia accentuando la
delusione di coloro che, come Domenico – Lo Cascio, avevano
sacrificato la vita per ben altri ideali.
Rimanendo collegati alle polemiche
attuali tra i ferventi difensori della storia risorgimentale e i
revisionisti dell’ultima ora che invece vedono nel processo
unitario l’origine dei mali sia per l’Italia settentrionale che per
quella meridionale, Martone mantiene una posizione più neutra e
critica anche se, forse, velatamente a difesa dell’ideale unitario
e indipendentista.
Il regista si guarda bene da cadere in facili tentazioni di
retorica patriottarda, che oggi la critica avversa come un male
assoluto, ed imposta il film sulla base di lunghi e ricercati
dialoghi i quali ne conferiscono un carattere più spiccatamente
teorico. Infatti le più importanti vicende risorgimentali, le
battaglie di indipendenza, le Repubbliche temporaneamente
instauratesi a Venezia e Roma nel ’49, sono solo raccontate da una
voce narrante, fanno come da sfondo ai fatti a cui lo spettatore
assiste. La quasi totale mancanza di azione è, a mio avviso, la
lacuna principale del film Noi credevamo il quale
rinuncia sistematicamente ad avventurarsi in sequenze di movimento.
Considerata la durata del lungometraggio questo limite si accentua
particolarmente.
Detto questo è sicuramente da
apprezzare la fotografia curata da Renato Berta oltre al soggetto
liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Anna Banti e la
ricostruzione scenografica che ha riprodotto con efficacia le
ambientazioni. Pregevoli le singole interpretazioni degli attori
cui spiccano per passione e intensità il Mazzini di Toni Servillo e
il repubblicano Domenico – Lo Cascio. Riguardo ad un paio di
apparenti sviste come la scalinata in stile moderno che porta alla
ghigliottina o alle case in costruzione in cemento armato nel
Cilento, sembrano troppo clamorose e grossolane per non nascondere
un significato simbolico.
Personalmente credo che si debba in
ogni caso ringraziare Mario Martone per aver portato nelle sale dei
cinema italiani, non di moltissimi purtroppo, un film di tale
spessore trattante il tema del Risorgimento nazionale. In aggiunta
se grandi protagonisti di quel preciso periodo storico, come Cavour
o come Garibaldi, non vengono interpretati da alcuno ( in verità il
Generale si intravederà in controluce e da lontano in una fugace
sequenza ) Martone dà un significativo risalto ad altri
protagonisti meno noti ma comunque importanti nella storia
risorgimentale come la principessa Cristina Trivulzio di
Belgioioso, paladina dei valori democratici e benefattrice degli
esuli rivoluzionari.
In un momento storico come quello
attuale dove i 150 anni dell’unità hanno, ad oggi, avuto il solo
risultato di creare polemiche, sterili dibattiti e riacceso tristi
quanto puerili vagiti secessionisti sia al nord che sopratutto al
sud, dove sta proliferando una nuova letteratura “storica”
filo-borbonica, questo film è di grande utilità. Infatti se è vero
che Noi credevamo spinge a riflettere su una
vecchia quanto ormai assodata distinzione tra un Risorgimento dei
vincitori ed uno dei vinti, uno ufficiale ed uno popolare come
scrisse a suo tempo Carlo Rosselli, questo film di Martone rende
onore e merito verso quelle migliaia di uomini e donne, giovani e
meno giovani che diedero la vita, la loro vita, per costruire
questo paese. Il Risorgimento, ci dice Martone, non fu perfetto ma
pieno di contraddizioni, ma non finì con quel 1862, aggiungo io, ma
si completerà solo 76 anni dopo con il referendum per la
Repubblica. Noi credevamo non è un film retorico o
pedissequo verso il Risorgimento italiano ma è un film sul
Risorgimento italiano e se anche un solo giovane studente lo andrà
a vedere…beh è già un buon inizio.
A trent’anni dal grande successo di
Io speriamo che me la cavo, diretto da
Lina Wertmüller, Noi ce la siamo
cavata, di Giuseppe Marco Albano,
racconta che ne è stato dei bambini che interpretavano la classe
del maestro Sperelli,
Paolo Villaggio, veri protagonisti assieme a lui di quel caso
cinematografico, targato 1992. Presentato in anteprima fuori
concorso al
40 Torino Film Festival, il film arriva dal 5 gennaio
al cinema.
La trama di Noi ce la siamo
cavata
Il documentario nasce dalla mente
del protagonista Adriano Pantaleo, assieme al
regista e produttore Giuseppe Marco Albano, che
poi hanno sceneggiato Noi ce la siamo cavata con Andrej Longo. È
Pantaleo, che nel film di Wertmüller interpretava il piccolo
Vincenzino – tra coloro che hanno proseguito nella carriera di
attori, come Ciro Esposito, Raffaele – a voler
rispondere alla domanda che spesso gli viene rivolta da chi lo
ferma per strada: che fine hanno fatto i tuoi “compagni di classe”
della terza B di Corzano? Inizia così il suo percorso, nel quale
ricontatta gli ex compagni di set – Luigi
L’Astorina, Totò, CarmelaPecoraro, Tommasina, Mario
Bianco, Nicola, Pier Francesco Borruto,
Peppiniello, Maria Esposito, Rosinella, tra gli
altri – per capire che strada hanno preso le loro vite, a 30 anni
di distanza da quel film.
Domanda loro e si domanda: ce la
siamo cavata? Vi sono anche le voci di chi interpretava gli adulti
che si muovevano attorno a questo vivacissimo gruppo di bambini.
Attori del calibro di Gigio Morra, il custode,
Isa Danieli, la preside, Paolo
Bonacelli, Ludovico, e ovviamente, il maestro,
Paolo Villaggio, che compare in alcune interviste
risalenti all’epoca del film. Gli autori inseriscono anche le voci
di molti tra coloro che avevano collaborato al progetto
Io speriamo che me la cavo. Dallo
sceneggiatore Andrej Longo, di cui si è detto,
all’assistente alla regia Stefano Antonucci, dal
produttore Ciro Ippolito alla responsabile del
casting MariarosariaCaracciolo,
al coach di recitazione che preparò i bambini. Non solo un bilancio
di esistenze a trent’anni di distanza, dunque, ma soprattutto un
omaggio a Io speriamo che me la cavo, alle forze creative che lo
resero possibile, prima fra tutte quella della sua vulcanica
regista, Lina Wertmüller, cui il film è
dedicato.
Un appassionato viaggio a
ritroso
Noi ce la siamo
cavata è un film sentito, perché racconta qualcosa
che ha veramente cambiato le vite di tutti i piccoli protagonisti
che vi hanno partecipato. Non solo di chi poi ha fatto della
recitazione il suo mestiere. Adriano Pantaleo è il
primo a raccontare in modo appassionato la sua storia, a sentirsi
baciato dalla fortuna nell’essere stato scelto per interpretare
Vincenzino. C’è in tutti i protagonisti ed è evidente, l’emozione
autentica nel rivedersi bambini sul set, nel tornare in un attimo
indietro nel tempo. Ci si muove sul filo della memoria e anche un
po’ della nostalgia. Tuttavia, a Giuseppe Marco
Albano – autore di cortometraggi apprezzati in diversi
festival e del lungometraggio
Una domenica notte, del 2012 – non interessa un
ricordo nostalgico e fine a sé stesso. Gli interessa invece il
valore di un passato capace di proiettarsi verso il futuro. Alcuni
giovani protagonisti fanno anche un po’ di critica a posteriori,
specie Pantaleo ed Esposito, che
affermano di aver sentito su di sé, con il successo del film, la
responsabilità di essere presi ad esempio dagli altri, ed
evidenziano come questo li abbia fatti crescere in fretta. Tutti,
però, ripeterebbero senza esitazione l’esperienza.
Omaggio a Lina Wertmüller
e Paolo Villaggio
Emerge poi il ritratto di
Wertmüller come la regista di grande carattere
nota al suo pubblico, dal metodo rigoroso e dai modi gentili, ma
schietti, che pretendeva molto anche dai piccoli interpreti e
vedeva in loro quella “pulizia di cuore” che a suo parere
poteva rappresentare il vero valore aggiunto del film.
Paolo Villaggio appare invece desideroso di
esperienze attoriali diverse, che lo portassero lontano dal
personaggio di Fantozzi. Emerge la sua voglia di partecipare a un
film dove poter mostrare capacità diverse e diverse sfumature del
suo carattere. Noi ce la siamo cavata è
senz’altro un omaggio a queste due grandi figure del nostro
cinema.
