Continua la campagna
promozionale di Muppets Most
Wanted, fresco di stampa, infatti, ci giunge un
nuovo poster per il prossimo film dedicato a Kermit la rana e i
suoi fidi amici.
Qui di seguito vi proponiamo il
poster in questione:
Nel film vi ricordiamo che
ritroveremo tutti i principali Muppets
quali Kermit la Rana, Miss Piggy, Fozzie Bear,
Gonzo, Animal a cui si
aggiungeranno Ricky Gervais, Ty
Burrell e Tina Fey.
Muppets Most
Wantedè in uscita il prossimo 21 marzo, e
vedrà i pupazzi di pezza più famosi della TV impegnati in un
divertentissimo giro tour mondiale al fine di esportare ovunque il
proprio show soprattutto, tra i vari luoghi visitati risalterà
l’Europa con le sue capitali quali Berlino, Madrid e Londra. Ma il
gruppo di strani amici si troverà, suo malgrado, coinvolto in un
crimine commesso da uno dei criminali più ricercati al mondo:
Constantine.
Il 21 marzo 2014 segnerà il ritorno
al cinema dei Muppets, gruppo di pupazzi creati da Jim
Henson negli anni cinquanta, poi trasportati al cinema
dallo stesso Henson. Alle numerose pellicole che li ha visti
protagonisti sta per aggiungersi Muppets Most
Wanted, sequel de I
Muppets diretto da James
Bobin in cui ritroviamo Kermit la Rana,
Miss Piggy, Fozzie Bear, Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty
Burrelle Tina Fey.
La prima clip del film è dedicata al
personaggio di Dominic Badguy, che verrà interpretato da
Ricky Gervais:
Muppets Most
Wanted uscirà nel 2014, il 21 marzo, e vedrà i
pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a portare in giro il
loro show soprattutto il Europa con le sue capitali Berlino,
Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si trova coinvolto suo
malgrado in un crimine di Constantine, il criminale più ricercato
del mondo.
Yahoo Movies ha mostrato il nuovo poster
internazionale di Muppets Most Wanted,
sequel de I Muppets, di James
Bobin. La pellicola riporterà sul grande schermo i pupazzi
creati da Jim Henson negli anni ’50, diventati celebri nelle
trasmissioni televisive Muppet Show e Sesamo
Apriti. Ecco il poster del prossimo film dei Muppets:
Nel film della Walt Disney
Pictures ritroveremo Kermit la Rana, Miss
Piggy, Fozzie Bear, Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty
Burrell e Tina Fey.
Il film uscirà nel 2014, il 21 marzo, e vedrà i
pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a portare in giro il
loro show soprattutto il Europa con le sue capitali Berlino,
Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si trova coinvolto suo
malgrado in un crimine di Constantine, il criminale più ricercato
del mondo.
Il 2014 è appena iniziato e ci
pensano i Muppets ad augurarvi buon anno. Sono arrivati online,
infatti, due nuovi video promozionali di Muppets Most
Wanted, sequel de I
Muppets, di James Bobin. La
pellicola riporterà sul grande schermo i pupazzi creati da Jim
Henson negli anni ’50, diventati celebri nelle trasmissioni
televisive Muppet Show e Sesamo Apriti. Insieme
ai filmati, è stata anche diffusa una nuova immagine ufficiale del
film.
Nel film della Walt Disney Pictures
ritroveremo Kermit la Rana, Miss Piggy, Fozzie Bear, Gonzo,
Animal, Ricky Gervais, Ty Burrell e Tina
Fey.
Il film uscirà nel 2014, il
21 marzo, e vedrà i pupazzi impegnati in un giro
intorno al mondo, a portare in giro il loro show soprattutto il
Europa con le sue capitali Berlino, Madrid, Londra. Ma il gruppo di
strani amici si trova coinvolto suo malgrado in un crimine di
Constantine, il criminale più ricercato del mondo.
Dopo la prima clip con Ricky
Gervais, la Disney ha pubblicato online un nuovo video di
Muppets MostWanted,
pronto all’uscita nelle sae il 21 marzo. Ecco la nuova clip,
intitolata The Evil Plan:
Muppets Most
Wanted uscirà nel 2014, il 21 marzo, e vedrà i
pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a portare in giro il
loro show soprattutto il Europa con le sue capitali Berlino,
Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si trova coinvolto suo
malgrado in un crimine di Constantine, il criminale più ricercato
del mondo.
E’ stato pubblicato in rete un nuovo
trailer di Muppets Most Wanted, il sequel
de I Muppets diretto da James
Bobin in cui ritroviamo Kermit la Rana, Miss
Piggy, Fozzie Bear, Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty
Burrell e Tina Fey. A pubblicare il video
è stato il canale Youtube di Ricky Gervais e in questo trailer, abbiamo
la possibilità di vedere i personaggi in carne ed ossa del
film.
Il film uscirà nel 2014, il 21
marzo, e vedrà i pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a
portare in giro il loro show soprattutto il Europa con le sue
capitali Berlino, Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si
trova coinvolto suo malgrado in un crimine di Constantine, il
criminale più ricercato del mondo.
La Walt Disney Pictures ha
svelato il teaser trailer di Muppets Most
Wanted, il sequel de I
Muppets diretto da James Bobin in
cui ritroviamo Kermit la Rana, Miss Piggy, Fozzie Bear,
Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty Burrell e Tina
Fey.
Muppets Most Wanted teaser
trailer :
A seguire ecco anche la prima foto ufficiale del film:
Il film uscirà nel 2014, il 21
marzo, e vedrà i pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a
portare in giro il loro show soprattutto il Europa con le sue
capitali Berlino, Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si
trova coinvolto suo malgrado in un crimine di Constantine, il
criminale più ricercato del mondo.
La Walt Disney
Pictures ha svelato un nuovo promo di Muppets Most
Wanted, il sequel de I
Muppets diretto da James Bobin in
cui ritroviamo Kermit la Rana, Miss Piggy, Fozzie Bear,
Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty Burrell e Tina
Fey.
Il film uscirà nel 2014, il 21
marzo, e vedrà i pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a
portare in giro il loro show soprattutto il Europa con le sue
capitali Berlino, Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si
trova coinvolto suo malgrado in un crimine di Constantine, il
criminale più ricercato del mondo.
La Walt Disney Pictures ha
svelato due nuovi video per Muppets Most
Wanted, il sequel de I
Muppets diretto da James Bobin in
cui ritroviamo Kermit la Rana, Miss Piggy, Fozzie Bear,
Gonzo, Animal, Ricky Gervais, Ty Burrell e Tina
Fey.
Il film uscirà nel 2014, il 21
marzo, e vedrà i pupazzi impegnati in un giro intorno al mondo, a
portare in giro il loro show soprattutto il Europa con le sue
capitali Berlino, Madrid, Londra. Ma il gruppo di strani amici si
trova coinvolto suo malgrado in un crimine di Constantine, il
criminale più ricercato del mondo.
