La pre-apertura della
Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 76 si è
aperta con il photocall più tradizionale della storia del festival.
La madrina, quest’anno Alessandra Mastronardi, che raccoglie il
testimone di Michele Riondino, ha posato con
leggerezza e grazie sulla spiaggia dell’Hotel Excelsior.
Ecco gli scatti di Luigi de Pompeis
e Aurora Leone:
1 di 24
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Luigi De Pompeis
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
di Aurora Leone
Venezia 76 si svolge al Lido dal 28 agosto al 7 settembre.
Il concorso di Venezia
76 propone, nella giornata di giovedì 5 settembre,
A Herdade, di Tiago Guedes, dal
Portogallo, e Gloria Mundi, una saga familiare
diretta da Robert Guédiguian.
A
HERDADE (LA TENUTA)
Il film racconta la storia di una famiglia
portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie
d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A
herdade scava nei segreti della loro proprietà,
rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali
del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la
Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.
COMMENTO DEL REGISTA
La ‘herdade’, che
ha origine dal latino ‘hereditas’, è in questo film un regno
dominato da un uomo carismatico e progressista, in un Paese
sottoposto a una dittatura fascista. Il luogo funge da metafora di
tutto ciò che accade al nostro straordinario protagonista. Sia la
proprietà che l’uomo, entrambi inizialmente grandiosi, con il
passare del tempo sono inevitabilmente destinati a scontrarsi con i
venti del cambiamento, a rivelare le imperfezioni, le zone grigie,
e a crollare. Lungo tutto il corso della vita, le scelte che
facciamo ci definiscono, ma portiamo con noi qualcosa che non
riusciamo a percepire né a controllare. Qualcosa che è nato con
noi, che abbiamo ereditato. Questo film ci racconta delle
inevitabili connessioni che ci definiscono e ci condizionano.
GLORIA MUNDI
A Marsiglia una famiglia si riunisce per la
nascita della piccola Gloria. Nonostante la gioia, per i giovani
genitori sono tempi duri. Mentre lottano per uscire dalla difficile
situazione, si ricongiungono con il nonno di Gloria, un ex
carcerato.
COMMENTO DEL REGISTA
Parafrasando
Marx: ovunque regni, il neocapitalismo ha schiacciato relazioni
fraterne, amichevoli e solidali, e non ha lasciato altro legame tra
le persone, se non il freddo interesse e il denaro, annegando tutti
i nostri sogni nelle gelide acque del calcolo egoistico. Ecco cosa
vuole dimostrare questo crudele racconto sociale attraverso la
storia di una famiglia ricostituita, fragile come un castello di
carte. Ho sempre pensato che il cinema dovrebbe commuoverci, a
volte donandoci un esempio del mondo come potrebbe essere, altre
volte mostrandoci il mondo così com’è. In breve, abbiamo bisogno
sia di commedie sia di tragedie per continuare a mettere in
discussione il nostro stile di vita. E dobbiamo continuare a
interrogarci più che mai in questi tempi difficili, per non
soccombere all’illusione che ci sia qualcosa di naturale nelle
società in cui viviamo.
E’ oggi il “grande” giorni di
Chiara Ferragni – Unposted, il documentario diretto da
Elisa Amoruso e basato sulla vita della fashion
blogger più famosa al mondo Chiara Ferragni. Il film è prodotto da
Memo Films (Francesco Melzi d’Eril) e distribuito da 01
Distribution.
Chiara Ferragni – Unposted, la trama
C’è qualcosa che ancora non
sappiamo su Chiara Ferragni? Questo film è un’immersione a
360° nella sua sfera pubblica e interiore: per osservare la
posizione che ha conquistato nei mercati della moda e del lusso
attraverso i social media, per decodificare ciò che rimane
incomprensibile per il pubblico dei social e per indagare come le
strategie di marketing e i metodi di intrattenimento siano cambiati
nell’ultimo decennio. Ferragni è la più potente influencer
della moda nel mondo secondo Forbes. È un’icona
contemporanea di self made woman attenta ai diritti delle donne e
ai diritti alla diversità. Rappresenta una storia di successo
femminile, che continua a sedurre e conquistare milioni di fan ogni
giorno, in tutto il mondo. Ma chi è la donna dietro l’immagine
pubblica? Quali sono i segreti dietro alle sue imprese
multimilionarie?
COMMENTO DELLA
REGISTA
La rivoluzione digitale sta
cambiando il modo in cui comunichiamo e i rapporti tra le persone.
Le piattaforme social hanno stravolto il mondo del lavoro, del
business e dell’economia: un fenomeno globale che ha ristabilito
regole e abbattuto barriere. Chiara Ferragni è
stata una pioniera di questo mutamento: a trentadue anni è a capo
di due aziende – una delle quali, The Blonde Salad, è diventata un
case study della Business School di Harvard – e ha 17 milioni di
follower. Il film ricerca il segreto del suo successo rapido e
dirompente, con uno sguardo che non vuole essere giudicante, quanto
piuttosto indagatore. Chiara Ferragni è anche la persona che
sta dietro al suo personaggio, con le sue fragilità e le sue
radici. Proprio queste contribuiscono a spiegare il suo successo in
un mondo, quello dei social, che non ha leggi, ma è universale
e può offrire una chiave di lettura del nostro presente e del
nostro futuro.
Dopo il maestro orientale
Kore-eda, Venezia 76 torna a
quello che è stato il trend degli ultimi anni, i grandi registi
americani. Arrivano oggi in laguna Noah Baumbach e
James Gray che presentano, rispettivamente,
Marriage Story e Ad
Astra.
Con i due registi arriva anche una
delegazione di superstar, con Baumbach che porta con sé i suoi
protagonisti, Scarlett Johansson e Adam
Driver, e Grey che invece ha diretto Brad
Pitt, già avvistato ieri al Lido.
Se Baumbach si concentra sulla
quotidianità e in particolare sul dolore legato alla separazione di
una coppia, Gray proietta lo spettatore in un viaggio
fantascientifico oltre le stelle, come aveva già fatto, con grande
successo, Alfonso Cuaron, che proprio qui a
Venezia aveva presentato Gravity.
La Biennale di
Venezia e Campari annunciano che è stato
attribuito al direttore della fotografia Luca
Bigazzi (La grande bellezza, Così ridevano, Pane e
tulipani) il premio Campari Passion for
Film della 76.Mostra
Internazionale d’Arte Cinematograficadi
Venezia. Il premio, istituito l’anno scorso alla 75.
Mostra, si propone di valorizzare lo straordinario contributo che i
collaboratori più stretti del regista offrono al compimento del
progetto artistico rappresentato da ciascun film. Solo
occasionalmente, direttori della fotografia, montatori,
compositori, scenografi e costumisti vedono adeguatamente
riconosciuto il loro apporto, spesso determinante ai fini della
qualità del risultato finale. Passion for
Film premia a turno una di queste figure (l’anno
scorso il premio era stato attribuito al montatore statunitense Bob
Murawski), non semplici artigiani ma artisti e co-autori delle
opere a cui offrono il contributo del loro insostituibile
talento.
La consegna del premio a
Luca Bigazzi avrà luogo domenica 1
settembre alle ore 16.30 in Sala Grande
(Palazzo del Cinema), prima della proiezione Fuori Concorso, in
prima mondiale, del suo nuovo lavoro, la serie
The New Pope di Paolo
Sorrentino (episodi 2 e 7) con Jude
Law, John Malkovich, Silvio Orlando, Cécile de France, Javier
Cámara, Ludivine Sagnier, prodotta da Sky con Hbo, Canal+,
realizzata da Wildside e distribuita nel mondo da Fremantle.
La 76. Mostra di
Venezia si terrà al Lido dal 28 agosto al 7 settembre
2019, diretta da Alberto Barbera e organizzata
dalla Biennale presieduta da Paolo
Baratta.
Alberto Barbera ha
dichiarato: “Il cinema italiano, dalla seconda metà degli
anni Ottanta a oggi, è legato in larga misura allo straordinario
lavoro di Luca Bigazzi. Con un approccio personale e
controcorrente, Bigazzi ha rivoluzionato il modo di intendere il
lavoro del direttore della fotografia: poco tempo dedicato a
posizionare le luci, utilizzo creativo e geniale delle sorgenti
luminose naturali, da sempre incollato alla cinepresa per
individuare la migliore inquadratura possibile e i più congeniali
movimenti di macchina. Privo di qualsiasi atteggiamento
reverenziale nei confronti del 35mm, al contrario è aperto alla
sperimentazione più gioiosa delle inedite possibilità offerte dallo
sviluppo della tecnologia di ripresa e di manipolazione
dell’immagine. L’estrema versatilità, che gli consente di lavorare
con registi molto diversi l’uno dall’altro – e apparentemente
opposti al suo modo di intendere l’approccio al cinema (come nel
caso del sorprendente sodalizio con Sorrentino) -, si coniuga
perfettamente con le doti di velocità, precisione, sprezzo delle
regole consolidate, predisposizione ad adattarsi a ogni tipo di
budget, che lo hanno imposto su tutti come il miglior direttore
della fotografia italiano degli ultimi trent’anni”.
“Siamo molto orgogliosi di
confermare la nostra collaborazione con la Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica e di avere creato, insieme alla Direzione
Artistica, il Premio Passion for Film –
dichiara Lorenzo Sironi, Senior Marketing Director
Campari Group – Mantenendo come filo
conduttore tutto ciò che nasce dalla passione, tema da sempre
legato in modo indissolubile a Campari, il Premio è volto a
valorizzare coloro che, accanto al regista, contribuiscono ogni
giorno a rendere eccellente l’arte cinematografica. In
particolare, quest’anno abbiamo premiato una figura artistica
cruciale, quella del direttore della fotografia, un vero e proprio
maestro della luce che, attraverso le immagini, determina il
linguaggio estetico di un film”.
Luca Bigazzi
(Milano, 9 dicembre 1958) è un direttore della fotografia italiano.
È il professionista che detiene il record di vittorie del David di
Donatello per il miglior direttore della fotografia con 7 statuette
ed è anche il primo direttore della fotografia italiano ad essere
stato candidato al Primetime Emmy Awards nella categoria Miglior
fotografia per una miniserie o film per la serie televisiva
The Young Pope di Paolo Sorrentino.