Napoli ieri e oggi
Affiora, infine, il ricordo di una
Napoli fuori dallo stereotipo, in cui sembrava esserci ancora una
speranza, riposta, nonostante tutto, proprio nei piccoli
protagonisti. Una Napoli piena di contraddizioni e criticità, ma
viva e vitale, come di fatto la città è, contrapposta a quella
Napoli unicamente buia e tetra, spietata e disperata, che oggi
emerge spesso dagli schermi. Noi ce la siamo
cavata è forse anche un invito a tornare a guardare
la città con uno sguardo disincantato, sì, ma non disperato,
nonostante tutto ottimista, come quello di Lina Wertmüller,
conoscitrice profonda di Napoli e convinta delle sue infinite
capacità di rigenerazione. La stessa speranza di rigenerazione e
rinnovamento è nutrita dal regista Albano, e la nuova generazione
nata da coloro che un tempo furono i piccoli protagonisti di Io
speriamo che me la cavo, ne è il simbolo.
Dove e quando vedere Noi ce la
siamo cavata
Noi ce la siamo
cavata di Giuseppe Marco Albano è
prodotto da Mediterraneo Cinematografica e
Terra Nera, con il contributo della
Regione Campania, in collaborazione con Lo
Scrittoio e la Film Commission Campania.
È al cinema dal 5 gennaio 2023.
“Abbiamo i risultati delle
analisi. Si chiama leucemia mieloide acuta.” – Noi anni
luce
Quando si è giovani, la morte non è
un pensiero che ci sfiora. Neanche per un attimo. Perché non è
qualcosa che ci tocca da vicino, ma è parte della vita dei grandi,
anagraficamente più prossimi a quel “punto di non ritorno”. Sono
proprio quelli gli anni in cui ci si sente invincibili, in cui si
crede di poter attraversare mari e monti instancabilmente,
spingendosi oltre il limite. Ma quando la realtà, quella più
brutta, si schianta addosso rallentandone il cammino, è un attimo a
dover rimettere in prospettiva tutta un’esistenza. Basta un nano
secondo, una semplice notizia, e la vita ti chiede di essere
quell’adulto che guardavi da lontano e a tratti compativi.
Ed è questo che succede a Elsa in
Noi anni luce, esordio alla regia di
Tiziano Russo, che dopo essersi fatto strada nel
mondo dell’audiovisivo con la serie SKAM Italia, arriva a
guidare un teen movie che segue la traccia di quelli d’oltreoceano
(non a caso prende spunto dall’australiano Matching Jack
di Nadia Tass). Presentato nell’ambito del Giffoni Film
Festival, ha come protagonisti due giovani stelle nascenti
del cinema italiano, Carolina Sala e Rocco
Fasano. La sceneggiatura di Noi anni
luce è firmata da Isabella Aguilar e Serena Tateo. Il
film sarà disponibile nelle sale dal 27 luglio,
distribuito da Notorious Pictures.
Noi anni luce, la trama
Elsa (Carolina
Sala) ha tanti sogni nel cassetto, primo fra questi
diventare una stella del canottaggio. Ha una vita davanti e il
futuro le sorride, fino a quando nel bel mezzo di una gara non ha
un mancamento e sviene. Sarà qualcosa di semplice, pensa lei,
magari un calo di zuccheri, carenza di qualche vitamina, troppo
stress, ma dopo una serie di accertamenti i risultati non sono per
niente buoni e rassicuranti: si tratta di leucemia. La vita della
giovane ragazza cambia, costretta in una stanza d’ospedale e
bisognosa di un trapianto di midollo, le giornate sembrano
diventate incolori e insapori. Mentre aspetta un donatore che possa
salvare la vita, Elsa incontra nel reparto di ematologia Edo
(Rocco
Fasano), un altro ragazzo che sta affrontando la sua
stessa malattia. Da quella conoscenza, che si protrarrà oltre le
mura ospedaliere, la ragazza troverà la forza per intraprendere –
insieme a Edo – un viaggio alla ricerca del padre che, a detta
della madre, le ha abbandonate sparendo nel nulla. Lui è l’ultima
possibilità di Elsa per guarire, ma dovrà mettere a dura prova se
stessa, mentre nel frattempo l’aria comincia a profumare di
amore.
Un teen drama dai toni romance che
non ingrana
L’atmosfera creatasi in
Noi anni luce ha il sapore di molte
pellicole americane teen che abbracciano il genere drama. Il film
sembra infatti seguire lo stesso leitmotiv di storie come Colpa delle stelle, A un metro da
te o Cosa mi
lasci di te, incentrando la narrazione sulla malattia di
due ragazzi che vivono il loro percorso – ospedialiero e di vita –
con quel fardello pesante sulle spalle in maniera del tutto
diversa. L’intento di mostrare il punto di vista di entrambi è
dunque interessante, ma risulta essere un punto poco saldo
all’interno del racconto. Il doppio point of view di Edo
ed Elsa perde di forza nel corso della progressione degli eventi,
ed è come se il film sentisse più l’esigenza di mostrare la storia
d’amore fra i due, piuttosto che formulare un discorso più
strutturato a livello drammaturgico.
La ricerca disperata del padre da
parte di Elsa, accompagnata dalla visione diversa che ha lei sia
della sua situazione che della lecuemia stessa rispetto a Edo, era
un espediente narrativo efficace per esplorare più nell’intimo le
differenti reazioni dei protagonisti riguardo la malattia e il
concetto di vita, che sarebbero andati a confluire in un
interessante coming of age. Cade però tutto in
prescrizione, ogni spinta narrativa che tenta di
aprire una parentesi più ampia ed elaborata sull’incombenza della
morte e sul modo in cui due adolescenti cercano di aggirarla,
è schiacciata troppo dalla componente romance
(comunque poco accattivante) che incombe con prepotenza su tutto
l’impianto del film, spegnendo quel poco di coinvolgimento da parte
dello spettatore.
Un film che gira un po’ a
vuoto
E allora se Noi anni
Luce dà l’impressione di essere un film a metà è
purtroppo a causa di una sceneggiatura traballante, a tratti
dormiente e pusillanime, scritta soltanto per far muovere quasi per
inerzia i suoi personaggi all’interno di una bolla che sembra
essere sempre sull’orlo di scoppiare e farli cadere. Russo ci prova
a dare un tono drammatico al film, ma è chiaro che non c’è una
visione d’insieme e neppure un pilastro fisso tematico attorno al
quale far ruotare il racconto. Edo ed Elsa sono i primi ad avere
poca caratterizzazione, e il tutto va peggiorando quando si passa
ai loro comprimari, i quali compaiono in alcune scene (come la
madre o il padre di lei) senza apportare davvero un cambiamento
essenziale ai fini della storia. Tutto si trova ad essere così un
pretesto – inutile e spigoloso – per far funzionare una trama
romantica che, alla fine, è solo pregna di cliché e frasi comuni,
lì dove il finale, ma anche i turning point, sono già
telefonati.
Il regista manca perciò di elaborare
ciò che ha comunque inserito in Noi anni
luce: la storia di una sportiva costretta a fermarsi
a causa di un male più grande, il supporto e la condivisione di
questo con un coetano di cui poi si innamora, e il rapporto
padre-figlia, in cui la tematica dell’abbandono voleva essere forte
ma invece risulta debole e scarna. Tutto, in favore di una velocità
(anche nella love story, pur essendo preponderante) e di una poca
determinazione che, inevitabilmente, annacquano l’opera, non dando
modo al suo pubblico di poterla apprezzare come si deve,
insabbiandone di conseguenza tutte le buone intenzioni.
Già guardando la grafica della
locandina di Noi 4, nuovo film di
Francesco Bruni (Scialla!), è facile intuirne
l’atmosfera e la tematica principale. Su di una bacheca ricoperta
di post it e pagine di calendario, viene messa in primo piano la
foto di una famiglia felice, composta da Ettore
(Fabrizio
Gifuni), il padre, Lara (Ksenia
Rappoport), la madre ed i due giovani figli Giacomo
(Francesco Bracci Testasecca) e Emma (Lucrezia
Guidone).
Questa foto si riferisce però ad un
passato in cui la famiglia ha vissuto un momento di perfetta
armonia. Bruni dalle prime inquadrature ci getta direttamente
all’interno della caotica esistenza di questa ex-famiglia unita e
felice. Ettore e Lara, due persone agli antipodi dal punto di vista
caratteriale, sono separati e, come spesso accade in queste
situazioni, cercano tra mille difficoltà di gestire la
responsabilità rappresentata dai due figli.
