Home Blog Pagina 153

Venezia 75: presentato La profezia dell’Armadillo, dal fumetto di Zerocalcare

0

La profezia dell’Armadillo, film diretto da Emanuele Scaringi e basato sull’omonimo fumetto di Zerocalcare, è stato presentato alla Mostra di Venezia 2018 nella sezione Orizzonti. A parlarne è intervenuto Domenico Procacci per Fandango, produttore, il regista Emanuele Scaringi, e il cast al completo guidato dall’armadillo Valerio Aprea, con Simone Liberati (Zero) e l’ottimo Pietro Castellitto (Secco).

“Un’elaborazione del lutto con il tono della commedia” così Emanuele Scaringi esordisce, parlando del fumetto e dell’adattamento a cui ha lavorato. Il progetto ha avuto una fase di organizzazione molto complessa: doveva essere l’esordio alla regia di Valerio Mastandrea, che compare tra gli sceneggiatori del film, insieme a Johnny Palomba, Oscar Glioti e allo stesso Zerocalcare, ma l’attore romano è poi stato risucchiato a un progetto che uscirà in autunno e che rispecchiava di più le sue intenzioni.

Per Simone Liberati, il protagonista, la responsabilità era quella di interpretare Zerocalcare: “Era questa la sfida, l’insidia maggiore, poi però mi sono sentito di svincolarmi da tutte le aspettative derivanti dal fumetto popolare e apprezzatissimo dal pubblico. Non volevamo banalizzare il racconto e alla sua complessità. Quando poi ho comicniato a sentirsi sempre più ansioso, come il personaggio, ho capito che sarebbe stata questa la direzione giusta.”

La profezia dell'ArmadilloValerio Aprea ha indossato l’armatura dell’armadillo, confessando di essersi sentito addosso una responsabilità enorme, facendo un esempio dalla sua esperienza personale: “Io sono grande amante di Asterix e Obelix, e quando vidi per la prima volta un cartone animato di quel fumetto, rimasi turbato anche solo dalla voce dei personaggi. Per cui capisco perfettamente la responsabilità di portare in vita un fumetto così famoso e amato. Spero di non fare la fine dell’attore che ha interpretato Jar-Jar Binks in Star Wars.”

Sulla struttura apparentemente frammentata del film, Emanuele Scaringi ha dichiarato che lo sforzo è andato nella direzione di provare a ottenere una storia più fluida in contrapposizione alle strisce a fumetti, la verità è che la storia è esile e che il film funziona “per associazione emotiva con quello che provano i personaggi, più che per lo svolgersi di azioni”.

La profezia dell’Armadillo uscirà distribuito da Fandango il 13 settembre in circa 150 copie.

Venezia 75: premio Campari Passion for Film a Bob Murawski

La Biennale di Venezia e Campari annunciano che è stato attribuito al montatore statunitense Bob Murawski (The Hurt Locker, Spider-Man, L’armata delle tenebre) il nuovo premio Campari Passion for Film della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il premio si propone di valorizzare lo straordinario contributo che i collaboratori più stretti del regista, offrono al compimento del progetto artistico rappresentato da ciascun film. Solo occasionalmente, direttori della fotografia, montatori, compositori, scenografi e costumisti vedono adeguatamente riconosciuto il loro apporto, spesso determinante ai fini della qualità del risultato finale. Passion for Film premierà a turno una di queste figure, non semplici artigiani ma artisti e co-autori delle opere a cui offrono il contributo del loro insostituibile talento.

La consegna del premio a Bob Murawski avrà luogo venerdì 31 agosto alle ore 14.00 in Sala Grande (Palazzo del Cinema), prima della proiezione Fuori Concorso, in prima mondiale, del suo nuovo lavoro, The Other Side of the Wind di Orson Welles. Murawski ha curato il montaggio della ricostruzione del leggendario film non finito di Welles, che Netflix presenterà in autunno.

La 75. Mostra di Venezia si terrà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre 2018, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Venezia 75: il ricco programma. Cuaron, Coen, Guadagnino nel Concorso

Alberto Barbera ha dichiarato: “La prima edizione del Premio Campari Passion for Film, che si propone di valorizzare il contributo offerto dai collaboratori più stretti del regista al compimento del progetto artistico rappresentato da ciascun film, non poteva che andare a Bob Murawski. La capacità di sviluppare un rapporto creativo con alcuni registi, che nasce già al momento delle riprese, come nel caso di Sam Raimi; la passione per il cinema di genere, che lo ha spinto a divenire il cofondatore di una società di restauro e distribuzione di cult movie, soprattutto horror; un metodo di lavoro che lo mette in condizione di venire a capo, con successo,  di centinaia d’ore di girato, come nel caso di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, che gli è valso il premio Oscar. Infine, l’incredibile lavoro sull’enorme quantità di pellicola in 35, 16 e 8mm, dalla quale è scaturita la magistrale ricostruzione del film incompiuto di Orson Welles, The Other Side of the Wind – sono la conferma del talento straordinario di Murawski, montatore geniale che ha fatto del proprio mestiere la manifestazione di un talento creativo autentico e originale.

“Siamo molto orgogliosi di sbarcare per la prima volta a Venezia in qualità di main sponsor e di avere avuto la possibilità di creare, insieme alla Direzione Artistica della Mostra, il nuovo Premio Passion for Film – dichiara Lorenzo Sironi, Senior Marketing Director Gruppo Campari Italia – Mantenendo come filo conduttore tutto ciò che nasce dalla passione, tema da sempre legato in modo indissolubile a Campari, il Premio è volto a sostenere e valorizzare tutti coloro che, con grande maestria artistica e tecnica, contribuiscono ogni giorno a rendere eccellente l’arte cinematografica, attribuendo così grande importanza a ogni singola fase creativa che porta alla realizzazione di un film. Perché nulla si crea senza la passione, la stessa passione che da sempre accompagna ogni momento Campari”.

Venezia 75: pre-apertura con il classico “Il Golem – Come venne al mondo”

Il classico del cinema muto Il Golem – Come venne al mondo (Der Golem – Wie er in die Welt kam, 1920, 76’), scritto e diretto da Paul Wegener, è il film scelto per la serata di Pre-apertura di martedì 28 agosto della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si terrà nella Sala Darsena(Palazzo del Cinema) al Lido.

Il Golem sarà proiettato in una nuova copia digitale tratta dal negativo originale ritenuto perduto, con unrestauro in 4K a cura della Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung di Wiesbaden (Germania) e della Cinémathèque Royale de Belgique (Cinematek) di Bruxelles, presentato in prima mondiale. Il restauro digitale è stato eseguito dall’Immagine Ritrovata di Bologna.

La proiezione de Il Golem sarà sonorizzata con la musica originale del maestro Admir Shkurtaj commissionata dalla Biennale di Venezia, eseguita dal vivo dal Mesimèr Ensemble così composto: Hersjana Matmuja (soprano), Giorgio Distante (tromba in sib, tromba midi), Pino Basile (cupafon – set di tamburi a frizione, percussioni, ocarina), Vanessa Sotgiù (sintetizzatore, pianoforte), Iacopo Conoci(violoncello), Admir Shkurtaj (direzione, elettronica, fisarmonica, pianoforte).

La 75. Mostra del Cinema di Venezia si terrà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre 2018 diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Venezia 75: omaggio a Vanessa Redgrave, Leone d’Oro alla carriera

In occasione del Leone d’oro alla carriera della Mostra di Venezia 2018 a Vanessa Redgrave, giovedì 30 agosto in Sala Casinò, alle 11.30, si terrà una proiezione speciale a inviti del film The Aspern Papers di Julien Landais, con Vanessa Redgrave, Jonathan Rhys Meyers e Joely Richardson.

Julien Landais ha diretto The Aspern Papers da una sceneggiatura da lui scritta con Jean Pavans e Hannah Bhuiya, basata sull’adattamento di Pavans del racconto lungo di Henry James. Interpretano il film anche Poppy Delevingne, Jon Kortajarena e Lois Robbins, insieme a Morgane Polanski, Barbara Meier, Alice Aufraye e Nicolas Hau.

La 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si svolgerà dal 29 agosto all’8 settembre al Lido di Venezia, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

The Aspern Papers è una storia di ossessione, grandezza perduta e sogni di avventure byroniane. Ambientata a Venezia nel tardo 19° secolo, vede al centro Morton Vint (Jonathan Rhys Meyers), un ambizioso critico affascinato dal poeta romantico Jeffrey Aspern (Jon Kortajarena) e dalla vita breve e selvaggiamente romantica di questo mitico personaggio. Dopo aver viaggiato dall’America a Venezia, vorrebbe mettere le mani sulle lettere che Aspern scrisse alla sua bellissima amante e musa, Juliana Bordereau (Vanessa Redgrave). Ora la severa guardiana dei loro segreti, Juliana, vive in un palazzo veneziano con sua nipote Tina (Joely Richardson), che lei sembra controllare e che Morton tenta di manipolare. Ma quando l’ambizioso avventuriero si prende gioco dell’affetto di Tina, lei comincia a capire il suo piano.

Venezia 75: il ricco programma. Cuaron, Coen, Guadagnino nel Concorso

Gabriela Bacher ha prodotto The Aspern Papers per Film House Germany’s Summerstorm Entertainment, insieme a Julien Landais per Princeps Films. I produttori esecutivi sono: James Ivory, che ha vinto un Oscar® per la migliore sceneggiatura per Call Me by Your Name, e ha supportato Landais durante la realizzazione; Charles S. Cohen di Cohen Media Group; Charles-Henri de Lobkowicz; François Sarkozy; Christian Angermayer e Klemens Hallmannof Film House Germany; Matthew Helderman, Luke Taylor, e Patrick Depeters of BondIt Media Capital; e Bastien Sirodot, Adrian Politowski e Gilles Waterkeyn di Umedia, che hanno co-prodotto e trattato la post-produzione a Bruxelles.  Bruno Wang è co-produttore esecutivo.

Cohen Media distribuirà il film negli Stati Uniti, mentre ARRI Media si occupa delle vendite internazionali. Il film è stato girato a Venezia nell’estate 2017, con Mestiere Cinema che ha fornito i servizi di produzione.

Venezia 75: omaggio a David Cronenberg, Leone d’oro alla carriera

In omaggio a David Cronenberg, Leone d’oro alla carriera della Mostra di Venezia 2018, sarà presentato al Lido M. Butterfly (1993), su indicazione dello stesso regista che lo considera tra i suoi film più personali, anche se meno fortunato di altri. 

David Cronenberg terrà inoltre una Master Class, condotta da Giulia D’Agnolo Vallan, mercoledì 5 settembre alle ore 15 in Sala Perla 2 (incontro col pubblico).

Butterfly (Usa, 95’) interpretato da Jeremy Irons, John Lone, Barbara Sukowa, Ian Richardson, sarà proiettato in versione originale con sottotitoli italiani giovedì 6 settembre in Sala Grande alle ore 14, a seguire la cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera a David Cronenberg.

Venezia 75: il ricco programma. Cuaron, Coen, Guadagnino nel Concorso

La 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si svolgerà dal 29 agosto all’8 settembre al Lido di Venezia, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Ambientato nella Pechino del 1964, M. Butterfly racconta la vicenda del diplomatico francese René Gallimard (Irons), che si innamora della cantante dell’Opera di Pechino Song Liling (Lone), grande interprete della Madama Butterfly. Gallimard sacrifica la moglie (Sukowa), compromette la carriera, passa alla donna documenti riservati per salvare il figlio che crede di aver avuto da lei. Denunciato dal controspionaggio, al processo scoprirà che Song non solo è una spia, ma è anche un uomo. Ispirato a una storia vera, scritta per il teatro da David Henry Hwang e da lui adattata per lo schermo, M. Butterfly è un melodramma sulla rappresentazione dell’amore, sugli aspetti autodistruttivi delle sue illusioni e sul tema della metamorfosi, caro a Cronenberg: “Sono un uomo che ha amato una donna, creata da un uomo”, dice nel film Gallimard.

