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Nella tana dei lupi: la spiegazione del finale del film

Nella tana dei lupi spiegazione finale
Gerard Butler in Nella tana dei lupi. Foto di © 2024 Lionsgate

Diretto da Christian Gudegast, il finale di Nella tana dei lupi del 2018 ha spiegato un importante colpo di scena che ha rivelato la vera mente criminale del film. Il finale non spiega però necessariamente perché un gruppo di criminali avrebbe tradito i propri alleati o come siano riusciti a fuggire con milioni di dollari. La chiave per comprendere il finale è dunque quella di prestare molta attenzione. Sebbene il film abbia ricevuto un’accoglienza tiepida da parte della critica, sembra aver colpito il pubblico più del previsto, diventando un successo sorprendente al botteghino.

Una parte importante di ciò che il pubblico sembra aver apprezzato in questo film di rapine è stato proprio il colpo di scena finale. È il tipo di rivelazione che cambia tutto ciò che il pubblico pensava di sapere e lo spinge a rivedere il film per cercare di individuare gli indizi. Il punteggio del 63% di recensioni positive da parte del pubblico dimostra dunque che il finale potrebbe essere stato abbastanza creativo da lasciare gli spettatori con la voglia di vedere ancora qualcosa. In effetti, ci sono molti passaggi che hanno portato a quel finale inaspettato che il pubblico può esplorare qui in modo approfondito.

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Cosa succede in Nella tana dei lupi

Nella tana dei lupi sembra inizialmente sovvertire la premessa dei buoni contro i cattivi. Gerard Butler interpreta il detective Nicholas “Big Nick” O’Brien, che arriva sulla scena del crimine a Los Angeles e offre una forte dose di mascolinità tossica. Certo, i suoi conoscenti non lo apprezzano molto. Tuttavia, la sua cerchia ristretta di “regolatori” è ferocemente leale, come dimostra una sequenza di festa in cui rapiscono e interrogano un barista locale di nome Donnie Wilson (O’Shea Jackson Jr.).

Big Nick afferma che lui e la sua banda sono i veri cattivi, costringendo Donnie a rivelare informazioni sul suo complice Ray Merrimen (Pablo Schreiber). Il conflitto principale riguarda Big Nick che cerca di capire la portata della prossima rapina di Merrimen. A quanto pare, la filiale di Los Angeles della Federal Reserve è il prossimo obiettivo della banda. Nello specifico, Merrimen ha in programma di rubare 30 milioni di dollari di denaro “non idoneo” (banconote senza numero di serie) prima che venga distrutto.

La banda di Merrimen è composta da Donnie, Levi (50 Cent), Bosco (Evan Jones) e Mack (Cooper Andrews). È fondamentale sottolineare che Merrimen non spiega perché conosce così bene i meccanismi interni della Federal Reserve. Tuttavia, tutti si fidano di lui grazie ai loro legami militari e sportivi risalenti al liceo (che Big Nick scopre durante le sue indagini). Nel frattempo, Merrimen usa la sua ragazza e Donnie per fornire a Big Nick informazioni su un obiettivo pianificato a Montebello, ma questa è solo una parte di un piano più ampio.

Gerard Butler in Nella tana dei lupi
Gerard Butler in Nella tana dei lupi. Foto di Rico Torres/Lionsgate – © 2024 Lionsgate

Cosa succede nel finale di Nella tana dei lupi

Alla Pico Rivera Savings & Loan, Big Nick si aspetta di arrestare la banda di Merrimen, ma si rende subito conto che c’è qualcosa di diverso in questa rapina. Per prima cosa, la banda minaccia di uccidere dei civili, cosa che non fa parte della loro procedura operativa abituale. Tuttavia, Big Nick aspetta che Merrimen faccia esplodere il caveau della banca mentre aspetta che le sue richieste vengano soddisfatte. Big Nick si rende poi conto che la banda è fuggita e che è stato ingannato.

Successivamente, la banda di Merrimen esegue la rapina alla Federal Reserve che aveva preparato fin dall’inizio. Ma dopo la fuga, Donnie viene arrestato da Big Nick e rivela il punto di ritrovo. Nel frattempo, Merrimen interrompe le comunicazioni con Mack dopo aver saputo della detenzione di Donnie e tenta di fuggire con Bosco e Levi. Il climax di Nella tana dei lupi culmina in una massiccia sparatoria durante un ingorgo stradale, che porta alla morte di Merrimen, Bosco e Levi.

Il film si conclude con la scoperta da parte di Big Nick che il denaro rubato alla Federal Reserve è stato completamente distrutto. Si rende anche conto che Donnie è riuscito in qualche modo a fuggire. Big Nick fa quindi visita allo Ziggy’s Hafbrau, il “luogo neutrale” dove aveva inizialmente affrontato Donnie all’inizio del film. Dopo aver dato un’occhiata in giro e aver riflettuto sulle conversazioni passate, Big Nick capisce che Donnie era davvero la vera mente dell’operazione.

Un breve montaggio rivela che Donnie aveva raccolto informazioni su tovaglioli per un lungo periodo di tempo, per poi avvicinare il suo ex compagno dei Marine, Merrimen interpretato da Pablo Schreiber, con un piano per una rapina. Gli ultimi secondi del finale di Nella tana dei lupi spiegano che Donnie ora lavora a Londra e apparentemente sta complottando per rapinare una vicina borsa dei diamanti.

Nella tana dei lupi cast
Gerard Butler e Maurice Compte in Nella tana dei lupi. Foto di Daniel McFadden/STX Entertainment – © Motion Picture Artwork 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

Il piano di Merrimen per rapinare la Federal Reserve

In apparenza, la rapina alla Federal Reserve di Merrimen va secondo i piani. Egli crea un diversivo alla Pico Rivera Savings & Loan e riesce a fuggire attraverso il sistema fognario. Merrimen e Levi ottengono quindi l’accesso al “centro nevralgico” della Federal Reserve travestendosi e fingendo una consegna di denaro, utilizzando il veicolo blindato rubato all’inizio del film e il denaro proveniente da una rapina durante un rave. Da lì, Merrimen e Levi scaricano una vasca piena di soldi contenente Donnie, che ottiene l’accesso alla sala di conteggio dopo che Bosco ha tagliato la corrente.

Donnie individua quindi il denaro non idoneo prima che venga distrutto e si assicura di gettare la borsa in un camion della spazzatura che lascerà l’edificio. Utilizzando le informazioni fornite da Mack, Donnie dà il via al colpo di genio del suo piano. Dopo essere fuggito con successo, individua un pasto confezionato che aveva nascosto in precedenza mentre effettuava una consegna di fast food. Fingendo di essere un fattorino, Donnie riesce a superare la sicurezza mentre esce, prima di essere fermato da Big Nick. Nel frattempo, Merrimen raggiunge il punto di ritrovo nella discarica, mentre Bosco dirotta un camion della spazzatura che trasporta il denaro (il conducente si rivela essere uno degli amici di Donnie).

Merrimen vive essenzialmente grazie alla pistola e muore per mano della pistola in Den of Thieves. Rimane fedele a un codice di condotta specifico, ma non prevede che Donnie lo tradirà manipolando il piano a suo vantaggio. In termini di narrazione, Merrimen e Big Nick condividono qualità simili: sono due uomini mascolini con una fede incrollabile nelle proprie capacità. In definitiva, sono solo pedine in un gioco che, in teoria, pone le premesse per Nella tana dei lupi 2 – Pantera.

Nella tana dei lupi trama
50 Cent e O’Shea Jackson Jr. in Nella tana dei lupi. Foto di Daniel McFadden/STX Entertainment – © Motion Picture Artwork © 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

Perché Donnie finisce con i soldi

In Nella tana dei lupi, il piano di Merrimen è in realtà il piano di Donnie. Come dimostra il montaggio finale, Donnie ha orchestrato l’intera rapina alla Federal Reserve raccogliendo informazioni mentre lavorava come barista allo Ziggy’s Hofbrau. Ovviamente, non poteva eseguire il piano da solo, quindi ha contattato un suo conoscente militare, Merrimen, mentre complottava segretamente con i suoi vecchi compagni di sport: Mack, Alexi (Oleg Taktarov) e Bas (Max Holloway). Una volta ottenuto l’accesso alla sala di conteggio della Federal Reserve, Donnie tiene i soldi per sé in una borsa segreta.

Alla fine si scopre che Bas era l’autista che ha lasciato la Federal Reserve con diverse borse di denaro e che Alexi ha fatto spedire a Panama il denaro della rapina, non idoneo e non rintracciabile. All’inizio di Nella tana dei lupi, Donnie fa una dichiarazione significativa mentre lavora come barista di fronte alla Federal Reserve: “Ho il controllo totale del mio ambiente e la gente non lo sa nemmeno”. La scena finale mostra Mack, Alexi e Bas che bevono in un pub di Londra mentre Donnie fa il barista e pianifica il prossimo colpo, il quale è alla basa del sequel.

La spiegazione della canzone finale di Nella tana dei lupi

Per valutare appieno il finale di Nella tana dei lupi, vale anche la pena di prendere nota della canzone utilizzata alla fine del film: “Legendary” dei Welshly Arms. Considerando quanto la canzone si adatti bene agli eventi finali del film, è facile chiedersi se sia stata composta appositamente per il film. Tuttavia, la canzone è stata pubblicata due anni prima dell’uscita della pellicola. Non solo la canzone stabilisce però un’atmosfera efficace, ma il suo testo contribuisce anche a sottolineare alcuni dei temi principali del film.

In particolare, i versi “Ho sognato la ricompensa / Attraverso le difficoltà e i compromessi / Lottando con le unghie e con i denti per arrivare in cima” rispecchiano le motivazioni dei ladri, mentre “Alla fine capiranno chi ha ragione / Per prendere posizione, devi vincere la battaglia” e “Devi vivere senza compromessi” riassumono il personaggio duro interpretato da Butler nel film. Una tale sincronia è difficile da trovare, ma “Legendary” conclude Nella tana dei lupi con una nota di sfida.

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Gerard Butler in Nella tana dei lupi. Foto di STX Entertainment – © Motion Picture Artwork © 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

Il vero significato del finale di Nella tana dei lupi

Il grande colpo di scena alla fine era dunque un tradimento a cui nessuno avrebbe dovuto credere nel film. Big Nick è un poliziotto che ha un unico obiettivo: catturare i cattivi. Sa che non deve fidarsi di nessuno, eppure è così concentrato su Merrimen che non considera nemmeno che qualcuno come Donnie possa essere una minaccia. Nel frattempo, Merrimen vive secondo un codice di condotta da ladro e non considera mai che i suoi stessi uomini potrebbero tradirlo per ottenere una fetta più grande per sé stessi.

Questo fa sì che entrambe le parti siano così concentrate sui loro obiettivi (fermare Merrimen, portare a termine la rapina) che nessuna delle due vede chi sta davvero tirando le fila. Biog Nick fallisce completamente quando non riesce a vedere Donnie come una minaccia, considerandolo per lo più un seguace di bassa lega. Merrimen è così dedito a portare a termine la rapina con “onore” che non riesce a vedere gli uomini della sua cerchia che complottano contro di lui. Donnie li mette l’uno contro l’altro e alla fine ne esce vincitore.