Noi 4, il film
Uno degli ostacoli principali è la
completa inaffidabilità del padre (un
Fabrizio Gifuni inedito in un ruolo comico/brillante)
che crea non pochi problemi a Lara, la quale deve gestire i
suoi impegni di lavoro e l’ansia di sentirsi ogni giorno meno
attraente per via del tempo che avanza. Sullo sfondo una Roma
afosa, caotica, confusionaria e stressante, la Roma vissuta
quotidianamente dai cittadini, non quella sognante di chi è
turista. Nonostante questo, però, è una città che può regalare
visioni d’incanto inaspettate e dopotutto lo scopo di
Noi 4 è proprio mostrare una famiglia (e
forse anche una capitale) comune lontana dai suddetti cliche
pubblicitari ma anche da una visione tragica che ha caratterizzato
molti film italiani negli ultimi anni. Bruni ci riesce, anche se
l’unità temporale dell’azione (si svolge tutto in un giorno) non
aiuta la continuità del film e le caratteristiche dei
personaggi adulti vengono troppo enfatizzate: Lara è troppo ansiosa
e nevrotica, Ettore è troppo un Peter Pan ed Emma, la figlia
vent’enne, è troppo contestatrice. L’unico personaggio un po’ più
realistico è quello di Giacomo, un ragazzino saggio e introverso
alle prese con l’esame di terza media e col doversi dichiarare per
la prima volta alla ragazza dei suoi sogni, Xiaolian
(Giulia Li Zhu Ye), una ragazzina di origine
cinese che frequenta la sua stessa scuola.
Noi 4 è
un film nel complesso gradevole, parzialmente riuscito anche nel
suo proporsi come commedia. Riesce a strappare qualche sorriso ma
regala anche un po’ di amarezza nonostante il messaggio conclusivo
di speranza. Un simbolo forte è la statuetta del Lare, per gli
antichi romani nume protettore dell’unità familiare, ritrovata
durante le escavazioni per la costruzione della metro, che Lara
bacia, in una scena molto bella verso la fine del film. Con questa
scena, forse, il regista vuole esprimere la speranza che l’armonia
perduta possa essere ritrovata nonostante le incomprensioni.
Guarda il trailer ufficiale di
Noi 4, il nuovo film di Francesco Bruni
con Fabrizio Gifuni, Ksenija Rapport, Lucrezia Guidone e
Francesco Bracci, che arriverà in sala il 20 marzo
con 01 Distribution.
Il 13 giugno è una giornata
qualsiasi, ma anche una giornata diversa da tutte le altre. Oggi
Giacomo, il figlio più piccolo di Ettore e Lara, ha gli orali degli
esami di terza media. Se fosse un’altra famiglia, questa sarebbe
l’occasione per stare tutti insieme a incoraggiare e sostenere il
ragazzino. Non è però il caso dei nostri quattro, perché il padre e
la madre di Giacomo e la sorella ventenne Emma, insieme non
riescono proprio a stare. Perciò questa giornata funziona su di
loro come un reagente chimico, che li manda in subbuglio. Si
incontrano (e si scontrano) più volte fra loro. Eppure non possono
fare a meno di cercarsi…
Vi presentiamo la prima clip
di NOI 4, il nuovo film di Francesco Bruni con
Fabrizio Gifuni, Ksenija Rapport, Lucrezia
Guidone e Francesco Bracci, che arriverà in sala il
20 marzo con 01 Distribution.
Il 13 giugno è una giornata
qualsiasi, ma anche una giornata diversa da tutte le altre. Oggi
Giacomo, il figlio più piccolo di Ettore e Lara, ha gli orali degli
esami di terza media. Se fosse un’altra famiglia, questa sarebbe
l’occasione per stare tutti insieme a incoraggiare e sostenere il
ragazzino. Non è però il caso dei nostri quattro, perché il padre e
la madre di Giacomo e la sorella ventenne Emma, insieme non
riescono proprio a stare. Perciò questa giornata funziona su di
loro come un reagente chimico, che li manda in subbuglio. Si
incontrano (e si scontrano) più volte fra loro. Eppure non possono
fare a meno di cercarsi…
Il cinema Barberini ha ospitato
l’anteprima e la conferenza stampa di Noi 4, il nuovo
film di Francesco Bruni meglio conosciuto come il regista di
Scialla. In sala, alla fine della proiezione,
arrivano per rispondere alle domande dei giornalisti il regista con
gli attori protagonisti ed il produttore Beppe
Caschetto.
Per Francesco Bruni: viste
le tematiche affrontate in Noi 4, ovvero la famiglia ed il
rapporto genitori/ figli, potrebbe quest’ultimo essere considerato
una sorta di prolungamento di Scialla realizzato con altri
mezzi?
FB: “Li considero,
effettivamente, due film molto simili poiché entrambi si occupano
dello stesso microcosmo, o meglio parlando di una metropoli com’è
Roma, macrocosmo. E’ possibile ipotizzare che la scuola frequentata
dal piccolo protagonista di Noi4, sia la stessa frequentata
dal ragazzo di Scialla. Sono tematiche a me abbastanza care
perchè prendono spunto da situazioni che mi riguardano da vicino o
che riguardano le persone che conosco. L’idea di questo nuovo film
mi è venuta pensando alla mia situazione familiare. Quando giunge
il momento in cui i figli ormai grandi iniziano a prendere ognuno
la propria strada, c’è come la sensazione che l’armonia che un
tempo permeava la famiglia si stia rompendo. E’ in quel momento che
senti il tuo ruolo perdere d’importanza e inizi a considerarti
vecchio.”
Che criterio ha usato per
scegliere gli interpreti di questi quattro personaggi?
FB: “Volevo degli attori che fossero
credibili nel ruolo di una vera famiglia. L’idea alla base del
racconto è anche quella di presentare un ritratto familiare che si
discosti dalla visione troppo edulcorata o eccessivamente tragica
che ha caratterizzato molti film con le stesse tematiche di
Noi 4. Penso che il mio proposito sia riuscito molto
bene soprattutto grazie al fatto che questi attori non schiacciano
sotto il peso di una eccessiva notorietà i loro personaggi.
Agli attori: come ognuno di
loro ha impostato il lavoro sul proprio personaggo?
Fabrizio Gifuni:
“Ho iniziato le riprese di Noi 4 dopo una
settimana dalla conclusione di quelle de Il capitale
umano, film che ha tra i suoi sceneggiatori anche Francesco.
Devo ammettere di essere stato davvero fortunato a poter
interpretare due personaggi così differenti usciti dalla stessa
penna! E soprattutto sono stato davvero entusiata di aver potuto
recitare in una commedia dopo anni di incasellamento nel genere del
dramma storico. Il mio personaggio è un cialtrone irresponsabile ma
nonostante questo anche lui ha un aspetto positivo, ovvero quello
di riuscire ad allegerire una situazione di per se complicata e
stressante.”
Ksenia Rappoport: “Ho
conosciuto tante donne Lara sia in Russia che in Italia e
devo ammettere che io per prima sono così, a volte divorata
dall’ansia di dover rispettare gli impegni lavorativi ma anche di
dover occuparmi della famiglia e dei figli. La vera difficoltà del
ruolo è stata quella di dover interpretare una donna straniera che
vive in Italia da circa 25 anni e che ha introiettato nel suo
parlare anche espressioni dialettali romane.”
A Francesco Bruni: secondo
lei a cosa è dovuto il fatto che nel cinema italiano sia proposta
così di frequente una figura paterna eternamente affetta dalla
sindrome di Peter Pan? In un certo senso era così anche il
personaggio del padre inconsapevole in Scialla.
FB: “Considero quella dei padri
eterni ragazzi un’evento epocale nella nostra società, una sorta di
epidemia collettiva che colpisce il genere maschile, soprattutto di
nazionalità italiana. Forse in parte ne sono affetto anch’io ma
riesco a sublimare il Peter Pan che ho in me scrivendo questo
genere di personaggi.”
Francesco Bruni, anche
Noi 4 si può considerare un film che esalta la città di
Roma?
FB: “Ho voluto raccontare Roma
come la vivo io e forse molti altri, ovvero la città in grado di
regalarti la grande bellezza ma anche la grande bruttezza, la
visione dei meravigliosi monumenti e dei resti archeologici e lo
stress,l’ansia, il caos del traffico urbano. Ho deciso di immergere
i miei personaggi nella vera realtà urbana! E’ stato un po’
faticoso…ad esempio le persone che vedete nella scena alla stazione
Termini, non sono comparse!”
Non è mai troppo presto per entrare
nello spirito natalizio, soprattutto se
Anna Kendrick si è già portata avanti. Il film di
Natale Noelle
arriverà in Italia su Disney+
il 27 novembre 2020.