Venezia 75: oggi The Sisters Brothers con Joaquin Phoenix e Jake Gyllenhaal

Oggi sarà presentato in concorso a Venezia 75 The Sisters Brothers, commedia wester con protagonisti Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed.

Diretto da Jacques AudiardThe Sisters Brothers racconta di Charlie ed Eli Sisters che vivono in un mondo selvaggio e ostile. Hanno le mani sporche di sangue: sangue di criminali, ma anche di innocenti. Non hanno scrupoli a uccidere. È il loro lavoro. Charlie, il fratello più giovane, è nato per uccidere. Eli, invece, sogna una vita normale. Il Commodoro li ingaggia per scovare un uomo e ucciderlo. Comincia così una spietata caccia dall’Oregon alla California: un viaggio iniziatico che metterà alla prova l’insano legame tra i due fratelli. Un sentiero che condurrà alla loro umanità?

VIDEO CORRELATO _ LE INTERVISTE DA VENEZIA 75

Venezia 75: oggi At eternity’s Gate con Willem Dafoe

Venezia 75: oggi At eternity’s Gate con Willem Dafoe

Oggi sarà presentato in concorso a Venezia 75 At eternity’s Gate, il film diretto da Julian Schnabel con protagonisti Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels Arestrup.
 

Questo film è un insieme di scene ispirate a dipinti di Vincent Van Gogh, eventi della sua vita comunemente accettati come fatti realmente accaduti, dicerie e scene completamente inventate. Il fare arte dà l’opportunità di realizzare qualcosa di concreto, che esprime una ragione di vivere, se esiste una cosa simile. Nonostante tutta la violenza e le tragedie sofferte da Van Gogh nella sua esistenza, non c’è dubbio che abbia vissuto una vita caratterizzata da una magica, profonda comunicazione con la natura e la meraviglia dell’essere. L’opera di Van Gogh è fondamentalmente ottimista. Le convinzioni e la visione alla base del suo singolare punto di vista rendono visibile e fisico ciò che è inesprimibile. Sembra essere andato oltre la morte, incoraggiando gli altri a fare altrettanto.

Questa non è una biografia del pittore realizzata con precisione scientifica. È un film sul significato dell’essere artista. È finzione, e nell’atto di perseguire il nostro obiettivo, se tendiamo verso la luce divina, potremmo addirittura incappare nella verità. L’unico modo di descrivere un’opera d’arte è fare un’opera d’arte. “Riuscire a creare qualcosa di imperfetto, di anomalo, qualcosa che alteri e ricrei la realtà in modo tale che ciò che ne risulta siano anche delle bugie, se si vuole, ma delle bugie più vere della verità letterale”.
(Vincent Van Gogh).

Venezia 75: Michele Riondino sarà il padrino dell’edizione 2018

L’attore Michele Riondino condurrà le serate di apertura e di chiusura della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2018, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

Michele Riondino aprirà la 75. Mostra di Venezia nella serata di mercoledì 29 agosto 2018, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido) in occasione della cerimonia di inaugurazione, e guiderà la cerimonia di chiusura l’8 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali della 75. Mostra.

Venezia 75, dal 29 agosto all’8 settembre

Fonte

Venezia 75: Luca Guadagnino e il cast presentano Suspiria

Venezia 75: Luca Guadagnino e il cast presentano Suspiria

All’incontro con la stampa di Suspiria, presentato in Concorso a Venezia 75, erano presenti Luca Guadagnino e le interpreti Tilda Swinton, Dakota Johnson, Chloë Grace Moretz, Mia Goth e Jessica Harper, la protagonista di Suspiria di Dario Argento, qui impegnata in un ruolo diverso, a quaranta anni di distanza.

Il regista spiega che ha scelto di ambientare il film a Berlino negli anni settanta per i colori che rimandano all’Autunno Tedesco, il corrispettivo dei nostri Anni di Piombo e anche perché tali cromatismi gli suggeriscono in senso d’inconscio che trasmettono i dipinti di Balthus. Inoltre una città divisa da un muro gli ha permesso di lavorare nel modo giusto sul concetto di inclusione-esclusione.

Alla domanda immancabile del perché cimentarsi in un remake, risponde che il suo film non è un rifacimento, bensì una espansione del film di Dario Argento, con una componente politica fortemente accentuata. Aggiunge che uno dei suoi maggiori punti di riferimento è stato Rainer Werner Fassbinder, i cui film hanno creato in lui un vero e proprio shock emotivo. Li considera cibo che permette di avere le intuizioni e adora il modo in cui riusciva a descrivere le donne, rendendole tridimensionali.

Tilda Swinton elogia Guadagnino, dicendo che non era affatto facile descrivere così bene dei personaggi femminili, da parte di uno sguardo maschile, ma sente che il film è stato diretto anche da lei e dalle altre interpreti. Il rischio era di banalizzare e di cadere nei luoghi comuni. Sposta poi il discorso sulle donne regista, ricordando Kira Muratova, recentemente scomparsa e dimenticata. Dice che se fosse venuto a mancare un regista uomo, si sarebbe dato molto più peso alla sua scomparsa.

Afferma poi con orgoglio che il cinema è uno stato libero senza connotazioni di genere.

Tutte le attrici hanno sottolineato come sia stato intrigante e riuscito il lavoro con Guadagnino. Hanno raccontato della difficoltà di recitare con una doppia lingua, inglese e tedesco. Jessica Harper si è sentita superfortunata per essere stata coinvolta in entrambi i film, a quarant’anni di differenza. Ha potuto rivivere una sua ossessione che durava da tanti anni, ha visto tecnologie diverse e ha compreso che i due registi sono due grandi visionari.

Mia Goth ha parlato del lavoro di gruppo, della convivenza del grande albergo utilizzato come set, dello spirito di squadra e del comportarsi come una vera compagnia di danza, con tanto di allenamenti durissimi, riscaldamento e coinvolgimento fisico.

Chloë Grace Moretz dice che cercava da tempo insieme a Guadagnino il progetto giusto sul quale poter collaborare e di essere felice di averlo trovato in Suspiria. Ha potuto trasformarsi come mai aveva fatto prima, di aver affrontato una vera e propria sfida recitando in una lingua con un suono così diverso, lavorando come in teatro, portando avanti 15 pagine di sceneggiatura nella stessa ripresa.

Suspiria ha un cast internazionale di grandissimo livello, tra cui Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Lutz Ebersdorf, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz, Angela Winkler, Sylvie Testud, Renee’ Soutendijk, Ingrid Caven, Malgorzata Bela

Venezia 75: le presentazioni di libri e saggi di cinema al Lido

Venezia 75: le presentazioni di libri e saggi di cinema al Lido

Tra poco più di una settimana Il Primo Uomo di Damien Chazelle inaugurerà Venezia 75, i programmi e le giurie sono stati annunciati e mancano solo i giornalisti e gli appassionati ad affollare le coste del Lido, per dare il via alla nuova edizione della manifestazione cinematografica più antica del mondo.

Quest’anno però il cinema non lo vedremo solo sugli ampi schermi delle sale della Mostra, ma anche sulle pagine dei libri, saggi, raccolte, monografie, che nel corso degli ultimi mesi sono arrivati in libreria, opere scritte da esperti e appassionati di cinema, che per coincidenze fortunate si incontreranno, in occasione di Venezia 75, e che offriranno un calendario di quattro imperdibili appuntamenti con la letteratura di cinema.

Si parte il 29 agosto, subito dopo la conferenza stampa del film d’apertura, con la presentazione di 100 Serie TV in Pillole – Manuale per malati seriali (Movieplayer.it), a partire dalle 15.00, nella Sala Tropicana dell’Hotel Excelsior. Il volume è un manuale per malati seriali, scritto a sei mani da Luca Liguori, Giuseppe Grossi e Antonio Cuomo che comprende le migliori 100 serie televisive degli ultimi trent’anni, dai classici ai successi più recenti.

Il 31 agosto invece toccherà a Star Wars – Il mito dai mille volti, per Golem Libri, il nuovo saggio di Andrea Guglielmino, a partire dalle 15.00 presso l’Italian Pavillion (Hotel Excelsior). Con la prefazione di Oscar Cosulich, il saggio di Guglielmino fa seguito al precedente ‘Antropocinema’, vincitore del Premio Domenico Meccoli Scriveredicinema 2015.

Il 3 settembre invece tocca all’esordiente, nel mondo della saggistica di cinema, Elisa Torsiello, che presenterà il suo Joe Wright. La danza dell’immaginazione, da Jane Austen a Winston Churchill, edito da Bietti. Una monografia completa dell’autore inglese che, con la sua ultima fatica, ha condotto Gary Oldman sul tetto di Hollywood. L’appuntamento è alle 15.00 presso la Sala Taverna dell’Italian Pavillion (Hotel Excelsior).

La serie di appuntamenti di scritti di cinema si chiuderà il 6 settembre, sempre presso la Sala Taverna dell’Italian Pavillion, con la presentazione di Superheroes, edito da Bakemono Lab. Un excursus sui supereroi raccontati al cinema, sui loro conflitti, le loro particolarità, attraverso l’occhio dei sei autori degli altrettanti saggi racconti nel volume. Presenti all’incontro tre dei sei autori, Davide Cantire, Chiara Guida e Cecilia Strazza (gli altri tre sono Federica Aliano, Diego Altobelli e Martina Ponziani).

Venezia 75: le donne, le storie e il tempo della parola

Venezia 75: le donne, le storie e il tempo della parola

Conclusa la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, edizione settantacinque, e in attesa dell’annuncio dei Leoni, è importante riportare alcune considerazioni a seguito delle polemiche che hanno seguito l’annuncio del programma, lo scorso luglio, e di alcune decisioni prese dall’organizzazione in merito ai tempi di lavoro della stampa accreditata.

Quando è stato annunciato il programma della Selezione Ufficiale, lo scorso luglio, molte riviste straniere, in particolare The Hollywood Reporter, si sono scagliate contro Alberto Barbera e il suo Festival a causa della mancanza di donne tra le file dei registi scelti per rappresentare il cinema Mondiale in Mostra. Tale accusa, in “tempo di #MeToo”, è sembrata pretestuosa nonché portatrice di una subdola forma di “razzismo al contrario”, in cui per promuovere la parità di genere sarebbe stata obbligatoria la presenza di registe donne nella Selezione Ufficiale, mentre l’unica donna regista del Concorso è stata Jennifer Kent con la sua opera seconda, The Nightingale.

Il film è diventato il caso degli ultimi giorni di Festival, a causa dell’intervento di uno scriteriato (accreditato stampa) che, a fine proiezione, ha urlato offese personali alla regista per manifestare di non aver gradito affatto il film in questione. La Biennale ha provveduto immediatamente a ritirare l’accredito al soggetto, e l’evento, lungi dal rimanere un episodio da raccontare nei tanti discorsi dei “ti ricordi quella volta che al Festival di Venezia…” dovrebbe rappresentare un punto di partenza per una duplice riflessione. Da una parte è bene riconsiderare i criteri di assegnazione dei badge di accredito, valutando attentamente la professionalità dei richiedenti. Distinzioni e cernite andrebbero fatte a costo di risultare elitari, oltre a dover essere dovuto a tutti i film (ma a tutte le opere d’arte in generale) quel rispetto che si deve all’opera, seppure mediocre, dell’ingegno altrui, ma che ha “molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale” (cit.).