Si è spento ieri, all’età di 85
anni, Vilmos Zsigmond, direttore della fotografia
ungherese ma naturalizzato statunitense, vincitore del premio Oscar
nel 1978 per Incontri Ravvicinati del Terzo
Tipo di Steven Spielberg.
Nato nel 1930, Zsigmond aveva
ricevuto altre tre nomination al prestigioso riconoscimento: nel
1979 per Il Cacciatore, nel 1985 per
Il Fiume dell’Ira e nel 2007 per
The Black Dahlia.
Tra le pellicole più note dell
quali ha diretto la fotografia, ricordiamo Un
Tranquillo Week-end di Paura di John Boorman (1972),
I Cancelli del Cielo di Michael Cimino
(1980), BlowOut di
Brian De Palma (1981), Le Streghe di
Eastwick di George Miller (1987), Il Falò
delle Vanità di Brian de Palma (1990),
Maverick di Richard Donner (1994),
Melinda e Melinda (2004),
Sognie Delitti
(2007) e Incontrerai l’Uomo dei tuoi
Sogni (2010), tutti e tre di Woody Allen.
All’eta di 94 anni ci
lascia Sergio Sollima, regista e
sceneggiatore, conosciuto a livello internazionale
per The Big Gundown (La
resa dei conti), del 1966, con Lee Van
Cleef, ma in Italia era meglio conosciuto per
Sandokan, l’esotica miniserie di pirati
indiani, tratta dai romanzi d’avventura di Emilio Salgari.
Nel corso di una carriera di cinque
decadi, Sollima ha lavorato magistralmente
con una moltitudine di generi, mantenendo sempre uno stile
spesso intriso di connotazioni socio-politiche.
Il suo lavoro passa per la
sceneggiatura di Goliath contro i
giganti (1961), con Brad Harris, alla regia degli
Eurospy che hanno cercato di sfruttare la moda di Bond,
come Agent 3s3 Passport to Hell
(1965), seguito dai suoi spaghetti western, come Città
Violenta (1975), con Charles Bronson. Fino al
grande successo tv con Sandokan.
Nato a Roma nel 1921,
Sollima si laureò presso il Centro Sperimentale di
Cinematografia nel 1935, lavorando poi come critico, sceneggiatore
e poi regista nel 1962, quando ha debuttato con L’amore
difficile, con Claudia Mori. Poi nel 1966 si arriva a
La resa dei conti con Lee Van Cleef,
che interpreta Jonathan Corbett, un cacciatore di taglie.
“Per quelli come noi che sono
cresciuti con entrambi i spaghetti western e politici, non c’è mai
stato un regista più consapevolmente rivoluzionario di Sergio
Sollima”, ha scritto l’esperto italiano di cultura pop Marco
Giusti, autore di un autorevole compendio sui spaghetti
western. Nei suoi film “i banditi, i poveri, gli sfruttati
diventano eroi. E i cattivi sono sempre capitalisti sfruttatori
yankee”, ha osservato.
Anche la miniserie
Sandokan, in cui Kabir
Bedi aveva il ruolo di un pirata indiano del 19°
secolo, ha una vena anticolonialista. Questa pietra miliare della
cultura pop italiana, tratto dal best seller italiani di Emilio
Salgari, ha funzionato per diverse stagioni a partire dal 1976, e
ha generato diversi spin-off realizzati da altri
registi. “Sono profondamente addolorato per la morte del
regista di Sandokan, che mi ha dato fama internazionale”, ha
twittato Bedi. “Ha la mia eterna gratitudine”.
Sollima lascia una figlia,
Samantha, e un figlio, regista di film e per la serie TV, Stefano
Sollima, che ha diretto la serie Romanzo
criminale e Gomorra.
Addio a
Gordon Willis, 82 anni, uno dei direttori della
fotografia che ha contribuito in maniera decisiva a cambiare il
look del cinema negli anni ’70. Tra le sue collaborazioni più
illustri ricordiamo non solo Il Padrino,
ma anche i film di Woody Allen quali
Io e Annie e
Manhattan.
Era nominato addirittura il principe
dell’oscurità, per il modo in cui era capace di giocare con le
ombre, come largamente conferma quello che è il film più
rappresentativo del suo straordinario lavoro, Il
Padrino appunto.
Nato a New York da un padre che
lavorava come truccatore alla Warner Bros, il giovane Willis era
interessato ad occuparsi di luci e scenografie, e solo dopo passò
alla fotografia. Cominciò a lavorare ad un film, la prima volta,
mentre prestava servizio militare durante la Guerra di Corea.
Lavorò nel mondo del cinema dal 1970 al 1997.
Di seguito un’intervista in cui
parla di diversi film notevoli ai quali ha lavorato.
Muore l’attore Alex
Rocco all’età di 79 anni. A confermarlo è la figlia
Jennifer Rocco sul suo account Facebook, lo scorso sabato.
L’attore, vincitore di un Emmy
Award, aveva preso parte a Il Padrino del
1972 di Coppola, con il ruolo di Moe Green. La sua carriera era
iniziata nel 1965 con il film Motorpsycho, ebbe poi
un ruolo nelle serie tv Batman (1967), Missione
Impossibile (1971-73), Simon & Simon (1982-84),
The Love Boat (1983-84), Cuori senza età (1985),
e The Famous Teddy Z (1989-90), grazie al quale ottenne un
Emmy.
Di recente, Rocco
è apparso in Maron (2015) e Magic
City (2012-13), e in precedenza ha avuto anche un ruolo
in The Simpsons.
Nel cinema, dopo il ruolo ne Il
Padrino, l’attore ha continuato con ruoli da gangstar, tra cui
Get Shorty (1995) e Smokin’
aces (2006). Ha anche prestato la sua voce in
The Bug’s Life della Pixar.
Alex Rocco lascia
la moglie Shannon Wilcox, i figli Lucien e Sean, le figlie
Jennifer e Kelli, quattro nipoti e una sorella.
Guy Hamilton,
regista e sceneggiatore britannico, si è spento in ospedale il
20 aprile 2016 a Maiorca all’età di 93 anni.
Hamilton era nato a
Parigi il 16 settembre 1922 da genitori inglesi, ma allo scoppio
della Seconda Guerra Mondiale era tornato a Londra dove aveva
lavorato per la Paramount News, prima di arruolarsi nella Royal
Navy.
Dopo la guerra, aveva iniziato la
sua carriera nel cinema come aiuto regista di Carol
Reed; nel film Il terzo
uomo (1949) gli capitò anche di fare da
controfigura per Orson Welles.