Nella commedia natalizia di
Disney+Noelle,
la figlia di Babbo Natale, Noelle Kringle (Anna
Kendrick) è piena di spirito natalizio e di gioia per
le feste, ma il suo più grande desiderio è realizzare qualcosa di
“importante” come il suo amato fratello Nick Kringle (Bill Hader),
che quest’anno erediterà il ruolo di Babbo Natale dal padre. Quando
Nick è sul punto di sgretolarsi come un pezzo di pan di zenzero a
causa del troppo stress, Noelle gli suggerisce di prendere una
pausa e di partire… ma non vedendo tornare il fratello, Noelle
decide di lasciare il Polo Nord per ritrovarlo e riportarlo
indietro in tempo per salvare il Natale. L’improvvisa scomparsa del
nuovo Babbo Natale getta il Polo Nord nel caos, tanto che la
signora Kringle (Julie Hagerty) è costretta ad intervenire per
tenere a freno il temporaneo sostituto hi-tech di Babbo Natale, il
cugino Gabe (Billy Eichner). Nel frattempo, Noelle insieme all’elfo
Polly (Shirley MacLaine), la tata pungente ma di buon cuore della
famiglia, è al sud impegnata nella missione di ricerca e recupero,
durante la quale si renderà conto di avere molto in comune con suo
padre, cominciando così a capire il vero significato del
Natale.
Scritto e diretto da Marc Lawrence,
Noelle
vede nel cast
Anna Kendrick, Bill Hader, Kingsley Ben-Adir, Billy
Eichner, Julie Hagerty e Shirley MacLaine. Il film è prodotto da
Suzanne Todd con John G. Scotti come produttore esecutivo.
Noelle
debutterà in Italia il 27 novembre, in streaming solo su Disney+.
Disney+ ha confermato che
Noel Gallagher sarà tra i protagonisti della
docuserie CAMDEN che debutterà mercoledì 29 maggio in
esclusiva su Disney+.
Gallagher si unisce al cast già annunciato, che comprende alcuni
dei più grandi artisti della musica mondiale, tra cui Dua Lipa, che
è anche produttrice esecutiva della docuserie, Chris Martin dei
Coldplay, Little Simz, Yungblud, Questlove, Pete Doherty e Carl
Barat dei Libertines, Mark Ronson, Nile Rodgers, Boy George, Suggs
dei Madness, Black Eyed Peas, Jazzie B dei Soul II Soul, Chuck D,
Eliza Rose, Lauren Laverne e Sister Bliss dei Faithless.
Ambientata nel cuore pulsante della musica londinese,
CAMDEN svela le storie inedite di come le vite e le
carriere di alcuni degli artisti più iconici del mondo siano state
influenzate da questo angolo di Londra. Attraverso filmati
d’archivio e interviste verrà esplorata la ricca storia di Camden.
Il pubblico potrà ascoltare musicisti di fama mondiale rivivere le
loro esperienze a Camden: dai primi concerti al tutto esaurito, tra
gli alti e bassi delle serate e di una gioventù trascorsa alla
scoperta della musica.
La serie originale è prodotta da
Lightbox, la società di produzione fondata dal produttore premio
Oscar Simon Chinn e dal produttore premio Emmy Jonathan Chinn, in
associazione con Day One Pictures, la società di produzione
co-fondata da Nick Shymansky, manager originale di Amy Winehouse, e
da Radical22. Asif Kapadia è il Series Director. I registi degli
episodi sono Toby Trackman, Yemi Bamiro e Sarah Lambert. Il
produttore della serie è Gaby Aung. I produttori esecutivi sono
Simon Chinn, Jonathan Chinn e Suzanne Lavery per Lightbox, Nick
Shymansky, Jasper Waller-Bridge e Ben Friedman per Day One Pictures
e Dua Lipa e Dukagjin Lipa per Radical22.
Non vi è dubbio che il viaggio
erotico di Lars von Trier per The Nymphomaniac darà molto
da parlare quando uscirà l’anno prossimo, ma fino ad allora,
dovremo essere pazienti.
Si intitola
Nocturne il quarto e ultimo film della nuova serie
tematica di Jason Blum che il famoso produttore ha
realizzato con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios.
Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
La storia è quella di una timida
studentessa di musica, talentuosa ma ancora acerba, che inizia a
superare in bravura e successo la sua gemella nel momento in cui
mette le mani su un quaderno di studio una volta appartenuto a un
altro studente, da poco deceduto. Nocturne si ambienta nei corridoi
pervasi da veloci note di pianoforte della scuola dove studia la
giovane protagonista, ma piano piano comincerà ad invadere anche
gli anfratti inconsci della sua mente, portandola lentamente alla
pazzia.
La recensione di Nocturne
Scritto e diretto da Zu
Quirke, anche questo progetto di Welcome to the
Blumhouse lavora sugli archetipi del
genere horror. Il doppio, la competizione, l’oggetto misterioso, la
maledizione, un giovane deceduto, una protagonista timida ma piena
di vita e volontà, ogni elemento si posizione al posto giusto, ma
soprattutto nell’ambiente gusto. La scuola di musica, che ricorda
molto, più per atmosfere che per effettivi paragoni diretti, la
scuola di ballo di Suspiria, è l’ambiente perfetto in cui
sviluppare il morboso talento di Juliet, che piano piano scala la
vetta e supera la sorella gemella, molto simile nei tratti
(impressionante la somiglianza tra Sydney Sweeney e Madison
Iseman) ma completamente diversa per carattere e
temperamento.
Lo spunto orrorifico più importante
è rappresentato dalla leggenda esoterica alle spalle del
componimento protagonista della storia, Il trillo del
diavolo, di Giuseppe Tartini, che
entrambe le sorelle decidono di eseguire all’esame di ammissione
alla scuola di musica. Solo che Juliet lo eseguirà studiando sugli
appunti misteriosi che generano in lei un cambiamento, il
perturbante sentimento di rintracciare qualcosa di sconosciuto
dentro ad una realtà o in una persona che invece pensiamo di
conoscere bene, la trasformazione del familiare in qualcosa di
ignoto e che, non sappiamo perché, ci genera inquietudine.
A portare sulle spalle il film è la
bravissima Sydney Sweeney, già vista in
Euphoria. Qui, la giovane attrice rinuncia
all’aspetto glamour e sensuale che l’aveva caratterizzata nella
premiata serie HBO e si concentra su un ruolo molto diverso ma
interpretato con altrettanta capacità.
Nocturne di
Zu Quirke si basa su tutti gli archetipi del
genere, dosa bene la tensione, sfrutta con intelligenza le location
ed offre intrattenimento di buona qualità. Dal 13 ottobre su Amazon
Prime Video.
Focus Features ha pubblicato
quattro character poster di drammatico Nocturnal
Animals, che segna il ritorno di Tom Ford dietro alla
macchina da presa dopo il successo di A Single
Man. Eccoli:
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Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una donna
(Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito,
un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
Venezia 73: Nocturnal
Animalsrecensione del film
di Tom Ford
[nggallery id=2880]
Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una
donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo
ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
È stato pubblicato online il nuovo
poster di Nocturnal Animals, il film
diretto da Tom Ford e presentato
alla Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il
Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake
Gyllenhaal e AmyAdams.
Ecco il poster:
Venezia 73: Nocturnal
Animalsrecensione del film
di Tom Ford
Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una
donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo
ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
È Entertainment Weekly a mostrarci in esclusiva
le prime immagini tratte da Nocturnal
Animals, il dramma che segnerà il ritorno alla regia
di Tom Ford dopo A Single
Man. Le foto, che potete vedere nella gallery di
seguito, ci mostrano i protagonisti del film, ossia Jake Gyllenhaal e Amy
Adams.
Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron
Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una donna
(Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo ex-marito,
un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal Animal, che racconta di un
uomo (Gyllenhaal) la cui vacanza in famiglia diventa violenta e
mortale; e la storia di Susan, che si ritrova a ricordare il suo
primo matrimonio e ad affrontare alcune oscure verità riguardo se
stessa.
Due giorni fa vi avevamo comunicato
che George Clooney produrrà il nuovo
film di Tom Ford e ora vi possiamo dire che il
progetto ha rapidamente attirato l’attenzione di alcuni tra i
migliori attori oggigiorno al lavoro: Amy Adams e
Jake Gyllenhaal sono in trattative per unirsi al
cast di Nocturnal Animals, secondo film
di Tom Ford (dopo A Single
Man del 2009) tratto dal romanzo Tony e
Susan di Austin Wright. Secondo
The Hollywood ReporterJoaquin
Phoenix e Aaron Taylor-Johnson sono
corteggiati per il ruolo da protagonista.
La storia seguirà due narrazioni:
la prima vedrà una donna di nome Susan ricevere un manoscritto dal
suo ex marito desideroso di una sua opinione. Mentre la seconda
vedrà la storia del libro stesso, ovvero quella di un uomo la cui
vacanza con la famiglia diventa mortale. Le due narrazioni
s’intrecceranno e Susan si ritroverà a riflettere sul suo primo
matrimonio e a confrontarsi con verità oscure.
Sareste contenti di vedere
Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel
prossimo film di Tom Ford? Fatecelo sapere.