Il sequel Nella tana dei lupi 2 – Pantera

Visto il successo del primo film e il suo finale intrigante, non c’è da stupirsi che Nella tana dei lupi 2 – Pantera sia poi stato realizzato, con un’uscita in sala avvenuta nel 2025. Butler è tornato per questo sequel, insieme a O’Shea Jackson Jr. nel ruolo di Donnie. La vicenda ruota qui attorno a Donnie che diventa la principale mente criminale con Big Nick alle sue calcagna, anche se questa volta l’azione si svolge in Europa. Donnie sta infatti organizzando quella che potrebbe essere la più grande rapina di diamanti della sua vita e non si aspetta che Big Nick torni per intralciarlo.

 
 

Nella tana dei lupi 2: Pantera, recensione del film di Christian Gudegast

Uscito nel 2018, Nella tana dei lupi si è rivelato il miglior action-thriller realizzato dai tempi di The Town, seconda regia di Ben Affleck. Costruito con realismo pungente soprattutto nelle sequenze di sparatorie e nelle interpretazioni carismatiche del cast, il lungometraggio diretto da Christian Gudegast ha ottenuto un discreto successo al botteghino e un’ampia schiera di fan.

Sviluppare un sequel non sarebbe stato tuttavia un compito facile, per due ragioni specifiche: in primo luogo, il film avrebbe avuto bisogno di una nuova ambientazione, lontana da una Los Angeles stilizzata e in fiamme; in secondo luogo (SPOILER ALERT!) sarebbe stato più che complesso restituire allo spettatore il tono teso e struggente una volta uscito di scena il personaggio di Ray Merrimen, nell’originale interpretato da un impressionante Pablo Schreiber, di gran lunga il maggiore punto di forza dell’intera operazione.

Nella tana dei lupi 2: Pantera accetta le sfide

Nella tana dei lupi 2: Pantera ha accettato queste sfide e, pur non raggiungendo l’eccellenza cinematografica del primo capitolo, dimostra chiaramente che Gudegast è un regista intelligente. Ambientato quasi completamente nel sud della Francia, questo sequel si orienta maggiormente verso l’heist-movie, scegliendo un approccio più dolce e rilassato sia nei confronti della storia che, fattore ancor più importante, del tono. Alla fine, il regista utilizza i personaggi rimasti per realizzare qualcosa che risulta divertente in modo diverso: una scelta che paga soprattutto perché era piuttosto impossibile eguagliare quanto fatto in precedenza, e Gudegast dimostra fin da subito di averlo capito.

Detto questo, Nella tana dei lupi 2: Pantera inizia con una notevole scena d’azione che stabilisce il tono dell’intero film, per poi procedere allo sviluppo di una trama piuttosto efficace e coerente con il ritmo della narrazione. Quando diventa chiaro che non c’è un’altra figura di spessore quale era quella di Merrimen, i protagonisti Nick O’Brien (Gerard Butler) e Donnie Wilson (O’Shea Jackson Jr.) iniziano a sviluppare quel rapporto di amore/odio che abbiamo visto molte volte in questo tipo di heist-movie. Il duello psicologico, carismatico e viscerale tra Gerard Butler e Pablo Schreiber in Nella tana dei lupi non viene replicato in Pantera, perché O’Shea Jackson Jr. non interpreta quel tipo di personaggio e non possiede la presenza scenica di Schreiber. Di conseguenza, il nuovo capitolo non può contenere lo stesso tipo di dramma.

La sceneggiatura sviluppa il piano di rapina e la sua esecuzione utilizzando tutte le coordinate narrative più conosciute e un paio di colpi di scena non particolarmente originali, ma questo non significa che non funzionino per intrattenere. Tranne forse negli ultimi dieci minuti, l’azione non va mai troppo sopra le righe, impostando un realismo di base che tiene lo spettatore dentro la storia e accanto ai personaggi. Le sequenze d’azione non sono mai incredibili, non c’è violenza usata solo per intrattenere il pubblico, e ovviamente si finisce per tifare per i criminali quando si tratta di rubare milioni di dollari a qualcuno che può sicuramente permettersi di perderli.

Un action che predilige l’intrattenimento

Manca senza dubbio una dose di empatia sviluppata attraverso la narrazione, ma è abbastanza chiaro che, a vogliamo ribadirlo ancora una volta, Pantera preferisce intrattenere con un tono più rilassato invece di cercare di raggiungere lo zenit emotivo del primo Nella tana dei lupi. Questo sequel è molto meno un dramma e uno studio sui personaggi, ma dimostra fin dall’inizio di non volerlo essere, diventando un onesto sequel tutto sommato sa muoversi in autonomia. Spostandosi nella cornice più rilassante dell’heist-movie, Christian Gudegast ha deciso di esplorare toni addirittura antitetici nel sequel del suo acclamato primo lungometraggio. Una scelta che non è sbagliato avallare, visto che il cineasta ha cercato di cambiare rotta e non ripetere una formula che sapeva non avrebbe funzionato. Nella tana dei lupi 2: Pantera è lontano dall’essere perfetto, ma è divertente e in modo evidente sembra essere consapevole di regalare puro intrattenimento.

 
 

Nella mia mente

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di Michele Pastrello

Nella mia mente (In my mind) è il primo corto del giovane regista veneto Michele Pastrello. Il film si muove sinuosamente tra il genere psycho-thriller e quello horror, inchiodando per quasi 30 minuti lo spettatore alla poltrona mediante un crescendo di suspance, mistero e inquietudine.

 
 

Nella mente del serial killer: trama, cast e curiosità sul film

Nella mente del serial killer film

Con i suoi racconti gialli la scrittrice Agatha Christie ha fornito un illimitato patrimonio narrativo anche al cinema, che negli anni ha adattato e trasformato le sue storie per dar vita a film sempre diversi. Che siano adattamenti diretti, come Assassinio sull’Orient Express, o indiretti, come la serie Amazon The Head, questi racconti vantano sempre un fascino particolare. Un altro titolo piuttosto noto, che si basa in particolare sul racconto Dieci piccoli indiani, è Nella mente del serial killer (titolo italiano di Mindhunters), diretto nel 2004 da Renny Harlin, già regista di thriller quali 58 minuti per morire – Die Harder e Cliffhanger – L’ultima sfida.

Il celebre racconto della Christie viene qui riadattato dallo sceneggiatore Wayne Kramer, il quale rivoluziona il contesto e i personaggi mantenendo però lo schema di fondo. Uno tra i protagonisti non è chi dice di essere e per l’incolumità di tutti sarà bene scoprirlo il prima possibile. Girato interamente nei Paesi Bassi, tra Amsterdam e Zandvoort, il film si presenta dunque come un teso thriller che porta lo spettatore ad entrare, come suggerisce il titolo, nella mente del serial killer, al fine di poterne prevedere mosse e pensieri. Al momento della sua uscita, tuttavia, il film si affermò come uno scottante insuccesso.

Solo con gli anni questo è stato riscoperto e rivalutato dai fan del genere, che al di là dei difetti hanno potuto apprezzare la resa di determinate sequenze e colpi di scena. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Nella mente del serial killer: la trama del film

Protagonisti del film sono i Mindhunters, un gruppo di giovani agenti dell’FBI intenti a seguire un corso di formazione come profiler. Il loro istruttore, il detective Jake Harris, è solito condurre tali esercitazioni in modo estremamente scrupoloso e realistico. Per quest’occasione, egli invia i sette adepti su un’isola al largo della Carolina del Nord, dove si cimenteranno con l’esercitazione finale del loro addestramento. A Bobby, Vince, Nicole, Sara, Rafe, Lucas e J.D. si unisce all’ultimo anche Gabe, un osservatore esterno con il compito di monitorare ciò che avviene tra il gruppo. Arrivati sull’isola, completamente disabitata, il gruppo si ritrova dunque a doversi gestire autonomamente.

Ben presto, però, qualcosa di terribile avviene e uno di loro viene ritrovato morto in circostanze sospette. Quello che inizialmente sembrava essere solo un incidente, si rivela in realtà come un omicidio ben orchestrato. Il gruppo inizia dunque a sospettare di essere alla merce di uno spietato serial killer, il quale si nasconde proprio in mezzo a loro. Non potendosi fidare di nessuno, dovranno cercare di risolvere quanto prima tale enigma, comprendendo anche il particolare modus operandi dell’assassino. Non passerà molto prima che altri omicidi si verifichino, spingendo i superstiti a dover mettere in pratica quanto appreso durante il corso per salvarsi la vita.

Nella mente del serial killer cast

Nella mente del serial killer: il cast del film

Ad interpretare il personaggio di Jake Harris vi è il noto attore Val Kilmer. Pur essendo indicato come uno dei protagonisti, in realtà, questi compare nel film soltanto per poche scene. Per tale personaggio, in realtà, erano originariamente stati considerati anche gli attori Christopher Walken e Martin Sheen, i quali però rifiutarono portando alla scelta di Kilmer. Il rapper e attore LL Cool J è invece presente nei panni di Gabe, l’uomo chiamato a controllare il gruppo sull’isola. In preparazione al suo ruolo, egli decise di perdere molto peso e trascorse un periodo di tempo a contatto con detective della omicidi di Philadelphia, al fine di comprendere al meglio il loro lavoro.

Per i ruoli dei sette giovani agenti, invece, la produzione scelse di ricorrere ad attori non particolarmente noti, al fine di poter rendere ognuno di loro un buon sospettato. Nei panni di J.D. vi è Christian Slater, oggi noto per serie come Mr. Robot e Breaking In. Clifton Collins Jr. è Vince, mentre Kathry Morris interpreta Sara. Jonny Lee Miller è presente nei panni di Lucas, mentre Patricia Velasquez è Nicole. Will Kemp è Rafe, mentre Eion Bailey interpreta Bobby. In preparaazione ai loro personaggi, questi attori ebbero modo di conoscere veri agenti dell’FBI, sottoponendosi per un periodo all’addestramento previsto per questo tipo di ruolo.

Nella mente del serial killer: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Nella mente del serial killer grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi diChili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 dicembre alle ore 22:50 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

 
 

Nella casa: recensione del film di François Ozon

Nella casa recensione film

François Ozon costruisce una commedia spiritosa e intelligente, dai risvolti dark, adattando la commedia teatrale El chico de la última fila, e intitolandola Nella casa, il luogo centrale di tutti gli avvenimenti. Ozon si concentra ancora una volta sulle dinamiche familiari e sul rapporto tra realtà e finzione, da sempre temi attraenti per il regista francese, proponendo un lavoro già vincitore di alcuni premi internazionali.