Inizia a lavorare nel campo
pubblicitario nel 1977 come aiuto regista e parallelamente coltiva
la sua passione per la fotografia. Approda al cinema nel 1983 e il
suo esordio come direttore della fotografia avviene con Silvio
Soldini, nel film Paesaggio con figure, presentato
al Festival di Locarno. A poco a poco si dedica sempre di più al
cinema, abbandonando il campo pubblicitario. Il sodalizio con
Soldini continuerà per molti altri film, con lui vince il David di
Donatello per il miglior direttore della fotografia nel 1999 per
Pane e tulipani. Nel 1994 è chiamato da Gianni
Amelio per Lamerica con cui vince un David di
Donatello e un Nastro d’argento. Nel 1999 per Così
ridevano di Gianni Amelio e L’albero delle
pere di Francesca Archibugi vince l’Osella d’oro a
Venezia. Collabora fra gli altri anche con Mario Martone, Giuseppe
Piccioni, Ciprì e Maresco, Paolo Virzì, Daniele Luchetti, Abbas
Kiarostami. Curerà in seguito la fotografia dei film di Paolo
Sorrentino a partire da Le conseguenze dell’amore,
con cui vince nel 2005 il Nastro d’argento, poi L’amico di
famiglia (2006), Il divo (2008),
This Must Be the Place (2011), con cui vince il
David di Donatello per il miglior direttore della fotografia nel
2012, La grande bellezza, vincitore dell’Oscar
come miglior film straniero nel 2014, Youth – La
giovinezza, miglior film agli European Film Awards nel
2015, The Young Pope (2016),
Loro (2018) e The New
Pope (2019).
Ha curato la fotografia di
La tenerezza di Gianni Amelio (2017),
Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia
e Antonio Piazza (2017), Ella & John – The Leisure
Seeker di Paolo Virzì (2017), Io sono
Tempesta di Daniele Luchetti (2018).
Dopo l’emozionante incontro a
Cannes, in cui Lina Wertmüller ha ricevuto il
Premio
Kinéo con Giancarlo Giannini per il
film Pasqualino Settebellezze (restaurato
dal Centro Sperimentale di Cinematografia / Cineteca Nazionale
diretto da Marcello Foti e presieduto da Felice Laudadio, grazie al
sostegno economico di Paolo Rossi Pisu di Genoma Films), il Kinéo
renderà nuovamente omaggio alla regista.
In attesa di ricevere l’Oscar a Los
Angeles, Lina Wertmüller sarà presente alla 76. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove verrà
celebrata per i suoi 40 anni di carriera il 1 settembre durante la
cerimonia di premiazione.
In questo suo percorso verso la
statuetta, la regista di Travolti da un insolito
destino nell’azzurro mare d’agosto ha fortemente
voluto includere anche la Mostra di Venezia alla quale è da sempre
legata da un profondo affetto, rinnovatosi anche in occasione della
presentazione del suo ritratto Dietro gli occhiali
bianchi, documentario di Valerio Ruiz in concorso
nella sezione Venezia Classici nel 2015.
Lina Wertmüller è stata la prima donna nella storia ad essere
candidata all’Oscar come migliore regista nel 1977, proprio
per il film Pasqualino Settebellezze. Il successo
allo scorso Festival di Cannes ha accelerato l’iter
della sua candidatura all’Honorary Award, che le
sarà consegnato a Los Angeles il 27 ottobre al Dolby Theatre.
IL PREMIO KINÉO
Il Premio Kinéo è un riconoscimento al cinema
italiano votato dal pubblico, prevalentemente delle sale
cinematografiche ANEC (sul sito www.kineo.info), e da una giuria
internazionale di personalità eccellenti del mondo del cinema.
Giunto alla sua 17^ edizione, si svolgerà durante la 76. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, domenica 1
settembre.
Progettato nel 2001 al Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, contestualmente alle numerose attività per rilanciare il
cinema nazionale, il progetto Kinéo debutta a Venezia nel 2002.
Grazie a una stretta collaborazione con ANEC (Associazione
Nazionale Esercizio Cinematografico), si è riusciti a coinvolgere e
a dar voce a decine di migliaia di appassionati, rendendoli
partecipi e valorizzando le loro scelte all’interno dei listini
delle case cinematografiche. Oggi, il Premio Kinéo, premio del
pubblico, continua ad essere promosso dall’Associazione
Culturale Kinéo presieduta da Rosetta Sannelli, che lo ha
ideato.
Tra le istituzioni che hanno rinnovato il sostegno al Premio:
ANEC, il Centro Sperimentale diCinematografia, il Sindacato Nazionale
Critici Cinematografici Italiani, la Biennale
Cinema e la Direzione Generale Cinema del
MIBAC, la Regione Veneto.
I premi Kinéo 2019: Miglior film drammatico, Miglior commedia,
Miglior opera prima, Miglior regista, Miglior montaggio, Miglior
attore protagonista drammatico, Miglior attrice protagonista
drammatica, Miglior attrice protagonista commedia, Miglior attore
non protagonista, Miglior attrice non protagonista, Premio Kinéo
Sncci Pubblico & Critica, Premio Kinéo Giovani, Premi Kinéo
Speciali, Kinéo International Awards.
La Premiazione si svolgerà domenica 01 settembre alle ore 19:30
presso lo Spazio Regione Veneto dell’Hotel Excelsior.
La Cena ufficiale esclusivamente per gli artisti, invece, si
svolgerà a Cà Sagredo, che fu la casa dei Dogi Morosini, dove la
direttrice Lorenza Lain ha voluto accogliere per la seconda volta i
premiati.
I partner:
Banca Generali Private, l’evoluzione naturale
per costruire insieme un sistema economico e finanziario più
sostenibile, con nuove proposte orientare in tal senso e strategie
inedite;
Umberto Cesari Exclusive Wine Partner del
Premio Kinéo;
Stella Artois, la premium lager del gruppo Ab
InBev vicina al mondo del cinema, accompagnerà gli ospiti del
Premio Kinéo con il suo gusto unico ed elegante, da assaporare
nell’iconico calice in vetro;
Eleonora Lastrucci, il brand personalizzato
della Haute Couture;
Pegaso Università Online, leader europeo nella
formazione online, per il secondo anno sponsor della Biennale
College Cinema.
Un grazie speciale alla
Regione Veneto e alla Biennale
Cinema.
Sarà assegnato a Julie
Andrews il Leone d’oro alla carriera della 76.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
L’annuncio è stato condiviso sul sito ufficiale della Biennale
insieme al commento dell’attrice e del direttore Alberto
Barbera.
“Sono molto onorata di essere
stata scelta per il Leone d’Oro alla carriera. La Mostra del Cinema
di Venezia è da lungo tempo considerata uno dei più stimati
festival internazionali. Ringrazio La Biennale per questo
riconoscimento del mio lavoro, e sono impaziente di arrivare in
quella meravigliosa città a settembre per un’occasione così
speciale“.
Questa invece la dichiarazione di Barbera con le
motivazioni:
“[…] Al di là del fatto che sia
possibile una diversa lettura dell’immagine generata dai suoi due
film più famosi – sottolineando la valenza trasgressiva dei
personaggi della governante piuttosto che il loro apparente
conservatorismo – va ricordato come la stessa Andrews abbia
significativamente contribuito ad evitare il rischio di rimanere
imprigionata nel ruolo di icona del cinema famigliare, scegliendo
di cimentarsi in ruoli di volta in volta drammatici, apertamente
provocatori o intrisi di graffiante ironia […] Il Leone d’Oro è il
riconoscimento doveroso di una carriera straordinaria che ha saputo
ammirevolmente conciliare il successo popolare e le ambizioni
artistiche senza mai scendere a facili compromessi”.
Si tiene è tenuta presso la Sala
degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, alla presenza di
Vincenzo Spadafora, Ministro alle Politiche
giovanili e allo Sport, e Francesco Samengo,
Presidente Unicef Italia, la cerimonia di premiazione del
“Leoncino d’Oro”, istituito da Agiscuola nel 1989, giunto
alla 31a edizione e divenuto nel tempo uno dei premi collaterali
più significativi della Mostra di Venezia. La cerimonia sarà
presenziata da Luciana Della Fornace, Presidente Agiscuola.
Il Premio “Leoncino d’Oro” viene
assegnato al film Il Sindaco del
Rione Sanità, di Mario Martone, con
la seguente motivazione: “Un’opera di stampo teatrale,
valorizzata da una regia che richiama un’atmosfera da palcoscenico
e al contempo che riesce a innovare un genere in ascesa in modo non
convenzionale. Per aver saputo rappresentare, con eleganza e
brutalità, una realtà in cui la violenza è una prerogativa
dell’ignoranza. Per aver portato in scena la figura di un
protagonista la cui morale sfugge a qualsiasi stereotipo del
genere. Per queste ragioni il Premio Leoncino d’Oro della 76°
Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, va a “Il Sindaco del
Rione Sanità”, di Mario Martone”. Ritirano il Premio il
regista Mario Martone e l’attore Francesco Di Leva.
La Segnalazione Cinema For Unicef
viene assegnata al film The Painted Bird, di
Václav Marhoul, con la seguente motivazione: “Abbandono,
violenze, soprusi. Le sfumature di un quadro spietato, dove il
colore dell’innocenza è soffocato dalla più cruda brutalità umana.
È attraverso gli occhi di un bambino che la storia racconta le
proprie colpe, svelando l’impotenza, la fragilità di chi è
costretto a subire, inerme, di fronte alle atrocità di cui l’uomo è
capace. Ripercorrendo i più grandi drammi del passato si arriva
così a comprendere il presente, ove la violenza resta, purtroppo,
ancora tragicamente attuale. Per queste ragioni la segnalazione
“Cinema for UNICEF” della 76° Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia, va a “The Painted Bird”, di Václav Marhoul”. Ritira
il Premio il regista Václav Marhoul.
Ad assegnare il premio, una giuria
di giovani studenti e studentesse rappresentanti di tutte le
regioni d’Italia, selezionati, ogni anno, fra gli oltre 6.000
ragazzi che compongono le giurie del David Giovani, l’iniziativa
rivolta agli studenti e alle studentesse delle scuole secondarie di
secondo grado. I giovani giurati – in seguito ad un accordo siglato
con il Comitato Italiano per l’UNICEF – assegnano inoltre il
prestigioso premio Segnalazione Cinema For Unicef, riconoscimento
istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin
dal 1980.
Per aver saputo esprimere un’idea
rivoluzionaria e nuova di famiglia, un’idea che dà voce al bisogno
ancestrale di maternità ma allo stesso tempo mette in discussione
le costrizioni sociali che lo regolano.