La Focus Features ha pubblicato
in rete un nuovo trailer di Nocturnal Animals, il
secondo film da regista di Tom Ford presentato in anteprima alla
Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il
Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake
Gyllenhaal e Amy Adams.
Ecco il video:
Venezia 73: Nocturnal
Animalsrecensione del film
di Tom Ford
[nggallery id=2880]
Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una
donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo
ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
Aaron Taylor-Johnson e Michael
Shannon andranno ad affiancare Amy Adams
e Jake Gyllenhaal nel drammatico
Nocturnal Animals, che segna il ritorno
di Tom Ford dietro alla macchina da presa dopo il successo di
A Single Man. Distribuito
dalla Focus Features, Nocturnal
Animals è prodotto dallo stesso Tom
Ford, che ha inoltre curato l’adattamento per il cinema
del romanzo Tony and Susan
di Austin Wright del 1993.
Amy Adams
interpreta la protagonista, Susan,che
vent’anni dopo aver lasciato l’ex marito, riceve da lui le bozze di
un romanzo intitolato proprio Nocturnal
Animals. L’uomo le chiede un’opinione sul suo lavoro,
storia di una vacanza in famiglia destinata a prendere
una svolta piuttosto violenta. Il film, dalla struttura
evidentemente metanarrativa, seguirà gli sviluppi del fittizio
romanzo, di cui è protagonista Jake
Gyllenhaal,ma anche della stessa
Susan, che dovrà fare i conti con il passato, risvegliato dalla
lettura del libro dell’ex marito.
Aaron
Taylor-Johnson, visto inAvengers: Age of
Ultron, dovrebbe interpretare un misterioso
personaggio coinvolto nelle vicende della famiglia
di Jake Gyllenhaal,
mentre Michael Shannon (che vedremo in
Freeheld con Julianne
Moore ed Ellen Page e
in Midnight Special di Jeff
Nichols) sarà un detective impegnato nelle
indagini relative ai drammatici risvolti che accadranno.
È stato rilasciato il trailer
ufficiale diNocebo,
l’ultimo thriller del regista Lorcan Finnegan e
prodotto da RLJE Films/Shudder. Il trailer offre agli spettatori
uno sguardo all’atmosfera inquietante del film e alle tensioni che
aumenta tra i vari personaggi. Nel film “Una stilista
(Eva
Green) soffre di una misteriosa malattia che confonde
i suoi medici e frustra suo marito (Mark
Strong) – finché non arriva l’aiuto sotto forma di una
tata filippina (Chai Fonacier) che usa metodi che derivano da
tradizioni popolari per guarirla ma questa strada porterà a
rivelare una verità orribile ”, si legge nella sinossi del
film.
Noceboè scritto da Garret Shanley e diretto da Lorcan Finnegan. Nel
casto protagonisti sonoEva
Green,
Mark Strong, Chai Fonacier e Billie
Gadsdon. Il film uscirà negli USA in anteprima
nelle sale il 4 novembre e sarà disponibile in digitale e tramite
video on demand il 22 novembre sempre negli USA. In Italia al
momento non ha una data di uscita.
Ideata dall’attrice e
sceneggiatrice Erin Foster (The
O.C.,
Una mamma per amica), Nobody wants this
è la nuova serie romantica targata Netflix. Formata da una sola stagione di 10 episodi,
ognuno da circa trenta minuti, la serie presenta in maniera
interessante le tradizioni e la sacralità della religione ebraica,
parallelamente a una storia d’amore tutt’altro che convenzionale.
Nel cast si ritrovano diverse figure già note nel panorama
cinematografico internazionale: i due protagonisti Joanne e Noah
sono interpretati rispettivamente dall’americana Kristen
Bell (Bad
moms) e dall’affascinante
Adam Brody (Una
donna promettente, The O.C.). L’attrice Justine
Lupe (La
ragazza più fortunata del mondo, Succession) è
nel ruolo di Morgan, sorella di Joanne.
Nobody wants this: un amore
proibito
Joanne è una giovane senza filtri,
estroversa e con una particolare inclinazione verso situazioni
tossiche e inusuali quando si tratta di ragazzi. Non riesce a
trovare la persona giusta con cui avere una vera relazione stabile,
finché non incontra Noah. Attraente rabbino, lui riuscirà a
conquistare il cuore di Joanne, ma l’amore tra i due sembra essere
impossibile. Joanne non viene accettata dalla famiglia ebrea di
Noah, ed il fantasma delle relazioni passate irrompe continuamente
nelle vicende.
Rebecca, ex fidanzata di Noah,
cerca, con l’aiuto di tutta la famiglia, di allontanarlo da Joanne
per farlo ritornare da lei. Ma fin dove si spingerà Rebecca per
riconquistare il suo amato? Noah e Joanne, così diversi eppure così
innamorati, riusciranno a trovare il modo di stare insieme?
L’elemento più rappresentativo
della serie è certamente l’ebraismo in tutte le sue sfumature. Dai
primi episodi l’idea che Noah sia un rabbino viene presentata in
chiave più ironica, quasi paradossale: nella cultura di massa un
rabbino sembra essere una persona molto più seriosa e altera di un
giovane affascinante come Noah. All’inizio delle vicende viene
quindi chiaro il confronto con un’altra serie, disponibile su
Prime, con un intreccio amoroso simile: si tratta di Fleabag. In
Fleabag infatti la protagonista si innamora nella seconda stagione
di un prete, interpretato da
Andrew Scott. Il concept della storia d’amore
impossibile con un uomo di religione sembra quindi essere un po’
ripetuto in Nobody wants this.
Andando avanti con gli episodi, la
serie si distanzia molto dalla profondità emotiva di Fleabag:
l’amore tra Joanne e Noah non è tanto ostacolato da questioni
religiose (i rabbini possono avere relazioni e sposarsi a
differenza dei preti cristiani), quanto più dai pregiudizi
delle persone che li circondano. Joanne viene vista solo come una
Shiksa, termine hyddish dispregiativo per indicare le
donne non-ebree, e non viene accettata dalla famiglia per la sua
stessa esuberanza e apertura di mente.
Momenti di comicità
Nobody wants this
non è solamente una melensa storia d’amore: presenta in se tanti
elementi comici e ironici che alleggeriscono le vicende. Il
personaggio che rappresenta maggiormente la verve comica della
serie è Sasha, fratello di Noah. Sasha viene continuamente
comandato dalla moglie, molto gelosa, che gli impedisce di avere
amiche. Un momento molto ironico è la scena in cui Sasha, dopo aver
fumato della marjuana, si ritrova visibilmente strafatto a dover
aiutare la figlia Miriam, pre-adolescente, a risolvere una
questione di cuore.
Altro elemento comico per i fan
della sit-com
Two Broke girls è il cameo di Ryan Hansen (Candy
Andy) come uno degli ex amanti o amici con benefici di
Joanne. Si tratta di un breve momento in cui Joanne, in crisi con
se stessa, contatta il ragazzo per sentirsi dire se è una brava
persona.
Nobody wants this
crea automaticamente un parallelismo tra due stili di vita
differenti. Da un lato, Joanne è una giovane donna indipendente,
con poca fede in alcuna religione, autonoma finanziariamente e
emotivamente; basa la sia vita sulla distruzione dei taboo, è
effettivamente ciò che fa nel suo podcast, parlando di sesso e
sessualità. Joanne ha paura di impegnarsi seriamente in una
relazione proprio per la paura di perdere se stessa, di divenire
emotivamente dipendente dal proprio partner.
Dall’altro lato, Noah è più
introverso, ha necessariamente una mentalità un po’ più ristretta
rispetto a Joanne; essendo un rabbino, la religione ebraica ha una
grande importanza per lui e, dalla sicurezza e trepidazione che
trasmette nel parlare delle tradizioni giudaiche, emerge la sua
sincera fede.
Due mondi, due persone
apparentemente opposte riescono a trovare il modo di stare insieme
imparando l’uno dall’altra. Nobody wants this si
rivela essere una serie scorrevole e piacevole da vedere, pur
marciando sempre sul solito prodotto della storia d’amore
impossibile.
La nuova commedia romantica di
Netflix, Nobody Wants
This (la
nostra recensione), è stata ispirata da una
storia d’amore reale. Con il cast di Nobody Wants This
guidato da
Kristen Bell e
Adam Brody, lo show racconta la relazione romantica
interculturale tra i due personaggi. Dato che alcuni aspetti di
Nobody Wants This sembrano troppo belli per essere veri,
il pubblico potrebbe chiedersi se la relazione tra Noah e
Joanne abbia una base nella vita reale.