In Nella casa Germain (Fabrice Luchini) è un professore di letteratura francese, estremamente competente, che ha dovuto abbandonare il sogno giovanile di diventare un grande scrittore, come il suo amato Flaubert, per mancanza di talento. La moglie Jeanne (Kristin Scott Thomas) gestisce invece una galleria d’arte moderna, sull’orlo del fallimento. In una scuola in cui è stata reintrodotta la divisa, in cui tutti gli alunni sembrano, agli occhi di Germain, un unico grande gregge di mediocrità, il sedicenne Claude (Ernst Umhauer), catturerà l’attenzione del docente attraverso un suo tema, dedicato alla casa e alla famiglia del compagno di classe Rapha (Bastien Ughetto), concluso con un insolito “continua…”.  Germain, accortosi delle doti di Claude, spronerà l’alunno a continuare il suo racconto, introducendosi sempre più nella casa e familiarizzando con i personaggi. L’insinuarsi nella famiglia scatenerà, però, una serie di eventi imprevisti, trascinando Germain in un gioco dagli sviluppi inquietanti, affinchè la storia possa continuare.

Nella casa: macchinazioni e intrighi

Tutto ruota attorno al rapporto tra Germain e Claude, i due protagonisti, professore e allievo. Un rapporto di vicendevole crescita, presentataci da punti di vista oscillanti, che analizza il percorso creativo dell’artista, quel binomio tra editore e scrittore, produttore e regista, ognuno con la propria influenza sul prodotto finale del processo artistico. La ricerca dell’ispirazione sempre più spinta, in un gioco di macchinazioni e intrighi, in cui realtà e fantasia, nettamente distinte ad inizio film, iniziano a mescolarsi, senza però sfociare in incomprensibili dilemmi, come visto in altri film. Il giovane Claude s’immerge all’interno della propria storia, empatizzando con i personaggi, costruendoli volta per volta attraverso le proprie azioni nella vita reale, pur di dare un prosieguo convincente alla narrazione e rendere interessante ognuno dei protagonisti. Così anche lo stesso Claude diventa un personaggio fondamentale, e il suo rapporto d’attrazione con la padrona di casa Esther (Emmanuel Seigner) sarà il fulcro degli eventi, quel conflitto di cui ogni romanzo ha bisogno. François Ozon conferma quella sua peculiare abilità di trasformare situazioni apparentemente banali e di normale intimità familiare, per renderle centro delle sue storie, facendo emergere aspetti inattesi. Una commedia dal sapore di un thriller, con un bilanciamento perfetto d’intrattenimento e suspense, tra dialoghi taglienti e ironici, capaci di strappare al pubblico più di una risata, alternati con momenti di pura tensione, in attesa degli avvenimenti che potrebbero scatenarsi.

Nella casa si rivela un film ironico e accattivante, dal ritmo ben scandito, che conduce lo spettatore verso un incantevole finale, attraverso una mescolanza di generi sapientemente amalgamati in un prodotto davvero riuscito e privo di difetti evidenti.

 
 

Nell’immensità…

«…e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! »

GazosaQuesta citazione da uno dei singoli di punta dei Gazosa ci introduce direttamente al feeling con cui mi preparo ad affrontare una nuova incarnazione della Mostra del Cinema di Venezia, che come sempre me pare ieri che è finita la scorsa edizione, e ogni volta cerco di ricordarmi quando ho messo inavvertitamente piede nel boomdotto che mi ha catapultato un anno più avanti senza nemmeno aver avuto possibilità di fare gli sberleffi a Ben Affleck come Flash in Batman v Superman. Vabbè.

Rimbocchiamoci le maniche, che poi tanto si sa che lavoro e cazzeggio nel nostro campo vanno di pari passo, e anzi il rischio è di confondere le due cose. Ma noi siamo equilibratissimi e sappiamo che vi siamo mancati come la marmellata sui peperoni, quindi vi salutiamo con un abbraccio power metal che ricarichi il potere dello Sticazzi che risiede in tutti noi (per saperne di più), e ci prepariamo a una nuova avventura nella magica atmosfera del Lido settembrino. Che poi, dai, bisogna essere ottimisti. Non è detto che sia sempre la stessa cosa: non è detto che il tempo sia anche quest’anno umido e appiccicoso, che i gestori dei locali siano sempre simpatici come lo scherzo della camicia in fiamme, che gli Spritz siano allungati col succo di locusta. Potrebbe essere tutto peggiorato, e questo mi rincuora.

Emanuele RaucoInsieme a un’altra cosa: quest’anno, l’offerta del Concorso s’è fatta fresca e interessante grazie anche all’intervento di giovani e valenti virgulti nel comitato di selezione, tra cui ci piace citare Emanuele Rauco al quale andranno i nostri complimenti per qualsiasi cosa troveremo di positivo nel Festival, anche completamente svincolata dalla materia cinefila. Troviamo i cessi della Sala Pasinetti miracolosamente puliti? #bravorauco! Non ci sputano sulle sarde in saor? #bravorauco! Rimorchiamo? #bravorauco!. Un hashtag per la vita. Naturalmente, per la quarta legge di Murphy – le altre sono ovviamente «Ordine pubblico totale», «Proteggere gli innocenti», «Far rispettare la legge» –  s’è deciso in redazione che io il Concorso non lo seguo. Meglio. Mi trincero alla Villa degli Autori dove già mi hanno bello schedulato il programma delle Interviste per i Venice Days e tra l’una e l’altra mi ubriaco come una merda, il che mi aiuterà anche a sciogliere il mio inglese, che mi servirà, perché i registi so’ tutti lapponi, norvegesi o filippini e nelle lingue d’origine comunicare è difficile.

A tal proposito, se c’è una pellicola che mi dispiace perdere della selezione ufficiale – si fa per dire, poi tanto lo so che me li guarderò tutti lo stesso, per quell’aberrante senso di collezionismo e completezza che attanaglia l’addetto ai lavori in queste situazioni, e che ha rovinato diverse vite anche di persone brillanti, ridotte a uno stato larvale dall’ineluttabile necessità di assistere anche alle proiezioni delle opere più inutili e ripugnanti pur di dire ‘i film quest’anno li ho visti tutti’ – è la nuova opera di Lav Diaz, che in effetti ci mancava. Non pago di aver arricchito le nostre esistenze con le 8 ore – otto! – di Hele sa HiwagangHapis (titolo internazionale A Lullaby To the Sorrowful Mystery) in quel di Berlino, deciso che aveva ancora qualcosina da dire, il regista, sceneggiatore, produttore , direttore della fotografia, montatore, attore, stunt-man, elettricista, addetto al catering e usciere  d’albergo filippino torna con un cortometraggio (appena tre ore) dall’evocativo titolo Ang walang-katapusang kalawakan ng titiibinibigay ko (per il mercato internazionale: The Infinite Immensity of the Big  Fuck I give). Ok, il titolo me lo sono inventato (suona più o meno come L’infinita immensità del Gran Cazzo che Me Ne Frega), ma non venitemi a dire che ve ne eravate accorti. I titoli dei film di Lav Diaz non li avete mai letti nemmeno voi, siate onesti, almeno con voi stessi.

(Ang)

 Venezia 73 Servillo

Ragazzi, non vi nascondo che non vedo l’ora di seguire il concorso. L’unico problema è che l’ultima volta che ho provato a vedere un film di Lav Diaz sono entrata in sala la sera d’apertura del festival e sono uscita prima della premiazione. Ti siedi e ti attaccano flebo e catetere. Poi ogni tanto passa un’infermiera filippina a vedere se sei ancora lucido o inizi a recitare il monologo di Servillo nella ‘La grande bellezza’ (“A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: “La fessa”. Io, invece, rispondevo: “L’odore delle case dei vecchi”. La domanda era: “Che cosa ti piace di più veramente nella vita?”). 

Detto questo, se stai a fa Servillo, ti puniscono lasciandoti lì a vedere almeno 192 ore di film, conscio del tuo grandissimo errore, tipo punizione. Poi ti fanno uscire.

Se invece lo guardi e l’ultimo giorno dici ‘noooo ne vorrei ancoraaaaaaa, vi prego, alte 340 ore di film così’ viene proprio Lav Diaz e ti schiaffeggia, urlando:

“Bobo, pelikula na ito ay isang pagsusugal bahagya man ang aking mga kaibigan Pilipino sa bar. Nawala ko at ito ay ang iyong kasalanan, titi baliw. Pumunta sa paghahanap para sa puki bilang lahat ng tao ay!”

Che in filippino significa:

“Coglione! Sto film era na scommessa al baretto co gli altri amici filippini, avevo detto che non sarebbe sopravvissuto nessuno. M’hai fatto perdere, disturbato maniaco che noi sei altro. Vai a figa come tutti!”

Dicono che questo dura meno, ma io non me fido. Me vedo gli altri film in programma e se va male me la prendo con Rauco, che gli vogliamo tanto bene ma se guardo anche un solo film utile come i video di Gianluca Vacchi allora siuo che ti hackero il canale YouTube.

Tornando a bomba a Sorrentino, io quest’anno non vedo l’ora di vedere la serie, non vedo l’ora di vedere Malick, Kim Ki-Duk, Ciafrance, Ozon, Andrei Konchalovsky  ma mammamia che bel programma.

Leonardo dicaprio lady gagaCerto dentro ce sta pure Muccino, ma forse era un pacchetto all-inclusive, gli altri registi hanno detto ‘veniamo solo se c’è quer matto di Gabriele che se pija a parolacce cor fratello, sai come se tajamo che al lido non succede mai niente, mai ‘na gonna che si alza, mai un DiCaprio che perculi Lady Gaga, cose così.

Ma poi lo sapete? C’è anche Emir Kusturica! Che tanto come al solito tutti lo scambiano per Goran Bregovic e daje a ride quando arrivano in sala col birrino pronti a pogare e invece niente, mai una gioia. Però se fate i bravi Kusturica nei titoli di coda vi canta

‘La musica balcanica ci ha rotto i coglioni
è bella e tutto quanto ma alla lunga rompe i coglioni
Certo ne avrei senz’altro tutta un’altra opinione
se fossi un balcanico, se fossi un balcone
ma siccome non sono croato né un balcone balcano
io non capisco perché tutti quanto continuano insistentemente a suonare questa musica di merda’

(Il complesso del primo maggio, Elio e le storie tese)

Si scherza ragazzi, questo racconto cazzone è frutto della fantasia di una che ha fatto poche ferie e questo weekend dovrà fare Tetris con la roba da ficcare in una valigia troppo grande, al solito, per un viaggio che alla fine ci piace e ci sembra – nonostante tutto – sempre troppo breve. Ma per tenervi compagnia, insieme a Ang, questo e altro. So che ci tenete.

Ci vediamo a Venezia!

(Vi)Lav DIaz

 
 

Nell – Rinnegata: teaser trailer della nuova serie Disney+

Nell - Rinnegata serie tv 2024

Disney+ ha diffuso il teaser trailer della serie originale Nell – Rinnegata. Composta da otto episodi, la serie è scritta e creata dalla sceneggiatrice vincitrice del premio BAFTA Sally Wainwright (Happy Valley) e diretta dal regista Ben Taylor (Sex Education). Tutti gli episodi saranno disponibili dal 29 marzo in esclusiva su Disney+.