Per aver saputo presentare un
concetto avanguardistico di cinema, in cui genere drammatico e
musical arrivano a fondersi dando vita a un linguaggio rimodernato,
privo dei cliché tipici del genere e ricco di elementi che
proiettano l’arte cinematografica nel futuro. Per il suo racconto
provocatorio e anarchico, che grazie alla portata straripante del
contenuto e dei caratteri dei personaggi, trasforma una tematica
classica in rivoluzionaria e innovativa, arrivando a scardinare
convenzioni sociali e cinematografiche attraverso una carica
esplosiva di cui la danza è espressione universale.
Con più di 60 ragazzi, tra i 18 e i
26 anni, la giuria ARCA CinemaGiovani, è la più numerosa tra quelle
presenti al Lido ed è composta da ragazzi provenienti da Italia,
Francia, Marocco e Tunisia. Il premio Arca, giunto alla sua
diciottesima edizione, è tra i premi collaterali più conosciuti
della Mostra. ARCA CinemaGiovani è una manifestazione organizzata
da Arca-Enel, Associazione ricreativa culturale sportiva dipendenti
Gruppo Enel.
La Biennale di
Venezia e Jaeger-LeCoultre annunciano che
è stato attribuito al grande regista francese di origine greca
Costa-Gavras (Z-L’orgia del potere, Missing,
Music Box) il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the
Filmmaker 2019 della 76.Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica (28 agosto-7
settembre 2019), dedicato a una personalità che abbia segnato in
modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.
La consegna del premio a
Costa-Gavras avrà luogo sabato 31 agosto
2019 in Sala Grande (Palazzo del Cinema)
alle ore 22, prima della proiezione in prima mondiale Fuori
Concorso del nuovo film da lui scritto e diretto,
Adults in the Room (Francia, Grecia,
124’) con Christos Loulis, Alexandros Bourdoumis, Ulrich Tukur.
A proposito di questo
riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto
Barbera ha dichiarato: “Sono molte le ragioni per le quali
Costa-Gavras merita di essere annoverato fra i
grandi registi della modernità, ma una prevale su tutte: l’aver
saputo fare della politica un tema affascinante, un soggetto come
un altro, da affrontare non fra iniziati consapevoli e già
convinti, ma da somministrare al grande pubblico, servendosi di
tutti i mezzi che il cinema fornisce per accedere al più grande
numero possibile di spettatori. Questo regista, schivo ma
determinato, sostiene da sempre che tutti film sono politici. Un
modo non solo di sfuggire all’etichetta di regista politico che da
sempre gli è stata attribuita – non di rado in maniera polemica e
riduttiva – ma per rivendicare la fedeltà tranquilla e sinceramente
democratica a un cinema popolare che non rinunci a far riflettere,
mettere in discussione, provocare emozioni profonde. Grazie
all’indignazione autentica che ispira i suoi film, all’umanesimo
profondo che li caratterizza e alla libertà che essi reclamano,
Costa-Gavras interroga le nostre debolezze e la nostra
arrendevolezza. Come è stato detto, “se ci eravamo addormentati, il
suo cinema ci risveglia. E se l’abbiamo perduta, i suo film ci
restituiscono la speranza”.
Sinossi
In Adults in the
Room, tratto dal libro omonimo di Yanis Varoufakis, a
porte chiuse si svolge una tragedia umana. Un tema universale: una
storia di persone intrappolate in una rete di potere. La cerchia
degli incontri dell’Eurogruppo, che impongono alla Grecia
l’austerità. Una trappola claustrofobica senza via d’uscita, che
esercita pressioni sui protagonisti e che alla fine li divide. Una
tragedia greca nel senso antico. I personaggi non sono buoni o
diabolici, ma guidati dalle conseguenze della loro stessa
concezione di ciò che è bene fare. Una tragedia dei nostri
tempi.
Jaeger-LeCoultre è
per il quindicesimo anno sponsor della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, e per il dodicesimo del premio Glory to
the Filmmaker. Il premio è stato assegnato negli
anni precedenti a Takeshi Kitano (2007), Abbas Kiarostami (2008),
Agnès Varda (2008), Sylvester Stallone (2009), Mani Ratnam (2010),
Al Pacino (2011), Spike Lee (2012), Ettore Scola (2013), James
Franco (2014), Brian De Palma (2015), Amir Naderi (2016), Stephen
Frears (2017), Zhang Yimou (2018).
In linea con lo spirito creativo
della sua storia, la Maison Jaeger-LeCoultre è
guidata dalla ricerca dell’eccellenza. Condividendo molti valori
con l’arte del cinema, la manifattura Jaeger-LeCoultre, con sede
nella valle di Joux, in Svizzera, ha elevato la realizzazione di
orologi a forma d’arte, unendo abilità tecniche e artistiche.
La 76. Mostra di
Venezia si terrà al Lido dal 28 agosto al 7 settembre
2019, diretta da Alberto Barbera e organizzata
dalla Biennale presieduta da Paolo
Baratta.
Per il suo esordio al cinema, la
trasposizione del suo stesso fumetto
5 è il numero perfetto, Igort ha
scelto la Mostra di Venezia 76 e Le Giornate degli
Autori, dove ha parlato della sua esperienza dietro alla
macchina da presa.
“È stato un film di lunghissima
gestazione, soprattutto perché avevo molte richieste da ogni parte,
non solo dall’Italia. Evidentemente si tratta di un fumetto molto
cinematografico. Sono un autore che ha avuto abbastanza fortuna,
per cui la mia attività si è svolta a cavallo tra Italia e
Giappone, sono stato il primo autore occidentale a lavorare con il
manga, e quindi forse nel film troverete delle assonanze con la
cultura asiatica e con un certo modo di raccontare.” Ha
spiegato alla stampa il fumettista.
Sulla realizzazione del film e
sulle sue ispirazioni: “È stato un lavoro corale in cui sono
stato aiutato molto per la costruzione del racconto che è da un
punto di vista visivo che evocava un lavoro sul colore e sulla
costruzione delle scene che deve molto anche alla pittura e alla
cultura visiva del nostro Paese. Ho cercato anche di rendere
omaggio al cinema italiano, che è per me la quintessenza del cinema
moderno, inventato da Fellini e Antonioni e Leone. Questa visione è
rimbalzata in Asia, dove Wong Kar Wai o Zhang Yi Mu hanno studiato
e hanno assimilato l’idea che l’immagine sia racconto, che sento
mia. Sono un narratore che costruisce la parola vignetta per
vignetta, e questa cosa cercavamo di reinventarla nel film,
partendo dall’assioma che non era un cinefumetto, ma un
film.”
Sul fatto che ha scelto lui stesso
di dirigere il film: “Se ho diretto il film è tutta colpa di
Toni Servillo. Da quando ci siamo conosciuti, io e lui ci siamo
riconosciuti, era chiaro che avevamo dei riferimenti culturali
comuni che hanno cementato la nostra amicizia, e questa cosa
ritornava anche nel pensiero del film. È stato come un lungo work
in progress.”
Timothée Chalamet e Lily
Rose Depp sono stati i protagonisti del tappeto rosso
della serata del 2 settembre a Venezia 76. I due giovani attori
presentano The King nella selezione ufficiale
Fuori Concorso. Con loro anche il regista, David
Michôd, e gli interpreti Ben Mendelsohn e
Joel Edgerton, che firma anche la
sceneggiatura.
È stato un red carpet affollato e
pieni di star quello che ha impreziosito la serata di domenica 1
settembre, alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia 76. Hanno sfilato i protagonisti di Wasp Network, il film
di Olivier Assayas, Penelope Cruz, Edgar Ramirez e Gael Garcia
Bernal, ma anche i due premi Oscar Meryl Streep e Gary Oldman,
protagonisti di The Laundromat, film di Steven Soderberg, pure in
concorso.
Ecco tutti gli ospiti negli scatti di Luigi De Pompeis:
Protagonista di Martin
Eden, secondo film italiano in Concorso a Venezia
76, Luca Marinelli ha sfilato sul red
carpet con il regista Pietro Marcello. Ecco tutte
le foto della serata:
Mentre domani il tappeto rosso sarà
tutto per la cerimonia di premiazione e per il film di chiusura,
questa sera Johnny Depp è stato il protagonista
dell’ultimo giorno di concorso di Venezia 76.
Di seguito, eccolo insieme al cast e
al regista di Waiting for the barbarians
(Ciro Guerra, Mark Rylance e Gana
Bayarsaikhan) prima della proiezione ufficiale del film in
Sala Grande.
Un magistrato,
amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di
un impero senza nome, aspetta con impazienza la tranquillità della
pensione, fino all’arrivo del colonnello Joll. Incaricato di
riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza al confine,
Joll conduce una serie di spietati interrogatori. Il trattamento
dei barbari per mano del colonnello e la tortura di una giovane
donna barbara spingono il magistrato a una crisi di coscienza che
lo porterà a compiere un atto di ribellione donchisciottesco.
COMMENTO DEL REGISTA
Quando abbiamo
incominciato a lavorare all’adattamento del romanzo di J. M.
Coetzee, pensavo che la vicenda fosse ambientata in un mondo e in
un’epoca lontani. Tuttavia, mentre le riprese del film procedevano,
la distanza nel tempo e nello spazio si è ridotta sempre più. Ora
che abbiamo concluso, la trama si è trasformata in una storia sulla
contemporaneità.
Kristen Stewart,
ma anche Jean Dujardin e Luis
Garrel, hanno affollato il tappeto rosso di Venezia 76
nella serata che ha visto presentare in concorso il film di
Roman Polanski, L’ufficiale e la
Spia, e quello di Benedict Andrews,
Seberg, con Kristen Stewart nei
panni dell’attrice iconica.
La madrina Alessandra
Mastronardi, ma anche la giuria presieduta da Lucrecia
Martel, gli ospiti e i protagonisti del film di
apertura, in Concorso, Le verità.
Il tappeto rosso del gala di
apertura di Venezia 76 è stato ricco di volti,
abiti, glamour, e di seguito ecco il nostro racconto della serata
in foto:
Joaquin Phoenix ha
conquistato tutti a Venezia 76. Forte già di uno
status di attore molto amato e apprezzato, Phoenix ha regalato al
Festival una delle sue migliori interpretazioni in
Joker, di Todd Phillips.
L’attore è stato il protagonista
del tappeto rosso della serata di sabato alla Mostra del Lido e con
lui, oltre al regista e a Zazie Beetz, che nel
film interpreta un personaggio di contorno, c’era anche
Rooney Mara, sua collega e compagna. Di seguito le
foto:
Una giustizia politica ottenuta
grazie al tempo, così Pedro Almodovar ha parlato
del suo Leone d’Oro alla carriera, riconoscimento
che gli viene assegnato nell’ambito di Venezia 76.