Nobody Wants This ha
debuttato con ottime recensioni, con
un impressionante punteggio su Rotten Tomatoes del
93%. Lo show include elementi e temi come l’essere in una
relazione romantica con qualcuno che ha una visione diversa della
vita con cui il pubblico può relazionarsi. Nobody Wants
This esplora le difficoltà delle relazioni
sentimentali senza essere troppo predicatorio.
Nobody Wants This è stata
ispirata dalla storia d’amore reale di Erin Foster
Nobody Wants This è stato
ispirato dalla storia d’amore reale della creatrice dello show,
Erin Foster, e di suo marito, Simon Tikhman. La Foster, che ha
avuto l’idea di Nobody Wants This mentre si stava
convertendo all’ebraismo, voleva che lo show fosse una
lettera d’amore al suo matrimonio. Noah di Nobody
Wants This è in realtà basato sul marito della Foster.
Parlando al suo podcast The World’s First Podcast, la Foster ha detto che
voleva che il protagonista maschile della serie fosse
“emotivamente disponibile, cavalleresco, all’antica… ma anche
molto divertente e sicuro di sé”. L’educazione di Noah nella
serie rispecchia anche la vita di Tikhman, che è figlio di
immigrati ebrei-russi (via People).
Sebbene ci siano diversi aspetti
della vita della Foster che si sono riversati nella serie, ci sono
alcune differenze tra la relazione tra Noah e Joanne e quella tra
Foster e Tikhman. Innanzitutto, Foster e Tikhman non hanno subito
le pressioni della famiglia e degli amici come invece è accaduto a
Noah e Joanne nella serie. Inoltre, nella vita reale
Tikhman è un dirigente musicale, non un rabbino. Prima di
sposare Tikhman, Foster si è convertita all’ebraismo, cosa che
Joanne ha dovuto affrontare
alla fine di Nobody Wants This (via Huffington Post).
Ciò che Nobody Wants This ha
copiato dalla relazione tra Foster e Tikhman
Ci sono alcune cose che Nobody
Wants This ha preso direttamente dalla vita reale della
Foster. Nel sesto episodio della serie in 10 parti, intitolato “The
Ick”, Noah incontra finalmente i genitori di Joanne. Deciso a far
colpo su di loro, si presenta in tenuta da ginnastica con un mazzo
di girasoli giganti. Il tentativo di Noah di impressionare
i genitori di Joanne le provoca “lo
schifo”, un termine coniato da lei e
dalla sorella per indicare quando qualcosa che fa un partner
romantico le fa perdere interesse.
Qualcosa di simile è successo a
Foster e Tikhman quando lui ha incontrato i genitori di lei. Lui si
presentò stringendo dei girasoli giganti, cosa che fece ripensare
la Foster alla loro relazione. In un’intervista al New York
Magazine, la Foster ha ricordato l’evento dicendo: “I
fiori erano così lunghi e continuavano a cadere.Seduta
lì, ho pensato: “Beh, se qualcuno si preoccupa così tanto, allora
sembra una debolezza”” (via Vulture). Visto che la serie si è conclusa con il
destino di Noah e Joanne in bilico, sarà interessante vedere
cos’altro Nobody Wants This utilizzerà
nella
seconda stagione dalla storia d’amore reale della Foster.
Il finale di Nobody
Wants This di Netflix
dipinge l’immagine di una coppia che continua a lottare l’una per
l’altra nonostante le difficoltà, portando avanti il messaggio
centrale dello show sull’amore. La serie inizia con Joanne che
decide di prendere decisioni più intelligenti nella sua vita
sentimentale e Noah che rompe con la sua fidanzata di lunga data,
Rebecca. Noah e Joanne si incontrano a una festa e si rendono
subito conto che la loro religione renderà complicata la loro
relazione. Nonostante le loro diverse esperienze di vita,
le loro famiglie e le loro religioni, decidono di dare una vera
possibilità alla loro relazione.
Anche se Noah (Adam
Brody) e Joanne (Kristen
Bell) sono felici insieme, entrambe le loro famiglie
sono contrariate da questa unione. La famiglia di Noah ama la sua
ex fidanzata Rebecca e lo spinge a tornare con lei. La sorella e la
madre di Joanne pensano che siano una coppia male assortita e
dicono che Joanne non è una persona abbastanza buona per lui.
Mentre la relazione della coppia si rafforza, i due devono iniziare
a pensare al loro futuro, compresa la possibilità che Joanne si
converta al giudaismo. Tra il forte cast di Nobody Wants
This e la prospettiva degli amanti incrociati, lo show di
Netflix costruisce una storia d’amore che scalda il
cuore e che potrebbe continuare nella seconda stagione.
Noah e Joanne resteranno
insieme alla fine di Nobody Wants This Stagione 1?
L’episodio finale della prima
stagione di Nobody Wants This è una montagna russa
selvaggia che spinge ripetutamente Noah e Joanne ad unirsi e
separarsi. Dopo le insicurezze dell’episodio precedente, Joanne
decide di fingere una malattia per evitare il bat mitzvah. Cambia
idea quando scopre le bugie di Rebecca. Quando arriva alla festa,
annuncia a Noah che si convertirà. Dopo una difficile conversazione
con Rachel, Joanne decide di non convertirsi e rompe con Noah.
Tuttavia, Noah la cerca proprio alla fine e si
baciano.
La narrazione a incastro
dell’ultimo episodio di Nobody Wants This, stagione 1,
episodio 10, “Bat Mitzvah Crashers”, sottolinea l’impatto delle
pressioni della società sulla coppia interconfessionale e accenna
alle difficoltà che potrebbero avere in futuro. Inoltre, mostra la
profondità dei sentimenti di Noah e Joanne l’uno per l’altra.
L’amore
di Joanne per Noah si estende al suo lavoro, alla sua famiglia e
alla sua cultura. È disposta a sacrificare la sua relazione per
rendere la vita di Noah più felice e più facile. D’altra parte,
Noah è disposto a spingere affinché la sua comunità accetti e
rispetti Joanne così com’è.
Spiegazione della decisione di
Joanne di convertirsi
Nel finale della prima stagione di
Nobody Wants This, Joanne annuncia a Noah che si
convertirà all’ebraismo per lui. La decisione è stata presa
in fretta e furia, senza alcun tipo di riflessione, se non il
desiderio di tenere Noah. Quando lo dice a Noah, lui le
chiede se lo sta facendo anche per se stessa, domanda che lei
ignora. Joanne sembra credere onestamente che sia semplice
rivendicare un’etichetta, senza capire tutto ciò che comporta.
Sembra moderatamente confusa quando Noah inizia a elencare le cose
che imparerà durante il processo.
Tuttavia, in una svolta
inaspettata, è necessaria una conversazione con Rebecca per
rendersi conto del problema della sua decisione. Se si converte e
sposa Noah, sarà considerata una rappresentante del tempio e un
modello per le congregazioni. La sua decisione di convertirsi non
avrebbe un impatto solo su se stessa, visto il potenziale lavoro di
Noah come rabbino capo. Alla fine, Joanne decide che non può
convertirsi perché sarebbe solo per Noah invece di qualcosa che
vuole per se stessa, creando una barriera per la relazione tra i
due in futuro.
Perché Joanne pensa che Morgan
stia mentendo
Verso la fine della
commedia romantica di Netflix, Morgan incontra Rebecca in un
bar, pensando che l’ex di Noah non sappia chi sia. Per mettere in
difficoltà Joanne e Noah, Rebecca racconta a Morgan numerose bugie,
che Morgan trasmette a Joanne. Piuttosto che pensare che l’ex di
Noah possa aver mentito, Joanne ipotizza che Morgan abbia inventato
delle bugie per mettere zizzania tra Joanne e Noah. Ciò
evidenzia problemi più profondi tra le sorelle e i conduttori del
co-podcast che non erano stati affrontati in
precedenza.
Joanne considera la sorella
inaffidabile e non sembra mai apprezzare il duro lavoro svolto da
Morgan. Inoltre, non considera i suoi contributi al podcast,
un’estensione del problema di fondo. D’altro canto, Morgan sembra
avercela con Joanne perché antepone altre priorità al loro lavoro e
prende decisioni che hanno un impatto negativo su entrambe. Le
sorelle cercano l’approvazione reciproca in modi diversi. Joanne
vuole il sostegno di Morgan nella sua relazione, per cui si sente
ferita quando pensa che Morgan abbia mentito. Al contrario, Morgan
vuole l’elogio di Joanne per la sua affidabilità e premura, quindi
è profondamente ferita quando Joanne dubita di lei.
Sebbene Joanne si scusi con Morgan
per le accuse di menzogna, i due non riescono a gestire appieno la
situazione di fondo. A meno che non riflettano internamente e non
crescano dall’incidente, è probabile che il conflitto tra Joanne e
Morgan si ripresenti nelle prossime stagioni di Nobody Wants
This.