Hamilton diresse
quattro dei film più famosi di James
Bond, lavorando con Sean Connery
e Roger Moore: Agente 007 – Missione Goldfinger
(Goldfinger) (1964) Agente 007 – Una cascata di diamanti
(Diamonds are forever) (1971) Agente 007 – Vivi e lascia morire (Live
and let die) (1973) Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro
(The man with the golden gun) (1974)
Oltre a 007, diresse altri 18 film
tra il 1952 e il 1989: I lunghi giorni delle aquile, Il mio
nome è Remo Williams, alcuni adattamenti dei gialli di
Agatha Christie, come Delitto sotto il
sole. Il suo ultimo film fu Se ti piace..
vai. Gli fu chiesto più volte di dirigere
Batman, ma rifiutò in favore di
Tim Burton.
L’attore Roger
Moore l’ha ricordato in un tweet:
Incredibly, incredibly saddened to hear the
wonderful director Guy Hamilton has gone to the great cutting room
in the sky. 2016 is horrid.
“Incredibilmente,
incredibilmente rattristato di apprendere che il meraviglioso
regista Guy Hamilton se ne è andato alla grande sala di
montaggio nel cielo. Il 2016 è un anno orribile.“
Hamilton aiutò a
plasmare il franchise di James Bond,
influenzando fortemente il genere cinematografico dello spy movie e
la cultura popolare, ponendo le basi per i film di spionaggio che
siamo abituati a vedere al giorno d’oggi.
Ci ha lasciato a 89 anni l’attore
Martin Landau, icona del cinema e della TV per più
di mezzo secolo. Amico di James Dean e
Steve McQueen, Landau cominciò a
farsi strada nel mondo del cinema già negli anni ’50 e interpretò
il suo ultimo ruolo nel 2015.
Landau nacque a
Brooklyn nel 1928. Lavorò per un breve periodo come fumettista per
il New York Daily News e negli anni ’50 entrò a far parte del
celebre Actors Studio. Debuttò a
Broadway nel 1957 e ottenne il suo primo ingaggio
cinematografico nel 1959 per Intrigo
Internazionale, diretto dal grande Alfred
Hitchcock.
Martin Landau
lavorò assiduamente durante gli anni ’60 fino a raggiungere la fama
globale nella versione originale di Missione
Impossibile. Negli anni ’70 fu protagonista della
celebre serie TV Spazio: 1999.
Landau,
tuttavia, ottenne i suoi ruoli più acclamati negli anni ’80,
periodo durante il quale venne nominato per numerosi premi per
Tucker – Un uomo e il suo sogno (diretto da
Francis Ford Coppola) e Crimini e
Misfatti (diretto da Woody Allen).
Ricevette il suo primo Oscar nel 1994 per
Ed Wood, diretto da Tim Burton.
Il suo ultimo ruolo fu quello di Max Rosenbaum in
Remember, film del 2015 diretto da Atom
Egoyan.
Nonostante l’impegnatissima carriera
di attore, Landau lavorò con costanza e passione come insegnante di
recitazione per l’Actors Studio e ne rimase
direttore esecutivo fino alla sua morte.
Si è spento all’età di 106 anni
Tyrus Wong, una vera e propria leggenda della
Disney. Il lavoro dell’artista è stato quello da
cui è stata tratta l’ispirazione per la realizzazione di
Bambi. Al momento della scomparsa, l’artista era
circondato dalle sue tre figlie Kim, Kay e
Tai-Ling.
Tyrus Wong lavorò
a Bambi
Wong era nato in Cina ma era
immigrato nella Bay Area all’età di nove anni. Sentendo parlare del
progetto di Bambi, presentò i suoi lavori alla
Disney che li approvò e li utilizzò come base per la costruzione
dei concept del film. Wong ha lavorato anche ad
altri progetti molto importanti, come Berretti
Verdi, Gioventù Bruciata e Il
Mucchio Selvaggio.
Nel 2001 fu nominato
Leggenda Disney e fu inserito nel monumento della
famiglia Disney nel 2013. Ha
ricevuto un riconoscimento alla carriera all’Asian World
Film Festival di quest’anno dove è stato presentato anche
il documentario sulla sua vita diretto da Pam Tom.
Il suo nome è citato anche in una retrospettiva dal titolo
Water to Paper, Paint to Sky: The Art of Tyrus
Wong, che ricopre un arco di tempo di otto decadi ed è
conservata al Museum of Chinese di Manhattan a New York.
Un nuovo trailer mostra il prossimo
film di spionaggio britannico targato Netflix, Munich: The Edge of War. Il
film segue due ex amici alla Conferenza di Monaco del 1938, che
però ora lavorano per governi opposti; i due vengono coinvolti in
una corsa all’intelligence per svelare un segreto nazista.
Con George MacKay (1917) e
Jannis Niewöhner (Muto) nei panni
dei protagonisti Hugh Legat e Paul von
Hartmann, il film si arricchisce di Jeremy Irons come Primo Ministro Neville
Chamberlain, Ulrich Matthes come Adolf Hitler,
Liv Lisa Fries come Lenya, Jessica Brown
Findlay come Pamela Legat e Sandra Huller
come Helen Winter.
Nel trailer diffuso da Netflix
UK, gli spettatori vengono introdotti per la prima volta
all’amicizia precedentemente condivisa da Legat e Hartmann.
Passando dai tempi più felici a un periodo più cupo, quando
l’Europa si trova sull’orlo della seconda guerra mondiale, Legat
deve affrontare il compito di usare il suo amico di una volta per
assicurarsi informazioni per il governo britannico. Dopo una tesa
riunione, Hartmann, diplomatico tedesco, si intreccia rapidamente
con la missione britannica, rischiando la vita per ottenere un
documento fondamentale da sotto il naso dello stesso Hitler.
Ambientato a Monaco di Baviera,
durante el Olimpiadi del 1972 Munich racconta di
un gruppo di terroristi palestinesi appartenenti ad una nuova
formazione chiamata “Settembre Nero”, riescono ad accedere
all’interno della cittadella olimpica e a prendere in ostaggio
undici atleti israeliani. Le fasi del sequestro, riprese
costantemente dai media di tutto il mondo, finiranno in tragedia:
moriranno tutti gli atleti rapiti, insieme ai cinque sequestratori
e ad un poliziotto tedesco. Il primo ministro israeliano, la
signora Golda Meier, ordinerà immediatamente al Mossad di istituire
una squadra speciale incaricata di eliminare i mandanti
dell’eccidio. “L’operazione Ira di Dio” deve dimostrare al mondo
che Israele non è più disposta a subire violenze e omicidi senza
reagire. A capo dell’operazione verrà chiamata Avner Kauffman
(Eric
Bana), un ufficiale dell’esercito che dovrà mettere a
dura prova la propria moralità.