Il regista, uscito in sala lo scorso maggio con Dolore e
Gloria, ha ricordato della sua prima volta alla Mostra
e di come proprio al Lido è stato consacrato come regista
internazionale.
“All’epoca della mia prima volta
a Venezia, nel 1983, il direttore era Gianluigi Rondi e al governo
c’era la Democrazia Cristiana. Il mio film era L’indiscreto fascino
del peccato ed era stato considerato troppo osceno, ma la stampa ne
parlò così tanto che fu impossibile, poi, toglierlo dalla
selezione. Questo generò grande empatia e quindi ho un buon ricordo
del mio primo Festival.”
Almodovar è poi
tornato al Lido nel 1988, con il vitale Donne sull’orlo di
una crisi di nervi: “Ricordo la mia seconda volta a
Venezia come una festa. Ricordo le attrici, i colori dei loro
vestiti, la loro varietà e l’immagine così vitale che davano della
Spagna di allora. Abbiamo vinto il premio alla migliore
sceneggiatura, quell’anno.”
Il suo ultimo film, Dolore e
Gloria, è stato presentato al Festival di Cannes 2019,
conquistando il premio alla migliore interpretazione maschile,
Antonio Banderas, e ricevendo il plauso della
critica internazionale e buone possibilità di arrivare anche agli
Oscar.
“Dolore e gloria riassume parole
per cui provo pudore, non voglio lamentarmi del dolore né mi piace
vantarmi della gloria. Questo Leone d’Oro è un premio
importantissimo. Qui a Venezia sono nato come regista, questa è
un’emozione speciale. Se si vive abbastanza a lungo, il tempo
diventa un elemento importante nella considerazione di ciò che ci
accade. Nel ’88, quando ho presentato il film qui, il presidente di
giuria era Sergio Leone, e con lei c’era anche Lina Wertmuller. Li
ho incontrati per strada, in giro, e mi dissero quanto era
importante per loro vedere film come il mio alla Mostra di Venezia.
Mi piace considerare questo Leone come un segno di giustizia,
poetica e politica, dopo 31 anni da quell’incontro.”
Ma Pedro Almodovar non è solo il
regista che racconta di sesso e tabù, è quel regista che lo fa
offrendo al pubblico di tutto il mondo una grande lente sulla
società spagnola, rappresentando da sempre una grandissima libertà
di espressione, di genere, di orientamento.
“Quando ho iniziato a fare il
regista, non si parlava affatto di diversità. Gli anni ’80, in
Spagna, hanno celebrato la fine di una dittatura di 40 anni e la
cosa davvero importante per la popolazione era aver finalmente
perso la paura e poter godere di una libertà mai vista prima. Il
mio potere da regista mi ha permesso di imporre la varietà della
vita che vedevo intorno a me, i miei personaggi stravaganti
rappresentavano la vita e tutti gli orientamenti sessuali. Come
artista il mio potere è quello di dare libertà morale ai miei
personaggi. Quando ho cominciato, la cosa che più mi affascinava
era proprio questo cambiamento, che ho visto e assorbito dalle
strade, dalle infinite notti di Madrid. Io mi sono formato a questa
università e questa ho raccontato, in un tempo in cui la democrazia
in Spagna era reale.”
È stato presentato, durante una
conferenza stampa al cinema The Space Moderno di
Roma, il programma di Venezia 76, la
settantaseiesima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia, che si svolgerà al Lido dal 28 agosto al 7
settembre. A presiedere la giuria del concorso ufficiale
di questa edizione 2019 c’è Lucrecia
Martel.
Dopo l’annuncio del titolo
d’apertura della Mostra di quest’anno, La vérité di
Kore-eda Hirokazu, sembrava chiaro che il festival di
Baratta e Barbera stesse riabbracciando la sua
natura di Mostra del cinema, mettendo un po’ da parte il glamour
che ha caratterizzato la selezione degli ultimi anni.
La conferenza stampa e lo svelamento
dei titoli scelti da Barbera e dalla sua commissione mostrano
invece una equilibrata via di mezzo tra quello che è il glamour da
tappeto rosso, l’esigenza cinefila di chi partecipa ai festival epr
amore della settima arte, e una manciata di grandi autori che non
mancano mai nelle selezioni di questo prestigio.
C’è inoltre la gara sotterranea con
Cannes e la “corsa agli Oscar” che da anni è vinta dal festival
lidense che presenta i film che più di tutti vengono premiati
durante la stagione dei premi fino agli Academy Awards.
Per quanto riguarda il cinema di
casa nostra, quest’anno verrà rappresentato da Mario
Martone con Il Sindaco del Rione Sanità e
dal brillante Franco Maresco, che aveva già fatto
sognare il Lido con Belluscone, che presenta in
concorso La mafia non è più quella di una volta.
Infine Pietro Marcello con Martin
Eden.
Kore-eda, Andersson,
Assayas, Baumbach, Egoyan, Guerra, Soderbergh formano un
gruppo di autori solidi, interessanti e amati dal circuito dei
Festival. A questi si aggiungono James Gray e
Todd Philips i cui Ad Astra e
Joker erano attesi addirittura in apertura di
festival. Coronano un Concorso di grande prestigio, nomi del
calibro di Pablo Larraìn e Roman
Polanski.
Il manifesto di quest’anno, come
accadde anche lo scorso anno, è firmato da Lorenzo
Mattotti, che però quest’anno sceglie un fotogramma dalla
nuova sigla, che vedremo durante il Festival e che quindi
immaginiamo disegnata sempre del celebre fumettista e illustratore
che, ricordiamo, ha esordito al lungometraggio animato con La
famosa invasione degli orsi in Sicilia proprio quest’anno (il film
è stato presentato a Cannes).
Nonostante le testate internazionali
abbiano già puntato il dito sul fatto che solo due film del
concorso sono diretti da donne, sembra che i temi e le storie
selezionati siano attenti alla rappresentazione di genere, come si
può capire dell’intera selezione ufficiale.
Ecco la SELEZIONE UFFICIALE:
FILM D’APERTURA
“The Truth,” Hirokazu Kore-eda
(in competition)
FILM DI CHIUSURA
“The Burnt Orange Heresy,” Giuseppe Capotondi (out of
competition)
CONCORSO
“The Perfect Candidate,” Haifaa Al-Mansour
“About Endlessness,” Roy Andersson
“Wasp Network,” Olivier Assayas
“Marriage Story,” Noah Baumbach
“Guest of Honor, Atom Egoyan
“Ad Astra,” James Gray
“A Herdade,” Tiago Guedes
“Gloria Mundi,” Robert Guediguian
“Waiting for the Barbarians,” Ciro Guerra
“Ema,” Pablo Larrain
“Saturday Fiction,” Lou Ye
“Martin Eden,” Pietro Marcello
“The Mafia Is No Longer What It Used to Be,” Franco Maresco
“The Painted Bird,” Vaclav Marhoul
“The Mayor of the Rione Sanità,” Mario Martone
“Babyteeth,” Shannon Murphy
“Joker,” Todd Phillips
“An Officer and a Spy,” Roman Polanski
“The Laundromat,” Steven Soderbergh
“No. 7 Cherry Lane,” Yonfan
EVENTO SPECIALE
“Goodbye, Dragon Inn,” Tsai Ming-Liang
FUORI CONCORSO – Fiction
“Seberg,” Benedict Andrews
“Vivere,” Francesca Archibugi
“Mosul,” Matthew Michael Carnahan
“Adults in the Room,” Costa-Gavras
“The King,” David Michod
“Tutto Il Mio Folle Amore,” Gabriele Salvatores
FUORI CONCORSO – Non Fiction
“Woman,” Yann Arthus-Bertrand, Anastasia Mikova
“Roger Waters Us + Them,” Sean Evans, Roger Waters
“I Diari Di Angela – Noi Due Cineasti. Capitolo Secondo,” Yervant
Gianikian
“Citizen K,” Alex Gibney
“Citizen Rosi,” Didi Gnocchi, Carolina Rosi
“The Kingmaker,” Lauren Greenfield
“State Funeral,” Sergei Loznitsa
“Collective,” Alexander Nanau
“45 Seconds of Laughter,” Tim Robbins
FUORI CONCORSO – PROIEZIONI SPECIALI
“No One left Behind,” Guillermo Arriaga
“Il Pianeta in Mare,” Andrea Segre
“Electric Swan,” Konstantina Kotzamani
“Irreversible,” Gaspar Noe”
“Zerozerozero,” Stefano Sollima
“The New Pope,” Paolo Sorrentino
“Never Just a Dream: Stanley Kubrick and Eyes Wide Shut,” Matt
Wells
“Eyes Wide Shut,” Stanley Kubrick
ORIZZONTI
“Zumiriki,” Osker Alegria
“Blanco En Blanco,” Theo Court
“Mes Jours De Gloire,” Antoine De Bary
“Pelican Blood,” Katrin Gebbe
“Un Fils,” Mehdi M Barsaouli
“Nevia,” Nunzia De Stefano
“Moffie,” Oliver Hermanus
“Hava, Maryam, Ayesha,” Sahraa Karimi
“Rialto,” Peter Mackie Burns
“The Criminal Man,” Dmitry Mamuliya
“Revenir,” Jessica Palud
“Giants Being Lonely,” Grear Patterson
“Verdict,” Raymund Ribay Gutierrez
“Balloon,” Pema Tseden
“Just 6.5,” Saeed Roustaee
“Shadow of Water,” Sasidharan Sanal Kumar
“Sole,” Carlo Sironi
“Madre,” Rodrigo Sorogoyen
“Atlantis,” Valentyn Vasyanovych
SCONFINI
“Unposted,” Elisa Amoruso
“The Scarecrows,” Nouri Bouzid
“Once More Unto the Breach,” Federico Ferrone, Michele
Manzolini
“Effetto Domino, Alessandro Rossetto
RESTAURI
“The Incredible Shrinking Man,” Jack Arnold (1957)
“The Grim Reaper,” Bernardo Bertolucci (1962)
“The Spider’s Stratagem,” Bernardo Bertolucci (1970)
“The Criminal Life of Archibaldo del la Cruz,” Luis Buñuel
(1955(
“The Crossing of the Rhine,” “Andre Cayatte (1960)
“Maria Zef,” Vittorio Cottafavi (1981)
“Crash,” David Cronenberg (1996)
“Francesca,” Manoel de Oliveira (1981)
“The House is Black,” Forough Farrokhzad (1962)
“The White Sheik,” Federico Fellini (1952)
“Current,” Istvan Gaal (1963)
“The Hills of Marlik,” Ebrahim Golestan (1964)
“Death of a Bureaucrat,” Tomas Gutierrez Alea (1966)
“Out of the Blue,” Dennis Hopper (1980)
“Ecstacy,” Gustav Machaty (1932)
“Mauri,” Merata Mita (1988)
“Pigeon Shoot,” Giuliano Montaldo (1961)
“New York, New York,” Martin Scorsese (1977)
“The Red Snowball Tree,” Vasiliy Shukshin (1973)
“Way of a Gaucho,” Jacques Tourneur (1952)
Venice College Cinema
“The End of Love,” Keren Ben Rafael
“Lessons of Love,” Chiara Campara
“This is Not a Burial, It’s a Resurrection,” Jeremiah Lemonhang
Mosese
La sedicesima edizione delle
Giornate degli Autori si conclude all’insegna dei festeggiamenti
per Amjad Abu Alala, il filmmaker sudanese regista
e sceneggiatore di You Will die at 20 che
si è aggiudicato il Leone del futuro – Premio Venezia opera
prima “Luigi De Laurentiis”.