In Nell – Rinnegata Nell Jackson, una giovane donna scaltra e coraggiosa, si ritrova incastrata per un omicidio e diventa inaspettatamente la più famosa fuorilegge dell’Inghilterra del XVIII secolo. Ma quando appare uno spirito magico chiamato Billy Blind, Nell capisce che il suo destino è più grande di quanto avesse mai immaginato.

Iscriviti a Disney+ per guardare Nell – Rinnegata e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Nell – Rinnegata è interpretato da Louisa Harland (Derry Girls) nel ruolo principale di “Nell Jackson” con Frank Dillane nei panni di “Charles Devereux”, Alice Kremelberg in quelli di “Sofia Wilmot”, Ényì Okoronkwo nel ruolo di “Rasselas”, Jake Dunn in quello di “Thomas Blancheford”, Bo Bragason nei panni di “Roxy Trotter”, Florence Keen nel ruolo di “George Trotter”; Nick Mohammed è “Billy Blind”, Joely Richardson interpreta “Lady Eularia Moggerhangar” e Adrian Lester “Robert Hennessey, Conte di Poynton”. Inoltre, Pip Torrens interpreta “Lord Blancheford” e Craig Parkinson è “Sam Trotter”.

Nell – Rinnegata è prodotta da Lookout Point. I produttori esecutivi sono Sally Wainwright, Ben Taylor, Faith Penhale, Will Johnston e Louise Mutter per Lookout Point e Johanna Devereaux per Disney+. Anche Amanda Brotchie (Gentleman Jack – Nessuna mi ha mai detto di no) e MJ Delaney (Ted Lasso) dirigono gli episodi. Jon Jennings è produttore della serie e Stella Merz è produttrice.

 
 

Nell – Rinnegata: prime foto della nuova serie Disney+ in arrivo nel 2024

Nell - Rinnegata serie tv 2024

Disney+ ha diffuso le immagini dell’attesissima serie originale britannica Nell – Rinnegata che debutterà sulla piattaforma streaming nella primavera del 2024 in tutto il mondo. Nell – Rinnegata è un’avventura realizzata da Lookout Point ed è scritta e creata dalla sceneggiatrice vincitrice del premio BAFTA Sally Wainwright (Happy Valley, Gentleman Jack) e diretta da Ben Taylor (Sex Education, Catastrophe).

Louisa Harland (Derry Girls) interpreta il ruolo della protagonista Nell, una giovane donna intelligente e coraggiosa che si ritrova incastrata per un omicidio e diventa inaspettatamente la più famosa brigantessa dell’Inghilterra del XVIII secolo. Ma quando appare uno spirito magico chiamato Billy Blind, interpretato da Nick Mohammed (Ted Lasso), Nell capisce che il suo destino è più grande di quanto avesse mai immaginato.

Frank Dillane (Il serpente dell’Essex, Fear the Walking Dead) interpreta il volubile amico e talvolta avversario di Nell, Charles Devereux, un’affascinante canaglia con un pericoloso alter ego malvagio. Joely Richardson (Nip/Tuck) veste i panni dell’eccentrica magnate dei giornali Lady Eularia Moggerhanger, mentre Pip Torrens (The Crown, Poldark) è Lord Blancheford, il padre di Sofia e di suo fratello Thomas, prepotente e incapace, interpretato da Jake Dunn (Half Bad). Ényì Okoronkwo (The Lazarus Project) interpreta invece Rasselas, un vivace stalliere che si unisce a Nell e alle sue sorelle in fuga nel suo tentativo di libertà, mentre Bo Bragason e Florence Keen sono le due sorelle minori di Nell, Roxy e George; infine Craig Parkinson (Line of Duty, Black Mirror: Bandersnatch) è Sam, il padre di Nell dall’animo gentile.

Nell – Rinnegata è una serie d’azione e avventura fantasy in otto episodi della durata di 45 minuti ciascuno ed è prodotta da Lookout Point come serie originale Disney+ britannica. Alla regia sono impegnate anche Amanda Brotchie (Gentleman Jack) e MJ Delaney (Ted Lasso). Jon Jennings è il Series Producer e Stella Merz è la produttrice. I produttori esecutivi sono Sally Wainwright, Ben Taylor, Faith Penhale, Will Johnston e Louise Mutter per Lookout Point e Johanna Devereaux per Disney+.

 
 

Nell – Rinnegata: annunciata la data di uscita su Disney+

Nell - Rinnegata serie tv 2024

In occasione del Television Critics Association Winter Press Tour di Los Angeles, Disney+ ha annunciato che la serie originale Nell – Rinnegata debutterà con tutti gli episodi il 29 marzo in esclusiva su Disney+. La serie originale, composta da otto episodi, è scritta e creata dalla sceneggiatrice vincitrice del premio BAFTA Sally Wainwright (Happy Valley) e diretta dal regista Ben Taylor (Sex Education).

Nell Jackson, una giovane donna scaltra e coraggiosa, si ritrova incastrata per un omicidio e diventa inaspettatamente la più famosa fuorilegge dell’Inghilterra del XVIII secolo. Ma quando appare uno spirito magico chiamato Billy Blind, Nell capisce che il suo destino è più grande di quanto avesse mai immaginato.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Nell – Rinnegata è interpretato da Louisa Harland (Derry Girls) nel ruolo principale di “Nell Jackson” con Frank Dillane nei panni di “Charles Devereux”, Alice Kremelberg in quelli di “Sofia Wilmot”, Ényì Okoronkwo nel ruolo di “Rasselas”, Jake Dunn in quello di “Thomas Blancheford”, Bo Bragason nei panni di “Roxy Trotter”, Florence Keen nel ruolo di “George Trotter”; Nick Mohammed è “Billy Blind”, Joely Richardson interpreta “Lady Eularia Moggerhangar” e Adrian Lester “Robert Hennessey, Conte di Poynton”. Inoltre, Pip Torrens interpreta “Lord Blancheford” e Craig Parkinson è “Sam Trotter”.

Nell – Rinnegata è prodotta da Lookout Point. I produttori esecutivi sono Sally Wainwright, Ben Taylor, Faith Penhale, Will Johnston e Louise Mutter per Lookout Point e Johanna Devereaux per Disney+. Anche Amanda Brotchie (Gentleman Jack – Nessuna mi ha mai detto di no) e MJ Delaney (Ted Lasso) dirigono gli episodi. Jon Jennings è produttore della serie e Stella Merz è produttrice.

 
 

Nell – Rinnegata, recensione della serie con Louisa Harland

Nell - Rinnegata serie tv 2024

Irriverente, energica, divertente e ricca di azione, su Disney+ arriva Nell – Rinnegata, serie fantasy in otto episodi disponibile sulla piattaforma dal 29 marzo, diretta da Ben Taylor (Sex Education) ma creata da Sally Wainwright, la quale, dopo Happy Valley e Gentleman Jack, riesce a portare alla luce, grazie a un accordo con la Casa di Topolino, un prodotto originale che rappresenta una vera e propria boccata d’aria fresca in un palinsesto saturo e ripetitivo.

La trama di Nell – Rinnegata

Al centro della storia c’è Nell, interpretata magistralmente da Louisa Harland, una giovane donna con un segreto soprannaturale e uno spirito ribelle che sfida le convenzioni del suo tempo. Abbigliata come un uomo, Nell ritorna al suo villaggio natio, dopo essersi allontanata di sua spontanea volontà per inseguire un suo desiderio di scoperta e di avventura. Tornata a casa, però, dovrà fare i conti con una perdita improvvisa che la porterà a scontrarsi con il crudele Thomas Blancheford e con la legge ingiusta di quell’epoca. In suo aiuto però arriva Billy Blind, una specie di folletto che è sempre al suo fianco e le conferisce forza e agilità ogni volta che è in pericolo.

Tra passato e presente

Come spesso accade in prodotti contemporanei ambientati nel passato, anche Nell – Rinnegata arricchisce i suoi protagonisti di sensibilità moderne, pur tenendo presente alcune delle regole che governavano la vita nel ‘700. Il classismo e l’ingiustizia sociale si associano allo spirito intraprendente e anti-convezionale della protagonista, alle situazioni più rocambolesche raccontate con lo stile della commedia d’azione e a una voglia di divertimento e libertà che sprigiona da ogni inquadratura.

Lo stile di Nell – Rinnegata è infatti lontano sia dalle ricostruzioni storiche filologiche che dalla sciatteria di produzioni a basso budget. È un mix perfetto di credibilità e leggerezza, con un gusto spiccato per le sequenze d’azione e per il racconto di una storia principalmente di evasione. Ogni episodio di Nell – Rinnegata è un pezzetto di un viaggio bizzarro ma sempre divertente attraverso un’Inghilterra del XVIII secolo reinventata.

Louisa Harland è Nell

Il cuore della serie è senza dubbio Louisa Harland nel ruolo della protagonista, Nell. Già vista e amata nel ruolo di Orla in Derry Girls, l’attrice splende per la sua camaleontica interpretazione: sarcastica, caustica, ma anche molto materna e apprensiva, sente il desiderio di avventura e la responsabilità verso i più deboli. La sua Nell non è semplicemente un’eroina action/fantasy da ridere, ma una donna con desideri, sogni e volontà per ottenere giustizia e guadagnarsi la libertà. Con lei, nel nutrito e ottimo cast, anche l’amato Nick Mohammed, già Nate the Great di Ted Lasso.

Nell – Rinnegata coniuga altissimi valori produttivi con la necessità di realizzare una serie d’avventura fantasy indirizzata a un pubblico giovane e affamato di storie originali, che nella sua energica protagonista trova il suo punto di massima forza.

 
 

Nel paese delle creature selvagge: recensione del film

Nel paese delle creature selvagge film fantasy per ragazzi

Nel paese delle creature selvagge è il film del 2009 di Spike Jonze con protagonisti Max Records, Catherine Keener, Mark Ruffalo, Lauren Ambrose, Chris Cooper.

Nel paese delle creature selvagge, la trama: Max è un bambino come molti irrequieto, ha una sorella più grande che, come capita spesso, non gli dà molta attenzione e una madre sola che come tante cerca di rifarsi una vita con altri uomini. Un giorno, a seguito di una serie di delusioni prima dalla sorella e poi dalla madre, esplode dalla rabbia e viene per questo redarguito.

Insofferente scappa di casa finendo, dopo un tragitto in barca a vela, in una terra desolata e arida dove trova dei giganteschi mostri dal cuore anche troppo umano che credono a tutto quello che dice e lo incoronano loro re, almeno fino a quando le sue promesse di spazzare via la tristezza dalla loro vita non si rivelano mendaci.

Nel paese delle creature selvagge, l’analisi

Diretto e sceneggiato da Spike Jonze nel 2009, Nel paese delle creature selvagge è un adattamento cinematografico del libro illustrato per l’infanzia di Maurice Sendak Nel paese dei mostri selvaggi.