Munich è un film
diretto da Steven Spielberg ed uscito nelle sale nel
2005. U film tratto dal libro inchiesta Vendetta del
giornalista canadese George Jonas ma riadattato
per il cinema dal premio Pulitzer Tony Kushner e
da Eric Roth. Mastro Spielberg, che del film è
anche co-produttore insieme a Kathleen Kennedy e
Barry Mendel, racconta una storia vera con
l’intento di risaltare la determinazione e la spietatezza con cui,
per una volta, lo stato ebraico di Israele, rispose ad un attacco
vile come quello di Settembre Nero.
Munich è un film
avvincente e dal ritmo serrato, che non risparmia sequenze di una
certa violenza
Munich è un film
avvincente e dal ritmo serrato, che non risparmia sequenze di una
certa violenza e che trova un efficace dinamismo narrativo grazie
alla continua alternanza tra presente e flash back in cui si
ripercorrono le terribili fasi del raid terroristico. Il gruppo
scelto che deve muoversi all’ombra del Mossad e all’infuori da
qualsiasi binario ufficiciale e riconosciuto, vede come
protagonisti uomini decisi e determinati in cui risaltano le figure
di Kauffman e Steve.
Se il secondo, che ha il
volto truce di Daniel Craig, è l’espressione del vendicatore
senza scrupoli e rimorso alcuno, Kauffmann è interpretato da un
ottimo Eric Bana il quale oscilla continuamente tra
il suo senso del dovere e le remore morali nel vestire i panni
dello spietato assassino. Può la natura ebraica, la sua religione e
filosofia di vita, accettare e concepire la vendetta? È giusto
rispondere con la violenza all’attacco subito? Questi i grandi
interrogativi che il film vuole sollevare. Un film senza né
vincitori né vinti, dove a trionfare è solo la violenza, una
violenza che non porta a nulla se non ad alimentare una continua
spirale di morte senza fine.
Munich è
un film coinvolgente, interpretato da un cast importante e diretto
con la solita bravura da uno dei più grandi registi contemporanei.
Un film itinerante che alterna locations sparse per tutto il mondo,
dialoghi di spessore, bravi interpreti e una buona dose di
suspence. Un film che merita di essere visto anche se vi lascerà
con un certo amaro in bocca, disorientante.
Il cinema, oltre che essere mero
intrattenimento, ha la capacità di trasmettere emozioni e
presentare problematiche reali, spesso collegate alla nostra
attualità. Munich Games è una miniserie che porta
lo spettatore a toccare con mano la realtà dei pregiudizi e delle
discriminazioni ancora oggi presenti in tutti gli stati ed in tutte
le culture. Programmata l’uscita su Sky ed in streaming su Now tv
per il 5 ottobre, la serie è formata da sei episodi da circa 45
minuti l’uno. Munich Games è stata ideata e
scritta dalla sceneggiatrice israeliana Michal Aviram, già nota per
Fauda (2018). Mentre il regista è il tedesco Philipp Kadelbach
(Noi,
i ragazzi dello zoo di Berlino).
Munich Games: un amichevole
costellato d’odio
Per dimostrare il buon legame
istauratosi tra la Germania e lo stato d’Israele, si è deciso di
commemorare il massacro di Monaco, avvenuto 50 anni prima durante
le olimpiadi, con una partita amichevole tra i due paesi. Da
subito, però, si creano le prime tensioni: la paura più grande è un
altro attacco terroristico da parte dei gruppi palestinesi. Oren,
interpretato dall’attore arabo-israeliano Yousef Sweid, un
informatico dell’intelligence israeliana, viene invitato a
cooperare con la polizia tedesca. In particolare con Maria, una
poliziotta tedesca interpretata dall’attrice tedesca Seyneb Saleh,
collaboreranno affinché non si ripeta una nuova strage. I
principali sospetti dell’attacco sono il gruppo di profughi guidati
da Fathi, di cui la polizia conosce le mosse tramite Monir,
informatore con cui Maria ha segretamente una relazione. Ma la
minaccia si rivelerà molto più seria e di fonte totalmente
differente, mettendo seriamente in pericolo la vita di tutta la
squadra di calcio israeliana.
la poliziotta tedesca Maria
Un passo indietro nella storia: il
massacro di Monaco del 1972
5 settembre 1972: questo è il
giorno in cui le relazioni tra Germania ed Israele, in un tentativo
di riappacificazione, si sono ulteriormente incrinati. Si tennero
in quell’anno le prime olimpiadi in Germania, i Munich
games, dopo la caduta del regime nazista. L’edizione
precedente tenutasi in questo paese risale al 1936. Il valore di
questi giochi era quindi altamente simbolico. Ad ogni modo, però,
queste olimpiadi furono tristemente note per il massacro
di Monaco, un attacco terroristico perpetrato dalla cellula
terroristica palestinese Settembre Nero che causò la morte di
undici giocatori della squadra israeliana ed un poliziotto tedesco.
Germania ed Israele si addossarono a vicenda le colpe della mal
riuscita di ogni tentativo di salvataggio. La polizia tedesca fu
accusata di non essere intervenuta in maniera adeguata, mentre la
premier israeliana fu ritenuta responsabile dal capo delle forze
tedesche per non aver acconsentito alle richieste degli
attentatori.
Un multiculturalismo di
violenza
Munich Games è una
serie che presenta l’intreccio di tre culture differenti e, in
alcuni aspetti, contrastanti. Si tratta del popolo tedesco,
israeliano e palestinese: tre popoli che, tra il vicino passato del
totalitarismo nazista e l’attuale apartheid in Medio Oriente, si
trovano o si sono trovati in conflitto. Qui però, si è cercato di
integrarli e rappresentarli in maniera equa. Guardando la serie in
lingua originale, si vede come ci sia un passaggio continuo dal
tedesco, all’ebraico e all’arabo. L’inglese, in quanto idioma
universale, viene usato per la comunicazione in contesti più
formali e per la comunicazione tra persone appartenenti a culture
differenti.
Un ‘altro elemento interessante è
l’utilizzo di foto originali del massacro del 72 nell’intro. In tal
modo, si mantiene un contatto diretto con la realtà dei fatti. La
scelta del 2022 rende naturalmente ovvio lo scopo commemorativo
della serie, ma la presenza di tali immagini garantisce un legame
più chiaro e diretto con gli avvenimenti.
Munich games,
oltre a riflettere sulla strage del 1972, porta sul grande schermo
anche tutta una serie di tematiche di attualità e di
discriminazioni ancora presenti. Primo fra tutti, il conflitto tra
i profughi palestinesi, costretti ad abbandonare la propria terra,
e gli israeliani, visto come popolo filoccidentale e oppressore.
Inoltre, sembrano essere ancora aperte le ormai antiche ferite
dell’olocausto: le discriminazioni nei confronti degli ebrei non
sembrano aver abbandonato tutti i tedeschi. Tutto questo circolo di
relazioni astiose tra popoli porta inevitabilmente ad una catena di
inutili violenze gli uni verso gli altri, in uno scontro continuo.