Il film è uno delle quattro opere
prime tra gli undici film in concorso alle Giornate. È la
quinta volta che un film delle Giornate degli Autori vince questo
riconoscimento: nel 2005 con 13 Tzameti di Géla Babluani
(Francia), 2006 con Khadak di Peter Brosens e Jessica
Woodworth (Belgio), 2007 con La zona di Rodrigo Plá
(Spagna, Messico), 2010 con Majority (Cogunluk)
di Seren Yüce (Turchia).
Il premio all’opera prima di
Amjad Abu Alala è stato assegnato dalla Giuria
Internazionale composta dal Presidente Emir
Kusturica (Serbia), la regista italiana Antonietta
De Lillo (Italia), l’attrice tunisina Hend
Sabry, il produttore Michael J.
Werner (Hong Kong SAR, USA).
You will die at
20 racconta la voglia di vita di un ragazzo che,
secondo una sentenza magica della tradizione popolare, è destinato
a una morte precoce.
Il regista ha commentato:
“Muzamil è uno di noi, uno dei tanti costretto nel ruolo che la
società gli ha affibbiato! Rinchiuso in uno spazio in cui non è
possibile annusare l’aria che c’è fuori! […] Il mio film è un
invito alla libertà. Nessuno dovrebbe mai dirti: questo è il tuo
destino, così è scritto e non puoi far altro che accettarlo.
Scappa, ragazzo!”.
“Ecco un premio tanto
felicemente inaspettato – dice il delegato Giorgio Gosetti –
quanto sperato per la passione con cui abbiamo creduto in
questo film fin dal primo momento. Il nostro compito non è cercare
gli autori esordienti ma quando il loro talento risplende
cristallino come in questo caso siamo fieri e onorati di
accoglierli a braccia aperte”.
“Il mandato delle Giornate
– scrive il presidente Andrea Purgatori – è da sempre quello di
accompagnare la creatività e l’indipendenza degli autori, ovunque
la loro voce risuoni chiara e potente. Il Sudan era per la prima
volta alle Giornate e questo premio è per noi una bellissima
conferma per la quale ringraziamo la Giuria dell’opera prima e la
Mostra che lealmente accetta e accompagna la nostra autonomia nella
ricerca della qualità”.
Venezia 76 ha
chiuso i battenti, il tappeto rosso è stato riavvolto, gli
accreditati hanno lasciato il Lido, fiumi di parole e articoli sono
stati scritti in merito ai Leoni assegnati dalla giuria presieduta
da Lucrecia Martel. Qualcuno dice che è stata
fatta la storia, con la vittoria di Joker,
qualcuno invece non è contento, perché “non ne possiamo più di
fumetti al cinema”, altri ancora gridano vendetta per quei titoli
rimasti fuori dal palmares.
Dei dieci giorni di proiezioni,
film e ospiti rimane poco, alla fine, tranne qualche scatto
memorabile, come quelli che potete vedere di seguito, firmati da
Luigi De Pompeis:
I Leoni
di Luigi De PompeisJoaquin Phoenix
e Todd Phillips con il Leone d’Oro. Attore e regista hanno ritirato
insieme il prezioso premio, il riconoscimento più ambito che arriva
inaspettato anche se meritato, foriero di tanti discorsi sulla sua
stessa importanza politica all’interno di una Mostra del cinema
così prestigiosa.
Party hard
di Luigi De Pompeis
Zazie Beetz arriva sul tappeto
rosso di Seberg con tanto di calice di champagne e occhiali da
sole. L’attrice è stata presente al festival per più di due giorni,
dal momento che ha partecipato sia al Fuori Concorso di Seberg, con
Kristen Stewart, e a Joker, vincitore poi del Leone d’Oro.
In nome di Roman
di Luigi De Pompeis
L’attrice Emmanuelle Seigner era
presente alla premiazione ed ha ritirato il Leone d’Argento, Premio
Speciale della Giuria, a L’ufficiale e la Spia, di Roman Polanski.
Impossibilitato a lasciare la Francia, il grande regista polacco ha
affidato il compito di presenziare alla premiazione (ma anche
all’attività stampa legata al film) alla moglie, l’attrice
Emmanuelle Seigner, che qui stringe il premio.
La rock star e i flash
di Luigi De Pompeis
Mick Jagger, con
le Nike ai piedi, ha calcato il tappeto rosso della serata di
chiusura del Festival, perché faceva parte del cast di The Burnt Orange
Heresy, film che ha chiuso la rassegna nella sezione
fuori concorso.
Elizabeth spicca il volo
di Luigi De Pompeis
Elizabeth Debicki
è la protagonista di The Burnt Orange
Heresy, il film di chiusura di Venezia 76. La
bellissima e bravissima attrice australiana ha sfilato con un
importante abito Schiaparelli Couture che ne risaltava la forma
longilinea ed elegante.
Ehi, tu!
di Luigi De Pompeis
Un Johnny Depp in grandissima forma ha sfilato alla
presentazione, in concorso, di Waiting for the barbarians, il film
di Ciro Guerra che ha chiuso il concorso di Venezia 76. Commosso
per la presenza della figlia nella stessa categoria, con The King,
e ben disposto verso stampa e pubblico, Depp ha fatto dimenticare
della sua ultima volta al Lido, quando sovrappeso e un po’
appannato, presento Black Mass.
Leggende
di Luigi De Pompeis
Roger Waters,
co-fondatore dei Pink Floyd, ha presentato al Lido il documentario
Us + Them, un film concerto di sicuro appeal sul pubblico e di
grande spettacolo. Lui, da parte sua, si è limitato ad essere come
sempre affabile e impegnato, scagliandosi contro la
politica europea contemporanea e il bisogno di proteggere il
pianeta dall’inquinamento.
Ba-ba-baciami piccina
di Luigi De Pompeis
Teneri e affiatati,
Gabriele Salvatores e Valeria Golino si scambiano
un casto bacio al photocall di Tutto il mio
folle amore, il film che il regista ha presentato
Fuori Concorso a Venezia 76.
La notte di Chiara
Chiara Ferragni – di Luigi De Pompeis
In un magico Dior scintillante blu
notte, Chiara Ferragni è arrivata sul tappeto
rosso della Sala Giardino, per presentare il documentario sulla sua
vita, quell’Unposted che ha fatto discutere molto per via della sua
natura celebrativa, estremamente lontana da quello che può essere
l’intento di ricerca e di originalità che vuole invece promuovere
la sezione Sconfini, in cui il doc è stato presentato. Poco importa
perché intanto, Chiara ha ottenuto ciò che voleva: essere lei la
stella di una delle notti
della Mostra di quest’anno, e il pubblico era dalla sua.
Mary perplessa
di Luigi De Pompeis
L’ancora estremamente affascinante
Julie Andrews arriva al photocall che precede
l’assegnazione del Leone d’Oro alla
carriera (che le è stato assegnato insieme a Pedro Almodovar).
L’attrice, passata alla storia per il ruolo di Mary
Poppins, sembra un po’ perplessa, mentre guarda la schiera
di fotografi che per sua richiesta l’ha accolta in religioso
silenzio, salutandola poi con un caloroso applauso.
Una rosa nel vento
di Luigi De Pompeis
Lily-Rose Depp ha
sfilato a Venezia 76 presentando The
King, uno dei film Netflix in concorso. La sua serata è stata ventosa,
l’unica che non ha accolto gli ospiti nel torrido caldo lagunare,
insieme a quella in cui ha sfilato papà Johnny, quella addirittura
sul fastidioso red carpet interno, causa pioggia.
Bagno di folla
di Luigi De Pompeis
Timothée Chalamet si è dedicato
tantissimo ai fan, durante la serata che lo ha visto protagonista
sul tappeto rosso per The
King, film Netflix in Concorso, di cui lui è il
protagonista.
Principesca
di Luigi De Pompeis
Regina nel cast di Olivier
Assayas, in concorso con Wasp Network,
Penelope Cruz ha messo subito le carte in tavola,
mostrando a tutti che era lei la più bella del reame. Avvolta in un
eccessivo Ralph & Russo e adornata di gioielli
Swarovski, marchio con il quale collabora e con cui ha
ideato una linea tutta sua, l’attrice spagnola più amata del mondo
non lascia dubbi su chi sia la stra più importante sul tappeto
rosso.
La più grande di tutte
di Luigi De Pompeis
Per Lina
Wertmuller è stato un antipasto del prossimo Febbraio. La
regista italiana, prima regista donna a ricevere una nomination
alla migliore regia agli Oscar, ha presenziato al festival come
ospite al premio Kineo ed ha sfilato sul tappeto rosso, in attesa
del prossimo febbraio, appunto, quando le verrà assegnato il premio
Oscar alla carriera.
Fermi tutti, passa Meryl
di Luigi De Pompeis
La leggenda del cinema americano,
Meryl Streep, ha presentato in concorso
The
Laundromat, il nuovo film di Steven
Soderbergh prodotto da Netflix. Nonostante l’atteggiamento
sempre discreto e il tono di voce sempre basso, quando arriva lei
tutti si fanno da parte, si tratta di una leggenda!
Innamorati a Venezia
di Luigi De Pompeis
Chi lo segue su Instagram, lo sa,
Gary Oldman è praticamente inseparabile dalla
bella moglie, Gisele Smith, che con lui cura un
account che con gioia, allegria e romanticismo racconta una storia
d’amore bellissima. E se spesso i social non rispecchiano la
realtà, basta guardarli sul tappeto rosso per vedere quanto di vero
ci sia nelle loro foto di vita privata.