Alla sua terza prova di regia Jonze – conosciuto al grande pubblico per il cervellotico e visionario Essere John Malkovich – si misura con il genere fiabesco partorendo un film da un’apertura un po’ in sordina, ma suggellata dalla carezzevole ed evanescente musica della sudcoreana Karen O, bandleader del celebre gruppo alternative e indie rock statunitense Yeah Yeah Yeahs.

Un tiepido sole albeggia su un gelido paesaggio innevato. Un bimbo dallo sguardo incupito gioca da solo, costruisce nel giardino di casa un sorprendente igloo cercando continuamente di richiamare l’attenzione di una sorella assente, che lo ignora e lo trascura, anche quando sarà schernito dai suoi amici.

Lui è Max (Max Records), un bimbo turbolento e inquieto, avido di attenzioni e coccole che, di fronte all’indifferenza della sorella e alla premura che la madre ha per il fidanzato (Mark Ruffalo), esplode di rabbia, scappa di casa e, con indosso l’inseparabile tuta da lupo, con tanto di orecchie e coda – feticcio da cui non si separa mai – prende il largo con una barchetta e si dirige verso l’arcano bosco.

Basta un intro di pochi minuti con dialoghi minimali a suggerire l’idea che pervade il film, a preannunciare il corso degli eventi di cui sarà protagonista il piccolo Max, ansioso di evadere e dare libero sfogo alla sua fervida immaginazione. La creazione di mondi paralleli è l’unico rimedio al malessere della vita reale.

L’ingresso nel fantastico regno delle creature selvagge, abitato da affettuosi watussi che ululano, è l’occasione che stava aspettando per riscattarsi, per guadagnarsi le attenzioni e la dedizione che gli sono sempre mancate, e quel pò di autorevolezza che serve a colmare il vuoto di autostima e l’insicurezza emotiva che un bimbo cresciuto senza padre si porta dietro.

Nel paese delle creature selvagge

Max costruisce un mondo ideale, a sua immagine e somiglianza, in cui ritrova il sorriso grazie alla comprensione e all’affetto di amorevoli creature selvagge, che lo gratificano riponendo in lui la loro fiducia e proclamandolo indiscusso sovrano della foresta.

Il messaggio è chiaro sin dall’inizio, come è giusto che sia in un racconto fantastico che, nel ricalcare la semplice struttura narrativa delle fiabe, ne prende in prestito l’innocenza e la formula moralistica.

La fiaba cinematografica di Spike Jonze vanta quindi una struttura circolare che, in stile Mago di Oz, aderisce al modello del viaggio dell’eroe vogleriano. Ci troviamo quindi di fronte ad un eroe/protagonista imperfetto che ritrova la pienezza interiore lasciando provvisoriamente il mondo ordinario/vita reale per abbandonarsi alla beatitudine di un mondo straordinario, non scevro di insidie, dal quale ritornerà illuminato e pronto ad affrontare il quotidiano con una maggiore consapevolezza.

Quel senso di abbandono e di inadeguatezza che facevano di Max un bimbo incollerito e dispettoso, si dileguano nel corso del suo prezioso e avventuroso viaggio, per lasciare spazio ad un bambino raggiante, più maturo e che non teme più che il sole possa morire da un giorno all’altro.

Nel paese delle creature selvagge

Una spedizione nella wilderness, in cui Max si rende conto di come sia difficile essere equi e giusti e di come i rapporti affettivi siano tutt’altro che perfetti e facili da gestire; impara a comprendere sua madre, il suo universo familiare e capisce come siano proprio le sbavature a rendere le cose più vere e profonde e di come sia necessario rispettare e considerare anche le necessità degli altri e non focalizzarsi solo sulle proprie.

Spike Jonze mette in piedi un racconto fiabesco, un’ibridazione certosina di riprese in live action, pupazzi e computer grafica (frutto di un lungo processo di lavorazione), in cui riconferma lo stile visionario e surrealista già sperimentato nei due lavori precedenti.

Quello di Max è un eclettico viaggio nei sotterranei ed esoterici anfratti della mente umana, votato alla creazione di universo immaginifico idilliaco, dove il bambino si guadagna la stima di irsute e amabili creature, metafora delle sue ansie, paure e desideri.

 
 

Nel nostro cielo un rombo di tuono arriva in prima tv su SKY e NOW

Nel nostro cielo un rombo di tuono

Arriva in prima tv su Sky Nel nostro cielo un rombo di tuono, docufilm diretto da Riccardo Milani, che ripercorre le scelte esemplari e la parabola della straordinaria carriera sportiva di Gigi Riva, uno dei più amati campioni del calcio italiano, in onda martedì 27 giugno alle 21.15 su Sky Cinema Due, in contemporanea anche Sky Sport Summer (attivo dall’11 giugno sul 201, al posto di Sky Sport Uno) e Sky Documentaries, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Il film è un racconto intimo, dello sportivo e dell’uomo, che inizia dall’infanzia passando dai primi calci al pallone per proseguire in quella che diventerà la sua regione d’elezione dalla quale non allontanarsi più: la Sardegna. Tra i volti intervistati, oltre a Luigi Riva, anche Gianfranco Zola, Nicolò Barella, Gianluigi Buffon, Roberto Baggio, Massimo Moratti, Cristiano De Andrè. Il film è Una produzione WILDSIDE, società del gruppo FREMANTLE con VISION DISTRIBUTION.

La trama di Nel nostro cielo un rombo di tuono,

Quella di “Nel nostro cielo un rombo di tuono” non è una storia qualsiasi: è la storia di Gigi Riva, un campione e un uomo vero. La vita di Riva è stata caratterizzata dal rigore morale ed etico di un uomo che ha affermato con forza che non tutto si può comprare. Un uomo con un legame indissolubile con una terra e il suo popolo, la Sardegna. Il film racconta la coerenza e il coraggio con i quali Riva ha sempre vissuto, credendo in valori autentici. E raccontare Riva vuol dire anche raccontare un pezzo importante della storia del nostro Paese. In questo progetto non ci sono attori che lo rappresentano, non ci sono voci narranti che raccontano la sua storia. Ci sono lui, le sue storie, le sue verità, i suoi ex compagni di squadra del Cagliari dello scudetto – l’anno in cui il Cagliari è stato più forte di ogni altra squadra – la gente di Sardegna che ha ripagato per sempre il suo affetto e la sua coerenza.

NEL NOSTRO CIELO UN ROMBO DI TUONO– martedì 27 giugno alle 21.15 su Sky Cinema Due, in contemporanea anche Sky Sport Summer (attivo dall’11 giugno sul 201, al posto di Sky Sport Uno) e Sky Documentaries, in streaming su NOW e disponibile on demand.

 
 

Nel mio nome, la recensione del film italiano prodotto da Elliot Page

Nel mio nome recensione

È stato sicuramente tra i film più attesi – di certo annunciati – all’ultimo Festival di Berlino, dove Nel mio nome di Nicolò Bassetti è arrivato forte della produzione esecutiva di Elliot Page, probabilmente il più famoso transgender del circuito cinematografico internazionale dopo l’annuncio del 1º dicembre 2020 della decisione di abbandonare il nome fino a quel punto utilizzato di Ellen. Oggi, placato quel clamore e superata la Berlinale, il documentario del regista italiano (in precedenza ideatore del progetto dal quale Gianfranco Rosi ha realizzato Sacro GRA) arriva nelle nostre sale, grazie a I Wonder Pictures che nei giorni del 13, 14 e 15 giugno lo presenta al cinema come evento speciale.

Nel mio nome: Nico, Leo, Andrea e Raffi

E di speciale ha molto, questa storia di formazione di quattro giovani amici che condividono – con il pubblico e tra loro – momenti importanti delle loro vite e delle loro transizioni di genere da un’identità femminile a un’identità maschile. A partire dall’origine, visto che tutto nasce da un’idea avuta dal regista insieme al figlio Matteo, “transgender F to M di ventisei anni” e da uno sguardo ibridato da quello del genitore che ha fatto definire il film come “unico” allo stesso Page.

Ma il merito è da dividere con i protagonisti delle storie raccontate: Nico, di 33 anni, Leo di 30, Andrea di 25 e Raffi di 23. Ragazzi diversi, di diversa provenienza, con sogni diversi e in diversi momenti delle loro vite e delle loro transizioni. Delle quali raccontano gli aspetti più diversi, da quelli tecnici, medici a quelli più privati e personali. Perché sono i ricordi e le esperienze a fare una persona, e il loro coming out lo hanno già fatto da tempo.

Dal podcast allo schermo

Quattro racconti più che quattro interviste, assemblate in forma filmica, ma raccolte ‘in confidenza’ per il podcast di Leo, che vuole “riempire il mondo di narrazioni nostre” per colmare un vuoto. Questo il presupposto del film, che lo giustifica e motiva. E che mette in secondo piano certe debolezze proprio figlie del taglio scelto nel presentare i risultati dei tre anni passati a testimoniare la loro vita quotidiana.

Normale ed eccezionale insieme, visto che dei quattro ragazzi si finisce con il dare una immagine quasi ‘fuori dal comune’, tanto sono intensi e dotati. Merito loro, certo, ma anche della volontà di rendere le loro storie ancor più singolari di quanto siano naturalmente. Nel senso di uniche, come lo sono tutte, e importanti, in fondo nella loro universalità.

Crescita, scoperta, conflitto, definizione di sé sono passaggi imprescindibili di ogni essere umano, anche se non tutti possono godere delle stesse condizioni nell’affrontarle. Ed è importante seguire Nicolò Sproccati, Leonardo Arpino, Andrea Ragno e Raffaele Baldo nel loro affrontare un mondo binario, dai primi passi del viaggio a oggi.

Unici, ma come tutti

Bassetti fa un gran lavoro nell’intrecciare le quattro storie, cercando di restare testimone discreto degli entusiasmi e le delusioni, la rabbia e la volontà di rifiutare e – insieme – inseguire certi modelli. La tentazione del conformismo è anch’essa naturale, e non solo a una certa, e per quanto possa trasmettere una impressione sbagliata, qui in fondo qui non fa che sottolineare il bisogno di imparare ad affrancarsi da una dialettica tra i generi che preveda una scelta di campo, o anche solo di un punto di vista. O almeno provarci.

Questo ribadiscono con decisione il documentario e i suoi protagonisti, soggetti e oggetti di una osservazione che – inevitabilmente – riduce la spontaneità e, nella sua forma ultima, ci restituisce una recitazione più o meno inconscia, ostenta tanto il pudore quanto la voglia di esemplarità di un prodotto che ha una intenzione, un obiettivo preciso, e un pubblico, che non è quello del podcast.