La seconda riflessione che dovrebbe stimolare il commento scellerato è quella culturale: tentare di offendere una donna con l’appellativo che le attribuisce il mestiere più antico del mondo appartiene a una cultura retrograda e medievale che resta attaccata addosso a molte persone, persino inconsapevolmente, e che smaschera la più profonda ignoranza nella persona in questione, che pronuncia quella parola come offesa. Un problema culturale che diventa ancora più grave nel momento in cui, e qui torniamo al primo spunto di riflessione, quest’offesa è urlata da una persona che, stando al badge che ha appeso al collo e che la Biennale gli ha concesso, dovrebbe essere un critico o un giornalista, una persona dunque incaricata di diffondere cultura e informazione.

Segui lo speciale di Cinefilos.it su Venezia 75

Allo spiacevole incidente si aggiunge il fatto che il film della Kent è stato uno dei più brutti (peggio accolto nel complesso dei commenti della stampa) presentati al Lido nella Selezione Ufficiale. L’idea che potrebbe prendere forma è che pur di prendere almeno una donna in concorso, i selezionatori abbiano preso un film non all’altezza del resto della rosa di film scelti, lasciando fuori l’opera magari più completa o interessante di un regista uomo, solo per evitare una polemica che comunque è arrivata. E se sulla carta The Hollywood Reporter poteva avere ragione, basandosi soltanto su numeri e nomi, alla luce della proiezione di tutti i film di Venezia 75, è apparso cristallino che tutta la selezione fosse straordinariamente attenta al mondo femminile, con storie, attrici e interpretazioni che raccontano la donna e le sue storie in diversissimi modi, linguaggi e situazioni, con grande dignità e consapevolezza. Inoltre entrambi i film storici scelti della commissione (One Nation One King e Peterloo) avevano importanti riferimenti al suffragio universale e alla parità di diritti, non un occhio di riguardo ma una visione completa dell’umanità formata da sessi differenti, dunque. Una polemica sterile, dunque, quella che arriva da Oltreoceano e da una società dove il politicamente corretto dopo lo scandalo Weinstein ha sì portato allo scoperto il marcio di Hollywood, ma ha anche generato orrori come l’ostracismo di Woody Allen, solo per fare un nome. La Mostra e la Biennale (organizzazione in cui lavorano per la maggioranza donne) sono l’emblema di come, nel mondo del cinema e del lavoro in generale, siano importanti le competenze, non il sesso. E non dovrebbe esserci bisogno di aggiungere altro.

La particolarità del Concorso di quest’anno è stata la presenza di tanti film molto lunghi, pellicole di oltre due ore, in alcuni casi anche tre ore, che hanno incollato gli accreditati alle poltrone. I film hanno avuto in comune anche una qualità medio alta, che sembra il filo rosso che congiunge almeno le ultime tre edizioni della Mostra. Grandi autori hanno scelto il Lido per presentare i loro nuovi film, di conseguenza, i selezionatori hanno giocato sul sicuro, affidandosi a registi del calibro di Tsukamoto, di Leigh, di Nemes, di Guadagnino, addirittura a Orson Welles nel Fuori Concorso. La mancanza di coraggio nell’andare a scovare autori sconosciuti e nel prediligere filmografie nazionali più fruibili o già amate e conosciute è stata compensata dalla chiara scelta di portare avanti le grandi storie raccontate sullo schermo. E quindi i “film lunghi” tanto nemici del pubblico da Festival, sempre alle prese con incastri di proiezioni e orari tiranni, diventano un modo per spingere alla riflessione, alla parola ponderata, un invito alla riscoperta del piacere di discutere di cinema come fosse davvero arte, senza affannarsi alla corsa al tweet (o al commento rapido su Facebook), abitudine osteggiata anche dall’embargo sui film annunciato a inizio festival, fino alla proiezione ufficiale con pubblico invitato e cast.

Venezia 75 ha quindi rivendicato il tempo della riflessione, e questa necessità di darsi il giusto spazio per meditare e contemplare e poi parlare sembra sempre più urgente nel momento in cui nel corso di manifestazioni importanti come una Mostra Internazionale di Cinema, si verificano episodi come quello, discusso prima, di scellerati che urlano le loro offese “a caldo”, come fossero nella privacy delle loro camere a esprimere un parere non richiesto ad amici distratti (per cui diventa necessario alzare la voce). Il tempo dunque come unità di misura del pensiero, della parola scritta, che dovrebbe, nel caso della critica, non giudicare ma guidare lo spettatore interessato. Le storie si sono prese il loro tempo con i tanti minuti di durata dei film, le parole, grazie anche all’embargo, sono diventate più importanti e hanno manifestato un loro peso.

Il divieto, per la stampa, di commentare il film prima della presentazione ufficiale è stato mutuato dal Festival di Cannes, che a maggio ha stravolto i ritmi di programmazione delle proiezioni per impedire del tutto ai giornalisti di vedere i film prima di cast e invitati. La scelta di Venezia è stata più democratica e si è affidata al buonsenso della stampa stessa. Un festival più democratico quindi, ma apparentemente anche più in salute, stando alla qualità dei titoli presentati e al coraggio di abbracciare le novità tecnologiche e le nuove piattaforme di produzione cinematografica, quelle stesse Netflix e Amazon allontanate dalla kermesse francese e che “rischiano” di finire addirittura nel palmares della settantacinquesima edizione del Festival di cinema più antico del mondo.

Non sappiamo cosa ci riserverà Venezia 76, ma l’augurio è quello di portarci dietro, da questa edizione, la giusta prospettiva sul concetto di parità, il tempo adeguato che rivendica ogni opera d’arte e ogni pensiero scritto, la bellezza di altre storie raccontate sul grande schermo.

Venezia 75: Lady Gaga è arrivata al Lido, è lei la star

Venezia 75: Lady Gaga è arrivata al Lido, è lei la star

Con un arrivo in grande stile, Lady Gaga è sbarcata al Lido e ha messo subito in chiaro che è lei la star della Mostra. Non solo la protagonista del film diretto da Bradley Cooper, ma il vero VIP da fermare, per una foto o un autografo. E Gaga ha dimostrato subito di essere molto propensa alle foto, tanto che non ha risparmiato niente, nemmeno durante il trasbordo in lancia extra lusso sulle rive della lingua di terra che ospita il festival.

Ecco gli scatti di ieri, che hanno immortalato il suo arrivo:

Il film è l’anteprima mondiale più attesa del Festival e ha già raccolto moltissimi fan fuori al Palazzo del Cinema, che hanno passato la notte in strada nella speranza di un autografo o di una foto con Lady Gaga. Ovviamente con lei ci sarà anche Bradley Cooper, che con A Star is Born esordisc e alla regia.

Foto: Just Jared

Venezia 75: la Settimana Internazionale della Critica omaggia Stefano Tamburini

0

La Settimana Internazionale della Critica – sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia – dedica l’immagine della sua trentatreesima edizione all’indimenticabile e folgorante genio creativo di Stefano Tamburini, grafico e narratore per immagini, grande sperimentatore di tecniche e linguaggi – nel fumetto come nella grafica editoriale e pubblicitaria – scomparso prematuramente nella seconda metà degli anni ’80.

Nella sua breve ma intensa carriera, Tamburini ha segnato la storia della grafica italiana e internazionale. L’immagine scelta per rappresentare la Settimana Internazionale della Critica 2018, nata come illustrazione editoriale e pubblicata sul numero 11 della rivista Frigidaire, mostra una delle principali tecniche usate da Tamburini, che saccheggiava magazine di moda e ricreava le immagini con collage di cartoncini colorati, con un occhio ai papier découpé di Matisse e alle illustrazioni pubblicitarie del futurista Fortunato Depero. La scelta di Tamburini ​è un ritorno al futuro con il quale la SIC rende omaggio ad un giovane artista innovativo e avanguardista che quasi quattro decenni fa ha reinventato il mondo delle immagini grafiche con una serie di visionarie “opere prime” sempre straordinarie e dirompenti, ​che ancora ​oggi conservano una sbalorditiva carica di rottura e un’inconsueta freschezza.

Il Delegato Generale della SIC, Giona A. Nazzaro, ha spiegato: ​”Stefano Tamburini incarna le energie più vive e creative del ’77. “Per fare grafica ci vogliono i muscoli”, era solito dichiarare. Il lavoro tamburiniano rappresenta un taglio netto con il passato. Politica, moda, musica, fumetti, grafica: nulla sarà più lo stesso dopo il ciclone Tamburini. Stefano Tamburini è per la grafica e il fumetto in Italia quel che i Sex Pistols sono per la musica: un laboratorio febbrile, pulsante di vita, energia e futuro. Creatore di Ranxerox, autore di inauditi cut-up rumoristi, Tamburini è la primavera di bellezza del ’77. La SIC, omaggiando Stefano Tamburini, consapevolmente vuole creare un ponte fra le urgenze di ieri e le tensioni del miglior cinema di oggi. Un passaggio di consegne. Perché il futuro non è scritto. Tanto meno quello del cinema”. 

Stefano Tamburini (1955 – 1986) – Dopo l’esordio nel 1974 sulla rivista underground Combinazioni, inizia a collaborare come grafico e disegnatore per l’agenzia romana di controinformazione Stampa Alternativa. Tre anni dopo, Tamburini partecipa attivamente alle azioni e alle lotte del Movimento del ‘77, ritraendone gli umori sulle pagine di Cannibale, rivista da lui ideata e realizzata con Massimo Mattioli, Filippo Scozzari, Andrea Pazienza e Tanino Liberatore. Con Liberatore si consolida presto un fruttuoso sodalizio artistico, che porterà alla nascita di Ranxerox, personaggio che gli darà la notorietà. Nel 1980, con Vincenzo Sparagna e Filippo Scozzari fonda il mensile Frigidaire, che diventa per Tamburini una vera e propria palestra di sperimentalismi grafici: dal collage di cartoncini colorati e scarti di stampa recuperati in tipografia all’uso di smalti su foto di moda, dalle fotocopie distorte alla manipolazione di foto polaroid. Per Frigidaire disegna anche fumetti con tecniche non convenzionali, intervenendo pittoricamente su foto di moda o utilizzando fotocopie distorte con la tecnica della Copy Art. Firma, inoltre, con lo pseudonimo di Red Vinyle, una provocatoria rubrica, dove indossa le vesti di un arrogante e spietato critico musicale. Negli stessi anni, si cimenta nella scrittura di alcuni brani, musicati e registrati dal musicista Maurizio Marsico, con cui dà luogo a performance artistico-musicali in locali di tendenza. Mentre la popolarità del suo personaggio Ranxerox cresce sempre più trovando spazio sulle più importanti riviste internazionali di fumetto, l’autore intraprende nuovi percorsi creativi nella pubblicità e nella moda. Nel 1986, all’apice del successo, muore improvvisamente all’età di soli trent’anni.

Venezia 75: Julian Schnabel e Willem Dafoe presentano At Eternity’s Gate

Julian Schnabel inizia dicendo che At Eternity’s Gate non è una biografia, ma un approccio sensoriale. per prepararsi ha letto le lettere, che sono state il punto di partenza del film. Ha visitato il museo d’Orsay a Parigi, per restituire la stessa sensazione di quando si osservano le opere. Voleva restituire la sensazione di accumulazione che si prova dopo essere stati in un museo.

Dice che non si può spiegare il film. Mentre si lavorava allo sviluppo della sceneggiatura si aggiungeva sempre qualcosa. Quando lui ha chiesto all’ attore che fa il pazzo di scegliere e ripetere una parola lui ha scelto “sergente”, ma di non essere sicuro di riuscire a ripeterla.  Schnabel pensa che gli attori sono come foglie al vento.