Come cambia il rapporto tra
Joanne ed Esther nel tempo
Come si vede nel trailer di
Nobody Wants This, Esther – la cognata di Noah – e Joanne
non iniziano bene. Esther può sembrare a volte prepotente e
cattiva, ma in realtà questo è diretto solo a Joanne – a causa
della sua lealtà verso Rebecca – e a Morgan – perché la sorella è
vista come un’estensione di Joanne. È affettuosa, più morbida e più
premurosa nei confronti dei suoi amici e della sua famiglia. Il
rapporto familiare di Esther con Rebecca le impedisce di aprirsi
con la nuova ragazza di Noah. Alcuni momenti contribuiscono
a creare un rapporto più positivo tra Joanne ed
Esther.
Esther abbassa la guardia durante
un gioco alcolico con le sue amiche, Joanne e Morgan. Alla fine del
gioco, sembra essersi ammorbidita un po’. Il senso di colpa appare
sul suo volto quando sale in macchina con Rebecca, a quel punto
parla negativamente di Joanne per far sentire meglio la sua
migliore amica. Esther vede ancora una volta il lato positivo di
Joanne quando l’outsider convince Miriam che il tema del bat
mitzvah potrebbe essere interessante. Le due sembrano rendersi
conto che non devono essere nemiche, piantando semi emotivi che
potrebbero crescere in un’amicizia.
Poi, alla cena di famiglia di Noah,
Esther inizia a simpatizzare con Joanne quando Bina tratta
quest’ultima come la “bambina cattiva” al posto suo. Questo momento
mostra come la pressione di essere perfetta influisca su Esther.
Purtroppo, tutto ciò che di buono c’era nel loro rapporto
viene spazzato via in un momento alla fine di Nobody Wants This a
causa delle azioni di Sasha. Ha agito alle spalle di
Esther e ha rivelato le bugie di Rachel a Morgan e Joanne. Invece
di indirizzare la sua rabbia verso di lui, Esther la proietta sulle
sorelle.
Nobody Wants This è basato su
una storia vera?
Nel descrivere Nobody Wants
This, la creatrice, Erin Foster, lo definisce
semi-autobiografico (viaTudum) piuttosto che una romanzatura
della sua storia vera. La Foster è una donna bionda di Los
Angeles che conduce un podcast con la sorella Sara. Alla fine ha
avuto una relazione con un uomo ebreo di nome Simon Tikhman,
sperimentando uno shock culturale quando si è confrontata con la
comunità di lui. Prima del loro matrimonio del 2019, Erin Foster si
è convertita all’ebraismo. Per spiegare il legame di Nobody
Wants Thiscon la sua vita, Erin Foster ha dichiarato:
“Questo show si basa sull’unica
buona decisione che abbia mai preso: innamorarmi di un bravo
ragazzo ebreo.Ma ho capito che essere felici è molto più
difficile che essere infelici – non c’è nulla di cui
lamentarsi.Quindi, ho creato questo spettacolo basato su
tutti i modi in cui trovare la persona giusta può essere così
difficile”.
In definitiva, la storia di
Nobody Wants This non è identica alle esperienze della
stessa Foster. Per esempio, Tikhman non era un rabbino del suo
tempio. Tuttavia, lo spettacolo arriva comunque alla verità emotiva
del viaggio di Erin Foster.
Il vero significato del finale
di Nobody Wants This
Alla fine della prima stagione di
Nobody Wants This, Joanne e Noah decidono di impegnarsi
nella loro relazione nonostante il fatto che potrebbe avere un
impatto negativo sulla carriera di Noah. Questa è stata la forma di
sacrificio di lui che ha bilanciato la volontà di lei di
convertirsi per lui. In definitiva, la loro decisione di continuare
la loro storia d’amore trasmette il chiaro messaggio che a
volte i partner devono fare sacrifici e compromessi se vogliono
continuare la loro relazione. Inoltre, ricorda al pubblico
che la felicità non è necessariamente la scelta più facile, ma può
essere la decisione più appagante nel lungo periodo.
Il finale di Nobody Wants This
anticipa la seconda stagione
La prima stagione di Nobody Wants
This prevede possibili cambiamenti di carriera sia per Joanne che
per Noah. Il podcast di Joanne e Morgan potrebbe essere acquisito
da Spotify, mentre Noah è in lizza per il posto di rabbino capo del
suo tempio. La loro relazione rappresenta un ostacolo in entrambe
le situazioni. Joanne sta sviluppando dei limiti su ciò che
condivide nel podcast, a cui i suoi ascoltatori rispondono
negativamente. Anche alcuni membri del tempio reagiscono
negativamente al fatto che Noah esca con Joanne perché lei non è
ebrea, il che potrebbe danneggiare le sue possibilità di ottenere
la promozione. La seconda stagione dovrà approfondire la
loro relazione e le loro carriere.
Inoltre, alla fine di Nobody
Wants This, Bina ed Esther hanno deciso di farli lasciare,
cosa che continuerà senza dubbio anche nella seconda stagione. Tra
Esther e Sasha si sta preparando una lotta all’ultimo sangue. Un
episodio della prima stagione lascia intendere che Miriam potrebbe
avere una storia d’amore con un ragazzo di nome Caleb. Questi sono
solo alcuni esempi di questioni che potrebbero essere esplorate in
una possibile seconda stagione di Nobody Wants This.
Netflix ha rinnovato la commedia romantica
Nobody Wants This (qui
la recensione), con protagonisti Kristen Bell e Adam Brody, per una seconda stagione. Il
rinnovo, però, avviene con un cambio di showrunner, con l’ideatrice
Erin Foster che rimarrà però voce creativa della
serie. Al suo posto, gli ex allievi di Girls,
Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan,
sono saliti a bordo come produttori esecutivi e showrunner per la
seconda stagione, guidando una writers room aperta da un paio di
settimane. A loro si aggiungono Nora Silver,
presidente della Jenni Konner Productions, che sarà produttrice
esecutiva insieme al duo.
Gli accordi con Konner, Kaplan e
Silver – come riportati da Deadline – sono stati stipulati
prima dell’uscita della commedia il 26 settembre, uno dei lanci più
forti di sempre per una serie comica originale Netflix. Debuttando
al n. 2 nel weekend di apertura, Nobody Wants This
è salita al n. 1 nella sua prima settimana completa, ottenendo ben
26,2 milioni di visualizzazioni nei suoi primi 11 giorni di uscita
e cogliendo lo zeitgeist e innescando una conversazione.
“Aver ideato Nobody Wants This
sarà per sempre un punto di forza della mia carriera”, ha
dichiarato la Foster, che per la serie ha tratto ispirazione dalla
sua esperienza personale. “L’incredibile cast, la troupe, i
produttori e i dirigenti hanno fatto sì che questo show diventasse
quello che è oggi, e sperimentare le reazioni degli spettatori a
questa serie ora che è uscita nel mondo è stato più di quanto
potessi sognare. Sono così fortunata a poter continuare questa
storia e a farlo al fianco di Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan, di
cui sono una grande fan dai tempi di Girls… Giustizia per le
relazioni sane che sono anche le più romantiche!”
“È un sogno lavorare a Nobody
Wants This”, ha dichiarato invece Konner. “Erin è la rara
creatrice con una voce cristallina e uno spirito genuinamente
collaborativo. Sono una vera fan dello show di Erin e mi sento
anche molto fortunata a tornare in una stanza con due dei miei
preferiti, Bruce Kaplan e [la scrittrice] Sarah Heyward di
Girls”. Kaplan ha aggiunto: “Sono entusiasta oltre ogni
dire di far parte della seconda stagione di Nobody Wants This,
creata dalla divertentissima Erin Foster. È uno show così unico e
bello e mi sto già divertendo moltissimo a lavorarci”.
Nobody Wants This, la nuova commedia
romantica di Netflix
con Kristen Bell e
Adam Brody, ha ottenuto un ottimo risultato su Rotten
Tomatoes. Creata da Erin Foster, basandosi in parte sulle proprie
esperienze di innamoramento del marito, la serie di 10 episodi è
incentrata sull’improbabile storia d’amore che si forma tra la
podcaster agnostica e di successo Joanne (Bell) e il rabbino
anticonformista Noah (Brody) dopo il loro incontro a una cena. La
Bell è anche produttrice esecutiva della commedia romantica, che ha
debuttato di recente su Netflix.
Nobody Wants This ha
debuttato con numeri impressionanti su Rotten
Tomatoes, ottenendo un punteggio quasi perfetto,
pari a 7/10 e una valutazione complessiva del 95%. La
commedia romantica ha solo una recensione negativa su 19 al momento
in cui scriviamo. Anche l’indice di gradimento del pubblico è alto,
attualmente pari all’84%, anche se entrambi i dati sono soggetti a
variazioni.