E che spesso, Nel mio nome sbaglia in buona fede, nell’approcciarsi a una realtà che anche i diretti interessati a lungo faticano a inquadrare. Anche per responsabilità esterne, indubbiamente, visto che – come viene ripetuto – nel nostro ordinamento giuridico “non c’è spazio per un terzo genere”. E se forse certi attacchi al sistema e a un colpevole “limbo normativo” finiscono per oltrepassare i confini del legittimo e sensato nel loro giustissimo “coltivare disobbedienza a tutte le regole di genere”, alla fine a colpire e far riflettere è il confronto con Irene/Nicolò e sua moglie. Sopraffatta da emozioni di diverso segno nel raccontare il suo esser parte di una coppia, prima, protagonista di una battaglia civile a lungo combattuta e conclusasi felicemente con un matrimonio, poi e solo poi, dopo la lunga transizione, più facilmente accettata come ‘tradizionale’.

 
 

Nel bunker di Churchill per l’uscita home video de L’Ora più Buia

L'ora più buia

Avere la possibilità di poter visitare il bunker costruito sotto il Government Office Building e camminare dentro i luoghi dove è stata scritta la storia, non solo dell’Inghilterra, ma del mondo intero, è un’emozione unica. Ci troviamo a Londra, precisamente dietro Westminster, dove Universal Picture Home Entertainment Italia, per l’uscita italiana de L’ora più buia, ci ha permesso di fare un tour nei luoghi che sono stati testimoni cruciali degli avvenimenti della seconda guerra mondiale, nelle stanze segrete dove il Primo Ministro Winston Churchill ha deciso di non arrendersi e continuare a lottare la tirannia di Hitler anche quando tutto sembrava perduto.

Il film racconta le cruciali ore in cui Churchill, appena eletto Primo Ministro, si ritrova a decidere se negoziare la pace o combattere la Germania nazista contro ogni probabilità di vittoria, fino alla fine per l’orgoglio del suo paese, arriva finalmente in DVD e Blu-Ray e 4K Ultra HD disponibile dal 9 maggio con Universal Picture Home Entertainment Italia.

La pellicola è stata diretta da Joe Wright, regista eccezionale conosciuto per Espiazione, Orgoglio e Pregiudizio, e Anna Karenina, vanta una crew di primo livello con la sceneggiatura di Anthony McCarten ed è interpretato da Gary Oldman, vincitore del Premio Oscar al Miglior Attore Protagonista e del Golden Globe nella stessa categoria (sezione drammatica) per la sua interpretazione. Il film è un meraviglioso racconto delle giornate critiche durante le quali Winston Churchill doveva prendere la decisione più difficile della sua vita, evidenziandone anche le sfumature caratteriali e l’uomo che si celava dietro il politico. Mentre Hitler si avvicina al Regno Unito, il Primo Ministro si trova a combattere per la sua leadership e a trovare la soluzione migliore per il suo paese.

L’ora più buia, la recensione del film con Gary Oldman

Il film è principalmente ambientato in quello che oggi è il Churchill Museum e Cabinet War Rooms (Clive Steps, King Charles St, Westminster, London SW1A 2AQ), interamente ricostruito dagli scenografi, dove si riuniva il gabinetto di guerra, al riparo da eventuali attacchi e al sicuro da fughe di notizie.

Il nostro tour è iniziato varcando la porta della stanza in cui si riunivano i potenti, dove abbiamo potuto ammirare la sedia del potere presieduta dal Primo Ministro, dove la nostra guida privata ci ha raccontato che è ufficialmente il posto dove si è fatta la guerra, facendoci notare le scavature create dall’anello di Churchill al lato del bracciolo della sedia, che di consueto batteva nei momenti di nervosismo. Tutta la stanza è piena di posaceneri (i gentlemen presenti a quanto pare fumavano copiosamente, per non parlare del protagonista che viaggiava ad un’andatura di 8/10 sigari per dì), e ogni singolo pezzo all’interno è originale, compresa la valigia rossa del Primo Ministro con l’adesivo delle Barbados, attaccato dal figlio.

Si procede nel lungo corridoio, che nel film pullula di segretarie indaffarate a lavorare, la guida ci mostra l’armadietto privato di Winston contenente sigari, Scotch e banane (rare da reperire in tempi di guerra), prima di entrare nella Map Room, dove sono state girate alcune fra le più toccanti scene della pellicola, Ci viene raccontato che Churchill aveva una certa ossessione per le mappe, che capeggiano ovunque all’interno del bunker, ma in questa stanza in particolar modo ci sono quelle più importanti. Quella grande sul muro che si vede anche nel film, rappresenta tutte le battaglie dell’atlantico ed è piena zeppa di fori, come potrete immaginare, qui si ricevevano informazione da tutto il mondo distinte dal colore dei telefoni, verde, bianco, rosso e nero, è dove Churchill scopre che a Dunkerque si trovano i suoi ragazzi completamente circondati dai tedeschi e si fa venire in mente un modo per salvarli, anche a costo di sacrificarne altri. Vi hanno lavorato circa cinquanta persone a turno all’interno, tutte autorizzate (era una delle stanze più segrete) e tutte dovevano registrarsi non appena entravano. Vi è una cartina-grafico che rappresenta una notevole diminuzione di perdite dal 1942 al 1945 delle flotte inglesi, questo perché nel 1944 grazie a Turing sono stati decodificati i codici creati mediante la macchina Enigma dei Tedeschi (vi esorto a vedere La Teoria del Tutto sceneggiato dallo stesso McCarten che racconta delle prodezze di Turing), e che ha dato un grosso slancio verso la vittoria nella guerra.

Tutti i calendari e gli orologi presenti segnano il 16 agosto 1945 (giorno della vittoria) alle 16.59, e tutto è stato lasciato esattamente come l’ultimo momento in cui sono stati a lavoro li sotto. È un’emozione indescrivibile da percepire e dopo aver visto il film lo si avverte ancora di più, il senso di responsabilità e la gravità che deve aver pervaso gli animi umani che hanno abitato questi uffici.

Il bunker non è solo ufficio, come vediamo nella pellicola di Wright, oltre alle brandine per le segretarie che perdevano il treno, vi erano anche diversi alloggi per i colonelli, quello di Churchill è arredato con moquette e ha un letto incredibilmente piccolo (misura standard, ma ricordiamo che era alto 1,67), nella sua stanza sono presenti diversi posaceneri, ovviamente, e una enorme cartina difronte al letto raffigurante la situazione di possibili attacchi delle coste inglesi. Era solito passare in questa stanza tre o quattro notti a settimana, da abitudine il Primo Ministro si alzava tardi facendo colazione con Whisky e acqua e restava a leggere e telefonare nel letto fino all’ora di pranzo ma poi lavorava fino a tarda ora. In questa stanza, dalla sua scrivania teneva i discorsi alla nazione, come quello presente nella pellicola in diretta nazionale. L’ultimo posto da visitare è in realtà una porta, vi era un unico bagno con acqua corrente li sotto, riservato ovviamente solamente a Churchill, ma si scoprì dopo la guerra che in realtà al suo interno si nascondeva un telefono transatlantico che lo metteva in linea diretta con l’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt, come si vede in una scena del film. Il telefono era collegato ad uno degli impianti più all’avanguardia, considerata l’epoca, situato sotto i magazzini Selfridges di Oxford Street.

Innumerevoli cose ci sarebbero da raccontare su questo straordinario personaggio, così controverso e così stoico che ha guidato una nazione verso la vittoria solo e determinato al non accettare la sconfitta, vizioso, burbero e terribilmente elitario, per usare una delle sue frasi: “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.”

L’Ora Più Buia racconta le sfumature che hanno caratterizzato il personaggio prima dell’uomo, l’astuto leader di potere e il fragile coniuge e padre di famiglia. Nei contenuti speciali del DVD e Blu-Ray troviamo un’intervista in cui lo straordinario Gary Oldman racconta come diventare Churchill e il commento al film da parte del regista Joe Wright. Vi ricordiamo che è disponile dall’9 maggio distribuito da Universal Picture Home Entertainment Italia.

Si ringrazia il Churchill War Rooms | Imperial War Museums e la guida Jasmine Losasso.

 
 

Nel 2015 arriva il reboot dei Fantastici Quattro!

La 20th Century Fox ha annunciato che il reboot dei Fantastici Quattro uscirà il 6 Marzo 2015 per la regia di Josh Trank (Chronicle), su una sceneggiatura scritta da Michael Green e Jeremy Slater. 

 
 

Nel 2012 al via Ghostbusters 3

Ghostbusters 3

Ghostbuster 3 si farà, parola di Dan Aykroyd. L’attore ha infatti dichiarato al The Dennis Miller Show che il film ha un buon copione, già pronto, e che le riprese inizieranno nella prossima primavera. Poco importa se Bill Murray deciderà di partecipare o no!

“L’idea alla base del franchise è molto più ampia di ogni ruolo individuale e la premessa di Ghostbusters 3 è che consegnamo l’equipaggiamento a nuove leve.” Nella storia infatti i nostri sono troppo vecchi per continuare la loro caccia ai fantasmi infestanti, per cui decidono di passare la palla ad acchiappafantasmi più giovani. Le new entry saranno tre uomini e una donna, ma nulla si sa ancora del casting ufficiale.

Fonte: comingsoon

 
 

Nel 2011 pioggia di eroi Marvel al cinema

Captain America

cap america

Presentati alle Giornate professionali del cinema di Sorrento i listini ufficiali di Universal e 20th Century Fox. Buone notizie per i fan della Marvel!

 
 

Neisi: La fuerza de un sueño: recensione del film di Daniel Yépez Brito

Neisi recensione

Tokyo, 2021. Un fiocco blu tra i bei capelli neri e ricci. Due giovani braccia alzate reggono 145 chili. Le urla di commozione, i sorrisi e le lacrime di gioia. Tutta la forza e il dolore di una giovane atleta. Questa è l’avvincente ed entusiasmante storia di Neisi Patricia Dajomes Barrera, la prima donna dell’Ecuador a vincere una medaglia d’oro olimpica nel sollevamento pesi.

Vincitore del Premio IILA – Cinema 2024 (dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana) come Miglior Documentario, Neisi: La fuerza de un sueño è il toccante docufilm del regista Daniel Yépez Brito (7 Muros, Ovejas, La rebelión de la memoria) dedicato alla coraggiosa e straordinaria atleta ecuadoriana Neisi Barrera, divenuta in pochi anni orgoglio per la sua nazione e grande esempio per tutte le giovani atlete. La pellicola, prodotta da Irina López Eldredge e Retrogusto Films, è stato presentata in anteprima italiana lo scorso 16 maggio 2024 al Cinema Barberini di Roma in occasione della 17ª edizione de La Nueva Ola – Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano.

Neisi: la forza inarrestabile di una combattente

In Neisi: La fuerza de un sueño, tra continui flashback, testimonianze, interviste e filmati privati, il regista guida il pubblico in un viaggio coinvolgente che esplora e celebra la straordinaria storia di Neisi Dajomes. Il film offre uno sguardo attento e delicato sulla vita di questa giovane atleta, figlia di rifugiati colombiani, partendo dalle sue umili origini nella povera cittadina ecuadoriana di Shell. Qui, insieme ai suoi fratelli, Neisi ha mosso i primi passi nel mondo del sollevamento pesi, coltivando il suo talento e affrontando le sfide della vita con notevole determinazione e passione.