Il regista è convinto che Van Gogh sia lucido e lo dice dopo aver letto le lettere, osservando i suoi dipinti. Nel film, quando dipinge dice che smette di pensare e il dottore con cui parla gli chiede se è una forma di meditazione. È un misto tra la consapevolezza di non potere avere un rapporto con gli altri e la rassegnazione al fatto di vivere poco.

Willem Dafoe racconta di aver preso appunti per prepararsi al personaggio e di aver  letto le lettere. Anche per lui è lucido, non è in grado di conciliare le sue visioni con la realtà. La malattia è un insegnamento attraverso la quale si può guarire.

Dice di aver letto e poi ha dipinto. Il regista gli ha insegnato a dipingere e la pittura lo ha aiutato a spostare il punto di vista, capendo che è un rapporto con la natura.

Schnabel dice che ha pensato subito a Willem Dafoe, lo conosce da trent’anni, è un attore fisico che aiuta gli altri attori. Tutti gli attori presenti nel cast sono stati la prima scelta, senza ripensamenti.

Schnabel dice che in tutti i dialoghi Van Gogh è una persona diversa, si rapporta diversamente a seconda di chi è l’ interlocutore e questo succede a tutti, voleva fermamente rappresentare questa cosa. Dafoe conferma che è vero, è diverso in ogni situazione. E anche gli altri personaggi sono adattabili. Quando dipinge esce fuori l’interiorità.

Alla domanda sull’ipotesi dell’uccisione di Van Gogh o di suicidio, il regista e lo sceneggiatore rispondono che non ci sono testimonianze sulla sua morte. La pistola non è stata mai ritrovata, e risulta strano suicidarsi e poi nascondere l’arma. Ha dipinto fino all’ultimo ogni giorno, non era depresso, cupo. Nel film inoltre si dice che gli appunti potrebbero essere veri ma non è una certezza. La persona che ha aiutato nelle ricerche, di enorme esperienza e credibilità, non aveva certo bisogno di notizie sensazionalistiche. Schnabel sostiene che il punto non è se si è trattato di suicidio. Ma le sue ultime parole sono state: non dare la colpa a nessun altro.

È stato chiesto se la conversazione con il prete su Gesù sia reale e se Van Gogh si considerava Gesu.

Schnabel dice che era molto religioso e conosceva benissimo la bibbia, per lui Gesù era un grande lavoratore e in questo sicuramente si identificava con lui. Ma nessuno era presente durante quella conversazione. È bello che dica che anche di Gesù si è cominciato a parlare trent’anni dopo la morte.

Venezia 75: Joel e Ethan Coen raccontano The Ballad of Buster Scruggs

Joel e Ethan Coen incontrano la stampa in una sala dell’hotel Excelsior, in compagnie di alcuni attori del cast, Tim Blake Nelson, il pistolero Buster Scrugs, Harry Melling il torso umano e Bill Heck il colone in cerca di moglie. I due fratelli raccontano di essere grandi appassionati di film di genere e in particolare di western fin da quando erano bambini. Ricordano di averne fatto grandi abbuffate al cinema e in televisione.

In particolare gli torna alla memoria un giorno, in occasione di una festività ebraica, durante il quale non entrarono a scuola, per intrufolarsi di nascosto in un cinema a vedere un film western. Vennero scoperti e puniti dal preside. Vedevano ogni film possibile su quel genere a loro così caro, ma in particolare erano affascinati dalle opere di Sergio Leone, che nella nuova loro fatica a quattro mani viene citato e omaggiato più volte. Affermano con sicurezza che The Ballad of Buster Scruggs non é mai stato un progetto di serie televisiva, nonostante la produzione Netflix. Ci tengono a sottolineare che si tratta di un equivoco e che la decisione di fare un film a episodi é stata una ferma idea fin dall’inizio, colpiti oltretutto da tante opere similari degli anni sessanta e settanta, in cui diversi registi lavoravano attorno a un tema comune L’idea di rendere la struttura come quella di un libro illustrato è stata per loro funzionale all’organizzazione delle sei differenti storie.

Ma non hanno utilizzato un libro realmente esistente, bensì ne hanno inventato uno, appositamente progettato per contenere i loro racconti, corredandolo poi di bellissime e colorate illustrazioni in fase di post-produzione. Gli viene domandato se credono e sono fiduciosi al ritorno del genere western, soprattutto dopo il successo dei film di Quentin Tarantino. Loro rispondono che non si sono mai visti tanti film western come in questi ultimi anni, neanche negli anni d’oro. A riprova di questo, dicono che mentre giravano, nelle stesse location, erano impegnate diverse troupe di altri film.

Venezia 75: Jennifer Kent presenta The Nightingale

Venezia 75: Jennifer Kent presenta The Nightingale

In apertura di conferenza stampa, viene domandato alle regista Jenifer Kent come e perché abbia scelto di raccontare la storia di The Nightingale, dopo il grande successo del suo film precedente Babadook.

Lei risponde che le sono stati proposti tanti progetti, ma che è fondamentale concentrarsi su storie che la interessano profondamente, altrimenti ci si annoia e si perde l’entusiasmo. Inoltre ci teneva a lavorare su un tema attuale, contemporaneo, nonostante la storia si svolga ai tempi del colonialismo.

È stata intrigata dall’entrare in un mondo completamente diverso, non volendo necessariamente creare un dramma sociale, bensì un mito con uno sguardo molto personale, con tanti riferimenti all’attualità.

Aisling Franciosi, la protagonista del film, di origini italiano-irlandesi e che parla la nostra lingua in maniera perfetta, ha detto che dopo aver letto poche pagine ha sentito che doveva essere parte di questo film assolutamente. Ritiene che sia onesto e commovente e che solamente un’artista del calibro di Jennifer Kent poteva scrivere un film così.

Per prepararsi bene a interpretare il ruolo ha studiato a lungo i traumi da stupro, confrontandosi e parlando con vittime reali, per capire bene cosa possa significare vivere con un trauma così terribile.

Sam Claflin, il perfido ufficiale inglese, assassino e stupratore, racconta che è stato difficile interpretare un personaggio così abbietto e di come si sia dovuto mettere completamente in gioco. Confessa di non conoscere cosa era realmente successo nelle colonie in Australia e della brutalità raggiunta. Si vergogna, ma trova necessario raccontarlo, per fornire una necessaria lezione di storia.

L’attore aborigeno Baykali Ganambarr si è sentito sorpreso di imbattersi in un progetto estremamente onesto e trasparente sul dramma vissuto dalla sua gente. Si sente felice di rappresentare il suo popolo. Nel lavoro è stato aiutato molto dagli altri attori del cast, facendolo sentire a suo agio e che gli hanno permesso di fornire un personaggio riuscito e realistico.

Si fa poi riferimento agli insulti sessisti e violenti esternati da uno spettatore durante la proiezione stampa. Jennifer Kent afferma di essere orgogliosa del suo lavoro e che, a tali reazioni fuori luogo, è fondamentale reagire con amore e compassione. E sono buia ignoranza.

Venezia 75: Jacques Audiard presenta The Sisters Brothers

Venezia 75: Jacques Audiard presenta The Sisters Brothers

Alla conferenza stampa di The Sisters Brothers era presente il regista Jacques Audiard, lo sceneggiatore Thomas Bidegain, il compositore Alexandre Desplat, e solamente uno degli attori, John C. Reilly.

Il regista racconta che la genesi dell’idea del film parte dal libro di Patrick deWitt, da lui letto in precedenza, ma che mai avrebbe pensato di portare sullo schermo, perché ambientato nel far west, cosa della quale non è mai stato un grande appassionato. Ma quando gli è stato proposto il progetto, ha accettato con entusiasmo, con l’idea di uscire dagli schemi e di lavorare in maniera del tutto personale.

È rimasto colpito soprattutto dall’emotività dei personaggi descritti nel libro, intuendo di poter costruire lo script dando risalto soprattutto a questo. Il romanzo conteneva poi invenzioni ed elementi irresistibili, che ha voluto tenere e portare nel film. Lo reputa un romanzo di formazione, incentrato su due fratelli rimasti bloccati all’età di dodici anni e di averlo voluto trasformare in un film basato sui rapporti e sulla continua ricerca della felicità.

Audiard ha escluso nel modo più categorico di non ispirarsi a Sergio Leone o altri maestri del genere western, di non aver cercato riferimenti precisi. Non voleva fare un film western, bensì una fiaba.

Forse l’unico lontano riferimento può essere stato per lui La notte del cacciatore di Charles Laughton, film del 1955 con Robert Mitchum.

Desplat racconta di come ha cercato in tutti modi di comporre una musica da western che non fosse troppo western, cercando una via di fuga senza rimanere in trappola. Mentre Bidegain ha confermato l’impostazione e le idee di Audriard, con il quale ha scritto il film.

John C. Reilly dice di aver letto il manoscritto del libro prima della pubblicazione, rimanendo entusiasta e sognando di portare sullo schermo quel personaggio creato su misura per lui.

Ci si riconosce pienamente e trova vincente la chiave inusuale su cui si costruisce tutta la storia. Spende grandi complimenti per il suo collega Joaquin Phoenix, reputandolo un grandissimo e scrupoloso attore, ossessionato dalla verità.

Reilly ha poi scherzato sui suoi rapporti con i vari animali sul set, lamentandosi del suo cavallo che petava in continuazione e raccomandando che con i ragni bisogna restare fermi e molto calmi, soprattutto quando ti camminano sulla faccia e stanno per entrarti in bocca, come succede al suo personaggio nel film.

Venezia 75: Incontro con Francesco Zippel, regista di Friedkin Uncut

VIDEO CORRELATI

Friedkin Uncut, documentario del giovane regista/documentarista Francesco Zippel, è stato presentato nella sezione Venezia Classici alla 75esima edizione della Mostra del Cinema.

William Friedkin come non lo avete mai visto, simpatico, allegro e goliardico, il papà de L’Esorcista si mette a nudo in un documentario colmo di interviste dei grandi nomi dei protagonisti del cinema, tutti vogliosi di lasciare una testimonianza di cosa rappresenti il lavoro del regista per loro. Testimonianze di Francis Ford Coppola, Quentin Tarantino, Wes Anderson, Matthew McConaughey e molti altri, impreziosiscono questo viaggio all’interno della carriera di Friedkin facendoci scoprire l’uomo dietro l’artista.

Abbiamo incontrato Francesco Zippel che firma la regia di questo lungometraggio e che ha passato con Friedkin circa un anno tra Stati Uniti e Italia.

Come è nata la vostra collaborazione?

“Ho conosciuto il regista due anni fa quando mi ha chiesto di collaborare con lui come producer per il suo ultimo film su Padre Amorth. Mentre eravamo insieme a Los Angeles, per finire il montaggio, ogni giorno, a pranzo o durante una pausa, raccontava episodi e aneddoti incredibili. Tutti hanno iniziato a dirgli che avrebbe dovuto fare un documentario, così mi sono subito proposto. Con mio grande stupore, ha accettato subito. I tempi sono stati lunghi, soprattutto per via di tutte le interviste che ho voluto realizzare e gran parte dei miei intervistati era su un set, ma nessuno mi ha dato un no come risposta. Matthew McConaughey mi ha addirittura chiesto di aspettarlo perché doveva molto della sua carriera al regista.”  

friedkin uncutC’è un altro aneddoto simpatico che ci puoi raccontare?

“Per esempio Quentin Tarantino vive nella casa di Los Angeles che fu di Friedkin negli anni ’70, l’intervista che vedete nel documentario, è stata girata nella sua sala cinema privata ricavata dal vecchio garage di casa. Oltretutto Tarantino è un grande fan e ha una collezione esclusivamente in pellicola, perché odia il digitale, di tutti i suoi film che custodisce gelosamente.”