La Fenice
di Luigi De Pompeis
Joaquin Phoenix è
arrivato a Venezia 76 irriconoscibile. L’attore,
noto per il temperamento poco docile si è invece lasciato andare
con i fan, tra foto e autografi. Sappiamo però che il giorno prima
della presentazione del suo film, Joker, non era
altrettanto sereno, a giudicare dai racconti che la stampa ha
lasciato trapelare!
Ce l’hai con me?
di Luigi De Pompeis
Anche se non è proprio la star più
famosa tra quelle sfilate a Venezia 76,
Zazie Beetz ha dimostrato spirito e attitude sul
red carpet. Qui affronta i fotografi con uno sguardo deciso e
bellissimo.
Fate fare a me!
di Luigi De Pompeis
Sembra stia dicendo “fate largo,
fate parlare i grandi” e di grande lei ha veramente tutto:
Cate Blanchett è davvero una divinità
che sembra più bella e affascinante ad ogni red carpet. Vero è che
è anche sempre più brava e ogni suo ruolo al cinema lo dimostra. Il
fatto che sia affascinante ed elegante aggiunge charme alla sua
grandezza.
Kristen 2.0
di Luigi De Pompeis
Kristen Stewart è
un’altra persona, da un po’ di tempo a questa parte. Ha abbandonato
l’aria dimessa e musona di quando era una giovane attrice
intrappolata nel ruolo di Bella Swan e finalmente è una giovane
donna consapevole, anche se continua a non amare troppo
l’attenzione. Nonostante questo, ha partecipato con grande gioia
alla presentazione a Venezia 76 del suo film
Seberg, ed eccola, generosa anche con i fan.
La prima volta
di Luigi De Pompeis
La dolcissima Margaret
Qualley ha partecipato alla sua prima Venezia, nel cast
del film Fuori Concorso Seberg. L’attrice, che
presto vedremo anche in C’Era una volta a Hollywood si è distinta
per semplicità e delicatezza.
Il più bello di tutti
di Luigi De Pompeis
È sempre lui, il più bello di
tutti, nonostante i suoi 56 anni. Brad
Pitt è il protagonista di Ad Astra,
di James Gray, in Concorso. E consapevole della
sua indiscussa bellezza, si sistema la giacca e sale sul red
carpet. Applausi per lui.
Da quanto tempo!
di Luigi De Pompeis
Sembrano essersi detto proprio
questo Adam Driver e Scarlett Johansson, i due
protagonisti di Storia di un
Matrimonio di Noah Baumbach. I due
attori americani sono stati trai più penalizzati dai premi, visto
che entrambi avrebbero meritato almeno la considerazione per le
Coppe Volpi alle migliori interpretazioni.
Tatoo
di Luigi De Pompeis
Bella come non mai, forte di una
grande interpretazione e di un film bellissimo, Scarlett
Johansson ha sfilato a Venezia 76 sfoggiando non solo un
bellissimo abito rubino di Celine, ma anche i suoi nuovi
tatuaggi.
Kylo Ren
di Luigi De Pompeis
Nonostante la mole impressionante
di cinema d’autore che Adam Driver scegli per la
sua carriera, è inevitabile che il suo nome e il suo volto siano
legati al personaggio di Kylo Ren in Star
Wars. E lui sembra comunque gradire, firmando poster e
fermandosi per delle foto.
Spice up your life
di Luigi De Pompeis
La vulcanica Mel B
ha sfilato sul tappeto rosso di Venezia 76 in
occasione della prima mondiale di Ad Astra.
Una madrina impeccabile
di Luigi De Pompeis
Nonostante sia uno dei volti
giovani dell’Italia all’estero, Alessandra Mastronardi non è amata
all’unanimità. Dopo due anni di “madrinato” al maschile, lei è
stata la nuova madrina di Venezia 76, portando a
compimento l’incarico con grande classe, con eleganza, senza
sbagliare neanche un look, e con la sua consueta leggerezza. In
questa foto, il bellissimo abito, che le stava divinamente, che ha
scelto per la cerimonia di apertura.
Alla conferenza stampa di La
Favorita, oltre al regista Yorgos
Lanthimos, erano presenti le tre protagoniste,
Emma Stone, Olivia Colman e
Rachel Weisz, insieme a due degli interpreti
maschili, rimasti silenziosamente di contorno, come avviene anche
nel film.
Il regista racconta che la
sceneggiatura non parte da una sua idea originale, ma che ha deciso
di portare avanti il progetto perché intrigato dalla complessità
dei tre personaggi femminili, che gli hanno permesso di giocare
sottilmente con tre diverse personalità intrecciate tra loro.
Inoltre, l’idea di fare un film in costume, gli ha consentito di
avere la giusta distanza per vedere le cose con più chiarezza e
lucidità.
Non è stata assolutamente un’impresa
facile, perché ci sono voluti ben nove anni di sviluppo prima di
approdare alla realizzazione. L’idea di questo film è partita
quindi subito dopo la realizzazione di Dogtooth,
il suo lavoro d’esordio.
Emma Stone confessa di aver compreso
il suo personaggio a poco a poco e di essere arrivata a capire che
il silenzio poteva essere un’arma preziosa a favore della sua
interpretazione.
Ha lavorato sul
sopravvivere, sull’istinto naturale che spinge la sua giovane
protagonista ad andare avanti a qualsiasi costo, senza scrupoli o
timori. Per lei è stata una sfida difficile, perché era l’unica
americana in un cast completamente inglese, con tutte le relative
difficoltà dovute al suo accento.
Inoltre i magnifici costumi di
Sandy Powell per lei sono stati una terribile
tortura, perché le limitavano i movimenti e le davano grandi
difficoltà di respirazione.
Olivia Colman, che
ha interpretato due regine nello stesso anno e in progetti diversi
(oltre a La Favorita sarà anche Elisabetta nella
terza stagione di The Crown), ha spiegato come il
carattere della regina da lei interpretata in questo film fosse
assai vicino a quello di una povera bambina viziata, senza la
minima fiducia in se stessa e piena di paure e angosce. Per lei la
storia è senza tempo e racconta cose che succederanno sempre,
ripetendosi all’infinito. Sostiene però che non è possibile fare un
paragone tra i due ruoli, perché completamente differenti e non
sovrapponibili per nessun aspetto.
Il regista ha infine risposto alla
domanda: “Tornerebbe a fare dei film in Grecia, la sua patria
di origine?” Lui sostiene che se ci fosse la storia giusta,
con i personaggi e l’ambiente giusto non esiterebbe a farlo. E
afferma, che più lavora all’estero e più si sente greco.
La Giuria di Venezia
75, presieduta da Guillermo Del Toro, ha
assegnato i premi al Concorso Ufficiale della Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica.
Ecco tutti i vincitori di Venezia 75
Premi della selezione ufficiale
Leone d’oro – Romadi
Alfonso Cuaron
Leone d’Argento – Jacques Audiard per The Sisters
Brothers
Gran premio della giuria – La
Favorita di Yorgos Lanthimos
Premio speciale della giuria – The
Nightingale di Jennifer Kent
Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile –
Willem Dafoe per At Eternity’s
Gate
Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile –
Olivia Colman per La
Favorita
Premio Osella per la migliore sceneggiatura – The Ballad of
Buster Scruggs di Joel e Ethan
Coen
Premio Marcello Mastroianni – Baykali Gabambarr
per The
Nightingale
Premi della sezione Orizzonti
Premio Orizzonti per il miglior
film – Kraben Rahu di Phuttiphong
Aroonpheng
Premio Orizzonti per la miglior regia – Emir
Baigazin per Ozen
Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura – Pema
Tseden di Jinpa
Premio speciale della giuria di Orizzonti – Anons
di Mahmut Fazil Coşkun
Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio –
Kado di Aditya Ahmad
Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile –
Kais Nashif per Tel Aviv On
Fire
Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile –
Natalya Kudryashova per The Man Who
Surprised Everyone
Premio Venezia Opera prima “Luigi De Laurentiis”
– The Day I Lost My Shadow di Soudade
Kaadam
La Settimana Internazionale
della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata
dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici
Italiani (SNCCI) nell’ambito della 75. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia (29 agosto – 8 settembre 2018) ha assegnato oggi, venerdì 7
settembre, i premi della trentatreesima edizione.
Premio del pubblico Sun
Film Group
LISSA
AMMETSAJJEL(STILL RECORDING) di
Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub (Siria, Libano, Qatar, Francia,
Germania)
Premio realizzato grazie al
sostegno di Sun Film Group e consistente in un riconoscimento del
valore di € 5.000.
Sono stati inoltre assegnati:
Premio Circolo del Cinema
di Verona
BETES
BLONDES(BLONDE ANIMALS) di Maxime
Matray e Alexia Walther (Francia)
Premio assegnato da una giuria
composta da soci del Circolo di Verona e destinato al film più
innovativo della sezione.
Motivazione: La testa di Orfeo,
separata dal corpo, chiude gli occhi al mondo e li apre alla
visione. Non cessa però la sua pena, il suo canto non si
interrompe. Per averci invitato ad accogliere questo richiamo, a
guardare al dolore del vivere con sorriso assonnato, a viaggiare
con vorace smemoratezza ingozzandoci di fiori e quintali di tartine
al salmone, in compagnia di giovani feriti e bellissimi alla
ricerca di un sapore che pare perduto. Per aver insinuato che la
memoria è lo scandaglio del nostro presente, ma scordare è un atto
rivoluzionario quanto cercare risposte da una sitcom camp o
consigli da gatti risentiti. Per averci immersi in un ciclo di
letargie e risvegli che riscrive i tratti del reale e affoga
l’immagine nel sogno. Per averci obbligato a resettare i nostri
sensi e le nostre costruzioni, dimostrando che un cinema radicale e
svergognato è sempre possibile, anzi necessario.
Premio Mario Serandrei –
Hotel Saturnia & International per il Miglior Contributo
Tecnico
LISSA
AMMETSAJJEL(STILL RECORDING) di
Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub (Siria, Libano, Qatar, Francia,
Germania)
Premio sponsorizzato dall’Hotel
Saturnia di Venezia e assegnato da un’apposita commissione di
esperti.
Motivazione: Nell’inferno della
guerra siriana, l’immagine cattura l’orrore della battaglia,
l’intensità della condivisione, la verità di un popolo. Dalla
teoria dell’azione hollywoodiana all’urgenza del documentario, la
tecnica digitale coglie l’assoluto presente della storia,
testimoniando la resistenza della vita nei campi di sterminio, con
un palpitante montaggio che rende tangibile una tragedia in
corso.