Con il passare dei decenni e con l’evoluzione delle relazioni
internazionali, non si è riuscito ancora a superare alcuni di
questi conflitti.
Guarda il Trailer del nuovo film
d’animazione Mune Il Guardiano della
Luna, un film di Alexandre Heboya e Benoît Philippon
distribuito da Notorious Pictures e in uscita
nelle sale il prossimo 5 Febbraio.
Sinossi: Cosa succederebbe
se il Sole non tornasse a splendere ogni mattina? O se la Luna
dimenticasse di fare il suo giro scomparendo dal cielo della notte?
Dai creatori di KUNG FU PANDA arriva la magica favola di MUNE, il
Guardiano della Luna, che combatterà per proteggere il mondo dalle
forze del Male che vogliono sovvertire l’ordine degli astri.
Il suo amore per la Luna e per la ragazza dei suoi sogni, lo farà
diventare l’eroe più grande dell’Universo!
In anteprima mondiale, una straordinaria storia per tutta la
famiglia!
Mundo Invisivel è un film
collettivo che raggruppa importanti registi mondiali mettendoli
alla prova del racconto di quella parte di mondo che spesso non si
vede con un tocco artistico: il submondo del centro di una grande
città, un gatto nero nel cimitero, indios nel giardino della città,
la tecnologia ed il ritmo incessante della metropoli, l’arte
dell’attore, la spiritualità della favela, un cameriere di un
albergo di lusso, un elogio alla pazzia tra la vita e la morte, un
tributo al pubblico del cinema, le sfide della visione residuale,
un genocidio nascosto.
Si tratta di cortometraggi la cui
durata varia dai 3 ai 15 minuti, e per realizzare i quali sono
stati chiamati nomi importanti come Wenders, Egoyan, De
Oliveira e il compianto Theo
Anghelopolous.
I cortometraggio sono tutti
ambientati in Brasile, nella città di San Paolo in particolare, ad
eccezione del corto di Atom Egoyan, che però torna in Brasile
dopo aver raccontato dell’invisibilità del genocidio armeno, con un
artificio del racconto.
L’idea di questo film collettivo è
venuta a Leon Cakoff, siriano naturalizzato
brasiliano, critico cinematografico, che ha iniziato a ragionare
sul concetto di invisibilità, sia come malattia, ossia della
impossibilità del vedere, sia come posizione sociale, del non
essere visto.
Da qui, quindi lo sguardo dei
registi si è posato anche in maniera ironica sulle difficoltà di
interazione del mondo moderno: De Oliveira ad esempio, ironizza sul
caos tecnologico delle metropoli, raccontando la storia di due
amici che escono insieme, ma che, per parlarsi, sono costretti a
telefonare l’uno all’altro per superare il caos cittadino. O invece
come Wenders, che focalizza l’invisibilità sul non vedere, portando
il suo sguardo sul lavoro di alcuni medici che ridanno la vista ai
bambini nati con delle problematiche alla vista.
Mundo
Invisivel allo stesso tempo vero e poetico, che
interpreta la posizione dell’uomo nel mondo spesso caotico e
distratto.
Juan Jesús García
Galocha porta al cinema Mummie – A spasso nel
tempo, il suo primo lungometraggio d’animazione con la
collaborazione degli sceneggiatori Jordi Gasull e
Javier López Barreira, con i quali aveva già
lavorato ne Le avventure di Taddeo l’esploratore nel 2012 e
il suo seguito del 2017, di cui era stato direttore artistico.
Prodotto dalla spagnola Core Animation Studio e distribuito da
Warner Bros. Pictures, il film uscirà in sala dal 23 febbraio.
Mummie – A spasso nel tempo, la
trama
Le mummie del titolo
vivono in un mondo sotterraneo proprio all’altezza della Necropoli
di Giza. Tutto là sotto è rimasto esattamente come all’epoca
dell’antico Egitto: c’è il faraone (che nella versione inglese è
doppiato da Sean Bean), sua figlia: la principessa
Nefer, e ci sono le star che firmano autografi, come Thut, un ex
auriga vincitore di decine di corse di carri diventato una
celebrità, il suo fratellino Sekhem e Cocco, il loro adorabile
cucciolo di coccodrillo domestico.
Tutto scorrerebbe in
piena tranquillità, se non ci fossero il destino, il caso, o gli
avvenimenti della vita tra le piramidi a metterci lo zampino. La
città sotterranea viene scoperta da un archeologo senza scrupoli e
assoggettato alla sua mamma (a cui ha impostato come suoneria del
telefono il tema di Psyco). Nel frattempo, a causa di varie
peripezie ed equivoci, Thut e Nefer diventano promessi sposi e a
simboleggiarne il patto c’è un prezioso anello che Thut dovrà
custodire gelosamente, altrimenti gli verrà tagliata la lingua e
cavati gli occhi. Siamo pur sempre nell’antico Egitto, giustamente.
Serve forse specificare che l’anello andrà perduto e dalla corsa
per il suo ritrovamento sorgerà un’impensabile avventura?
In Mummie – A
spasso nel tempo c’è praticamente tutto come da
manuale della fiaba perfetta: il bello con la principessa,
l’animaletto divertente ma geniale all’occorrenza, il bimbo dal
candore coraggioso e vitale, ma c’è anche molto, molto di più.
Vengono toccati tutti i temi cari a questo nostro ultimo ventennio
così ammorbidito da una parte e irrigidito dall’altra. Perciò ecco
che la principessa russa mentre dorme «e fa anche le puzzette»,
come dirà candidamente Sekhem, e vuole seguire i propri sogni
staccandosi dalle tradizioni di famiglia e Thut le risponde
apertamente che la supporterà in ogni decisione.
Ma c’è soprattutto l’uso
inaspettato dell’emotività in maniera adulta, che guida i
protagonisti verso scelte mature non spinte da capricci
adolescenziali, ma da desideri profondi, frutto della crescita
vissuta durante l’arco narrativo. I personaggi cambiano loro stessi
e gli altri attraverso le decisioni che prendono all’interno della
squadra, e anche questa sarà una battuta del piccolo Sekhem.
L’evoluzione di ognuno è perciò innescata da un altro e ne
beneficiano entrambi. Dunque, la componente piacevole di
Mummie – A spasso nel tempo non è solo la
simpatia, che comunque risulta piuttosto semplice nella sua
esecuzione, delegata principalmente al delizioso coccodriletto
Cocco, ma la trasformazione degli obiettivi dei personaggi che
passano dall’essere individualistici e indifferenti agli altri, a
farsi arricchire proprio dalle relazioni instaurate che danno
valore aggiunto a quegli stessi obiettivi.