Cosa dicono le recensioni di Nobody Wants This
La nuova serie è stata
esplicitamente proposta come un appuntamento imperdibile per coloro
che sono cresciuti guardando gli attori principali come icone del
teen drama. Nella sua recensione per TVLine, Dave Nemetz allarga l’appello a tutti coloro
che amano il genere: “È una gioia vedere Bell e Brody
rimbalzare l’uno sull’altro in questo modo, ognuno al top del
proprio gioco.Ed è un’iniezione di fiducia per le
commedie romantiche in generale”. Un plauso va anche al cast
di supporto di Nobody Wants This , che comprende, tra gli
altri, Justine Lupe, Timothy Simons e Sherry Cola.
Diverse recensioni
avvertono che la serie ha problemi di ritmo e che le premesse sono
troppo scarne per dieci episodi. Scrivendo per Variety, Alison Herman allude ad alcuni dei tratti più
negativi della serie: “Molte persone vorranno guardare Nobody
Wants This.Dubito solo che ne avranno un ricordo
duraturo”. Tuttavia, la maggior parte delle valutazioni
concorda sul fatto che si tratta di un’esperienza piacevole,
rafforzata dagli attori principali.
La nuova serie di commedie
romantiche di NetflixNobody Wants This (la
nostra recensione) si sta già rivelando un
successo, ma ci sarà una seconda stagione? Creata per il piccolo
schermo da Erin Foster (basandosi
vagamente sulla sua esperienza personale), la serie segue
l’agnostica podcaster Joanne (Kristen
Bell) che si innamora di un rabbino non ortodosso, Noah
(Adam
Brody), e la loro relazione anticonvenzionale fa arrabbiare non
poche persone lungo il percorso. Esplorando alcuni argomenti tabù
che spesso vengono lasciati fuori dalla maggior parte delle
commedie romantiche (in particolare le differenze religiose), la
serie stravolge il genere con molto umorismo e cuore.
Con una premessa così divertente e
aperta, Nobody Wants This aveva un potenziale immediato
per la seconda stagione, e sono già iniziate le speculazioni su
dove Joanne e Noah saranno diretti. Inoltre, la serie si è
dimostrata un grande successo di critica e il finale di Nobody Wants This – stagione 1 è stato tutt’altro che
conclusivo. Questo pone le basi per una narrazione continua che
potrebbe proseguire non solo in un’altra stagione, ma in un arco di
più stagioni se Netflix decidesse di rinnovare. Tuttavia, allo stato
attuale, la seconda stagione di Nobody Wants This non ha
ancora ricevuto il via libera.
Le ultime notizie su Nobody
Wants This 2
Mentre dietro le quinte di Netflix
si sta valutando la possibilità di un secondo episodio, l’ultima
notizia vede la creatrice della serie Erin Foster parlare della
seconda stagione di Nobody Wants This. La Foster ha basato
lo show sulla sua esperienza personale e questo rende lo sviluppo
del progetto ancora più personale, visto che potrebbe andare avanti
con altri episodi. La Foster ha fatto intendere che ci sarà
un cambio di ritmo se la serie verrà rinnovata, rivelando
che si sta già lavorando per sviluppare altri episodi se Netflix
vorrà rinnovare Nobody Wants This. Tuttavia, la commedia
romantica è ancora nel limbo fino a quando lo streamer non prenderà
una decisione.
Leggete qui la dichiarazione completa della Foster:
Stiamo ricevendo una risposta
molto positiva.E quindi credo che si sia iniziato a parlare
di una potenziale seconda stagione.La storia della Stagione
1 si svolge molto lentamente.Quindi penso che se ci sarà
una seconda stagione vorrei riprendere il discorso da dove
l’abbiamo lasciato e continuare a farlo con calma, perché non
voglio che ci spingiamo troppo avanti.Voglio dire, voglio
che il mio show vada in onda il più a lungo possibile!
La seconda stagione di Nobody
Wants This non è confermata
Nonostante la prima stagione di
Nobody Wants This stia ottenendo ottimi voti dalla critica
nei primi giorni dopo il suo debutto, non si è ancora
parlato di una seconda stagione. Netflix raramente prende
decisioni affrettate quando si tratta di rinnovare i propri show, e
anche un successo sicuro come Nobody Wants This non è una
garanzia. Tuttavia, il fatto che la creatrice Erin Foster sia
entusiasta della seconda stagione e che la commedia romantica sia
stata ben accolta, fa sì che la seconda stagione sembri meno
improbabile.
In ultima analisi, la
decisione si baserà sui numeri degli spettatori, che
saranno chiari solo dopo che lo show sarà rimasto sulla piattaforma
per un po’ di tempo. Sebbene la popolarità immediata sia positiva,
gli spettacoli in streaming di solito acquistano slancio man mano
che procedono e possono costruire un pubblico enorme nelle
settimane o addirittura nei mesi successivi al lancio. D’altra
parte, Nobody Wants This è il tipo di show che potrebbe
rompere gli schemi e ottenere un rapido rinnovo.
Il cast di Nobody Wants
This è stato forse il suo punto di forza, e la chimica tra le
star Kristen Bell e Adam Brody ha tutte le caratteristiche di una
classica coppia di potere da commedia romantica. Per questo motivo,
Kristen Bell dovrà tornare a interpretare la volitiva
agnostica Joanne, mentre Adam Brody dovrebbe tornare a vestire i
panni del rabbino eterodosso Noah. Oltre al duo
principale, l’ensemble di Nobody Wants This è altrettanto
importante, compresa la sorella di Joanne, Morgan (Justine Lupe), e
Jackie Tohn nel ruolo di Esther, la sorella protettiva di Noah.
Dettagli sulla trama di Nobody
Wants This 2
La conclusione della prima stagione
ha lasciato la coppia su un terreno a dir poco incerto e ci sono
ancora molte domande in sospeso che dovranno essere affrontate
nella seconda stagione di Nobody Wants This . In primo
luogo, la decisione di Joanne di non convertirsi
all’ebraismo sarà sempre un punto dolente fino a quando non saranno
cambiati molti cuori, anche se alla fine potrebbe fare il
cambio per le giuste ragioni. Tuttavia, ci sono forze all’opera per
allontanare la coppia e le bugie di entrambe le famiglie sono
destinate a venire a galla. Il modo in cui la coppia supererà
queste tempeste sarà la vera carne al fuoco della seconda stagione
di Nobody Wants This .
Nobody Wants This ha due guest star di spicco per
la seconda stagione. La serie romantica con Kristen
Bell e Adam Brody è diventata
rapidamente un grande successo di streaming per Netflix. Bell interpreta Joanne, una podcaster di
sesso e appuntamenti che inizia a frequentare un rabbino, Noah
Roklov (Brody). Nobody Wants This – stagione 2 vedrà Joanne e Noah
continuare a sviluppare la loro relazione e farla funzionare
nonostante l’opposizione di alcuni dei loro amici e familiari.
Secondo Variety,
Leighton Meester e Miles Fowler si uniranno allo show come
guest star nella seconda stagione. La Meester, che è sposata
con Brody, interpreta Abby, “la nemesi di Joanne alle medie che
ora è una mamma influencer su Instagram”. Il personaggio di
Fowler è Lenny, “il compagno di squadra di Matzah Ballers di
Noah (Brody) che viene sistemato con Morgan (Justine Lupe)”.
Meester è nota per aver interpretato Blair Waldorf in Gossip
Girl della CW, mentre Miles Fowler ha recentemente interpretato
Jaylen in Man on the Inside di Netflix.
Abby e Lenny possono inserirsi
bene nella storia in corso
Il coinvolgimento della Meester
aggiunge una nuova dimensione alla serie, dato che Brody
probabilmente condividerà le scene con sua moglie. Sarà intrigante
vedere come la loro dinamica sullo schermo contrasta con quella
nella vita reale, soprattutto perché i loro personaggi non avranno
una relazione sentimentale. La rivalità tra il personaggio della
Meester, Abby, e Joanne sarà divertente e comica da guardare. Il
loro conflitto, che risale ai tempi delle medie, probabilmente
costringerà Joanne a confrontarsi con alcune insicurezze di lunga
data che ora dovrà affrontare.
Per quanto riguarda il personaggio
di Fowler, Lenny, può aiutare a rispondere a una delle domande più
importanti di Nobody Wants This – stagione 2, ovvero cosa succederà
tra Morgan e il fratello di Noah, Sasha (Timothy Simons). Il fatto
che Morgan esca con Lenny indica che non avrà una relazione
romantica con Sasha, nonostante sia interessata a lui. Noah
potrebbe cercare di anticipare questa catastrofe facendo incontrare
Lenny e Morgan, poiché non vuole che lei o Sasha mettano a rischio
la sua relazione con Joanne.