Il Delegato Generale Giona
A. Nazzaro ha così commentato questa edizione: “Una
selezione che porta nel proprio DNA il desiderio del futuro, il
piacere della diversità e la ricerca di sguardi nuovi. Una
selezione che, nel momento in cui la politica chiude le porte,
rossellinianamente vuole aprire tutte le finestre, invitando a
ragionare sulle contraddizioni del tempo presente e a lavorare per
un cinema non conciliato”.
Domani 8 settembre, alle ore 14 in
Sala Perla si terrà la proiezione per pubblico e accreditati di
Lissa Ammetsajjel (Still Recording), film vincitore del
Premio del Pubblico Sun Film Group.
Inoltre, una giuria composta dai
membri della Woche der Kritik (Settimana della Critica di Berlino),
guidati da Michael Hack ha assegnato i premi ai cortometraggi in
concorso alla terza edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @
Settimana Internazionale della Critica).
Premio al Miglior
Cortometraggio
MALO
TEMPO di Tommaso Perfetti (Italia, 2018. Col.,
19’)
Premio offerto da Frame by
Frame e consistente in servizi di post-produzione per il prossimo
cortometraggio del regista premiato.
Motivazione: Un giovane
gangster confinato nel suo piccolo appartamento – un grande corpo,
quasi troppo grande per l’inquadratura e la sua voce. Slegato dai
vincoli della situazione Tommaso Perfetti sviluppa un ritratto
vivido e sfaccettato di un uomo che cerca di affermarsi e perdersi
nel contempo. Astenendosi da ogni giudizio libera sia il
protagonista che gli spettatori, attraverso un maturo gesto di
cinema documentario.
Premio alla Migliore
Regia
GAGARIN, MI
MANCHERAI di Domenico De Orsi (Italia, 2018. Col.,
20’)
Premio offerto da Stadion Video
e consistente nella realizzazione dell’edizione inglese
sottotitolata per il prossimo cortometraggio del regista
premiato.
Motivazione: Perdersi. Trovare
luce e terra, e acqua. Il cielo è blu,ci si prende cura delle
galline e forse, solo forse, significa avere qualcosa da fare,
lavorare, progettare, costruire. La ricerca che questo film
sviluppa è tutta esteriore, rivolta al mondo e alle fantasie che
evoca. La sua curiosità non richiede risposte, sebbene ce ne siano
alcune.
Premio al Miglior
Contributo Tecnico
QUELLE BRUTTE
COSE di Loris Giuseppe Nese (Italia, 2018.
Col.,11’)
Premio offerto da Fondazione Fare Cinema e consistente nella
partecipazione all’edizione 2019 del Corso di Alta Formazione
Cinematografica in Regia “Fare Cinema”.
Motivazione: La realtà privata
di una famiglia: frammenti del loro passato e presente, momenti
condivisi, scorci di intimità. La voce di una figlia scomparsa si
confonde con un ritmo della memoria, una densità dell’amore, un
flusso di coscienza. Ininterrotto e vivido, come se le separazioni
non fossero altro che un’illusione.
Una selezione di 18
lungometraggi, di cui 11 della sezione
Orizzonti, due di
Biennale College – Cinema, tre di
Sconfini, e dueFuori
Concorso, formano il ricco programma in prima mondiale
della Sala Web della 75. Mostra di Venezia
2018, diretta da Alberto Barbera e
organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta
da Paolo Baratta.
Dopo il grande successo delle
edizioni precedenti, per il settimo anno la Sala
Web di Venezia permette la visione online in tutto il
mondo, raggiungibile dal sito www.labiennale.org,
di film significativi della selezione ufficiale della
Mostra del Cinema, per cinque giorni a partire da
quello in cui vengono presentati in prima mondiale al Lido.
E’ possibile acquistare il
biglietto o il pass digitale per
i 18 film della Sala Weba partire da oggi 21 agosto sul sito della
Biennale di Venezia www.labiennale.org.
Fra i titoli disponibili online sono
inclusi 6 attesi film italiani.
Si tratta de La profezia
dell’armadillo di Emanuele
Scaringi (Orizzonti), Un giorno
all’improvviso di Ciro D’Emilio
(Orizzonti), Il ragazzo più felice del
mondo di Gipi (Sconfini),
Camorra di Francesco
Patierno (Sconfini), Arrivederci
Saigon di Wilma Labate (Sconfini),
1938 Diversi di Giorgio
Treves (Fuori concorso).
Per la sezione
Orizzonti, arricchiranno la programmazione della
Sala Web, tra gli altri, registi come il francese Mikhaël
Hers, già in concorso a Locarno, che qui presenta
Amanda, e l’indonesiano Garin
Nugroho, il cui musical Requiem from Java era in
Orizzonti nel 2006, che quest’anno presenta Memories of
my Body.
Nella programmazione sono inclusi
due titoli realizzati nell’ambito di Biennale College –
Cinema, il laboratorio di alta formazione per lo sviluppo
e la produzione di lungometraggi a micro-budget, che dal 2012 ha
lanciato talenti emergenti quali Duccio Charini con Short
Skin nel 2014, Anna Rose Holmer con The Fits nel 2015
e Alessandro Aronadio con Orecchie nel 2016. Quest’anno
saranno presenti Deva di Petra
Szöcs (Ungheria) e Yuva di
Emre Yeksan (Turchia).
Le proiezioni, per conto della
Mostra, saranno collocate per il territorio internazionale sul sito
protetto operato da Festival Scope (www.festivalscope.com),
mentre per quello geolocalizzato al territorio italiano da
MYmovies.it e Repubblica.it sulla piattaforma MYMOVIESLIVE
– Nuovo Cinema Repubblica (https://www.mymovies.it/live/nuovocinemarepubblica/).
Per le proiezioni sul territorio
internazionale, sarà possibile acquistare il biglietto
digitale a partire dal 21 agosto sul sito web della
Biennale www.labiennale.org
e sul sito www.festivalscope.com. Si potrà
accedere alla proiezione del film prescelto dopo aver effettuato
una registrazione, pagato il biglietto singolo (4
€) oppure un pass per 5 film (10
€) che consentirà una visione non
ripetibile per ogni film. Ciascun titolo (in versione originale con
sottotitoli in inglese) sarà disponibile per la visione in
streaming a partire dalle ore 21 (ora italiana) del giorno della
presentazione ufficiale del film al Lido e fino al 19 settembre.
Per accedere invece alle versioni sul territorio italiano
pubblicate su MYMOVIESLIVE – Nuovo Cinema
Repubblica (con i sottotitoli in italiano) basterà
attivare un abbonamento MYmovies.it nella
fascia di prezzo a partire da 17,90 €,
collegandosi a questo indirizzo: https://www.mymovies.it/live/nuovocinemarepubblica/.
L’abbonamento darà l’accesso a tutti
i film della Sala Web.
IL PROGRAMMA DELLA SALA
WEB
Orizzonti
AMANDA di Mikhaël HERS
(Francia, 107’, v.o. francese s/t italiano/inglese) – dal
31 agosto
DESLEMBRO di Flavia CASTRO
(Brasile, Francia, Qatar, 105’, v.o. portoghese/francese/ spagnolo
s/t italiano/inglese) – dal 31 agosto
ANONS (THE ANNOUNCEMENT) di Mahmut
FAZIL COŞKUN (Turchia, Bulgaria, 95’, v.o. turco
s/t italiano/inglese) – dall’1 settembre
YOM ADAATOU ZOULI (THE DAY I LOST MY SHADOW)
di Soudade KAADAN (Siria, Libano, Francia, Qatar,
94’, v.o. arabo s/t italiano/inglese) – dal 3
settembre
LA PROFEZIA DELL’ARMADILLO di Emanuele
SCARINGI (Italia, 99’, v.o. italiano/francese s/t
inglese/italiano) – dal 3 settembre
TCHELOVEK KOTORIJ UDIVIL VSEH (THE MAN
WHO SURPRISED EVERYONE) di Natasha
MERKULOVA, Aleksey CHUPOV
(Russia, Estonia,Francia, 105’, v.o. russo s/t italiano/inglese) –
dal 5 settembre
UN GIORNO ALL’IMPROVVISO di Ciro
D’EMILIO (Italia, 89’, v.o. italiano s/t inglese)
– dal 5 settembre
SONI di Ivan AYR (India, 97’,
v.o. hindi s/t italiano/inglese) – dal 6
settembre
HAMCHENAN KE MIMORDAM (AS I LAY DYING) di
Mostafa SAYARI (Iran, 73’, v.o. farsi s/t
italiano/inglese) – dal 6 settembre
KRABEN RAHU (MANTA RAY) di Phuttiphong
AROONPHENG (Thailandia, Francia, Cina, 105’, v.o.
thailandese s/t italiano/inglese) – dal 7
settembre
KUCUMBU TUBUH INDAHKU (MEMORIES OF MY BODY) di
Garin NUGROHO (Indonesia, 106’, v.o.
indonesiano/giavanese s/t italiano/inglese) – dal 7
settembre
Biennale College
YUVA di Emre YEKSAN (Turchia,
127’, v.o. turco s/t inglese/italiano) – dal 30
agosto
DEVA di Petra SZÖCS
(Ungheria, 80’, v.o. ungherese/rumeno s/t inglese/italiano) –
dal 31 agosto
Sconfini
IL RAGAZZO PIÙ FELICE DEL MONDO di
GIPI (Italia, 90’, v.o. italiano s/t inglese) –
dall’1 settembre
CAMORRA di Francesco PATIERNO
(Italia, 70’, v.o. italiano/dialetto napoletano s/t
inglese/italiano) – dal 2 settembre
ARRIVEDERCI SAIGON di Wilma
LABATE (Italia, 80’, v.o.
italiano/inglese/francese s/t inglese/italiano) – dal 5
settembre
Fuori Concorso
1938 DIVERSI di Giorgio
TREVES (Italia, 62’, v.o. italiano s/t inglese) –
dal 4 settembre
INTRODUZIONE ALL’OSCURO di Gastón
SOLNICKI (Argentina, Austria, 71’, v.o. inglese
s/t italiano/inglese) – dal 5 settembre
Shin’ya Tsukamoto
racconta che da tanto tempo, più o meno vent’anni, era intrigato
dal raccontare la storia di un giovane samurai che si rifiuta di
uccidere. Nel Giappone del periodo feudale denominato Edo era del
tutto normale uccidere, ma oggi, che fortunatamente le cose sono
cambiate, uccidere viene immediatamente avvertito come qualcosa di
aberrante. Questo lo ha fatto riflettere su come si sarebbe
comportato un ragazzo di oggi catapultato a quei tempi, trovandosi
nella condizione di essere costretto a togliere la vita ad altre
persone.