Una nota di merito va poi
alle musiche, tra le quali spicca l’irresistibile Walk like an
Egyptian del 1987 delle Bangles, oltre a
quelle originali orecchiabili e gradevolmente coerenti con il ritmo
della storia, composte da Fernando Velazquez. L’animazione e la
velocità nella successione degli eventi sono ben fatti, anche
quando rapidi e un po’ sbrigativi, ma tutto risulta essere
funzionale all’epilogo e dà la giusta quantità di tempo per
affezionarsi ai protagonisti. Mummie – A spasso nel
tempo è un brioso intrattenimento animato, che regala
una nota di profondità dolce e inaspettata.
Dwayne “The Rock” Johnson ha giurato di cambiare la
“gerarchia del potere” all’interno del DCEU con Black
Adam del 2022. Il film doveva essere un blockbuster
gradito ai fan che avrebbe lanciato una nuova versione di questo
mondo condiviso che, agli occhi di
Dwayne “The Rock” Johnson , ruotava intorno al suo
antieroe.
Secondo quanto riferito, ha agito
alle spalle dei dirigenti per riportare Henry Cavill nel ruolo di Superman, ha rifiutato di
condividere lo schermo con lo Shazam di
Zachary Levi e sperava di lanciare qualsiasi cosa, da
un film sulla Justice Society a Hawkman, come parte di uno
slate che lui e la Seven Bucks Productions avrebbero
supervisionato.
Black
Adam si è rivelato un film pasticciato, con una
grafica torbida e una CGI che non ha funzionato. I numeri al
botteghino non sono stati buoni, le recensioni sono state ancora
peggiori e
Dwayne “The Rock” Johnson ha inacidito il pubblico su
questo franchise già in difficoltà, tanto da avere un impatto
negativo sui titoli del DCEU del 2023.
Warner Bros. Games ha recentemente
pubblicato MultiVersus, un gioco di combattimento
crossover free-to-play che mette uno contro l’altro i numerosi
personaggi dello studio.
Black
Adam è uno dei personaggi che si possono
impersonare e, se lo si contrappone al Joker (o almeno
alla versione di Batman che ride), il cattivo si scaglia contro la
ripetuta promessa di The Rock di scuotere la gerarchia di potere
del DCEU.
Dwayne “The Rock” Johnson ha giurato senza sosta
che sarebbe stato così nelle interviste e nei post sui social media
e sembrava legittimamente convinto che Black
Adam sarebbe stato una svolta. Era anche convinto che
i fan desiderassero ardentemente vedere un film incentrato sul suo
personaggio e sul Superman di Henry Cavill che si affrontano… senza Shazam,
ovviamente.
La prossima era della narrazione della Marvel si intitola
Multiverse Saga e sarà composta dalle
fasi 4, 5 e
6 del MCU. Dopo il culmine della Infinity Saga attraverso
Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame, il franchise sta andando avanti con il
prossimo capitolo della sua narrativa.
Mentre la Fase 4
del MCU volge al termine con Black Panther: Wakanda Forever,
Kevin Feige ha parlato della
Fase 5 durante il panel del Comic-Con di San Diego dei Marvel
Studios, ma ha anche spiegato verso cosa si sta costruendo
l’universo nei prossimi anni.
Dopo una
lista completa della Fase 5 dell’MCU, Feige ha mantenuto gli
annunci in arrivo con i progetti per la Fase 6. Alla luce di ciò,
ha anche annunciato che le fasi 4, 5 e 6 saranno
chiamate collettivamente Multiverse Saga.
Il capo dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha spiegato durante le
interviste al San Diego Comic-Con 2022 perché ci sono meno film di
Avengers nella Multiverse Saga, il prossimo set di film
formato dalle fasi 4, 5 e 6 del Marvel Cinematic Universe. Da
quando si sono riuniti per la prima volta nel 2012 durante la
Battaglia di New York, i più potenti eroi della Terra si sono
affermati come la principale squadra di supereroi del MCU. Dopo la
Infinity Saga, tuttavia, lo stato dei Vendicatori
è sconosciuto.
L’attesa per la prossima incursione
cinematografica della squadra, in qualunque forma essa si presenti,
durerà ancora un po’ perché
Avengers: the Kang Dynasty non uscirà fino alla fine
della Fase 6 a maggio 2025. Inoltre, i Marvel Studios hanno in
programma di distribuire il sequel, Avengers:
Secret War, nell’arco di pochi mesi, a novembre 2025.
I due epici film sono stati tra i tanti progetti annunciati
durante il panel Marvel Studios al San Diego Comic-Con 2022. Quando
l’intera Multiverse Saga sarà finita, le fasi 4, 5 e 6
saranno composte solo due film di Avengers, la
metà rispetto ai quattro di Infinity Saga.
Interrogato su questa disparità,
Feige ha spiegato che tutto si riduce a quanto velocemente è stata
la loro narrazione per la Multiverse Saga. Poiché in un anno escono più
progetti – nelle sale e sul servizio di streaming Disney+ – le fasi tendono ad essere più
brevi, ma non possono concluderle tutte con un film sugli Avengers,
così come quello che hanno fatto nella Infinity
Saga. Quindi, hanno deciso di distribuire
Avengers: the Kang Dynasty e Avengers:
Secret War uno dopo l’altro nel 2025, mentre alcuni
film intermedi saranno crossover o formazioni di squadre.
“Beh, penso che impariamo
qualcosa da ogni progetto che facciamo. Ma come stavamo preparando
e anche tre anni fa presentando la Fase 4, non abbiamo tracciato
tutto quello che succederà, ma la maggior parte. Sai, qui siamo in
un territorio molto diverso rispetto alle Fasi 1, 2 e 3. Ci sono
più progetti e meno anni e quindi non sembrava giusto arrivare al
culmine… sai, non culmineremo la storia ogni 10 mesi in un film di
Avengers . E ciascuno dei film stessi ora è diventato piuttosto
grande e sono eventi crossover in molti modi. E dopo l’esperienza
creativa che abbiamo avuto con Infinity War e
Endgame, sembrava che si trattasse di chiudere una
saga. E volevamo tenere i film degli Avengers come conclusione di
una saga vera e propria. Ed è proprio quello che volevamo
presentare oggi”.
Cosa non sapete sul film? Ecco
dieci curiosità su Mulholland Drive, sul cast e sul
significato del film.
Mulholland Drive: trama del
film
Una donna dai capelli scuri, Rita,
è rimasta senza memoria dopo un incidente d’auto, e si aggira
stordita per le strade di Los Angeles, almeno finché non trova
rifugio in un appartamento. È qui che viene trovata da Betty, una
bionda del Midwest arrivata a Los Angeles in cerca di fama e di una
carriera da attrice. Insieme, le due cercando di risolvere il
mistero che circonda l’identità di Rita.