Che cos’è il male per questo regista?

“Il male per lui è una curiosità. Qualsiasi scelta artistica possa aver fatto nella sua carriera è sempre stata generata da una curiosità specifica nei confronti di qualcosa. Il male per lui è il modo in cui ognuno di noi può decidere di comportarsi o di indirizzare la propria esistenza, è uno degli elementi ontologici che a lui interessano, al quale lega anche l’aspetto religioso. Spesso nelle sue opere lega il bene al male e a come ognuno di noi interpreti questi sentimenti, è un’analisi del male che nasce dalla sua sete di conoscenza e curiosità sugli innumerevoli aspetti della vita”.

L’Esorcista è ancora un evergreen?

Ellen Burstyn mi ha detto che di film dell’orrore che vogliono a tutti i costi spaventare ne vediamo tanti negli ultimi tempi, ma quello che differenzia le opere di Friedkin, come detto anche da Wes Anderson, è che nei suoi film non accade nulla di particolare, c’è un racconto veristico molto semplice, poi ad un certo punto la narrazione ha un twist degenerativo e tutto si evolve in maniera inaspettata. Questa caratteristica, unita all’idea che ognuno di noi ha del male e di quello che può innestarsi nell’animo e nella testa delle persone, credo sia un elemento stimolante. Per questo ancora oggi L’Esorcista è un evergreen.”

Venezia 75: in arrivo Suspiria di Guadagnino e The Sisters Brothers di Audiard

A poche ore dall’annuncio del film d’apertura della 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia Variety, ecco arrivare tramite la notizia (ormai certa) dell’arrivo al Lido di altri due titoli, probabilmente inseriti nel concorso ufficiale.

Il primo è Suspiria di Luca Guadagnino, con Dakota Johnson, Chloe Grace Moretz e Tilda Swinton, mentre il secondo è The Sisters Brothers, ultimo lavoro di Jaques Audiard (Un sapore di ruggine e ossa) che vede protagonisti Jake Gyllenhaal e Joaquin Phoenix.

La fonte parla anche di altri titoli papabili, come Beautiful Boy con Timothée Chalamet e Steve Carell (dal regista di Alabama Monroe, Felix Van Groeningen), Roma di Alfonso Cuaron (prodotto originale Netflix), Norway di Paul GreengrassThe Favourite di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Peterloo di Mike Leigh e A Star is Born di e con Bradley Cooper.

In programma dal 29 agosto all’ 8 settembre 2018, la Mostra del Cinema avrà come presidente di giuria il regista Guillermo Del Toro.

Venezia 75: First Man di Damien Chazelle sarà il film d’apertura

Venezia 75: il ricco programma. Cuaron, Coen, Guadagnino nel Concorso

Alberto Barbera e Paolo Baratta hanno presentato il programma completo di Venezia 75, l’edizione 2018 della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia che si svolgerà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre.

In apertura, il Presidente Baratta ha anticipato le due iniziative che celebrano il 75° anni della manifestazione. Il primo è una Mostra di “compleanno”, curata da Alberto Barbera, e la seconda è una ricerca in forma di volume sulla storia della Mostra stessa. Barbera invece esordisce con i ringraziamenti, preannunciando, prima di passare a sfogliare con i presenti tutto il programma, che l’edizione di quest’anno conta tanti film di genere che sono anche film d’autore, con spazio a grandi nomi ma anche a esordienti e scommesse su opere prime e seconde. L’attenzione ai generi conferma anche la tendenza degli anni passati, che hanno visto la presenza in concorso di film come La la Land e Ammore e Malavita.

La prima novità della selezione ufficiale è che Cinema in Giardino diventa Sconfini, e presenta i primi nomi interessanti, dal ritorno di Gipi al cinema con Il ragazzo più felice del mondo al documentario di Francesco Patierno intitolato Camorra, passando per la Extended Cut di The Tree of Life di Terrence Malick in anteprima mondiale e in uscita per la Criterion Collection. La sezione Orizzonti aprirà con la storia di Cucchi, Sulla mia pelle, con Alessandro Borghi, diretto da Alessio Cremonini.

La presentazione del Fuori Concorso inizia invece con l’annuncio dell’Evento Speciale, The Other Side of the Wind di Orson Welles, il film mai completato del grande genio, il cui completamento è stato promosso prima di tutto da Frank Marshall, storico produttore di Welles stesso. Ci sarà anche L’amica geniale, serie HBO/Rai/Wildeside, girata da Saverio Costanzo, basata sui romanzi di Elena Ferrante, in un’operazione simile a quella portata avanti con The Young Pope di Paolo Sorrentino, due anni fa. Sempre nella sezione Fuori Concorso, per la categoria Non Fiction, arriva anche il nuovo film di Errol Morris, l’attualissimo American Dharma, ma anche il documentario 1938 Diversi, un’indagine sulle Leggi Razziali che, ancora, si rivelano attuali. Ma la sezione dà spazio anche a grandissimi nomi, come Tsai Ming-liang e Fredrerick Wiseman.

Il Fuori Concorso Fiction si apre invece con l’italiano Roberto Andò, Una Storia senza nome, su cinema e politica, e con lui anche l’autobiografico Les Estivants di Valeria Bruni Tedeschi. Poi c’è il grande titolo hollywoodiano, già annunciato, A Star Is Born, esordio di Bradley Cooper dietro alla macchina da presa. Torna anche Dupras, che nel 2016 era in concorso con Il Cittadino Illustre (Coppa Volti), e torna Trapero, dopo la migliore regia nel 2015 con El Clan, con La Quietud. Sempre nella stessa sezione, sarà di nuovo al Lido Zhang Yimou, con un film di genere in costume, dopo i due Leoni d’Oro nella storia del Festival.

Il Concorso di Venezia 75 apre con First Man di Damien Chazelle, che a Venezia presentò La la Land, e che adesso torna con Ryan Gosling per il suo terzo film. Assayas porta la commedia nel Concorso con Doubles Vies, mentre Audiard il western con The Sisters Brothers. Il genere si replica con i Fratelli Coen, prodotto da Netflix, The Ballad of Buster Cruggs, sei episodi diversi, per tono e generi, un film anche sulla morte della mitologia del western e sull’America contemporanea. Torna al Lido anche Brady Corbet con Vox Lux, dopo il successo, sempre a Venezia, de L’Infanzia di un Capo. Anche Alfonso Cuaron torna alla manifestazione veneziana con Roma, film autobiografico in bianco e nero, anche questo acquistato da Netflix. Una lunga produzione per una storia che racconta l’adolescenza del regista messicano. Più serio il tono di Paul Greengrass che racconta il terribile attacco neonazista in Norvegia del 22 luglio 2011, con 22 July. Nel Concorso anche Suspiria di Luca Guadagnino, remake ma anche progetto personalissimo, a detta di Barbera il più ambizioso del regista, con una straordinaria Tilda SwintonFlorian Henckel von Donnersmarck, premio Oscar per Le Vite degli Altri, torna con un film ambientato nella Germania divisa, un film sull’arte e sul valore della storia, dal titolo Opera senza Autore. L’australiana di Babadook, Jennifer Kent, presenta in concorso la sua opera seconda, The Nightingale, film storico su una donna che persegue la sua vendetta. Yorgos Lanthimos e Mike Leigh portano al festival due film storici, da una parte intrighi di corte, dall’altra una riflessione sul potere in una repressione sanguinosa rimossa dalla storia inglese. Dopo Il Giovane Favoloso, Mario Martone torna a Venezia con Capri-Revolution, con Marianna Fontana, in cui una pastorella dell’isola entra in contatto con una società proto-hippie degli anni ’10, mentre Roberto Minervini, documentarista italiano che vive negli USA, racconta il razzismo della società americana contemporanea. Barbera ha scelto anche un altro Premio Oscar, László Nemes, che dopo Il Figlio di Saul porta al Lido Sunset, film fondato sulla partecipazione dello spettatore. Carlos Reygadas, abitudinario di Cannes, sbarca al Lido con un nuovo tassello nel suo linguaggio cinematografico, con tutti elementi realistici. Julian Schnabel racconta invece con grande ambizione quello che c’era dentro alla testa di Vincent Van Gogh, in un’indagine di sugli ultimi anni del pittore. Torna anche Shinya Tsukamoto con un film di samurai decisamente atipico (il protagonista si scopre incapace di uccidere).

Il programma, nella sua complessità, sembra ricalcare il percorso degli anni precedenti, con tanto spazio ai grandi autori affermati, ma con un occhio anche a opere prime e secondo, persino nel concorso. Il giudizio di Barbera sul cinema italiano è quello di una realtà propositiva e in movimento, giudizio attendibile dal momento che la commissione ha visionato circa 150 titoli presentato dal nostro Paese, scegliendo, per il concorso, Martone, Minervini e Guadagnino. A differenza di Cannes, Venezia presenta ben sei titoli importanti provenienti da Netflix, un approccio molto differente alla piattaforma, che però Barbera giustifica parlando delle leggi precise che in Francia regolano il passaggio in streaming dei film dopo l’uscita in sala.

IL PROGRAMMA COMPLETO

CONCORSO UFFICIALE

– First Man di Damien Chazelle (Film d’apertura)

– The Mountain di Rick Alverson

– Doubles Vies di Olivier Assayas

– The Sisters Brothers di Jacques Audiard

– The Ballad of Buster Scruggs di Joel e Etan Coen

– Vox Lux di Brady Corbet

– Roma di Alfonso Cuarón

– 22 July di Paul Greengrass

– Suspiria di Luca Guadagnino

– Werk Ohne Autor (Opera senza autore) di Florian Henckel von Donnersmarck

– The Nightingale di Jennifer Kent

– The Favourite di Yorgos Lanthimos

– Peterloo di Mike Leigh

– Capri-Revolution di Mario Martone

– What You Gonna Do When the World’s On Fire di Roberto Minervini

– Napszállta (Sunset) di László Nemes

– Frères Ennemis di David Oelhoffen

– Nuestro Tiempo di Carlos Reygadas

– At Eternity’s Gate di Julian Schnabel

– Acusada di Gonzalo Tobal

– Zan (Killing) di Shin’ya Tsukamoto

ORIZZONTI

– Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (Film d’apertura)

– Kraben Rau (Manta Ray) di Phuttiphong Aaronpheng

– Soni di Ivan Ayr

– Ozen (The River) di Emir Baigazin

– La noche de 12 años di Alvaro Brechner

– Deslembro di Flavia Castro

– Anons (The Announcement) di Mahmut Fazil Coşkun

– Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio

– Charlie Says di Mary Harron

– Amanda di Mikhael Hers

– Yom Adaatou Zoli (The Day I Lost My Shadow) di Soudade Kaadan

– L’Enkas di Sarah Marx

– The Man Who Surprised Everyone di Natasha Merkulova e Aleksy Chupov

– Kukumbu Tubuh Indakuhn (Memories of My Body) di Garin Nugroho

– As I Lay Dying di Mostafa Sayyari

– La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi

– Erom (Stripped) di Yaron Shani

– Jinpa di Pema Tseden

– Tel Aviv On Fire di Sameh Zaobi

– Un Peuple et son roi di Pierre Schoeller

– La quietud di Pablo Trapero

– Ying (Shadow di Zhang Yimou

– Dragged Across Concrete di S. Craig Zahler

FUORI CONCORSO (fiction)

– A Star Is Born di Bradley Cooper

– Una storia senza nome di Roberto Andò

– Mi obra maestra di Gastón Duprat

– A Tramway in Jerusalem di Amos Gitai

FUORI CONCORSO (documentari)

– A Letter to a Friend in Gaza di Amos Gitai

– Aquarela di Victor Kossakovski

– El Pepe – Una vida suprema di Emir Kusturica

– Process di Sergei Loznitsa

– Carmine Street Guitars di Ron Mann

– Isis, Tomorrow. We Lost Souls of Mosul di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi

– American Dharma di Errol Morris

– Introduzione all’oscuro di Gaston Solnicki

– 1938 diversi di Giorgio Treves

– Ni De Lian (Your Face) di Tsai Min-Liang

– Monrovia, Indiana di Frederick Wiseman

SCONFINI

– Blood Kin di Ramin Bahrani

– Il banchiere anarchico di Giulio Base

– Il ragazzo più felice del mondo di Gipi

– Arrivederci Saigon di Wilma Labate

– The Tree of Life Extended Cut di Terrence Malick

– L’Heure de la sortie di Sébastien Marnier

– Magic Lantern di Amir Naderi

– Camorra di Francesco Patierno

PROIEZIONI SPECIALI

– The Other Side of the Wind di Orson Welles

– They’ll Love Me When I’m Dead di Morgan Neville

– L’amica geniale di Saverio Costanzo (primi due episodi)

– Il diario di Angela – Noi due cineasti di Yervant Gianikian

BIENNALE COLLEGE

– Deva di Petra Szocs

– Yuva di Emre Yeksan

– Zen sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri

La 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si svolgerà dal 29 agosto all’8 settembre 2018. Guillermo Del Toro sarà il Presidente della Giuria del Concorso, mentre Vanessa Redgrave riceverà il Leone d’Oro alla carriera. Michele Riondino sarà il padrino del Festival, presentando le cerimonie di apertura e di chiusura.