Nonostante la violenza eserciti
sempre un enorme fascino, dice il regista, che il suo non vuole
essere un inno alla violenza, ma anzi dovrebbe far avvertire
un senso di rigetto e far riflettere sull’eroismo e sulla figura
dell’eroe, su cosa è da applaudire e cosa no.
Gli viene domandato il perché
dell’inserimento di tanti momenti di ironia e di battute. Ma lui
rimane stupito, affermando che non si è accorto di aver disseminato
tali elementi nel suo film. Ironicamente dice che forse è colpa del
suo spirito da persona non troppo giovane e che tutto dipende da
come si guarda e come si interpreta. Sottolinea che anche in
Tetsuo, nonostante fosse un film drammatico, potevano esserci
situazioni interpretate come ironiche, ad esempio il pene
biomeccanico che continuava a girare dopo la penetrazione. In Zan,
forse potrebbe essere preso come ironico il fatto che il film parte
con violenti combattimenti, che poi si diradano a partire dalla
metà del film, lasciando straniato chi si aspettava altro.
Il
protagonista Sousuke Ikematsu, dice che nonostante
si tratti di una storia di guerra, in un film storico ambientato
nel passato ai tempi feudali, il suo è un personaggio pieno di
modernità e di creatività. Il suo ronin, samurai senza padrone, è
costretto a vivere in un ambiente ristretto, non adeguato alla sua
posizione, ma ci si rifugia sereno, gridando al mondo la sua
percezione del dolore.
Confessa di essere stato sempre un
grande estimatore del cinema di Tsukamoto e che mai avrebbe
immaginato possibile lavorare con lui. Dice che ha un talento
incredibile fuori dal comune, in grado di guidare con le parole,
con i movimenti, e con le idee.
Anche Yu Aoi, la
protagonista femminile, condivide questa opinione e afferma che per
lei lavorare con Tsukamoto le ha fatto provare le stesse emozioni
che avrebbe un musicista se potesse lavorare con Bach. Yu Aoi,
sostiene di non essersi limitata a interpretare il suo personaggio,
ma di averle donato tante sfaccettature del femminile, parlando a
nome di tutte le donne. Il suo è un personaggio del passato
interpretato nel presente e quindi estremamente attuale.
Shin’ya Tsukamoto
confessa di aver evitato di incontrare Cronenberg a Venezia. Lo ha
sempre ammirato e considerato un padre, tanto da chiamarlo papà, ma
nel vederlo si sarebbe sentito in soggezione e sarebbe fuggito a
gambe levate.
Secondo giorno intenso per
Venezia 75, arrivano in selezione
ufficiale The Favourite
di Yorgos Lanthimos con protagonisti
Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult,
Joe Alwyn.
Inizio del XVIII secolo.
L’Inghilterra è in guerra con la Francia. Ciononostante, le corse
delle anatre e gli ananas ai banchetti spopolano. Una gracile
regina Anna occupa il trono, mentre la sua amica intima Lady Sarah
governa il paese al posto suo, prendendosi cura della sua salute
cagionevole e del suo carattere volubile. Quando arriva Abigail,
una nuova cameriera, il suo fascino la fa entrare nelle grazie di
Sarah, che la prende sotto la sua ala protettrice, facendole
intravedere l’occasione di tornare alle sue radici aristocratiche.
Poiché la politica bellica assorbe Sarah quasi completamente,
Abigail prende il suo posto come compagna della regina. La loro
fiorente amicizia consente ad Abigail di realizzare le sue
ambizioni: non permetterà che donna, uomo, questione politica o un
coniglio si mettano sulla sua strada.
La collaborazione tra
Hbo-Rai Fiction e Timvision, con a Lorenzo
Mieli, produttore con Mario Gianani per
Wildside (insieme a Domenico
Procacci per Fandango) porta sullo schermo L’Amica
Geniale, la serie basata sulla tetralogia di Elena
Ferrante, che ha partecipato in prima persona al lavoro di
adattamento e di costruzione della serie. Saverio
Costanzo , regista della seria, ha parlato del lavoro di
adattamento e di cosa ha reso L’Amica Geniale il
successo mondiale che l’ha fatta girare in tutto il mondo.
Ma come si lavora con una persona
che nasconde la sua identità? Quello di Elena
Ferrante è infatti ancora un mistero, un genio della
narrativa italiana di cui non si conosce nulla, soltanto un nome,
forse fittizio, e la sua incredibile capacità di raccontare. La
Ferrante ha portato avanti un fitto scambio di e-mail con
Saverio Costanzo, regista che ha diretto la serie
ed è “stata molto vicina al progetto e fin dall’inizio è stata
una specie di sorvegliante dei libri e di questo tentativo di fare
la migliore trasposizione possibile.”
La scrittrice ha quindi collaborato
con mente aperta, per il bene dell’adattamento nel rispetto dei
suoi romanzi, riponendo grande fiducia nel regista. Il lavoro è
stato quello che si fa per un film e il risultato è un insieme di
voci, quella dei libri e della grande autrice, ma anche quella
dell’autore che era stato chiamato a dirigere.
In merito alle altissime aspettative
che tutti ripongono nella serie, Saverio Costanzo
ha commentato: “Il mio coinvolgimento in quest’avventura è
merito di Elena Ferrante. Avevo letto la tetralogia e non avrei mai
pensato di realizzare una serie, ma quando mi è stato proposto non
ho avuto nessuna esitazione, perché un regista per riuscire a
trovare l’orientamento e decidere se raccontare o meno una storia,
deve prima decidere se il nucleo, il cuore di quel racconto
somiglia a quello che lui può mettere in scena. Sin dai primi libri
di Elena, ho sentito che tra di noi c’era una condivisione di idee
e di rappresentazione, un’ostinazione alla ricerca pericolosa di
una verità drammaturgica. Il fatto che fosse un progetto molto
ampio non mi ha spaventato perché io avevo un nucleo piccolo da
salvaguardare e quello non mi avrebbe fatto smarrire. Più che come
una responsabilità, ho vissuto il mio lavoro a questo progetto come
un privilegio.”
“Il successo di
un’opera è il risultato di tantissimi elementi – ha poi
continuato Costanzo, in merito al successo planetario de
L’Amica Geniale – Questa è la storia di
un’amicizia epica, ma non basta, una storia che dal locale si
spinge all’esterno, all’universale, ma nemmeno basta, una storia
sull’educazione, ma nemmeno basta questo. Il romanzo di Elena
Ferrante riesce a raccogliere una coerenza interna alla storia che
le permette di potersi avvicinare al tutto, ovvero raccontare un
universo-mondo, ma rimanere molto coerente a quel famoso nucleo.
Questo è un miracolo letterario drammaturgico e un’occasione per
noi che avevamo questo materiale di partenza. Si potrebbe dire che
il successo viene dai sentimenti raccontati. In realtà è anche una
storia che trova il suo innesco nel personaggio della maestra di
scuola elementare, dunque si può dire che una maestra ti cambia la
vita. E in questo concetto si trova la modernità dell’opera, perché
L’amica geniale è un’opera profondamente politica e nel momento in
cui incontri una maestra, la straordinaria Dora
Romano, può cambiare la vita di due bambine ti accorgi sia
del valore dell’educazione nella formazione dell’anima di una
persona, il valore della conoscenza e ti accorgi attraverso i
sentimenti che stai guardando un’opera contemporanea.”
In merito invece alla messa in scena
della serie, vista nelle prime due puntate mostrate alla Mostra,
Saverio Costanzo ha dichiarato: “Elena
Ferrante è molto precisa nelle descrizioni e la soggettività del
lettore riempie le facce con la sua storia personale. Ma avendo una
matrice così coerente io sapevo esattamente cosa cercare. Cone le
quattro attrici protagoniste è stato così, quando le ho viste
sapevo che erano loro.”
“Saremo
giovani e bellissimi” l’opera prima
di Letizia Lamartire con Barbora
Bobulova, Alessandro
Piavani, Massimiliano
Gallo e Federica Sabatini,
prodotto da CSC Production con RAI CINEMA,è
l’unico film italiano in concorso alla 33ma SIC – Settimana
Internazionale della Critica.
Isabella (Barbora
Bobulova) ha diciott’anni nei primi anni Novanta, ed eÌ una star.
Incide un album che ha un enorme successo e che per un’estate
intera passa su tutte le radio e le televisioni. Poi piùÌ
niente.
Oltre vent’anni più
tardi, canta quegli stessi brani in un locale di provincia con suo
figlio Bruno (Alessandro Piavani), chitarrista. È a causa del
ragazzo che la sua carriera si eÌ fermata, o almeno questo eÌ
quello che si racconta Isabella.
Bruno e Isabella
sembrano più fratello e sorella che madre e figlio. Famiglia non
convenzionale e sgangherata, i due sono legati da un rapporto
a tratti morboso, uniti contro il mondo. Questo legame peroÌ si
rompe quando Bruno incontra Arianna, leader di un gruppo rock che
gli propone di entrare nella sua band. Completano il cast:
Elisabetta de Vito, Ciro Scalera, Paola Calliari, Victoria
Silvestro, Tiziana Viano, Matteo Buzzanca, Gianvincenzo Pugliese,
Gianluca Pantosti.
Il soggetto è di
Marco Borromei, la sceneggiatura di Marco Borromei, Letizia
Lamartire, Anna Zagaglia, la fotografia di Giuseppe Chessa, il
montaggio di Fabrizio Franzini, le Musiche e le canzoni originali
di Matteo Buzzanca, la Scenografia di Laura Inglese, i costumi di
Fiordiligi Focardi, il suono in presa diretta di Denny de Angelis,
il fonico di mixage è Alessandro Checcacci, l’aiuto regista è
Edoardo Ferraro, l’organizzazione è di Elio Cecchin, il Produttore
esecutivo è Elisabetta Bruscolini.
Il film è prodotto
da CSC Production con RAI CINEMA in collaborazione con Annamode
Costumes, C.A.M. una società del gruppo Sugar, F.lli Cartocci, Do
Consulting and Production, Margutta Digital
International; film riconosciuto di interesse culturale con il
contributo economico del MIBACT – Direzione Generale Cinema con il
supporto di Emilia-Romagna Film Commission con il sostegno di
Regione Emilia-Romagna, opera realizzata con il sostegno della
Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo con
il patrocinio dei comuni di Ferrara e Comacchio.