Mulholland Drive:
curiosità
1. Mulholland Drive nacque come
pilot per la tv.David Lynch inventò il nome
del film mentre cercava di creare un altro pilot, quello di uno
spin-off di Twin Peaks con Mark
Frost. Alla fine, però, Lynch decise di scrivere e girare un nuovo
Mulholland Drive per la ABC, che non avesse niente a che
fare con l’altra serie. Era uno show molto elaborato, per alcuni
elementi molto simile al film. La serie fu rifiutata però dalla
ABC, con la quale Lynch stava cominciando ad avere un rapporto un
po’ difficile. A quanto pare, un rappresentante della ABC disse a
Lynch di essersi addormentato durante la visione del pilot. Fu la
compagnia francese Canal Plus a comprare poi i diritti del pilot
per farne un film: l’episodio fu montato di nuovo, con 50 minuti di
girato in più, e diventò il film che conosciamo.
2. La première di Mulholland
Drive fu al festival di Cannes. Non solo: addirittura i
produttori del film lo videro per la prima volta sullo schermo del
Festival.
Mulholland Drive: cast
3. In Mulholland Drive,
la maggior parte del cast è sconosciuta proprio perché doveva
essere una serie tv. Se Lynch avesse pianificato dall’inizio di
fare di Mulholland Drive un film, Naomi Watts probabilmente non sarebbe nemmeno
stata considerata per il ruolo. Infatti, dato che inizialmente
doveva trattarsi di una serie tv, Lynch e i direttori del casting
decisero di scegliere quegli attori che sarebbero stati disponibili
a firmare un contratto a lungo termine. A riguardo, Lynch ha detto:
“È un altro paio di maniche quando devi scegliere attori o attrici
per una serie tv che potrebbe andare avanti per parecchio tempo”.
Su
Naomi Watts, però, ha aggiunto: “Era giusta per la
parte”.
4. Lynch non fece audizioni per
il cast di Mulholland Drive. Prima di entrare a far
parte del cast,
Naomi Watts ebbe semplicemente una conversazione di
trenta minuti con David Lynch dopo la quale venne
scelta, così come la maggior parte degli attori principali. Durante
una conferenza stampa del 2001, Lynch ha raccontato: “Non faccio
mai leggere una scena a nessuno, perché poi voglio cominciare a
fare le prove, non importa chi sia (l’attore). Mi faccio solo
un’idea a partire da una conversazione. È qualcosa negli occhi. È
un sentimento nell’aria. E io so se la persona può interpretare
quel ruolo”.
5. Laurea Elena Harring fu
coinvolta in un incidente d’auto mentre si recava all’incontro con
Lynch. Harring era molto emozionata per l’incontro con Lynch
riguardo al personaggio di Rita. Ma, mentre guidava per recarsi
all’incontro con il regista, urtò il retro di un’altra auto.
Fortunatamente per lei, era la macchina di un altro attore che
stava andando ad un provino, e i due semplicemente lasciarono la
scena dell’incidente. Fu all’incontro con Lynch che il regista le
rivelò che il personaggio di Rita si ritrova vittima di un
incidente in una delle prime scene del film.
6. La Harring ebbe un’altra
premonizione su Mulholland Drive. Quando Lynch le disse
che la ABC non aveva approvato la serie, lei non perse la speranza.
Una volta, a quanto pare, disse: “Continuavo a sognare che
Mulholland Drive diventava un film. E continuavo a dire (a
Lynch) di avere dei presagi: vedevo il noma Rita (quello del
personaggio) dappertutto, e vedevo ‘Mulholland’ dappertutto e
dissi: ‘Sai, ho proprio la sensazione che questa cosa andrà
avanti”.
Mulholland Drive:
spiegazione
7. Il film di Lynch è un film
difficile da capire: è tutto tranne che lineare. E il regista
si è rifiutato, per Mulholland Drive, di dare una
spiegazione. Ovviamente, il regista ama l’ambiguità, e ha deciso di
non spiegare le proprie intenzioni per quanto riguarda la
narrazione, lasciando agli spettatori e ai critici (il
Guardian ha chiesto ad una serie di critici di dare una
spiegazione su Mulholland Drive, e alcuni hanno fatto
fatica!) l’interpretazione del film. Lynch si è limitato a dare uno
slogan al film: “Una storia d’amore nella città dei sogni”. Come
tanti film del regista, Mulholland Drive segue una logica
onirica ed emotiva, ed è molto difficile da capire, e ogni
spiegazione è inevitabilmente complicata. Interessante è la lunga
spiegazione dei
Cineuforici, che associa ogni scena ad un “mondo” diverso:
quello dei sogni, quello del subconscio, e quello della realtà.
8. Lynch, per Mulholland
Drive, non dà una spiegazione. Ma ha dato delle indicazioni
a riguardo, descrivendo il film così: “Parte uno: lei si ritrova
all’interno del mistero perfetto. Parte due: una triste illusione.
Parte tre: amore”.
9. La maggior parte delle idee
di Lynch vengono dalla meditazione trascendentale. Uno dei
motivi per il quale Mulholland Drive non ha una spiegazione
precisa, è il processo creativo di David Lynch. Infatti, il regista pratica
quella che si chiama meditazione trascendentale, che lui descrive
come un modo per “espandere la coscienza”. Quando gli fu dato il
via libera per il film di Mulholland Drive, Lynch non aveva
idee. Non ci aveva nemmeno pensato. Quando dovette però mettere
delle idee però su bianco, racconta, meditò, e fu così che “tutte
le idee arrivarono, tutte insieme”.
10. Mulholland Drive e il
significato: gli indizi della campagna promozionale. All’uscita
del film, al regista fu chiesto di fornire dieci indizi sul film
per la campagna promozionale. Tra questi, ci sono cose come “Fate
attenzione alle apparizioni della lampada rossa”, “Fate caso alla
vestaglia, al posacenere, alla tazza di caffè”, e “Dov’è la zia
Ruth?”. Le altre indicazioni per svelare il significato di
Mulholland Drive, le potete trovare su mulholland-drive.net.
Mulholland Drive:
trailer
Il classico film di Lynch è uscito
in versione restaurata nel 2017, e Mulholland Drive ha un
trailer fantastico: eccolo.
Mulholland Drive: streaming
in italiano
Dove guardare Mulholland
Drive in streaming in italiano? Purtroppo, Mulholland
Drive non è in streaming su Netflix. Per quanto riguarda i servizi in
abbonamento, però, lo troverete su Infinity TV. Per noleggiare o
acquistare il film invece, andate su Rakuten TV, oppure su Google
Play o iTunes.
Nonostante le norme restrittive e
una premiere più rigida e formale del solito, causa minaccia
coronavirus che
imperversa in tutto il mondo, ormai, Yifei Liu ha
presenziato alla premiere di Mulan.