Venezia 75: il palmares delle Giornate degli Autori

Venezia 75: il palmares delle Giornate degli Autori

Da Toni Servillo a David Cronenberg, da Rithy Panh a Jonas Carpignano, da Adriano Panatta a Donpasta, da Marina Abramovic a Anne De Carbuccia, da Jasmine Trinca a Luca Marinelli, da Mario Martone (Premio SIAE alla creatività) ad Alexander Kluge, da Michele Riondino a Carolina Crescentini, da Ramin Bahrani a Luigi Lo Cascio fino ai vincitori dell’anno – Claire Burger, Valerio Mieli, Sudabeh Mortezai – sono moltissimi i personaggi che hanno accompagnato e festeggiato le Giornate degli Autori nel suo 15 compleanno, il primo che segna il confine dall’infanzia all’adolescenza. Proprio per questo nel palmarès dei film delle Giornate ci manca oggi un nome che insieme a noi e alla Mostra è cresciuto nel corso degli anni: quello di Teresa Mangiacapre, infaticabile organizzatrice di iniziative in ricordo di Lina e che quest’anno avrebbero trovato la giusta conferma nella splendida affermazione delle donne registe a Venezia.

I numeri delle Giornate sono la conferma di un successo che va dall’affezione del pubblico (oltre 7500 spettatori con molte proiezioni sold-out e una crescita di 6%, sulla scia di un’affermazione di tutte le sezioni della Mostra) alla vitalità e ospitalità della Villa degli Autori. Sono stati 18 gli incontri e gli omaggi organizzati  in 11 giorni e notti fittissimi di momenti conviviali e di dialogo. Gli eventi ospitati e realizzati sono 25 per 30 film tra lunghi e corti, comprese le 5 opere prime della selezione e i moltissimi titoli firmati da registe donne. E’ un racconto che è stato illustrato nella nostra gallery ufficiale (più di 200 foto pubblicate a partire da 4500 scatti, tra cui l’allegra sequenza dei 60 “pugilatori” che sul nostro backdrop hanno sfilato con combattivi guantoni rossi), dai commenti su facebook e instagram (una crescita esponenziale, fino al 97% rispetto a un anno fa). E che, grazie all’impegno di I Club e Tino Eventi, si è tradotto in trecentosessanta bottiglie di prosecco stappate, duecentoquaranta bottiglie di vino, settecentoventi bottiglie di birra. Oltre tremila sono stati i caffè serviti agli ospiti e al pubblico della Villa e tremiladuecentocinquanta le bottiglie d’acqua tra aperitivi, cocktail, cene e feste. “Una lista di numeri ovviamente non racconta tutto il senso della nostra proposta – dice il Delegato delle Giornate, Giorgio Gosetti – Ma racconta uno spirito diverso che caratterizza il nostro programma e che è stato reso possibile grazie all’impegno di tanti, le associazioni degli autori italiani (Anac e 100autori in primis). Portiamo alla Mostra lo spettacolo dell’intelligenza, registi che da vere promesse stanno diventando protagonisti, voci di culture lontane e diverse, coraggio di percorrere vie nuove e talvolta – grazie a maestri riconosciuti – voglia di rimettersi in gioco con proposte diverse. Ma inseriamo, nel mosaico vitale e bellissimo della Mostra, il sale della diversità, a partire dalle occasioni di incontro che la Villa degli Autori ha offerto a tutti i creativi del cinema mondiale. Nel rispetto e nella difesa di quel diritto d’autore oggi minacciato fin nel cuore del Parlamento Europeo che dovrebbe essere custode della tutela dei diritti e che invece il 12 settembre rischia di ignorare le voci degli artisti. Anche per loro abbiamo realizzato questa edizione delle Giornate e per loro continueremo a combattere con le armi dello spettacolo, dell’indipendenza, della passione”.

Di seguito tutti i vincitori delle Giornate degli Autori a Venezia 75

Premio del Pubblico BNL a Ricordi? di Valerio Mieli (Italia, Francia)

GdA Director’s Award a C’est ça l’amour di Claire Burger (Francia)

La giuria, presieduta da Jonas Carpignano, era composta da ventotto giovani europei, uno per ogni paese della comunità, partecipanti al progetto 28 Times Cinema.

Motivazione: Il film di Claire Burger è un racconto estremamente coinvolgente sulle situazioni difficili in cui ci pone la vita, sia che ci confrontiamo con la fine di un matrimonio, sia che ci venga spezzato il cuore per la prima volta. Abbiamo scelto questo film per la sua tenerezza e per la straordinaria padronanza tecnica che la regista dimostra nel tenere sotto controllo tutti gli elementi del film.

Premio Label Europa Cinemas a Joy di Sudabeh Mortezai (Austria)

Motivazione: Joy è un film commovente e realizzato con grande cura, che affronta il traffico sessuale, una piaga che colpisce tutta l’Europa. Il film possiede uno stile documentario che ne fa risplendere autenticità e credibilità. In questo modo riusciamo a comprendere la vita quotidiana della protagonista, Joy, le sue lotte e la ricerca di dignità nelle complesse dinamiche di potere presenti in un mondo parallelo al nostro. Il film provocherà un dibattito ovunque sarà visto, e siamo lieti che questo premio possa favorirne la diffusione in Europa.

Hearst Film Award – Best Female Director a Sudabeh Mortezai per Joy (Austria)

Motivazione: Ci sono immigrati che anche i razzisti tollerano senza problemi. Sono le donne come Joy, prostitute bambine ridotte a schiave. Accade oggi nell’Austria governata dalla destra. Ma non è diverso da ciò che accade in Italia, qui e ora. Joy ci chiede di non chiudere gli occhi sulla realtà.

NUOVOIMAIE Talent Award a Linda Caridi per Ricordi? di Valerio Mieli (Italia, Francia)

Queer Lion Award a José di Li Cheng (Guatemala)

Motivazione: Scritto in maniera sensibile, splendidamente interpretato, questo ritratto appassionato del viaggio di un giovane alla ricerca dell’appagamento emotivo, mostra la complessità di una relazione omosessuale sullo sfondo della dura vita nel Guatemala contemporaneo.

Menzione Speciale Premio FEDIC a Ricordi? di Valerio Mieli (Italia, Francia)

Motivazione: Quando il cinema diventa poesia. Ricerca dell’amore fra felicità e sofferenze, ricordi, emozioni, colori che simboleggiano gioia ma anche mal di vivere, nostalgia di momenti vissuti e speranze, in un incontro fra giovani che si innamorano, si lasciano e … .

Menzione FEDIC – Il Giornale del Cibo a I Villani di Daniele De Michele (Italia)

Motivazione: Senza l’uomo la terra non c’è più “dice la canzone di chiusura di questo documentario che, dalla Sicilia al Trentino, con la voce di alcuni agricoltori, pastori e pescatori, descrive il loro duro lavoro, rivolto anche a conservare la tradizione della cucina italiana, che è un patrimonio ma anche un atto d’amore, come testimonia il pranzo fra i protagonisti, fra sudore, gioia e senso di
gratificazione.

Venezia 75: il grande giorno di Suspiria di Luca Guadagnino

Venezia 75: il grande giorno di Suspiria di Luca Guadagnino

E’ oggi il grande giorno della premiere di Suspiria di Luca Guadagnino, l’atteso remake del cult  di Dario Argento con protagonisti Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Chloë Grace Moretz.

Il regista in merito al film ha commentato “Ogni film che realizzo è come un esordio per me: un nuovo inizio che parte dalle memorie che hanno costruito il mio immaginario. A dieci anni, a Cesenatico, ebbi l’epifania di Suspiria: un poster in un cinema chiuso. Trentasette anni dopo debutto al cinema (dell’orrore) grazie al potere evocativo di Dario Argento, capace di scatenare gli immaginari. Suspiria nasce nel 1976 ed esce nel 1977. Il nostro Suspiria è ambientato nel 1977, un anno fecondo per le rivoluzioni femminili-femministe.

In un’accademia di danza di fama mondiale si muove una presenza oscura, che inghiottirà il direttore artistico della troupe, una ballerina ambiziosa e uno psicoterapeuta in lutto. Qualcuno soccomberà all’incubo. Altri, alla fine, si sveglieranno.

Suspiria ha un cast internazionale di grandissimo livello, tra cui Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Lutz Ebersdorf, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz, Angela Winkler, Sylvie Testud, Renee’ Soutendijk, Ingrid Caven, Malgorzata Bela

Venezia 75: Il Golem – come venne al mondo, film di pre-apertura

Venezia 75: Il Golem – come venne al mondo, film di pre-apertura

Il classico del cinema muto Il Golem – Come venne al mondo (Der Golem – Wie er in die Welt kam, 1920), scritto e diretto da Paul Wegener, è il film scelto per la serata di Pre-apertura di martedì 28 agosto della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si terrà nella Sala Darsena (Palazzo del Cinema) al Lido.

Il Golem sarà proiettato in una nuova copia digitale tratta dal negativo originale ritenuto perduto, con un restauro in 4K a cura della Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung di Wiesbaden (Germania) e della Cinémathèque Royale de Belgique (Cinematek) di Bruxelles, presentato in prima mondiale. Il restauro digitale è stato eseguito dall’Immagine Ritrovata di Bologna.

La proiezione de Il Golem sarà sonorizzata con la musica originale del maestro Admir Shkurtaj commissionata dalla Biennale di Venezia, eseguita dal vivo dal Mesimèr Ensemble così composto: Hersjana Matmuja (soprano), Giorgio Distante (tromba in sib, tromba midi), Pino Basile (cupafon – set di tamburi a frizione, percussioni, ocarina), Vanessa Sotgiù (sintetizzatore, pianoforte), Iacopo Conoci (violoncello), Admir Shkurtaj (direzione, elettronica, fisarmonica, pianoforte).