Daniel Yépez e Irina López riescono, in soli 90 minuti, a portare sullo schermo i momenti che più hanno segnato la vita di Neisi. Non solo i ricordi gioiosi in famiglia, le prime conquiste e la passione per questo sport, ma anche il dolore, le sconfitte e i sacrifici. Il documentario si sofferma in particolare su due tragici eventi che hanno stravolto la sua vita: la perdita prematura del fratello maggiore Javier e, poco dopo, quella della madre. Questi lutti familiari, nonostante la grande sofferenza e il vuoto lasciato, hanno plasmato la sua forza interiore e dato nuova linfa alla sua tenacia e perseveranza.

Neisi ha combattuto con tutta se stessa per poter dedicare una medaglia d’oro alle persone che ha amato, soprattutto a quelle che non erano più con lei. Questo profondo atto d’amore l’ha resa un vero e proprio esempio di resilienza e di forza femminile, non solo per il suo Paese ma per tutto il mondo sportivo.

“Grazie guerriera, grazie donna d’oro!”

Neisi: La fuerza de un sueño va ben oltre il semplice testimoniare la formazione sportiva e la scalata al successo di una giovane atleta. Il documentario di Daniel Yépez e Irina López – nonostante tratti uno sport ancora poco conosciuto e apprezzato – riesce, con estrema autenticità, delicatezza e rispetto, a far ripercorrere allo spettatore il climax di emozioni vissuto dalla protagonista: dal dramma della competizione ai Giochi Panamericani di Toronto 2015, dove Neisi ha subito uno svenimento e un attacco epilettico, proseguendo per la sua difficile vita familiare, le sfide e le rinunce imposte da questa disciplina, fino all’incoronamento del suo grande sogno.

Al di là del possibile disinteresse per questa disciplina sportiva e del ritmo a tratti troppo lento e riflessivo, il film intrattiene piacevolmente il pubblico narrando una storia tanto drammatica quanto intensa e affascinante, un’ispirazione per tutte le bambine del mondo. Neisi: La fuerza de un sueño è la celebrazione di un sogno, un vero “viaggio eroico” e umano in cui Neisi brilla più di qualsiasi medaglia olimpica.

 
 

Neils Arden Oplev e il remake di Linea Mortale

Quella del remake di Linea Mortale, film del 1990 firmato da Joel Schumacker è un’idea che circola ormai da un paio d’anni: il progetto sembra ora aver preso nuovo slancio, con la scelta del regista: a dirigerlo sarà il danese Neil Arden Oplev, giunto alla notorietà internazionale grazie a Uomini che odiano le donne.

L’originale vedeva protagonista un manipolo di ‘giovani speranze’ della Hollywood del tempo – Julia Roberts, Kiefer Sutherland, Kevin Bacon, William Baldwin e Oliver Platt – nel ruolo di un gruppo di studenti di medicina con pochi scrupoli intenti ad indagare sul confine tra la vita e la morte.

Oplev ha recentemente lavorato alla trasposizione televisiva del romanzo The Dome di Stephen King e Dead Man Down, con Colin Farrell e Noomi Rapace, da lui diretta proprio nell’adattamento del primo romanzo della trilogia di Millennium.

Fonte: Empire

 
 

Neill Blomkamp: “Il mio Alien non annullerà gli ultimi due film”

Alien

In seguito alle ultime dichiarazioni di Neill Blomkamp a proposito del quinto capitolo della saga di Alien, erano in molti a temere per la continuità narrativa del franchise, considerando che il regista di District 9, Elysium e del prossimo Humandroid aveva rivelato di voler realizzare un film che fosse il “fratello genetico” di Aliens Scontro finale, ignorando così Alien 3 e Alien La Clonazione. Adesso, però, è lo stesso Blomkamp a chiarire le cose, dichiarando che non ignorerà quanto accaduto nella seconda parte del noto franchise di fantascienza:

“Non sto cercando di cancellare quanto accaduto in Alien 3 o in Alien La Clonazione – ha detto il regista al sito AlloCine – I miei preferiti sono i primi due film. Voglio fare un film che sia collegato ad Alien e ad Aliens Scontro finale. Questo è il mio obiettivo”.

Alien 3, che ha segnato il debutto alla regia di Fincher, e Alien: La clonazione, per la regia di Jean-Pierre Jeunet da una sceneggiatura di Joss Whedon, non sono generalmente ben considerati dai fan del franchise sci-fi. Alien (1979) fu diretto da Ridley Scott, mentre James Cameron prese le redini e diresse Aliens – Scontro finale (1986). Staremo a vedere se Neil Blomkamp riuscirà a portare in auge una delle saghe più amate della storia del cinema. Ricordiamo che Sigourney Weaver tornerà nei panni dell’iconica Ellen Ripley.

Fonte

 
 

Neill Blomkamp, regista di District 9, ha girato un nuovo film in gran segreto

Neill Blomkamp

Neill Blomkamp, ​​meglio conosciuto per il suo lungometraggio d’esordio District 9, ha girato segretamente un film horror soprannaturale in Canada, durante la pandemia. Dopo il grande successo di District 9, che ottenne anche quattro candidature agli Oscar (incluso miglior film), la carriera di Blomkamp è stata caratterizzata da una serie di insuccessi.

Ad oggi, il regista ha diretto soltanto altri due lungometraggi, Elysium con Matt Damon, e Humandroid con Hugh Jackman, entrambi stroncati dalla critica. In particolare, il regista non ha mai nascosto che il fallimento di Humandroid è stato “incredibilmente doloroso”: proprio per questo, dal 2016 Blomkamp si è dedicato esclusivamente alla produzione di una serie di cortometraggi attraverso la sua società, Oats Studios, nonostante abbia continuato a lavorare ad altri progetti sci-fi (incluso un quinto capitolo della saga di Alien mai realizzato).

Ora, sembra che il regista abbia spezzato la catena e sia tornato in attività, con Deadline che riferisce che Neill Blomkamp ha girato un film horror soprannaturale, in gran segreto, durante la pandemia. Blomkamp ha girato il film in Canada, durante la scorsa estate, dopo che il suo prossimo lungometraggio, The Inferno, è stato ufficialmente posticipato al 2021. The Inferno sarà un thriller d’azione ad alto budget interpretato da Taylor Kitsch, mentre questo nuovo film è stato realizzato con un budget inferiore, consentendo a Blomkamp a mostrare le sue rinomate capacità nel campo degli effetti visivi.

Non c’è dubbio che Blomkamp abbia un approccio visivo unico ai suoi film: se è riuscito a combinarlo con un’entusiasmante storia di genere, allora è probabile che questo nuovo titolo sarà un enorme successo. Al momento non ci sono ulteriori dettagli sul progetto: in molti si chiedono se anche questa volta è stato coinvolto Sharlto Copley, attore feticcio del regista, apparso non solo in tutti e tre i suoi lungometraggi, ma anche in uno dei cortometraggi prodotti da Oats Studios.

 
 

Neill Blomkamp, il sequel di Elysium e l’opinione su Humandroid

Neill Blomkamp

Neill Blomkamp sta promuovendo i suoi Oats Studios, la casa di produzione che ha cominciato a produrre cortometraggi horror, ma i suoi progetti al cinema non sono ancora terminati. A partire dal sequel di Elysium: “Elysium è una di quelle cose che sento che avrei potuto fare meglio. Se si avessero questi mezzi per fare un film come Elysium si potrebbe finire in uno scenario differente, perché il film aveva tutte le tematiche che volevo. Amo moltissimo il setting di Elysium. L’idea della separazione delle classi e del cerchio nello spazio è ancora molto allettante per me, adorerei tornare indietro e fare un altro film nel mondo di Elysium perché è avvincente. Credo semplicemente che potrei fare un lavoro migliore adesso in quanto a temi affrontati e motivazioni dei personaggi. Posso fare meglio, credo.”

Oats Studios “Volume 1”: secondo trailer del progetto di Neill Blomkamp

In merito a Humandroid, il suo film successivo, Neill Blomkamp ha dichiarato: “Tanto per essere chiari. Humandroid non è un film che avrei fatto in modo diverso, anzi con questo è esattamente l’opposto. Nonostante tutti gli aspetti negativi di quel film, sono ancora convinto del modo in cui l’ho raccontato. Credo di aver realizzato esattamente quello che avevo in testa. Per quanto io possa meritare critiche o meno, sono convinto di aver fatto quello che volevo.”

Non sappiamo a cosa lavorerà Blomkamp in futuro ma sappiamo per che un sequel di Elysium sarà estremamente difficile da realizzare.

 
 

Neill Blomkamp in trattative per scrivere e dirigere un nuovo Sci-Fi

Dopo aver visto accantonare il suo progetto riguardante il sequel di Alien, Neill Blomkamp potrebbe aver trovato il suo prossimo film: The Gone World.

Prodotto dalla Fox, il progetto riguarda l’adattamento del nuovo romanzo di Thomas Sweterlisch, già autore del precedente Tomorrow And Tomorrow, e sarà prodotto da Peter Chernin.

Nel suo precedente romanzo Thomas Sweterlisch presentava un racconto tipicamente cyberpunk: ambientato in una Pittsburgh distrutta, la storia era incentrata sulla relazione tra l’umanità e la dimensione virtuale. Si sa ancora molto poco del nuovo libro e del suo adattamento: Deadline ipotizza si tratti di uno Sci-Fi in cui avranno forte rilievo i viaggi nel tempo. Insomma, gli elementi di partenza sembrano decisamente congeniali al regista di District 9, ElysiumChappie, a cui è stato inoltre anche offerto il ruolo di sceneggiatore dell’adattamento. Riguardo a questo progetto, inoltre, non è ancora disponibile alcuna data riguardo a un potenziale inizio dei lavori, anche se è presumibile che se Blomkamp accettasse il progetto entrerebbe subito in fase di scrittura.

Nel caso accettasse l’incarico, il regista sudafricano avrebbe un nuovo progetto a cui dedicarsi nell’attesa che, una volta rilasciato l’attesissimo Paradise Lost di Ridley Scottla Fox permetta a Blomkamp di concentrarsi sul suo già citato progetto dell’universo di Alien.

Fonte

 
 

Neill Blomkamp aveva in cantiere un film di Alien?

Via Instagram, il regista di District 9 e Elysium, Neill Blomkamp, ha diffuso una serie di concept art relativi a un progetto al quale stava lavorando. Si tratta di un film ambientato nell’universo di Alien, anche se lo stesso regista, dopo la diffusione dei concept, ha specificato che il progetto non aveva nulla a che fare con “lo studio” (cioè la 20th Century Fox, che detiene i diritti della saga di Alien).

I concept art, che potete vedere cliccando sull’immagine di seguito, sembrano ispirati ai primi due film della saga e hanno come protagonista Ellen Ripley (Sigourney Weaver).