La protagonista del prossimi live
action della Disney ha sbalordito tutti i presenti con il look da
vera principessa Disney, firmato Elie Saab
(Fall/Winter 2019 Haute Couture Collection).
Liu
Yifei (Il Regno Proibito, Once Upon
a Time) interpreta la protagonista del film
DisneyMulan,
che vede nel cast anche Donnie
Yen (Rogue One: A Star
Wars Story) nel ruolo del Comandante
Tung, Jason Scott Lee (Crouching
Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny) nel ruolo di Böri Khan
e Yoson An (Shark – Il Primo
Squalo) nel ruolo di Cheng Honghui, con la partecipazione
di Gong Li (Memorie di una
Geisha, Lanterne Rosse) nel ruolo di Xianniang e
di Jet Li (Shao Lin
Si, Arma Letale 4) nel ruolo dell’Imperatore. La
sceneggiatura è firmata da Rick Jaffa & Amanda Silver e da
Elizabeth Martin & Lauren Hynek.
Quando l’Imperatore della Cina
decreta che un uomo per ogni famiglia dovrà arruolarsi nell’Armata
Imperiale per difendere il Paese dall’attacco di invasori
provenienti dal Nord, Hua Mulan, la figlia maggiore di un
rispettato guerriero, prende il posto del padre malato. Dopo
essersi travestita da uomo ed essersi arruolata con il nome di Hua
Jun, Mulan verrà messa alla prova in ogni momento del suo cammino e
dovrà trovare la propria forza interiore e dimostrare tutto il suo
autentico potenziale. Nel corso di questo epico viaggio si
trasformerà in una stimata guerriera guadagnandosi il rispetto di
una nazione riconoscente e l’orgoglio di un padre.
Uno dei protagonisti di
Rogue One: A Star Wars
Story è ufficialmente entrato nel cast di Mulan,
nuovo live action targato Disney: si tratta di Donnie
Yen, che nel film di Gareth Edwards
interpretava il guerriero cieco Chirrut Îmwe.
A confermare la notizia è Deadline nelle ultime
ore.
Nell’adattamento del classico
d’animazione l’attore vestirà i panni del comandante Tung, una
sorta di mentore e insegnante per la giovane Mulan.
Contrariamente a quanto
annunciato pochi mesi fa, l’uscita nelle sale di Mulan,
nuovo live action Disney, è stata posticipata
di quasi un anno: il film arriverà infatti non più tra novembre e
dicembre 2019 ma il 27 marzo 2020.
Le riprese partiranno nel corso del
prossimo anno con Liu Yifei, attrice cinese
nota anche come Crystal Liu, che interpreterà
l’eroina protagonista.
Dopo Maleficent, Cenerentola e Il
Libro della Giungla,
anche Mulan si aggiunge alla
lista dei numerosi remake in live-action dei classici d’animazione
Disney.
Niki Caro, già
regista de La ragazza delle balene,
dirigerà il film mentre la sceneggiatura sarà firmata
da Elizabeth
Martin e Lauren Hynek, mentre
alla produzione ci saranno Chris
Bender e J.C.
Pink. Il produttore
esecutivo sarà Bill Kong, che ha lavorato in
importanti produzioni per Zhang Yimou e Ang Lee.
L’annuncio dell’adattamento in live
action di Mulan da parte della Disney ha generato
in automatico rumors e dicerie che volevano, per la
rappresentazione dei protagonisti principali, un nuovo volti
occidentalizzato. Diversi blog e siti hanno riportato la notizia,
dicendo prima che si trattava di un whitewashing generale e poi
che solo l’innamorato eventuale della protagonista potesse essere
interpretato da un bianco.
Il live action di
Mulan arriverà al cinema il 2
novembre 2018
Adesso però Vulture
riferisce che una fonte molto vicina alla Disney
ha rilasciato la seguente dichiarazioni sulle effettive intenzioni
della casa di Topolino: “La bozza iniziale è stata un semplice
punto di partenza per scrivere una nuova storia che si ispirerà sia
alla leggenda di Mulan che al film di animazione Disney del 1998.
Mulan è, e sarà sempre, la protagonista assoluta della storia e
tutti i ruoli principali, incluso il suo interesse sentimentale,
saranno cinesi.”
Il live action del 36esimo classico
Disney uscito in sala
nel 1998, arriverà al cinema il 2 novembre 2018.
Disney ha annunciato ufficialmente
che l’uscita di Mulan è stata
rinviata a causa delle preoccupazioni generate dalla diffusione del
coronavirus. La pandemia globale sta, piano piano, cancellando
quasi un intero anno di cinema e, dopo il mercato italiano, anche
quello hollywoodiano sta correndo ai ripari.
MGM è stato il primo studio ad
annunciare che stavano cambiando la data di uscita dei suoi film a
causa dell’infezione, infatti No Time To
Die è stato posticipato di sette
mesi. Nei giorni seguenti, la Sony ha spostato
Peter Rabbit 2 anche diversi mesi fa e
anche A Quiet Place 2 è stato
posticipato.
Parlando con ScreenRant,
un portavoce Disney ha dichiarato: “Crediamo veramente
nell’esperienza cinematografica e stiamo cercando nuove date di
uscita per il 2020 che saranno annunciate in un secondo
momento.”
Liu
Yifei (Il Regno Proibito, Once Upon
a Time) interpreta la protagonista del film
DisneyMulan,
che vede nel cast anche Donnie
Yen (Rogue One: A Star
Wars Story) nel ruolo del Comandante
Tung, Jason Scott Lee (Crouching
Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny) nel ruolo di Böri Khan
e Yoson An (Shark – Il Primo
Squalo) nel ruolo di Cheng Honghui, con la partecipazione
di Gong Li (Memorie di una
Geisha, Lanterne Rosse) nel ruolo di Xianniang e
di Jet Li (Shao Lin
Si, Arma Letale 4) nel ruolo dell’Imperatore. La
sceneggiatura è firmata da Rick Jaffa & Amanda Silver e da
Elizabeth Martin & Lauren Hynek.
Quando l’Imperatore della Cina
decreta che un uomo per ogni famiglia dovrà arruolarsi nell’Armata
Imperiale per difendere il Paese dall’attacco di invasori
provenienti dal Nord, Hua Mulan, la figlia maggiore di un
rispettato guerriero, prende il posto del padre malato. Dopo
essersi travestita da uomo ed essersi arruolata con il nome di Hua
Jun, Mulan verrà messa alla prova in ogni momento del suo cammino e
dovrà trovare la propria forza interiore e dimostrare tutto il suo
autentico potenziale. Nel corso di questo epico viaggio si
trasformerà in una stimata guerriera guadagnandosi il rispetto di
una nazione riconoscente e l’orgoglio di un padre.