La 75. Mostra del Cinema di Venezia si terrà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre 2018 diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Venezia 75: il Festival chiede l'”embargo” alla stampa

Venezia 75: il Festival chiede l'”embargo” alla stampa

La scorsa primavera la stampa di settore di tutto il mondo, in partenza per il Festival di Cannes, si rivoltò contro la kermesse francese: l’organizzazione aveva rimosso le proiezioni anticipate per la stampa, per evitare commenti severi e stroncature, con tweet rapidi e commenti social sbrigativi. Adesso anche Venezia 75 annuncia di voler tutelare i propri film in selezione dalla feroce “critica dei click”, proponendo un embargo che durerà dalla proiezione anticipata per la stampa (non viene così modificato il ritmo di lavoro dei giornalisti al Lido) fino alla proiezione ufficiale con pubblico e cast. Nessun commento, nessuna dichiarazione social, niente di niente sui film visti in mattinata durante i dieci giorni del festival. 

Ecco cosa si legge nel comunicato ufficiale di Venezia 75:

Le trasformazioni intervenute nel mondo della comunicazione, in conseguenza delle nuove tecnologie e della diffusione dei social, hanno alterato la tradizionale scansione dei tempi intercorrenti tra l’uscita dei commenti della stampa, e l’avvio delle proiezioni per il pubblico.

Le anticipate stampa hanno storicamente consentito ai giornalisti, partner essenziali di un festival, il tempo necessario per un proficuo lavoro. I loro commenti, all’epoca della sola carta stampata, sarebbero usciti il giorno dopo e comunque dopo la prima proiezione al pubblico.

La volontà di mantenere l’anticipata stampa per ciascun film della Mostra, e per contro l’opportunità di conservare la tradizionale scansione di tempi tra prima proiezione e primi commenti, possono essere conciliate solo dall’impegno dei giornalisti ad osservare il rispetto dell’embargo sino al momento dell’inizio della prima proiezione ufficiale al pubblico di ogni film.

Il “problema”, a Cannes, è stato gestito bene dalla stampa dopo i primi giorni di rodaggio, chissà se a Venezia 75, a film visto, la stampa riuscirà ad andare in contro alle esigenze dell’organizzazione, mantenendo fede all’embargo annunciato oggi.

Venezia 75: i premi collaterali della Fondazione Ente dello Spettacolo

VIDEO CORRELATI

In occasione dell’ultima giornata della 75.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nello Spazio FEdS della Fondazione Ente dello Spettacolo (Sala Tropicana 1 dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia) si è svolta la consegna dei premi Collaterali Venezia 75. Ha presentato Federico Pontiggia, giornalista della Rivista del Cinematografo.

Oltre alle menzioni speciali, durante la cerimonia sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti:

  • Premio SIGNIS, Organizzazione internazionale cattolica per le comunicazioni
  • Premio INTERFILM, Associazione Internazionale Protestante Cinema
  • Premio FEDIC, Federazione Italiana dei Cineclub
  • Premio LANTERNA MAGICA, C.G.S. – Circoli Giovanili Socioculturali

Ecco nel dettaglio i premiati.

Il Premio SIGNIS è assegnato a Roma di Alfonso Cuarón. Di seguito le motivazioni: “Con uno stile allo stesso tempo classico e innovativo e un uso sapiente del bianco e nero, il regista Cuarón costruisce un suggestivo e poetico racconto sul Messico degli anni Settanta. Se a livello generale, l’opera coglie le fratture di una società che va incontro a profondi cambiamenti, dal punto di vista familiare delinea la forza del ruolo della donna, capace reagire con coraggio e solidarietà alle continue difficoltà. Roma è una bellissima conferma sulle doti artistiche di Cuarón, regista dalla forte carica autoriale e dalla grande capacità divulgativa”.

Menzione Speciale a 22 July di Paul Greengrass. La motivazione: “Raccontando il massacro di tanti giovani in Norvegia nel 2011, Greengrass non si limita solo a un’efficace ricostruzione dei fatti, ma affida al racconto un potente e intenso messaggio di speranza. È un monito per le giovani generazioni e per la comunità tutta a non lasciarsi influenzare dalla paura dell’altro, da idee estreme e violente, ma a saper trovare la via del dialogo e dell’inclusione”.

La Giuria del Premio INTERFILM per la Promozione del Dialogo Interreligioso ha conferito il riconoscimento a Tel Aviv on Fire, di Sameh Zoabi poiché: “Questa commedia brillante, provocatoria e dissacrante, offre uno sguardo originale su uno dei più dolorosi conflitti del nostro tempo. Uno sceneggiatore palestinese instaura un’inattesa collaborazione con un ufficiale israeliano che lo aiuta a sviluppare la trama della serie televisiva sentimentale Tel Aviv on Fire. Il film ribalta il confine tra cruda realtà e visioni romantiche, lavorando sulle identità dei personaggi e aprendo uno spazio creativo per il dialogo”.

Il film Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (Sezione Venezia-Orizzonti) si aggiudica il Premio FEDIC, destinato “all’opera che meglio riflette l’autonomia creativa e la libertà espressiva dell’autore”. Per la Giuria ha riconosciuto “La toccante e oggettiva ricostruzione, senza strumentalizzazioni o concessioni a facili effetti, degli ultimi spaventosi sette giorni di vita di Stefano Cucchi. Un film che si può definire di servizio verso il pubblico”.

Il Premio CGS “Lanterna Magica” 2018 va al film Amanda di Mikhael Hers con la seguente motivazione: “Per aver delineato il percorso di accettazione del lutto e di crescita di una bambina e di un giovane adulto senza cadute nella retorica, ponendo soprattutto in luce i momenti nei quali alla progressiva guarigione dell’uno è necessario l’apporto dell’altra. La sceneggiatura accompagna abilmente la dinamica di interazione e scontro tra i due personaggi fino alla costituzione di un nuovo nucleo familiare, visto come nodo di relazioni basilari e preziosa conquista per la contemporaneità del nostro Occidente frammentato. Il linguaggio cinematografico rifugge da facili manipolazioni emotive, privilegiando un raffinato ed efficace lavoro di montaggio, che riesce a comunicare allo spettatore la gravità dei drammi affrontati. Ottima la prova attoriale della giovanissima co-protagonista Isaure Multrier, molto credibile nella sua espressività, che coinvolge ed interroga”.

La Giuria FEDIC ha inoltre assegnato due Menzioni Speciali.

La prima al film Ricordi? di Valerio Mieli (Le Giornate degli Autori), La motivazione recita: “Quando il cinema diventa poesia. Ricerca dell’amore fra felicità e sofferenze, ricordi, emozioni, colori che simboleggiano gioia ma anche mal di vivere, nostalgia di momenti vissuti e speranze, in un incontro fra giovani che si innamorano, si lasciano e …….”.

La Menzione FEDIC – Il Giornale del Cibo destinata “all’opera che propone la scena più significativa legata al cibo e alla alimentazione” va al film I Villani di Daniele De Michele (Le Giornate degli Autori), in quanto: ” Senza l’uomo la terra non c’è più “dice la canzone di chiusura di questo documentario che, dalla Sicilia al Trentino, con la voce di alcuni agricoltori, pastori e pescatori, descrive il loro duro lavoro, rivolto anche a conservare la tradizione della cucina italiana, che è un patrimonio ma anche un atto d’amore, come testimonia il pranzo fra i protagonisti, fra sudore, gioia e senso di gratificazione.

Venezia 75: i dieci (+1) titoli più attesi della Mostra

Venezia 75: i dieci (+1) titoli più attesi della Mostra

A 48 ore dall’inizio di Venezia 75, chi parteciperà all’evento, ma anche chi lo seguirà da casa, deve avere già le idee chiare su chi e cosa aspettare di vedere al Lido. E non parliamo di star, perché quelle ce ne saranno in abbondanza, a partire da Lady Gaga, fino all’ultimo confermato Oscar Isaac. Quella che vi proponiamo di seguito è una mini guida dei titoli più attesi che compaiono nella selezione ufficiale e che occuperanno le sale della Mostra per i prossimi 10 giorni.

A Star is Born/Il primo uomo

I primi titoli che vi proponiamo, accoppiati per via de loro sapore hollywoodiano, sono l’esordio alla regia di Bradley Cooper e il ritorno al Lido di Damien Chazelle. I due titoli sono l’esempio di ciò che ha rappresentato la Mostra nel panorama cinematografico mondiale: titoli che ambiscono alla stagione dei premi e che in Venezia trovano il trampolino di lancio per una stagione cinematografica gloriosa, che mette d’accordo pubblico, critica e premi di cinema. 

Il primo titolo vedrà Lady Gaga erede di Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streisand. Il film, che doveva vedere nei panni della protagonista e del regista, rispettivamente, Beyoncé e Clint Eastwood, segna l’esordio dietro la macchina da presa di Cooper, che si rivela anche ottimo cantante, stando a quanto ha dichiarato Barbera in conferenza stampa. Chissà se basterà per arrivare agli Oscar. 

Chazelle invece torna al cinema dopo La la Land, e mai ritorno fu così impegnativo, dopo il travolgente successo del musical con Emma Stone e Ryan Gosling. E proprio l’attore canadese che torna a fare squadra con Chazelle e ad interpretare Neil Armstrong. Il racconto di un’impresa che sicuramente non avrà un punto di vista banale. Siamo nelle tue mani, Damien!

Suspiria

Accompagnato da violente critiche, il Suspiria di Luca Guadagnino è senza dubbio uno dei titoli più attesi presenti al Lido. Si tratta del remake di un cult di genere, tutto italiano, l’originale di Dario Argento; segna il ritorno alla regia di Guadagnino dopo il trionfo di Chiamami col tuo nome; propone un genere di solito estraneo ai festival e lo fa con una sicurezza di sé invidiabile. I primi commenti da chi lo ha visto sono positivi, e sebbene Dakota Johnson non goda troppo dell’affetto dei cinefili, la presenza di Tilda Swinton e l’approccio estetico di Guadagnino sembrano catturare bene l’attenzione.

Sulla mia pelle

Il cinema è arte, spettacolo ma spesso anche impegno. Sempre più raramente la settima arte si fa seriamente carico di questo compito ma quando lo fa, come nel caso del film con Alessandro Borghi, è bene stare lì a guardare. Il film, per Netflix, racconta le ultime ore di Stefano Cucchi, un caso italiano che ancora fa discutere. Borghi si è dato anima e soprattutto corpo al personaggio, e con lui Jasmine Trinca, che interpreta Ilaria Cucchi, protagonista della vicenda dopo la tragedia. Dopo nove anni che il caso continua a far parlare di sé, la Mostra di Venezia accoglie il film per mostrarlo al mondo.

The Nightingale

Un horror in concorso a Venezia, diretto da una delle poche donne registe selezionate da Barbera, l’unica in concorso, quella stessa Jennifer Kent di Babadook che ha scosso la comunità cinematografica mondiale con la sua opera prima. Merita tutta la nostra attenzione con la sua opera seconda in concorso al Lido.

The Ballad of Buster Scruggs

Da serie tv antologica a film a episodi: i Coen tornano al cinema e scelgono Venezia e il Concorso per presentarsi alla stampa, agli spettatori e ai fan che li venerano in tutto il mondo. The Ballad of Buster Scruggs è formato da sei segmenti a tema western, con un cast decisamente interessante: Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson, Tom Waits, Zoe Kazan e Brendan Gleeson. 

The Tree of Life (Extended Cut)

Dopo il trionfo a Cannes 2011, il film di Terrence Malick verrà presentato in una inedita cut che celebra il suo ingresso nella Criterion Collection. Si tratta dello stesso film vincitore della Palma d’Oro, con ben 50 minuti in più.L’ultima volta che abbiamo visto Malick a Venezia è stato per Voyage of Time: Life’s Journey, film che produttivamente è legato a The Tree of Life ma che ha riscosso un’accoglienza decisamente differente. 