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Sembra che Neill Blomkamp stesse lavorando al progetto in maniera del tutto autonoma, con l’intento di proporre solo in seguito la sua idea alla 20th Century Fox, in modo da ottenere i finanziamenti per realizzare la pellicola. Non sappiamo come siano andate realmente le cose; è probabile che adesso il regista abbia semplicemente voluto stuzzicare l’interesse dei fan e, magari, catturare l’attenzione degli studios. Vi terremo aggiornati…

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Neill Blomkamp afferma che il suo sequel di ALIEN non è successo perché non è un “regista lacchè dei studios”

Alien

Ci stiamo avvicinando a un decennio da quando è stato rivelato per la prima volta che Neill Blomkamp stava sviluppando Alien 5, anche se il fatto che questo progetto non sarebbe mai diventato realtà è stato reso evidente qualche tempo fa.  L’idea era che Sigourney Weaver riprendesse il ruolo di Ellen Ripley, con Michael Biehn nei panni di Cpl. Anche Dwayne Hicks e un Newt adulto avrebbero dovuto essere al centro della scena. Ci si aspettava che gli eventi del terzo e del quarto film fossero in gran parte ignorati, notizia che è stata un sollievo per i fan di quelle classiche prime due puntate.

Nel corso degli anni, Blomkamp è stato associato a numerosi franchise di fantascienza al di fuori di Alien, tra cui Halo e RoboCop. Anche quelli non si sono mai concretizzati e il regista ha fatto luce sul perché durante una recente intervista con Empire Online“Le cose che mi hanno colpito di più nella mia carriera sono i progetti che non sono stati realizzati – ‘Alien’, principalmente”, rivela  il regista di District 9“[Avrei potuto continuare a lavorare all’interno del sistema cinematografico statunitense] se fossi stato più un regista lacchè di McDonald’s, tipo Burger King, che fa un film ogni anno o ogni 1,5 anni”.

“Naturalmente, sono un artista che non gioca al gioco di Hollywood”,  ha continuato Blomkamp. “Quando me ne sono andato, ho pensato alle cose e sono tornato con un punto di vista diverso su come mi avvicinerò a Hollywood”. Il regista non ha mai approfondito del tutto il motivo per cui Alien 5 non è stato realizzato, anche se è stato ampiamente teorizzato che Sir Ridley Scott abbia scelto di staccare la spina per concentrarsi sui suoi film prequel che sono iniziati con Prometheus (che è terminati bruscamente quando Alien: Covenant è stato accolto negativamente).  Ora, aspettiamo con fervida attesa la nuova serie TV Alien da Noah Hawley creatore di Fargo e un film diretto da Fede Alvarez che si pensa si chiami Alien: Romulus.  Sei deluso che Alien 5 di Blomkamp non sia mai diventato realtà?

 
 

Neil Patrick Harris: 10 cose che non sai sull’attore

Neil Patrick Harris film

Attore, cantante, prestigiatore e showman dello spettacolo statunitense, Neil Patrick Harris si è affermato negli anni grazie alla sua grande versatilità e al suo incontenibile carisma. Interprete di alcuni tra i più noti personaggi della televisione degli ultimi decenni, è oggi una vera e propria icona, seguito e apprezzato dai suoi numerosi fan in tutto il mondo.

Ecco 10 cose che non sai di Neil Patrick Harris.

2Parte delle cose che non sai sull’attore

Neil Patrick Harris How I Met Your Mother

Neil Patrick Harris in How I Met Your Mother

5. Ha personalmente eseguito i trucchi di magia visti nella serie. Nel corso delle stagioni, Barney si diletta in più occasioni con alcuni numeri di magia, spesso particolarmente sorprendenti. Per eseguirli, tuttavia, non è stato necessario ricorrere a particolari effetti speciali o controfigure. Harris è infatti un rinomato prestigiatore, ed ha personalmente eseguito con successo i trucchi previsti.

4. Ha inventato una celebre espressione. Tra i maggiori tormentoni di Barney Stinson, vi è quello relativo al “The Bro Code”, un sacro codice di regole da rispettare per poter essere a tutti gli effetti un fidato amico fraterno. Benché nella serie si giochi sull’invenzione di tale codice, fu proprio Harris a contribuire alla sua istituzione, come supportato anche dalla sua non esistenza sul Web prima del 2008, anno in cui compare nella serie.

3. Gli è stato donato un prezioso oggetto della serie. Al termine della serie, ogni membro del cast ebbe modo di portare via con sé alcuni tra i maggiori e più ricorrenti oggetti presenti nella serie. Harris decise di tenere con sé il famoso “The Playbook”, ovvero il libro ricco degli stratagemmi che il suo personaggio, Barney, utilizza nel corso delle stagioni per conquistare le sue numerose donne.

Neil Patrick Harris e gli Oscar

2. Ha condotto la celebre cerimonia. Nel 2015 Harris viene scelto come conduttore dell’87ª edizione dei premi Oscar. In tale occasione, l’attore ha avuto modo di sfoggiare nuovamente le proprie doti canore come anche quelle di ballerino. Resta memorabile, tuttavia, il suo sketch ispirato al film Birdman, candidato quell’anno, che lo portò a presentarsi sul palco in mutande.

Neil Patrick Harris: età e altezza

1. Neil Patrick Harris è nato ad Albuquerque, in New Mexico, Stati Uniti, il 15 giugno del 1973. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.

Fonte: IMDb

 

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Neil Patrick Harris in A Million Ways to Die in the West

Neil Patrick Harris è il nuovo arrivato all’interno del cast di  A Million Ways to Die in the West, la nuova commedia di Seth MacFarlane, autore della fortunata serie dei Griffin e di Ted.

Neil Patrick Harris è un artista poliedrico, attore, cantante, ballerino, doppiatore, presentatore, il ragazzo di Albuquerque si è già cimentato in diversi ruoli ed è noto soprattutto per la serie televisiva Doogie Howser e la sitcom How I Met Your MotherIn bacheca vanta già numerosi presmi, tra cui tre Young Artist Awards, due Emmy Awards, tre People’s Choice Awards e svariate nomination, comprese quattro ai Golden Globe.

In A Million Ways to Die in the West, Neil Patrick Harris si ritroverà a lavorare all’interno di un cast di assoluto valore, che comprende Charlize Theron, Amanda Seyfried, Sarah Silverman, Liam NeesonGiovanni Ribisi e lo stesso Seth MacFarlane. Riguardo al ruolo che Harris dovrebbe interpretare non ci sono ancora informazioni.

La Universal e Media Rights Capital hanno annunciato intanto la data di uscita ufficiale del film, fissata per il 30 maggio 2014. Ecco la sinossi ufficiale di A Million Ways to Die in the West:

La mutevole fidanzata (Amanda Seyfried) di un pecoraro codardo (Seth MacFarlane) decide di lasciarlo per un altro uomo dopo che lui si è tirato indietro a un duello. Una misteriosa e bella donna (Charlize Theron) appena giunta in città lo aiuterà a ritrovare coraggio, e i due si innamoreranno. Il contadino dovrà mettere alla prova il suo coraggio appena ritrovato quando il marito di lei, un noto fuorilegge (Liam Neeson), arriverà in cerca di vendetta.

 
 

Neil Patrick Harris dubita che ripresenterà gli Oscar

L’attore Neil Patrick Harris, ultimo presentatore degli Oscar, sembra essere rimasto scottato dalle critiche ricevute per la sua conduzione degli Academy Awards e ha dichiarato, nel corso di un’intervista all’Huffington Post, che “né la sua famiglia o la sua anima potrebbero mai sopportare un’altra conduzione”. Sorridendo, ha definito bestiale questa esperienza; certamente un punto importante da spuntare in una lista dei desideri professionali, ma anche un impegno difficile da portare avanti ogni anno, o anche solo in un’altra occasione, considerando il tempo speso e la risonanza critica.

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L’interprete di How I Met Your Mother e Gone Girl – L’amore bugiardo ha sottolineato che nulla è stato lasciato all’improvvisazione durante lo spettacolo. “Non è facile per chi guarda lo show da casa comprendere il tempo e l’esigenza di giungere a un compromesso, a una concessione, una spiegazione dietro ogni singolo aspetto della serata”. Neil Patrick Harris accetta le critiche, inevitabili di fronte ai bassi ascolti dell’87esima edizione degli Oscar (che ha registrato un calo del 16% di spettatori), ma difende comunque il suo operato, perché teso a esaltare i film in gara quest’anno e a divertire la platea.

 

Insomma, difficile prevedere un bis per Neil Patrick Harris alla conduzione della notte degli Oscar, mentre c’è chi reclama un ritorno di Ellen DeGeneres.

Fonte: http://variety.com/2015/film/news/neil-patrick-harris-oscars-host-doubt-again-academy-awards-1201447176/

 
 

Neil Patrick Harris Choose Your Own Autobiography: il ‘magico’ booktrailer della autobiografia dell’attore

Vi manca How I Met Your Mother? Vi manca Barney Stinson? Ebbene, ci pensa Neil Patrick Harris con il booktrailer della sua autobiografia dal titolo Neil Patrick Harris Choose Your Own Autobiography. Ecco il video!

Di seguito trovate la sinossi e la copertina del libro:

Neil Patrick Harris

Neil Patrick Harris, star di “How I Met Your Mother“, conduce i lettori un’avventura divertente e originale attraverso la sua vita e la sua carriera.
Stanco delle memorie che ti raccontano solo di quello che davvero è successo? Non ne puoi più dei racconti personali scritti in prima persona? Sei alla ricerca di una lettura eccitante, interattiva che riporti la U in “aUtobiography”? Allora non cercare oltre, ecco Neil Patrick Harris: Choose Your Own Autobiography! In questo esperimento rivoluzionario, joyciano, l’attore/personalità/ Neil Patrick Harris consentirà a te, lettore (o e-reader, perché pensiamo che questo libro venderà molto bene su Kindle), di vivere la sua vita.
Sarai nato in New Me

xico. La tua grande svolta arriverà in un acting camp. Avrai un confronto bizzarro fuori da un nightclub con l’attore Scott Caan. Ancora meglio, ad ogni svolta critica della tua vita sceglierai come procedere. Sceglierai se decidere di fare un provino per “Doogie Howser” [la serie che ha lanciato Harris ndr]. Deciderai se lottare per anni con la tua sessualità. Deciderai quale tipo di caviale mangiare a bordo dello yacht di Elton John.
Scegli correttamente e otterrai fama, soldi e il vero amore. Scegli male e arriveranno per te miseria, delusioni amorose e un posto come ospite in una una clinica di riabilitazione. Tutto questo, più trucchi magici, ricette di cocktail, imbarazzanti foto del tuo periodo come attore bambino e anche una canzone di chiusura.
Sì, se compri un libro quest’anno, congratulazioni per essere al di sopra della media americana, ma fai sì che sia…

 
 

Neil Marshall per The Last Voyage of the Demeter

E’ una vicenda travagliata quella di The Last Voyage of the Demeter, film di argomento draculesco scritto da Bragi Schut (L’ultimo dei templari). La storia è incentrata sul viaggio, a bordo della nave russa Demeter, che porta