The Other Side Of The Wind

Si tratta del titolo più misterioso della Mostra: il film perduto di Orson Welles, finalmente terminato e presentato al pubblico. Con il supporto economico di Netflix, il film è stato completato e data la passione del genio per Venezia, siamo sicuri che gli sarebbe piaciuto vedere il suo film proiettato al Lido, invece che a Cannes, dove poteva essere. Sperando che lo gradiscano anche gli spettatori.

Il ragazzo più felice del mondo

Dopo L’Ultimo Terrestre, Gipi torna con un film piccolo e molto amato, una creatura che non vediamo l’ora di vedere perché è testimonianza della vitalità dello spirito artistico, malinconico e creativo di un genio come Gian Alfonso Pacinotti. Nella sezione Sconfini (ex Cinema in Giardino), il fumettista italiano torna sullo schermo, a esempio di quanto il mondo del fumetto italiano stia sempre di più avventurandosi nei territori della settima arte. Infatti proprio a Venezia sarà presente anche La profezia dell’Armadillo, tratto dall’omonimo lavoro di un altro famoso fumettista italiano, Zerocalcare.

La favorita

Il Sacrificio del Cervo Sacro, presentato a Cannes 2017 ma uscito in Italia solo da poche settimane, è ancora fresco nella mentre degli spettatori, e così un altro film di Yorgos Lanthimos in arrivo sembra una vera e propria benedizione, o forse una condanna, data la densità del cinema del regista greco. Con lui torna al Lido Emma Stone, che l’ultima volta si era portata a casa la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione femminile con la la Land. Con lei anche Rachel Weisz e l’incredibile Olivia Colman.

Roma

Da Gravity a Roma. Il film più atteso della Mostra è forse proprio il nuovo lavoro di Alfonso Cuaron. Dopo la fantascienza e la tecnologia, il regista messicano torna alle origini, in una storia in bianco e nero che racconta la sua infanzia e adolescenza. Le prime immagini sono già incredibilmente suggestive e il film si appresta a diventare uno dei preferiti dell’intera selezione.

Venezia 75: Guillermo Del Toro sarà il Presidente di Giuria

0
Venezia 75: Guillermo Del Toro sarà il Presidente di Giuria

Sarà il regista Guillermo del Toro (Leone d’oro lo scorso anno con The Shape Of Water) a presiedere la Giuria internazionale del Concorso della 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (in programma dal 29 agosto all’ 8 settembre 2018).

La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, che ha fatto propria la proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera.

The Shape of Water: Guillermo del Toro, i suoi attori e i dieci anni con la storia nella testa

Guillermo del Toro nell’accettare la proposta ha dichiarato: “Essere presidente a Venezia è un onore immenso, e una responsabilità che accetto con rispetto e gratitudine. Venezia è una finestra sul cinema mondiale, e un’opportunità per celebrare la sua forza e rilevanza culturale”.

Alberto Barbera ha dichiarato: “Guillermo Del Toro è la generosità fatta persona, la cinefilia che non guarda solo al passato, la passione per il cinema capace di emozionare, commuovere e allo stesso tempo far riflettere. Possiede un’immaginazione fervida e una sensibilità rara, che gli consentono di dar vita a un universo fantastico dove rispetto per la diversità, amore e paura coesistono, alimentando un immaginario che si nutre della fiducia nella forza delle immagini. Siamo felici e onorati che abbia accettato di presiedere la Giuria della 75a edizione della Mostra del Cinema, dopo aver illuminato la precedente con la bellezza folgorante di The Shape of Water. Sarà un presidente simpatico, curioso e appassionato”.

DGA Awards 2018: vincono Guillermo del Toro e Jordan Peele

Fonte: La Biennale

Venezia 75: GDA – Le noti Veneziane alla Villa degli Autori

Venezia 75: GDA – Le noti Veneziane alla Villa degli Autori

La Villa degli Autori, cuore  delle Giornate degli Autori durante la Mostra di Venezia, apre il 28 agosto con l’ormai tradizionale benvenuto alla stampa scandito dai premi Bookciak Azione!, una serata speciale in collaborazione con il SNGCI. Ma il calendario del giardino più celebre del Lido, grazie alla collaborazione di SIAE, è pieno di eventi ed ospiti illustri, da Toni Servillo a Stefano Savona, da Don Pasta ad Anne De Carbuccia, da Tiromancino a Raymond Depardon.

Si comincia dal 30 agosto con Domani Accadrà (per tre serate del Gruppo Hdrà). Il 1 settembre arrivano le Notti Veneziane… alla Villa degli Autori, diversi appuntamenti con storie sui linguaggi del cinema e delle arti. Un’iniziativa ideata con Maurizio Di Rienzo e il sostegno di ANAC e 100autori.

Federico Zampaglione, la notte del 1 settembre, ci porta in viaggio tra musica e cinema con i nuovi video di Tiromancino e un’esibizione live. Il 3 settembre si rende omaggio alla grande tradizione partenopea con Il teatro al lavoro di Massimiliano Pacifico (produzione Teatri Uniti): Toni Servillo è il protagonista dell’avventura umana e artistica della creazione di Elvira, spettacolo prodotto insieme al Piccolo Teatro di Milano, tratto dalle lezioni di Louis Jouvet al conservatorio d’arte drammatica di Parigi nel 1940.  Due omaggi inaugureranno la serata, quello al Teatro San Carlo di Napoli seguito da L’unica lezione, cortometraggio dedicato ad Abbas Kiarostami firmato da Peter Marcias.

Venezia 75 – Giornate degli Autori: il programma della XV edizione

Il 4 settembre arriva la grande fotografa Anne De Carbuccia con One Ocean, film breve in cui si racconta la straordinaria bellezza dell’Oceano e di come l’uomo ne stia minacciando il futuro. “Salveremo l’Oceano – dice l’autrice che presenta anche un progetto multimediale – La spazzatura non può essere la nostra archeologia”. Il giorno dopo (5 settembre) Stefano Savona, il regista di documentari rivelazione dell’anno che con La strada dei Samouni ha stupito Cannes, ha la “carta bianca” delle Giornate per raccontare un percorso artistico lungo dieci anni. La penultima delle Notti Veneziane è all’insegna della festa con il più originale Cooking VJ della scena italiana: Don Pasta (al secolo Daniele De Michele) che porta a Venezia il suo film d’esordio I Villani scritto insieme ad Andrea Segre e prodotto da Giorgio Magliulo con Rai Cinema. «La cucina popolare italiana – dice Don Pasta – sta morendo. Ma in tanti provano a salvarla».

La notte del 7 settembre è riservata ai premiati di questa quindicesima edizione che saranno festeggiati nel giardino sotto le stelle del Lido.

Venezia 75: GDA – la SIAE premia Mario Martone

Venezia 75: GDA – la SIAE premia Mario Martone

Fin dal 2004, quando sono nate le Giornate degli Autori, la SIAE ha sposato l’idea di una sezione indipendente alla Mostra del Cinema che fosse promossa dalle associazioni italiane degli Autori e si presentasse come il luogo della creatività e della libertà d’espressione. Questa partnership ha dato frutti diversi nel corso degli anni e si è poi tradotta in due speciali riconoscimenti che la SIAE assegna durante la Mostra ad artisti che si realizzano in una speciale attenzione all’incrocio dei linguaggi espressivi attraverso le loro opere. Il Premio SIAE alle Giornate degli Autori intende infatti segnalare un artista che abbia voluto attraversare con successo forme diverse della creatività, usando il cinema come punto d’incontro dei diversi linguaggi, anche i più moderni.
 
Per questo e per il suo costante impegno a favore dei diritti degli autori, quest’anno il Premio SIAE va a Mario Martone, uomo di cinema, di teatro, di musica, con la seguente motivazione: “Con questo riconoscimento la SIAE intende sottolineare ancora una volta la complessa sensibilità di Mario Martone, regista e organizzatore culturale, uomo di teatro, di cinema e di musica che ha sempre saputo connotare con una cifra originale e personale la sua arte, mettendo insieme in maniera incisiva la grande tradizione napoletana da cui proviene con una visione della cultura e dell’arte di profilo internazionale e inclusivo. Il riconoscimento gli viene assegnato in un anno importante della sua carriera, celebrato dalla grande mostra di Teatri Uniti e dal completamento della sua “trilogia” cinematografica con Capri-Revolution, in concorso alla 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ma anche per il suo impegno costante a difesa dei diritti di tutti gli autori.”
 
Il Premio verrà consegnato alla Villa degli Autori, venerdì 7 settembre.
 
Come da tradizione la SIAE segnala anche con una speciale menzione un talento emergente nell’ambito della selezione italiana delle Giornate degli Autori; quest’anno la decisione verrà comunicata il 30 agosto nel quadro di uno speciale impegno della SIAE, che ha voluto essere al fianco degli Autori italiani nel ricevere ogni giorno gli artisti stranieri invitati dalle Giornate in momenti conviviali e di dialogo, specialmente significativi in una stagione che vede urgente e vitale difendere i diritti degli Autori esaltando la più nobile idea di tutela della libera creazione. Così ogni giorno, dal 29 agosto al 7 settembre, la SIAE sarà alla Villa degli Autori in uno spirito di dialogo e di confronto oggi indispensabile.

Venezia 75: GDA – BNL accompagna a Venezia gli Autori

Venezia 75: GDA – BNL accompagna a Venezia gli Autori

Fin dalla fondazione delle Giornate degli Autori nel 2004 BNL Gruppo BNP Paribas ne è stato Main Sponsor e partner determinante in tutte le azioni più significative in favore del cinema indipendente a Venezia. Questa scelta, confermata negli anni con la decisione di affiancare anche i giovani talenti della Settimana della Critica, ha portato naturalmente alla creazione del Premio del Pubblico BNL alle Giornate degli Autori, assegnato autonomamente dalla Banca sulla base del gradimento degli spettatori dei film delle Giornate. La media ponderata dei voti a favore rispetto a quelli negativi ha consentito negli anni di segnalare registi, cinematografie, tendenze poi ribadite dal mercato internazionale e dai maggiori festival che seguono l’anteprima mondiale veneziana. È stato il caso di titoli davvero scoperti in occasione della Mostra, da La donna che canta di Denis Villeneuve all’israeliano Longing di Savi Gabizon, vincitore lo scorso anno.

Quest’anno i titoli in gara per il Premio del Pubblico BNL sono undici con sei esordienti affiancati ad autori noti come Joachim Lafosse e maestri come Rithy Pan che aprirà la selezione il 29 agosto. La consegna del premio avverrà il 7 settembre alla Villa degli Autori al Lido di Venezia.

Venezia 75 – Giornate degli Autori: il programma della XV edizione

BNL accompagnerà poi l’attività della Villa degli Autori, quest’anno specialmente dedicata ai protagonisti del cinema italiano, da Federico Zampaglione a Toni Servillo, da Stefano Savona a Sergio Rubini, con l’intento di confermare l’attenzione storica della Banca per un cinema innovativo e indipendente che sa però trovare il suo pubblico in sala e creare un solido canale di affetto e riconoscibilità per i nuovi talenti italiani, come nel caso del ritorno di Valerio Mieli in concorso quest’anno alle Giornate con la sua opera seconda Ricordi?.

“Il cinema è da sempre arte e industria – ricorda il delegato delle Giornate Giorgio Gosetti – e per chi come noi fa impresa culturale il sostegno di una grande Banca votata a incoraggiare nuova creatività come è nel DNA del Gruppo Bnp Paribas si è rivelato fondamentale in questi anni. Ci auguriamo si tratti di una collaborazione destinata a proseguire nel tempo perché sappiamo come la presenza di BNL alla Mostra di Venezia sia una conferma del suo legame con il miglior cinema che dura ormai da più di 80 anni”.